231 Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare in chiave

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231 Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare in chiave
o Montrone*dro Montrone
Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare in chiave economica le potenzialità di
sviluppo dell’energia eolica in Umbria alla luce di un quadro istituzionale ed energetico
abbastanza articolato (Bigerna et al., 2015). I vincoli stringenti del contenimento delle
emissioni in atmosfera, unitamente al raggiungimento prossimo dei limiti di diffusione di
alcune fonti rinnovabili in ambito regionale, evidenziano la necessità politica di
intraprendere un processo che porti ad uno sviluppo del mix energetico umbro non solo
più equilibrato, ma anche maggiormente integrato a livello nazionale, come risposta
concreta sia al rebus globale della green economy che agli impegni previsti nell’ambito del
burden sharing.
In effetti, la presenza nel tessuto produttivo regionale di poli industriali
particolarmente energivori contribuisce a fare dell’Umbria una realtà in cui le
percentuali di emissioni di gas serra risultano essere superiori alla media nazionale
rendendo necessaria una pianificazione concertata per lo sviluppo delle tecnologie
carbon free, ancorché collegate all’alimentazione di settori industriali tipicamente più
energy intensive. Partendo dalla constatazione che gli obiettivi della strategia europea “2020-20”1 in materia ambientale risultano pienamente raggiungibili in ambito regionale, il
quesito attuale è se i nuovi obiettivi che appaiono all’orizzonte richiedano o meno un
cambio di passo nelle politiche energetiche regionali. Cambio di passo che si potrebbe
sostanziare in un riequilibrio del mix energetico, nell’attivazione di processi
partecipativi più ampi ed articolati al fine di raggiungere detto riequilibrio e infine,
nella promozione di interventi infrastrutturali volti a limitare gli squilibri determinati
dalle fonti energetiche rinnovabili (FER) sul sistema elettrico nazionale.
Nel presente contributo il tema dello sviluppo delle FER nel contesto regionale è
affrontato in modo critico tenendo in conto lo scenario nazionale, quello regionale, le
comunità ed i relativi contesti locali unitamente alle caratteristiche tecniche delle opere
d’infrastrutturazione energetica; in particolare ci si soffermerà sull’accettabilità sociale
degli impianti legati alle FER.
* Università degli Studi di Perugia.
1 Strategia che torva i suoi principali fondamenti giuridici nella direttiva dell’Unione Europea 72/2009.
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Come si evince dalla letteratura di settore, le motivazioni sostenute dai residenti
contro la costruzione di impianti per la produzione di energia verde nelle proprie aree
di interesse sono molteplici e possono riguardare tanto considerazioni di tipo estetico
quanto celare sentimenti di sfiducia verso le istituzioni e gli interlocutori proponenti
gli stessi progetti d’infrastrutturazione. Coerentemente, si evidenzia come la
promozione di un processo trasparente, che coinvolga ed informi le cittadinanze,
responsabilizzandole ed invitandole a partecipare alle fasi preliminari di studio, di
presentazione ed infine di realizzazione dei progetti, sia la chiave per gestire i conflitti
potenzialmente verificabili nell’ambito dello sviluppo territoriale delle FER. L’ultima
parte del lavoro è dedicata all’analisi dell’impatto di un ampliamento del parco eolico
del Monte Cucco, la cui realizzazione originale risale ormai a più di 15 anni fa. Lo
studio è stato condotto con lo scopo di misurare la fattibilità di un progetto di
infrastrutturazione proponendo strumenti di compensazione monetaria alle
popolazioni insediate nei quattro comuni del Parco Regionale. In attesa della definitiva
realizzazione del parco eolico sito in Annifo, nel comprensorio folignate, il parco
eolico installato nel Parco del Monte Cucco rappresenta, ad oggi, l’unico esempio di
infrastruttura eolica in Umbria e costituisce un importante caso studio di analisi in
relazione soprattutto alle potenzialità di sviluppo della tecnologia eolica, che nell’area
in esame non ha subito contestazioni.
