i conti di renzi fanno acqua da tutte le parti. rivolta
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i conti di renzi fanno acqua da tutte le parti. rivolta
d’Italia I CONTI DI RENZI FANNO ACQUA DA TUTTE LE PARTI. RIVOLTA DEGLI ENTI LOCALI CONTRO LʼENNESIMO TAGLIO DEI FONDI ANNO LXII N.95 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione Hanno evitato allʼultimo momento il temuto pericolo di perdere 2,4 miliardi destinati alla sanità ma non possono sottrarsi dal dovere di contribuire con 700 milioni al risanamento dei conti. Sono le Regioni italiane, che domani, in una Conferenza straordinaria dei presidenti, convocata da Vasco Errani, dovranno discutere sul come e dove tagliare. Il dl Irpef, infatti, presentato il 18 aprile scorso in conferenza stampa dal Governo dopo il Consiglio dei ministri, prevede che tra Stato, Regioni ed Enti locali i risparmi debbano ammontare complessivamente a 2,1 miliardi, 700 milioni ciascuno. Il premier Matteo Renzi ha dato a tutti 60 giorni di tempo per indicare dove procedere con i tagli, altrimenti a intervenire sarà il temuto commissario per la spending review, Carlo Cottarelli. «Noto con dispiacere che la promessa non è stata mantenuta, visto che a suo tempo era stato spiegato che la stagione dei tagli ai Comuni era finita e che comunque si sarebbe operata una redistribuzione tra Municipi virtuosi e non», commenta con una certa stizza il vicepresidente Anci e sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo. «Ciò smentisce impegni già presi – aggiunge il primo cittadino lombardo WWW.SECOLODITALIA.IT – visto che si parla di cifre non indifferenti; ora aspettiamo i contenuti ma posso già dire che sicuramente, come al solito, chi meglio amministra viene trattato peggio, quindi essere seri e virtuosi non conviene, visto lʼimpianto delle leggi dello Stato». Al contrario, osserva ancora Cattaneo, “avrei voluto sentir parlare di leggi che potessero liberare le tantissime energie presenti nei Comuni con lo scopo di aumentare lʼincisività dei sindaci. Cosa che in verità mi aspettavo da quello che viene considerato un governo dei sindaci”. Sul fronte più proprio della spending review Cattaneo è piuttosto chiaro: «Come sempre, come amo ripetere anche al sottosegreta- rio Delrio, sono tre gli ambiti sui cui lavorare: le liberalizzazioni, per le quali serve un quadro normativo chiaro, quindi senza vincoli; il patrimonio pubblico, dove si può fare ancora di più, con dismissioni con varianti in deroga. Infine la spesa del personale, nel cui ambito figura ancora lʼenorme problema dei dirigenti: molti cittadini non lo sanno – ricorda il rappresentante dellʼAnci – ma il più basso dirigente di un comune prende il doppio dei sindaco, mentre nei grandi municipi questa forbice è più attenuata». Sul fronte delle Regioni, il più battagliero è il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia. «La lotta agli sprechi – dice – è sacrosanta e mi trova assolutamente giovedì 24/4/2014 concorde ma Renzi spiega dimostri di avere il coraggio fino in fondo e di fare in modo che i 30 miliardi dormienti di sprechi in Italia vengano fuori applicando un principio basilare, quello dei costi standard». Eʼ ironico il coordinatore degli assessori regionali al Bilancio e assessore in Lombardia, il leghista Massimo Garavaglia. «Eʼ abbastanza imbarazzante, il decreto Dl Irpef non cʼè ancora, abbiamo visto in tv Renzi annunciare dei tagli, ma il decreto di fatto non cʼè anche se pare lo pubblichino domani. Lʼultima bozza, risale a queste ore». Secondo Garavaglia, “mancano le coperture per tutto il decreto. Confidiamo in un Napolitano, visto che nel passato ha mandato indietro decreti per un nonnulla, questo non può che rimandarlo al mittente. Inoltre, cʼè una recente sentenza della Corte Costituzionale che dice che non si possono più fare tagli lineari”. Più possibilista il governatore della Campania, Stefano Caldoro. «Con il Governo – afferma – ci sarà un confronto costruttivo. Le posizioni precostituite, ideologiche non aiutano a risolvere i problemi. Cʼè massima disponibilità a ragionare ma non possono esserci tagli lineari che penalizzerebbero solo i cittadini, quelli del Sud in maniera particolare», conclude. «A Predappio il museo del fascismo». E il sindaco del Pd “sdogana” la memoria del Duce Valter Delle Donne Non più un luogo di nostalgici che due o tre volte lʼanno arrivano qua in fez e camicia nera. Ma un centro internazionale di studio e documentazione dove centinaia di migliaia di persone possano arrivare da tutta Europa per capire cosʼè stato il fascismo. Senza pregiudizi, senza paraocchi, senza nostalgie. È questa la Predappio, cittadina natale di Benito Mussolini, del futuro che il sindaco del Pd Giorgio Frassineti ha in mente. E in vista delle elezioni per la sua riconferma ha lanciato unʼidea: creare un museo sul fascismo nella ex Casa del fascio che si trova nella piazza principale del paese. La ex Casa del fascio è un edificio costruito negli anni Trenta di 2.400 metri quadrati: nel dopoguerra è stato