giorgia meloni: «salvini leader del centrodestra
Transcript
giorgia meloni: «salvini leader del centrodestra
d’Italia GIORGIA MELONI: «SALVINI LEADER DEL CENTRODESTRA? DECIDANO LE PRIMARIE» ANNO LXII N.270 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Ugo Brutti «Credo molto nelle primarie. Matteo è sicuramente una persona capace, ma ho sempre lavorato per chiedere che il centrodestra affrontasse la sfida della partecipazione». Lo ha detto a Crotone la presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni, circa la possibilità di una leadership di Matteo Salvini per il centrodestra. «Quella di calare la gente dall’alto – ha aggiunto – è una cosa che non funziona. Bisogna avere il coraggio di chiedere agli italiani che cosa pensano del futuro del centrodestra. Un centrodestra che per me è morto e che certamente non si può riassemblare per come noi lo abbiamo conosciuto. Bisogna rifondarlo completamente. E per farlo c’è lo strumento benedetto delle primarie, non come conta tra persone ma come confronto tra modelli. Oggi, se guardiano WWW.SECOLODITALIA.IT al centrodestra – ha proseguito la Meloni – c’è chi governa con Renzi, c’è chi fa gli inciuci, c’è chi sta all’opposizione. È difficile anche poter stabilire chi può rappresentare meglio tutti. Gli unici che possono farlo serenamente sono gli italiani di centrodestra e noi auspichiamo che possa essere quella la strada». Da un Matteo all’altro Discorso ben diverso sull’altro Matteo, Renzi: «Che Matteo Renzi crei lavoro – ha proseguito la Meloni – viene smentito dalle statistiche sulla disoccupazione in Italia. Viene anche smentito dai provvedimenti del governo – ha aggiunto – perché quello che Renzi ha finora portato a casa o sta tentando venerdì 21/11/2014 di portare a casa, e cioè il Job Act, è carta buona per incartare le pizze, nel senso che non c’è scritto assolutamente nulla. E’ una legge delega e, in quanto tale, è una legge di contorno. Tra le leggi delega che ho letto, è forse la più vaga in assoluto». Il sindaco Marino bocciato dal 91 per cento dei commercianti romani Domenico Bruni A Roma non smette di piovere sull’amministrazione capitolina: il 78,4 delle imprese del Tridente hanno dato un giudizio molto negativo del sindaco Ignazio Marino, percentuale che sale al 94,8% per le imprese che insistono in zone diverse dal Tridente. Emerge da una indagine di Confcommercio di Roma condotta da Format Research, svolta tra il 6 e il 7 novembre con il metodo delle interviste telefoniche e su un campione di 500 imprese del commercio e del turismo su 54 mila, come ha reso noto il presidente di Format Research Pierluigi Ascani, che ha poi spiegato: Il Comune non ascolta le imprese «Abbiamo chiesto quanto è in grado l’amministrazione comunale di ascoltare la voce dei commercianti, il 91,1% ha bocciato la capacità di ascolto, una percentuale che si abbassa leggermente tra le imprese del Tridente. Ma il dato forte è che solo il 10% dà all’amministrazione una medaglia per ascolto. Non è positivo nemmeno il giudizio su Ignazio Marino: il 94,5 danno giudizio molto negativo, presso le imprese del Tridente giudizio molto negativo si abbassa al 78,4. La negatività è stata più ampia di quella che si sarebbe aspettata – ha commentato il presidente della Confcommercio Roma Rosario Cerra – Sono state fatte molto iniziative sul centro, anche in maniera scomposta, mentre non c’è stata attenzione né strategia nelle periferie. Servirebbe, forse, un’attenzione meno “radicalchic” sul resto della città». Protestano pure i vigili ed è traffico-caos E anche ieri traffico in tilt a Roma a causa di un’assemblea indetta dai vigili urbani, e dei dipendenti comunali, dalle 7 alle 10 che si è svolta al Campidoglio. Se pure i vigili garantiscono i servizi essenziali, si registrano code un po’ ovunque. Anche i magistrati saranno responsabili del loro operato: sì del Senato Secolo 2 d’Italia VENERDì 21 NOVEMBRE 2014 Tano Canino Via libera dell’Aula del Senato al ddl sulla responsabilità civile dei magistrati. Il provvedimento è stato approvato con 150 voti favorevoli, 51 contrari e 26 astenuti. Il testo è passato ora alla Camera per il varo definitivo. Insomma, al grido di «chi sbaglia paga», la politica italiana pare si sia voluta incamminare sulla strada della responsabilità per tutti. Magistrati compresi. Una mezza rivoluzione. Consensi trasversali