Il potenziale sviluppo delle FER in Umbria tra alcune ombre e poco sole
Le politiche intraprese in ambito europeo e nazionale per la promozione delle FER
riconoscono e sottolineano nelle strategie di limitazione alle emissioni di CO2 un
punto imprescindibile. È noto infatti che uno dei principali problemi legati alla
produzione energetica da fonti fossili (petrolio, carbone e gas naturale) concerne
l’impatto sull’ambiente e sul clima provocato dalle emissioni durante il processo di
combustione per la generazione energetica, principale causa del cosiddetto “effetto
serra”. In un contesto europeo che sta chiaramente indicando obiettivi ambientali
sempre più stringenti2 gli incoraggianti risultati fin qui raggiunti dalla regione Umbria
(Bigerna et al., 2015) rappresentano uno stimolante punto di partenza piuttosto che un
punto d’arrivo. Nell’ambito del Quinto Conto Energia il raggiungimento della soglia
del blocco della concessione degli incentivi statali (DM 05/07/2012) ha fatto sì che la
concessione degli incentivi al fotovoltaico sia cessata agli inizi del mese di luglio 2013
contribuendo a mantenere l’ubiquitaria incertezza che aveva accompagnato i vari
“Conti Energia”. Si tratta di una situazione che non sembra possa rassicurare gli
stakeholders regionali né tantomeno i consumatori, non solo in termini generali ma
2 Si veda in tal senso la COM (2014) 15 del 22 gennaio 2014, risoluzione non legislativa (2013/2135 (INI)) con la
quale vengono indicati tre obiettivi vincolanti: i) aumento della quota di FER del 30% sul consumo finale con
obiettivi nazionali vincolanti; ii) riduzione del 40% delle emissioni dei gas serra; iii) riduzione del 40% dei consumi
energetici. Inoltre il Consiglio europeo del 23-24 ottobre 2014 ha approvato i nuovi obiettivi clima energia al 2030
che concernono la riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra, con obiettivi vincolanti per gli Stati
membri per i settori non-ETS. Un aumento della quota delle FER del 27% sui consumi finali di energia, vincolante a
livello europeo, ma senza target vincolanti a livello di Stati membri. Infine un aumento del 27% dell’efficienza
energetica, aumento non vincolante ma che potrebbe essere rivisto con un innalzamento al 30%.
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soprattutto con riferimento alle diverse tipologie di FER. L’ingente consumo di suolo
associato alla tecnologia fotovoltaica, unitamente agli impatti in determinati contesti
urbani di pregio e all’attuale blocco degli incentivi rappresentano un limite all’ipotesi di
espansione ulteriore di questa tecnologia che ha contribuito in modo consistente al
raggiungimento degli attuali obiettivi. Per le biomasse i vincoli sembrano legati, invece,
all’accettabilità sociale della tecnologia e al fatto che comunque concorrono
all’emissione di CO2 in atmosfera e quindi appaiono, in una prospettiva di burden
sharing, meno interessanti. Dati gli evidenti vincoli di impatto ambientale relativi
all’ulteriore sviluppo dell’idroelettrico l’Umbria potrebbe scegliere di puntare, nel
medio periodo, ad altre FER per il raggiungimento dei nuovi obiettivi che l’Unione
Europea ha iniziato a segnalare. Le potenzialità del nostro territorio indicano nello
sviluppo dell’eolico una soluzione importante e percorribile poiché: 1) l’eolico ha
interessanti potenzialità nella nostra regione (Castellani e Piccioni, 2013); 2) è una
tecnologia ancora “giovane” che conta in Umbria solo 1,5 MW di capacità installata; 3)
gli oneri di incentivazione pregressi di questa tecnologia stanno riducendosi in modo
sostanziale. In dettaglio si prevede, a livello nazionale, un piano di uscita di 87 MW per
il 2015 e di 145 impianti per un totale di 1934 MW per il periodo 2016-2020. In
termini di “risparmio incentivi” il tutto dovrebbe valere, al 2018, oltre 160 mln di
euro. Alla luce di queste brevi considerazioni è bene interrogarsi sul fatto se possa
essere il vento la leva per un rilancio energetico green della nostra regione, interrogativo
che deve essere calato nello scenario nazionale e regionale in un ottica comparativa.