sotto-utilizzato, negli ultimi anni è completamente abbandonato con tutti i rischi strutturali che questo stato comporta. Fa parte degli edifici costruiti dal regime fascista per esaltare il mito delle origini: una vera città di fondazione, uno sfoggio di virtuosismo degli architetti fascisti che ogni anno porta a Predappio anche migliaia di studiosi di architettura. «Da anni – dice Frassineti – ci interroghiamo su cosa fare di questa struttura, che peraltro è di proprietà demaniale e vincolata dalla sovrintendenza. Così è nata questa idea: Predappio può dare un contributo allʼEuropa, il nostro paese fa parte di quella topografia che può restituire il senso del Novecento e del perché, dopo tante tragedie, abbiamo fatto lʼEuropa. Non dovrà essere un luogo dove si fanno celebrazioni, ma dove si dovrà capire quel pezzo dei 150 anni della storia dʼItalia che è volutamente poco studiato». Lʼoperazione ha di fronte a sé due grossi ostacoli. Il primo è economico. «Siamo un comune di 6.500 abitanti che fatica a garantire i servizi – dice il sindaco – questa eredità è troppo pesante perché possiamo portarla da soli. E vorremmo che diventasse utile non solo per Predappio, ma per tutta lʼEuropa». Il secondo è culturale. Il tema è delicatissimo e da queste parti lo sanno bene fin dal 1957, da quando un altro presidente del Consiglio comunale predappiese, Adone Zoli, autorizzò la traslazione della salma di Mussolini nel cimitero del paese, suscitando polemiche infinite. «È un tema su cui ci si scotta», ammette il sindaco. Che però ha le idee chiare su cosa dovrà diventare questo museo, se le istituzioni riconosceranno il valore dellʼidea. «Dovrà essere riempito di contenuti seri – continua – costruito grazie al dibattito degli studiosi, ma che permetta a chiunque di conoscere meglio questo periodo». Senza paraocchi di alcun colore. Provocazione “antifa” a Milano: distrutto il vetro che protegge il murales di Ramelli 2 Redazione È un vetro anti-urto quello che la destra milanese fece apporre più di dieci anni fa davanti al murales sotto casa di Sergio Ramelli, nel luogo in cui il 13 marzo del 1975 il ragazzo subì lʼaggressione che il 29 aprile lo portò alla morte. Il vetro serviva a proteggere la scritta «Ciao Sergio» dai numerosi oltraggi cui, nel tempo, era stata sottoposta. Romperlo non era affatto facile, ma la difficoltà dellʼimpresa non ha dissuaso i vandali che nella notte lʼhanno spaccato. Alla parete ne è Secolo d’Italia rimasto solo un pezzo, su cui si vedono ancora i segni delle scritte a bomboletta che, non potendo imbrattare quel saluto, venivano comunque tracciate sulla sua protezione. Il murales è rimasto pulito, probabilmente perché il rumore provocato dai colpi al vetro ha spinto i vandali ad allontanarsi in fretta. Qualcuno deve averlo sentito fra gli abitanti della stretta strada su cui si affaccia casa Ramelli, rimasta vuota da quando a dicembre la signora Anita, la mamma di Sergio, è morta. Non risultano però denunce o se- gnalazioni alle forze dellʼordine, ma non è escluso che lì per lì non si sia capito cosa stesse avvenendo. Certo è, comunque, che il vetro non si può essere rotto per un incidente: visti spessore e resistenza, non sarebbe bastata una sassata ben assestata per distruggerlo. Il comitato che sta organizzando il corteo in ricordo di Ramelli e di Enrico Pedenovi, lʼavvocato iscritto al Msi ucciso esattamente un anno dopo il ragazzo, il 29 aprile 1976, ha deciso di lanciare un appello per finanziare lʼacquisto di un nuovo vetro, in modo da preservare il più possibile quel saluto a Sergio. In vista del 29 aprile, quando il corteo commemorativo attraverserà le vie del quartiere, si provvederà a mettere una copertura provvisoria, mentre in piazzale Susa, da cui partirà la manifestazione, sarà allestito un punto di raccolta fondi per la riparazione definitiva, che ha un costo stimato di alcune migliaia di euro. Il comitato pensa anche a una iniziativa di crowdfunding – per dirla con un termine molto in voga – le cui modalità saranno definite nelle prossime ore. Sebbene vi siano buone speranze sulla possibilità di raccogliere fondi sufficienti, il pensiero non è del tutto confortante. Lʼaggressione a questo simbolo della memoria arriva, infatti, a conferma di un clima particolarmente esacerbato, in cui la rete antifascista milanese non riesce a darsi pace per essersi vista negare dalla Questura il permesso a una manifestazione di disturbo, che avrebbe voluto svolgere proprio nella data e nei luoghi della commemorazione. Subito dopo il «no» di via Fatebenefratelli – motivato con ragioni di ordine pubblico, ma accompagnato da una considerazione sul diritto della destra a svolgere in pace queste commemorazioni – gli antifascisti milanesi hanno promesso unʼampia mobilitazione per impedire quella che si ostinano a bollare come una «manifestazione nazi-fascista» e che, invece, è solo la commemorazione di due morti innocenti, assassinati dagli antifascisti di quarantʼanni fa. visto giocare per pensare che un mio assist sposti voti. Ma il punto non