giorgia meloni: «salvini leader del centrodestra

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giorgia meloni: «salvini leader del centrodestra
d’Italia
GIORGIA MELONI: «SALVINI LEADER
DEL CENTRODESTRA? DECIDANO LE PRIMARIE»
ANNO LXII N.270
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Ugo Brutti
«Credo molto nelle primarie.
Matteo è sicuramente una persona capace, ma ho sempre lavorato per chiedere che il
centrodestra affrontasse la sfida
della partecipazione». Lo ha
detto a Crotone la presidente di
Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni, circa la
possibilità di una leadership di
Matteo Salvini per il centrodestra. «Quella di calare la gente
dall’alto – ha aggiunto – è una
cosa che non funziona. Bisogna
avere il coraggio di chiedere agli
italiani che cosa pensano del futuro del centrodestra. Un centrodestra che per me è morto e
che certamente non si può riassemblare per come noi lo abbiamo conosciuto. Bisogna
rifondarlo completamente. E per
farlo c’è lo strumento benedetto
delle primarie, non come conta
tra persone ma come confronto
tra modelli. Oggi, se guardiano
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al centrodestra – ha proseguito la
Meloni – c’è chi governa con
Renzi, c’è chi fa gli inciuci, c’è chi
sta all’opposizione. È difficile
anche poter stabilire chi può rappresentare meglio tutti. Gli unici
che possono farlo serenamente
sono gli italiani di centrodestra e
noi auspichiamo che possa essere
quella la strada».
Da un Matteo all’altro
Discorso ben diverso sull’altro
Matteo, Renzi: «Che Matteo Renzi
crei lavoro – ha proseguito la Meloni – viene smentito dalle statistiche sulla disoccupazione in Italia.
Viene anche smentito dai provvedimenti del governo – ha aggiunto
– perché quello che Renzi ha finora portato a casa o sta tentando
venerdì 21/11/2014
di portare a casa, e cioè il Job Act,
è carta buona per incartare le
pizze, nel senso che non c’è scritto
assolutamente nulla. E’ una legge
delega e, in quanto tale, è una
legge di contorno. Tra le leggi delega che ho letto, è forse la più
vaga in assoluto».
Il sindaco Marino bocciato dal 91 per cento dei commercianti romani
Domenico Bruni
A Roma non smette di piovere sull’amministrazione capitolina: il 78,4
delle imprese del Tridente hanno
dato un giudizio molto negativo del
sindaco Ignazio Marino, percentuale
che sale al 94,8% per le imprese
che insistono in zone diverse dal Tridente. Emerge da una indagine di
Confcommercio di Roma condotta
da Format Research, svolta tra il 6
e il 7 novembre con il metodo delle
interviste telefoniche e su un campione di 500 imprese del commercio
e del turismo su 54 mila, come ha
reso noto il presidente di Format Research Pierluigi Ascani, che ha poi
spiegato:
Il Comune non ascolta le imprese
«Abbiamo chiesto quanto è in grado
l’amministrazione comunale di
ascoltare la voce dei commercianti,
il 91,1% ha bocciato la capacità di
ascolto, una percentuale che si abbassa leggermente tra le imprese
del Tridente. Ma il dato forte è che
solo il 10% dà all’amministrazione
una medaglia per ascolto. Non è positivo nemmeno il giudizio su Ignazio Marino: il 94,5 danno giudizio
molto negativo, presso le imprese
del Tridente giudizio molto negativo
si abbassa al 78,4. La negatività è
stata più ampia di quella che si sarebbe aspettata – ha commentato il
presidente della Confcommercio
Roma Rosario Cerra – Sono state
fatte molto iniziative sul centro,
anche in maniera scomposta, mentre non c’è stata attenzione né strategia nelle periferie. Servirebbe,
forse, un’attenzione meno “radicalchic” sul resto della città».
Protestano pure i vigili ed è traffico-caos
E anche ieri traffico in tilt a Roma a
causa di un’assemblea indetta dai
vigili urbani, e dei dipendenti comunali, dalle 7 alle 10 che si è svolta al
Campidoglio. Se pure i vigili garantiscono i servizi essenziali, si registrano code un po’ ovunque.
Anche i magistrati saranno responsabili
del loro operato: sì del Senato
Secolo
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d’Italia
VENERDì 21 NOVEMBRE 2014
Tano Canino
Via libera dell’Aula del Senato al
ddl sulla responsabilità civile dei
magistrati. Il provvedimento è
stato approvato con 150 voti favorevoli, 51 contrari e 26 astenuti. Il testo è passato ora alla
Camera per il varo definitivo. Insomma, al grido di «chi sbaglia
paga», la politica italiana pare si
sia voluta incamminare sulla
strada della responsabilità per
tutti. Magistrati compresi. Una
mezza rivoluzione.