Certo è che la notizia dell’approvazione del provvedimento da parte del Senato è stata salutata da consensi del tutto trasversali. Il primo a plaudire, manco a dirlo, è stato Matteo Renzi che dai microfoni di una radio nazionale ha sentenziato: «…se un magistrato sbaglia per dolo deve pagare come tutti gli operatori della società civile» aggiungendo perciò che «anche sulla responsabilità civile dei magistrati abbiamo fatto passi in avanti». Dopodiché, siccome è notoriamente assai loquace, il premier si è pure dilungato su quelli che ha definito «un sacco di meccanismi nella giustizia assurdi, con procedimenti ar- caici e barocchi» assicurando che «nelle prossime settimane il Parlamento affronterà anche le altre questioni». Amen. Se positivo è stato il premier, figurarsi Daniela Santanchè, deputata di Fi. La volitiva lombarda ha notato che «questo è un principio che dovrebbe vedere tutti dalla stessa parte. Come mai invece, quando si parla di magistrati, la responsabilità civile non esiste? Non è che così facendo si vuole continuare nell’uso politico della Gasparri denuncia: sul vilipendio il Pd svicola per incastrare Storace Aldo Di Lello Il Pd sta facendo «continuo ostruzionismo» contro la modifica del reato di vilipendio. A parole dicono sì, ma di fatto affossano ogni tentativo di riforma. Il motivo è semplice ed è tutto politico, essendo Francesco Storace sotto processo per aver “vilipeso”, secondo l’accusa, il capo dello Stato. Il sospetto, anzi più di un sospetto, è venuto a Maurizio Gasparri, che ha denunciato il subdolo tentativo che i parlamentari dem stanno da tempo svolgendo per spedire su un binario morto la proposta di legge dallo stesso stesso Gasparri presentata per un cambiamento di tale anacronistico reato, almeno nella sua attuale formulazione. Fatto sconcertante L’esponente di FI evidenzia un fatto sconcertante: «Siamo arrivati al punto che la Prima Commissione non esprime il suo parere, necessario per proseguire l’esame di merito nella commissione Giustizia». E dire che fu lo stesso Napolitano, nel 2009, ad auspicare un modifica della legge. Ma non c’è stato niente da fare, «nulla si è mosso». Gratta, gratta riemerge l’antica “doppiezza” di togliattiana memoria, che oggi si chiama doppiopesismo. Ma il risultato è sempre lo stesso: favorire gli amici e danneggiare gli avversari. E sì perché, rileva sempre Gasparri, «appartiene al Pd anche il ministro della Giustizia Orlando, che non si avvale mai della facoltà di avviare procedimenti contro coloro che offendono quotidianamente il capo dello Stato». Il Pd ha di fatto «abolito» il reato di vilipendio. Ovviamente però solo per i “compagni”. giustizia? Mi rimane il sospetto che qualcuno pensi non ad una magistratura autonoma e indipendente, non a fare ciò che sarebbe giusto, ma ciò che continua a far comodo ad una parte». Costa ha spiegato che «dopo anni di attesa e di tentativi vani, finalmente un ramo del Parlamento ha approvato la revisione della legge sulla responsabilità civile dei magistrati». Concludendo che quello di Palazzo Madama è stato «un voto di portata storica, che segna un significativo passo avanti verso il superamento dell’inefficace Legge Vassalli». Vedremo. Adesso la palla è alla Camera. Solo dopo si capirà se, su questo versante, qualcosa davvero cambierà. Perché la musica cambia quando si tratta di avversari politici come Storace. «Chi, invece, per affermazioni banali è finito nelle maglie della giustizia, nonostante il chiarimento sul fatto specifico, ci deve rimanere. Questa interpretazione del diritto è veramente inaccettabile». cia risponde al vero, afferma il leader de La Destra, «il Pd sta usando la giustizia a fini di parte». Storace ribadisce comunque di andare al processo a testa alta: «Affronteremo lo stesso con serenità il giudizio della magistratura venerdì prossimo, anche se rimaniamo attoniti di fronte al comportamento del partito della vendetta. Vogliono il processo solo ad una persona». Vendetta fa rima con doppiezza. Ora tocca alla Camera Mentre anche i grillini si sono subito aggiunti al coro plaudente, soprattutto per la implicita conferma del loro asse col Pd, il viceministro alla Giustizia Enrico Uso politico della giustizia L’intervento di Gasparri è ripreso dallo stesso Storace. Se la denun- 10 euro al mese per abitare a Villa Ada: la mappa dell’abusivismo a Roma VENERDì 21 