è questo. Il punto è – sottolinea Renzi – che grazie alla rabbia e alla paura dei grillini per la prima volta si sporca un evento come la partita del cuore che da anni unisce gli italiani”. “Strumentalizzare gli 80 euro, i segreti di stato, gli investimenti sulle scuole è polemica politica. Strumentalizzare la beneficenza no. Ho deciso allora di non giocare la partita. Anche se mi costa dal punto di vista personale perché siamo fatti di carne e giocare con Baggio, Batistuta e Antognoni per uno come me che ama il calcio (non ricambiato, lo so) era un piccolo sogno: inutile nascondersi, siamo uomini”, aggiunge. “Non hanno paura di me calciatore – conclude Renzi – Hanno paura di chi vuole cambiare lʼItalia, restituire speranza, cambiare la protesta in proposta. Per questo tutti i giorni attaccano sul personale, sul pesante. Va bene, lasciamoli fare, mettiamo al sicuro ciò che non merita di essere sporcato. Io questʼanno non gioco. Ma chiedo comunque alla mia Firenze di rispondere alla grande…”. Al di là del dispiacere del premier, tuttavia, la normativa sulla par condicio è chiara: durante la campagna elettorale la presenza di politici ed esponenti del governo è vietata in tutte le trasmissioni diverse da quelle di comunicazione politica e di informazione. Alla fine il gol lʼha messo a segno proprio Grillo. E al premier non resta che incassare… Renzi rinuncia alla Partita del Cuore e fa la vittima: che sofferenza, non giocare con Baggio e Batistuta… Redazione La Partita del Cuore in diretta su Rai1 il 19 maggio, a sei giorni dalle europee, era diventato un match politico di primʼordine. Per la partecipazione di Matteo Renzi come calciatore dʼeccezione Beppe Grillo aveva evocato un clima da regime e Renato Brunetta aveva intimato un passo indietro al premier. E Renzi ha rinunciato alle polemiche e alla partita. Non sarà accanto ai big del calcio in beneficenza per Emergency. “Ho deciso di non giocare ma sono il presidente del Consiglio di un Paese che non merita polemiche così ridicole”, scrive su Facebook attaccando M5S che “non ha paura di me come calciatore ma di chi vuole cambiare lʼItalia”. Renzi racconta su Facebook che lʼidea di giocare la Partita del cuore a Firenze era nata lʼanno scorso dopo la sua partecipazione allʼevento allo Juventus stadium. Poi “qualche giorno fa mi chiama Gino Strada e mi chiede di rilanciare lʼattenzione dei media, di aiutare anche nel mio nuovo ruolo, per fare della partita unʼoccasione di sostegno per Emergency. Lo faccio volentieri”. “E qui casca lʼasino, anzi il grillo. Cinquestelle mi accusa di strumentalizzare il calcio in campagna elettorale, di volere la diretta tv per conquistare voti. I miei amici si domandano con la consueta gentilezza se mi hanno mai GIOVEDì 24 APRILE 2014 Sì alla fiducia sul decreto Lavoro ma tra mille polemiche. Lo scontro è rinviato al Senato GIOVEDì 24 APRILE 2014 Redazione Il via libera è arrivato a metà pomeriggio, scontato, nonostante le giornate di dura polemica tra il Pd e il Nuovo centrodestra sulle modifiche al testo in chiave “Cgil". La Camera ieri ha votato la fiducia al governo sul decreto lavoro con 344 sì, 184 no: il go- Secolo d’Italia verno Renzi ha incassato così la sua sesta fiducia. Le prime due, quelle programmatiche, le aveva ottenute il 25 febbraio scorso. I 344 sì non raggiungono la soglia di 378 voti a favore toccata dall'esecutivo il 25 febbraio, al momento dell'insediamento. Ma le altre due fidu- cie votate negli ultimi due mesi alla Camera, sul decreto Missioni e sul decreto Salva Roma, si erano fermate a quota 325. A consultare i tabulati, spicca per presenza il Nuovo centrodestra, a partire dal ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ncd, nonostante chieda di cambiare il testo della legge e annunci battaglia al Senato, ha votato compatto sì alla fiducia al governo: su 28 deputati del gruppo, in 27 hanno risposto all'appello. Unico assente, Maurizio Bernardo. Presente in forze al voto anche il Pd, che conta 19 non partecipanti al voto (il 6,48%) su 293 membri del gruppo. Molte assenze invece in Forza Italia: il 35% dei deputati azzurri (24 su 68) non era oggi alla Camera. Tra i partiti della maggioranza, 26% di assenze in Per l'Italia (cinque su 19) e il 22% in Scelta civica (sei su 27). Anche il M5S conta diversi non partecipanti al voto: 16 su 104, il 15%. Se il Ncd confida di portare a casa delle modifiche al Senato, dalle opposizioni, in aula, le critiche sono arrivate categoriche, come quelle espresse da Raffaele Fitto, deputato di Fi. «La sinistra del Pd, la parte più vecchia e conservatrice di quel partito, ha ancora una sorta di "golden share", di peso speciale, che le consente di imporre soluzioni politiche e normative nei gruppi parlamentari. Cittadini e mondo produttivo possono dunque vedere che è il Presidente del Consiglio a doversi piegare, mentre è la sinistra del Pd a dare le carte». Anche al di fuori dei Palazzi, sono tante le voci che si levano contro questo testo che Renzi ha presentato come un toccasana per la disoccupazione