Pedologia - Ecomuseo Chianti

Transcript

Pedologia - Ecomuseo Chianti
Suolo, vite ed altre colture di qualità: una nuova frontiera per la pedologia
Edoardo A.C. Costantini
CRA-Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo, Firenze
I fattori che concorrono nel determinare le condizioni e il successo di un sistema vitivinicolo sono
molteplici e la loro importanza varia a seconda delle diverse realtà produttive. Oltre ai fattori fisici,
sono presenti fattori professionali, politici e amministrativi, infrastrutturali e contestuali, ed infine
immateriali, che stanno assumendo sempre maggiore importanza nel determinare il successo
commerciale di un vino (Fig.1).
La possibilità inoltre, in un non lontano futuro, di arrivare ad una certificazione pubblica della
sostenibilità ambientale dell’azienda, “vendibile” sull’etichetta della bottiglia di vino, rende la
viticoltura sostenibile una prospettiva sempre più interessante per i produttori.
La viticoltura sostenibile quindi deve perseguire la realizzazione di itinerari di produzione il più
possibile rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, per i quali il contributo del pedologo può essere
determinante in molte forme, come riportato in figura 2.
Nell’ ultimo ventennio gli studi per determinare l'attitudine di differenti zone alla coltura della vite
hanno assunto carattere integrato ed interdisciplinare, coinvolgendo competenze riguardanti i fattori
ambientali (suolo e clima in primo luogo), l’ecologia, l’agrotecnica e la genetica viticola, la
trasformazione e la valutazione enologica del prodotto (Lulli et al., 1989; Scienza et al., 1990;
Costantini et al., 1991; Fregoni et al., 1992). La definizione di vocazione ambientale viene così
ottenuta facendo interagire le informazioni climatiche, pedologiche e colturali con l'espressione
vegetativa, produttiva e qualitativa dei vigneti.
ο
ο
ο
ο
ο
Fattori fisici
– clima
– topografia
– geologia e geomorfologia
– suolo
– paesaggio
Fattori professionali
– agrotecnica
– enologia
– marketing
– organizzazione aziendale
– disponibilità di mano d’opera generica e specializzata
Fattori politici e amministrativi
– regolamenti e direttive dell’Unione Europea
– leggi dello Stato
– leggi regionali
– direttive e autorizzazioni provinciali
– disposizioni di Consorzio di produzione e tutela
Fattori infrastrutturali e contestuali
– vie di comunicazione
– rapporti con la cantina di trasformazione
– ambiente sociale in cui si colloca l’azienda viticola
Fattori immateriali
– gusto del consumatore
– cultura del vino, consapevolezza pubblica
– immagine del prodotto
• tradizione, “nobiltà del vino”
• qualità e notorietà del paesaggio rurale
• sostenibilità ambientale della viticoltura: conservazione del
suolo e dell’ambiente, tutela e valorizzazione del paesaggio
Figura 1. I fattori del sistema vitivinicolo.
1
Si associa al concetto di “vocazione viticola” il termine di “zonazione” inteso come suddivisione di
un territorio in base alle caratteristiche ecopedologiche e geografiche con verifica della risposta
adattativa di differenti vitigni. La zonazione è un processo molto complesso e consiste in uno studio
integrato e interdisciplinare che mira, mediante analisi diverse, a suddividere il territorio in funzione
della vocazionalità alla coltivazione della vite. Tramite la zonazione viticola vengono studiati e
divulgati i costituenti del “terroir” e la verifica dei legami che intercorrono tra i fattori così
evidenziati e le tipologie di vino ottenibili.
ο
ο
ο
Rilevamento e cartografia
– di base (carta dei suoli, carta delle Unità territoriali di base e dei
terroirs)
– attitudinale (zonazione a scala diversa, in particolare provinciale,
comprensoriale, aziendale)
– tematica (capacità d’uso, difficoltà di gestione agrotecnica,
sostenibilità colturale, carte dei caratteri funzionali per la viticoltura)
Decisioni all’impianto
– scelta degli appezzamenti, dei vitigni, dei portainnesti, delle densità di
impianto e dell’orientamento dei filari, scelta delle essenze negli
inerbimenti, problemi fitosanitari (clorosi, mal dell’esca)
– sistemazione del terreno (livellamento e riporto di terra, stabilità del
versante), progettazione dei drenaggi superficiali e profondi
– concimazione di fondo, sovescio
Decisioni nella conduzione del vigneto
– concimazione annuale,
– conservazione del suolo,
– gestione dell’agrotecnica (lavorazioni, potature, trattamenti
antiparassitari)
Figura 2. Le valutazioni pedologiche per una viticoltura sostenibile.