NOVEMBRE 2014 Ginevra Sorrentino Chi pensava che la guerra delle occupazioni abusive riguardasse solo anonimi palazzoni popolari disseminati qua e là nelle lande periferiche delle diverse città del Bel Paese sarà costretto a ricredersi. La mappa dell’ennesimo scandalo legato agli insediamenti illeciti porta, infatti, ai luoghi più suggestivi della capitale: ai suoi giardini storici. O meglio, alle dimore dei custodi nei parchi pubblici di Roma, detenute in nome di incarichi scaduti, di ex parentele con l’allora guardiano, insomma di millantati crediti legati a un vuoto normativo in materia di sgomberi che non consente alla proprietà di intervenire e di riassegnare l’incarico di custode a nuovi, legittimi destinatari: con buona pace della sicurezza pubblica e dei proventi economici capitolini. A complicare il quadro il fatto che ogni proprietà può attenere alla competenza di referenti diversi a cui rivolgersi. Ex custodi e parenti: abusivi per pochi euro al mese E così, magari ruderi decadenti all’esterno, ma lussuose dimore ristrutturate all’ultimo grido all’interno, questi ambìti siti ven- Secolo d’Italia gono occupati per dinastie alla modica cifra di pochi euro mensili. Quando non finiscono preda di famiglie rom, magari abusive al quadrato. A ricordarcelo una volta di più, tanto per rigirare il coltello nella piaga sanguinante più che mai in queste settimane, è la Repubblica, che in un articolo che parte dalla denuncia di un consigliere cinque stelle dedicato allo spinoso argomento, cita tra i casi più eclatanti quello di Villa Ada, occupata – scrive il quotidiano – per Milano, affitti stracciati per le case del Policlinico: ecco le vie dello scandalo Antonella Ambrosioni Nuovo scandalo nella Milano delle case occupate e del racket delle case popolari. Capita che nello stabile di via Ciro Menotti 16 un appartamento di quasi 90 metri quadrati venga affittato a 266 euro e che nello stesso edificio incredibilmente ci sia chi addirittura paga 148 euro all’anno — 12 euro e qualche spicciolo mensile — per 76 metri divisi in cinque vani. Si tratta di una delle tante case del Policlinico, di proprietà della Fondazione Ca’ Granda, affittate a prezzi stracciati, che definire fuori mercato è un eufemismo. Affitti stracciati, le vie dello scandalo Lo racconta in un un’inchiesta Repubblica. Altri casi inverosimili di un patrimonio composto da oltre 1.200 lasciti — tra abitazioni, intere palazzine e terreni: «In via Castel Morrone, al civico 5, il Policlinico ha ereditato un intero palazzo dell’inizio del Novecento. Signorile, una facciata più che dignitosa, per ottenere uno studio da 80 metri quadri in affitto bastano 513 euro al mese. Per le abitazioni la pigione è ancora più bassa, forse perché al catasto lo stabile a due passi da corso Indipendenza è registrato come A3, ovvero «abitazione di tipo economico». Così per avere un appartamento da 105 metri quadri, sei vani, bastano 466 euro ogni mese». Niente vip e politici tra i locatari In via Guerrazzi 9, per fare un altro esempio, un ufficio da 223 metri e dieci vani viene affittato a 2mila 750 euro mensili, tutto sommato abbastanza in linea. Ma se si opta per un 3 appena «dieci euro al mese dalla ex moglie dell’ex direttore del servizio Giardini», rimasta ad abitare lì anche dopo la morte del coniuge. Da Villa Ada a Villa Fassini: ecco le occupazioni di lusso Ma non c’è solo Villa Ada. Accanto al suo clamoroso caso figurano le non meno eclatanti occupazioni di Villa Fassini sulla Tiburtina, la cui casa del custode è finita in mano ai rom “ereditata” – spiega la Re- pubblica – dopo una famiglia che lì viveva agli arresti domiciliari; di Villa Celimontana; di Porta Metronia, con le case di servizio sede abitativa di ex custodi in pensione; del Parco di San Sebastiano, dove risiede una famiglia con un ragazzo disabile. E i riflettori al momento sono semplicemente accesi, ma non ancora puntati, sulla dimora di Villa Pamphili, il cui guardiano è quello regolarmente incaricato: ma presto dovrebbe andare in pensione… appartamento — categoria A2 di tipo civile residenziale — per 192 metri quadri, sei vani e mezzo, bastano invece 1.000 euro. Lo scandalo continua in via Leopardi 20, vicino a Santa Maria delle Grazie, un ufficio da 100 metri quadri – leggiamo su Repubblica - viene attualmente affittato a 1.250 euro al mese. Mentre un’abitazione da 