N. 3 del 2011
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N. 3 del 2011
Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA 3/2011 Infermiere P A V I A ISSN 1722-2214 a ... Mettete dei fiori nei vostri cannoni! DITORIALE E Infermiere a Pavia Principe, fiori, infermieri e cannoni. Déjà-vu dall'asteroide 4980... Duilio Loi Infermiere a Pavia Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia Anno XXIII n. 3/2011 luglio-agosto 2011 Editore Collegio Infermiere professionali, Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia della Provincia di Pavia Direttore Responsabile Enrico Frisone Direttore Editoriale Duilio Loi Segretaria di Redazione Emanuela Cattaneo Responsabili settori Clinico: Monica Gabetta Sociale: Mauretta Cattanei Formazione, Ricerca e Aggiornamento: Paola Ripa Management: Nunzio Giuseppe Greco Etico Deontologico: Annamaira Tanzi Vita di Collegio: Giuseppe Braga e Gabriele Ciancio Redattori: Cinzia Ancarani, Carina Gomez Añamuro, Giuseppe Braga, Mauretta Cattanei, Emanuela Cattaneo, Gabriele Ciancio, Marina Ferrari, Claudia Fiore, Enrico Frisone, Monica Gabetta, Silvia Giudici, Nadia Granata, Nunzio Greco, Duilio Loi, Paola Ripa, Ruggero Rizzini, Emanuela Sacchi, Annamaria Tanzi, Claudia Vercesi, Sylvie Yolande Goufack In copertina: Iochroma Grandiflorum, Giardini Hambury, Ventimiglia - gentilmente messa a disposizione da Giuseppe Calsamiglia, Hanno collaborato Lara De Gaspari, Setareh Khosravani, a questo numero: Manoochehri Houman, Robabeh Memarian Impianti e stampa Gemini Grafica snc - Melegnano (MI) Direzione, Redazione, Via A. Volta, 25 - 27100 Pavia Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589 CCP n. 108162700 I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Spedizione. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia. La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di Pavia. Finito di stampare nel mese di luglio 2011 presso Gemini Grafica snc di A. Girompini & C., Melegnano (MI) Su suggerimento di un Amico e Collega, leggo nell’edizione online dell“ALTO ADIGE” del 17 maggio scorso, che riporto testualmente: Bolzano: volontari in sala operatoria al posto degli infermieri, indaga la Procura. L’inchiesta è partita dopo un esposto delle organizzazioni degli infermieri, che da sempre contestano il ricorso massiccio da parte dell’Asl ai volontari anche per prestazioni sanitarie delicate come l’impiego sulle ambulanze di emergenza. BOLZANO. Un utilizzo indebito dei volontari della Croce Bianca sulle ambulanze e persino in sala operatoria in sostituzione del personale infermieristico: la Procura di Bolzano ha aperto un fascicolo per esercizio abusivo della professione medica. L’inchiesta è partita dopo un esposto delle organizzazioni degli infermieri, che da sempre contestano il ricorso massiccio da parte dell’Asl ai volontari anche per prestazioni sanitarie delicatissime. Alcuni documenti sono già stati acquisiti dai Nas dei carabinieri. L’assessore provinciale alla sanità Richard Theiner, in una nota, sottolinea l’importanza «del personale volontario non sanitario, elemento insostituibile e fondamentale del servizio sanitario». Theiner però chiede che venga fatta chiarezza: «Va accertato, di caso in caso, se vi siano stati episodi nei quali sono stati svolti da personale non sanitario compiti di pertinenza di figure professionali sanitarie. Non è però corretto accusare di comportamenti scorretti il servizio nel suo complesso». Naturalmente, qualunque Infermiere di buon senso, sussulterebbe per la profonda gaffe del giornalista: “esercizio abusivo di professione medica”. Onestamente non si capisce di quale esercizio abusivo, sia stata oggetto la categoria medica, dato che lo stesso giornalista intitola: Bolzano: volontari in sala operatoria al posto degli infermieri, indaga la Procura. Sarebbe più opportuno parlare di “esercizio abusivo di professione giornalistica”, dal momento che, risulta elementare per qualsiasi giornalista (professionista o pubblicista), accertarsi tramite l’analisi delle fonti, come previsto dal codice deontologico dell’Ordine Professionale: Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti. I n d i c e Silvia Giudici - L’Infermiere, la legge, il caso. La detenzione di farmaci scaduti costituisce tentativo di somministrazione? Sentenze a confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Maria Elena Veneroni - Le considerazioni dell’esperto legale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Setareh Khosravani, Manoochehri Houman, Robabeh Memarian, Traduzione a cura di Giuseppina Anna Tomaiuolo Lo sviluppo dell’abilità di pensiero critico negli studenti infermieri mediante le dinamiche di gruppo. Esperienza presso l’Università di Tarbiat Modarresa . . . . 9 Lara De Gaspari - L’Infermiere di ricerca: realtà o fantasia? . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Mauretta Cattanei - Alcune considerazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 Silvia Giudici - Aggiornamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 Numero 3/2011 In buona sostanza, emerge il totale disconoscimento della Professione Infermieristica e di conseguenza, il mancato esercizio abusivo di professione. Grave, sicuramente grave, ma ancor più grave a mio parere come il “sistema” abbia potuto permettere che ciò accadesse. Pur auspicando un celere e appropriato iter giudiziario ed evitando di sostare sul caso di specie per legittimo rispetto e soprattutto per mancanza dei dati di merito (lasciamo alla magistratura il suo compito), non posso esimermi dal pensare ad alcuni quesiti, ipotizzando l’evento trasferito ad una qualunque altra istituzione sanitaria Italiana. E’ lecito domandarsi, in casi come questo: dove era il SITRA ? Dove erano i Coordinatori? Dove erano le Organizzazioni Sindacali? La Direzione Sanitaria? Come può accadere che le attività infermieristiche, siano sostituibili da volontari? Che siano ridotte meramente ad atti tecnico-manualistici? Miopia istituzionale o ancillarità permanente? Di fronte all’ennessimo tentativo di vessazione della categoria, non è semplice trovare risposte adeguate ed esaustive. Gira che ti rigira nei pensieri, mi torna alla memoria qualcosa che scrissi oltre 10 anni fa, che ritengo pertinente e idoneo per offrire elementi utili a dar risposte –seppur parziali- ai tanti interrogativi proposti. Nei primi mesi del 2000 (contemporaneamente alla discussione parlamentare del DDl 4980 che prevedeva il riconoscimento della Dirigenza Infermieristica, l’istituzione dei SITRA e la Laurea Specialistica, poi divenuta legge 251/2000), scrivevo alcune riflessioni, ipotizzando un fantasioso dialogo tra il Piccolo Principe e un Infermiere, incontrato appunto sull’asteroide 4980. Il dialogo, dopo un paio di battute preliminari tra i due, metteva in evidenza lo straordinario traguardo, ormai in dirittura d’arrivo, ma anche le contraddizioni interne alla Professione; ne ripropongo alcuni stralci, in coda alle considerazioni appena richiamate. ...Caro Principe, sai che ora gli Infermieri possono decidere responsabilmente le loro attività, le strategie, possono anche laurearsi? Ah, e che vuol dire? Significa che saranno uguali agli altri, con la stessa diginità e responsabilità. Con un solo vincolo: non potranno dirigere e governare sulla loro razza. Perchè? Perchè questo significherebbe per glia latri, perdere un potere di cui hanno tanto bisogno. Ma non avete qualche strumento che possa intanto rendere merito alle vostre fatiche? Certamente, si chiamano formazione, profilo professionale, e codice deontologico; servono per dire a tutti cosa sappiamo e possiamo fare, come farlo e quando no, perchè e in quale modo. 3 PAGINA Sono il lasciapassare per l’asteroide dell’autonomia, ma tanti tra noi non hanno ancora capito cosa è accaduto, alcuni non ne vogliono approfittare, altri hanno timore di esposrsi ed altri ancora non ci credono più. Perchè vivono questi sentimenti, domandò il piccolo principe. Di sicuro molti fattori intervengono, ad esempio: condizioni di lavoro disagiate che non danno la possibilità di riflettere sulle azioni compiute, climi conflittuali, stipendi non idonei al carico di respionsabilità.... Sai dentro questa cornice è più facile paralizzarsi che reagire, assuefatti da un modello che prima o poi, finisce per impadronirsi di quelle poche riosorse di cui uno dispone, lasciando spazio a demotivazione e distacco. Questi sono solo parte dei malesseri intimi, individuali, diretti; pensa ad esempio ai condizionamenti sociali, a quelli televisivi, dove si rincorre il mito di quelli in “prima linea”, delle “ginecologhe rampanti” che salvano le vite, dei “medici in famiglia” e altro ancora. Sembrano banalità, ma hanno ricadute sul cittadino e sullo stesso infermiere; creano aspettative e costruiscono modelli; così se il “tuo” lavoro di tutti i giorni non somiglia al “loro”, se non offre le stesse risposte, finisce per accentuare il disagio. Dal mondo della fantasia, a quello della realtà, la storia ci consegnò di lì a qualche mese, la legge 251 e si iniziò l’iter verso “l’autonomia”. Anche se l’episodio alto atesino preso ad esempio, lascia amaro in bocca e risentimento, sarebbe ingeneroso pensare che nulla sia cambiato in 11 anni, anzi, proprio perchè produce indignazione, è segno che i tempi sono cambiati. Confrontandomi spesso con colleghi, riscontro che pur non avendo vita facile, con graduale e certosina pazienza, giorno dopo giorno, si prosegue sull’affermazione dei princìpi della 251. Questo non significa che il processo sia completato, ma, come prevedibile, mette in evidenza le altalenanti zavorre, che rallentano l’affermazione compiuta o definitiva. Ora come allora, è necessario vigilare, denunciare, presidiare e difendere nel nome dell’identità professionale, orientati all’unitatrietà della categoria. I processi di cambiamento culturale, vanno molto più a rilento rispetto all’emanazione di una legge, sta a noi garantirne la sistematica affermazione, giorno dopo giorno nei luoghi di lavoro e nelle sedi istituzionali. Dal nostro osservatorio, non abbassiamo la guardia, anzi, come in questa occasione, mettiamo in evidenza gli eventi, al fine di mantenere alta la sensibilità e favorire dibattito e riflessione. Ancillarità e miopia? No, Grazie, soltanto un sano déjàvu dall’asteroide 4980!! Duilio Loi Direttore Editoriale Infermiere a Pavia 4 PAGINA Infermiere a Pavia L’Infermiere, la legge, il caso. La detenzione di farmaci scaduti costituisce tentativo di somministrazione? Sentenze a confronto * Silvia Giudici riAssunto Oggi l’infermiere agisce in autonomia decisionale e con maggiori responsabilità, tipiche delle professioni intellettuali. In questo contesto riveste grande valore lo studio della legislazione italiana e quindi la conoscenza del diritto civile, penale e dei risvolti criminosi prossimi alla professione “Infermiere”. Questo “sapere” permette al professionista di evitare comportamenti illeciti perseguibili penalmente. L’articolo prende in esame il significato di “reato” e le conseguenze penali di fronte alla detenzione e somministrazione di farmaci scaduti in ospedale, alcune sentenze in merito e le ripercussioni da esse derivanti. L’articolo può essere letto come spunto di riflessione e confronto di una professione in continua evoluzione, esposta oggi più che in passato a illeciti, molti dei quali causati dalla non conoscenza. Ciò che segue si propone di orientare l’infermiere verso una crescita consapevole che mira alla tutela del proprio