Se i ragazzi non conoscono più nessun divieto

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Se i ragazzi non conoscono più nessun divieto
Se i ragazzi non conoscono più nessun divieto
(Lucetta Scaraffia in Avvenire, 12 maggio 2007)
Di recente è emersa una notizia inquietante: ci sono discoteche aperte il
pomeriggio per giovanissimi - dagli undici ai quattordici anni - gestite da ragazzi poco
più grandi (anche sedicenni), dove si pratica un sesso promiscuo e indiscriminato. Gli
adolescenti lo fanno per sentirsi adulti e non dicono nulla ai genitori, che sembrano
esserne all'oscuro, mentre i figli ne parlano nei blog, dove circolano i video di queste
"imprese".
Ci si chiede come possano le madri ignorare dove vanno i ragazzi, non accorgersi
di come vestono - dodicenni con tanga ridottissimi sotto i jeans e trucchi pesanti - e
non vedere e non capire chi stanno diventando i loro figli. Ma esempi recenti, come
l'episodio della dodicenne ripresa con i telefonini dai compagni mentre si dedicava ad
atti erotici e il cui padre ha reagito picchiando i ragazzi, li hanno fatti venire alla luce.
In questo caso il problema sembrava consistere nella violazione della privacy a causa
della circolazione delle immagini, dal momento che, essendo la ragazza consenziente,
non si sarebbe trattato di violenza.
Il modo in cui vengono presentate queste notizie già contiene la risposta alla
domanda sulle cause sottese a questi comportamenti: nessuno è colpevole, e i ragazzi
che compiono questi atti danno solo segni di "disagio" da curare con l'aiuto degli
psicologi. La sessualità poi deve essere libera e senza controllo anche per una bambina
di dodici anni. Anzi, i genitori dei ragazzi sembrano persino un po' fieri di questa
precoce vivacità sessuale, enfatizzata dalle tecnologie moderne. Unico problema, la
privacy: quella sì che va difesa e salvaguardata, ma perché rendere pubblici degli atti
contro la volontà del protagonista potrebbe in qualche modo limitare la libertà di
compierli.
Nei molti episodi di violenza a sfondo sessuale emersi sui media è infatti
evidente il rifiuto radicale di punire i discoli, considerati solo ragazzi in "disagio",
incapaci di inserirsi correttamente nella società. Non c'è idea di colpa e di male, e
quindi nessuno che insegni loro cosa è il bene, magari con qualche ceffone.
E davvero è difficile pensare che degli psicologi possano cambiare questi
ragazzi in assenza di una educazione morale e senza che i genitori intervengano a
punire i figli. Insomma, questi fatti mettono in luce la crisi della famiglia: una famiglia
autentica che si assuma il ruolo di educare i figli, anche a costo di affrontare conflitti
e ribellioni.
Sembra che questi ragazzi, ormai tutti figli "desiderati", e quindi spesso unici,
non conoscano divieti e rimproveri, ma solo la realizzazione dei desideri. Soprattutto
perché loro stessi sono figli del desiderio, e quindi devono esaudirlo, dando ai genitori
solo gioie e piaceri: condizione che ovviamente nessuna forma di educazione può
assicurare.
E pensare che la propaganda per il controllo delle nascite negli anni Sessanta
insisteva sul fatto che i figli "desiderati" sarebbero stati più amati e meglio educati, e
di conseguenza esseri umani migliori!