152 metri, con sette vani, addirittura a meno di mille euro. Questa volta non troviamo nessun inquilino vip o politico a beneficiare di queste vere e proprie regalie. Ma questo non ci consola, perché la denuncia di questi affitti scandalosamente fuori mercato in zone prestigiose parte dal 2007 senza sortire particolari effetti, visto che nel 2011 scoppiò nuovamente un caso Affittopoli che ha coinvolto diversi enti controllati dalla politica. Oggi le cose sono addirittura peggiorate, perché in tempi di crisi constatare sacche di privilegio incontrollate fanno venire il sangue agli occhi. Obama sconfitto sfida il Senato e punta ai voti degli immigrati Secolo 4 Giovanni Trotta Tra Barack Obama e i repubblicani prosegue lo scontro. A due settimane dalla schiacciante vittoria della destra alle elezioni di midterm, il Senato ha bloccato l’attesissima riforma della Nsa, fortemente voluta dalla Casa Bianca e dai big della Silicon Valley, dopo il terremoto provocato dal Datagate. Pronta la risposta del presidente americano, che ha deciso di andare avanti senza indugi sulla riforma dell’immigrazione, senza aspettare il nuovo Congresso e anticipando addirittura di un giorno l’annuncio del decreto che metterà in regola circa 5 milioni di clandestini, che Obama spera voteranno democrat. La Casa Bianca verso lo scontro L’illustrazione del provvedimento è prevista a Las Vegas, dal palco della Del Sol High School. Scelta non casuale, perché proprio da lì nel 2013, davanti a una platea di giovani studenti ispanici, Obama annunciò la sua intenzione di voler procedere a una riforma storica del sistema immigratorio. Una VENERDì 21 NOVEMBRE 2014 d’Italia ficile che il Grand Old Party non reagisca con forza, soprattutto per la spinta della base e dell’ala più conservatrice del partito, compresa quella dei Tea Party. delle grandi promesse del presidente fin dal 2008, ma finora rimasta nel cassetto per il muro contro muro con i repubblicani a Capitol Hill. Ora Obama non vuole più aspettare. Spiegando che comunque da gennaio continuerà a lavorare con il nuovo Congresso per apportare alla riforma tutte le eventuali modifiche e migliorie del caso. Ma di dialogo in questo momento i repubblicani non vogliono assolutamente sentir parlare. Per loro la mossa di Obama equivale ad un vero e proprio schiaffo, dopo che i leader repubblicani in Congresso avevano detto che un decreto del presidente sarebbe stato un grave errore: «Sarebbe come mettere un drappo rosso davanti a un toro», per usare le parole del numero uno della destra in Senato, Mitch McConnell. E di fronte a questo schiaffo è dif- Messaggio all’Italia: Atene si ribella e dice no ai diktat della Troika Gioacchino Rossello C’è chi dice no. E non è solo Vasco. Perché oggi c’è, finalmente, chi dice no all’Europa matrigna. A quest’Europa disegnata dai burocrati e benedetta dalla Troika. È la piccola Grecia che si ribella. È questa culla della civiltà che, dopo aver subito la devastante azione dei funzionari inviati da Fondo monetario internazionale, Unione Europea e Banca centrale europea, azione che è valsa lacrime e sangue alla sua popolazione, ha deciso di dire basta. Si, perché mica tutti si calano le brache, sempre e comunque, davanti ai diktat. No a ulteriori tagli previdenziali Non è che, se fai anni di sacrifici e imponi tagli e rigore, questo fatto può essere riprodotto all’infinito. No, non è possibile. E i greci pare lo abbiano ben capito. Ecco perché il ministro ellenico delle Finanze, Gikas Hardouvelis, ha risposto picche alle ultime richieste della Troika spiegando che il suo Paese non intende apportare modifiche al sistema previdenziale tali che possano provocare una riduzione delle pensioni o l’aumento dell’età pensionistica. E non è tutto. Il governo di Atene ha escluso pure cambiamenti alla legge che attualmente regola i licenziamenti collettivi nonché le modalità che riguardano la proclamazione dello sciopero per i quali la Per i democrat almeno cinque milioni di voti Quella sull’immigrazione è una riforma storica, che regolarizzerà cinque milioni di immigrati irregolari. La riforma è divisa in dieci punti. Agli immigrati regolarizzati verrà dato un permesso di soggiorno e di lavoro, ponendo fine ai rimpatri forzati che riguardano soprattutto gli ispanici. La riforma include i genitori di cittadini americani legalmente residenti in Usa e