agire professionale. Keyword: infermieristica forense, autonomia professionale, responsabilità infermieristica, comportamento illecito, farmaci scaduti in ospedale, sentenze Con l’abrogazione del mansionario e la fine della ausiliarietà, l’Infermiere agisce in autonomia secondo quanto sancito dal D.M 739/94, dalla L. n. 42/1999 e dalla L. n. 251/2000. Infatti da una responsabilità per compiti, “tipica di una professione manuale” si è passati ad una responsabilità definita da un campo proprio di attività, con competenze distintive ed autonomia decisionale tipica di una “professione intellettuale” (1). Di qui maggior impegno, consapevolezza, importanza della formazione professionale, all’interno della quale enorme valore riveste lo studio della legislazione italiana, requisito fondamentale per raggiungere appieno la cognizione del proprio ruolo professionale e sociale. La conoscenza del diritto penale e delle fattispecie criminose prossime alla sua professione intellettuale, AbstrAct Today, nurse works with decision-making autonomy and more responsabilities, typical of intellettual professions. In this context, the study of italian law has great value and therefore the knowledge of criminal law and criminal aspects of nursing is important. The article examines the meaning of “crime” and the results of possession and administration of expired drugs in hospital, some judgments about it and the consequences resulting therefrom. This work can be read as a starting point for reflection and discussion of a constantly evolving profession, today exposed to illicit, many of which caused by lack of knowledge, and aims to guide nurse through protection of his profession. avendo ben presenti i singoli reati, eviterà all’Infermiere di tenere comportamenti illeciti e di incorrere in responsabilità. Qui di seguito analizzerò qualche terminologia utile per una maggior comprensione del caso riportato in questo articolo. Una prima definizione da farsi è quella relativa al concetto di responsabilità. Il dizionario della lingua italiana, definisce questo termine come “rapporto giuridico per cui uno è tenuto a risarcire il danno arrecato ad altri da un atto dannoso, tanto nel caso l’abbia compiuto egli stesso, quanto nel caso l’abbia compiuto un’altra persona dei cui atti debba rispondere per legge”. Quindi la responsabilità è l’insieme delle conseguenze alle quali si espone un individuo, in proprio o in rappresentanza di altri, nello svolgimento delle azioni private ma anche professionali. La responsabilità è penale se deriva dalla commissione di un fatto previsto dalla legge come reato. E’ civile se deriva da un atto che abbia prodotto un danno patrimoniale o extrapatrimoniale. E’ disciplinare o ordinistica quando discende dalla violazione di un regolamento di disciplina. Il reato è un comportamento illecito, punito dalla legge. Si distingue in due specie: delitto, punito con la reclusione o con la multa; contravvenzione, punita con l’arresto o l’ammenda (2). Il fatto è l’elemento oggettivo del reato e si compone dell’azione, dell’evento e del nesso di causalità. L’azione, o condotta, consiste in un comportamento che produce una modificazione del mondo esteriore e che può risultare da una condotta commissiva o dall’omissione di un’attività che la normativa ci richiede di fare. L’evento rappresenta il termine conclusivo dell’azione; è l’effetto della condotta 5 PAGINA Numero 3/2011 che produce conseguenze penali. Esso può mancare del tutto nel caso di “delitto tentato” o immedesimarsi nella condotta nei reati di “pura condotta” come ad esempio dalla rivelazione del segreto professionale da cui non deve necessariamente derivare un danno all’assistito. In quest’ultimo caso, la punibilità del fatto è subordinata all’avere creato il pericolo di danno, all’avere determinato la possibilità che in futuro il danno si renda palese. L’esistenza del rapporto di causalità tra la condotta e l’evento è la condizione prima e imprescindibile per l’attribuzione del fatto criminoso al soggetto, così come stabilito dall’art. 40 c.p. – Rapporto di causalità “Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende l’esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione. Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. I reati possono essere colposi o dolosi. La colpa consiste in un atteggiamento psicologico caratterizzato da negligenza, imprudenza, imperizia ed è caratterizzata dalla mancanza di volontà di provocare l’evento. Cioè manca la coscienza e la volontà dell’evento. Agisce con colpa anche chi disapplica regolamenti, ordini, discipline. Il dolo consiste invece nel compiere l’azione illecita nel proposito deliberato di produrre l’evento. Comprende una fase ideativa ed un’altra esecutiva. Una variabile importante è la preterintenzione, cioè al di là dell’intenzione, quando si agisce per procurare un evento che si vuole, avendo come esito un altro più grave che non si vuole (3). E’ bene chiarire cosa dice l’art. 443 c.p. al riguardo della somministrazione e detenzione di farmaci scaduti e difettosi. “Chiunque detiene per il commercio, pone in commercio o somministra medicinali guasti o imperfetti è punito con la reclusione da sei mesi e tre anni e con la multa non inferiore a lire…”. L’elemento psicologico è rappresentato dal “dolo generico”, ovvero la consapevole detenzione per il commercio. E’ “reato di pericolo” perché si vuole evitare il rischio che siano procurati danni alla persona e non è necessario, per la sua sussistenza, che si siano verificati. L’art. 452 c.p. stabilisce le conseguenze penali di fronte a delitti colposi contro la sanità pubblica. Fatte queste considerazioni, affrontiamo ora il caso. Fatto-Diritto: T.G., caposala del reparto di ostetricia dell’ospedale “X”, propone ricorso avverso la sentenza della Corte d’Appello che confermava la precedente sentenza del pretore, ovvero lo condannava alla pena di mesi uno e giorni quindici di reclusione e L. 100.000 di multa per il reato di cui agli artt. 61, n. 9 e 452 c.p. in relazione all’art. 443 c.p. perché, con violazione dei suoi doveri di caposala del reparto, determinava la somministrazione, da parte di un allieva infermiera, alla paziente F.V., di un farmaco scaduto di validità. La colpa consisteva nell’aver omesso di controllare le date di scadenza dei medicinali e lei affidati ed utilizzati dal personale addetto alla terapia. L’accusato propone ricorso in Cassazione per l’annullamento della sentenza impugnata, deducendo la erronea applicazione della legge penale, non potendosi equiparare il farmaco in questione somministrato scaduto a quelli “imperfetti o guasti” cui fa riferimento la norma di cui all’art. 443 c.p. e la cui dannosità è presunta in assoluto. Deduce inoltre che nessuna colpa in vigilando, in relazione alla somministrazione dei farmaci, poteva essere addossata a lui come caposala, in quel giorno, per altro assente. Il ricorso è infondato e va rigettato, non avendo rilievo, come evidenziato dagli addetti ai lavori in materia di legge, le censure del ricorrente. Infatti la somministrazione a pazienti di farmaci scaduti – nella forma colposa di cui all’art. 452 c.p. – rientra nella previsione di cui all’art. 443 c.p. integrandone gli estremi e precisamente in quella di somministrazione di medicinale imperfetto. Ciò in quanto la scadenza di validità fa venire meno, o comunque diminuisce notevolmente, l’efficacia terapeutica del prodotto e lo rende inidoneo allo scopo per vizio sopravvenuto, consistente nella minore concentrazione del principio farmacologico attivo contenuto nel medi- camento scaduto di validità. E così, per orientamento ormai conforme della giurisprudenza, il farmaco scaduto è da ritenersi medicinale imperfetto e rientra nella ipotesi delittuosa contestata. Trattasi di reato non di danno, bensì di pericolo presunto “iuris et de iure” e non valgono le argomentazioni circa la prospettata innocuità del prodotto scaduto e somministrato, dovendo aver rilievo tra le ipotesi di imperfezione, ritenute dal legislatore, anche quelle di accertata scadenza del medicinale per le conseguenze che certamente ne derivano sull’efficacia terapeutica dello stesso. Anche la sentenza n. 06926 dell’11 giugno 1992 della I sezione penale della Suprema Corte la quale più specificatamente sul punto afferma il principio che “tra i medicinali inefficaci o comunque imperfetti” devono ricomprendersi quelli scaduti e spiega che “il limite di validità è posto in relazione alle modificazioni che intervengono nel medicinale successivamente alla sua produzione”. Vale inoltre richiamare la sentenza n. 01707 dell’8 febbraio 1989, sezione I, Cassazione penale, per la quale “ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 443 c.p. è sufficiente la violazione delle norme che prevedono una scadenza nella commerciabilità dei farmaci – nel caso, nella utilizzabilità – a nulla rilevando la sussistenza di un pericolo per la salute pubblica”. Pertanto, al caposala incombeva l’obbligo di controllare la scadenza non solo al momento in cui i medicinali venivano forniti al reparto, bensì periodicamente, alla fine di ogni mese, e di certo al momento in cui erano somministrati ai pazienti. Da notare che nessun riferimento viene fatto agli infermieri in turno quel giorno, deputati al controllo delle scadenze dei farmaci in uso (carrello di terapia) e alla vigilanza sull’operato dell’allieva che si prestava a somministrare il farmaco in questione. Se il controllo fosse stato metodico e rigoroso, e se fosse avvenuta l’eliminazione dei farmaci prossimi alla scadenza, la somministrazione del detto medicinale, da parte dell’allieva infermiera in assenza del caposala, non sarebbe avvenuto. In più, in relazione alle argomentazioni difensive, il caposala non compare in dibattimento, senza quindi offrire alcun fondamento alle sue discolpe. Il ricorso è quindi infondato e consegue al suo rigetto la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali (4). 