I benefici e gli svantaggi delle FER: scala locale vs. scala globale
In termini generali la necessità di ripensare modelli di consumo e sviluppo energetico
virando con decisione su una produzione sostenibile dal punto di vista climatico ed
ambientale, può trovare sostegno nell’avanzamento delle FER che presentano, in
genere, il notevole vantaggio di non contribuire all’immissione nell’atmosfera di gas
nocivi. All’impatto zero legato al processo di generazione va aggiunto l’enorme
potenziale sfruttabile a fine elettrici (Maugeri, 2008, p. 197) e la competitività legata ai
costi d’esercizio più bassi rispetto a quelli delle fossili.
Gli svantaggi della produzione elettrica da FER sono tuttavia importanti e sebbene,
inizialmente, questi fossero ricondotti principalmente a esternalità ambientali negative
negli ultimi anni un peso crescente è stato assunto dai vincoli e dagli oneri per il
sistema elettrico nazionale nel suo complesso. Gli svantaggi direttamente imputabili
all’impatto degli impianti per la produzione di energia elettrica sul territorio
contribuiscono in modo determinante ad orientare le tendenze delle popolazioni locali
in termini di opposizione o consenso rispetto alla promozione di progetti di
infrastrutturazione energetica. In quest’ottica, un ruolo primario nel determinare il
favore o l’opposizione da parte delle comunità locali è giocato dai seguenti fattori
(Bigerna et al., 2015):
effetto visivo degli impianti sul paesaggio; effetti sulla flora e sulla fauna; effetti sulla
bolletta elettrica dato l’aumento dei costi da sostenere per ottenere la fornitura elettrica
green; impatto acustico e sulla salubrità dell’aria.
Un possibile schema unico delle tipologie d’impatto relative ai diversi attributi
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considerati di maggiore importanza nel determinare le tendenze delle comunità locali
rispetto alle strutture per la produzione di energia dalle FER è riportato nella tabella 1.
Va sottolineato come al di là della necessità di una sistematizzazione delle diverse
tipologie di opposizione ogni comunità promuove un diverso sistema di preferenze
rispetto agli attributi elencati in tabella sulla base delle specificità locali.
La conoscenza e la valutazione delle scelte e dei valori promossi dai gruppi locali
rispetto alla realizzazione di infrastrutture energetiche nei loro territori può assurgere
in ogni caso ad importante strumento di informazione, per il potere pubblico, al fine
di promuovere progetti di investimento e sviluppo capaci di prendere in
considerazione le indicazioni e le preferenze fornite dalle comunità residenti. Il
coinvolgimento di quest’ultime, e delle relative istituzioni locali, nella fase di
progettazione è fondamentale per dare il via ad un meccanismo di partecipazione su
base territoriale al fine di agevolare le opere di infrastrutturazione.
Tab. 1 - Schema unico sull’impatto ambientale delle FER
Attributo
Impatto
Intensità d’impatto
Scala d’azione
Funzione dell’altezza, del mimetismo e dell’ampiezza del
parco oltre che dalla distanza dai centri abitati
Eolico
Funzione della grandezza dell’impianto e dell’invaso
Paesaggio
Alterazione
Funzione delle caratteristiche architettoniche e
paesaggistiche, della dimensione dell’impianto e della
distanza dai centri abitati
Idro-elettrico
Locale
Funzione della grandezza dell’impianto
Consumo
Suolo agricolo e non
Funzione della dimensione e del tipo di biomassa
Biomasse
Locale
Locale/Non locale
Funzione della dimensione dell’impianto e dell’invaso
Funzione della dimensione dell’impianto (se a terra)
Riconversione
Funzione della grandezza dell’impianto e del tipo di
biomassa
Solare
Geo-termico
Funzione della grandezza dell’impianto e del tipo di
biomassa
Funzione dell’altezza delle torri e della dimensione degli
