Projet de résolution sur le zonage viticole au niveau du sol

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Projet de résolution sur le zonage viticole au niveau du sol
RISOLUZIONE OIV-VITI 423-2012 REV1
LINEE GUIDA OIV SULLE METODOLOGIE DI ZONAZIONE VITIVINICOLA A LIVELLO DEL
SUOLO E A LIVELLO CLIMATICO
L’ASSEMBLEA GENERALE,
Su proposta della Commissione I “Viticoltura”,
VISTI i lavori presentati in seno al Gruppo di Esperti “Ambiente viticolo e cambiamento
climatico” dal 2007,
CONSIDERATE
le Risoluzioni OIV VITI/04/1998 e VITI/04/2006 in cui si raccomanda, ai paesi membri, di
eseguire degli studi di zonazioni vitivinicole,
CONSIDERATA la risoluzione OIV-VITI 333-2010 sulla definizione del ”terroir” vitivinicolo,
CONSIDERATE le ricadute economiche, legislative e culturali che sono spesso legate alla
zonazione vitivinicola,
CONSIDERATO che vi è un interesse crescente di avviare degli studi di zonazione nella
maggior parte dei paesi viticoli,
CONSIDERATO che esistono attualmente molte discipline e molti strumenti utilizzati per
realizzare studi di zonazione, ma che, tuttavia, non sono classificati secondo il loro
obiettivo (o finalità o utilizzo),
CONSIDERATA la necessità di stabilire una metodologia che permetta ai paesi membri di
scegliere il metodo di zonazione vitivinicola più adatto ai propri bisogni e obiettivi
CONSIDERATO che il “terroir” rappresenta una dimensione spaziale, il che implica una
necessità di delimitazione e di zonazione, e che si possono zonizzare diversi aspetti del
“terroir”, e in particolare gli elementi dell’ambiente fisico: clima e suolo
CONSIDERATA l’importanza della decisione, proposta dal gruppo di esperti CLIMA e dalla
Commissione Viticoltura, di disporre di una singola risoluzione in materia di zonazione
vitivinicola, suddivisa in quattro parti (A-B-C-D)
DECIDE di adottare la risoluzione seguente riguardante le “linee guida OIV sulle
metodologie di zonazione vitivinicola a livello del suolo e a livello climatico”:
Esemplare certificato conforme
Izmir, il 22 giugno 2012
Il Direttore Generale dell’OIV
Secretario dell’Assemblea Generale
Federico CASTELLUCCI
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1
Premessa
Le caratteristiche di un prodotto vitivinicolo sono, in gran parte, frutto dell’influenza del
suolo e del clima sul comportamento fisiologico della vite. Perché sia di maggiore
rilevanza, la zonazione vitivinicola a livello del suolo e del clima deve essere realizzata
coerentemente. Infatti, vi sono delle interazioni tra clima e suolo il cui esito può essere
determinante sulle caratteristiche del prodotto. Ad esempio, la nutrizione idrica dei
vigneti ne è un’espressione.
Nella presente proposta, le fasi per la zonazione specifica per il suolo o per il clima
vengono presentate separatamente. Ciò consente agli utenti di separare i due tipi di
zonazione nel tempo, sebbene ai fini di una buona analisi del suolo entrambe, tanto
quanto l’interazione fra di esse, sono essenziali.
PARTE A
OBIETTIVI DELLA ZONAZIONE VITIVINICOLA A LIVELLO DEL SUOLO E A
LIVELLO CLIMATICO
La zonazione vitivinicola a livello del suolo e del clima può avere varie finalità. L’analisi
preliminare di questi obiettivi rappresenta un passo fondamentale in ogni lavoro di
zonazione. La metodologia applicata deve essere in effetti adeguata agli obiettivi
perseguiti (tabella 1).
Tabella 1: Obiettivi della zonazione vitivinicola e rispettivi ruoli del suolo, del clima e loro
interazione (++: forte; +: intermedio; 0: nullo), per una determinata varietà.
Obiettivo della zonazione
Determinazione dei territori in base al loro
potenziale per la produzione di vini di una certa
tipicità
Zonazione della precocità relativa potenziale
(cinetica di sviluppo della vite e maturazione
dell’uva)
Ottimizzazione della gestione tecnica mediante
l’adattamento del materiale genetico
Ottimizzazione della gestione tecnica e ambientale
mediante l’adattamento delle pratiche agricole
Gestione territoriale del rischio fitosanitario
Realizzazione di sezioni parcellari
Gestione territoriale delle risorse idriche potenziali
Zonazione dei rischi e delle condizioni climatiche
estreme
Zonazione di protezione dei suoli e del paesaggio
contro minacce varie tra cui l’urbanizzazione
Zonazione in base alla attitudine di una regione
particolare di essere sottoposta a viticoltura o a
coltivazione di varietà particolari.
Ruolo
del
suolo
++
Ruolo del
clima
+
++
++
++
0
(effetto
cumulativo)
0
++
+
+
+
++
++
0
++
+
++
++
+
0
++
0
++
0
0
+
++
+
++
Ruolo
dell’interazione
suolo/clima
++
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PARTE B
LINEE GUIDA OIV SULLE METODOLOGIE DELLA ZONAZIONE VITIVINICOLA A