6 PAGINA Altri risvolti si sono avuti con la sentenza pronunciata dalla Pretura circondariale di Belluno. Il 13 maggio 1999 il pretore affermò che ”la detenzione di farmaci scaduti costituisce tentativo di somministrazione solo nel caso in cui i farmaci vengono rinvenuti sul carrello di terapia, mentre non costituisce tentativo di somministrazione la pura detenzione di medicinali con termine di validità scaduto, conservati negli armadietti ad uso del personale infermieristico”. Ben diverse sarebbero le conseguenze nel caso in cui effettivamente fossero stati posti in essere atti diretti in modo non equivoco alla somministrazione di farmaci scaduti, come per l’appunto in cui i predetti fossero stati rinvenuti negli appositi carrelli predisposti per la distribuzione ai malati. Quest’ultima sentenza in esame si pone sulla linea del filone giurisprudenziale più recente della Suprema Corte di Cassazione in tema di detenzione di farmaci scaduti e sul non riconoscimento della assimilazione di farmaci scaduti per il commercio con i medicinali detenuti per la somministrazione, frutto di numerose sentenze dei giudici di merito e di legittimità. Nel nuovo ordinamento, inaugurato con la sentenza della I sezione della Cassazione penale del 14 aprile 1995, n. 190, si è sostenuto la assoluta non fondatezza dell’assimilazione delle due condotte in quanto “preclusa dai principi di tassatività e di legalità della norma penale”. La peculiarità di questa sentenza sta nell’affrontare la parte più spinosa della nuova interpretazione giurisprudenziale cioè quando si avventura nell’esemplificare il non facile tentativo di somministrazione in un reato colposo precisando che esso può essere posto in essere quando i farmaci scaduti vengono rinvenuti nei carrelli per la somministrazione dei farmaci. Lo stesso pretore sottolinea la difficoltà di “ravvisare una cooperazione colposa in un reato doloso” (5). Il linguaggio forense non è per nulla semplice. Invito pertanto il lettore a rileggere attentamente le sentenze appena trattate e ad analizzarle nuovamente dopo questa successiva analisi, indubbiamente più semplice “da metabolizzare”(6). In materia di conservazione dei farmaci, quali sono i potenziali reati che un coordinatore può commettere? La negligente conservazione negli armadietti di un reparto ospedaliero di alcuni medicinali scaduti espone il caposala alla fattispecie colposa di tentativo punibile di somministrazione di medicinali guasti quando costituisca atto Infermiere a Pavia idoneo diretto in modo non equivoco alla somministrazione (Cassazione penale I n. 4140/1995). La detenzione di farmaci scaduti o imperfetti non è prevista dalla legge come reato, in quanto l’art. 443 c.p. sanziona tre condotte: la detenzione per il commercio, il commercio e la somministrazione di farmaci guasti o imperfetti. Non costituisce tentativo di somministrazione la pura detenzione di farmaci scaduti conservati negli armadietti ad uso del personale infermieristico (Cassazione penale n. 190/1995). Inoltre, l’Infermiere ed il caposala sono responsabili delle “lesioni” o della morte di un paziente dovuta a somministrazione errata di sostanza venefica, a causa della negligente conservazione della sostanza sul carrello di terapia anziché in separato armadietto. In più: non è stata ritenuta esimente la richiesta rivolta alla Direzione Sanitaria di acquistare armadietti appositi per conservare separatamente le sostanze stupefacenti e le sostanze venefiche (Cassazione penale IV 5359/1992). Ricordo che concorrono alla corretta gestione dei farmaci tre soggetti: il medico che prescrive il farmaco, il farmacista che deve preparare il medicamento, l’Infermiere che deve provvedere alla sua somministrazione. Al coordinatore spetta l’organizzazione del servizio infermieristico, la custodia e l’approvvigionamento dei medicinali, ma non il rispetto delle specifiche attività di dosaggio ed il controllo dell’esattezza della prescrizione del farmaco (Cassazione penale n. 13219/2000). I campioni gratuiti di un farmaco devono essere consegnati esclusivamente a medici autorizzati a prescriverli (art. 13 D.Lgs n. 541/1992). Essi pertanto devono essere detenuti e custoditi separatamente solo da personale medico che risponde a tutti gli effetti della loro conservazione, perdita, deterioramento. Invito infine gli interessati alla tematica di “dire la loro” in merito e a condividere ulteriori fatti-diritto di loro conoscenza. Le casistiche verranno pubblicate e messe a confronto. bibliografia – D.M. 739/1994; L. n. 42/1999; L. n. 251/2000 – AAVV, Diritto penale e professione infermieristica: reati e profili di responsabilità, atti convegno, www.nursindmonza.it/Documenti/atti/Diritto – Bugnoli S, La responsabilità dell’infermiere e le sue competenze, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2010:65-82 – Cazzola M, Chilin G, L’infermiere e la legge, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2008:138-140 – Benci L, La detenzione e la somministrazione di farmaci guasti o imperfetti: evoluzione dottrinaria e giurisprudenziale, McGraw-Hill Companies, Milano, 1998:80-87 – AAVV, Profili di responsabilità del coordinatore infermieristico, www.digilander.libero.it/tiz.barberis.../lezione L’autore * Infermiera Neuroriabilitazione Fondazione Salvatore Maugeri Pavia, sede di via Boezio 7 PAGINA Numero 3/2011 Le considerazioni dell’esperto legale * Maria Elena Veneroni La somministrazione di farmaci guasti o imperfetti costituisce reato ai sensi dell’art. 443 cod. pen. ed è punito con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 103, se trattasi di fattispecie dolosa, ovvero con la medesima pena ridotta da 1/3 ad 1/6, nella meno grave ipotesi colposa prevista dall’art. 452 comma 2 cod. pen.. Per giurisprudenza costante ed univoca, tra i farmaci cd. “imperfetti”, menzionati dalla lettera della norma incriminatrice, sono da ricomprendersi anche i farmaci scaduti, indipendentemente dalla data di scadenza e, quindi, dal lasso di tempo intercorso tra questa e quella della somministrazione. Tale circostanza temporale, in sede processuale, potrà, eventualmente, rilevare ai fini della determinazione della pena da parte del giudice, il quale può discrezionalmente, purché motivatamente, infliggere una pena in misura compresa tra il minimo ed il massimo edittale. Per esemplificare: se il farmaco assunto risulta scaduto da pochi giorni, soprattutto se si verte nella più frequente ipotesi di somministrazione colposa, la sanzione inflitta sarà presumibilmente meno grave di quanto non avverrebbe in caso di scadenza alquanto remota, costituendo ciò evidente indice di un omesso controllo protratto nel tempo, tale da determinare un più elevato grado di colpa. Quanto alla condotta tipica del reato in esame (e, cioè, al comportamento penalmente rilevante), dovendosi, in questa sede, trattare delle ipotesi di responsabilità penale astrattamente configurabili in capo all’operatore sanitario in ambito ospedaliero, pubblico o privato, ed extraospedaliero, l’attenzione si circoscrive alla fattispecie di somministrazione di farmaci guasti o imperfetti. Per sgombrare il campo da dubbi interpretativi diffusi in materia, si osservi, infatti, che la mera detenzione di farmaci imperfetti non costituisce reato ai sensi dell’art. 443 c.p.p. Nonostante non siano mancate, in passato, pronunce giurisprudenziali in senso contrario (es. Cass., sez. I pen., n. 176871 del 1987 in cui è stata punita la detenzione di farmaci scaduti in scansie di una farmacia ospedaliera e negli armadietti farmaceutici dei reparti…in quanto rendono pro- babile o, quanto meno, possibile la concreta utilizzazione dei farmaci stessi a scopo terapeutico), la dottrina e la giurisprudenza maggioritarie, sia di merito (Tribunali e Corti d’Appello), sia di legittimità (Suprema Corte di Cassazione), sono pacificamente orientate nel senso di escludere la responsabilità penale dell’ente ospedaliero e chi vi opera per la mera detenzione di farmaci scaduti, salve restando le eventuali responsabilità e conseguenti sanzioni di natura disciplinare e/o amministrative. L’inequivocabile tenore testuale della norma, laddove punisce, espressamente e letteralmente, distinguendole, le condotte di detenzione per il commercio e di somministrazione (e non anche di detenzione per la somministrazione) ha operato una chiara scelta di politica-legislativa attribuendo maggiore disvalore alla stessa condotta se commessa per finalità commerciali. Letture differenti si risolverebbero in forzature interpretative in contrasto con i principi cardine dell’ordinamento costituzionale e penale di legalità e tassatività della norma penale, da cui deriva quale corollario, il divieto di analogia iuris, cioè di applicazione analogica della fattispecie incriminatrice (in tal senso, tra le molte, Cass., sez. I pen., n. 212633 del 1999: fattispecie in cui la S.C. ha escluso la sussistenza del delitto nei confronti di un caposala in servizio presso un presidio socio sanitario al quale era stata addebitata la detenzione di medicinali imperfetti perché scaduti di validità; Cass., sez. IV pen., 16931 del 2000; Cass., sez. I pen. 200415 del 1995; Cass., sez. I pen. 212624 del 1998, secondo cui la detenzione da parte del farmacista non è assimilabile al medesimo comportamento tenuto dal personale ospedaliero in quanto nel primo caso l’eventuale assunzione del farmaco avviene direttamente ad opera del paziente/utente mentre nel secondo è affidato al personale infermieristico, che può esercitare un controllo, tanto nel momento del prelievo del medicinale dall’apposito armadietto, quanto nel momento della sua effettiva somministrazione). Va, tuttavia, precisato che la mera detenzione di farmaci scaduti in ospedale non è, di per sé, fonte di responsabilità penale finché non sfocia nella somministrazione 8 PAGINA degli stessi o in atti idonei e diretti in modo non equivoco alla stessa, di rilevanza tale da integrare gli estremi del tentativo punibile ai sensi dell’art. 56 c.p. (pena base ridotta da ½ a 2/3). Possono essere considerati tali quei comportamenti che rendono concretamente probabile l’erronea somministrazione del farmaco; per esemplificare: è stato ritenuto penalmente responsabile l’infermiere che aveva posto il farmaco sul carrello della terapia da dispensare, anche se di fatto non si era ancora proceduto alla distribuzione; ma anche la negligente conservazione di farmaci scaduti in armadietti di un reparto ospedaliero, insieme, indistintamente, ai farmaci validi o senza la confezione che riporta più visibilmente la data di scadenza, potrebbe esporre la capo sala alla fattispecie colposa di tentativo punibile di somministrazione di medicinali guasti. In forza dell’art. 443 c.p., quindi, è perseguibile penalmente l’infermiere che somministra ad un paziente un farmaco scaduto e, con lui, a titolo concorsuale, risponderanno del medesimo reato coloro che – nell’ambito dell’organizzazione del reparto- erano tenuti al controllo, alla conservazione ed all’aggiornamento dei farmaci (coordinatore/capo-sala, ecc.), indipendentemente dal fatto che dalla somministrazione non sia derivato alcun tipo di danno – lesione o morte, ma anche, semplicemente, mancato miglioramento delle condizioni di salute dell’assistito – né conseguenze di altra natura. Trattasi, infatti,di cd. reati di mera condotta e di pericolo astratto, che sussistono e fondano la penale responsabilità dell’autore indipendentemente dalla effettiva pericolosità, nel caso concreto, del farmaco detenuto, commercializzato o somministrato. In altre parole, la condanna penale e la conseguente sanzione vengono comminate anche se il farmaco scaduto fosse – concretamente – assolutamente innocuo per l’assistito. Infermiere a Pavia Qualora, invece, dalla somministrazione “errata” dovessero derivare lesioni, malattie o la morte del paziente, l’infermiere e tutti coloro che – come illustrato precedentemente – sono da considerarsi, nel caso concreto, corresponsabili, saranno perseguiti penalmente sia per il delitto di cui all’art. 443, sia per il delitto di lesioni o di omicidio, dolosi o colposi a seconda delle circostanze. Si puntualizzi, per inciso, che alla somministrazione dolosa di un farmaco da cui deriva la morte del paziente, anche l’omicidio sarà a titolo di dolo se l’evento morte era prevedibile, quanto meno in termini di rischio, secondo la conoscenza che dovrebbe avere un operatore sanitario ed alla luce delle condizioni di salute conosciute e conoscibili del paziente (es. farmaco anticoagulante scaduto in paziente trombotico, oppure, insuline ad azione pronta inerti in ipotesi di crisi iperglicemica grave; betabloccanti inefficaci per paziente iperteso; antiaritmici per pazienti fibrillanti, ecc). Se, viceversa, l’evento conseguito era assolutamente imprevedibile, allora il sanitario risponderà di somministrazione dolosa, ma di omicidio colposo. Perché sussista l’ipotesi criminosa in esame è sufficiente che il soggetto sia consapevole della “imperfezione” del farmaco e, ciò