impianti
FER
Eolico
Biomasse
Idro-elettrico
Solare
Locale
Biomasse
Funzione dell’altezza, del mimetismo, dell’ampiezza del
parco e della distanza da rotte migratorie
Eolico
Locale/Non locale
Fauna Flora ed
ecosistema
Disturbo
Deforestazione
Aria
Emissioni
CO2
Cattivi odori
Funzione della grandezza dell’impianto e dell’invaso e del
numero di captazioni (mini-idro)
Funzione della grandezza dell’impianto e della distanza di
falde freatiche
Funzione della grandezza dell’impianto e del tipo di
biomassa
Funzione della tecnologia
Funzione della tecnologia
Funzione della tecnologia
Idro-elettrico
Locale
Geo-termia
Preferenze
emerse in
letteratura(a)
sulle
caratteristiche
tecniche
distanza -;
mimetismo -;
ampiezza +/-;
altezza +/grandezza +
pregio
architettonico +;
dimensione +;
distanza grandezza +
grandezza +,
tipo biomassa
+/altezza -;
dimensione +
dimensione +;
tipologia
biomassa +/grandezza +
grandezza +
grandezza +/-,
tipo biomassa
+/distanza -;
mimetismo -;
ampiezza +;
altezza +
grandezza +;
numero
captazioni +
grandezza +;
distanza -
Locale/Non locale
Biomasse
grandezza +
Locale
Non Locale
Locale
Biomasse
Biomasse
Geotermia
innovazione innovazione innovazione -
Fonte: elaborazione degli autori. (a)I segni si riferiscono all’impatto preso in considerazione + = aumenta l’impatto
dell’attributo, - = lo riduce; +/- = incerto. Altri attributi valutati in letteratura concernono: il rumore e lo sfarfallamento
luminoso per gli impianti eolici; la delocalizzazione delle popolazioni locali per i grandi impianti idroelettrici; l’incidenza sui
prezzi delle derrate alimentari nel caso delle biomasse ed infine le emissioni legate al trasporto delle biomasse nel caso dei
grandi impianti.
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Un’analisi comparativa dei processi oppositivi locali
Su scala nazionale il peso delle opposizioni ai progetti di infrastrutturazione ha
raggiunto un livello considerevole seppure sia presente una apprezzabile eterogeneità
nella letteratura. Infatti, apprezzabili differenze sono legate al tipo di opera, alle
tecnologie impiegate ed all’area scelta per la realizzazione con il passare degli anni
emerge in tutta la sua evidenza come sia divenuto preponderante il peso delle
opposizioni alle infrastrutture di tipo energetico che sono quasi triplicate in otto anni
passando dal 22% al 64% delle contestazioni totali (tab. 2).
Tab. 2 - Contestazioni sul territorio nazionale (2005-2013)
Edizione Nimby Forum
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
Anno
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Contestazioni totali
190
171
193
264
283
320
331
354
336
42
55
75
117
160
186
207
222
213
Settore elettrico
22.0%
32.0%
38.9%
44.3%
56.5%
58.0%
62.5%
62.7%
63.4%
Fonte: Nimby Forum (2013)
In particolare nell’ambito delle installazioni di tipo energetico quelle riconducibili alle
FER sono le più rappresentate (tab. 3) con ben il 50% delle contestazioni totali ed al
loro interno le biomasse ed i parchi eolici sono le tipologie più frequentemente
contestate sebbene con delle evoluzioni temporali diametralmente opposte. Il triennio
2011-2013 rappresenta l’arco temporale che più si presta per apprezzare i cambiamenti
dovuti alla pesante penetrazione delle FER nel mix energetico italiano. Dalla tabella 3
emerge come in questo periodo le centrali a biomasse rappresentino più di un quarto
delle contestazioni nazionali con un trend crescente mentre il settore dell’eolico si
dimezza in percentuale in soli due anni attestandosi su un modesto 7%. Questo dato è
anche in parte spiegato dalla maturità del settore che negli ultimi anni, anche a causa
della crisi economica, ha visto contrarsi notevolmente il volume degli investimenti e,
conseguentemente, anche il numero delle nuove installazioni, tanto in Italia quanto in
Europa.