Consensi trasversali
Certo è che la notizia dell’approvazione del provvedimento da
parte del Senato è stata salutata
da consensi del tutto trasversali.
Il primo a plaudire, manco a dirlo,
è stato Matteo Renzi che dai microfoni di una radio nazionale ha
sentenziato: «…se un magistrato
sbaglia per dolo deve pagare
come tutti gli operatori della società civile» aggiungendo perciò
che «anche sulla responsabilità
civile dei magistrati abbiamo
fatto passi in avanti». Dopodiché,
siccome è notoriamente assai loquace, il premier si è pure dilungato su quelli che ha definito «un
sacco di meccanismi nella giustizia assurdi, con procedimenti ar-
caici e barocchi» assicurando
che «nelle prossime settimane il
Parlamento affronterà anche le
altre questioni». Amen. Se positivo è stato il premier, figurarsi
Daniela Santanchè, deputata di
Fi. La volitiva lombarda ha notato
che «questo è un principio che
dovrebbe vedere tutti dalla
stessa parte. Come mai invece,
quando si parla di magistrati, la
responsabilità civile non esiste?
Non è che così facendo si vuole
continuare nell’uso politico della
Gasparri denuncia: sul vilipendio
il Pd svicola per incastrare Storace
Aldo Di Lello
Il Pd sta facendo «continuo ostruzionismo» contro la modifica del
reato di vilipendio. A parole dicono
sì, ma di fatto affossano ogni tentativo di riforma. Il motivo è semplice
ed è tutto politico, essendo Francesco Storace sotto processo per
aver “vilipeso”, secondo l’accusa, il
capo dello Stato. Il sospetto, anzi
più di un sospetto, è venuto a Maurizio Gasparri, che ha denunciato il
subdolo tentativo che i parlamentari dem stanno da tempo svolgendo per spedire su un binario
morto la proposta di legge dallo
stesso stesso Gasparri presentata
per un cambiamento di tale anacronistico reato, almeno nella sua attuale formulazione.
Fatto sconcertante
L’esponente di FI evidenzia un fatto
sconcertante: «Siamo arrivati al
punto che la Prima Commissione
non esprime il suo parere, necessario per proseguire l’esame di merito nella commissione Giustizia». E
dire che fu lo stesso Napolitano, nel
2009, ad auspicare un modifica
della legge. Ma non c’è stato niente
da fare, «nulla si è mosso». Gratta,
gratta riemerge l’antica “doppiezza”
di togliattiana memoria, che oggi si
chiama doppiopesismo. Ma il risultato è sempre lo stesso: favorire gli
amici e danneggiare gli avversari. E
sì perché, rileva sempre Gasparri,
«appartiene al Pd anche il ministro
della Giustizia Orlando, che non si
avvale mai della facoltà di avviare
procedimenti contro coloro che offendono quotidianamente il capo
dello Stato». Il Pd ha di fatto «abolito» il reato di vilipendio. Ovviamente però solo per i “compagni”.
giustizia? Mi rimane il sospetto
che qualcuno pensi non ad una
magistratura autonoma e indipendente, non a fare ciò che sarebbe giusto, ma ciò che
continua a far comodo ad una
parte».
Costa ha spiegato che «dopo anni
di attesa e di tentativi vani, finalmente un ramo del Parlamento ha
approvato la revisione della legge
sulla responsabilità civile dei magistrati». Concludendo che quello
di Palazzo Madama è stato «un
voto di portata storica, che segna
un significativo passo avanti verso
il superamento dell’inefficace
Legge Vassalli». Vedremo.
Adesso la palla è alla Camera.
Solo dopo si capirà se, su questo
versante, qualcosa davvero cambierà.
Perché la musica cambia quando si
tratta di avversari politici come Storace. «Chi, invece, per affermazioni
banali è finito nelle maglie della giustizia, nonostante il chiarimento sul
fatto specifico, ci deve rimanere.
Questa interpretazione del diritto è
veramente inaccettabile».
cia risponde al vero, afferma il leader de La Destra, «il Pd sta usando
la giustizia a fini di parte». Storace
ribadisce comunque di andare al
processo a testa alta: «Affronteremo lo stesso con serenità il giudizio della magistratura venerdì
prossimo, anche se rimaniamo attoniti di fronte al comportamento del
partito della vendetta. Vogliono il
processo solo ad una persona».
Vendetta fa rima con doppiezza.