nonostante, lo somministri. In tal caso, agendo con coscienza e volontà, risponderà dell’ipotesi dolosa, indipendentemente dai motivi personali o professionali che possano averlo indotto a quell’azione (né varranno ad esimerlo da responsabilità giustificazioni quali, ad es.: “se scaduto da poco ha la medesima efficacia o, comunque, non è nocivo”; oppure,” il reparto era rimasto sprovvisto di quel tipo di farmaco ed era necessario far risultare la esecuzione della terapia”; ecc.). Viceversa, nell’ipotesi, presumibilmente più frequente di somministrazione di un farmaco scaduto di cui si ignora colpevol- mente la scadenza, sussisterà l’ipotesi colposa prevista e punita dall’art. 452 co. 2 in combinato disposto con l’art. 443 c.p. In tale ipotesi l’infermiere che somministra il farmaco verrà punito per non aver ottemperato al dovere di controllo preventivo e, in concorso con lui, risponderanno del medesimo reato tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito alla commissione dell’”errore” che costituisce fatto-reato, ad es. per non avere sostituito i farmaci scaduti con quelli validi o non averli prontamente restituiti al servizio di farmacia interna, o per aver posto il farmaco sul carrello poi condotto da altro infermiere, ecc. A quest’ultimo proposito, si tenga presente che, essendo necessario per l’imputazione del fatto, la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, almeno sotto forma di colpevole ignoranza della imperfezione, nel caso estremo in cui un infermiere, deputato esclusivamente alla distribuzione della terapia farmacologica preventivamente predisposta sul carrello da altro collega, somministra un farmaco che si trova sul carrello senza confezione e quindi, senza avere la possibilità di verificare la data di scadenza e di rendersi conto dell’imperfezione, non potrà essere ritenuto penalmente responsabile nonostante sia l’autore materiale della somministrazione. Per il fatto risponderà invece l’infermiere che ha provveduto a preparare il carrello e tutti coloro che, per legge o regolamento, erano tenuti ai controlli dei farmaci detenuti destinati alla somministrazione. L’autore * Avvocato penalista 9 PAGINA Numero 3/2011 Lo sviluppo dell’abilità di pensiero critico negli studenti infermieri mediante le dinamiche di gruppo. Esperienza presso l’Università di Tarbiat Modarres Traduzione a cura di: * Giuseppina Anna Tomaiuolo Autori: ** Setareh Khosravani *** Manoochehri Houman **** Robabeh Memarian riAssunto Lo scopo di questo studio quasi sperimentale è stato quello di determinare gli effetti delle dinamiche di gruppo nella formazione clinica, sullo sviluppo dell’abilità di pensiero critico degli studenti infermieri. Tutti i 60 studenti sono stati selezionati e divisi a random in due gruppi uguali. Gli strumenti di raccolta dei dati includevano un questionario demografico e quattro tipi diversi di report clinici, basati sul processo di assistenza. Per gli studenti del gruppo sperimentale, gli argomenti scelti per la salute della famiglia, sono stati discussi durante 8-10 sessioni e per gli studenti del gruppo di controllo è stato effettuato il normale programma educativo. Sono stati comparati i punteggi delle abilità di pensiero critico nei due gruppi. Il T-test ha rivelato una differenza significativa nei punteggi totali e parziali nei due gruppi, per quanto riguarda l’abilità nel ragionamento. Pertanto è stata sostenuta l’ipotesi di ricerca. Si può concludere che l’applicazione di metodi di cooperative - learning, sembra essere utile nella formazione clinica degli infermieri. introduzione L’importanza del pensiero critico in infermieristica, è così evidente, che i programmi educativi sono valutati in base allo sviluppo delle competenze relative a questo tipo di pensiero. Numerosi autori hanno sottolineato la necessità, per gli infermieri, di essere in grado di pensare in modo critico, al fine di utilizzare in modo appropriato le conoscenze e le competenze nel fornire assistenza ai pazienti. (Brook & Sheperd, 1990; del Bueno, 1992; Ford & HeaAbstrAct The aim of this quasi-experimental study was to determine the effects of holding group-dynamic sessions in clinical training on critical thinking skills of baccalaureate nursing students. All 60 senior students were selected and randomly divided into two equal groups. Data collection tools included a demographic questionnaire and four forms of clinical reports based on nursing process. For students in the experimental group, selected topics on family health were discussed over 8-10 group-dynamic sessions, and for other students in the control group, routine educational program was performed. The scores of critical thinking skills were then compared in the two groups. T-test revealed a significant difference in total and partial scores of critical thinking skills in the two groups. Therefore, research hypothesis was supported. It can be concluded that applying “cooperative learning methods” appears to be helpful as a suitable approach in clinical training of nurses. slip, 1995;, Tschikato 1993). Essi convengono che pensiero critico e capacità decisionali siano essenziali per il futuro della professione infermieristica. A questo proposito, sono state usate numerose definizioni per descrivere i vari e profondi aspetti del pensiero critico in generale e nell’ambito della professione infermieristica in particolare. Il pensiero critico è un insieme di atteggiamenti, conoscenze e competenze che include: 1) la predisposizione ad indagare, che coinvolge l’abilità nel riconoscere l’esistenza di problemi e aderisce alla necessità generale che ci siano delle prove a sostegno che quanto affermato sia vero; 2) la conoscenza della natura delle inferenze valide, 3) la competenza nell’applicazione delle suddette attitudini e conoscenze (Watson & Glaser, 1980). Sheffer and Rubenfeld (2000) ritengono che l’idea del pensiero critico in infermieristica comprende la fiducia, una visione contestuale, la creatività, la flessibilità, la curiosità, l’onestà intellettuale, l’intuizione, un’apertura mentale, la perseveranza e la riflessione. L’abilità del pensiero critico, in infermieristica, consiste nell’analisi, nell’applicazione dei principi, nel saper discriminare, nella ricerca di informazioni, nel ragionamento logico, nel fare previsioni, e nell’applicare le conoscenze (p.352). Ennis (1985) descrive il pensiero critico come “pensiero riflessivo ragionevole…”. In infermieristica esistono diverse prospettive del pensiero critico. Kataoa – Yahiro e Saylor (1994) definiscono il pensiero critico come pensiero riflessivo e ragionato per quanto riguarda i problemi assistenziali irrisolti, centrato sulle decisioni che riguardano il credere e il fare. (Oermann, 1977; Oermann and Gaberson, 1998). Il pensiero critico è definito significativo 10 PAGINA come un giudizio autoregolatore; interattivo, riflessivo, un processo di ragionamento volto a dare un giudizio su cosa credere o fare (Facione & Facione). Il pensiero critico è il motore cognitivo che guida i processi di sviluppo della conoscenza e del giudizio critico nell’infermieristica. Le competenze e gli attributi propri del pensiero critico sono al centro dell’assistenza e questo porta alla ricerca per migliorare le conoscenze in un determinato contesto; essi chiedono che vengano portate nuove evidenze e la possibilità di riconsiderare i giudizi. Inoltre, sono importanti per un approccio mirato e diligente al ragionamento clinico, sono aperti alle diverse prospettive, soprattutto quando tali prospettive possono essere supportare dalla ragione e dalle prove (Facione & Facione, 1994). Il pensiero critico promuove la fiducia in se stessi e favorisce l’apprendimento permanente (Chafee, 1994). Il pensatore critico ideale è abitualmente un indagatore, ben informato, fiducioso della ragione, di mentalità aperta, flessibile, imparziale nel giudizio, libero da pregiudizi personali, prudente nel dare giudizi, disponibile a riconsiderare, chiaro nelle discussioni, metodico nell’esaminare questioni complesse, diligente nella ricerca di informazioni pertinenti, ragionevole nella selezione dei criteri, concentrato nella richiesta delle informazioni, persistente nella ricerca di risultati, la cui precisione dipende dal soggetto e dalle circostanze consentite dalla ricerca stessa (Facione, Facione, & Giancarlo). Gli studiosi ritengono che il pensiero critico non può svilupparsi da solo. Alcuni di loro sostengono che la padronanza del pensiero critico migliora, se sviluppata e valutata nel contesto di una disciplina ( Blatz, 1989; McPeck, 1981, 1990°). McPeck afferma che i pensatori critici valutano le informazioni alla luce delle conoscenze di base, del contesto e del riflessivo scetticismo (MacPeck , 1991, 1990a) e presuppone che è impossibile ed incoerente tentare di insegnare il pensiero critico, separatamente dalle competenze che vengono insegnate agli studenti (McPack, 1981). Inoltre, McPeck osserva che “veramente indicativo e quindi utile, notare come le abilità del pensiero tendano ad essere limitate a specifici settori o a più ristretti ambiti di applicazione” (Mc Peck, 1990a, p.12) e che il pensiero critico non è un contenuto indipendente dalla competenza generale né è un insieme di competenze specifiche” (McPeck, 1990b, p27). Alcuni autori infermieri e educatori (Alfaro-Lefèvre, 1995; Brigham, 1993; Cascio, Campbell, Sandor, Rain, e Clark, 1995; Doona, 1995; Miller e Babcock, 1996; Mil- Infermiere a Pavia ler e Malcolm, 1990), descrivono il contesto del pensiero critico all’interno della disciplina infermieristica. Alfaro-Lefevre (1995) afferma che “ un punto chiave per comprendere, è che il pensiero critico è contestuale… queste capacità richiedono la conoscenza dello specifico del lavoro e devono essere approfondite nel contesto” (p.35) Bandman & Bandman (1995) descrivono l’universalità del pensiero critico e la loro opinione del pensiero critico come soggetto sia specifico sia generale. Young (1998) dichiara, “ nei nostri cuori , sappiamo che cosa è il pensiero critico… un individuo che sia in grado di rispondere ai problemi usando il processo di assistenza in modo efficace, è un pensatore critico” (153). Molti infermieri educatori hanno scritto riguardo a metodi di insegnamento che rafforzano il pensiero critico. Diversi autori infermieri hanno sviluppato proposte e descritto strategie intensive per promuovere l’abilità di pensiero critico negli studenti. Case (1994) ritiene che per promuovere l’ abilità di pensiero critico negli studenti, sia di estrema importanza un dialogo attivo tra docente e discente. Doona (1995) suggerisce che la formazione infermieristica potrebbe sviluppare l’abilità di pensiero critico degli studenti, incoraggiando il pensiero riflessivo attraverso attività come la scrittura di riviste e la discussione di gruppo, per analizzare le possibili alternative e giungere a conclusioni. Free (1997) utilizza una strategia nel pensiero critico, un gioco chiamato: What If? What Else? What Then? E se? Che altro? E allora?per stimolare gli studenti ad esprimere alternative nelle decisioni cliniche o etiche. Reynolds (1994) descrive uno strumento didattico chiamato diagramma di patho-flow, elaborato per aiutare gli studenti infermieri a collegare eventi clinici o conclusioni con le informazioni ottenute in classe. I corsi di Laurea in Infermieristica, dovrebbero servire a liberare le menti degli studenti e aiutarli ad utilizzare le loro conoscenze per una migliore qualità di