Il concetto terroir
ο
ο
ο
Il terroir è un insieme di terre le cui caratteristiche naturali - suolo,
sottosuolo, rilievo e clima -costituiscono un insieme unico di fattori che
conferisce al prodotto che ne deriva, attraverso le piante o gli animali,
caratteristiche specifiche
L’uomo ha adattato le sue tecniche di produzione a queste condizioni
particolari dell’ambiente naturale, al fine di esaltare il risultato qualitativo
del prodotto ottenuto in questo luogo, conferendogli peculiarità ed esclusività
Il terroir può essere cartografato delineando terre omogenee per
caratteristiche climatiche, topografiche, geologiche, pedologiche, gestionali,
con riconoscimento di provenienza e tipicità attuale o potenziale
Dal punto di vista giuridico, il “terroir” è un'area ben delimitata: proprio per tale precisa
delimitazione areale, le denominazioni d’origine possono essere protette validamente solo sulla
base di una conoscenza precisa del “terroir”. Più la conoscenza del “terroir” sarà scientifica e
supportata da dati precisi, meno la denominazione sarà vulnerabile e meglio sarà difendibile. In tal
senso si colloca anche la normativa in materia di Denominazioni d’Origine (Legge n. 164/92),
strumento principe per la tutela e la valorizzazione del territorio viticolo qualificato
2
scientificamente nelle sue molteplici caratteristiche che concorrono a realizzare un prodotto di
qualità.
Dal punto di vista economico, definire un “terroir” consente di comporne un insieme di unità in
funzione delle loro potenzialità per una data coltura, definire un modo particolare e specifico di
elaborazione del prodotto, individuare un mercato particolare. È dunque importante che la
dimensione della proprietà e le modalità di raccolta siano in accordo con le possibilità del mercato,
della mano d’opera e le strutture del territorio. Si otterranno così dei prodotti ad alta specificità che
potranno usufruire di una politica agricola economica originale e concorrenziale. Dal punto di vista
enologico, selezionare le partite di una vendemmia in funzione della provenienza è importante per
la scelta della migliore vinificazione, tanto quanto la qualità delle uve e la varietà. Infatti, è
auspicabile vinificare separatamente le partite di vigneti di diversi “terroir” per disporre di una
vasta gamma di vini da assemblare in funzione del prodotto che si vuole ottenere (Laville, 1990).
In Italia, l’importanza dell’indagine pedologica nell’analisi della zonazione viticola venne affermata
con chiarezza nei primi anni ottanta, per essere ulteriormente sviluppata in quest’ultima decade. Gli
studi di zonazione viticola, soprattutto a scala di dettaglio e semidettaglio e nei comprensori
vitivinicoli di maggiore pregio, aree DOC e DOCG, hanno fornito elementi utili alla comprensione
dei fattori ambientali funzionali alla produzione di qualità per molte varietà coltivate.
La zonazione viticola è assimilabile ad un processo di valutazione del territorio attraverso una stima
del suo comportamento quando viene usato per fini viticoli. La stima è tanto più precisa quanto
maggiori e approfondite sono le conoscenze dei fattori in gioco: nel nostro caso principalmente il
clima, il suolo, la fisiologia della vite, le tecniche agronomiche. È da sottolineare che il
procedimento di stima non può prescindere dalle finalità della valutazione e dalla scala alla quale
vengono effettuati i rilevamenti: aziendale, consortile, provinciale, ecc. Per ogni grandezza di scala
adottata, cambiano le finalità e possono essere diversi anche i parametri utilizzati per l’indagine.
