Idee e materiali avanzati per le barche volanti senza dimenticare il
Transcript
Idee e materiali avanzati per le barche volanti senza dimenticare il
Tecnologia. Idee e materiali avanzati per le barche volanti senza dimenticare il rispetto dell’ambiente Anche la nautica come l’industria automobilistica deve ragionare sul fine vita Due imbarcazioni protagoniste di eventi prestigiosi, un velista abituato alle grandi sfide e due tecnici che ragionano su prestazioni, materiali e sostenibilità ambientale. Qualche mese fa, un seminario organizzato a Cagliari da Atena Sardegna è stato l’occasione di una riflessione tecnica su due campioni del mare come Luna Rossa e Vento di Sardegna e sulla cooperazione europea per una produzione industriale e un relativo lifecycle ecosostenibile anche nella nautica. I relatori erano l’ing. Davide Tagliapietra di Luna Rossa Challenge (sfidante italiano anche per la prossima America’s Cup, da mesi impegnato a Cagliari nella preparazione della prossima campagna), il velista (e produttore di vele) Andrea Mura, il dott. Marzio Bianchi della Society of Automotive Engineers Torino Group. L’ing. Tagliapietra ha parlato dell’architettura delle imbarcazioni da regata e dei materiali impiegati nella loro costruzione, spiegando fra l’altro le fasi che hanno portato all’ideazione e alla realizzazione del piccolo Moth, la barca con le ali, con il passaggio dalla navigazione dislocante - basata sul principio di Archimende, per cui un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato - alla navigazione in sostentamento, ovvero determinata dalla spinta determinata dalla velocità della stessa imbarcazione. Già nel 1905 Enrico Forlanini, ingegnere e inventore, sviluppò un aliscafo che volava sull’acqua. In quel periodo gli aliscafi vennero usati per gli usi più disparati, sia civili sia militari e, pur non esistendo le tecnologie e i materiali moderni, alcuni riuscivano a raggiungere la velocità di 40 nodi. Tagliapietra ha proseguito spiegando il particolare che ha reso le moderne imbarcazioni da regata più performanti - il foiling - che dal 2012 è stato sviluppato per la categoria AC72 nella quale compete il suo team. Con la corsa all’applicazione dei foils è cambiata anche la struttura dell’imbarcazione: gli scafi, ora piccoli e leggerissimi, sono uniti fra loro con tensostrutture, al centro delle quali è montata un’ala rigida. In questo tipo di imbarcazioni, la stabilità non è più data dalla chiglia ma dalla loro larghezza. Naturalmente anche l’uso del foiling presenta delle problematiche tecniche, dovute all’effetto del vento, alla stabilità longitudinale e alla cavitazione e ventilazione. L’effetto del vento incide molto rapidamente sulla stabilità ed è mitigato con l’uso di flap; la stabilità longitudinale varia in funzione della disposizione delle appendici, mentre per limitare l’effetto di cavitazione e ventilazione si agisce sui profili alari dei foils. Gli scafi per questo tipo di imbarcazioni possono essere realizzati con laminazione in autoclave, con cottura in forno o con laminazione manuale: Luna Rossa è nata con una procedura artigianale semimanuale e lo scafo è stato realizzato con controllo numerico unito a rifiniture manuali. Tagliapietra ha concluso il suo intervento con una breve carrellata sull’applicazione di queste nuove tecniche di progettazione e tecnologie alle imbarcazioni da diporto. Nel secondo intervento, Andrea Mura ha presentato l’attività agonistica di Vento pagina 37 L’AUTORE. L’ingegnere Luca Carboni sintetizza in questo articolo i temi trattati in occasione di un seminario organizzato a Cagliari, in collaborazione con l’Ordine, dalla sezione Sardegna di ATENA - Associazione Italiana di Tecnica Navale telefono: 349.0963519 e-mail: [email protected] www.atenanazionale.it Luna Rossa AC45 in allenamento nel golfo degli Angeli, in assetto full foiling, comune