NOBEL PER LA PACE 2014 Lei, "sono fiera"

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NOBEL PER LA PACE 2014 Lei, "sono fiera"
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NOBEL PER LA PACE 2014
a Malala e Kailash Satyarthi.
Lei, "sono fiera"
Il premio è stato assegnato per la
lotta dei due attivisti contro
l'oppressione dei giovani
(di Maurizio Salvi)
NEW DELHI/ISLAMABAD
La giovane e coraggiosa studentessa pachistana, Malala
Yousafzai, ed un attivista indiano da decenni impegnato a
liberare i bambini dalla schiavitù, Kailash Satyarthi, si sono
divisi oggi il Premio Nobel per la Pace annunciato dal
Comitato dei 'saggi' di Oslo. Dopo tre anni di designazioni
non fortissime dal punto di vista mediatico, la scelta 2014
è stata senza dubbio più efficace: una musulmana di 17
anni, che un attentato talebano ha trasformato in simbolo
dei diritti delle donne, e un operatore sociale hindu di 60
anni, forse meno noto, ma che in anni di lotta nonviolenta
ha salvato almeno 80.000 bambini-schiavi. Molti hanno
interpretato il gesto del Comitato norvegese anche come
un messaggio a pachistani e indiani a sfruttare questa
opportunità per cercare di risolvere le loro controversie
per il Kashmir non a cannonate ma con il dialogo. E oggi,
per tutta la giornata, lungo il confine indo-pachistano
della regione contesa le armi hanno taciuto. Unanime il
plauso a livello internazionale, dal segretario generale
dell'Onu Ban Ki-moon alla Santa Sede, dall'Unione
europea al ministro degli Esteri italiano Federica
Mogherini, per la quale si tratta di "una scelta che deve
richiamare tutto il mondo, dalla politica alla società civile,
ad uno sforzo quotidiano di difesa dei diritti umani". La
motivazione del Premio letta ad Oslo recita che la scelta è
caduta su Satyarthi e Yousafzai "per la loro lotta contro la
repressione dei bimbi e dei giovani e per il diritto di tutti i
bambini all'istruzione: devono andare a scuola, non
essere sfruttati". Illustrando il profilo dell'attivista indiano,
il Comitato ha sottolineato che "mostrando particolare
coraggio, Kailash Satyarthi, coerente con la tradizione di
Gandhi, ha guidato varie forme di proteste e
manifestazioni, tutte pacifiche, concentrandosi sullo
sfruttamento dei bambini a fini di lucro".
Per Malala, i 'saggi' hanno indicato che "nonostante la sua
giovane età combatte già da anni per il diritto delle
bambine all'istruzione, ed ha mostrato anche che bambini
e giovani possono contribuire a migliorare la loro stessa
situazione. E lo ha fatto con una lotta eroica in un
contesto di grande pericolo". Fondatore di una battagliera
ong indiana, 'Bachpan Bachao Andolan' (Salvare i
bambini), Satyarthi ha esclamato apprendendo la sua
designazione che finalmente "la voce di decine di milioni
di bambini è stata ascoltata". E poi ha aggiunto: "Conosco
Malala personalmente e la inviterò a lavorare con me".
L'attivista ha anche annunciato all'ANSA che la parte in
denaro del premio "servirà a finanziare progetti per i
bambini". Da parte sua la giovane pachistana, che dopo il
tremendo attentato subito vive da due anni in Gran
Bretagna, ha messo in riga la stampa facendo sapere che
prima di commentare il riconoscimento ottenuto doveva
terminare la giornata di studio. Poi, in una conferenza
stampa tenuta nel pomeriggio a Birmingham, Malala ha
detto di "provare orgoglio per essere la prima pachistana
ad avere avuto il Premio Nobel". Questo riconoscimento,
ha assicurato, "per me non è il punto d'arrivo ma l'inizio di
una più forte battaglia per i diritti dei bambini allo studio.
Ce ne sono 57 milioni che non possono studiare". La
giovane pachistana ha anche rivelato di aver parlato per
telefono con Satyarthi e di aver accettato di lavorare con
lui per la causa comune. I due, simbolicamente, hanno
concordato anche di invitare i rispettivi premier (il
pachistano Nawaz Sharif e l'indiano Narendra Modi) alla
cerimonia di consegna del Premio a Dicembre ad Oslo. Un
altro ponte lanciato per la pace.
STORIA DI MALALA
MALALA YOUSUFZAI è una ragazza della città di
Minora in Pakistan. E stata colpita al collo e alla testa
da un uomo armato mentre tornava a casa da
scuola: sale sul bus tende la mano e spara.
Malala era diventata molto nota perché da 3 anni
scriveva un blog sulla BBC in lingua murdù.
Sosteneva che anche le ragazze hanno il diritto
all'istruzione. Il proiettile ha sfiorato il cervello di
Malala e le hanno sostituito un pezzo di osso del
cranio con uno in titanio. E’ stata portata
all'ospedale di Birmingham.
Quando Malala ha riaperto gli occhi ha telefonato al
padre per dirgli che stava bene.
Nella scuola di Malala molte ragazze sono rimaste a
casa. Il preside della scuola parla della ragazza:
Malala voleva studiare.
Malala è diventata in tutto il mondo il simbolo della
speranza e dell'importanza dell`istruzione nel suo
Paese.
E stata lanciata una
petizione: “A Malala
il Nobel per la Pace!
Sara, Agnese, Pina
Maria,
Tommaso,
insegnanti Cristina
Mutarello,
Laura
Parolini,
Classe V B, scuola
“Virgilio”
Mestre
Venezia , a.s, 201213
Dal
libro
Non
dobbiamo tacere , pag.