assistenza e per positive ripercussioni sociali. Il pensiero critico può aiutare a comprendere come le condizioni sociali possano generare la malattia di una persona (Youngblood & Beitz, 2001). L’insegnamento è davvero lo sviluppo della conoscenza e della metaconoscenza e il principio che il pensiero critico può essere incrementato con l’apprendimento attivo (Flavell e Wellman, 1987). Per migliorare lo sviluppo del pensiero critico sono consigliate le tecniche di apprendimento attivo durante le quali, infatti, vengono innescati i processi cognitivi. In realtà, i processi di apprendimento attivo e lo sviluppo del pensiero critico sono intimamente connessi (Youngblood & Beitz, 2001). Per perfezionare il pensiero critico in contesti d’aula e nella clinica, possono essere utilizzate molte tecniche, inclusi i dibattiti tra docente e gruppo di studenti su argomenti clinici ed etici; tecniche di apprendimento cooperativo su problemi clinici che incoraggiano domande, analisi, riflessione; e l’utilizzo di report clinici per migliorare la metaconoscenza degli studenti e generare così ipotesi per le esperienze cliniche comuni (Alexander & Giguere, 1996; Abegglen & Conger 1997; Bethune & Jackling, 1997; Castillo, 1999; Facione & Facione, 1996; Chenoweth, 1998; Fonteyn & Cahill, 1998; Kramer, 1993 ; Oermann, 1997; Wissman, 1996). L’apprendimento cooperativo si verifica quando piccoli gruppi di studenti lavorano insieme per massimizzare il proprio apprendimento e quello degli altri (Gibson & Campbell, 2000). E’ un dato di fatto, le relazioni interpersonali sono il cuore dell’interfaccia tra individui e gruppi (Marotta, Peters, e Paliokas, 2000). La facoltà di Infermieristica è generalmente d’accordo sul fatto che gli studenti, che sanno come pensare, formulano giudizi clinici meglio di quelli che hanno semplicemente memorizzato i fatti. Teoricamente, l’acquisizione, sia di pensiero critico sia di giudizio clinico, inizia con il processo formativo (Brigham, 1993; Brooks & Shepherd, 1990). Benner, Tanner e Chelsa (1996) hanno condotto approfondite ricerche sull’infermieristica volte alla valutazione del pensiero critico e la capacità di giudizio clinico. Questi autori usano il termine “giudizio clinico” per riferirsi al processo decisionale clinico. Miller e Malcolm (1990), in realtà definiscono il pensiero critico come giudizio clinico. Questi autori ritengono che il giudizio clinico è il risultato del pensiero critico. Vi è un notevole accordo tra i ricercatori infermieri che il pensiero critico sia una componente fondamentale del successo della pratica infermieristica (Birx, 1993; Brigham, 1993; Jones e Brown, 1993; Stagno, Bradshaw, e Turner, 1991; Miller e Malcolm, 1990; Pardue, 1987; Rubenfield e Scheffer, 1995; Tiessen, 1987; Woods, 1993). Tuttavia, i ricercatori infermieri (Saarman, Freitas, Rapps, e Reigel, 1992; Hickman, 1993) hanno notato, con preoccupazione, la mancanza di sistemi di valutazione della capacità del pensiero critico negli studenti infermieri. Hickman (1993) afferma che: non esiste una solida base di ricerca a sostegno della correlazione tra il percorso di studi infermieristico e il pensiero critico. Può essere che ciò sia dovuto alla mancanza di un adeguato strumento per misurare il pensiero critico in Infermieristica ( p.46). In effetti, la valutazione del pensiero cri- 11 PAGINA Numero 3/2011 tico ha sempre ricevuto una notevole attenzione nella formazione infermieristica, a causa dell’esigenza di produrre una stima della crescita degli studenti in questa abilità (Magnussen, Ishida, Itanu, 2000). Videbeck (1997) riporta che la (WGCTA), Valutazione del pensiero critico di Watson Glaser, è il test più utilizzato per misurare la capacità di pensiero critico degli studenti infermieri. Miller e Malcolm (1990) ritengono che la WGCTA sembra essere il test più utile per la professione infermieristica, a causa del importanza data alle competenze, che è in linea con la richiesta abilità pratica dell’infermiere. Inoltre, nei 25 anni di utilizzo, è stato sottoposto a revisioni e miglioramenti. Il WGCTA è stato adottato e per la sua provata affidabilità, può essere facilmente gestito e in letteratura ha definito norme e dati comparativi (Magnussen, Ishida, Itanu, 2000). In letteratura, però, non tutti sono d’accordo sulla sua efficacia. McMillan (1987), dopo aver analizzato la ricerca che riportava l’utilizzo del WGCTA con gli studenti infermieri, ha rilevato che gli studi hanno fornito risultati misti. Un ostacolo evidente è stato la difficoltà di separare gli effetti del miglioramento, dagli effetti del programma. L’autrice suggerisce che il WGCA non è abbastanza sensibile per essere utilizzato in questo modo e afferma che non è adatto a misurare la crescita del pensiero critico in ambienti professionali perché il test è basato sulla vita quotidiana. La possibilità che il WGCTA non sia una valida misura dell’abilità degli studenti infermieri, è stato suggerito nella revisione della ricerca sul pensiero critico di Adams (1999). Lei ha concluso, “ forse il WGCTA è adatto per misurare la capacità di pensiero critico in generale ed è adatto per una istruzione generalizzata, come ad esempio per le materie umanistiche. Tuttavia, l’infermieristica è una scienza e come tale può essere più accuratamente testata con uno strumento elaborato tenendo presente questa disciplina (Adam, 1999 p. 117). La valutazione del pensiero critico è condotta da infermieri che chiedono di analizzare una situazione, di individuare soluzioni alternative, scegliere tra queste e fornire una solida giustificazione per tali decisioni. E’ importante che il contenuto iniziale sia in linea con livelli di competenza ed esperienza degli studenti infermieri che dovranno essere valutati. Utilizzando con gli studenti infermieri dell’ultimo anno di corso, argomenti dipendenti dal contesto adatti agli studenti novizi, potrebbe causare loro noia e perdita di interesse. D’altra parte, per i neofiti potrebbe essere opprimente e frustrante, essere valutati su argomenti adatti agli studenti infermieri con esperienza, (Oermann, Truesdell, e Ziolkowski, 2000). Diversi tipi di esercizi di pensiero critico sono disponibili per essere integrati nel programma di orientamento e in altri programmi educativi: strategie di problem solving, studio di casi, discussioni con l’utilizzo dell’arte della maieutica, dibattiti, clip multimediali (Goodman, 1997). Le prove possono essere di qualsiasi formato, ma va notato che le domande a risposta aperta forniscono il metodo più efficace per valutare il pensiero alla base dei processi coinvolti. Nello scrivere le domande a risposta aperta, l’obiettivo dovrebbe essere quello di valutare i processi di pensiero sottostanti che portano alle risposte, non le risposte in sé. Un test verofalso, a risposte brevi, a risposte che prevedono una corrispondenza e a test a risposta multipla, non può verificare l’abilità degli infermieri ad intraprendere un pensiero critico riguardo alle situazioni cliniche che possono incontrare nella loro pratica (Nitko, 1996). Gli argomenti delle prove dipendenti dal contesto, possono essere sviluppati per valutare le capacità degli infermieri di analizzare i fatti simulati, individuare i dati necessari, definire tutti i possibili problemi, identificare gli interventi infermieristici e fornire una spiegazione razionale per le loro risposte. Un vantaggio di questo tipo di test è la possibilità di valutare, non solo le decisioni prese, ma anche i processi mentali utilizzati per arrivare a tali decisioni. Il passo successivo è quello di integrare questi elementi che dipendono dal contesto con, per esempio, il programma formativo (Oermann, 1998). Gli elementi dipendenti dal contesto possono essere un tipico paziente, i familiari e altre situazioni cliniche in cui gli infermieri potrebbero trovarsi nell’esercizio della professione; situazioni che comprendono le interazioni con i medici o gli altri operatori sanitari, le famiglie, le questioni etiche, i problemi di delega e di personale, i problemi di governo clinico e di accesso alle risorse e relativi al lavoro nel sistema sanitario. Gli argomenti dipendenti dal contesto possono essere sviluppati, per ciascuna area, in un programma formativo e potrebbero essere utilizzati per la valutazione e per le prove d’esame (Oermann, 1997). Con gli esercizi per promuovere il pensiero critico, gli argomenti dipendenti dal contesto potrebbero essere inseriti nei test sviluppati per l’orientamento e come parte dei test preparati per valutare la competenza. In una prova con argomenti dipendenti dal contesto, agli studenti infermieri viene presentato del materiale da analizzare per determinare una linea d’azione. Il materiale presentato può essere una descrizione di una situazione clinica, un pro- blema che potrebbero affrontare nella loro pratica o i dati di un paziente (Nitko, 1996). Grafici, diagrammi di flusso, tracciati elettrocardiografici o fotografie potrebbero essere parti di questo materiale iniziale. Il materiale a disposizione deve fornire informazioni sufficienti per l’analisi senza guidare il processo di pensiero in una determinata direzione o essere fuorviante. Le domande sono poi rivolte a partire dal materiale a disposizione (Oermann & Gaberson, 1998). scopo Questo studio quasi - sperimentale è stato condotto per determinare gli effetti delle sessioni di dinamica di gruppo sulle abilità di pensiero critico degli studenti infermieri. Lo scopo della ricerca era di individuare se gli studenti possono sviluppare le loro abilità di pensiero critico dopo aver partecipato a queste sessioni pianificate come strategia didattica. Metodi Tutti i 60 studenti infermieri senior della la Facoltà di infermieristica ed ostetricia di Shaheed Beheshti sono stati selezionati e divisi casualmente in due gruppi, di controllo e sperimentale. Questi studenti hanno frequentato, per il loro tirocinio clinico, le cliniche associate all’università. I soggetti partecipanti volontariamente allo studio sono stati tra 22 e 24, con simile curriculum formativo. Essi sono stati abbinati per età, sesso, semestre di studio ed esami superati. Nessuno studente è stato escluso durante la ricerca. L’ipotesi di ricerca è stata: “La capacità di pensiero critico degli studenti infermieri che si formano sulla salute della comunità, aumenterebbe partecipando a sessioni di dinamica di gruppo, rispetto a quelli del gruppo di controllo”. Per valutare le capacità di pensiero critico, sono stati utilizzati per la raccolta dei dati un questionario formato da 12 domande e quattro schede di report clinici. Le schede sono state realizzate in base alle fasi del processo di assistenza (Raccolta dati, diagnosi, pianificazione e valutazione) con uno spazio previsto per scrivere il ragionamento clinico in ogni fase. La validità del questionario è stata determinata dalla validità dei contenuti e l’attendibilità interna è stata misurata mediante la coerenza interna: 99.95). Per identificare l’affidabilità del rating, è stata misurata un’affidabilità inter – rater (affidabilità inter-rater: 0.88). E’ stato ipotizzato che, applicando il processo di assistenza per analizzare i dati, trovare i differenti problemi degli assistiti e motivare ogni interpretazione, proposta o soluzione, gli studenti potrebbero raggiun- 12 PAGINA gere elevati livelli di conoscenza secondo la tassonomia di Bloom e le attività di questo tipo potrebbero migliorare le abilità di pensiero critico. Secondo Morrison e Walsh