italiana: «Le modifiche al decreto Lavoro passate con la fiducia alla Camera sono un pessimo segnale per le imprese che attendevano semplificazioni per poter assumere senza continui rischi di sanzioni, cause e eccessiva burocrazia», attacca Confcommercio. «Ancora una volta - aggiunge - si confermano le logiche che hanno contribuito a ingessare il mercato del lavoro che, oltre ad essere paralizzato nella flessibilità in uscita, viene progressivamente bloccato anche nella flessibilità in entrata». Passata in secondo piano l'offerta d'acquisto presentata dal gruppo Smc del magnate arabo Khaled al Habahbeh, potrebbe ora avere la meglio quella della società indiana Jsw. Smc group, su cui i lavoratori avevano puntato molto per la vo- lontà espressa dal suo presidente di salvaguardare l'occupazione e l'altoforno acceso, sulla sua pagina Facebook, annuncia una conferenza stampa di presentazione per il 15 maggio dopo aver spiegato, il 9 aprile scorso, di aver partecipato ad un bando per l'acquisizione del gruppo Lucchini. Molti dei commenti che seguono, da Piombino, non sembrano proprio entusiasti. A Pasqua e Pasquetta per protestare contro lo spegnimento dell'altoforno uno dei lavoratori delle acciaierie ha fatto lo sciopero della fame davanti alla portineria dello stabilimento. I lavoratori hanno tenuto anche un'assemblea davanti alla fabbrica e hanno inviato anche un video messaggio al Papa Francesco. E ieri il Pontefice ha risposto chiedendo «ogni sforzo di creatività e di generosità» per chi perde il lavoro. «Non scoraggiatevi – ha aggiunto Bergoglio – il Papa è accanto a voi e prega per voi, affinché quando si spengono le speranze umane rimanga sempre accesa la speranza divina che non delude mai». Si spegne lʼaltoforno di Piombino. Il Papa agli operai: «Non scoraggiatevi, prego per voi» Redazione Si ferma il cuore delle acciaierie di Piombino. L'altoforno smetterà di essere alimentato, il gigante simbolo della città toscana subirà un periodo di riposo forzato: per una ventina di giorni, un mese al massimo, sarà caricato solo con il coke e non con il minerale, passando a quello che in gergo è definito lo stato di "stand by". Non è la prima volta che la colata di acciaio si ferma, ma questa volta la preoccupazione dei lavoratori e della città è più forte che mai. Le sorti dello stabilimento e di conseguenza di migliaia di famiglie sono appese a un filo. Nel futuro immediato l'impatto negativo sarà attutito con l'utilizzo di contratti di solidarietà, il dopo si potrà scrivere solo passato il 30 maggio, giorno di scadenza della presentazione delle offerte vincolanti per l'acquisizione dello stabilimento. La città operaia per eccellenza in Toscana arriva all'appuntamento dopo aver subito non pochi contraccolpi: con il disimpegno del magnate russo Alexei Mordashov, Lucchini è dal 2012 in amministrazione straordinaria. 3 Spagna: un paese alle urne per cambiare il nome del borgo Matajudios, “Ammazza giudei” 4 Secolo d’Italia Roberto Mariotti Nel paesino di Castrillo Matajudios, “ammazza ebrei”, quasi nessuno parla delle prossime elezioni europee. Per i suoi 60 abitanti, il 25 maggio sarà infatti il d-day di un altro importante appuntamento con le urne: il referendum che deciderà se lavare dopo secoli quell'offesa antisemita contenuta nel toponimo e cambiarlo in Motajudios o Mota de Judios, collina degli ebrei, in riferimento alla collina dove visse la comunità semita e che era il nome originale prima dell'Inquisizione. Arrivare al referendum non è stato facile, da quando si prospettò l'idea della consultazione nel 2007, parallelamente all'iniziativa di uno studio archeologico dell'antico insediamento ebraico, sepolto dalla terra e dal tempo. Il sindaco, Lorenzo Rodriguez, assicura che non sa quale sarà l'esito, ma che in ogni caso «sarà rispettata la decisione dei cittadini, anche se per un solo voto. Non è giusto – ha spiegato Rodriguez in dichiarazioni ai media – associare il nome del paese a una presunta strage che forse non c'è mai stata e che deriva da un errore di uno scrivano che confuse la “o” con una “a” nel 1637, quando apparve per la prima volta l'attuale toponimo». Ma l'errore di trascrizione è solo una delle teorie storiche, secondo le quali Mota de Judíos è il luogo in cui era localizzata la “aljama”, la comunità ebraica, durante il Medio Evo, con fiorenti attività di banchieri e commercianti, grazie alla vicina rotta del cammino di Santiago. Gli ebrei a “Motajudios” furono trattati sempre con rispetto dagli abitanti cristiani: gli storici ricordano la lettera che il conte Garcia Fernandez di Castilla consegnò loro nell'anno 974, nella quale si concedeva alla comunità giudea gli stessi diritti dei cristiani. Ma dopo l'editto di espulsione emanato dai Re Cattolici, alla fine del XV secolo, il nome di Mota de Judíos si trasformò in Matajudios, consolidandosi - secondo alcune tesi - durante l'Inquisizione. Secondo gli studiosi di cultura ebraica in Spagna, Anun Barriuso e José Manuel Laureiro, autori del libro 'El norte de Sefarad', ciò avvenne perché