Ora tocca alla Camera
Mentre anche i grillini si sono subito aggiunti al coro plaudente,
soprattutto per la implicita conferma del loro asse col Pd, il viceministro alla Giustizia Enrico
Uso politico della giustizia
L’intervento di Gasparri è ripreso
dallo stesso Storace. Se la denun-
10 euro al mese per abitare a Villa Ada:
la mappa dell’abusivismo a Roma
VENERDì 21 NOVEMBRE 2014
Ginevra Sorrentino
Chi pensava che la guerra delle
occupazioni abusive riguardasse
solo anonimi palazzoni popolari
disseminati qua e là nelle lande
periferiche delle diverse città del
Bel Paese sarà costretto a ricredersi. La mappa dell’ennesimo
scandalo legato agli insediamenti
illeciti porta, infatti, ai luoghi più
suggestivi della capitale: ai suoi
giardini storici. O meglio, alle dimore dei custodi nei parchi pubblici di Roma, detenute in nome di
incarichi scaduti, di ex parentele
con l’allora guardiano, insomma di
millantati crediti legati a un vuoto
normativo in materia di sgomberi
che non consente alla proprietà di
intervenire e di riassegnare l’incarico di custode a nuovi, legittimi
destinatari: con buona pace della
sicurezza pubblica e dei proventi
economici capitolini. A complicare
il quadro il fatto che ogni proprietà
può attenere alla competenza di
referenti diversi a cui rivolgersi.
Ex custodi e parenti: abusivi per
pochi euro al mese
E così, magari ruderi decadenti all’esterno, ma lussuose dimore ristrutturate
all’ultimo
grido
all’interno, questi ambìti siti ven-
Secolo
d’Italia
gono occupati per dinastie alla
modica cifra di pochi euro mensili.
Quando non finiscono preda di famiglie rom, magari abusive al quadrato. A ricordarcelo una volta di
più, tanto per rigirare il coltello
nella piaga sanguinante più che
mai in queste settimane, è la Repubblica, che in un articolo che
parte dalla denuncia di un consigliere cinque stelle dedicato allo
spinoso argomento, cita tra i casi
più eclatanti quello di Villa Ada, occupata – scrive il quotidiano – per
Milano, affitti stracciati per le case
del Policlinico: ecco le vie dello scandalo
Antonella Ambrosioni
Nuovo scandalo nella Milano delle
case occupate e del racket delle
case popolari. Capita che nello stabile di via Ciro Menotti 16 un appartamento di quasi 90 metri
quadrati venga affittato a 266 euro
e che nello stesso edificio incredibilmente ci sia chi addirittura paga
148 euro all’anno — 12 euro e qualche spicciolo mensile — per 76
metri divisi in cinque vani. Si tratta
di una delle tante case del Policlinico, di proprietà della Fondazione
Ca’ Granda, affittate a prezzi stracciati, che definire fuori mercato è un
eufemismo.
Affitti stracciati, le vie dello scandalo
Lo racconta in un un’inchiesta Repubblica. Altri casi inverosimili di un
patrimonio composto da oltre 1.200
lasciti — tra abitazioni, intere palazzine e terreni: «In via Castel
Morrone, al civico 5, il Policlinico ha
ereditato un intero palazzo dell’inizio del Novecento. Signorile, una
facciata più che dignitosa, per ottenere uno studio da 80 metri quadri
in affitto bastano 513 euro al mese.
Per le abitazioni la pigione è ancora
più bassa, forse perché al catasto
lo stabile a due passi da corso Indipendenza è registrato come A3, ovvero
«abitazione
di
tipo
economico». Così per avere un appartamento da 105 metri quadri, sei
vani, bastano 466 euro ogni mese».
Niente vip e politici tra i locatari
In via Guerrazzi 9, per fare un altro
esempio, un ufficio da 223 metri e
dieci vani viene affittato a 2mila 750
euro mensili, tutto sommato abbastanza in linea. Ma se si opta per un
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appena «dieci euro al mese dalla
ex moglie dell’ex direttore del servizio Giardini», rimasta ad abitare
lì anche dopo la morte del coniuge.
Da Villa Ada a Villa Fassini:
ecco le occupazioni di lusso
Ma non c’è solo Villa Ada. Accanto
al suo clamoroso caso figurano le
non meno eclatanti occupazioni di
Villa Fassini sulla Tiburtina, la cui
casa del custode è finita in mano
ai rom “ereditata” – spiega la Re-
pubblica – dopo una famiglia che
lì viveva agli arresti domiciliari; di
Villa Celimontana; di Porta Metronia, con le case di servizio sede
abitativa di ex custodi in pensione;
del Parco di San Sebastiano, dove
risiede una famiglia con un ragazzo disabile. E i riflettori al momento sono semplicemente
accesi, ma non ancora puntati,
sulla dimora di Villa Pamphili, il cui
guardiano è quello regolarmente
incaricato: ma presto dovrebbe andare in pensione…
appartamento — categoria A2 di tipo
civile residenziale — per 192 metri
quadri, sei vani e mezzo, bastano invece 1.000 euro. Lo scandalo continua in via Leopardi 20, vicino a
Santa Maria delle Grazie, un ufficio
da 100 metri quadri – leggiamo su
Repubblica - viene attualmente affittato a 1.250 euro al mese. Mentre
un’abitazione da 152 metri, con sette
vani, addirittura a meno di mille euro.