anche i genitori dei cosiddetti Dreamers (gli immigrati giunti in America da bambini) che devono però aver vissuto negli Stati Uniti per un minimo di cinque anni e quindi hanno i requisiti per poter chiedere lo status legale.. troika chiede siano prese con la maggioranza del 50% più uno. C’è quindi la questione del buco di bilancio e dell’aumento dell’Iva: anche su questo la Grecia dice ancora di no. Non è vero, spiega infatti il ministro delle Finanze, che Atene nei suoi conti per il 2015 (come i falchi eurocrati avevano ipotizzato) abbia un buco di bilancio né è possibile aumentare l’Iva sui prodotti alimentari e di largo consumo. Nessuna modifica per mutui e prestiti Nessuna modifica infine alla normativa che regola i mutui e i prestiti in rosso: legge già in vigore grazie alla quale i cittadini ellenici usufruiscono di vantaggi notevoli. Eccolo l’esempio che ci voleva. Ecco il perché della necessità di non cedere ai diktat. Il rigore fine a se stesso strangola la popolazione e produce recessione e miseria e lutti. E così la lezione che viene da Atene è chiara: nessuno, neppure la Troika, può chiedere l’impossibile. Perché il troppo stroppia. Mentre se si ha la schiena dritta, tutti – Merkel compresa – saranno costretti ad abbozzare. Chissà se l’incantatore Renzi lo capirà… Un’altra furbata: i nomadi rubano? È tutta colpa degli italiani Secolo VENERDì 21 NOVEMBRE 2014 Gabriele Farro Sbagliano tutti tranne i rom. Sono tutti razzisti tranne i rom. Dopo le proteste di piazza, le trasmissioni tv, gli articoli sui giornali, riprende il tam-tam per capovolgere la situazione. La tesi scelta dalla sinistra è che non sono fette consistenti dei nomadi a provocare tensione sociale con furti e aggressioni ma gli altri (e cioè gli italiani) a costringerli a vivere male, in condizioni di disagio. A supportare questa linea spuntano anche le associazioni, come l’Associazione 21 luglio, da tempo “avvocato difensore” dei rom. Le parole dimostrano il tentativo di cambiare le carte in tavola. Siamo un popolo di visionari… “Il nomadismo è un abbaglio culturale”, spara il presidente dell’Associazione 21 luglio, che “offre” anche i numeri. Secondo lui, infatti, in Italia “il nomadismo riguarda il 3% della comunità rom. I campi nomadi sono il luogo in cui si è istituzionalizzata la segregazione e la discriminazione su base etnica”. Puro razzismo, dunque, da parte dei diavoli nostrani. “Il campo, cioè il ghetto istituzionalizzato – ha proseguito – diventa un luogo insicuro non perché ci vivono i nomadi ma perché è il luogo dell’esclusione d’Italia e della segregazione”. Ciliegina sulla torta: “Dei circa 180mila rom stimati in Italia solo 35-40 mila vivono nei campi. Gli altri quattro quinti vivono in alloggi e hanno un lavoro regolare, ma devono mimetizzarsi per non essere discriminati”. Costretti a mimetizzarsi, dunque, per sfuggire ai “mostri” italici. Tutti vittime. Nessun colpevole, tranne i cittadini che protestano. Ma giungono altre notizie di aggressioni Non si fermano i fatti di cronaca, a dimostrazione della demagogia della sinistra. Salvini accusa: i centri per immigrati sono un affarone per chi li gestisce Valerio Pugi «I centri di accoglienza per immigrati per qualcuno rappresentano un business. La responsabilità del degrado cittadino è del sindaco Ignazio Marino, che è una calamità naturale. La Lega potrebbe presentare un candidato alle prossime elezioni comunali di Roma». Sono le dichiarazioni di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ecg Regione Lazio”, su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano. Dichiarazioni che confermano l’interesse della Lega di essere presente anche 5 Fingevano di rapire i bambini dal passeggino per distrarre le mamme e rubare loro le borse. Accadeva a Quarto Oggiaro, quartiere della periferia di Milano, precisamente davanti all’asilo in via Cretesi che si trova a poca distanza dal campo nomadi. E qui gli agenti hanno trovato gli autori dello stratagemma: un minorenne denunciato e Michael Stepich Hudorovich, 26enne che ufficialmente era ai domiciliari, a casa del quale è stata trovata una parte della refurtiva. Il sistema era ingegnoso. Nei giorni di pioggia in due aspettavano l’ingresso delle mamme davanti all’asilo e, approfittando dell’impaccio dell’ombrello, del passeggino e delle chiavi dell’auto, si avvicinavano al bambino e fingevano