LIVELLO DEL SUOLO
La metodologia consta di 3 fasi
Fase 1: Scegliere uno o più approcci
La zonazione vitivinicola a livello del suolo può essere basata su una o più discipline
scientifiche: geologia, geomorfologia, pedologia.
-
-
-
La geologia permette un approccio sintetico che è adatto a zonazioni su scala
ridotta (≤ 1/50.000). Una conoscenza della geologia locale è un presupposto
indispensabile alla cartografia dei suoli. La geologia non consente, o comunque in
minima parte, di spiegare il comportamento fisiologico della vite.
La geomorfologia permette un approccio sintetico che è adatto a zonazioni su
scala ridotta (≤ 1/50.000). La geomorfologia facilita la comprensione della
distribuzione della profondità del suolo in una determinata regione. La
geomorfologia non consente, o comunque in minima parte, di spiegare il
comportamento fisiologico della vite.
La pedologia (cartografia dei tipi di suoli) è un metodo adatto per le zonazioni su
media o grande scala (≥1/25.000). La realizzazione di carte pedologiche richiede
in genere sondaggi sulla concoclea e lo studio dei profili pedologici. La pedologia
può stabilire una connessione con il comportamento fisiologico della vite. Si
raccomanda di effettuare la cartografia dei suoli partendo dalla “Tassonomia del
Suolo” (classificazione americana, USDA 2010), dalla “World Reference Base for
Soil Resources” (classificazione FAO, 2006), o dal Referenziale Pedologico
(classificazione francese; Baize et Girard, 2009). Nel caso in cui venga usata una
classificazione locale, un riferimento ad almeno una delle tre classificazioni sopra
riportate deve essere indicato. I valori e i limiti di utilizzo di ciascuna delle tre
classificazioni sono discussi nell’ALLEGATO 1.
Alcune discipline possono fornire un complemento d’informazione utile alla zonazione ma
non permettono da sole la zonazione dei suoli viticoli. Si può citare la botanica (piante
indicatrici dell’ambiente).
La zonazione può fare riferimento simultaneamente a molti approcci. La combinazione di
un approccio geologico, geomorfologico e pedologico permette di produrre una zonazione
di maggiore valore.
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Fase2: scegliere la scala adeguata
La zonazione va realizzata a una certa scala, che deve essere definita in precedenza. La
scelta della scala dipenderà dagli obiettivi della zonazione (parte A) e dal metodo
adottato (parte B, fase 1). Più la scala è grande, più la zonazione è precisa e maggiore è
il suo costo. Per la realizzazione delle carte pedologiche, a una data scala corrisponde
una certa densità di osservazioni che deve essere rispettata per ottenere una risoluzione
che corrisponda alla scala proposta (Tabella 2)
Tabella 2: numero dei sondaggi e dei profili necessari per la realizzazione di una carta
dei suoli in funzione della scala. [Il numero totale di osservazioni per ha (a+b)
corrisponde alla somma dei sondaggi (a) e dei profili (b)]
Scala
N. di ha per
sondaggio
(1/a)
N. di
sondaggi
per ha (a)
1/2.500
0,13-0,06
1/10.000
2,10-1,05
1/25.000
13,70-6,90
7,750
15,500
0,475
0,950
0,073
0,145
0,004
0,008
0,00070,0012
1/100.000 250-125
1/250.000 1428-833
50.000
N. di ha
per profilo
(1/b)
– 4-2
– 40 - 20
– 143 - 67
– 1000 - 500
5000-2500
Numero totale di
osservazioni per
ha (a+b)
N. di profili
per ha (b)
0,250
0,500
0,025
0,050
0,007
0,015
0,001
0,002
0,00020,0004
– 8 - 16
– 0,5 – 1
- 0,08 – 0,16
– 0,005 – 0,01
0,0009 – 0,0016
Questa tabella, riportante una serie di indagini e profili, si basa sulle seguenti regole:
-
0,5 (valore minore) a 1 (valore maggiore) osservazione per cm2 della mappa e
le seguenti proporzioni sondaggi/profili:
per
per
per
per
per
la
la
la
la
la
scala
scala
scala
scala
scala
1/2.500
1/10.000
1/25.000
1/100.000
1/250.000
=
=
=
=
=
30 sondaggi /profilo
20 sondaggi / profilo
10 sondaggi / profilo
4 sondaggi / profilo
3 - 3,5 sondaggi / profilo
Se la distribuzione è localmente complessa, potrebbe essere necessario incrementare la
densità di sondaggi e/o di profili, specialmente nelle scale 1/25.000 e 1/100.000. Per la
scala 1/250.000 è consigliabile di mappare una o più aree di riferimento in scala
maggiore (“aree modello”) per evidenziare la distribuzione dei suoli in accordo con la
geologia e la geomorfologia. Per le scale inferiori alla 1/250.000 non è necessario
effettuare dei sondaggi.
Il costo dello studio dipende dalla scala, proporzionalmente al numero di sondaggi e di
profili.
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Fase 3: Scegliere il possibile uso di una o più tecnologie innovative per la zonazione a
livello del suolo
