i conti di renzi fanno acqua da tutte le parti. rivolta

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i conti di renzi fanno acqua da tutte le parti. rivolta
d’Italia
I CONTI DI RENZI FANNO ACQUA DA TUTTE LE PARTI. RIVOLTA
DEGLI ENTI LOCALI CONTRO LʼENNESIMO TAGLIO DEI FONDI
ANNO LXII N.95
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Redazione
Hanno evitato allʼultimo momento
il temuto pericolo di perdere 2,4
miliardi destinati alla sanità ma non
possono sottrarsi dal dovere di
contribuire con 700 milioni al risanamento dei conti. Sono le Regioni
italiane, che domani, in una Conferenza straordinaria dei presidenti,
convocata da Vasco Errani, dovranno discutere sul come e dove
tagliare. Il dl Irpef, infatti, presentato il 18 aprile scorso in conferenza stampa dal Governo dopo il
Consiglio dei ministri, prevede che
tra Stato, Regioni ed Enti locali i risparmi debbano ammontare complessivamente a 2,1 miliardi, 700
milioni ciascuno. Il premier Matteo
Renzi ha dato a tutti 60 giorni di
tempo per indicare dove procedere
con i tagli, altrimenti a intervenire
sarà il temuto commissario per la
spending review, Carlo Cottarelli.
«Noto con dispiacere che la promessa non è stata mantenuta,
visto che a suo tempo era stato
spiegato che la stagione dei tagli ai
Comuni era finita e che comunque
si sarebbe operata una redistribuzione tra Municipi virtuosi e non»,
commenta con una certa stizza il
vicepresidente Anci e sindaco di
Pavia, Alessandro Cattaneo. «Ciò
smentisce impegni già presi – aggiunge il primo cittadino lombardo
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– visto che si parla di cifre non indifferenti; ora aspettiamo i contenuti
ma posso già dire che sicuramente,
come al solito, chi meglio amministra viene trattato peggio, quindi essere seri e virtuosi non conviene,
visto lʼimpianto delle leggi dello
Stato». Al contrario, osserva ancora
Cattaneo, “avrei voluto sentir parlare
di leggi che potessero liberare le
tantissime energie presenti nei Comuni con lo scopo di aumentare lʼincisività dei sindaci. Cosa che in
verità mi aspettavo da quello che
viene considerato un governo dei
sindaci”. Sul fronte più proprio della
spending review Cattaneo è piuttosto chiaro: «Come sempre, come
amo ripetere anche al sottosegreta-
rio Delrio, sono tre gli ambiti sui cui
lavorare: le liberalizzazioni, per le
quali serve un quadro normativo
chiaro, quindi senza vincoli; il patrimonio pubblico, dove si può fare ancora di più, con dismissioni con
varianti in deroga. Infine la spesa del
personale, nel cui ambito figura ancora lʼenorme problema dei dirigenti:
molti cittadini non lo sanno – ricorda
il rappresentante dellʼAnci – ma il più
basso dirigente di un comune
prende il doppio dei sindaco, mentre
nei grandi municipi questa forbice è
più attenuata». Sul fronte delle Regioni, il più battagliero è il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia.
«La lotta agli sprechi – dice – è sacrosanta e mi trova assolutamente
giovedì 24/4/2014
concorde ma Renzi spiega dimostri
di avere il coraggio fino in fondo e di
fare in modo che i 30 miliardi dormienti di sprechi in Italia vengano
fuori applicando un principio basilare, quello dei costi standard». Eʼ
ironico il coordinatore degli assessori regionali al Bilancio e assessore
in Lombardia, il leghista Massimo
Garavaglia. «Eʼ abbastanza imbarazzante, il decreto Dl Irpef non cʼè
ancora, abbiamo visto in tv Renzi
annunciare dei tagli, ma il decreto di
fatto non cʼè anche se pare lo pubblichino domani. Lʼultima bozza, risale a queste ore». Secondo
Garavaglia, “mancano le coperture
per tutto il decreto. Confidiamo in un
Napolitano, visto che nel passato ha
mandato indietro decreti per un nonnulla, questo non può che rimandarlo al mittente. Inoltre, cʼè una
recente sentenza della Corte Costituzionale che dice che non si possono più fare tagli lineari”. Più
possibilista il governatore della
Campania, Stefano Caldoro. «Con il
Governo – afferma – ci sarà un confronto costruttivo. Le posizioni precostituite, ideologiche non aiutano a
risolvere i problemi. Cʼè massima disponibilità a ragionare ma non possono esserci tagli lineari che
penalizzerebbero solo i cittadini,
quelli del Sud in maniera particolare», conclude.
«A Predappio il museo del fascismo». E il sindaco del Pd “sdogana” la memoria del Duce
Valter Delle Donne
Non più un luogo di nostalgici che
due o tre volte lʼanno arrivano qua
in fez e camicia nera. Ma un centro
internazionale di studio e documentazione dove centinaia di migliaia di persone possano arrivare
da tutta Europa per capire cosʼè
stato il fascismo. Senza pregiudizi,
senza paraocchi, senza nostalgie.