di portarlo via. A quel punto la donna si distraeva per proteggere il figlio e non si accorgeva del terzo complice che dalle spalle arrivava per scipparle la borsa. Infine scappavano tutti in bici verso il campo. L’indagine è partita quando una donna è stata aggredita, picchiata e rapinata mentre reggeva la figlia tra le braccia. blemi, il Comune dovrebbe spendere i soldi per fare delle cose. Le responsabilità sono innanzitutto del sindaco. Poi c’è l’aspetto del business. Le cooperative e le associazioni si portano a casa 35 euro più Iva per ogni persona che ospitano nei centri di accoglienza. Sono bei soldoni, ci si può fare la cresta, per qualcuno sicuramente è un affare». nel centro-sud come punto di riferimento di tutto il centrodestra. «Prima non era così» «L’abbandono non può che portare a situazioni come quelle che si sono verificate a Tor Sapienza – ha proseguito Salvini – Ho parlato con gli abitanti di alcuni quartieri di Roma e mi hanno detto che negli anni precedenti la situazione non era come quella attuale. La presenza dei campi rom e dei centri di accoglienza per immigrati non fa che aggravare ulteriormente i problemi esistenti. Se lo Stato non c’è, il rischio è che la gente si ribelli. Per risolvere i pro- Più di un italiano su due insoddisfatto della propria condizione economica Secolo 6 Mauro Achille In Italia più di un cittadino su due si dichiara insoddisfatto della propria situazione economica. E’ l’immagine di un Paese sofferente, che fatica e arranca, strozzato da una crisi economica che non accenna a diminuire, e deluso dalla politica , che non ha fatto abbastanza per sostenere il benessere dei propri cittadini. E’ l’immagine amara e triste che emerge dalle rilevazioni dell’Istat i cui dati non lasciano margine di dubbio. Le cose continuano, insomma, ad andare decisamente male. Per il Codacons il fatto che il 54,6 % degli italiani si dichiari insoddisfatto delle proprie condizioni economiche è un “dato indegno di un paese civile”. Calano i consumi alimentari Secondo Federconsumatori non si tratta di una sorpresa vista la situazione in cui versa il Paese. La mancanza di politiche adeguate sul versante del lavoro, e di un programma strategico che individui i settori chiavi sui quali puntare per imprimere un svolta e determi- d’Italia nare una ripresa produttiva, sono alla base delle crescenti difficoltà che stanno incontrando famiglie ed imprese. Allarmanti sono i dati che l’Istituto statistico nazionale fornisce in merito alla contrazione dei consumi. Particolarmente colpiti sono quelli alimentari. Proprio nell’industria alimentare si registra la situazione peggiore rispetto alla media dell’industria, con un calo del fatturato del 2,5%. Sclerosi multipla, ora c’è una speranza: e viene dall’Italia Antonio Pannullo La sclerosi multipla è una di quelle malattie che fanno dubitare dell’esistenza di Dio, per parafrasare il professor Veronesi. Si tratta di una delle patologie più feroci della nostra epoca, e per la quale, a oggi, non esiste alcuna cura. La malattia colpisce le cellule nervose impedendo la comunicazione tra cervello e midollo spinale. In Italia ci sono tra i sessantamila e i settantamila casi. Non si sa come venga, o da dove venga, si è osservato però che colpisce maggiormente i Paesi industrializzati. La sclerosi è dege- nerativa, ossia tende a peggiorare, e causa una vasta gamma di danni neurologici che conducono fino alla disabilità fisica e anche cognitiva. La speranza di vita con questa malattia diminuisce di 1015 anni rispetto a quella di una persona sana. Un protocollo rivoluzionario Ebbene, oggi forse c’è una speranza concreta per gli ammalati di sclerosi multipla. E la speranza viene proprio dall’Italia. La storia di Fabrizio De Silvestri potrebbe essere quella di ognuno di noi che, un giorno qualsiasi, si accor- VENERDì 21 NOVEMBRE 2014 Scende il fatturato dell’industria E’ l’effetto combinato del rallentamento della crescita delle esportazioni e della riduzione degli acquisti interni che quasi una famiglia su tre ha dovuto tagliare (29%). Peggiora, nello stesso tempo, anche il livello qualitativo degli alimenti acquistati. Sono in aumento, secondo una indagine della Coldiretti, le famiglie che si indirizzano sempre di più verso cibi dal basso costo, i quali non sempre offrono le stesse garanzie di qualità alimentare. La conferma viene