Molte nuove tecnologie possono essere utilizzate per la zonazione a livello del suolo, sia
per aumentarne la precisione, sia per facilitarne l'utilizzo sia per ridurne il costo. Queste
nuove tecnologie possono ridurre ma non rimpiazzare completamente le osservazioni
tradizionali.
-
-
-
I Sistemi d’Informazione Geografica (GIS) permettono di ottenete una
registrazione computerizzata dei risultati della zonazione, permettono l’incrocio di
livelli diversi d'informazione e consentono l’inserimento di informazioni non
spazializzate.
I Modelli Digitali del Terreno (DEM) permettono di realizzare studi geomorfologici
precisi ad un costo moderato.
La geofisica (misura della resistività elettrica del suolo) permette di aumentare la
precisione delle carte del suolo, limitando il numero di sondaggi necessari alla loro
realizzazione. Questa tecnologia è adatta soprattutto alla realizzazione di lavori di
zonazione su grande scala (≥1/5.000).
Il telerilevamento permette d’interpretare lo stato della superficie del suolo su lotti
non coltivati senza vegetazione.
La geostatistica permette di trasformare delle informazioni puntuali in informazioni
spazializzate.
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PARTE C
LINEE GUIDA OIV SULLE METODOLOGIE DI ZONAZIONE VITIVINICOLA A
LIVELLO DEL CLIMA
La metodologia consta di 3 fasi
Fase 1: Scegliere gli indicatori climatici
La zonazione climatica vitivinicola si basa su differenti indici derivati dall’analisi dei dati
meteorologici. La scelta dei dati utilizzati, della loro origine e degli indici calcolati è
realizzata secondo gli obiettivi indicati nella parte A (cfr. Tabella 3) nonché secondo la
loro disponibilità.
Tabella 3: Dati climatici e indici bioclimatici da utilizzare in funzione degli obiettivi
perseguiti mediante la zonazione vitivinicola in funzione del clima.
Obiettivo della
zonazione o criterio
d’analisi
Dati climatici e indici bioclimatici adatti allo Periodi
scopo della zonazione
richiesti
Precocità relativa
GDD, AvGST
Mese, giorno,
ora
Potenziale dei territori a
BH, RR (fioritura-raccolta), ET0, AMP., MIn, GDD, Mese, giorno,
produrre vini di una certa
AvGST
ora
tipicità
Mese, giorno,
Gestione dell’acqua
BH, RR (periodo vegetativo), ET0
ora
TM, RH, DH, Modelli di previsione dei rischi
Rischi fitosanitari
Giorno, ora
fitosanitari
Rischio di gelate
Rischi di grandine
Rischi legati al caldo
estremo
Problemi legati al vento
TN, TS, GDD
grelimetro (hailpads), Radar meteorologico
Giorno, ora
Giorno, ora
TX
Giorno, ora
V
Giorno, ora
ACRONIMI UTILIZZATI: AvGST: Temperatura media durante la stagione vegetativa; BH:
Bilancio idrico; DH: Durata di umettazione; ET0: Evapotraspirazione di riferimento
(potenziale); GDD: Gradi giorno e suoi derivati (Indice di Winkler, indice di Huglin, …);
AMP: indici basati sull’ampiezza termica durante il periodo di maturazione. Min: indici
basati sui dati termici minimi durante il periodo di maturazione; RH: umidità relativa; RR:
cumulo delle precipitazioni; TM: Temperatura media dell’aria TN: Temperatura minima;
TS: Temperatura di superficie; TX: Temperatura massima, V: Velocità del vento
Per i confronti con altri lavori di zonazione realizzati su altri siti o in altri periodi, è utile
affidarsi, per quanto possibile, a indicatori pertinenti e incontrati frequentemente (cfr.
ALLEGATO 2):
Fase 2: Scegliere dati meteorologici originali di qualità, adatti alla zonazione climatica
Sono disponibili tre fonti di dati meteorologici: i dati registrati dalle stazioni
meteorologiche, i dati derivati dal telerilevamento (satellite e RADAR) e i dati derivati da
modelli dinamici (modelli di circolazione generale o GCM, o modelli dinamici regionali).
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I dati registrati dalle stazioni meteorologiche permettono di avere accesso alla maggior
parte degli indicatori rilevanti per la realizzazione di una zonazione climatica. Prima di
tutto conviene:
-
-
valutare la qualità dei siti di registrazione, per garantire l’omogeneità della natura
del segnale climatico registrato (evitare l’influenza del microclima nel punto di
misurazione)
individuare ed eliminare i dati aberranti o errati
Questi dati climatici o gli indici pertinenti che ne derivano sono puntuali.
La spazializzazione di tali dati è indispensabile alla zonazione. Consiste nello stimare, per
ogni punto dello spazio in esame, il valore di una variabile o di un indice bioclimatico a
partire dai punti di misura. A questo fine, sono possibili due alternative: la delimitazione
soggettiva, basata sull’esperienza del cartografo e l’interpolazione spaziale dei dati
meteorologici.
