L`inchiesta « Vivere in Svizzera » in paragone internazionale

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L`inchiesta « Vivere in Svizzera » in paragone internazionale
Inchiesta Vivere in Svizzera: E-newsletter, aprile 2015
L’inchiesta « Vivere in Svizzera » in paragone internazionale
L’impiego di durata determinata come via verso l’impiego permanente ? La Svizzera, la Germania
e la Gran Bretagna paragonate.
In molti paesi, gli impieghi di durata determinata esistono a discapito degli impieghi permanenti. Questa
tendenza è particolarmente pronunciata nei paesi con una protezione forte contro il licenziamento :
siccome è difficile licenziare gli impiegati, i datori di lavoro esitano a creare impieghi permanenti. Gli
impiegati, al contrario, preferiscono in maniera generale gli impieghi permanenti, perché questi ultimi
facilitano (specialmente grazie alla stabilità finanziaria) un piano di vita a lungo termine.
Per i disoccupati, gli impieghi di durata determinata possono essere tanto un’opportunità quanto un
rischio. Da una parte, permettono una ripresa della vita professionale. D’altra parte, nonostante un’attività
professionale transitoria, rimane difficile per alcuni impiegati a durata determinata trovare un impiego
permanente. Di conseguenza, alternano contratti di lavoro di corta durata e fasi di disoccupazione e
restano così in una situazione instabile professionalmente e finanziariamente.
Il sociologo Michael Gebel ha esaminato la questione di sapere se un impiego di durata determinata
aumenta le possibilità di ottenere un impiego permanente nel futuro. Nell’analisi, si basa sui dati
dell’inchiesta « Vivere in Svizzera » e li paragona con dati simili della Gran Bretagna e della Germania.
Il grafico qui sotto mostra che in Svizzera come in Gran Bretagna (dove la protezione contro il licenziamento è debole), una gran parte degli impiegati si reinseriscono sul mercato del lavoro grazie ad un
impiego permanente. Circa un quarto di quelli che tornano alla vita attiva trovano in effetti un impiego di
durata determinata. Al contrario, in Germania – con una protezione forte contro il licenziamento- la parte
di quelli che trovano un lavoro permanente è nettamente inferiore a quella che trova un impiego di durata
determinata.
Tipo di attività professionale al momento del
reintegro sul mercato del lavoro
80
Parte in percentuali
70
60
50
Impiego permanente
40
Impiego determinato
30
Impiego indipendente
20
10
0
Svizzera
Gran Bretagna
Germania
Per di più, Michael Gebel dimostra che gli impiegati in Germania e in Gran Bretagna approfittano degli
impieghi di durata determinata perché tale impiego ha non solo un impatto positivo sul loro futuro stipendio, ma anche sulla probabilità di ottenere in seguito un impiego permanente. In Svizzera, al contrario, i
dipendenti, che nel frattempo accettano un lavoro a durata determinata, non si distinguono da quelli che
rimangono disoccupati qualche mese in più. L’autore spiega questo risultato dal fatto che in Svizzera la
maggioranza della popolazione ha buone possibilità di ritrovare un lavoro grazie ad un mercato del lavoro
particolarmente flessibile – questo, indipendentemente dal fatto di passare prima da un lavoro a tempo
determinato o no.
Fonte: Gebel, M. (2013). Is a temporary job better than unemployment? A cross-country comparison based on British, German and
Swiss panel data. SOEPpaper no 543. DIW Berlin.
L’entrata in settori professionali dominati dalle donne rappresenta spesso una perdita di salario
Si sa che le donne e gli uomini non ricevono lo stesso salario per lo stesso lavoro. In media, le donne
hanno salari più bassi degli uomini. Certo, una parte di queste differenze salariali possono spiegarsi da
caratteristiche come l’educazione o il lavoro a tempo parziale. Nonostante ciò, ricercatrici e ricercatori nel
mondo intero cercano di capire perché le donne guadagnano sistematicamente meno degli uomini.
Basandosi sull’inchiesta « Vivere in Svizzera », i sociologi Emily Murphy e Daniel Oesch esplorano il
livello dei salari tra i settori che hanno proporzioni differenti di donne. Studiano ugualmente l’impatto sul
reddito di un passaggio da un settore professionale dominato dalle donne ad un settore dominato dagli
uomini e viceversa.
L’analisi mostra che i salari nelle professioni tipicamente femminili (p.es. infermiere o maestre di scuola
materna) sono nell’insieme più basse che per le professioni maschili (p.es. contabili o ingegneri). Le
differenze più marcate esistono nei settori professionali con un tasso di donne che oscilla tra 60 e 70%
(come per esempio nel commercio al dettaglio). Questo significa che le commesse, per esempio, sono
particolarmente svantaggiate rispetto ai loro colleghi maschi. In più, le donne, nonché gli uomini, che
cambiano da un settore dominato dagli uomini ad un settore dominato dalle donne devono accettare una
perdita di salario considerevole. Gli impiegati che rimangono in un settore professionale caratterizzato da
una crescita del tasso di donne devono anch’essi accettare un salario al ribasso.
Al fine di paragonare questi risultati con altri paesi, i due ricercatori hanno ripetuto le loro analisi statistiche con dati della Germania e della Gran Bretagna. Ne risulta un’immagine molto simile : il cambiamento da un settore dominato dalle donne ha ugualmente conseguenze negative sul salario nei due paesi
menzionati. In Gran Bretagna, le perdite di salario, particolarmente grandi, sono di circa il 10% per entrambi i sessi nel passare da un settore dominato dagli uomini ad un settore dominato dalle donne. I
ricercatori spiegano questo fatto dal sistema economico molto liberale della Gran Bretagna, dove le
imprese hanno maggiore flessibilità nell’attribuzione i salari. In Svizzera e in Germania, le convenzioni
collettive di lavoro sono ampiamente diffuse e sembrano proteggere, perlomeno un minimo, gli impiegati
dalle perdite di salario. Nonostante tutto, differenze salariali tra uomini e donne che non possono essere
spiegate persistono.
© Kurhan
Fonte: Murphy, E.et D, Oesch (2014). The feminization of occupations and wage change: a panel analysis of Britain, Germany
and Switzerland. Working Paper no 31. Lausanne: LIVES.
Inchiesta Vivere in Svizzera: E-Newsletter, aprile 2015