Sommario, Introduzione
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Sommario, Introduzione
Prefazione Sommario Introduzione9 Notizie utili 17 La figlia di Maria Antonietta e di Luigi XVI 21 Il conte Carlo Leone, una vita avventurosa 73 Il conte Alessandro Walewski, il figlio polacco 99 Napoleone II, nato re di Roma e morto duca di Reichstadt 121 Consultazioni 179 7 Destini segnati dalla storia 8 Introduzione Introduzione La vita di Maria Teresa Carlotta, figlia di Luigi XVI e di Maria Antonietta d’Asburgo, l’unica della famiglia risparmiata dalla Rivoluzione, nota come Madame Royale e duchessa d’Angoulême, e quella dei figli di Napoleone, il legittimo Re di Roma, noto come Napoleone II e duca di Reichstadt e i due naturali non riconosciuti, Carlo Leone Denuelle e Alessandro Walewski, sono strettamente legate, sia pur in situazioni, in modi e in luoghi diversi, agli avvenimenti della Francia napoleonica e post napoleonica. Le vicende convulse della Francia che si registrarono dal 1789 per oltre cinquanta anni hanno condizionato il loro destino. Un doppio matrimonio, quello tra Maria Antonietta e Luigi XVI e quello tra Maria Luisa e Napoleone legava Austria e Francia. D’altronde il motto della casa d’Austria era: «Tu Austria felice, non fare la guerra, ma sposati.» L’imperatore del Sacro Romano Impero Francesco II era cugino di Maria Teresa Carlotta e nonno del figlio di Napoleone. Otto anni erano passati dal matrimonio di Luigi XVI e Maria Antonietta quando nacque nel 1778 a Versailles la loro prima figlia, Maria Teresa Carlotta. Il castello era stato costruito in piena campagna, in una landa deserta, lontano da Parigi su una collina non naturale, circondato da canali, boschi, cascate, grotte e giardini artificiali. Quel luogo non rispondeva a nessun requisito, a nessuna logica legata al commercio e alle vie di comunicazione, ma solo al capriccio di Luigi XIV che voleva dimostrare che il re era tutto e il popolo niente. 9 Destini segnati dalla storia A Versailles non c’era l’anima del popolo, ma servitori, dame di compagnia, migliaia di cavalli, feste da ballo e ricevimenti galanti nei saloni a specchi. Fino allo scoppio della Rivoluzione francese Maria Teresa Carlotta visse anni sereni. Di temperamento forte sicuramente era dotata per non crollare di fronte alle violenze personali subite mentre era in carcere, lei l’unica superstite a dover ricordare i giorni felici e spensierati di Versailles, le agitazioni della folla inferocita di Parigi, la prigionia insieme alla sua famiglia alle Tuileries e poi nella tetra prigione del Tempio, il cui nome incuteva terrore e paura. Una volta liberata, poté agire anche di propria volontà ma sempre condizionata dalle vicende storiche della Francia e da quelle dei Borboni. La Francia era la sua patria e Maria Teresa Carlotta per essa gioì nella fortuna e patì nella sfortuna. Sola, privata del padre prima, del fratello e della madre in seguito, non le fu concesso di sapere nulla per lungo tempo del loro destino. Come poté sopravvivere per quasi tre anni, interminabili oltre ad ogni immaginazione? L’orfanella del Tempio, così fu soprannominata, vivendo le vicende rivoluzionarie fu segnata nell’anima per il resto della sua esistenza. Alla morte del padre e della madre sotto la ghigliottina e a quella misteriosa del delfino, suo fratello, seguì la sua liberazione. Oltre alle biografie dettagliate, basate su documenti attendibili, e alle Memorie di alcune dame di corte sta un documento importantissimo: il diario della stessa Maria Teresa sulla sua prigionia al Tempio diviso in tre parti. C’è, inoltre, un’opera monumentale, Mémoires d’Outre-Tombe, tramandataci dallo storico di corte Chateaubriand utile a comprendere il violento trapasso rivoluzionario dal vecchio al nuovo mondo. Maria Teresa Carlotta si sposò, come voleva sua madre, con un suo primo cugino, il conte d’Angoulême, partecipò attivamente ed energicamente all’insurrezione della fedele realista Vandea tanto che Napoleone disse di lei che era l’unico uomo della sua famiglia. Non ebbe figli e dedicò molta parte della sua vita, soprattutto dopo l’ultimo esilio, ad aiutare i bisognosi 10 Introduzione vendendo anche beni personali. Da quanto emerse dalla sua vita triste sembrava portare con sé tutti gli