È indispensabile stimare l’incertezza legata all’interpolazione, utilizzando una serie di dati
di validazione indipendente da quella utilizzata per l’interpolazione dei dati o eseguendo
una validazione incrociata del tipo “leave-one-out”.
I dati derivati dal telerilevamento permettono una copertura climatica su spazi di grande
estensione in maniera costante nel tempo. Richiedono spesso trattamenti preliminari per
essere utilizzati nell’ambito di una zonazione vitivinicola (eliminazione di artefatti quali le
nuvole, calcoli di indici a partire da dati misurati al suolo,…). Occorre anche verificare la
qualità dei dati, tra cui l’omogeneità spaziale e temporale del segnale analizzato (per
esempio in caso di zonazione stabilita partendo da immagini satellitari differenti).
I modelli dinamici (o modelli di circolazione regionale/globale) producono un’ampia
quantità di dati climatici con un’ampia copertura spaziale (intero globo). Tuttavia, la
risoluzione spaziale dei dati è relativamente bassa (da 50 a varie centinaia di chilometri),
e la valutazione della qualità dei dati derivati da questi modelli presenta alcuni problemi
metodologici (comparazione pixel volumetrico/stazione climatica).
Fase 3: Identificare le zone climaticamente omogenee
A differenza della zonazione vitivinicola a livello del suolo, che nella maggior parte dei
casi ricorre a dati qualitativi (tipo di suolo), la zonazione climatica si basa su dati
quantitativi continui. Occorre quindi delimitare zone ritenute omogenee, in termini
dialcuni parametri climatici. Le zone
a clima omogeo devono obbligatoriamente
presentare una variabilità spaziale uguale o superiore all’errore cartografico. È anche
preferibile che i limiti siano definiti su criteri pertinenti alla viticoltura e potenzialmente
verificabili nell’ambito di una fase di validazione. In altri termini, sarebbe preferibile
evitare di stabilire le classi di variazione climatica prive di significato per la viticoltura.
D’altronde, essendo il clima soggetto a una notevole variabilità temporale, la zonazione
climatica vitivinicola deve basarsi su statistiche calcolate su un numero di anni ritenuto
sufficientemente elevato per conferire alla zonazione una sufficiente robustezza. Il
numero di anni necessario dipende dall’obiettivo della zonazione, dalla variabile studiata
e dai fattori responsabili delle sue variazioni nello spazio (cfr. ALLEGATO 3)
Infine, può essere considerato un approccio qualitativo della zonazione climatica viticola
l’analisi del paesaggio (indice di chiusura del paesaggio, bilancio radiativo). Questo
approccio può essere sviluppato tramite l’analisi numerica del rilievo (modelli digitali del
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terreno) e i Sistemi d’Informazione Geografica. Esso risulta più soggettivo, ma permette
di fare a meno dei dati climatici e risulta quindi più facile da attuare.
In compenso è intrinsecamente limitato dalla mancanza di misure quantitative delle
variabili studiate.
PARTE D
METODI PER LA VALIDAZIONE DELLA ZONAZIONE A LIVELLO DEL SUOLO E A
LIVELLO CLIMATICO
A seconda degli obiettivi perseguiti, la rilevanza delle zonazioni vitivinicole a livello del
suolo e a livello climatico può essere validata mediante diversi metodi:
-
-
-
Attraverso studi eco-fisiologici. Questi metodi fanno riferimiento alla risposta della
vite ai fattori ambientali. Consentono di spiegare il comportamento della vite in
relazione al suolo, al livello del regime idrico dell’area in esame e a quello della
vite, in relazione alla sua nutrizione minerale (in particolare azoto), alla sua
fenologia, alla sua espressione vegetativa e alla maturazione delle uve. Essi
possono essere puntuali (rete di parcelle di riferimento) o spazializzati (mappe di
vigore, di precocità, di regime idrico, di nutrizione azotata, dei componenti
dell’uva matura…)
Mediante indagini a livello particellare per studiare la corrispondenza tra la
conoscenza empirica dei produttori e la potenzialità del vino.
Mediante valutazione sensoriale della qualità e della tipicità dell’uva e del vino
ottenuto, sia mediante vinificazione su vasta scala sia mediante micro vinificazione
Mediante zonazioni relative ai rischi climatici o fitosanitari, mediante il confronto
tra i danni osservati in campo e il livello di rischio riportato dalla cartografia.
Questa fase di validazione può essere sostenuta da nuove tecnologie. Mappe di vigore e
mappe sulla cinetica di sviluppo possono essere realizzate mediante il telerilevamento
aereo o rilevamento a terra con sensori incorporati su macchine agricole e geolocalizzati
mediante GPS. Le geostatistiche consentono di trasformare l’informazione di validazione