Free (2001), le domande che richiedono un calcolo, la scelta di cosa sia meglio, più importante e che venga prima di tutto, la priorità più alta e così via, richiedono, per ottenere una risposta, un elevato livello di discernimento e quindi promuovono il pensiero critico. Tali elementi di verifica multi logici richiedono la capacità di fare collegamenti e di applicare concetti teorici a situazioni cliniche e misurano la capacità di pensare criticamente all’interno della disciplina infermieristica. Ogni gruppo è stato ulteriormente suddiviso in quattro sottogruppi, formati da sette - otto membri. Per i sottogruppi sperimentali (due da sette persone e due sottogruppi da otto), si sono tenute da otto a dieci sessioni di gruppo, due giorni a settimana, con un intervallo di almeno due giorni. Ogni sessione è durata 1 ora, 1 ora e mezza. I temi delle sessioni, da discutere in una o due sedute, sono stati scelti tra i concetti di salute della famiglia. Un facilitatore ha coinvolto i membri del gruppo chiedendo loro il parere sull’argomento scelto, discutendo su di esso da differenti prospettive. Ciascuno dei membri ha esaminato il ruolo dell’infermiere nella salute della comunità, per individuare i diversi aspetti e i problemi di possibile riscontro e sono state indicati metodi adatti per la risoluzione degli stessi, adducendo ragioni o argomenti. Alla fine di ogni sessione, i ricercatori annunciavano quali sarebbero stati gli argomenti e i leader della sessione successiva. Per ogni sottogruppo, le 8-10 sedute si sono tenute per più di 25 giorni e l’intero programma è stato completato nel corso di 5 mesi. Il gruppo di controllo ha completato il tirocinio clinico con consultazioni e visite a domicilio. I ricercatori si sono recati degli studenti del gruppo sperimentale, una volta a settimana negli ambulatori, per consegnare nuove schede e per spiegare eventuali possibili incomprensioni riguardanti la compilazione delle stesse. Questi studenti hanno completato le loro schede cliniche conformemente alle sessioni e alla valutazione delle famiglie durante le loro visite (una scheda per ogni settimana). Gli studenti del gruppo di controllo, al termine del corso, hanno restituito le loro schede e la valutazione delle famiglie. Essi sono stati invitati a contattare i ricercatori per risolvere qualsiasi problema o chiarire eventuali incomprensioni nella compilazione delle schede. I gruppi non hanno avuto tra di loro alcuna comunicazione o relazione. Circa due settimane dopo l’ultima ses- Infermiere a Pavia sione, tutte le schede di entrambi i gruppi sono state raccolte e riportate in un sistema singolo cieco, utilizzando una scala progettata. Per il punteggio delle abilità di pensiero critico negli studenti di entrambi i gruppi, sono stati calcolati, come punteggio di ciascuna abilità, i punteggi medi delle risposte alle domande in ciascuna area che comprendevano: la raccolta dati (1 punto), la diagnosi (2 punti), il ragionamento clinico ( 9 punti)), il giudizio clinico (6 punti), la prognosi (1 punto) e la creatività ( 1 punto). Il range dei punteggi è stato tra 0 e 20. risultati I risultati hanno rivelato che la maggioranza degli studenti in entrambi i gruppi era di sesso femminile, nubile, senza alcuna occupazione o esperienza di lavoro di gruppo. La maggior parte di essi viveva con i genitori. Il Chi quadrato e il test di Mann-Whitney non mostrano una differenza significativa tra i due gruppi, nelle varia- bili di cui sopra e nell’età, il punteggio medio del periodo precedente e degli esami superati(P>0,05). La tabella 1 mostra i punteggi medi dei report delle schede cliniche di entrambi i gruppi. I t-test corrispondenti mostrano una significativa differenza tra i punteggi del gruppo di controllo e quello sperimentale (P = 0,0001). Nella tabella 2 sono riportati i punteggi medi di ogni abilità di pensiero critico di entrambi i gruppi. Il test di Mann – Whitney e il t – test mostrano una differenza significativa tra i punteggi dei due gruppi, tranne che per la raccolta dati (P = 0,0001). La tabella 3 fornisce il punteggio totale della capacità di pensiero critico nei due gruppi. Questi punteggi mostrano una differenza significativa tra il gruppo di controllo e quello sperimentale, verificato dai corrispettivi t-test (P = 0,0001). Inoltre la figura 1 mostra la differenza di abilità di pensiero critico tra i due gruppi. tabella 1: punteggi medi dei report delle schede cliniche di entrambi i gruppi tabella 2: punteggi medi di ogni abilità di pensiero critico di entrambi i gruppi tabella 3: punteggio totale della capacità di pensiero critico nei due gruppi 13 PAGINA Numero 3/2011 Si può concludere che tanto più i formatori forniscono strumenti per un pensiero migliore e profondo, più gli studenti possono meglio capire e analizzare i fenomeni del mondo circostante più potranno essere migliori pensatori per una vita migliore. figura 1: differenza di abilità di pensiero critico tra i due gruppi Discussione Gli studi hanno dimostrato che esiste una correlazione positiva tra età, background formativo accademico, nonché esperienza clinica e i punteggi dell’abilità di pensiero critico (Scheffer & Rubenfeld, 2000). Dal momento che le variabili demografiche hanno dimostrato la loro efficacia sul pensiero critico, nel nostro studio, i gruppi sono stati abbinati in modo tale da evitare effetti indesiderati dati dall’influenza delle variabili. Bowles (2000) ha trovato una relazione positiva tra il pensiero critico e la capacità di giudizio clinico degli studenti infermieri. Secondo Loving (1993), il concetto di pensiero critico comprende il problem solving, il processo decisionale, il giudizio clinico e la creatività. Tutte queste abilità sono state valutate e misurate con le schede dei report clinici progettate per questo studio e i ricercatori ritengono che siano state in grado di valutare la capacità di pensiero critico. E’ stata così supportata l’ipotesi dello studio, per quanto riguarda la differenza significativa tra i punteggi totali di abilità di pensiero critico tra i due gruppi. Magnussen, Ishida, e Itano (2000) hanno dimostrato come l’inquiry-based learning, come metodologia didattica, possa sviluppare la capacità di pensiero critico. Inoltre, è stato evidenziato che queste capacità non sono sviluppate durante i normali programmi formativi degli infermieri, il che, in questo senso, rivela l’inefficacia dei modelli di insegnamento tradizionali impostati sulla lezione frontale (lecture-based) Molti studiosi ritengono che gli strumenti generali per la valutazione del pensiero critico negli studenti, non sono adeguati, in quanto si tratta di una disciplina specifica e dovrebbero essere analizzati entro il costrutto della relativa disciplina (Scheffer & Rubenfeld, 2000; Morrison & Walsh Free, 2001). Quindi, questo studio presenta un nuovo strumento ideato per valutare il pensiero critico in Infermieristica, come disciplina specifica. Il processo di assistenza, incorporato nelle domande dello strumento, può essere considerato come una base di riferimento per il pensiero critico con determinate abilità quali l’analisi, l’applicazione di standard, il saper discriminare, il ragionamento logico, la prognosi e l’applicazione della conoscenza. Le domande a risposta aperta, basate sui concetti della famiglia nell’assistenza infermieristica per quanto riguarda la salute della comunità, secondo gli studenti, ha fornito una sfida, quella di utilizzare queste competenze per migliorare le loro abilità di pensiero critico. I punteggi di “raccolta dei dati” dei due gruppi non avevano una differenza significativa, mentre, trovata, invece, in tutte le altre abilità. Ciò può essere dovuto all’assegnazione di un punteggio basso (1 punto) alla valutazione, che statisticamente non ha portato ad alcuna differenza significativa. In realtà sono necessari studi in altri corsi di infermieristica, con un campione più numeroso e con strumenti specifici, per avere risultati certi e conclusivi per quanto riguarda il pensiero critico. E’ evidente che i nuovi metodi di apprendimento devono essere applicati alla formazione infermieristica, per creare un infermiere che abbia potere di giudizio e quindi abilità nella pratica. Il pensiero e la pratica non sono divisibili e la seconda segue la prima. Il pensiero permette agli infermieri di scoprire che tipo di assistenza deve essere fornita e quali interventi devono essere eseguiti in relazione alle condizioni cliniche dell’assistito. Devono essere utilizzate tutte le abilità di pensiero durante la pianificazione, la diagnosi e gli interventi infermieristici (Rubenfeld & Scheffer, 1995) e il pensiero critico è importante per i diversi aspetti della professione, come la conoscenza e la diagnosi e colmare il divario fra teoria e pratica (Clark & Hott, 2001). ringraziamenti Vorremmo ringraziare il personale amministrativo di Università di Tarbiat Modarres e la Facoltà di Infermieristica e Ostetricia di Shaheed Beheshti per l’assistenza e la collaborazione. Vorremmo anche esprimere la nostra gratitudine alla signora Kamelia Rouhani, docente di infermieristica di comunità presso la Facoltà di Infermieristica e Ostetricia di Shaheed Beheshti, per il suo prezioso contributo durante la realizzazione dello studio. Infine siamo grati a tutti gli studenti che hanno partecipato allo studio con piena collaborazione. bibliografia – Abegglen, J., & Conger, C. (1997). Critical thinking in nursing: classroom tactics That Work. Journal of Nursing Education, 36 (10), 452-458. – Adams, BL (1999). Nursing education for critical thinking: An integrative review. Journal of Nursing Education, 38 (3), 111-119. – Bowles, K. (2000). The relationship of critical-thinking skills and clinical-judgment skills of baccalaureate nursing students. Journal of Nursing Education, 39 (8), 373-376. – Gibson, D., & Campbell, R. (2000). The role of cooperative learning in the training of junior hospital doctors: a study of Paediatric senior house officers. Medical Teacher, 22 (3), 297-300. – Magnussen, L., Ishida, D., and Itano, J. (2000). The impact of the use of inquiry-based learning as a teaching methodology on the development of critical thinking. Journal of Nursing Education, 39 (8), 360-364. – Marotta, S., Peters, B., & Poliokas, K. (2000) teach group dynamics: An interdisciplinary model. Journal for Specialists in Group Work, 25 (1), 16-28. – Thompson, C., & Rebesco, L. (1999). Critical thinking skills of baccalaureate nursing students in entry and exit of the program. Nursing and health care perspectives. – Scheffer, BK, and Rubenfeld, MG (2000). A consensus statement on critical thinking in nursing. Journal of Nursing Education, 39 (8), 352-359. (per una bibliografia estesa: [email protected]) Gli autori * Giuseppina Tomaiuolo Tutor Corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Milano I.R.C.C.S. Humanitas Rozzano (Milano) ** RN, MSN, Studente dell’Università di Tarbiat Modarres *** RN, MSN, Phd, Membro del Consiglio di Facoltà di Scienze infermieristiche e ostetriche Università di Shaheed Beheshti **** RN, Professore Assistente Università di Tarbiat Modarres 14 PAGINA Infermiere a Pavia COMUNE DI PAVIA ASESSORATO ALLE PARI OPPORTUNTITA’ E POLITICHE DEI TEMPI E DEGLI ORARI Prot. Int. 49/11/Segr. Pavia, 17 giugno 2011 Pensando di fare cosa gradita, con la presente Vi segnalo, affinché possiate darne notizia ai Vostri associati, le possibilità offerte dall’art. 9 della Legge 53 - 8 marzo 20001 per accedere ai