È questa la Predappio, cittadina natale di Benito Mussolini, del futuro
che il sindaco del Pd Giorgio Frassineti ha in mente. E in vista delle
elezioni per la sua riconferma ha
lanciato unʼidea: creare un museo
sul fascismo nella ex Casa del fascio che si trova nella piazza principale del paese. La ex Casa del
fascio è un edificio costruito negli
anni Trenta di 2.400 metri quadrati:
nel dopoguerra è stato sotto-utilizzato, negli ultimi anni è completamente abbandonato con tutti i rischi
strutturali che questo stato comporta. Fa parte degli edifici costruiti
dal regime fascista per esaltare il
mito delle origini: una vera città di
fondazione, uno sfoggio di virtuosismo degli architetti fascisti che ogni
anno porta a Predappio anche migliaia di studiosi di architettura. «Da
anni – dice Frassineti – ci interroghiamo su cosa fare di questa struttura, che peraltro è di proprietà
demaniale e vincolata dalla sovrintendenza. Così è nata questa idea:
Predappio può dare un contributo
allʼEuropa, il nostro paese fa parte
di quella topografia che può restituire il senso del Novecento e del
perché, dopo tante tragedie, abbiamo fatto lʼEuropa. Non dovrà essere un luogo dove si fanno
celebrazioni, ma dove si dovrà capire quel pezzo dei 150 anni della
storia dʼItalia che è volutamente
poco studiato». Lʼoperazione ha di
fronte a sé due grossi ostacoli. Il
primo è economico. «Siamo un comune di 6.500 abitanti che fatica a
garantire i servizi – dice il sindaco –
questa eredità è troppo pesante
perché possiamo portarla da soli. E
vorremmo che diventasse utile non
solo per Predappio, ma per tutta
lʼEuropa». Il secondo è culturale. Il
tema è delicatissimo e da queste
parti lo sanno bene fin dal 1957, da
quando un altro presidente del
Consiglio comunale predappiese,
Adone Zoli, autorizzò la traslazione
della salma di Mussolini nel cimitero
del paese, suscitando polemiche
infinite. «È un tema su cui ci si
scotta», ammette il sindaco. Che
però ha le idee chiare su cosa
dovrà diventare questo museo, se
le istituzioni riconosceranno il valore dellʼidea. «Dovrà essere riempito di contenuti seri – continua –
costruito grazie al dibattito degli studiosi, ma che permetta a chiunque
di conoscere meglio questo periodo». Senza paraocchi di alcun
colore.
Provocazione “antifa” a Milano: distrutto
il vetro che protegge il murales di Ramelli
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Redazione
È un vetro anti-urto quello che la destra milanese fece apporre più di
dieci anni fa davanti al murales
sotto casa di Sergio Ramelli, nel
luogo in cui il 13 marzo del 1975 il
ragazzo subì lʼaggressione che il 29
aprile lo portò alla morte. Il vetro
serviva a proteggere la scritta «Ciao
Sergio» dai numerosi oltraggi cui,
nel tempo, era stata sottoposta.
Romperlo non era affatto facile, ma
la difficoltà dellʼimpresa non ha dissuaso i vandali che nella notte
lʼhanno spaccato. Alla parete ne è
Secolo
d’Italia
rimasto solo un pezzo, su cui si vedono ancora i segni delle scritte a
bomboletta che, non potendo imbrattare quel saluto, venivano comunque tracciate sulla sua
protezione. Il murales è rimasto pulito, probabilmente perché il rumore
provocato dai colpi al vetro ha spinto
i vandali ad allontanarsi in fretta.
Qualcuno deve averlo sentito fra gli
abitanti della stretta strada su cui si
affaccia casa Ramelli, rimasta vuota
da quando a dicembre la signora
Anita, la mamma di Sergio, è morta.
Non risultano però denunce o se-
gnalazioni alle forze dellʼordine, ma
non è escluso che lì per lì non si sia
capito cosa stesse avvenendo.
Certo è, comunque, che il vetro non
si può essere rotto per un incidente:
visti spessore e resistenza, non sarebbe bastata una sassata ben assestata per distruggerlo. Il comitato
che sta organizzando il corteo in ricordo di Ramelli e di Enrico Pedenovi, lʼavvocato iscritto al Msi ucciso
esattamente un anno dopo il ragazzo, il 29 aprile 1976, ha deciso
di lanciare un appello per finanziare
lʼacquisto di un nuovo vetro, in
modo da preservare il più possibile
quel saluto a Sergio. In vista del 29
aprile, quando il corteo commemorativo attraverserà le vie del quartiere, si provvederà a mettere una
copertura provvisoria, mentre in
piazzale Susa, da cui partirà la manifestazione, sarà allestito un punto
di raccolta fondi per la riparazione
definitiva, che ha un costo stimato
di alcune migliaia di euro. Il comitato
pensa anche a una iniziativa di
crowdfunding – per dirla con un termine molto in voga – le cui modalità
saranno definite nelle prossime ore.
Sebbene vi siano buone speranze
sulla possibilità di raccogliere fondi
sufficienti, il pensiero non è del tutto
confortante. Lʼaggressione a questo
simbolo della memoria arriva, infatti,
a conferma di un clima particolarmente esacerbato, in cui la rete antifascista milanese non riesce a
darsi pace per essersi vista negare
dalla Questura il permesso a una
manifestazione di disturbo, che
avrebbe voluto svolgere proprio
nella data e nei luoghi della commemorazione. Subito dopo il «no»
di via Fatebenefratelli – motivato
con ragioni di ordine pubblico, ma
accompagnato da una considerazione sul diritto della destra a svolgere
in
pace
queste
commemorazioni – gli antifascisti
milanesi hanno promesso unʼampia
mobilitazione per impedire quella
che si ostinano a bollare come una
«manifestazione nazi-fascista» e
che, invece, è solo la commemorazione di due morti innocenti, assassinati
dagli
antifascisti
di
quarantʼanni fa.