orrori della storia rivoluzionaria e post rivoluzionaria di Francia. Vera protagonista della sua epoca, assisté alle vicende di Napoleone I, visse la Restaurazione, soffrì per il ritorno di Napoleone dall’isola d’Elba e per l’abbandono del regno da parte dello zio Luigi XVIII, fu partecipe alle vicende di un altro zio, Carlo X, a quelle di Luigi Filippo, alla seconda repubblica e alla presa del potere da parte di Napoleone III. Nipote dell’imperatrice Maria Teresa, figlia di re, nipote e nuora di re assisté a tre rivoluzioni, espatriata in tre riprese affrontò con dignità e rassegnazione i tristi anni dell’esilio. Fra tutti i bambini di stirpe regale forse non c’è un altro simile esempio. Intorno a Maria Teresa Carlotta nacquero anche a scopo politico e favorite dal clima romantico del secolo XIX tantissime biografie ma anche tante leggende scritte con approssimazione giornalistica. Napoleone II, l’erede dell’impero napoleonico portato a vivere alla corte imperiale austriaca a soli quattro anni, prigioniero anche se protetto dentro una capsula d’oro dove niente gli mancava, se non la libertà beninteso, si preparava militarmente per un trono su cui non sarebbe mai potuto salire. Su di lui, figlio di un generale tanto odiato come despota, quanto ammirato come genio militare, furono scritte tante Memorie da parte di marescialli di Napoleone, di ufficiali devoti che condivisero con l’imperatore la vita fino all’ultimo suo istante. La bibliografia su questo personaggio è notevole, come innumerevoli sono gli scritti che riguardano l’imperatore di Francia e a completare il quadro aggiungiamo le biografie su Maria Luisa, arciduchessa d’Austria e duchessa di Parma, Modena e Guastalla. Del figlio legittimo di Napoleone possiamo conoscere quasi ogni momento della sua vita, i suoi studi, le sue attitudini, le sue debolezze e le sue speranze. Tolto dalla sua patria e fatto crescere in Austria dalla famiglia materna che lo aveva colmato di ogni affetto e di ogni premura, gli fu 11 Destini segnati dalla storia impedito di allontanarsi dai confini austriaci. All’aquilotto erano state tarpate le ali. Tanto affanno si era creato intorno a lui per i tentativi ripetuti quanto incerti o irrealizzabili su un suo possibile ritorno come imperatore di Francia. Tanta preoccupazione perché non venissero alterati gli equilibri europei, tanti sforzi per tenere sotto controllo la sua persona per la paura che ancora incuteva l’aquila napoleonica. Napoleone II, l’aquilotto, non conosceva il mondo, i confini austriaci erano i confini delle sue conoscenze umane e terrestri, conosceva la vita solo da alcune confidenze fatte dagli ex marescialli di suo padre e dai libri, ma non era la vita vera, benché avido di conoscere tutto gli fu precluso. Il nome di suo padre scomparve dalla sua esistenza, ebbe rare visite dalla madre, non sapeva niente degli zii paterni, della nonna paterna che non aveva nemmeno avuto il conforto di ricevere dall’Inghilterra il corpo di suo figlio, dei fratelli, dei cugini, e tanti ce n’erano per i matrimoni organizzati nel triangolo Asburgo – Savoia – Borboni. Occorre prestare attenzione quando si leggono le biografie di personaggi storici più o meno illustri poiché alcuni autori vogliono deformare la realtà, farne dei romanzi storici, ricamare delle avventure alla ricerca del sensazionale, insomma offrire dei falsi che si allontanano dalla verità. Non essendo le Memorie in genere imparziali, è necessaria un po’ di cautela nell’accettare tutto quanto viene scritto perché sono troppo vicine agli avvenimenti accaduti, ci sono biografie di parte, intente solo a dar gloria al personaggio e dirne tutto il bene possibile e ci sono anche quelle che dicono il contrario e tutto il male possibile. Teniamoci, quindi, a una via di mezzo affidandoci a storici seri che hanno condotto delle ricerche incrociate per valutare l’attendibilità delle fonti. Il primo che compose la vita di Napoleone II fu un ministro di Carlo X, il barone Guillaume Isidore che, nato a Montebello, si fece chiamare Barone di Montbel. Il suo libro scritto nel 1832, ritenuto un eccezionale documento, ha il merito di offrire testimonianze provenienti da persone che fecero 12 Introduzione parte della vita del figlio di Napoleone. Un altro valido aiuto ci