Multilingualism in education in the picture

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Multilingualism in education in the picture
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EU-presidency of Luxemburg: Multilingualism in education in the picture
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Agenzia di collegamento Fiandre - Europa, Bruxelles
4 settembre 2015, ore 14.00 – 16:30
Jelle REYNAERT, consulente per l’istruzione e la formazione alla Rappresentanza
generale del governo fiammingo per la Rappresentanza permanente del Belgio presso
l’Unione europea;
Mieke SMITS, senior advisor alla politica linguistica per l’Unione per la lingua olandese;
Sien VAN DEN HOOF, policy officer al Dipartimento fiammingo per l’istruzione e la
formazione.
In data 4 settembre 2015 si è tenuto presso l’Agenzia di collegamento Fiandre - Europa un evento sulle
politiche di promozione del multilinguismo nel sistema scolastico, con un particolare focus sulle
priorità delle Presidenze del Consiglio dell’Unione europea, rispettivamente, della Lettonia e del
Lussemburgo in questo specifico ambito di policy.
Le priorità della Presidenza del Consiglio europeo lettone. Il tema istruzione e formazione non
occupava inizialmente uno spazio preminente nelle priorità presentate da Riga. L’attacco terroristico
di Parigi dello scorso gennaio ha riportato, di contro, l’attenzione sul ruolo dell’educazione nella
promozione di valori quali la cittadinanza e il senso civico, come dimostra l’adozione nel marzo del
2015 della Dichiarazione di Parigi, siglata dai Ministri dell’educazione degli Stati membri. Nel maggio il
Consiglio dell’Unione europea ha adottato le conclusioni sul ruolo dell’educazione nella prima
infanzia e nell’educazione primaria nel promuovere creatività, innovazione e competenze digitali.
La Presidenza lettone ha, inoltre, coinciso con la verifica dell’implementazione di metà mandato del
quadro strategico “Istruzione e formazione 2020” (ET2020), occasione di confronto tra i Ministri
per verificare lo stato della cooperazione europea in materia e per adottare il Progetto di relazione
congiunta 2015 del Consiglio e della Commissione sull'attuazione del quadro strategico. Quest’ultimo
riconosce il bisogno di rafforzare la cooperazione tra gli Stati e di rendere il futuro programma ET
più operativo e incentrato sulla formazione professionale. Infine, le Conclusioni di Riga, in maggio,
hanno rinnovato la necessità di rafforzare la qualità generale dell’istruzione e della formazione
professionale all’interno del processo di Copenhagen, promuovendone l’accesso, rafforzandone le
competenze chiave e incentivando l’apprendimento attraverso la pratica.
Le priorità della Presidenza del Consiglio europeo lussemburghese. Uno dei principali punti su
cui il Lussemburgo si focalizza, in tema di istruzione, è l’educazione e la cura nella prima infanzia
con un’attenzione particolare al multilinguismo, date le esperienze del paese in materia. A tal
proposito, in novembre, si terrà un dibattito al Consiglio sulle riflessioni raccolte dai rappresentanti
degli Stati sulla promozione delle competenze linguistiche. Un altro punto al centro dell’interesse
lussemburghese è l’abbandono precoce degli studi, tema dibattuto in un simposio a luglio e le cui
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conclusioni saranno anch’esse discusse a novembre. Non per ultime, le priorità vertono anche sui
bisogni speciali, l’implementazione e la qualità dell’educazione inclusiva e sul Progetto
congiunto che verrà definitivamente adottato. Durante la Presidenza lussemburghese numerosi
saranno gli eventi e le conferenze a tema, tra questi la Conferenza “Family Learning – Good Practices
across Europe” (22-23 ottobre) e la Conferenza “Youth Guarantee- Time to take stock” (17-18
novembre).