visto giocare per pensare che
un mio assist sposti voti. Ma il
punto non è questo. Il punto è –
sottolinea Renzi – che grazie
alla rabbia e alla paura dei grillini per la prima volta si sporca
un evento come la partita del
cuore che da anni unisce gli italiani”. “Strumentalizzare gli 80
euro, i segreti di stato, gli investimenti sulle scuole è polemica
politica. Strumentalizzare la beneficenza no. Ho deciso allora
di non giocare la partita. Anche
se mi costa dal punto di vista
personale perché siamo fatti di
carne e giocare con Baggio,
Batistuta e Antognoni per uno
come me che ama il calcio (non
ricambiato, lo so) era un piccolo
sogno: inutile nascondersi,
siamo uomini”, aggiunge. “Non
hanno paura di me calciatore –
conclude Renzi – Hanno paura
di chi vuole cambiare lʼItalia, restituire speranza, cambiare la
protesta in proposta. Per questo tutti i giorni attaccano sul
personale, sul pesante. Va
bene, lasciamoli fare, mettiamo
al sicuro ciò che non merita di
essere sporcato. Io questʼanno
non gioco. Ma chiedo comunque alla mia Firenze di rispondere alla grande…”.
Al di là del dispiacere del premier, tuttavia, la normativa sulla
par condicio è chiara: durante
la campagna elettorale la presenza di politici ed esponenti
del governo è vietata in tutte le
trasmissioni diverse da quelle di
comunicazione politica e di informazione. Alla fine il gol lʼha
messo a segno proprio Grillo. E
al premier non resta che incassare…
Renzi rinuncia alla Partita del Cuore e fa la vittima:
che sofferenza, non giocare con Baggio e Batistuta…
Redazione
La Partita del Cuore in diretta su
Rai1 il 19 maggio, a sei giorni
dalle europee, era diventato un
match politico di primʼordine.
Per la partecipazione di Matteo
Renzi come calciatore dʼeccezione Beppe Grillo aveva evocato un clima da regime e
Renato Brunetta aveva intimato
un passo indietro al premier. E
Renzi ha rinunciato alle polemiche e alla partita. Non sarà accanto ai big del calcio in
beneficenza per Emergency.
“Ho deciso di non giocare ma
sono il presidente del Consiglio
di un Paese che non merita polemiche così ridicole”, scrive su
Facebook attaccando M5S che
“non ha paura di me come calciatore ma di chi vuole cambiare
lʼItalia”. Renzi racconta su Facebook che lʼidea di giocare la Partita del cuore a Firenze era nata
lʼanno scorso dopo la sua partecipazione allʼevento allo Juventus stadium. Poi “qualche giorno
fa mi chiama Gino Strada e mi
chiede di rilanciare lʼattenzione
dei media, di aiutare anche nel
mio nuovo ruolo, per fare della
partita unʼoccasione di sostegno per Emergency. Lo faccio
volentieri”. “E qui casca lʼasino,
anzi il grillo. Cinquestelle mi accusa di strumentalizzare il calcio in campagna elettorale, di
volere la diretta tv per conquistare voti. I miei amici si domandano con la consueta
gentilezza se mi hanno mai
GIOVEDì 24 APRILE 2014
Sì alla fiducia sul decreto Lavoro ma tra mille
polemiche. Lo scontro è rinviato al Senato
GIOVEDì 24 APRILE 2014
Redazione
Il via libera è arrivato a metà pomeriggio, scontato, nonostante
le giornate di dura polemica tra
il Pd e il Nuovo centrodestra
sulle modifiche al testo in chiave
“Cgil". La Camera ieri ha votato
la fiducia al governo sul decreto
lavoro con 344 sì, 184 no: il go-
Secolo
d’Italia
verno Renzi ha incassato così
la sua sesta fiducia. Le prime
due, quelle programmatiche, le
aveva ottenute il 25 febbraio
scorso. I 344 sì non raggiungono la soglia di 378 voti a favore toccata dall'esecutivo il 25
febbraio, al momento dell'insediamento. Ma le altre due fidu-
cie votate negli ultimi due mesi
alla Camera, sul decreto Missioni e sul decreto Salva Roma,
si erano fermate a quota 325. A
consultare i tabulati, spicca per
presenza il Nuovo centrodestra,
a partire dal ministro dell'Interno
Angelino Alfano. Ncd, nonostante chieda di cambiare il
testo della legge e annunci battaglia al Senato, ha votato compatto sì alla fiducia al governo:
su 28 deputati del gruppo, in 27
hanno risposto all'appello.
Unico assente, Maurizio Bernardo. Presente in forze al voto
anche il Pd, che conta 19 non
partecipanti al voto (il 6,48%) su
293 membri del gruppo. Molte
assenze invece in Forza Italia: il
35% dei deputati azzurri (24 su
68) non era oggi alla Camera.
Tra i partiti della maggioranza,
26% di assenze in Per l'Italia
(cinque su 19) e il 22% in Scelta
civica (sei su 27). Anche il M5S
conta diversi non partecipanti al
voto: 16 su 104, il 15%. Se il
Ncd confida di portare a casa
delle modifiche al Senato, dalle
opposizioni, in aula, le critiche
sono arrivate categoriche, come
quelle espresse da Raffaele
Fitto, deputato di Fi. «La sinistra
del Pd, la parte più vecchia e
conservatrice di quel partito, ha
ancora una sorta di "golden
share", di peso speciale, che le
consente di imporre soluzioni politiche e normative nei gruppi
parlamentari. Cittadini e mondo
produttivo possono dunque vedere che è il Presidente del Consiglio a doversi piegare, mentre
è la sinistra del Pd a dare le
carte». Anche al di fuori dei Palazzi, sono tante le voci che si levano contro questo testo che
Renzi ha presentato come un
toccasana per la disoccupazione
italiana: «Le modifiche al decreto
Lavoro passate con la fiducia
alla Camera sono un pessimo
segnale per le imprese che attendevano semplificazioni per
poter assumere senza continui
rischi di sanzioni, cause e eccessiva burocrazia», attacca
Confcommercio. «Ancora una
volta - aggiunge - si confermano
le logiche che hanno contribuito
a ingessare il mercato del lavoro
che, oltre ad essere paralizzato
nella flessibilità in uscita, viene
progressivamente
bloccato
anche nella flessibilità in entrata».