Questa volta non troviamo nessun
inquilino vip o politico a beneficiare
di queste vere e proprie regalie. Ma
questo non ci consola, perché la denuncia di questi affitti scandalosamente fuori mercato in zone
prestigiose parte dal 2007 senza
sortire particolari effetti, visto che nel
2011 scoppiò nuovamente un caso
Affittopoli che ha coinvolto diversi
enti controllati dalla politica. Oggi le
cose sono addirittura peggiorate,
perché in tempi di crisi constatare
sacche di privilegio incontrollate
fanno venire il sangue agli occhi.
Obama sconfitto sfida il Senato
e punta ai voti degli immigrati
Secolo
4
Giovanni Trotta
Tra Barack Obama e i repubblicani prosegue lo scontro. A due
settimane dalla schiacciante vittoria della destra alle elezioni di midterm, il Senato ha bloccato
l’attesissima riforma della Nsa,
fortemente voluta dalla Casa
Bianca e dai big della Silicon Valley, dopo il terremoto provocato
dal Datagate. Pronta la risposta
del presidente americano, che ha
deciso di andare avanti senza indugi sulla riforma dell’immigrazione, senza aspettare il nuovo
Congresso e anticipando addirittura di un giorno l’annuncio del decreto che metterà in regola circa 5
milioni di clandestini, che Obama
spera voteranno democrat.
La Casa Bianca verso lo scontro
L’illustrazione del provvedimento
è prevista a Las Vegas, dal palco
della Del Sol High School. Scelta
non casuale, perché proprio da lì
nel 2013, davanti a una platea di
giovani studenti ispanici, Obama
annunciò la sua intenzione di
voler procedere a una riforma storica del sistema immigratorio. Una
VENERDì 21 NOVEMBRE 2014
d’Italia
ficile che il Grand Old Party non
reagisca con forza, soprattutto per
la spinta della base e dell’ala più
conservatrice del partito, compresa quella dei Tea Party.
delle grandi promesse del presidente fin dal 2008, ma finora rimasta nel cassetto per il muro
contro muro con i repubblicani a
Capitol Hill. Ora Obama non vuole
più aspettare. Spiegando che comunque da gennaio continuerà a
lavorare con il nuovo Congresso
per apportare alla riforma tutte le
eventuali modifiche e migliorie del
caso. Ma di dialogo in questo momento i repubblicani non vogliono
assolutamente sentir parlare. Per
loro la mossa di Obama equivale
ad un vero e proprio schiaffo,
dopo che i leader repubblicani in
Congresso avevano detto che un
decreto del presidente sarebbe
stato un grave errore: «Sarebbe
come mettere un drappo rosso
davanti a un toro», per usare le
parole del numero uno della destra in Senato, Mitch McConnell.
E di fronte a questo schiaffo è dif-
Messaggio all’Italia: Atene si ribella
e dice no ai diktat della Troika
Gioacchino Rossello
C’è chi dice no. E non è solo Vasco. Perché oggi c’è, finalmente, chi dice no all’Europa matrigna. A quest’Europa
disegnata dai burocrati e benedetta dalla
Troika. È la piccola Grecia che si ribella. È
questa culla della civiltà che, dopo aver
subito la devastante azione dei funzionari
inviati da Fondo monetario internazionale,
Unione Europea e Banca centrale europea, azione che è valsa lacrime e sangue
alla sua popolazione, ha deciso di dire
basta. Si, perché mica tutti si calano le
brache, sempre e comunque, davanti ai
diktat.
No a ulteriori tagli previdenziali
Non è che, se fai anni di sacrifici e imponi
tagli e rigore, questo fatto può essere riprodotto all’infinito. No, non è possibile. E
i greci pare lo abbiano ben capito. Ecco
perché il ministro ellenico delle Finanze,
Gikas Hardouvelis, ha risposto picche alle
ultime richieste della Troika spiegando
che il suo Paese non intende apportare
modifiche al sistema previdenziale tali che
possano provocare una riduzione delle
pensioni o l’aumento dell’età pensionistica. E non è tutto. Il governo di Atene ha
escluso pure cambiamenti alla legge che
attualmente regola i licenziamenti collettivi nonché le modalità che riguardano la
proclamazione dello sciopero per i quali la
Per i democrat almeno cinque
milioni di voti
Quella sull’immigrazione è una riforma storica, che regolarizzerà
cinque milioni di immigrati irregolari. La riforma è divisa in dieci
punti. Agli immigrati regolarizzati
verrà dato un permesso di soggiorno e di lavoro, ponendo fine ai
rimpatri forzati che riguardano soprattutto gli ispanici. La riforma include i genitori di cittadini
americani legalmente residenti in
Usa e anche i genitori dei cosiddetti Dreamers (gli immigrati giunti
in America da bambini) che devono però aver vissuto negli Stati
Uniti per un minimo di cinque anni
e quindi hanno i requisiti per poter
chiedere lo status legale..