ci fu effettivamente un pogrom di ebrei, accusati di usura, che provocò un assalto al palazzo reale di Sancho III e la morte di quattro ufficiali del re e di sessanta ebrei, assieme alla distruzione della prospera comunità ebraica di Castrojeriz. Una tesi abbastanza discussa, perché in contraddizione con la Carta Puebla concessa dal conte Garcia Fernandez di Castilla. Querelle storica a parte, quel nome antisemita 'Matajudios' pesa da secoli come un macigno sul paese. Ed ha provocato più di una rimostranza e proteste intensificate nelle ultime settimane in lettere al Comune, che criticano il paesino per "le sue connotazioni naziste". Secondo il Jerusalem Post, Matar judios è un termine che si utilizza anche per "una tradizionale limonata con alcol", che risale all'epoca medievale. Redazione «È stato amore a prima vista». Sono le parole di Bill De Blasio, sindaco di New York, a proposito della moglie Chirlane McCray. La coppia è apparsa per la prima volta in una intervista congiunta ospite di “The View”, in onda su Abc con Barbara Walters e Woopi Goldberg. De Blasio ha raccontato di aver conosciuto Chirlane quando entrambi lavoravano per il sindaco David Dinkins e almeno per lui è stato amore a prima vista. «Ho sentito gli angeli cantare – ha detto – ho sentito i violini... Lei no», ha ag- giunto scherzando. Sempre tenendosi per mano la coppia ha detto che nonostante vivessero in una città aperta come New York, il loro matrimonio nel 1994 non è stato privo di attenzioni sgradevoli. La stessa mamma di De Blasio non era favorevole all'inizio ma poi è diventata la migliore amica di Chirlane. Il sindaco ha approfittato dell'occasione per fare una sorpresa alla Walters e annunciare il 16 maggio come Barbara Walters Day in città: «Sei stata una leggenda in questa città per oltre cinquant'anni», ha commentato De Bla- sio. La Walters, che andrà in pensione il mese prossimo, non ha nascosto l'emozione e ha detto scherzando: «Il sindaco Bloomberg non lo ha mai fatto». Un po' di gossip per il sindaco alle prese con un problema dietro l'altro. L'ultimo, l'appello di Liam Neeson: «Salva le carrozzelle di Central Park». L'attore irlandese, da vent'anni cittadino adottivo della Grande Mela, ha lanciato un affondo contro il progetto del sindaco di eliminare le tradizionali vetture turistiche trainate da cavalli per sostituirle con auto d'epoca elettriche. Il sindaco di New York si dà alle cronache rose: con mia moglie amore a prima vista GIOVEDì 24 APRILE 2014 Lʼex moglie difende StraussKahn: «Non sapevo delle sue “scappatelle”» Redazione Non ha mai sospettato e, ancora oggi, non crede alle accuse più gravi, quella di stupro su tutte. La giornalista Anne Sinclair, ex moglie di Dominique Strauss-Kahn, coinvolto in diverse vicende a sfondo sessuale, fra cui l'accusa di aver violentato una cameriera a New York, afferma di non aver mai creduto alle "voci" sulle abitudini del marito. In un'intervista trasmessa da France 2, la prima in cui la Sinclair parla della vicenda, la direttrice dell'Huffington Post francese ha spiegato che «che mi crediate o no, io non sapevo». Ma poi ha anche ammesso di aver avuto dei «dubbi»: «Quando sposai Dominique - ha spiegato colei che fu sua moglie dal 1991 al 2013 - sapevo che era uno "charmeur", un seduttore. Questo lo sapevo». Era anche al corrente delle "voci" che circolavano su Dsk, come viene chiamato, e le sue debolezze sessuali, ma «le voci - ha sostenuto sono fatte apposta per distruggere, per uccidere, per affondare, per questo le ignorai». Quando aveva dei «dubbi», andava a «chiedergli se le cose erano proprio» come diceva lui. E l'ex marito, ha raccontato, «sapeva smentire e rassicurarmi». Quanto all'accusa che lo travolse nel 2011, quella di stupro di una cameriera del Sofitel di New York, Anne Sinclair non ha avuto tentennamenti: «Non ci ho creduto, non ci credo e so che non è vero». Crisi ucraina, il ministro russo Lavrov: «Se saremo attaccati risponderemo» GIOVEDì 24 APRILE 2014 Redazione La Russia è pronta a rispondere alla crisi ucraina come ha già fatto in Georgia nel 2008 se i suoi interessi saranno attaccati. Lo ha affermato il ministro degli Esteri di Mosca, Serghiei Lavrov. Nell'estate del 2008 si svolse una guerra di pochi giorni tra Russia e Georgia. «Se saremo attaccati – ha detto Lavrov in un'intervista alla testata filo-Cremlino Russia Today – risponderemo sicuramente. Se i nostri interessi, i nostri legittimi interessi, gli interessi dei russi sa- Secolo d’Italia ranno attaccati direttamente, come lo sono stati per esempio in Ossezia del Sud (una regione separatista della Georgia, ndr), non vedo altra soluzione che rispondere in linea con il diritto internazionale». Il capo della diplomazia russa ha quindi sottolineato che le truppe di Mosca non hanno oltrepassato la frontiera con l'Ucraina, ma ha anche tuonato che «un attacco ai cittadini russi è un attacco alla Federazione russa». E intanto, giro di vite sempre più stretto per internet in Russia: il nuovo pacchetto di leggi anti terrorismo, approvato dalla Duma