puntuale in informazione di validazione spazializzata, a condizione che la densità
dell’informazione puntuale sia sufficientemente elevata. I GIS permettono d’incrociare i
livelli ottenuti dalla zonazione con quelli delle informazioni ottenute durante la fase della
validazione.
La diffusione dei risultati di zonazione a livello del suolo e/o a livello del clima dovrà
rispondere agli obiettivi perseguiti, vale a dire, dovrà essere realizzata con una scala
adeguata e in un formato fruibile dagli utilizzatori finali. Le modalità di diffisione dei
risultati possono quindi variare da rapporti generali per i responsabili amministrativi fino
a software di gestione a livello parcellare, per gli studi su larga scala direttamente
utilizzabili dai viticoltori.
CONCLUSIONI
Esistono molteplici e numerosi approcci per la zonazione vitivinicola, che fanno appello a
diverse discipline scientifiche, su scale diverse, con un supporto variabile delle tecnologie
innovative. L’approccio e la scala selezionati per la zonazione dipendono dagli obiettivi
che devono essere anticipatamente stabiliti.
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Una scala di 1/5000e è adatta per la zonazione a livello del suolo di una coltivazione che
va da una decina a un centinaio di ettari, mentre una scala da 1/10.000e a 1/25.000e è
adatta per la zonazione di una denominazione. Al di sotto della scala 1/25.000 e, la
zonazione a livello pedologico perde il proprio interesse poiché diviene inevitabile
raggruppare più tipi di suoli per unità pedologica.
Le zonazioni viticole maggiormente approfondite a livello del suolo sono ottenute con un
approccio pluridisciplinare: geologia, geomorfologia e pedologia.
La qualità dei dati originali è un punto essenziale della zonazione climatica. Le incertezze
delle misurazioni, soprattutto su larga scala, sono a volte superiori alla variabilità spaziale
del fenomeno studiato. La procedura cartografica (spazializzazione dei dati) può condurre
peraltro a notevoli errori di valutazione, che si aggiungono alle incertezze legate agli
strumenti di misura o alle condizioni microclimatiche del sito di misura. È quindi
indispensabile associare a ogni procedura di zonazione climatica una valutazione
dell’incertezza totale generata da questa pratica.
La validazione della zonazione può essere eseguita tramite osservazioni fenologiche,
misurazioni ecofisiologiche, analisi sui vini, informazioni economiche o ancora basandosi
sulle nuove tecnologie, quali il telerilevamento. È possibile eventualmente compiere delle
indagini presso i viticoltori per supportare i risultati della validazione.
Una zonazione vitivinicola resta uno strumento interessante e valido, per la sua facilità
d’uso e la sua capacità di soddisfare le esigenze dei destinatari.
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ALLEGATO
1:
Importanza
delle
differenti
classificazioni
raccomandate per una zonazione vitivinicola a livello del suolo
pedologiche
Esistono numerose classificazioni pedologiche. Per una questione di
armonizzazione, l’OIV raccomanda ai propri membri di utilizzare una delle tre
classificazioni seguenti per i lavori di zonazione vitivinicola: la “Tassonomia del Suolo”
(classificazione americana; USDA, 2010), la “World Reference Base for Soil Resources”
(classificazione FAO, 2006) o il Referenziale Pedologico (classificazione francese; Baize et
Girard, 2009). Ciascuna di queste classificazioni presenta dei vantaggi e dei limiti
d’utilizzazione.
La “Tassonomia del Suolo” (classificazione americana; USDA, 1993, 1999, 2010) è
la classificazione che permette la definizione più precisa dei tipi di suolo. È utilizzata in
molti paesi. Tuttavia la sua complessità la rende uno strumento utilizzabile da pedologi
specializzati e non permette che venga utilizzata dai soggetti che potrebbero effettuare
dei lavori di zonazione vitivinicola.
La “World Reference Base for Soil Resources” (classificazione FAO, 2006),
chiamata anche “classificazione della FAO”, è una classificazione riconosciuta a livello
internazionale, semplice da utilizzare. Tuttavia, il numero delle classi disponibili è limitato
(solo 32). Inoltre, questa classificazione non riconosce il ruolo preponderante del tipo di
roccia nella pedogenesi. Pertanto non vi è alcun raggruppamento dei suoli in cui, per
esempio, vi sia la presenza di carbonati, che rappresenta una limitazione per la zonazione
in zona viticola.
Il Referenziale Pedologico (classificazione francese; Baize et Girard, 2009) risulta una
classificazione relativamente completa e semplice da utilizzare. Si basa sia su dei criteri