troika chiede siano prese con la maggioranza del 50% più uno. C’è quindi la questione del buco di bilancio e dell’aumento
dell’Iva: anche su questo la Grecia dice
ancora di no. Non è vero, spiega infatti il
ministro delle Finanze, che Atene nei suoi
conti per il 2015 (come i falchi eurocrati
avevano ipotizzato) abbia un buco di bilancio né è possibile aumentare l’Iva sui
prodotti alimentari e di largo consumo.
Nessuna modifica per mutui e prestiti
Nessuna modifica infine alla normativa
che regola i mutui e i prestiti in rosso:
legge già in vigore grazie alla quale i cittadini ellenici usufruiscono di vantaggi notevoli. Eccolo l’esempio che ci voleva.
Ecco il perché della necessità di non cedere ai diktat. Il rigore fine a se stesso
strangola la popolazione e produce recessione e miseria e lutti. E così la lezione
che viene da Atene è chiara: nessuno,
neppure la Troika, può chiedere l’impossibile. Perché il troppo stroppia. Mentre se
si ha la schiena dritta, tutti – Merkel compresa – saranno costretti ad abbozzare.
Chissà se l’incantatore Renzi lo capirà…
Un’altra furbata: i nomadi rubano?
È tutta colpa degli italiani
Secolo
VENERDì 21 NOVEMBRE 2014
Gabriele Farro
Sbagliano tutti tranne i rom.
Sono tutti razzisti tranne i rom.
Dopo le proteste di piazza, le
trasmissioni tv, gli articoli sui
giornali, riprende il tam-tam per
capovolgere la situazione. La
tesi scelta dalla sinistra è che
non sono fette consistenti dei
nomadi a provocare tensione
sociale con furti e aggressioni
ma gli altri (e cioè gli italiani) a
costringerli a vivere male, in
condizioni di disagio. A supportare questa linea spuntano
anche le associazioni, come
l’Associazione 21 luglio, da
tempo “avvocato difensore” dei
rom. Le parole dimostrano il
tentativo di cambiare le carte in
tavola.
Siamo un popolo di visionari…
“Il nomadismo è un abbaglio
culturale”, spara il presidente
dell’Associazione 21 luglio, che
“offre” anche i numeri. Secondo
lui, infatti, in Italia “il nomadismo
riguarda il 3% della comunità
rom. I campi nomadi sono il
luogo in cui si è istituzionalizzata la segregazione e la discriminazione su base etnica”.
Puro razzismo, dunque, da
parte dei diavoli nostrani. “Il
campo, cioè il ghetto istituzionalizzato – ha proseguito – diventa un luogo insicuro non
perché ci vivono i nomadi ma
perché è il luogo dell’esclusione
d’Italia
e della segregazione”. Ciliegina
sulla torta: “Dei circa 180mila
rom stimati in Italia solo 35-40
mila vivono nei campi. Gli altri
quattro quinti vivono in alloggi e
hanno un lavoro regolare, ma
devono mimetizzarsi per non
essere discriminati”. Costretti a
mimetizzarsi, dunque, per sfuggire ai “mostri” italici. Tutti vittime. Nessun colpevole, tranne
i cittadini che protestano.
Ma giungono altre notizie di
aggressioni
Non si fermano i fatti di cronaca, a dimostrazione della demagogia
della
sinistra.
Salvini accusa: i centri per immigrati
sono un affarone per chi li gestisce
Valerio Pugi
«I centri di accoglienza per immigrati per qualcuno rappresentano
un business. La responsabilità del
degrado cittadino è del sindaco
Ignazio Marino, che è una calamità naturale. La Lega potrebbe
presentare un candidato alle
prossime elezioni comunali di
Roma». Sono le dichiarazioni di
Matteo Salvini, segretario della
Lega Nord, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ecg Regione Lazio”, su Radio Cusano
Campus, emittente dell’università
Niccolò Cusano. Dichiarazioni
che confermano l’interesse della
Lega di essere presente anche
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Fingevano di rapire i bambini
dal passeggino per distrarre le
mamme e rubare loro le borse.
Accadeva a Quarto Oggiaro,
quartiere della periferia di Milano, precisamente davanti all’asilo in via Cretesi che si trova
a poca distanza dal campo nomadi. E qui gli agenti hanno trovato
gli
autori
dello
stratagemma: un minorenne
denunciato e Michael Stepich
Hudorovich, 26enne che ufficialmente era ai domiciliari, a
casa del quale è stata trovata
una parte della refurtiva. Il sistema era ingegnoso. Nei giorni
di pioggia in due aspettavano
l’ingresso delle mamme davanti
all’asilo e, approfittando dell’impaccio dell’ombrello, del passeggino e delle chiavi dell’auto,
si avvicinavano al bambino e
fingevano di portarlo via. A quel
punto la donna si distraeva per
proteggere il figlio e non si accorgeva del terzo complice che
dalle spalle arrivava per scipparle la borsa. Infine scappavano tutti in bici verso il campo.