oggi alle imbarcazioni da regata di questa classe. In tale assetto, grazie alla portanza idrodinamica dei foil, si ricava dal vento non solo la spinta propulsiva ma anche il sostentamento totale fuori dall’acqua. Conseguentemente la barca vola letteralmente, con ciò annullando (o quasi) le resistenze idrodinamiche tipiche della navigazione dislocante e di quella, di misura molto minore, planante. [g.c.] (foto © Luna Rossa Challenge 2013) INFORMAZIONE 126 INFORMAZIONE 126 Tecnologia Andrea Mura su Vento di Sardegna, impegnato nell’edizione 2010 della Route du Rhum. di Sardegna e le varie fasi della preparazione del suo 50’ per la Route du Rhum 2014: pulizia della carena, alleggerimento dello scafo, sostituzione dei verricelli e delle vele, con l’obiettivo di rendere ancora più veloce la traversata difendere il titolo di categoria conquistato nel 2010. Con questi lavori, il dislocamento dell’imbarcazione è calato di 1,5 t, grazie anche all’eliminazione dell’impianto di acqua dolce e di tutti gli accessori non necessari durante la regata. Mura ha sottolineato che le sue sfide sul mare hanno anche l’obiettivo di promuovere la Sardegna, con l’auspicio che possano portare una tangibile ricaduta sul territorio. Il terzo intervento in programma è stato quello del dott. Marzio Bianchi, che ha illustrato il progetto S Life, che offre il sostegno delle risorse europee alle produzioni industriali ecosostenibili ed al relativo lifecycle. Ricollegandosi ai precedenti interventi di Tagliapietra e Mura, Bianchi ha osservato che alcuni materiali adoperati per rendere più performanti le imbarcazioni da regata hanno un impatto ambientale molto alto, in quanto non possono essere riciclati. Imbarcazioni ecocompatibili devono essere progettate in maniera tale da consentirne il riciclo a fine vita, come già avviene in alcuni paesi del Nord Europa, dove vige l’obbligo per i proprietari di natanti di smaltirli a fine vita secondo precise regole derivate dalla normativa automobilistica. Per capirsi meglio: in base alla normativa 2000/53 CE, a partire dal 2015 un’automobile a fine vita viene riciclata per l’85% del proprio peso. In particolare, vengono recuperate le parti metalliche (acciaio e rame), mentre si riscontrano ancora dei problemi con alcuni polimeri. La stessa percentuale potrebbe essere applicata anche alle imbarcazioni costruite con materiali metallici. Facendo un’ulteriore analogia col settore automobilistico, anche per il settore navale/nautico si può suddividere la vita di una imbarcazione in quattro fasi: 1. estrazione materie prime per la realizzazione dei componenti; 2. loro lavorazione e assemblaggio componenti per la costruzione della nave 3. uso, la gestione e la manutenzione della imbarcazione 4. fase di fine vita della imbarcazione e riuso/riciclo/smaltimento dei suoi componenti e materiali. I materiali e i componenti recuperati possono essere sfruttati per costruire nuove imbarcazioni. A parità di prodotto finito, ne beneficia anche l’ambiente in quanto è chiaramente più ecologico partire da un materiale lavorato, come una lamiera o un motore rigenerato, piuttosto che estrarre ulteriori materie prime per realizzarli. Bianchi concluso il suo intervento accennando allo smaltimento delle navi effettuato nei paesi in via di sviluppo: oltre ad una perdita di materie prime per l’Europa, con queste scelte dettate da miopi valutazioni economiche si compromette anche l’ambiente, in quanto questi smaltimenti vengono fatti senza regole. Il presidente della Sezione Sardegna di Atena, ing. Roberto Matteoli, a chiusura del seminario si è ricollegato all’intervento di Marzio Bianchi auspicando che, in considerazione dell’insularità della nostra regione, il recupero delle imbarcazioni a fine vita possa essere opportunamente valorizzato dalle imprese del settore operanti sul territorio isolano.  Luca Carboni pagina 38