Passata in secondo piano l'offerta
d'acquisto presentata dal gruppo
Smc del magnate arabo Khaled al
Habahbeh, potrebbe ora avere la
meglio quella della società indiana
Jsw. Smc group, su cui i lavoratori
avevano puntato molto per la vo-
lontà espressa dal suo presidente di
salvaguardare l'occupazione e l'altoforno acceso, sulla sua pagina Facebook, annuncia una conferenza
stampa di presentazione per il 15
maggio dopo aver spiegato, il 9
aprile scorso, di aver partecipato ad
un bando per l'acquisizione del
gruppo Lucchini. Molti dei commenti
che seguono, da Piombino, non
sembrano proprio entusiasti. A Pasqua e Pasquetta per protestare
contro lo spegnimento dell'altoforno
uno dei lavoratori delle acciaierie ha
fatto lo sciopero della fame davanti
alla portineria dello stabilimento. I lavoratori hanno tenuto anche un'assemblea davanti alla fabbrica e
hanno inviato anche un video messaggio al Papa Francesco. E ieri il
Pontefice ha risposto chiedendo
«ogni sforzo di creatività e di generosità» per chi perde il lavoro. «Non
scoraggiatevi – ha aggiunto Bergoglio – il Papa è accanto a voi e
prega per voi, affinché quando si
spengono le speranze umane rimanga sempre accesa la speranza
divina che non delude mai».
Si spegne lʼaltoforno di Piombino. Il Papa
agli operai: «Non scoraggiatevi, prego per voi»
Redazione
Si ferma il cuore delle acciaierie di
Piombino. L'altoforno smetterà di
essere alimentato, il gigante simbolo della città toscana subirà un
periodo di riposo forzato: per una
ventina di giorni, un mese al massimo, sarà caricato solo con il coke
e non con il minerale, passando a
quello che in gergo è definito lo
stato di "stand by". Non è la prima
volta che la colata di acciaio si
ferma, ma questa volta la preoccupazione dei lavoratori e della città
è più forte che mai. Le sorti dello
stabilimento e di conseguenza di
migliaia di famiglie sono appese a
un filo. Nel futuro immediato l'impatto negativo sarà attutito con l'utilizzo di contratti di solidarietà, il
dopo si potrà scrivere solo passato
il 30 maggio, giorno di scadenza
della presentazione delle offerte
vincolanti per l'acquisizione dello
stabilimento. La città operaia per
eccellenza in Toscana arriva all'appuntamento dopo aver subito non
pochi contraccolpi: con il disimpegno del magnate russo Alexei Mordashov, Lucchini è dal 2012 in
amministrazione
straordinaria.
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Spagna: un paese alle urne per cambiare il nome
del borgo Matajudios, “Ammazza giudei”
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Secolo
d’Italia
Roberto Mariotti
Nel paesino di Castrillo Matajudios,
“ammazza ebrei”, quasi nessuno
parla delle prossime elezioni europee. Per i suoi 60 abitanti, il 25
maggio sarà infatti il d-day di un
altro importante appuntamento con
le urne: il referendum che deciderà
se lavare dopo secoli quell'offesa
antisemita contenuta nel toponimo
e cambiarlo in Motajudios o Mota
de Judios, collina degli ebrei, in riferimento alla collina dove visse la
comunità semita e che era il nome
originale prima dell'Inquisizione. Arrivare al referendum non è stato facile, da quando si prospettò l'idea
della consultazione nel 2007, parallelamente all'iniziativa di uno studio
archeologico dell'antico insediamento ebraico, sepolto dalla terra e
dal tempo. Il sindaco, Lorenzo Rodriguez, assicura che non sa quale
sarà l'esito, ma che in ogni caso
«sarà rispettata la decisione dei cittadini, anche se per un solo voto.
Non è giusto – ha spiegato Rodriguez in dichiarazioni ai media – associare il nome del paese a una
presunta strage che forse non c'è
mai stata e che deriva da un errore
di uno scrivano che confuse la “o”
con una “a” nel 1637, quando apparve per la prima volta l'attuale toponimo». Ma l'errore di trascrizione
è solo una delle teorie storiche, secondo le quali Mota de Judíos è il
luogo in cui era localizzata la “aljama”, la comunità ebraica, durante
il Medio Evo, con fiorenti attività di
banchieri e commercianti, grazie
alla vicina rotta del cammino di
Santiago. Gli ebrei a “Motajudios”
furono trattati sempre con rispetto
dagli abitanti cristiani: gli storici ricordano la lettera che il conte Garcia Fernandez di Castilla consegnò
loro nell'anno 974, nella quale si
concedeva alla comunità giudea gli
stessi diritti dei cristiani. Ma dopo
l'editto di espulsione emanato dai
Re Cattolici, alla fine del XV secolo,
il nome di Mota de Judíos si trasformò in Matajudios, consolidandosi - secondo alcune tesi - durante
l'Inquisizione. Secondo gli studiosi
di cultura ebraica in Spagna, Anun
Barriuso e José Manuel Laureiro,
autori del libro 'El norte de Sefarad',
ciò avvenne perché ci fu effettivamente un pogrom di ebrei, accusati
di usura, che provocò un assalto al
palazzo reale di Sancho III e la
morte di quattro ufficiali del re e di
sessanta ebrei, assieme alla distruzione della prospera comunità
ebraica di Castrojeriz. Una tesi abbastanza discussa, perché in contraddizione con la Carta Puebla
concessa dal conte Garcia Fernandez di Castilla. Querelle storica a
parte, quel nome antisemita 'Matajudios' pesa da secoli come un macigno sul paese. Ed ha provocato
più di una rimostranza e proteste intensificate nelle ultime settimane in
lettere al Comune, che criticano il
paesino per "le sue connotazioni
naziste". Secondo il Jerusalem
Post, Matar judios è un termine che
si utilizza anche per "una tradizionale limonata con alcol", che risale
all'epoca medievale.