L’indagine è partita quando una
donna è stata aggredita, picchiata e rapinata mentre reggeva la figlia tra le braccia.
blemi, il Comune dovrebbe spendere i soldi per fare delle cose. Le
responsabilità sono innanzitutto
del sindaco. Poi c’è l’aspetto del
business. Le cooperative e le associazioni si portano a casa 35
euro più Iva per ogni persona che
ospitano nei centri di accoglienza.
Sono bei soldoni, ci si può fare la
cresta, per qualcuno sicuramente
è un affare».
nel centro-sud come punto di riferimento di tutto il centrodestra.
«Prima non era così»
«L’abbandono non può che portare a situazioni come quelle che
si sono verificate a Tor Sapienza
– ha proseguito Salvini – Ho parlato con gli abitanti di alcuni quartieri di Roma e mi hanno detto
che negli anni precedenti la situazione non era come quella attuale. La presenza dei campi rom
e dei centri di accoglienza per immigrati non fa che aggravare ulteriormente i problemi esistenti. Se
lo Stato non c’è, il rischio è che la
gente si ribelli. Per risolvere i pro-
Più di un italiano su due insoddisfatto
della propria condizione economica
Secolo
6
Mauro Achille
In Italia più di un cittadino su
due si dichiara insoddisfatto
della propria situazione economica. E’ l’immagine di un
Paese sofferente, che fatica e
arranca, strozzato da una crisi
economica che non accenna a
diminuire, e deluso dalla politica , che non ha fatto abbastanza per sostenere il
benessere dei propri cittadini.
E’ l’immagine amara e triste
che emerge dalle rilevazioni
dell’Istat i cui dati non lasciano
margine di dubbio. Le cose
continuano, insomma, ad andare decisamente male. Per il
Codacons il fatto che il 54,6 %
degli italiani si dichiari insoddisfatto delle proprie condizioni
economiche è un “dato indegno di un paese civile”.
Calano i consumi alimentari
Secondo Federconsumatori
non si tratta di una sorpresa
vista la situazione in cui versa il
Paese. La mancanza di politiche adeguate sul versante del
lavoro, e di un programma strategico che individui i settori
chiavi sui quali puntare per imprimere un svolta e determi-
d’Italia
nare una ripresa produttiva,
sono alla base delle crescenti
difficoltà che stanno incontrando famiglie ed imprese. Allarmanti sono i dati che l’Istituto
statistico nazionale fornisce in
merito alla contrazione dei consumi. Particolarmente colpiti
sono quelli alimentari. Proprio
nell’industria alimentare si registra la situazione peggiore rispetto alla media dell’industria,
con un calo del fatturato del
2,5%.
Sclerosi multipla,
ora c’è una speranza:
e viene dall’Italia
Antonio Pannullo
La sclerosi multipla è una di quelle
malattie che fanno dubitare dell’esistenza di Dio, per parafrasare
il professor Veronesi. Si tratta di
una delle patologie più feroci della
nostra epoca, e per la quale, a
oggi, non esiste alcuna cura. La
malattia colpisce le cellule nervose impedendo la comunicazione tra cervello e midollo
spinale. In Italia ci sono tra i sessantamila e i settantamila casi.
Non si sa come venga, o da dove
venga, si è osservato però che
colpisce maggiormente i Paesi industrializzati. La sclerosi è dege-
nerativa, ossia tende a peggiorare, e causa una vasta gamma di
danni neurologici che conducono
fino alla disabilità fisica e anche
cognitiva. La speranza di vita con
questa malattia diminuisce di 1015 anni rispetto a quella di una
persona sana.
Un protocollo rivoluzionario
Ebbene, oggi forse c’è una speranza concreta per gli ammalati di
sclerosi multipla. E la speranza
viene proprio dall’Italia. La storia
di Fabrizio De Silvestri potrebbe
essere quella di ognuno di noi
che, un giorno qualsiasi, si accor-
VENERDì 21 NOVEMBRE 2014
Scende il fatturato dell’industria
E’ l’effetto combinato del rallentamento della crescita delle
esportazioni e della riduzione
degli acquisti interni che quasi
una famiglia su tre ha dovuto
tagliare (29%). Peggiora, nello
stesso tempo, anche il livello
qualitativo degli alimenti acquistati. Sono in aumento, secondo una indagine della
Coldiretti, le famiglie che si indirizzano sempre di più verso
cibi dal basso costo, i quali non
sempre offrono le stesse garanzie di qualità alimentare. La
conferma viene dal fatto che le
vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento
consistente nel commercio al
dettaglio. Complessivamente in
calo è il fatturato dell’industria.