dopo il duplice attentato a Volgograd di fine dicembre, prevede non solo l'equiparazione ai mass media dei blogger con almeno tremila utenti ma anche l'obbligo per tutte le società di comunicazione online, comprese quelle straniere, di conservare per sei mesi sul territorio russo tutti i messaggi degli utenti. In teoria quindi, stando al sito Lenta.ru, anche le compagnie straniere come Google (Gmail), Facebook e Microsoft (proprietaria di Skype) sono tenute ad avere server nel Paese, allo stesso modo delle russe Yandex, Mail.ru o Vkontakte. Ma secondo Konstantin Trapaidze, esperto di diritto aziendale, contattato sempre da Lenta.ru, «le società straniere di servizi internet non ricadono sotto la giurisdizione russa, pertanto su di loro le autorità federali non hanno reali strumenti giuridici di influenza. Se Google o Microsoft rifiutano di installare server in Russia – ha aggiunto l'avvocato – Mosca non può fare nulla per obbligarle, l'unico modo è bloccare l'accesso ai loro servizi su tutto il territorio». dal brand “Microsoft Mobile”. La transazione, secondo quanto comunicato da Nokia, si chiuderà entro il 25 aprile. Il “cambio” di nome per Nokia emerge da una nota scoperta dal sito “NokiaPowerUser” e riportata dal blog americano. L'azienda finlandese l'avrebbe inviata ai suoi fornitori di servizi e componenti per dispositivi. Li informa appunto che “Nokia Corporation” cambierà in “Microsoft Mo- bile” alla chiusura della transazione col colosso a stelle e strisce. Con un comunicato la compagnia di Espoo aveva annunciato che la vendita della sua divisione '“Dispositivi e Servizi” a Microsoft sarà formalmente completata entro 25 aprile. La chiusura dell'accordo era slittata il mese scorso per un esame prolungato dell'operazione da parte delle autorità asiatiche. Di contro. Telecom Italia e Wind presentano all'Antitrust degli impegni in merito all'istruttoria, che coinvolse anche Vodafone, aperta nel 2012 per accertare una intesa restrittiva della concorrenza finalizzata a escludere dal mercato l'operatore mobile virtuale Bip Mobile. L'operatore, nel frattempo, ha cessato il servizio, ma l'Antitrust è andata avanti perché, se accettati, gli impegni potrebbero contribuire ad aprire il mercato in casi analoghi. Gli impegni vengono pubblicati perché «non manifestamente infondati». Il colosso Nokia cambierà nome, diventerà “Microsoft Mobile” Redazione Con la chiusura dell'acquisizione di Nokia da parte di Microsoft, che sarà finalizzata a giorni dopo l'annuncio a settembre scorso dell'operazione da quasi cinque miliardi e mezzo di euro, il colosso di Redmond si appresta a cambiare nome al produttore finlandese di telefonini. Secondo indiscrezioni riportate dal blog Mashable, lo storico marchio Nokia sarà sostituito 5 Spese pazze alla Regione E-R, lʼex Idv Nanni patteggia la pena Redazione Primo esito giudiziario delle inchieste sui rimborsi ai consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna: l'ex esponente dell'Italia dei valori Paolo Nanni, capogruppo e unico consigliere tra 2005 e 2010, ha patteggiato una condanna a un anno e undici mesi davanti al Gup Andrea Scarpa. Era accusato di peculato per essersi appropriato di 277.792 euro erogati dalla Regione. Il gup ha condannato in rito abbreviato anche la figlia, Olimpia Nanni (l'aveva appunto assunta il padre), a diciotto mesi. All'epoca dei fatti era addetta agli aspetti contabili delle spese e alla redazione dei rendiconti annuali del gruppo ed era accusata in concorso col padre. «Della mia legislatura paghiamo solo io e mia figlia», è stato il commento a caldo di Nanni coi difensori. L'Idv ha ricevuto dal 2005 al 2010 fondi per circa 450mila euro. Per l'accusa, Nanni avrebbe usato larga parte di quei soldi invece che per l'attività del gruppo per fini personali: ristoranti, regali, viaggi, bouvette della Regione, alberghi, valori bollati per 6.500 euro, 1.800 per libri destinati (secondo la Procura e la finanza) al genero. Il tutto rendicontando in modo non vero i soldi e creando addirittura falsi convegni per coprire le spese. Lavoro, una ragazza su due in Italia è inattiva: la famiglia e pregiudizi non aiutano 6 Secolo d’Italia Redazione Ostacoli e pregiudizi, spesso inconsapevoli, condizionano le scelte formative delle ragazze e, di conseguenza, il loro inserimento nel mercato del lavoro. E' quanto emerge da una ricerca di Mc Kinsey & Company: Partendo dalla premessa che l'Unione europea presenta oggi il tasso di disoccupazione giovanile più elevato rispetto a qualsiasi altra area al mondo, se si escludono il Nord Africa e il Medio Oriente, lo studio rileva come tra le ragazze l'incidenza della quota di inattive in Italia è più alta rispetto all'Europa ed è pari al 49 per cento, in pratica una su due, con punte del 65-70 per cento nel sud Italia. La distanza rispetto alle altre nazioni europee sviluppate è disarmante: +22/23 punti percentuali rispetto alle giovani tedesche, inglesi e spagnole, +17 per cento rispetto alle francesi. La cultura prevalente e la famiglia secondo la ricerca - esercitano un'influenza importante sui comportamenti e le attitudini delle ragazze fin dai primi anni di vita. A partire dai giochi che i genitori svolgono insieme ai figli tra i 6 e i 10 anni fino alle attività riservate alle ragazze in famiglia: rifarsi il letto, apparecchiare e sparecchiare la tavola, fare le pulizie di casa, rimangono impegni in gran parte a carico delle femmine. Anche il percorso di studi delle ragazze appare più accidentato: le ragazze appaiono fortemente penalizzate soprattutto laddove la famiglia di origine ha difficoltà finanziarie o le spese per la frequenza scolastica siano elevate. Solo il 12 per cento dei maschi abbandona la scuola per queste ragioni, a fronte del 25-27 per cento delle ragazze. E l'incidenza tra le ragazze sale addirittura al 67 per cento durante il corso degli studi universitari, rispetto al 58 per cento dei ragazzi. Pure la ricerca di un lavoro coerente con il proprio percorso di studi è molto più ardua per le ragazze: a fronte di un 18 per cento dei maschi che non ha trovato un impiego coerente con il proprio ambito di studi, la percentuale sale di oltre dieci punti percentuali nel caso delle femmine. La verità - afferma lo studio - è che gli indirizzi scolastici universitari privilegiati dalle ragazze risultano essere spesso disallineati rispetto alle opportunità offerte dal mondo del lavoro. Gli indirizzi scolastici e universitari privilegiati dalle ragazze presentano tassi di occupazione ridotti e salari modesti. Redazione L'ospedale Sant'Anna di Como e l'allora responsabile del laboratorio di genetica sono stati condannati a risarcire il danno psicologico subito da un ragazzo oggi 14 enne e dalla madre per un test del Dna sbagliato, che nel 2000 aveva erroneamente attribuito la paternità del bambino. La sentenza, che riconosce un danno psicologico quantificato in 50mila euro, ha già superato due gradi di giudizio a Como e Milano, ma i legali della donna e del bambino intendono ricorrere in Cassazione per avere riconosciuto un danno indipendente e diverso da quello biologico, un danno per l'interruzione del vincolo parentale, come se il genitore fosse morto. La madre del bambino era rimasta incinta nel 1999 durante una relazione non stabile con un uomo che alla nascita del piccolo, nel 2000, aveva chiesto il test del Dna per avere la conferma della paternità. L'esame effettuato all'ospedale Sant'Anna di Como non aveva lasciato dubbi: la paternità era confermata al 99,9 per cento. Da quel momento e per tre anni, l'uomo, pur non convivendo con la madre del piccolo, era stato il padre del bambino a tutti gli effetti, con i coinvolgimenti emotivi e familiari che questo comporta. L'errore è stato scoperto nel marzo 2003 quando il "padre", sulla base di motivazioni personali che non ha voluto divulgare, ha chiesto una nuova verifica della paternità, che ha avuto esito esattamente opposto a quella di tre anni prima. A quel punto l'uomo, e con lui i suoi parenti, sono usciti dalla vita del bimbo. La madre ha fatto ricorso al Tribunale dei minori, ma un ulteriore test ha ribadito le conclusioni, confermando che l'errore stava nell'esame effettuato nel 2000. Un esame, è emerso dalla causa civile, che era stato effettuato con kit non idonei e nell'inosservanza dei protocolli stabiliti dalla legge. I giudici hanno quindi condannato l'ospedale e il responsabile del laboratorio, riconoscendo la sussistenza del danno piscologico a carico di madre e figlio. Sbagliano il test di paternità, ora lʼospedale deve risarcire il figlio abbandonato GIOVEDì 24 APRILE 2014 Nuovo passo della ricerca: scoperta la proteina che ripara le lesioni dei nervi Redazione Disattivare il freno che “tiene a bada” le cellule nervose per farle tornare a crescere, fino a riparare le lesioni. È questa la strada che si è appena aperta grazie alla scoperta di una proteina onnipresente nell'organismo, ma “insospettabile” per il ruolo che promette di avere nella ricostruzione delle lesioni nervose. La scoperta è pubblicata sulla rivista Nature Communications e arriva dall'università canadese di Calgary, presso l'Hotchkiss Brain Institute (Hbi). La proteina si chiama Retinoblastoma (Rb) e si trova in tutte le cellule dell'organismo, nelle quali si comporta come un freno che impedisce loro di continuare a crescere al di là di un certo limite. Proprio per questa sua funzione di freno molecolare, la proteina Rb era finora nota soprattutto come una possibile arma nella lotta contro i tumori. Il gruppo canadese coordinato da Kim Christie e Anand Krishnan, in collaborazione con Doug Zochodne, ha pensato di andare a vedere se la proteina continua ad essere presente anche nei neuroni adulti. E' così che i ricercatori hanno scoperto che in condizioni normali la proteina Rb si comporta anche nelle cellule nervose come un freno super efficiente, bloccandone la crescita. Di conseguenza è sufficiente disinnescare questo freno per tornare a far proliferare le fibre nervose. «Se i tumori riescono a disattivare questo freno, favorendo la moltiplicazione