morfologici (orizzonte diagnostico) sia su fattori pedologici (tipo di roccia madre in
particolare). Anche se questa classificazione è utilizzata in molti paesi, la sua origine
nazionale (francese) ne costituisce un limite.
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ALLEGATO 2: Indici bioclimatici comunemente utilizzati per la pratica di
zonazione vitivinicola
Esistono un gran numero di indici che possono essere utilizzati in vista di una zonazione
climatica vitivinicola, il cui calcolo si basa su concetti ecofisiologici e modelli che si
presentano più o meno elaborati. Tra i più complessi, i modelli meccanicistici della coltura
permettono di valutare in maniera più realistica l’influenza del clima sullo sviluppo della
vite e sulla maturazione dell’uva (Bindi e Maselli, 2001; Garcia de Cortazar Atauri, 2006).
Il loro principale svantaggio è l'alto grado di complessità tecnica, il che implica una
conoscenza approfondita da parte dell’utente. Al contrario, i semplici indicatori come la
temperatura media durante il periodo vegetativo (Jones et al., 2004), sono meno
rilevanti dal punto di vista biologico, ma sono accessibili a un pubblico più ampio. È
chiaro che nella letteratura scientifica e tecnica, gli indici più comunemente utilizzati nella
caratterizzazione o nella zonazione climatica degli ambienti vitivinicoli, fanno appello a
dei modelli relativamente semplici, su delle basi semi-empiriche o meccanicistiche
(Amerine et Winkler, 1944; Dumas et al., 1997; Jacquet et Morlat, 1997; Tonietto et
Carbonneau, 1998; Bois et al., 2008). I concetti maggiormente citati sono: le
temperature estreme (temperature di danni da gelo delle parti vegetative, legnose e dei
germogli, caldo estremo), i cumuli delle temperature, il bilancio idrico e le termperature
minimali e/o l’ampiezza termica durante il periodo di maturazione dell’uva. A seconda
degli obiettivi della zonazione, potrebbe rivelarsi adeguato concentrarsi su di un
approccio multicriterio attraverso la combinazione di indici che forniscono informazioni
complementari (ad esempio, il sistema “Multicriterial Climatic Classification” proposto da
Tonietto nel 1999 e da Tonietto e Carbonneau nel 2004).
Indicatori di rischio basati sulle temperature estreme:
- Temperatura minima di danno da gelo durante il periodo di riposo
vegetativo della vite.
Si tratta della temperatura minima al di sotto della quale si possono osservare danni
irreversibili sulla vitalità delle gemme o sulla vite intera. Dipendente dal materiale
vegetale e dalla durezza della vite, la soglia di resistenza della vite a basse temperature
oscilla tra -15° e -25°C (Düring, 1997; Lisek, 2009).
- Temperatura minima di danno da gelo durante il periodo vegetativo.
Il danno da gelo sugli organi vegetativi dipende dallo stadio di sviluppo della vite e del
materiale vegetale (Fuller et Telli, 1999). I danni appaiono generalmente sotto i -3°C. In
climi temperati, queste situazioni si verificano alcune volte in condizioni di gelate per
irradiazione associate all’inversione termica: le temperature al coperto (1,5 o 2 m) a
volte marcatamente diverse dalle condizioni rilevate negli organi vegetativi (Guyot,
1997). Per queste ragioni, si considera temperatura di congelamento durante il periodo
vegetativo quella compresa tra 0°C e -2°C al coperto.
- Temperatura massima durante il periodo vegetativo e durante la
maturazione dell’uva.
Le conseguenze derivanti da alte temperature sulla vite risultano differenti in funzione
della loro durata, dello stato idrico, dello stadio vegetativo e del genotipo dell’innesto
(Matsui et al., 1986; Sepulveda et al., 1986a, 1986b). Inoltre, esse non hanno
necessariamente delle conseguenze negative sulla fisiologia della vite e sulla maturazione
dell’uva (Huglin et Schneider, 1998). Si può tuttavia considerare che oltre 35 °C, la
capacità fotosintetica della vite decresca, venga influenzato il tenore in antociani dell’uva
(Spayd et al., 2002; Kliewer, 1977).
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Indici basati sulla temperatura dell’aria durante il periodo vegetativo, indicatori
della cinetica di sviluppo della vite e della maturazione dell’uva.
- Temperatura media del periodo vegetativo
Si tratta del calcolo della temperatura media dell’aria in un arco di tempo che va da
Aprile a Ottobre incluso (emisfero nord) o da Ottobre ad Aprile incluso (emisfero sud)
(Jones et al. 2005).
- Gradi – giorno (indice di Winkler) (Amerine et Winkler, 1944)
Si tratta della somma delle temperature dell’aria superiori a 10°C, dal 1° Aprile al 31
Ottobre (emisfero nord) o dal 1° Ottobre al 30 Aprile (emisfero sud).
WI   GDD
 T  Tmax 