A settembre si registra un meno
2,2% rispetto al settembre del
2013.
gesse di essere stato colpito dalla
sclerosi, magari con un bruciore al
braccio. De Silvestri, che è avvocato, fu colpito venti anni fa – ora
ne ha 42 – quando era un giovane
felice, uno sportivo; la sua vita ne
fu pesantemente condizionata.
«Ma non permisi alla sclerosi di
distruggermi», dice oggi. «Dopo
aver seguito le terapie consuete,
a un certo punto mi sono stufato,
e ho iniziato a studiare». Ognuno
di noi farebbe lo stesso. Insomma
De Silvestri, che è un naturopata,
in capo a qualche anno è diventato un esperto, non si è arreso. E
ha messo a punto un protocollo,
un protocollo che dà risultati confortanti. «Io non mi potevo nemmeno muovere – dice – non
potevo camminare. Oggi invece
mi sposto autonomamente». Miracolo? No, semplicemente la
messa a punto di un nuovo farmaco, già brevettato da lui (non
per niente è avvocato), che è
stato ottenuto mischiando farmaci
che servono a tutt’altro. Unitamente a una dieta alimentare se-
vera. E funziona.
L’alimentazione alla base dei
miglioramenti
«Sì, a un certo punto, dopo ben
18 anni di terapie varie, ho deciso
di prendere in mano la mia vita,
nel bene e nel male. Per prima
cosa ho cambiato alimentazione,
perché avevo notato che i sintomi
cambiavano a seconda della
dieta. In seguito, insieme con la
dottoressa Annalisa Grasso, Fabrizio Romani e altri esperti, ho
brevettato questo farmaco. Il protocollo poi prevede esercizi specifici di fisioterapia». De Silvestri
sperimentò il protocollo su se
stesso, con risultati sorprendenti:
dalla sedia a rotelle a camminare
normalmente. «Adesso ci sono
una ventina di malati che stanno
seguendo il protocollo – racconta
– e i primi risultati sono davvero
incoraggianti. È ovvio che dobbiamo sempre essere prudenti
prima di alimentare troppe speranze, ma sono fiducioso». Il protocollo si chiama “7 to Stand“.
Sentenza Eternit, il Parlamento
subito al lavoro sulla prescrizione
Secolo
VENERDì 21 NOVEMBRE 2014
d’Italia
Guido Liberati
L’oggetto del processo Eternit svoltosi mercoledì in
Cassazione «era esclusivamente l’esistenza o meno
del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dalla Corte che ha dovuto, però, prendere atto
dell’avvenuta prescrizione del reato», avvenuta nel
1986 con la chiusura degli stabilimenti. Lo sottolinea
una nota dell’ufficio stampa della Suprema Corte. La
nota ribadisce che il processo si è occupato solo del disastro ambientale, «non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute,
dei quali la Corte non si è occupata». La sentenza della
Cassazione ha scatenato l’indignazione degli italiani
anche sul web. Su Twitter l’hashtag #eternit è salito al
primo posto fra i più utilizzati: quasi tutti i commenti degli
internauti sono di taglio negativo.
Forza Italia avverte il Pd: «Non speculateci sopra»
«Cambieremo il sistema del processo e le regole del
gioco della prescrizione». Così il premier Matteo Renzi,
commentando su Rtl la sentenza. Una accelerazione
formalizzata in queste ore a Palazzo Madama. «Confermo che l’intesa tra i presidenti di Camera e Senato
è stata in questo senso» e che il ddl sul tema di una revisione dell’istituto della prescrizione sarà trattato inizialmente «alla Camera». Ad annunciarlo il
vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri concludendo il dibattito sulla vicenda Eternit in aula. Il senatore di Forza Italia, Francesco Nitto Palma, aveva
accennato alla necessità che un’intesa tra i presidenti
Pietro Grasso e Laura Boldrini decidesse se i ddl in
tema di prescrizione, inclusi nel pacchetto della riforma
della giustizia varato dal governo, partiranno dalla Camera o dal Senato. E, premettendo che «alcuni ddl in
tema di prescrizione sono in corso di istruttoria davanti
alla commissione giustizia della Camera», Palma
aveva sottolineato: «Credo che il provvedimento di intesa si concluderà nel senso che i ddl vengano trattati
prima dalla Camera e poi dal Senato». Da parte sua,
il collega di partito Donato Bruno ha invitato il Pd, nello
specifico il senatore Zanda, a «non speculare» sulla
vicenda Eternit e a non circoscrivere il suo dissenso
alle mere regole di prescrizione: «È altresì vero che se
un monito ci deve essere è solo per noi, perché non
siamo riusciti a fare negli anni una riforma della giustizia necessaria che mette al centro il cittadino, non
l’avvocato o il magistrato».