dal fatto che le vendite dei cibi low cost nei discount alimentari sono le uniche a far segnare un aumento consistente nel commercio al dettaglio. Complessivamente in calo è il fatturato dell’industria. A settembre si registra un meno 2,2% rispetto al settembre del 2013. gesse di essere stato colpito dalla sclerosi, magari con un bruciore al braccio. De Silvestri, che è avvocato, fu colpito venti anni fa – ora ne ha 42 – quando era un giovane felice, uno sportivo; la sua vita ne fu pesantemente condizionata. «Ma non permisi alla sclerosi di distruggermi», dice oggi. «Dopo aver seguito le terapie consuete, a un certo punto mi sono stufato, e ho iniziato a studiare». Ognuno di noi farebbe lo stesso. Insomma De Silvestri, che è un naturopata, in capo a qualche anno è diventato un esperto, non si è arreso. E ha messo a punto un protocollo, un protocollo che dà risultati confortanti. «Io non mi potevo nemmeno muovere – dice – non potevo camminare. Oggi invece mi sposto autonomamente». Miracolo? No, semplicemente la messa a punto di un nuovo farmaco, già brevettato da lui (non per niente è avvocato), che è stato ottenuto mischiando farmaci che servono a tutt’altro. Unitamente a una dieta alimentare se- vera. E funziona. L’alimentazione alla base dei miglioramenti «Sì, a un certo punto, dopo ben 18 anni di terapie varie, ho deciso di prendere in mano la mia vita, nel bene e nel male. Per prima cosa ho cambiato alimentazione, perché avevo notato che i sintomi cambiavano a seconda della dieta. In seguito, insieme con la dottoressa Annalisa Grasso, Fabrizio Romani e altri esperti, ho brevettato questo farmaco. Il protocollo poi prevede esercizi specifici di fisioterapia». De Silvestri sperimentò il protocollo su se stesso, con risultati sorprendenti: dalla sedia a rotelle a camminare normalmente. «Adesso ci sono una ventina di malati che stanno seguendo il protocollo – racconta – e i primi risultati sono davvero incoraggianti. È ovvio che dobbiamo sempre essere prudenti prima di alimentare troppe speranze, ma sono fiducioso». Il protocollo si chiama “7 to Stand“. Sentenza Eternit, il Parlamento subito al lavoro sulla prescrizione Secolo VENERDì 21 NOVEMBRE 2014 d’Italia Guido Liberati L’oggetto del processo Eternit svoltosi mercoledì in Cassazione «era esclusivamente l’esistenza o meno del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dalla Corte che ha dovuto, però, prendere atto dell’avvenuta prescrizione del reato», avvenuta nel 1986 con la chiusura degli stabilimenti. Lo sottolinea una nota dell’ufficio stampa della Suprema Corte. La nota ribadisce che il processo si è occupato solo del disastro ambientale, «non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata». La sentenza della Cassazione ha scatenato l’indignazione degli italiani anche sul web. Su Twitter l’hashtag #eternit è salito al primo posto fra i più utilizzati: quasi tutti i commenti degli internauti sono di taglio negativo. Forza Italia avverte il Pd: «Non speculateci sopra» «Cambieremo il sistema del processo e le regole del gioco della prescrizione». Così il premier Matteo Renzi, commentando su Rtl la sentenza. Una accelerazione formalizzata in queste ore a Palazzo Madama. «Confermo che l’intesa tra i presidenti di Camera e Senato è stata in questo senso» e che il ddl sul tema di una revisione dell’istituto della prescrizione sarà trattato inizialmente «alla Camera». Ad annunciarlo il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri concludendo il dibattito sulla vicenda Eternit in aula. Il senatore di Forza Italia, Francesco Nitto Palma, aveva accennato alla necessità che un’intesa tra i presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini decidesse se i ddl in tema di prescrizione, inclusi nel pacchetto della riforma della giustizia varato dal governo, partiranno dalla Camera o dal Senato. E, premettendo che «alcuni ddl in tema di prescrizione sono in corso di istruttoria davanti alla commissione giustizia della Camera», Palma aveva sottolineato: «Credo che il provvedimento di intesa si concluderà nel senso che i ddl vengano trattati prima dalla Camera e poi dal Senato». Da parte sua, il collega di partito Donato Bruno ha invitato il Pd, nello specifico il senatore Zanda, a «non speculare» sulla vicenda Eternit e a non circoscrivere il suo dissenso alle mere regole di prescrizione: «È altresì