finanziamenti a fondo perduto finalizzati a sostenere le aziende nelle misure di conciliazione famiglia-lavoro. Il nuovo Regolamento di attuazione recante criteri e modalità per la concessione dei contributi di cui al predetto art. 9, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 101 del 3 maggio 2011, è entrato in vigore il 18 maggio 2011. Le regole per la presentazione dei progetti sono contenute nell’Avviso di finanziamento per l’anno 2011, corredato dalla Guida alla compilazione del piano finanziario e alla rendicontazione e dalla modulistica necessaria2. Si tratta di contributi a fondo perduto, erogati dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia, a favore delle imprese che, per facilitare la conciliazione famiglia-lavoro dei dipendenti con carichi familiari, presentino progetti per l’introduzione di forme di flessibilità della prestazione lavorativa, come telelavoro, lavoro a domicilio, banca delle ore, orario flessibile, orario concentrato, flessibilità dei turni, piani formativi e infine servizi salva-tempo o di supporto alla conciliazione quali voucher baby sitter o convenzioni con strutture di accudimento per figli minori o anziani non autosufficientí. Sono previste due scadenze, il 13 luglio ed il 28 ottobre 2011. Sono disponibili complessivamente 15 milioni di euro. ogni progetto aziendale può essere finanziato fino a 500.000 €. Possono inoltre chiedere finanziamenti fino a 35.000 € i lavoratori autonomi con esigenze di conciliazione, a fronte dell’attivazione di una collaborazione per la propria sostituzione, anche parziale. Nello specifico, la Legge 53 permette di attuare misure positive tese a favorire un’organizzazione del lavoro ed un’articolazione dei tempi e degli orari capaci di conciliare le esigenze familiari dei collaboratori e delle collaboratrici, salvaguardando al tempo stesso le necessità legate alla produttività dell’azienda. La conciliazione per i dipendenti (art. 9, comma 1) In base alla nuova disciplina, il 90% delle risorse disponibili è riservato al finanziamento di datori di lavoro privati, iscritti in un pubblico registro (es. registro delle imprese, albi professionali, ecc.) e, ove residuino fondi, alle aziende sanitarie locali e alle aziende ospedaliere, anche universitarie, che intendano attivare, in favore dei propri dipendenti, una delle seguenti misure di conciliazione: a) nuovi sistemi di flessibilità degli orari e dell’organizzazione del lavoro, quali part-time reversibile, telelavoro, orario concentrato, orario flessibile in entrata o in uscita, flessibilità su turni, banca delle ore, ecc. (lettera A); 1 2 Spett.le collegio infermieri Professionali di Pavia Via Volta 25 – 27100 Pavia b) programmi e azioni per il reinserimento di lavoratori/lavoratrici che rientrano da periodi di congedo di almeno 60 giorni (lettera B); c) servizi innovativi ritagliati sulle esigenze specifiche dei lavoratori e delle lavoratrici (lettera C). Quest’ultima tipologia di azione è attivabile anche da parte di una pluralità di datori di lavoro consorziati, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di reti territoriali che per un verso consentono di allargare il bacino d’utenza del servizio, abbattendone i costi, e per un altro verso permettono l’integrazione con altre politiche, aventi ricadute sui tempi di vita, realizzate a livello locale. I destinatari degli interventi progettati possono essere i dipendenti con figli minori o con a carico un disabile, un anziano non autosufficiente o una persona affetta da documentata grave infermità. La conciliazione per gli autonomi (art. 9, comma 3) Il residuo 10% delle risorse, invece, è diretto al finanziamento di titolari di impresa, liberi professionisti e lavoratori autonomi che abbiano l’esigenza di farsi sostituire, in tutto o in parte, nell’esercizio della propria attività da un soggetto in possesso di adeguati requisiti professionali, autonomamente selezionato. Questa misura si caratterizza, quindi, per la peculiarità di essere destinata ad un unico beneficiario, che è anche il soggetto proponente. Può essere attivata esclusivamente per esigenze legate alla genitorialità, per un periodo massimo di 12 mesi (che può essere spalmato nell’arco di 2 anni e ripartito tra i due genitori, laddove entrambi siano lavoratori autonomi). Infine, qualora aziende e/o professionisti a Voi associati fossero interessati, Vi informo che l’Assessorato alle Pari Opportunità e Politiche dei Tempi e degli Orari del Comune di Pavia è disponibile a collaborare per promuovere l’attivazione di una rete territoriale che faciliti la circolazione e lo scambio di esperienze, informazioni e buone prassi e/o per sostenere singoli progetti. Con i migliori saluti. Avv.Cristina Niutta Assessore alle Pari Opportunità e Politiche dei Tempi e degli Orari Comune di Pavia (modificata dalla Legge finanziaria per il 2007 e dalla Legge 69/2009) http://www.politichefamiglia.it/documentazione/dossier/conciliazione-I-53/le-politiche-per-la-conciliazione.aspx 15 PAGINA Numero 3/2011 L’Infermiere di ricerca: realtà o fantasia? * Lara De Gaspari Si è appena concluso a Pavia il Master di l° livello in “NURSING DI RICERCA”: corso di formazione avanzata per l’organizzazione di competenze scientifiche in merito alla metodologia della ricerca clinica, alla sperimentazione dei farmaci, alla conduzione degli studi clinici e alla loro gestione, all’empowerment dei pazienti e dei familiari. L’obiettivo formativo del Master è costruire una figura professionale che supporti lo sperimentatore clinico e che sia in grado di gestire i rapporti con gli stakeholders ovvero l’industria farmaceutica, l’ospedale, l’università, i pazienti. Gli studi clinici controllati devono essere condotti secondo le linee guida GOOD CLINICAL PRACTICE (GCP), standard in- riAssunto Il Master di l° livello in Nursing di Ricerca ha l’obiettivo di costruire una figura nuova: ”l’infermiere di ricerca” che lavori in stretto contatto con il Team di ricerca costituito da medici, data-manager, biostatisti, che gestisca i Trials clinici secondo le linee guida GCP con la speranza che anche in Italia l’infermiere di ricerca venga considerato come in Europa. AbstrAct Master’s degree in Nursing Research aims to build a new figure: ”The Research Nurse ” who works closely with the research Team consisting of physicians, data-manager, biostatisticians to handle the trials clinical according to GCP guidelines whit the hope that even in Italy the research nurse to be regarded as in Europe. 16 PAGINA ternazionale di aspetti etici e scientifici conforme ai principi della dichiarazione di Helsinki, che garantisce la tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti che partecipano allo studio e l’attendibilità dello studio. Le fasi di sviluppo di un farmaco e della sua valutazione in termini di attività ed efficacia comprendono: – Test preclinici: chimica, farmacologia animale, tossicologia (fase 1 drug oriented); – Sperimentazione clinica: implica l’utilizzo sperimentale sull’uomo e include fasi pre-registrtive (fase 2 disease oriented, fase 3 patient oriented); – Fase 4: studi di farmaco vigilanza (morbilità e mortalità) condotti nella popolazione trattata. L’infermiere di ricerca può seguire tutte le 4 fasi della sperimentazione; la sua responsabilità principale è di coordinare la parte pratica dello studio clinico, assicurando sia un supporto ai soggetti che vi partecipano in termini di tutela dei diritti e di sicurezza, sia un supporto allo studio in termini di attendibilità dei dati, aderenza al protocollo, rispetto delle GCP. L’infermiere di ricerca lavora in stretto Infermiere a Pavia contatto con il TEAM di ricerca costituito da medici (sperimentatore principale e cosperimentatori), data manager, coordinatori dello studio e biostatistici: – Gestisce i pazienti arruolati negli studi seguendone gli aspetti organizzativi, terapeutici e di follow-up; – Interagisce con i contenuti di bioetica, con i monitor dello studio, con l’industria farmaceutica. La figura professionale formata nel Master è oggi fondamentale per la gestione di Trials clinici secondo le regole delle GCP. All’estero tale figura è molto rappresentata, mentre in Italia gli infermieri di ricerca sono ancora pochi; infatti, questo Master è il primo assoluto a livello nazionale che permetterà di partecipare anche alle sperimentazioni internazionali. Il diploma di Master Universitario di l° livello in “Nursing di Ricerca” consentirà all’infermiere di trovare collocazioni elettive in cui viene condotta attività di ricerca…. Ci riusciremo? Vi terrò informati. bibliografia – Bando del concorso Master di l° livello in Nursing di Ricerca (Università degli Studi di Pavia) – www.cbim.fad.it (La sperimentazione clinica dei farmaci, corso FAD) – Good Clinical Pratice e Sop (Prof. M.Regazzi) – Corso Novartis 2010 L’autore * Infermiera Fondazione S. Maugeri UO Cardiologia Riabilitativa - Pavia 17 PAGINA Numero 3/2011 Alcune considerazioni * Mauretta Cattanei In occasione del convegno “L’infermiere e il territorio: problematiche emergenti” organizzato in concomitanza all’assemblea annuale del Collegio IPASVI, presenti il Presidente dell’Ordine dei Medici di Pavia dott. Giovanni Belloni, il Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Pavia dott. Braschi, il dott. Ricevuti, il Direttore Sociale ASL dott. Giorgio Scivoletto, il Presidente del nostro Collegio dott. Enrico Frisone, mi ha permesso di portare alcune tematiche relative alla disabilità. Il convegno, fortemente voluto dal consiglio direttivo, aveva lo scopo di evidenziare la possibilità di nuove declinazioni rispetto alla gestione dell’assistenza sanitaria sul territorio mettendo allo stesso tavolo i responsabili degli ordini e collegi del territorio pavese, nonché un rappresentante dei cittadini nella persona del sig. Giuseppe Tallarico, Presidente di Cittadinanzattiva e del Tribunale del malato, per determinare una strategia comune che consentisse alle varie professionalità di contribuire, in modo consono alle proprie competenze, ad una migliore assistenza integrata sul territorio La volontà del nuovo Direttore Sociale ASL dott. Scivoletto, in quel momento Direttore Sociale ASL e attualmente Direttore Generale dell’ASL Milano 1, di incrementare le procedure che consentono una dimissione protetta dalle strutture ospedaliere, specie per le persone più fragili ha riscosso l’approvazione dell’assemblea degli infermieri. Come presidente di un associazione che raccoglie le famiglie di persone disabili, spesso alle prese con difficoltà date dalla gestione domiciliare dei propri figli, ho sentito il dovere di portare le esigenze sa- nitarie che mettono in difficoltà le persone portatrici di disabilità. Le persone con disabilità intellettiva-relazionale presentano patologie legate alle sindromi di base molto articolate. Esse comportano problematiche legate a disturbi del metabolismo, ormonali, dell’apparato osteo-articolare, muscolare, nervoso e della psiche. L’ampio raggio delle patologie correlate che accompagnano i nostri figli dalla nascita alla morte è tale che costringe le famiglie ad un continuo bisogno sanitario, bisogno che fa si che la disabilità sia da sempre considerata solo dal punto di vista sanitario e non una condizione che coinvolge tutta la sfera della persona. Al contrario è desiderio dei genitori e norma della Convenzione ONU sui diritti dei disabili, che la persona disabile venga valutata dal punto di vista bio-psico-sociale. Ai bisogni sanitari attesi