89 - Revolutionary Road

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89 - Revolutionary Road
Dr. Fabrizio Boninu, Psicologo – Psicoterapeuta, Piazza Salento 7, Cagliari
89 - Revolutionary Road
Il film di cui voglio parlarvi oggi si intitola Revolutionary Road del regista
Sam Mendes (2008). Il film è una bellissima e dolente descrizione della vita di due coniugi April
(Kate Winslet) e Jack (Leonardo Di Caprio). Lei, come intravediamo all’inizio del film, è un
attrice, mentre lui, impiegato in una grossa azienda e innamorato della moglie, sembra
assecondare le passioni di April. La famiglia, i due hanno due bambine, si trasferisce in una casa
che sembra la perfetta incarnazione del sogno medio borghese americano: bianca, col prato
ben tenuto e il vialetto. Man mano che il sogno sembra concretizzarsi per la coppia, scopriamo
che forse il sogno non è di entrambi ma che anzi April si trova sempre più costretta a stare
all’interno di un modello che non la rappresenta per niente. Inizia una sorta di lotta per la
definizione delle regole dove più Frank sembra rincorrere il sogno della sistemazione, più April
si sente sopraffatta da questa normalità, dalla quale invece vorrebbe sfuggire. Se c’è stato un
momento nel quale April ha pensato di poter condividere il sogno del marito, tocca poi a Frank
l’intenzione di fare come propone la moglie.
April ha, infatti, un sogno: convincere il marito a trasferirsi a Parigi dove lei potrebbe lavorare
mentre lui potrebbe prendere un periodo di aspettativa. Il piano è’rivoluzionario’ per il periodo
nel quale il film è ambientato (siamo intorno agli anni ’60): la moglie lavora, il marito no. Frank
sembra condividere il piano della moglie nonostante i loro perfetti vicini di casa,
complimentandosi con loro della loro decisione, ci facciano capire poi cosa pensassero
realmente. In questo sprazzo di felicità, in un momento di passione, April rimane incinta del
terzo figlio. Questo scombussola tutti i piani e allontana gradualmente ma inesorabilmente i
due coniugi che tendono ad irrigidirsi sulle loro posizioni e a riuscire a comunicare tra loro
sempre meno. Entrambi sembrano a disagio col sogno coltivato dall’altro ed entrambi si
rifugiano in rapporti fugaci esterni alla coppia. La distanza è tanto più proporzionale alla
consapevezza che i due progetti di vita si stanno discostando. Colpisce come, in una delle scene
più drammatiche del film, sia il personaggio del ‘pazzo’ che, facendosi carico del peso di poter
dire ciò che tutti pensano ad alta voce. Riesce, infatti, a superare le ipocrisie e i manierismi che
la società coltiva per cercare di proteggerci ma che, in realtà, servono a mascherare le difficoltà
di questa famiglia. John, il figlio disturbato del loro agente immobiliare, nella scena cui
accennavo, fa loro un discorso che potrebbe essere un trattato di terapia familiare: dice a Frank
che forse il motivo per cui ha messo incinta April era la paura del fatto di poter seguire il sogno
di April stessa e che entrambi si meritano l’uno con l’altro tanto Frank con le sue paure, quanto
April con la sua incapacità di seguire fino in fondo i suoi sogni. Nel momento in cui viene rotto il
velo dell’ipocrisia, niente può più tornare a posto soprattutto se la soluzione sembra essere il
ritorno ad un formalismo di facciata che non sembra ormai rappresentare più nessuno. Non vi
voglio rovinare il finale. Ma una delle ultime scene è emblematica di come certe macchie, vitali,
vadano a distruggere la perfezione formale di un salotto immacolato.
Insomma un film molto bello, al quale la bravura dei protagonisti aggiunge un valore in più. Un
film che fa riflettere sul come la mancanza di dialogo e lo scostamento dai sogni, aspetti dei
quali tutti sembrano essere consapevoli, non può essere superato con una magnifica
facciata. Una magnifica facciata può essere mantenuta solo a costo della fine del dialogo come
ci fa intuire il marito dell’agente immobiliare che abbassa il volume del suo apparecchio
acustico per non sentire la moglie.
Può forse essere questa una fine migliore?
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