perviene da Welschinger Henri, uno storico appassionato della Rivoluzione francese e del Primo Impero, che pubblicò nel 1897 una dettagliata vita del Re di Roma. Si mise in giro la voce che il figlio di Napoleone fosse il padre di Massimiliano o addirittura di Francesco Giuseppe e si trovarono rassomiglianze che a detta di chi voleva sostenere a tutti i costi questa tesi non lasciavano dubbi. Siamo in pieno Romanticismo e il primo componente, l’amore, a volte altera poeticamente e pateticamente la realtà. Si insisté su certi suoi amori con ballerine, cantanti e attrici e sedicenti figli di Napoleone II spuntarono da vari luoghi. Possiamo sostenere anche se non abbiamo documenti che il cuore del giovane Napoleone non abbia mai battuto per qualche fanciulla? Ci auguriamo che avesse trovato consolazione e distrazioni amorose utili a compensare la sua solitudine, la sua malattia e la sua prigionia. L’unico figlio legittimo di Napoleone divenne un mito, mal sopportato da piccolo, negato da adolescente, abbandonato da giovane uomo e pianto solo nelle ultime ore di agonia dalla corte imperiale austriaca. Si dice che fosse troppo riservato, ma va sottolineato che fin da bambino fu nell’animo fondamentalmente triste. Divenne famoso più degli altri suoi fratelli perché, portato alla corte asburgica dal nonno imperatore Francesco, su di lui erano puntati gli occhi di mezza Europa. Era lui l’erede dell’impero! Andava sorvegliato affinché non tornasse in Francia dal momento che, soprattutto nel 1830, molti francesi lo desideravano convinti che sarebbe stato in grado di risollevare le sorti della Francia. Se avessero saputo che gli restavano solo due anni di vita! La dinastia napoleonide non ebbe seguito, al bambino fu sottratto un trono, il mondo tornò al passato in maniera irreversibile e lui morì a solo ventuno anni. A cosa valsero i numerosi titoli attribuitigli? Il nonno che lo amava moltissimo lo gratificò nominandolo dapprima maggiore del battaglione nel reggimento Salins, quindi tenente colonnello nel reggimento del principe di Nassau, poi colonnello 13 Destini segnati dalla storia nel reggimento di Giulay e infine colonnello nel reggimento di Wasa. La sua carriera militare avanzò per gradi, come si trattasse di titoli meritati per imprese compiute sui campi di battaglia e non nei cortili delle residenze imperiali e dati per generosità dal nonno. Era quasi una presa in giro, titoli fasulli. Il figlio di Napoleone era avido di conoscere le imprese di suo padre di cui si era costruito un’immagine di eroe, di salvatore delle libertà nazionali e portatore di pace. Su ordine del nonno, a lui in questo va un grande merito, i suoi educatori gli esposero tutto quello che lui voleva sapere, nessuna falsità. Gli spiegarono che suo padre assetato di gloria, nella vita politica si ispirava ai grandi conquistatori del mondo antico da Cesare ad Alessandro e a Carlo Magno, ma nella vita privata non era privo di sentimenti umani ed era capace di dimostrare ai suoi figli affetto e tenerezza, qualità che scomparivano di fronte a chi osava ostacolarlo. Napoleone II, divenuto duca di Reichstadt, seppe che suo padre oltre alla gloria personale desiderava fondare una dinastia e in lui aveva posto le sue speranze. Non gli fu nascosto che per quindici anni Francia ed Europa si trovarono in balìa delle sue azioni favorito dal suo genio personale e dal destino. Nessuno, mi consta, fece notare al duca di Reichstadt anche un altro aspetto di suo padre, quello che per la sua smisurata ambizione aveva mandato incontro alla morte centinaia di migliaia di giovani, generazioni perse. Non possiamo giudicare la storia con l’esperienza del presente. Napoleone, anche se guardava e commentava con velata tristezza i campi coperti dai suoi soldati morti, chiedeva ancora il sacrificio di giovani vite per il raggiungimento della vittoria. Ma si sa, la guerra ha le sue leggi: usare giovani reclute sempre più fresche e mandarle nella mischia. Vite completamente diverse ebbero Carlo Leone Denuelle e Alessandro Walewski. Erano cittadini non condizionati da un destino già prestabilito, potevano condurre la vita come più a loro piaceva, liberi di intraprendere delle iniziative come meglio credevano, sia nel bene che nel male, potevano fare le 14 Introduzione