GDD  max  min
 10  ;
2


(1)

0

(2)
con WI: Indice di Winkler [°C - giorno]; GDD: gradi - giorno cumulati giornalmente
(Growing Degree Days, [°C - giorno]); Tmin: temperatura minima [°C];Tmax: temperatura
massima [°C].
Il valore di WI può essere anche calcolato a partire dai dati mensili. In questo caso, per
ciascun mese, il valore GDD calcolato mediante l’equazione (2) deve essere moltiplicato
per il numero dei giorni del mese.
- Gradi – giorno biologicamente efficaci (Biologically Effective Degree
Days).
Questo concetto, basato sulle somme termiche sulla base di 10°C, è stato proposto da
Gladstones (1992). Egli ritiene che quando la temperatura media della giornata supera i
19°C, la cinetica di sviluppo della vite raggiunge un plateau. Così il valore massimo di
[°C.giorni] è limitato a 9°C (oltre 10°C).
BEDD index   BEDD

 T  Tmax 
 

BEDD  min max  min
 10  ; 0 ; 9
2


 

(3)
con BEDDindes: Indice dei gradi – giorno biologicamente efficaci [°C.G], BEDD: Gradi –
giorno biologicamente efficaci; Tmin e Tmax hanno gli stessi significati e unità di misura
come nell’equazione (2)
- Indice Eliotermico di Huglin (Huglin, 1978):
Si tratta di un cumulo di temperatura particolare, realizzato, prendendo in considerazione
l’influenza delle temperature durante il pomeriggio (temperature prossime al valore
massimo), quando l’attività fotosintetica della vite è massima. Esso introduce anche un
fattore di lunghezza dei giorni, dipendente dalla latitudine, per integrare la durata
dell’attività fotosintetica potenzialmente più elevata durante il periodo vegetativo della
vite alle alte latitudini.
HI  k   HDD
(4)
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REV1
  (Tmin  Tmax )

 10  (Tmax  10)
 
2

HDD  max  

2




;





0



(5)
con HI: Indice Elioterminco di Huglin [°C.giorni], corrispondente alla somma dei HDD dal
1o Aprile al 30 settembre nell’emisfero nord e dal 1° Settembre al 30 Aprile nell’emisfero
sud; HDD gradi – giorno di Huglin [°C.giorni]; Tmin e Tmax hanno gli stessi significati e la
stessa unità di misura come nell’equazione (2); k: coefficiente di lunghezza dei giorni
[senza unità di misura], il valore di tale coefficiente dipende dalla latitudine (Tabella 1).
Tabella 1: valore del coefficiente di lunghezza dei giorni (k) per alcune gamme di
latitudini
Latitudine
40 à 42°
42,1 à 44°
44,1 à 46° 46,1 à 48°
48,1 à 50°
Valore di k
1,02
1,03
1,04
1,05
1,06
Nota Bene: il valore di k non viene proposto per valori di latitudine inferiori a 40° o
maggiori a 50°. Lavori in corso dovrebbero portare a nuovi valori di coefficienti k per
latitudini inferiori e superiori a quelli originariamente coinvolti nel calcolo di HI.
Indici basati sulla temperatura notturna e/o sull’ampiezza termica, indicatori
delle condizioni di maturazione
- Indice di Freschezza delle Notti (IFN):
L’indice di freschezza delle notti è stato proposto da Tonietto (1999) e Tonietto e
Carbonneau (2004). Esso corrisponde alla media delle temperature minime(°C) del mese
di Settembre nell’emisfero nord e del mese di Marzo nell’emisfero sud.
Le temperature minime durante il periodo di maturazione delle uve di ogni varietà /
regione possono essere incluse, così da considerare anche le condizioni locali.
- Indice di Fregoni (semplificato)
Sullo stesso principio, Fregoni (Fregoni e Pezzutto, 2000) ha proposto un indice che
integra sia l’ampiezza termica diurna e la lunghezza del periodo durante il quale la
temperatura rimane inferiore a 10° C, per un periodo di 30 giorni prima della
maturazione dell’uva. Proposta sulla base delle temperature orarie, la versione
semplificata è applicabile ai dati climatici quotidiani:
IFs   Tmax  Tmin    N dT 10
(4)
con IFs: Indice di Fregoni simplificato [°C.giorni]; Tmin e Tmax hanno gli stessi significati e
unità di misura come nell’equazione (2); Nd<10: numero di giorni in cui la temperatura
media è inferiore a 10° C.
Bilancio idrico – climatico viticolo, un indicatore della fornitura di acqua a livello
climatico:
- Indice di Siccità:
Si tratta di un adattamento del Bilancio Idrico di Riou (1994) proposto da Tonietto
(1999). Il bilancio idrico è calcolato con un passo temporale mensile, in un periodo di 6
mesi, tra il 1° Aprile e il 30 Settembre (emisfero nord) o tra il 1° Ottobre e il 31 Marzo
(emisfero sud). Il suo valore alla fine del “ciclo” (30 Settembre per l’emisfero nord e 31
Marzo per l’emisfero sud) corrisponde all’indice di siccità:
IS  Wm6
(5)
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con IS: Indice di Siccità [mm]; Wm=6: valore del bilancio idrico [in mm] alla fine del sesto
mese m.
Il bilancio idrico per ciascuno dei sei mesi è calcolato come segue:
Wm  min Wm1  P  Tv  Es ; W0
(5)