vero che se un monito ci deve essere è solo per noi, perché non siamo riusciti a fare negli anni una riforma della giustizia necessaria che mette al centro il cittadino, non l’avvocato o il magistrato». A Casale Monferrato tutti in piazza Per protestare contro la sentenza della Cassazione a Casale Monferrato è stato proclamato il lutto cittadino e si è tenuta una manifestazione pubblica. La Eternit di Stephan Schmidheiny offrì 18 milioni di euro al Co- mune di Casale come risarcimento danni. «Ma il Comune disse no ed oggi, alla luce di questa sentenza, siamo orgogliosi di averlo fatto, siamo certi di aver fatto bene». A ricordarlo in piazza il sindaco, Tizzi Palazzetti. «La nostra è una battaglia di civiltà – ha sottolineato il sindaco – abbiamo già chiesto un appuntamento al presidente Renzi, e ci è stato detto che ci vedrà presto. Domani sarà qui con noi il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. Intendiamo andare avanti non solo per Casale ma perché siamo convinti che questa sia una battaglia nell’interesse della dignità delle persone». Tre inchieste ancora aperte: a Torino l’accusa è di omicidio volontario Sono tre le inchieste ancora aperte a Torino per il caso Eternit. Nella prima, per quale è stato notificato il rituale avviso di chiusura indagini, l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è indagato per omicidio volontario in relazione alla morte per mesotelioma di 213 persone. Il secondo procedimento si riferisce agli italiani deceduti dopo aver lavorato negli stabilimenti Eternit in Svizzera e Brasile. Il terzo fascicolo riguarda l’amiantifera di Balangero, nel Torinese, la più grande cava d’amianto d’Europa: uno studio epidemiologico ha messo in evidenza 214 casi di morte e qui Schmidheiny è indagato perché la struttura entrò per qualche tempo nella galassia Eternit. Una cinquantina di casi di morte in più, oltre ai primi 213, saranno contestati a Stephan Schmidheiny nella inchiesta Eternit bis, dove si procede per omicidio volontario. I pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace stanno lavorando all’atto formale di chiusura delle indagini (che aggiorna il precedente di alcuni mesi fa). Caso Di Stefano: la “tangentopoli rossa” diventa hard Guglielmo Federici La maxitangente rossa si tinge di hard. Festini a base di alcol, belle donne e modelle che avvenivano in una cascina di Grottaferrata aggravano la posizione del deputato Pd, Marco Di Stefano, indagato per una presunta tangente di un milione e 800 mila euro, quando era assessore al Demanio del governatore Marrazzo. A rivelare il risvolto a luci rosse della vicenda del deputato democrat – già lettiano poi passato armi e bagagli con Renzi – che agita non poco il Pd è la sua ex moglie che ha parlato con i magistrati della passione del marito per festini e modelle. Festini a base di alcol e un esercito di modelle Teatro degli incontri una vecchia cascina ai Castelli Romani di proprietà dell’ex segretario del dirigente Pd, Alfredo Guagnelli, la cui scomparsa ha dato il via alle indagini. Alfredo Guagnelli, che “coordinava” la vita mondana del deputato Pd autosospesosi dal gruppo di Montecitorio, è un uomo che di bella vita si intendeva, come apprendiamo dalla ricostruzione di Repubblica: ex fidanzato della soubrette Francesca Fichera, «un idolo , il gangster Tony Montana, interpretato da Al Pacino, titolare di tante società e di un’agenzia che organizzava eventi e un piccolo esercito di modelle». Questo il ritratto del segretario di Di Stefano, ora volatilizzatosi. L’inchiesta sta inseguendo il filo rosso della tangente ricevuta dai costruttori Pulcini, un filone che porta dritto ai conti che Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci 7 Guagnelli aveva a Montecarlo. Un intrigo internazionale che imbarazza il Pd Una grana imbarazzante per il Pd di Renzi. Guagnelli a Montecarlo, dove era di casa, andò prima di sparire, l’8 ottobre del 2009, a recuperare una borsa piena di mazzette di banconote da 500 euro. Di Stefano è nell’occhio del ciclone e da giorni non si vede. «Sono innocente» – dice- parlerò quando avrò le carte». Ma proprio le carte del sostituto procuratore Tiziana Cugini lo incastrano, con il mistero della scomparsa del suo ex faccendierevivier, Alfredo Guagnelli e con lo scandalo a luci rosse dei Castelli. Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250