A Casale Monferrato tutti in piazza
Per protestare contro la sentenza della Cassazione a
Casale Monferrato è stato proclamato il lutto cittadino
e si è tenuta una manifestazione pubblica. La Eternit
di Stephan Schmidheiny offrì 18 milioni di euro al Co-
mune di Casale come risarcimento danni. «Ma il Comune disse no ed oggi, alla luce di questa sentenza,
siamo orgogliosi di averlo fatto, siamo certi di aver fatto
bene». A ricordarlo in piazza il sindaco, Tizzi Palazzetti.
«La nostra è una battaglia di civiltà – ha sottolineato il
sindaco – abbiamo già chiesto un appuntamento al presidente Renzi, e ci è stato detto che ci vedrà presto. Domani sarà qui con noi il presidente della Regione, Sergio
Chiamparino. Intendiamo andare avanti non solo per
Casale ma perché siamo convinti che questa sia una
battaglia nell’interesse della dignità delle persone».
Tre inchieste ancora aperte: a Torino l’accusa è di
omicidio volontario
Sono tre le inchieste ancora aperte a Torino per il caso
Eternit. Nella prima, per quale è stato notificato il rituale
avviso di chiusura indagini, l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è indagato per omicidio volontario in
relazione alla morte per mesotelioma di 213 persone. Il
secondo procedimento si riferisce agli italiani deceduti
dopo aver lavorato negli stabilimenti Eternit in Svizzera
e Brasile. Il terzo fascicolo riguarda l’amiantifera di Balangero, nel Torinese, la più grande cava d’amianto d’Europa: uno studio epidemiologico ha messo in evidenza
214 casi di morte e qui Schmidheiny è indagato perché
la struttura entrò per qualche tempo nella galassia Eternit. Una cinquantina di casi di morte in più, oltre ai primi
213, saranno contestati a Stephan Schmidheiny nella inchiesta Eternit bis, dove si procede per omicidio volontario. I pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace
stanno lavorando all’atto formale di chiusura delle indagini (che aggiorna il precedente di alcuni mesi fa).
Caso Di Stefano: la “tangentopoli rossa” diventa hard
Guglielmo Federici
La maxitangente rossa si tinge di
hard. Festini a base di alcol, belle
donne e modelle che avvenivano
in una cascina di Grottaferrata aggravano la posizione del deputato
Pd, Marco Di Stefano, indagato
per una presunta tangente di un
milione e 800 mila euro, quando
era assessore al Demanio del governatore Marrazzo. A rivelare il risvolto a luci rosse della vicenda
del deputato democrat – già lettiano poi passato armi e bagagli
con Renzi – che agita non poco il
Pd è la sua ex moglie che ha parlato con i magistrati della passione
del marito per festini e modelle.
Festini a base di alcol e un esercito di modelle
Teatro degli incontri una vecchia
cascina ai Castelli Romani di proprietà dell’ex segretario del dirigente Pd, Alfredo Guagnelli, la cui
scomparsa ha dato il via alle indagini. Alfredo Guagnelli, che “coordinava” la vita mondana del
deputato Pd autosospesosi dal
gruppo di Montecitorio, è un uomo
che di bella vita si intendeva,
come apprendiamo dalla ricostruzione di Repubblica: ex fidanzato
della soubrette Francesca Fichera, «un idolo , il gangster Tony
Montana, interpretato da Al Pacino, titolare di tante società e di
un’agenzia che organizzava
eventi e un piccolo esercito di modelle». Questo il ritratto del segretario di Di Stefano, ora
volatilizzatosi. L’inchiesta sta inseguendo il filo rosso della tangente
ricevuta dai costruttori Pulcini, un
filone che porta dritto ai conti che
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
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d’Italia
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Consiglio di Amministrazione
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Ugo Lisi (Vicepresidente)
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Italo Bocchino
Antonio Tisci
7
Guagnelli aveva a Montecarlo.
Un intrigo internazionale che imbarazza il Pd
Una grana imbarazzante per il Pd
di Renzi. Guagnelli a Montecarlo,
dove era di casa, andò prima di
sparire, l’8 ottobre del 2009, a recuperare una borsa piena di mazzette di banconote da 500 euro. Di
Stefano è nell’occhio del ciclone e
da giorni non si vede. «Sono innocente» – dice- parlerò quando avrò
le carte». Ma proprio le carte del sostituto procuratore Tiziana Cugini lo
incastrano, con il mistero della
scomparsa del suo ex faccendierevivier, Alfredo Guagnelli e con lo
scandalo a luci rosse dei Castelli.
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7 agosto 1990 n. 250