171- richiedere a [email protected] 041.952362
DISCORSO DI MALALA ALL'ONU
Eccomi qui, una ragazza come tante. I o non parlo
per me stessa, ma per dare una voce a coloro che
meritano di essere ascoltati.
Cari amici, il 9 ottobre 2012, i Talebaní mi hanno
sparato sul lato sinistro della fronte.
Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che i
proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno
fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di
voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei
obiettivi e fermare le mie ambizioni.
Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo:
debolezza, paura e disperazione sono morte; forza,
energia e coraggio sono nati. Io sono la stessa
Malala.
Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze
sono le stesse. E i miei sogni sono gli stessi.
Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né
sono qui a parlare in termini di vendetta personale
contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico.
Sono qui a parlare per il
diritto all'istruzione per tutti i bambini. Voglio
un'istruzione peri figli e le figlie dei talebani e di tutti
i terroristi e gli estremisti.
Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato.
Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto
dell'importanza della luce quando vediamo le
tenebre. Ci rendiamo conto dell ‘importanza della
nostra voce quando ci mettono a tacere.
Allo stesso modo, quando eravamo in Swat, nel Nord
del Pakistan, abbiamo capito l’importanza delle
penne e dei libri quando abbiamo visto le armi.
Il saggio proverbio «La penna è più potente della
spada» dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei
libri e delle penne. Il potere dell'educazione li
spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della
voce delle donne li spaventa. Questo e il motivo per
cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente
attentato a Quetta. Ed è per questo che uccidono le
insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni
giorno fanno
saltare le scuole: perché hanno paura del
cambiamento e dell'uguaglianza che porteremo nella
nostra società. Ricordo che c’era un ragazzo della
nostra scuola a cui un giornalista chiese: «Perché i
talebani sono contro l"educazione dei ragazzi?›>. Lui
rispose molto semplicemente: indicò il suo libro e
disse: «I talebani non sanno che cosa c'è scritto in
questo libro›>.
C’è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto agli
uomini di difendere i loro diritti. Ma questa volta lo
faremo da sole. Non sto dicendo che gli uomini
devono smetterla di parlare dei diritti delle donne,
ma il mio obiettivo è che le donne diventino
indipendenti e capaci di combattere per se stesse.
Facciamo appello a tutti i governi affinché
garantiscano un'istruzione gratuita e obbligatoria in
tutto il mondo per ogni bambino. Facciamo appello a
tutti i governi affinché combattano il terrorismo e la
violenza. Affinché proteggano i bambini dalla
brutalità e dal dolore. Invitiamo le nazioni sviluppate
a favorire l°espansione delle opportunità di
istruzione per le ragazze. Non dobbiamo dimenticare
che milioni di bambini sono fuori dalle loro scuole.
Non dobbiamo dimenticare che i nostri fratelli e
sorelle sono in attesa di un luminoso futuro di pace.
Un bambino, un insegnante, un libro e una penna
possono cambiare il mondo. Distruzione è l'unica
soluzione. L’istruzione è la prima cosa.
Traduzione di Fulvio Scaglione
MALALA OGGI
Da
studentessa
pachistana a simbolo
delle lotte contro i
Taliban quindi star
mediatica mondiale.
Con la sua Fondazione
ora raccoglie aiuti per
milioni di dollari
di Francesca Caferri
Quando si svegliò in un letto d'ospedale di Birmingham,
dove una delle équipe mediche più
avanzate al mondo cercava di salvarla dopo che il
proiettile di un Taliban le aveva sfondato il cranio,
Malala Yousafzaí pensò che la sua famiglia non avrebbe
potuto permettersi quelle cure: «Mio padre non era un
uomo ricco, io ero solo una ragazzina pachistana e non
sapevo come avremmo fatto», scrive nell’autobiografia.
Un pensiero che oggi non sfiorerebbe più
quell’adolescente che - a un anno e mezzo
dall’aggressione - è diventata fra le persone più influenti
al mondo: è stata la sua adesione, con una foto su Twitter,
a far decollare la campagna
per la liberazione delle 300 studentesse rapite in Nigeria
dagli estremisti di Boko Haram. Al suo fianco, in questa e
nelle altre lotte per l’educazione femminile, una serie di
politici eccellenti e celebrity: Obama e Michelle, Brad Pitt
e Angelina ]olie e l'ex-premier inglese Gordon Brown.
Alla testa della sua fondazione – che in poco più di un
anno ha già raccolto milioni di dollari e si avvale di partner
come Onu,Vodafone e gli stessi “Brangelina” - lavora una
24nne di origine pachistana: Shiza Hadid. Diplomata a
Standford, ex-analista McKinsey,
ha conosciuto la
famìglia Yousafzai nel 2009 ed è stata il loro canale di
collegamento con il mondo nei mesi della fuga dal
Pakistan e delle cure in Inghilterra. Hadid, inserita da
Forbes fra gli under 30 più potenti di oggi, spiega che il
suo compito e promuovere la visione di Malala
lasciandole il modo di vivere una “vita normale”. Per
questo ha inserito nel board del Malala Fund
professionisti di Google, McKinsey e Viral Voices, leader
nell’empowerment femminile.
Lei, Malala, prova a restare coi piedi per terra: nonostante
le decine di premi vinti in pochi mesi; i riconoscimenti di
Harvard, Clinton Foundation e
Parlamento europeo; il contratto da 3 milioni di dollari
per raccontare la sua storia in un libro; i milioni di follone
su Twitter. Per ora investe i guadagni in progetti di
sviluppo nello Swat, valle
non lontana da Islamabad dove è nata.
E dove nessuno, come nei resto del mondo oramai, la
considera più Soltanto una “ragazzina pakistana”.
La Repubblica DONNA n.891. 24 maggio 2014