Redazione
«È stato amore a prima vista». Sono
le parole di Bill De Blasio, sindaco di
New York, a proposito della moglie
Chirlane McCray. La coppia è apparsa per la prima volta in una intervista congiunta ospite di “The View”,
in onda su Abc con Barbara Walters
e Woopi Goldberg. De Blasio ha raccontato di aver conosciuto Chirlane
quando entrambi lavoravano per il
sindaco David Dinkins e almeno per
lui è stato amore a prima vista. «Ho
sentito gli angeli cantare – ha detto –
ho sentito i violini... Lei no», ha ag-
giunto scherzando. Sempre tenendosi per mano la coppia ha detto che
nonostante vivessero in una città
aperta come New York, il loro matrimonio nel 1994 non è stato privo di
attenzioni sgradevoli. La stessa
mamma di De Blasio non era favorevole all'inizio ma poi è diventata la
migliore amica di Chirlane. Il sindaco
ha approfittato dell'occasione per
fare una sorpresa alla Walters e annunciare il 16 maggio come Barbara
Walters Day in città: «Sei stata una
leggenda in questa città per oltre cinquant'anni», ha commentato De Bla-
sio. La Walters, che andrà in pensione il mese prossimo, non ha nascosto l'emozione e ha detto
scherzando: «Il sindaco Bloomberg
non lo ha mai fatto». Un po' di gossip
per il sindaco alle prese con un problema dietro l'altro. L'ultimo, l'appello
di Liam Neeson: «Salva le carrozzelle di Central Park». L'attore irlandese, da vent'anni cittadino adottivo
della Grande Mela, ha lanciato un affondo contro il progetto del sindaco
di eliminare le tradizionali vetture turistiche trainate da cavalli per sostituirle con auto d'epoca elettriche.
Il sindaco di New York si dà alle cronache
rose: con mia moglie amore a prima vista
GIOVEDì 24 APRILE 2014
Lʼex moglie difende StraussKahn: «Non sapevo
delle sue “scappatelle”»
Redazione
Non ha mai sospettato e, ancora
oggi, non crede alle accuse più
gravi, quella di stupro su tutte. La
giornalista Anne Sinclair, ex moglie
di Dominique Strauss-Kahn, coinvolto in diverse vicende a sfondo
sessuale, fra cui l'accusa di aver
violentato una cameriera a New
York, afferma di non aver mai creduto alle "voci" sulle abitudini del
marito. In un'intervista trasmessa
da France 2, la prima in cui la Sinclair parla della vicenda, la direttrice dell'Huffington Post francese
ha spiegato che «che mi crediate
o no, io non sapevo». Ma poi ha
anche ammesso di aver avuto dei
«dubbi»: «Quando sposai Dominique - ha spiegato colei che fu sua
moglie dal 1991 al 2013 - sapevo
che era uno "charmeur", un seduttore. Questo lo sapevo». Era
anche al corrente delle "voci" che
circolavano su Dsk, come viene
chiamato, e le sue debolezze sessuali, ma «le voci - ha sostenuto sono fatte apposta per distruggere,
per uccidere, per affondare, per
questo le ignorai». Quando aveva
dei «dubbi», andava a «chiedergli
se le cose erano proprio» come diceva lui. E l'ex marito, ha raccontato, «sapeva smentire e
rassicurarmi». Quanto all'accusa
che lo travolse nel 2011, quella di
stupro di una cameriera del Sofitel
di New York, Anne Sinclair non ha
avuto tentennamenti: «Non ci ho
creduto, non ci credo e so che non
è vero».
Crisi ucraina, il ministro russo Lavrov:
«Se saremo attaccati risponderemo»
GIOVEDì 24 APRILE 2014
Redazione
La Russia è pronta a rispondere alla crisi ucraina come ha
già fatto in Georgia nel 2008 se
i suoi interessi saranno attaccati. Lo ha affermato il ministro
degli Esteri di Mosca, Serghiei
Lavrov. Nell'estate del 2008 si
svolse una guerra di pochi
giorni tra Russia e Georgia.