con Wm: bilancio idrico alla fine del mese m; Wm-1: bilancio idrico alla fine del mese
precedente; P: cumulo mensile delle precipitazioni del mese m;Tv: traspirazione della
vigna nel mese m; Es: evaporazione proveniente dal suolo durante il mese m; W0: riserva
utile del suolo fissata a 200 mm. Tutte queste quantità sono espresse in mm.
Quando m=1, ovvero durante il primo mese in cui viene effettuato il calcolo del bilancio
idrico, si considera che la quantità di acqua disponibile nel terreno nel mese precedente
(Wm-1 o W0) sia pari a quella della riserva utile W0, cioè 200 mm.
Nota Bene: Wm può avere un valore negativo. Questo approccio concettuale viene
proposto al fine di caratterizzare meglio l’importanza di un eventuale deficit in termini di
risorse idriche della vite.
La traspirazione della vite è valutata ogni mese in funzione dello stadio di sviluppo della
vite e della domanda evaporativa dell’atmosfera:
Tv  k ET0
(6)
con ET0: evapotraspirazione di riferimento cumulata nel mese m (o evapotraspirazione
potenziale, [mm]); k: coefficiente di intercettazione della radiazione solare da parte della
chioma della vite, che varia mensilmente in funzione dello stadio di sviluppo vegetativo
della vigna (Tabella 2)
Tabella: valore del coefficiente k per i 6 mesi in cui è stato effettuato il calcolo dell’indice
di siccità
Numero del mese
1
2
3a6
Mois
emisfero
Aprile
Maggio
Da Giugno a
Nord
Settembre
Mese
emisfero
Ottobre
Novembre
Da Dicembre a
Sud
Marzo
Valore di k
0,1
0,3
0,5
L’evaporazione dal suolo corrisponde alla frazione di ET0 non consumata dalla vite, cioè
(1-k) x ET0, per un periodo durante il quale la parte superficiale del suolo è ancora
umida. La durata di tale periodo è valutata in funzione delle precipitazioni verificatesi nel
mese P. Essa corrisponde, in giorni, a 1/5 del cumulo di pioggia nel mese m:
Es 
ET0
1  k  max  P ; N d ,m 
N d ,m
5

(7)
con Nd,m: numero dei giorni del mese m.
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ALLEGATO 3: Note sul campionamento temporale necessario per l’utilizzo degli
indici bioclimatici per una zonazione vitivinicola a livello del clima
Il clima si differenzia dal suolo in particolare a causa della sua variabilità temporale.
Anche la sua caratterizzazione, in vista di una zonazione vitivinicola e in considerazione
degli indici bioclimatici utilizzati, richiede uno studio su più anni. La dimensione di questo
campionamento temporale, chiamata di seguito periodo di studio, dipende fortemente
dall’obiettivo definito. Si possono distinguere, in maniera non esaustiva, 2 casi:
- L’obiettivo della zonazione si limita alla sola identificazione delle zone giudicate
climaticamente omogenee (in termini di uno o più indici agroclimatici) all’interno
della regione di studio.
- Gli obiettivi della zonazione sono (1) distinguere le zone giudicate climaticamente
omogenee in seno alla regione di studio (2) confrontare le caratteristiche
climatiche delle zone identificate all’interno della regione di studio con altre regioni
vitivinicole (confronto intra- ed extra – regionale).
Nel primo caso, la durata dello studio può essere variabile, in funzione della scala
spaziale e dei fattori atmosferici e ambientali che governano la variabilità spaziale del
clima. Così, per le zonazioni a grande scala (regione di studio con una dimensione
inferiore a circa 100 km), alcune variabili, come la temperatura dell’aria, possono essere
influenzate, in alcune regioni, principalmente da degli elementi geografici di carattere
permanente o difficilmente variabili nel corso del tempo, come la presenza di un rilievo o
l’utilizzo del suolo. Così, un periodo di studio di diversi anni (minimo 5 anni) può essere
sufficiente per mettere in evidenza delle strutture spaziali ridondanti nel corso degli anni.
D’altra parte, per delle variabili la cui distribuzione spaziale dipende in larga misura dalle
condizioni atmosferiche, come ad esempio la pluviometria, è necessario un ulteriore
periodo di studio. Si raccomanda di utilizzare, per il calcolo delle normali climatiche, i
tempi indicati, così come sono definiti dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM,
1989; Arguez e Vose, 2011), cioè 30 anni.
Nel secondo caso, si consiglia di utilizzare ugualmente un periodo di studio di 30 anni.
È chiaro che il confronto delle caratteristiche climatiche delle zone identificate nella
regione di studio con altre regioni viticole richiede dei periodi di studio identici, a causa
del cambiamento climatico su lungo termine.
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