scelte che ritenevano opportune, giuste o sbagliate che fossero. Non vivevano in una corte imperiale circondati da servitori e paggi, ma godevano della libertà. Carlo Leone Denuelle, visse nel mito di un padre che l’aveva rifiutato, non riuscendo ad accettare di essere stato negato fu incapace di realizzarsi e reagì conducendo una vita avventurosa e travagliata. Ripudiato dal padre, abbandonato dalla madre, dai parenti Bonaparte, considerato una nullità militarmente e politicamente, crebbe come un disadattato, libero, fuori da ogni controllo, guardato come un fastidio e un disturbo. Per uguagliare il fratello Alessandro Walewski fece più di un tentativo per ricoprire cariche politiche, ma per la sua vita esaltata e senza equilibrio si cacciò spesso nei guai per debiti e per offese e non gli fu risparmiato il carcere. La miseria fu una fedele compagna delle sue giornate. Carlo Leone non sapeva che quel signore che gli portava dolciumi e giocattoli, che giocava con lui a mosca cieca e a nascondino era suo padre. Quando gli fu rivelata la sua vera identità si infuriò, capì di non valere nulla, di non essere nessuno, di essere perso. Non derivandogli alcun giovamento nell’essere figlio del grande imperatore, pur di essere notato condusse una vita sregolata, frustrato per non aver saputo vivere nella sua condizione di figlio bastardo. Si cacciò in mille guai, si coprì di debiti e divenne insistente e ostinato fino all’inverosimile nel chiedere aiuti finanziari al fratello Walewski, al cugino imperatore Napoleone III e ai parenti Bonaparte dei quali si stupiva che lasciassero morire di fame il figlio di colui dal quale avevano avuto tutto. Voleva imitare il padre, al quale assomigliava moltissimo, persino nelle pose e nel mettersi la mano dentro il gilet ma non poteva imitarlo nelle sue azioni perché non aveva alcuna propensione per il lavoro e sperperò inutilmente quanto il padre gli aveva lasciato. Se qualcuno l’avesse aiutato e non l’avesse sempre respinto forse avrebbe prodotto qualcosa di buono. Un grande affetto Carlo Leone portò per tutta la vita a Fanny, la sua sposa, la sua confidente, la sua dolce amica, dalla 15 Destini segnati dalla storia quale ebbe sei figli che portarono il cognome Léon. Si contano ad oggi sei generazioni. Napoleone, tuttavia, non si dimenticò di lui e nel suo testamento lo ricordò degnamente, anche se in misura minore rispetto all’altro figlio Alessandro Walewski. Alessandro Floriano Colonna Walewski nacque dal grande amore tra Maria Walewska e Napoleone. Fisicamente non assomigliava molto al padre se non nello stesso timbro di voce, non fu un illegittimo nel vero senso della parola perché ebbe la fortuna di portare il cognome di una delle più nobili famiglie polacche e Alessandro, anche se freddo e calcolatore, fu nobile soprattutto nell’animo, misurato nelle parole e nelle azioni. Privilegiato nell’essere cresciuto negli ambienti aristocratici polacchi, si arricchì culturalmente e alla disciplina affiancò la diplomazia, i valori della vita e le buone maniere. Egli ricordava suo padre, ricordava la sua visita all’isola d’Elba, ricordava le premure e le attenzioni che il principe dell’isola aveva verso Maria, sua madre. Pur essendo nato polacco, fu il degno continuatore della politica del padre mettendosi al servizio della Francia, fuggendo dalla Polonia caduta in mano ai russi dopo l’ultimo esilio di Napoleone. Sia per il cognome illustre che portava, sia per la serietà e l’impegno che poneva in ogni sua azione poté partecipare attivamente alla storia della Francia, sua patria del cuore, come desiderava suo padre. Di questo figlio Napoleone avrebbe potuto andare fiero. Per le sue qualità e la sua rettitudine ricoprì ministeri, ricevette come ambasciatore vari incarichi che portò a termine con successo ottenendo onori e riconoscimenti. La sua fortuna politica fu aiutata anche da Napoleone III, imperatore di Francia, suo cugino di nome ma non di fatto, un figlio non di Luigi Bonaparte, almeno così si sostiene da più parti a cominciare dallo storico Levebvre. Al figlio polacco Napoleone riservò, oltre che il titolo di conte, anche molte proprietà e rendite. Alessandro si sposò due volte, ebbe sette figli, un altro che legittimò lo ebbe da Rachel, un’attrice francese. 16