«Se saremo attaccati – ha
detto Lavrov in un'intervista
alla testata filo-Cremlino Russia Today – risponderemo sicuramente. Se i nostri
interessi, i nostri legittimi interessi, gli interessi dei russi sa-
Secolo
d’Italia
ranno attaccati direttamente,
come lo sono stati per esempio
in Ossezia del Sud (una regione separatista della Georgia, ndr), non vedo altra
soluzione che rispondere in
linea con il diritto internazionale». Il capo della diplomazia
russa ha quindi sottolineato
che le truppe di Mosca non
hanno oltrepassato la frontiera
con l'Ucraina, ma ha anche
tuonato che «un attacco ai cittadini russi è un attacco alla
Federazione russa». E intanto,
giro di vite sempre più stretto
per internet in Russia: il nuovo
pacchetto di leggi anti terrorismo, approvato dalla Duma
dopo il duplice attentato a Volgograd di fine dicembre, prevede non solo l'equiparazione
ai mass media dei blogger con
almeno tremila utenti ma
anche l'obbligo per tutte le società di comunicazione online,
comprese quelle straniere, di
conservare per sei mesi sul
territorio russo tutti i messaggi
degli utenti. In teoria quindi,
stando al sito Lenta.ru, anche
le compagnie straniere come
Google (Gmail), Facebook e
Microsoft
(proprietaria
di
Skype) sono tenute ad avere
server nel Paese, allo stesso
modo delle russe Yandex,
Mail.ru o Vkontakte. Ma secondo Konstantin Trapaidze,
esperto di diritto aziendale,
contattato sempre da Lenta.ru,
«le società straniere di servizi
internet non ricadono sotto la
giurisdizione russa, pertanto
su di loro le autorità federali
non hanno reali strumenti giuridici di influenza. Se Google o
Microsoft rifiutano di installare
server in Russia – ha aggiunto
l'avvocato – Mosca non può
fare nulla per obbligarle, l'unico
modo è bloccare l'accesso ai
loro servizi su tutto il territorio».
dal brand “Microsoft Mobile”. La transazione, secondo quanto comunicato
da Nokia, si chiuderà entro il 25
aprile. Il “cambio” di nome per Nokia
emerge da una nota scoperta dal sito
“NokiaPowerUser” e riportata dal
blog americano. L'azienda finlandese
l'avrebbe inviata ai suoi fornitori di
servizi e componenti per dispositivi.
Li informa appunto che “Nokia Corporation” cambierà in “Microsoft Mo-
bile” alla chiusura della transazione
col colosso a stelle e strisce. Con un
comunicato la compagnia di Espoo
aveva annunciato che la vendita della
sua divisione '“Dispositivi e Servizi” a
Microsoft sarà formalmente completata entro 25 aprile. La chiusura dell'accordo era slittata il mese scorso
per un esame prolungato dell'operazione da parte delle autorità asiatiche. Di contro. Telecom Italia e Wind
presentano all'Antitrust degli impegni
in merito all'istruttoria, che coinvolse
anche Vodafone, aperta nel 2012 per
accertare una intesa restrittiva della
concorrenza finalizzata a escludere
dal mercato l'operatore mobile virtuale Bip Mobile. L'operatore, nel frattempo, ha cessato il servizio, ma
l'Antitrust è andata avanti perché, se
accettati, gli impegni potrebbero contribuire ad aprire il mercato in casi
analoghi. Gli impegni vengono pubblicati perché «non manifestamente
infondati».
Il colosso Nokia cambierà nome, diventerà
“Microsoft Mobile”
Redazione
Con la chiusura dell'acquisizione di
Nokia da parte di Microsoft, che sarà
finalizzata a giorni dopo l'annuncio a
settembre scorso dell'operazione da
quasi cinque miliardi e mezzo di euro,
il colosso di Redmond si appresta a
cambiare nome al produttore finlandese di telefonini. Secondo indiscrezioni riportate dal blog Mashable, lo
storico marchio Nokia sarà sostituito
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Spese pazze alla Regione
E-R, lʼex Idv Nanni
patteggia la pena
Redazione
Primo esito giudiziario delle inchieste sui rimborsi ai consiglieri
regionali
dell'Emilia-Romagna: l'ex esponente dell'Italia dei valori Paolo
Nanni, capogruppo e unico consigliere tra 2005 e 2010, ha patteggiato una condanna a un
anno e undici mesi davanti al
Gup Andrea Scarpa. Era accusato di peculato per essersi appropriato di 277.792 euro
erogati dalla Regione. Il gup ha
condannato in rito abbreviato
anche la figlia, Olimpia Nanni
(l'aveva appunto assunta il
padre), a diciotto mesi. All'epoca dei fatti era addetta agli
aspetti contabili delle spese e
alla redazione dei rendiconti annuali del gruppo ed era accusata in concorso col padre.
«Della mia legislatura paghiamo solo io e mia figlia», è
stato il commento a caldo di
Nanni coi difensori. L'Idv ha ricevuto dal 2005 al 2010 fondi
per circa 450mila euro. Per l'accusa, Nanni avrebbe usato
larga parte di quei soldi invece
che per l'attività del gruppo per
fini personali: ristoranti, regali,
viaggi, bouvette della Regione,
alberghi, valori bollati per 6.500
euro, 1.800 per libri destinati
(secondo la Procura e la finanza) al genero. Il tutto rendicontando in modo non vero i
soldi e creando addirittura falsi
convegni per coprire le spese.
Lavoro, una ragazza su due in Italia è inattiva:
la famiglia e pregiudizi non aiutano
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Secolo
d’Italia
Redazione
Ostacoli e pregiudizi, spesso inconsapevoli, condizionano le scelte formative delle ragazze e, di
conseguenza, il loro inserimento nel
mercato del lavoro. E' quanto
emerge da una ricerca di Mc Kinsey
& Company: Partendo dalla premessa che l'Unione europea presenta oggi il tasso di disoccupazione
giovanile più elevato rispetto a qualsiasi altra area al mondo, se si
escludono il Nord Africa e il Medio
Oriente, lo studio rileva come tra le
ragazze l'incidenza della quota di
inattive in Italia è più alta rispetto all'Europa ed è pari al 49 per cento, in
pratica una su due, con punte del
65-70 per cento nel sud Italia. La distanza rispetto alle altre nazioni europee sviluppate è disarmante:
+22/23 punti percentuali rispetto alle
giovani tedesche, inglesi e spagnole, +17 per cento rispetto alle
francesi.