cellulare, possiamo cercare – dicono i ricercatori – di riprodurre lo stesso processo nelle cellule nervose, incoraggiandone la crescita come vogliamo». In altre parole, è sufficiente riprogrammare la funzione della proteina Rb per lasciare i nervi «senza freni». Gigi DʼAlessio in tour: nuove date per un artista che continua a vantare vendite record Secolo GIOVEDì 24 APRILE 2014 d’Italia Liliana Giobbi È uno degli artisti che ha dovuto superare con grandi sacrifici la barriera dei pregiudizi, dei critici snob, delle radio che evitavano di mandare in onda le sue canzoni. Ma ha vinto la scommessa, conquistando l'Eden della musica leggera italiama. E ora Gigi D'Alessio continua a fare il pienone agli spettacoli: in programma nuove date estive per il tour che comincerà l'11 luglio, partendo da Cepegatti (Pe). Reduci delle tappe americane e da un tour italiano che ha debuttato a Roma lo scorso marzo, il cantautore e la sua band proporranno nuove esecuzioni live per vecchi successi, oltre ai brani estratti dall'ultimo album “Ora”, uscito lo scorso 19 novembre (Sony Music). Il tour terminerà il 2 agosto a Palermo. Sul palcoscenico con D'Alessio ci saranno Carmine Napolitano (batteria), Roberto D'Aquino (basso), Maurizio Fiordiliso e Pippo Seno (chitarre), al piano Roberto della Vecchia, alle tastiere Checco D'Alessio e alle percussioni Arnaldo Vacca. Ora Tour è orga- nizzato e prodotto da Live Nation Italia. Le date: 11 luglio a Cepegatti (Pe); 16 luglio Varallo Sesia; 18 luglio a Salerno; 26 luglio a Roma, Foro Italico; 28 luglio a Taormina al Teatro Antico; 2 agosto a Palermo al Teatro di Verdura. Nel corso della sua carriera D'Alessio ha venduto oltre venti milioni di dischi, conquistando un disco di diamante e più di cento dischi di platino, A settembre è stato pubblicato il nuovo singolo "Ora", estratto dall'album omonimo; poche settimane dopo l'album viene certificato disco d'oro per oltre trentamila copie vendute restando a lungo ai vertici della classifica Fimi. Il 27 febbraio l'album "Ora" viene classificato al primo posto della classifica dei dischi più venduti negli Usa stilata da Billboard. Gigi D'Alessio, nel suo curriculum,ha anche la conduzione di programmi televisivi, con l'esordio su Raiuno per il primo “one man show" intitolato "Gigi, questo sono io”. La prima puntata ebbe un ascolto di 5,899 milioni di spettatori e uno share del 25,04 per cento. La cultura trionfa a Pasqua: musei stracolmi, folla a Pompei e al Colosseo Redazione Folla al Colosseo, che ha sfiorato le 54mila presenze in due giorni, ma anche a Pompei, dove ci sono stati più di 25mila visitatori, e naturalmente agli Uffizi, che quest'anno hanno staccato quasi duemila biglietti in più. Mai come quest'anno a Pasqua musei e città d'arte hanno fatto il pieno. Con i 30 musei statali più visitati che hanno praticamente raddoppiato i loro visitatori, passando dai 101.158 del 2013 ai 191.343 di Pasqua 2014. Anche se dalle pagine dell'americano “New York Times” torna la vecchia polemica sui pochi visitatori dei musei italiani, che espongono i tesori del patrimonio di cui si è ottenuto il rimpatrio. Tant'è, a spulciare i dati compilati dall'uf- ficio statistica del ministero, la prima cosa che balza agli occhi è che le aperture straordinarie dei luoghi di cultura, quando si riescono a fare, funzionano e sono sempre gradite: lo dimostrano proprio i dati del Colosseo, che lo scorso anno era aperto a Pasqua e chiuso a Pasquetta e che quest'anno, con il doppio giorno di apertura, ha più che raddoppiato le presenze, passando dai 23.938 vi- sitatori del 2013 ai 53.737. Ma lo sottolineano anche i numeri della Pinacoteca di Brera a Milano, che l'anno scorso per Pasqua è rimasta chiusa e che quest'anno ha accolto 4.136 persone. Stesso discorso per la Venaria Reale a Torino, che ugualmente non aveva aperto a Pasqua 2013, ed è stata visitata da 16.363 turisti. Idem per il circuito museale di Firenze, al sesto posto della top 30 del Mi- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia 7 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi bact, che a dispetto della chiusura di un anno fa ha raccolto 12.474 persone. Mentre a Trieste il castello di Miramare ha attratto 3.992 appassionati e persino la grotta Azzurra a Capri ha avuto nel ponte 1.418 visite. Resta comunque il fatto che anche chi un anno fa aveva regolarmente aperto ha visto quest'anno crescere le presenze, dagli oltre mille in più del Museo Egizio di Torino (8.395 nel 2013, 9534 nel 2014) o del circuito archeologico di Paestum (2329 nel 2013, 3286 nel 2014) ai quasi 2.000 in più degli Scavi di Ostia antica. E se Pompei ha raccolto i frutti delle aperture straordinarie di tre nuove domus, con i visitatori cresciuti dai 19.533 del 2013 ai 25.165 di quest'anno, anche la vicina Ercolano ha avuto mille visitatori in più, mentre la Reggia di Caserta è stata letteralmente presa d'assalto dai turisti con 5.396 mila visitatori contro i 1.362 di un anno fa (quando era chiusa a Pasquetta). Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250