L’Unione per la lingua olandese e l’esempio del Suriname. La dott.ssa Smits, rappresentante
dell’Unione per la lingua olandese (Taalunie), un’organizzazione che riunisce l’Olanda, le Fiandre e il
Suriname nella promozione della lingua e della letteratura olandese, oltre che nell’istruzione in
olandese e nel suo studio nel mondo, ha presentato un progetto finanziato dalla Banca di sviluppo
inter-americana e implementato in Suriname. Il progetto di durata triennale, dal 2009 al 2012,
consisteva in una riorganizzazione generale del sistema scolastico del Paese secondo nuovi
principi di razionalizzazione, che hanno interessato anche la lingua di apprendimento. Nella riforma il
Suriname è stato supportato dall’Istituto nazionale per lo sviluppo dei piani di studio (SLO) sia per
l’elaborazione dei piani di studio, la fornitura del materiale di insegnamento e apprendimento sia per
l’organizzazione di attività professionalizzanti. Il compito è stato complesso, in quanto è stato
necessario dapprima fare una ricognizione sullo stato dell’arte e, non meno importante, coinvolgere
tutti gli attori interessati alla riforma del sistema educativo. Le sfide che il progetto si proponeva di
affrontare erano molteplici: introdurre un sistema pedagogico incentrato sull’alunno, porre più
attenzione all’acquisizione del linguaggio e delle competenze scientifiche, garantire una sostenibilità
nel lungo periodo, andando a operare su tre livelli, micro, coinvolgendo gli insegnanti, meso, le autorità
scolastiche locali, e infine macro, lavorando con l’amministrazione nazionale.
Uno dei primi problemi da affrontare ha riguardato la lingua di apprendimento, dato che in
Suriname sono parlate più di venti lingue diverse, e fino ad allora l’olandese era l’unica lingua ufficiale
utilizzata nel sistema scolastico. Alla fine si è optato per l’istituzionalizzazione del multilinguismo,
equiparando la lingua locale, l’inglese, lo spagnolo e l’olandese come lingue veicolari per
l’insegnamento. Tale soluzione si è resa necessaria, in quanto la comunità voleva veder inserita, per un
senso di identità, la propria lingua nel percorso educativo e formativo degli alunni, ma, allo stesso
tempo, era importante mantenere altre lingue per le funzioni diverse che ripresentano. Seppur uguali,
ogni lingua può assumere, infatti, una funzione sociale ed economica diversa. L’uso della terza e
quarta lingua è stato introdotto gradualmente nel piano di studi. Il lavoro più impegnativo è stato la
formazione degli insegnanti, poiché si è reso necessario l’introduzione di una forma pedagogica nuova,
oltre che una ristrutturazione formale di tutti i curricula. A conclusione la dott.ssa Smits ha lanciato
una sfida: quale strada si prospetta per il multilinguismo a livello europeo?
La realtà fiamminga. Da ultimo la dott.ssa Van den Hoof ha presentato le politiche e le iniziative
elaborate dalla comunità fiamminga del Belgio per quanto riguarda l’istruzione e la promozione
del multilinguismo. Punto saliente delle politiche fiamminghe è l’inclusione dei cosiddetti nuovi
arrivati, alunni per i quali il fiammingo è una lingua straniera. Differenziato per grado di istruzione, il
sistema prevede l’inclusione degli alunni in gruppi di soli studenti fiamminghi o periodi di studio
prolungato. Uno studio commissionato dal dipartimento sta valutando l’impatto di questa politica
sull’apprendimento dei discenti, ma anche sulla loro carriera scolastica nel tempo, evidenziando la
correlazione tra le pratiche scolastiche utilizzate e i risultati attesi ed effettivi anno per anno. Allo
stesso tempo l’obiettivo è rafforzare lo studio del fiammingo. Gli alunni non madrelingua sono
sottoposti a un test per verificare il livello di lingua e, a seguito del periodo di immersione, viene
valutato il progresso. Analogamente viene fatto per gli alunni dell’istruzione secondaria, ma con
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l’introduzione di misure targetizzate all’apprendimento, per esempio delle lezioni aggiuntive. Per quel
che riguarda lo studio delle lingue straniere e della diversità linguistica, recentemente è stato
introdotto nelle scuole secondarie l’uso della metodologia CLIL – Content And Language Integrated
Learning – in 25 scuole, con l’aggiunta di 18 per il prossimo anno, previsto in lingua francese, inglese
e tedesca. Uno studio di impatto verrà condotto in un periodo successivo. Non è stata sperimentata
nessuna politica per l’eredità linguistica, ogni scuola fiamminga gode, infatti, di una certa autonomia
all’interno dell’organizzazione di riferimento. Per dare una validità scientifica, il dipartimento ha
commissionato il progetto Multilinguismo come realtà della scuola (MARS), i cui risultati usciranno
nel corso di settembre, per verificare quante realtà linguistiche esistono nel sistema scolastico
fiammingo, dagli alunni madrelingua, ad alunni che vivono la dicotomia lingua di apprendimentolingua a casa e, ancora, agli studenti che parlano diverse lingue anche nel contesto famigliare. Si vuole
così ridefinire il concetto stesso di eredità linguistica, che la comunità fiamminga ha mantenuto come
simbolo di identità in un paese multicomunitario come il Belgio.
Bruxelles, 8 settembre 2015
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