La cultura prevalente e la famiglia secondo la ricerca - esercitano un'influenza importante sui comportamenti e le attitudini delle ragazze fin
dai primi anni di vita. A partire dai
giochi che i genitori svolgono insieme ai figli tra i 6 e i 10 anni fino
alle attività riservate alle ragazze in
famiglia: rifarsi il letto, apparecchiare
e sparecchiare la tavola, fare le pulizie di casa, rimangono impegni in
gran parte a carico delle femmine.
Anche il percorso di studi delle ragazze appare più accidentato: le ragazze
appaiono
fortemente
penalizzate soprattutto laddove la
famiglia di origine ha difficoltà finanziarie o le spese per la frequenza
scolastica siano elevate. Solo il 12
per cento dei maschi abbandona la
scuola per queste ragioni, a fronte
del 25-27 per cento delle ragazze. E
l'incidenza tra le ragazze sale addirittura al 67 per cento durante il
corso degli studi universitari, rispetto
al 58 per cento dei ragazzi. Pure la
ricerca di un lavoro coerente con il
proprio percorso di studi è molto più
ardua per le ragazze: a fronte di un
18 per cento dei maschi che non ha
trovato un impiego coerente con il
proprio ambito di studi, la percentuale sale di oltre dieci punti percentuali nel caso delle femmine. La
verità - afferma lo studio - è che gli
indirizzi scolastici universitari privilegiati dalle ragazze risultano essere
spesso disallineati rispetto alle opportunità offerte dal mondo del lavoro. Gli indirizzi scolastici e
universitari privilegiati dalle ragazze
presentano tassi di occupazione ridotti e salari modesti.
Redazione
L'ospedale Sant'Anna di Como
e l'allora responsabile del laboratorio di genetica sono stati
condannati a risarcire il danno
psicologico subito da un ragazzo oggi 14 enne e dalla
madre per un test del Dna sbagliato, che nel 2000 aveva erroneamente
attribuito
la
paternità del bambino.
La sentenza, che riconosce un
danno psicologico quantificato
in 50mila euro, ha già superato
due gradi di giudizio a Como e
Milano, ma i legali della donna
e del bambino intendono ricorrere in Cassazione per avere
riconosciuto un danno indipendente e diverso da quello biologico,
un
danno
per
l'interruzione del vincolo parentale, come se il genitore
fosse morto.
La madre del bambino era rimasta incinta nel 1999 durante
una relazione non stabile con
un uomo che alla nascita del
piccolo, nel 2000, aveva chiesto il test del Dna per avere la
conferma della paternità.
L'esame effettuato all'ospedale
Sant'Anna di Como non aveva
lasciato dubbi: la paternità era
confermata al 99,9 per cento.
Da quel momento e per tre
anni, l'uomo, pur non convivendo con la madre del piccolo, era stato il padre del
bambino a tutti gli effetti, con i
coinvolgimenti emotivi e familiari che questo comporta. L'errore è stato scoperto nel marzo
2003 quando il "padre", sulla
base di motivazioni personali
che non ha voluto divulgare,
ha chiesto una nuova verifica
della paternità, che ha avuto
esito esattamente opposto a
quella di tre anni prima. A quel
punto l'uomo, e con lui i suoi
parenti, sono usciti dalla vita
del bimbo. La madre ha fatto ricorso al Tribunale dei minori,
ma un ulteriore test ha ribadito
le conclusioni, confermando
che l'errore stava nell'esame
effettuato nel 2000. Un esame,
è emerso dalla causa civile,
che era stato effettuato con kit
non idonei e nell'inosservanza
dei protocolli stabiliti dalla
legge. I giudici hanno quindi
condannato l'ospedale e il responsabile del laboratorio, riconoscendo la sussistenza del
danno piscologico a carico di
madre e figlio.
Sbagliano il test di paternità, ora lʼospedale
deve risarcire il figlio abbandonato
GIOVEDì 24 APRILE 2014
Nuovo passo della ricerca:
scoperta la proteina che ripara
le lesioni dei nervi
Redazione
Disattivare il freno che “tiene a
bada” le cellule nervose per farle
tornare a crescere, fino a riparare
le lesioni. È questa la strada che si
è appena aperta grazie alla scoperta di una proteina onnipresente
nell'organismo, ma “insospettabile”
per il ruolo che promette di avere
nella ricostruzione delle lesioni nervose. La scoperta è pubblicata
sulla rivista Nature Communications e arriva dall'università canadese di Calgary, presso l'Hotchkiss
Brain Institute (Hbi). La proteina si
chiama Retinoblastoma (Rb) e si
trova in tutte le cellule dell'organismo, nelle quali si comporta come
un freno che impedisce loro di continuare a crescere al di là di un
certo limite. Proprio per questa sua
funzione di freno molecolare, la
proteina Rb era finora nota soprattutto come una possibile arma
nella lotta contro i tumori. Il gruppo
canadese coordinato da Kim Christie e Anand Krishnan, in collaborazione con Doug Zochodne, ha
pensato di andare a vedere se la
proteina continua ad essere presente anche nei neuroni adulti. E'
così che i ricercatori hanno scoperto che in condizioni normali la
proteina Rb si comporta anche
nelle cellule nervose come un
freno super efficiente, bloccandone
la crescita. Di conseguenza è sufficiente disinnescare questo freno
per tornare a far proliferare le fibre
nervose. «Se i tumori riescono a disattivare questo freno, favorendo la
moltiplicazione cellulare, possiamo
cercare – dicono i ricercatori – di riprodurre lo stesso processo nelle
cellule nervose, incoraggiandone
la crescita come vogliamo». In altre
parole, è sufficiente riprogrammare
la funzione della proteina Rb per
lasciare i nervi «senza freni».