Un’area potenzialmente “vocata” è quindi un ambito territoriale dove vi è una buona probabilità di
incontrare suoli che producono nella maggior parte degli anni in modo soddisfacente, con un buon
risultato qualitativo, senza necessità di interventi agrotecnici particolarmente onerosi, rischio
geomorfologico e pregiudizio per la conservazione del suolo. Le esperienze di zonazione viticola
hanno indicato che ogni singola situazione ambientale va valutata in termini potenziali rispetto al
modello agronomico di riferimento e alle condizioni ambientali che ne permettono la realizzazione,
cioè il risultato enologico corrisponde ad un modello di crescita e maturazione della pianta
determinato da pratiche agricole, clima e condizioni del suolo (Van Leeuwen e Seguin, 1997;
Costantini, 1998). I fattori ambientali, infatti, influenzano l'equilibrio ormonale di ciascuna varietà,
il quale regola l'espressione del genotipo. La valutazione dei suoli deve essere quindi effettuata in
relazione alla distanza che intercorre tra le condizioni specifiche e quelle di riferimento, in altre
parole, in funzione delle limitazioni che le condizioni naturali oppongono al raggiungimento
dell'obiettivo agronomico. Il Sangiovese, per esempio, nei suoli più fertili, quelli cioè in cui
mancano limitazioni permanenti, produce risultati enologici insoddisfacenti, a causa della eccessiva
produttività. Risultati migliori possono essere ottenuti in suoli piuttosto fertili, ma con delle
limitazioni pedologiche che inducono uno stress moderato. I suoli poco fertili, ad esempio, quelli
severamente erosi, producono sempre meno che i più conservati, ma forniscono risultati molto
variabili in funzione dell’andamento climatico dell'anno (Campostrini e Costantini, 1996).
Per quanto detto in precedenza, nel caso di un comprensorio vitivinicolo il processo di valutazione
del territorio si configura come una stima dell'attitudine dei terreni alla produzione di un vino di
qualità (Land Suitability per la qualità dei prodotti). La stima viene svolta sulla base delle
caratteristiche fisiche permanenti del territorio stesso; un esempio metodologico è riportato nelle
figure sotto riportate. In ogni caso, oltre alle finalità specifiche, il procedimento di valutazione
dovrà tenere presente il principio dell'uso sostenibile del territorio, cioè di un uso che non determini
un deterioramento severo o permanente nelle sue qualità; in altre parole, è necessario uno studio
dell'impatto ambientale dei sistemi di impianto dei nuovi vigneti. Infatti, poiché ogni intervento
agricolo porta ad un’alterazione dell’ambiente, sia esso naturale o antropizzato, è importante che
durante la valutazione siano considerate le conseguenze di tali interventi, in modo da declassare i
3
terreni che possono subire gravi fenomeni di degrado con il tipo di uso previsto. Operativamente, la
zonazione inizia con un’indagine socio-economica preliminare, segue poi la caratterizzazione
pedologica e l’acquisizione dei dati climatici pluriennali per le stazioni già disponibili nell’area di
studio. Infine, la fase critica della scelta dei vigneti sperimentali.
Figura 3. Le principali fasi del metodo di zonazione viticola (1).
Figura 4. Le principali fasi del metodo di zonazione viticola (2).
La scelta dei vigneti sperimentali è strategica in quanto determina la rilevanza e la rappresentatività
dei risultati che verranno ottenuti. Tale scelta deve essere compiuta solo dopo il rilevamento di un
campione il più ampio possibile dei vigneti presenti nel comprensorio, cercando di controllare le
4
Figura 5. Le principali fasi del metodo di zonazione viticola (3).
variabili pedologiche, climatiche ed agrotecniche. Di solito è necessario esaminare molti possibili
vigneti prima di scegliere quelli adatti. Questi dovrebbero essere posti in aziende diverse, in modo
da poter considerare anche l’effetto dell’organizzazione aziendale. È buona norma, poi, prevedere
una serie di rilievi pluriennali (almeno 3-4 anni) per arrivare alla stima dell’interazione tra vitigno
ed ambiente.
I rilievi nei vigneti sperimentali, e le elaborazioni effettuate, porteranno all’identificazione delle
Unità territoriali di base, unità spaziali di funzionamento omogeneo del vigneto. Al suo interno tutte
le piante della stessa combinazione vitigno-portinnesto avranno un comportamento paragonabile ed
il viticoltore potrà mettere in atto le comuni tecniche colturali ottimali su tutte le Unità territoriali di
base. La cartografia attitudinale è sempre però da considerarsi probabilistica. La diversa
connotazione delle aree indica che, dai dati ottenuti, risultano presenti in esse suoli a diversa
vocazione prevalente. Le carte attitudinali esprimono quindi una graduatoria di aree a diversa
convenienza di utilizzazione, corrispondente a una minore o maggiore probabilità di trovare terreni
con una determinata attitudine.