in questi ultimi anni si è aggiunta una nuova preoccupazione. I progressi della medicina che hanno aumentato l’aspettativa di vita per i genitori, hanno aumentato la durata della vita dei nostri figli assommando alle patologie già presenti quelle dovute all’invecchiamento, prima fra tutte la demenza senile. Assistiamo perciò alla comparsa di sintomi difficilmente valutabili che necessitano di una nuova visione delle persone disabili ed ad una rivalutazione dei loro bisogni. Siamo perciò di fronte ad una nuova sfida che amplia le necessità sanitarie. Il nuovo assetto sociale, il Piano Sanitario Regionale e le nuove Regole di sistema (Dgr. 937/2010) rendono ancor più necessaria la creazione di un Punto Unico d’Accesso, come da tempo chiedono le associazioni di familiari, che consenta alla persona disabile e a chi l’assiste l’accesso a informazioni vitali senza dover ogni volta intraprendere un odissea per cercarle nei vari uffici degli enti preposti all’assistenza alla persona. Nei piani della Regione Lombardia il CeAD dovrebbe diventare il crocevia in cui si intersecano tutti i dati utili alla persona. Ma quale figura professionale potrebbe gestire i casi che si presentassero? Per assolvere questo compito è stata indicata da più parti la figura del Case Manager. Personalmente ritengo che la figura del case manager sia professionalmente preparata ad una relazione con l’utente accogliente, accettante e professionale, ma non sono molte le persone che hanno effettuato un percorso di formazione in questo senso; inoltre molti di loro pur provenendo da professioni d’aiuto, non hanno nozioni di clinica. Ritengo che in una posizione cruciale come quella del case manager debba esserci una persona che assommi a qualità relazionali conoscenze tecniche, cliniche e organizzative. L’unica figura professionale che mi sembra rispondere a tutte queste caratteristiche è l’Infermiere. Quello che avrei voluto trasmettere al convegno è la convinzione che per gestire al meglio un punto di accesso unico occorra un professionista che conosca il territorio e le sue disponibilità, che conosca i presidi necessari alla gestione del caso in famiglia e le facilitazioni di legge per la persona in difficoltà, che sia in grado di valutare la situazione abitativa e le reti di sostegno sociale che la circondano, ma soprattutto che conosca quello comporta la gestione della patologia una volta tornato a casa, sia esso un adulto o un bambino. La capacità gestionale dell’assistenza alla persona degli infermieri è sicuramente lo strumento più idoneo a garantire una presa in carico globale e continuativa, ma continua ad essere sottovalutata dalle altre professionalità. Le nuove regole di sistema determinate dal Dgr 937 rispetto alla gestione socio sanitaria, il Piano d’azione Regionale sulla disabilità auspicano la creazione di supporti alle famiglie che portino un aiuto più efficace a costi minori, tra questi il Punto unico d’accesso è il passo più qualificante e presuppone un contatto con il territorio attraverso i Piani di Zona e tutte le agenzie preposte all’assistenza alla persona. Si ricostituirebbe così una rete istituzionale di interventi in grado di guardare la persona fragile da ogni punto di vista integrando e non sovrapponendo gli interventi. Secondo me, come infermieri avremmo molto da dire e da dare perché la nostra preparazione comprende l’aspetto clinico, tecnico, legislativo ed economico del prendersi cura. La nostra professione ha sempre guardato alla persona in modo olistico e il nostro profilo professionale nonché il nostro codice deontologico lo confermano. Forse dovremmo farci avanti con più forza, presentando alle istituzioni la nostra visione dell’utente dei servizi sanitari e socio-sanitari e offrire potenziali progetti che consentano una vera presa in carico della persona nelle sue molteplici fragilità. L’autore * Infermiera Presidente Anffas Pavia Onlus 18 PAGINA Infermiere a Pavia Aggiornamento Silvia Giudici * AGGiornAMento in AnDAtA - itALiA federDolore Vi conGresso nAzionALe seMinArio inferMieri Pavia, 8 e 9 settembre 2011 ecm: in fase di accreditamento euro: 120,00 tel: 3292838479; fax: 038227697 email: [email protected] LA ricercA bibLioGrAficA onLine Milano, 17 e 24 settembre 2011 ecm: 14 euro: 110,00; euro 80,00 iscritti Collegio IPASVI Milano Lodi tel: 0259900154; fax: 0255189977 email: [email protected] possibilità iscrizione online al sito web www.ipasvimi.it – sezione corsi DysPhAGiA 2011: screeninG, inquADrAMento e trAttAMento DeLLe DisfAGie neuroGene - iii eDizione Pavia, 23 e 24 settembre 2011 ecm: 9,5 euro: 36,00; euro 18,00 dipendenti Ist. Mondino tel: 0382302859; fax: 038227697 email: [email protected] iL PensAre rifLessiVo neLLA Professione inferMieristicA: uno struMento Per APPrenDere ALL’esPerienzA Milano, 26 settembre – 3/10/17/24 ottobre 2011 ecm: 40 euro: 230,00; euro 200,00 iscritti Collegio IPASVI Milano Lodi tel: 0259900154; fax: 0255189977 email: [email protected] possibilità iscrizione online al sito web www.ipasvimi.it – sezione corsi L’inferMiere e Le scALe Di VALutAzione: conoscenzA, oPPortunità e ProsPettiVe Vigevano (Pavia), 1 ottobre 2011 ecm: in fase di accreditamento euro: gratis tel: 0382525609; fax: 0382528589 email: [email protected] sito web: www.ipasvipavia.it 10° conGresso euroPeAn nurse Directors AssociAtion (enDA) Roma, 5-8 ottobre 2011 ecm: in fase di accreditamento euro: 480,00; euro 430,00 soci CID (Comitato Infermieri Dirigenti); tariffa ridotta per membri ENDA tel: 0685301301; fax: 0685865616 email: [email protected] possibilità iscrizione online al sito web www.endacongressrome.eu Le innoVAzioni introDotte neL settore DeLLA PubbLicA AMMinistrAzione in MAteriA Di VALutAzione, teMPo PArziALe e contenzioso Pavia, 7 ottobre 2011 ecm: 8 euro: 50,00 per non associati; euro 20,00 per associati tel: 3392201764; fax: 0382049316 email: [email protected]; [email protected] sito web: pavia.sindacatofials.it – sezione ECM banca dati 4th siMPAr stuDy in MuLtiDisciPLinAry PAin reseArch Pavia, 11 e 12 novembre 2011 ecm e costi: contattare segreteria organizzativa tel: 0382503490; fax: 0382502508 email: [email protected] sito web: www.sanmatteo.org L’inferMiere cAse MAnAGer: DizionArio DeLLe coMPetenze e cuLturA DeL cAMbiAMento Pavia, 12 novembre 2011 ecm: in fase di accreditamento euro: gratis tel: 0382525609; fax: 0382528589 email: [email protected] sito web: www.ipasvipavia.it bLsD bAsic Life suPPort DefibriLLAtion irc Roma, 17 ottobre 2011 ecm: contattare segreteria organizzativa euro: 120,00 tel: 0652355508 (lunedì, mercoledì, venerdì dalle h 9 alle h 13) email: [email protected] possibilità iscrizione online al sito web www.emturgenza.it LA terAPiA fArMAcoLoGicA DeL DoLore DeL bAMbino eD orGAnizzAzione DeLL’osPeDALe senzA DoLore Firenze, 27 e 28 ottobre 2011 ecm: 15 euro: contattare segreteria organizzativa tel: 0555662545; fax: 0554221012 email: [email protected] sito web: www.meyer.it L’autore * Infermiera Neuroriabilitazione Fondazione Salvatore Maugeri, sede di via Boezio - Pavia restituirecompilato compilatocon con30 30gg ggdidianticipo anticiposulla sullascadenza scadenzaaaGPA GPAs.p.a s.p.a––Strada StradaNuova, Nuova,86 8627100 27100Pavia Pavia restituire – fax 538256 referente convenzione: Bosatra – [email protected] tel.0382-301893 referente convenzione: PaoloPaolo Bosatra – [email protected] tel.0382-301893 – fax 538256 allegare copia copia attestato di rischio e polizza in corso allegare x Contraente Polizza: Nome Cognome: Data di nascita: Stato civile: Professione: Codice Fiscale: Via – C.A.P. - Città - Provincia Recapito telefonico\Cellulare x Proprietario del veicolo se diverso dal contraente: Nome Cognome: Data di nascita: Stato civile: Professione: Codice Fiscale: Via – Città - ,Prov - C.A.P. x Informazioni Contrattuali: Data di scadenza annuale della polizza Classe Di Merito: Bonus/Malus Ha usufruito del decreto Bersani? Conducenti inferiori ai 26 anni utilizzano il veicolo? Il veicolo è assicurato da più di 5 anni? Ci sono stati sinistri con colpa nell'ultimo anno? Ci sono stati sinistri con colpa negli ultimi 5 anni? Numero di auto in famiglia? x Dati del veicolo: Marca e Modello e Allestimento Anno Imm.ne – Anno d'acquisto Targa: Cilindrata – Cavalli Fiscali – KW Ricovero notturno del veicolo: x Garanzie A.R.D. : Box privato Garage Proprietà privata Strada Valore Assicurato: Incendio – Furto Kasko o Collisione Atti Vandalici Eventi Naturali e Garanzia CRISTALLI Infortuni Cond. Max € 100.000 Assistenza stradale Base Tutela Legale € 50.000 FULL Premio totale annuo attuale: CONVENZIONE ISCRITTI COLLEGIO IP.AS.VI DI PAVIA € Formazione e Aggiornamento IPASVI Pavia 2° semestre 2011 • “L’Infermiere e le Scale di Valutazione: conoscenza, opportunità e prospettive.” 1 ottobre 2011 - Vigevano - Aula Magna - Sede Amministrativa A. O. - Corso Milano, 19 Ore 8,30-17,30 • “L’Infermiere Case Manager: dizionario delle competenze e cultura del cambiamento.” 5 novembre 2011 - Pavia Aula Magna ASP S. Margherita, Via Emilia 10/12 ore 8,30-17,30 • “Amministrare o gestire la risorsa umana? Scenario integrato e strumenti di valutazione” 26 novembre 2011 - Pavia - Collegio S.Caterina - ore 8.30-12.30 • “L’associazione infermieristica, una risposta libero professionale alle richieste di assistenza dei cittadini” 28 novembre 2011 - Collegio S.Caterina - ore 8.30-13 Per tutti i corsi sono stati richiesi crediti ECM per Infermieri, Infermieri Pediatrici/Vigilatrici d’Infanzia, Assistenti Sanitari L’iscrizione ai corsi è gratuita per gli iscritti del Collegio IPASVI di Pavia È possibile iscriversi tramite SITO IPASVI: www.ipasvipavia.it Tramite fax al numero 0382528589 O direttamente presso la Segreteria del Collegio in Via Volta 25 Pavia L’Istituto Clinico Humanitas, ospedale policlinico ad alta complessità, cerca: a) COORDINATORE INFERMIERISTICO BLOCCO OPERATORIO (Rif. 1) Il ruolo prevede l’organizzazione e il coordinamento delle risorse umane e strutturali assegnate all’unità di appartenenza del Blocco operatorio al fine di garantire adeguate prestazioni assistenziali; il supporto alla redazione dei report periodici sull’andamento dell’assistenza infermieristica; la collaborazione alla pianificazione della formazione delle risorse affidategli; il mantenimento di elevati livelli qualitativi, anche in riferimento agli standard J.C.I. Si richiede: - esperienza di almeno 24 mesi in ruolo analogo come Coordinatore di Blocchi Operatori; - titolo formativo adeguato al ruolo di coordinamento Si offre: - contratto a tempo indeterminato (AIOP) - retribuzione motivante - incentivi e benefit variabili Sede di lavoro: Rozzano (Milano) b) COORDINATORE STERILIZZZAZIONE (Rif. 2) Il ruolo prevede l’organizzazione ed il coordinamento delle risorse umane, materiali ed strutturali assegnate all’unità di appartenenza del Servizio di Sterilizzazione. In particolare, la persona ricercata sarà responsabile dell’organizzazione delle attività relative al processo di sterilizzazione dei dispositivi chirurgici utilizzati negli interventi al fine di evitare possibili infezioni. Si richiede: - esperienza di almeno 24 mesi in ruolo analogo - titolo formativo adeguato al ruolo di coordinamento Si offre: - contratto a tempo indeterminato (AIOP) - retribuzione motivante - incentivi e benefit variabili Sede di lavoro: Rozzano (Milano) Per candidarsi: inviare curriculum vitae a: [email protected] citando in oggetto Rif. 1 (coordinatore blocco operatorio) e Rif. 2 (coordinatore sterilizzazione).