Gigi DʼAlessio in tour: nuove date per un artista
che continua a vantare vendite record
Secolo
GIOVEDì 24 APRILE 2014
d’Italia
Liliana Giobbi
È uno degli artisti che ha dovuto superare
con grandi sacrifici la barriera dei pregiudizi,
dei critici snob, delle radio che evitavano di
mandare in onda le sue canzoni. Ma ha vinto
la scommessa, conquistando l'Eden della
musica leggera italiama. E ora Gigi D'Alessio
continua a fare il pienone agli spettacoli: in
programma nuove date estive per il tour che
comincerà l'11 luglio, partendo da Cepegatti
(Pe). Reduci delle tappe americane e da un
tour italiano che ha debuttato a Roma lo
scorso marzo, il cantautore e la sua band
proporranno nuove esecuzioni live per vecchi successi, oltre ai brani estratti dall'ultimo
album “Ora”, uscito lo scorso 19 novembre
(Sony Music). Il tour terminerà il 2 agosto a
Palermo. Sul palcoscenico con D'Alessio ci
saranno Carmine Napolitano (batteria), Roberto D'Aquino (basso), Maurizio Fiordiliso e
Pippo Seno (chitarre), al piano Roberto della
Vecchia, alle tastiere Checco D'Alessio e alle
percussioni Arnaldo Vacca. Ora Tour è orga-
nizzato e prodotto da Live Nation Italia. Le
date: 11 luglio a Cepegatti (Pe); 16 luglio Varallo Sesia; 18 luglio a Salerno; 26 luglio a
Roma, Foro Italico; 28 luglio a Taormina al
Teatro Antico; 2 agosto a Palermo al Teatro
di Verdura. Nel corso della sua carriera
D'Alessio ha venduto oltre venti milioni di dischi, conquistando un disco di diamante e più
di cento dischi di platino, A settembre è stato
pubblicato il nuovo singolo "Ora", estratto dall'album omonimo; poche settimane dopo l'album viene certificato disco d'oro per oltre
trentamila copie vendute restando a lungo ai
vertici della classifica Fimi. Il 27 febbraio l'album "Ora" viene classificato al primo posto
della classifica dei dischi più venduti negli
Usa stilata da Billboard. Gigi D'Alessio, nel
suo curriculum,ha anche la conduzione di
programmi televisivi, con l'esordio su Raiuno
per il primo “one man show" intitolato "Gigi,
questo sono io”. La prima puntata ebbe un
ascolto di 5,899 milioni di spettatori e uno
share del 25,04 per cento.
La cultura trionfa a Pasqua: musei stracolmi,
folla a Pompei e al Colosseo
Redazione
Folla al Colosseo, che ha sfiorato le 54mila presenze in due
giorni, ma anche a Pompei,
dove ci sono stati più di 25mila
visitatori, e naturalmente agli
Uffizi, che quest'anno hanno
staccato quasi duemila biglietti
in più. Mai come quest'anno a
Pasqua musei e città d'arte
hanno fatto il pieno. Con i 30
musei statali più visitati che
hanno praticamente raddoppiato i loro visitatori, passando
dai 101.158 del 2013 ai 191.343
di Pasqua 2014. Anche se dalle
pagine dell'americano “New
York Times” torna la vecchia polemica sui pochi visitatori dei
musei italiani, che espongono i
tesori del patrimonio di cui si è
ottenuto il rimpatrio. Tant'è, a
spulciare i dati compilati dall'uf-
ficio statistica del ministero, la
prima cosa che balza agli occhi
è che le aperture straordinarie
dei luoghi di cultura, quando si
riescono a fare, funzionano e
sono sempre gradite: lo dimostrano proprio i dati del Colosseo, che lo scorso anno era
aperto a Pasqua e chiuso a Pasquetta e che quest'anno, con il
doppio giorno di apertura, ha
più che raddoppiato le presenze, passando dai 23.938 vi-
sitatori del 2013 ai 53.737. Ma
lo sottolineano anche i numeri
della Pinacoteca di Brera a Milano, che l'anno scorso per Pasqua è rimasta chiusa e che
quest'anno ha accolto 4.136
persone. Stesso discorso per la
Venaria Reale a Torino, che
ugualmente non aveva aperto a
Pasqua 2013, ed è stata visitata
da 16.363 turisti. Idem per il circuito museale di Firenze, al
sesto posto della top 30 del Mi-
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
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Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Antonio Triolo
Ugo Lisi
bact, che a dispetto della chiusura di un anno fa ha raccolto
12.474 persone. Mentre a Trieste il castello di Miramare ha attratto 3.992 appassionati e
persino la grotta Azzurra a Capri
ha avuto nel ponte 1.418 visite.
Resta comunque il fatto che
anche chi un anno fa aveva regolarmente aperto ha visto quest'anno crescere le presenze,
dagli oltre mille in più del Museo
Egizio di Torino (8.395 nel 2013,
9534 nel 2014) o del circuito archeologico di Paestum (2329
nel 2013, 3286 nel 2014) ai
quasi 2.000 in più degli Scavi di
Ostia antica. E se Pompei ha
raccolto i frutti delle aperture
straordinarie di tre nuove
domus, con i visitatori cresciuti
dai 19.533 del 2013 ai 25.165 di
quest'anno, anche la vicina Ercolano ha avuto mille visitatori
in più, mentre la Reggia di Caserta è stata letteralmente
presa d'assalto dai turisti con
5.396 mila visitatori contro i
1.362 di un anno fa (quando era
chiusa a Pasquetta).
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7 agosto 1990 n. 250