Oltre alle carte attitudinali, che sono una visione di sintesi utile soprattutto a fini programmatori,
possono essere prodotte una serie di carte utili ai fini gestionali, che illustrano i caratteri ambientali
che possono interessare la gestione agronomica del vigneto, o individuano alcune importanti qualità
delle terre. Nel primo caso, alcuni esempi possono essere: pietrosità del suolo, contenuto in
scheletro, drenaggio interno, salinità, profondità utile per le radici, caratteri vertici, acqua
5
disponibile per le piante, pH; nel secondo: difficoltà di gestione agrotecnica, carta della sostenibilità
ambientale, carta dei paesaggi viticoli, capacità depurativa dei suoli (vedi ad esempio Costantini et
al., 2006; Morlat, 2001; Vaudour, 2005).
Lo sviluppo delle tecniche di zonazione colturale configura una evoluzione dell’attività del
pedologo verso il supporto alle decisioni all’impianto e nella gestione del vigneto. Una gestione che
si affina sempre più fino a divenire “agricoltura di precisione” o “sito-specifica”.
Man mano che il dettaglio e la precisione delle informazioni fornite dal pedologo al viticoltore
aumenta, cresce di pari passo la necessità per il pedologo stesso di avere una conoscenza del suolo
di grande dettaglio, che con gli strumenti tradizionali e difficile avere a prezzi e in tempi contenuti.
Si stanno così diffondendo l’utilizzo di tutta una serie di nuove tecnologie, che consentono di
verificare le variazioni orizzontali e verticali di alcuni caratteri pedologici quasi al continuo.
Tra queste vi è l’indagine satellitare. Una delle tecniche più diffuse è quella che utilizza la risposta
spettrale del vigneto per verificare le variazioni di suolo. L’NDVI (Normalized Difference
Vegetation Index) è l’indice che viene calcolato e messo in relazione con lo stato vegetativo della
pianta e con il tenore di umidità del suolo. Alcune esperienze hanno diomostrato che, sebbene la
risposta spettrale vari nel tempo, le differenze tra una zona del vigneto e l’altra tendano a rimanere
costanti.
Figura 6. Immagine NDVI di un vigneto in agosto secco (2002) e piovoso (2004).
Altra tecnologia emergente è quella dei metodi geofisi, principalmente il georadar e l’induzione
elettromagnetica. Queste tecniche consentono di individuare i cambi abrupti nel suolo per varazioni
pedologiche, sedimentarie o per la presenza della falda.
Il georadar, in particolare, consente di ottenere un profilo di riflessione dai primi decimetri del
suolo. Uno dei vantaggi di questa tecnologia è che è facilmente portabile e relativamente poco
costosa. Tra i principali svantaggi il fatto che non lavora bene nei suoli ricchi di sali e di argilla.
6
Figura 7. Il georadar in campo.
Figura 8. Applicazione del georadar ad un spodosuolo.
Figura 9. Applicazione del georadar ad un suolo con falda idrica a 5 m.
7
Figura 10. L’EMI in campo.
L’induzione elettromagnetica (EMI) usa l’energia elettromagnetica per misurare la conducibilità
apparente del suolo. Il valore ottenuto è attualmente poco affidabile, ma le variazioni dovute ai
cambiamenti di suolo sono piuttosto precise.
Figura 11. Applicazione dell’EMI ad un rilevamento pedologico di grande dettaglio.
8
La combinazione delle tecnologie geofisiche con la penetrometria, resistività e frizione ottenibile da
una sonda consente di completare la stima di molte proprietà fisiche e idrologiche del suolo. Questi
dati possono essere poi georiferiti con il GPS e visualizzati su un GIS, con il risultato di ottenere
una lunga serie di mappe tematiche.
Figura 12. Sonda per il rilevamento della penetrometria, resistività e frizione.
A questo punto il problema diventa proprio quello dalla interpretazione ed utilizzazione di questa
grande massa di dati. La difficoltà nasce non solo dalla numerosità dei dati e strati tematici, ma
anche dalla loro affidabilità, sensibilità e precisione, diversa da un tipo di analisi ad un’altra. Ecco
quindi che il ruolo del pedologo e della descrizione ed analisi tradizionale di profili di riferimento
diventa indispensabile.
La nuova frontiera sta proprio nel conoscere e saper utilizzare in modo appropriato ed attento queste
nuove tecnologie. In questo modo si potranno aumentare le ricadute applicative e, in definitiva, il
valore del lavoro del pedologo.
Riconoscimenti
Testo parzialmente ripreso da:
BUCELLI, P., COSTANTINI, E.A.C. (2006). Vite da vino e zonazioni vitivinicole. In: Costantini,
E.A.C. (Ed.), Metodi di valutazione dei suoli e delle terre, Ministero Politiche Agricole, Alimentari
e Forestali, Osservatorio Nazionale Pedologico e per la Qualità del Suolo Agricolo e Forestale,
Cantagalli, Siena, p. 519-578
Si ringrazia la John Deere per la collaborazione e le immagine elaborate dal Soil Information
System
9
Figura 13. Cartografia pedologica di un vigneto a grande dettaglio: topografia, flussi idrici e
conducibilità elettromagnetica
Figura 14. Cartografia pedologica di un vigneto a grande dettaglio, dall’alto a sinistra al basso a
destra: profondità utile, capacità di campo, radiazione, compattamento.
Bibliografia
CAMPOSTRINI, F., COSTANTINI, E.A.C., 1996. Gestione del vigneto Nobile di Montepulciano
per la valorizzazione delle risorse naturali del territorio. In: "Vino Nobile di Montepulciano:
zonazione e valorizzazione delle risorse naturali del territorio" a cura di Campostrini, F. ed
Costantini E., Regione Toscana, Firenze, 110-120.
10
COSTANTINI, E.A.C., 1998. Le analisi fisiche nella definizione della qualità dei suoli per la
valutazione del territorio. I Georgofili, Quaderni 1998 III, La normalizzazione dei metodi di analisi
fisica del suolo, Firenze, 33-57.
COSTANTINI, E.A.C., BARBETTI, R., BUCELLI, P., CIMATO, A., FRANCHINI, E.,
L’ABATE, G., PELLEGRINI, S., STORCHI, P., VIGNOZZI, N., 2006. Zonazione viticola ed
olivicola della provincia di Siena. Grafiche Boccacci editore, Colle val d’Elsa (SI), 224.
COSTANTINI, E.A.C., LULLI, L., MIRABELLA, A., 1991. First experiences to individuate soils
suitable for the production of high quality Vernaccia of San Gimignano. Atti del simposio
internazionale: La gestione del territorio viticolo sulla base delle zone pedoclimatiche e del catasto.
S. Maria della Versa (PV) 29-30 giugno 1987, 125-135.
FREGONI, M., ZAMBONI, M., BOSELLI, M., FRASCHINI, E., SCIENZA, A., VALENTI, L.,
PANONT, C.A., BRANCADORO, L., BODONI, M., FAILLA, O., LARUCCIA, N., NARDI, I.,
FILIPPI, N., LEGA, P., LINONI, F., LIBÉ, A., 1992. Ricerca pluridisciplinare per la zonazione
viticola della Val Tidone (Piacenza, Italia). Vignevini, 11.
LAVILLE, P., 1990. Le terroir, un concept indispensable à l’élaboration et à la protection des
appelations d’origine comme à la gestion des vignobles : le cas de la France. Bull. OIV, 709-710,
217-241.
LULLI, L., COSTANTINI, E.A.C., MIRABELLA, A., GIGLIOTTI, A., BUCELLI, P., 1989.
Influenza del suolo sulla qualità della Vernaccia di San Gimignano. Vignevini, 1/2, 53-62.
MORLAT, R., 2001. Terroirs viticoles: étude et valorisation. Openoplurimedia, Chaintré.
SCIENZA, A., BOGONI, M., VALENTI, L., BRANCADORO, L., ROMANO, F., 1990. La
conoscenza dei rapporti tra vitigno ed ambiente quale strumento programmatorio in viticoltura:
stima della vocazionalità dell’Oltrepò Pavese. Vignevini, 12:4-62.
VAN LEEUWEN, C., SEGUIN, G., 1997. Incidence de la nature du sol et du cépage sur la
maturation du raisin, à Saint emilion, en 1995. 1er colloque international “les terroirs viticoles”
Angers, France, INRA, 154-157.
VAUDOUR, E., 2005. I terroir. Definizioni, caratterizzazione e protezione. Edagricole, Bologna,
295.
11