Tab. 3 - Contestazioni sul territorio nazionale per opere di infrastrutturazione energetica
Edizione
Periodo
Nimby Forum
VII
2011
VIII
2012
IX
2013
Fonte: Nimby Forum (2013)
Contestazioni
totali
331
354
336
Totale
207
222
213
Settore Elettrico
FER
Biomasse
156
47.1%
83
25.1%
176
49.7%
108 30.5%
186
55.4%
111 33.0%
41
32
22
Eolico
12.4%
9.0%
6.5%
A livello regionale, sebbene sia la Puglia a contendere il primato alla Lombardia, è
proprio nel Nord Italia che nel complesso si registra il maggior numero di
contestazioni con il Nord Est che detiene il primato a livello di macroregione seguito
dal Centro Italia in cui l’Umbria rappresenta il fanalino di coda. Se facciamo
riferimento ai dati del 2013 (Nimby Forum, 2014) l’Umbria presenta 13 contestazioni
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con sette centrali a biomasse (cinque nella provincia di Perugia e due di Terni), due
passaggi di gasdotti, una discarica, un termovalorizzatore, un impianto geotermico e
un cementificio. Le motivazioni che sottostanno alle contestazioni contro gli impianti
energetici sono riconducibili alle preoccupazioni per l’impatto ambientale dell’opera in
esame e alla richiesta di maggior coinvolgimento nella fase di progettazione, alla
denuncia di presunte carenze procedurali negli iter autorizzativi. Una altra motivazione
di un certo peso è legato alle possibili ripercussioni sulla qualità della vita, si tratta di
preoccupazioni tendenzialmente di carattere generale, che mettono in evidenza una
diffidenza generica nei confronti dello sviluppo infrastrutturale (tab. 4).
Tab. 4 - Motivazioni che animano gli oppositori (%)
Motivazioni espresse contro l’impianto
Effetti sulla qualità della vita
Impatto sull’ambiente
Carenze procedurali/coinvolgimento
Effetti sulla salute
Interessi economici/illeciti
Inquinamento
Motivazioni estetiche
Viabilità
Mancanza sostenibilità economica
Fonte: Nimby Forum (2013)
%
21,0
20,6
17,5
14,8
8,9
7,8
4,3
2,7
2,3
Seguono le preoccupazioni per gli effetti sulla salute (14,8%), il sospetto di essere in
presenza di progetti di carattere speculativo o che celano interessi occulti (8,9%),
inquinamento (7,8%), motivazioni estetiche (4,3%) e l’impatto dell’infrastruttura sulla
viabilità locale (2,7%).
Passando infine ad analizzare l’identikit dei soggetti fautori delle contestazioni emerge
un Paese in cui i soggetti politici locali sono i principali fautori dei fenomeni oppositivi
con i comuni che, secondo l’ultimo rapporto Nimby Forum, sono al secondo posto
tra i soggetti contrari agli impianti (20%), ma che ritroviamo al primo posto nella
classifica dei più attivi nell’appoggiare le opere contestate (23%). I Comuni, in pratica,
rappresentano il vero ago della bilancia3 avendo la capacità di favorire la realizzazione
di un progetto, o il suo fallimento, confermando come la partecipazione democratica
sia condizione necessaria per la prevenzione dei meccanismi oppositivi verso
l’ulteriore penetrazione della green energy.
La sindrome di NIMBY - un mondo dietro ad un acronimo
L’acronimo NIMBY (da Not In My Back Yard, ovvero “non nel mio cortile”) è ormai
ampiamente in uso per classificare ed “etichettare” quei comportamenti di protesta e
di opposizione delle comunità di individui nei confronti dell’installazione di un opera
nel proprio territorio. A quest’azione collettiva radicata sul territorio e, più o meno
partecipata dalla comunità tutta, non necessariamente è associato un rifiuto verso la
Il report di Legambiente (2014) sui comuni rinnovabili mette in evidenza anche il ruolo legislativo giocato dalle
istituzioni regionali come fautrici di un assetto normativo adeguato e puntuale. In Umbria, la bassa densità dell’indice di
conflittualità nei confronti delle infrastrutture energetiche è dovuta anche a tale ruolo svolto dalla regione.
3
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tecnologia come testimoniato dal fatto che le opposizioni delle comunità locali
possono essere di vario tipo, ed assumere intensità diverse oltre che essere mosse da
principi, giudizi ed argomentazioni le più disparate. Riunire tutte le proteste locali
sotto la stessa etichetta NIMBY ha due conseguenze di un certo peso. In primo luogo
si attua un appiattimento culturale di tutta una serie di motivazioni ed argomentazioni
a sostegno del fenomeno oppositivo (Pendall, 1999); secondariamente si tende ad
ignorare il carattere dinamico dei processi oppositivi. In tal senso il lavoro di molti
studiosi ha consentito di produrre diverse chiavi tassonomiche della sindrome
NIMBY; quella da noi proposta è un riadattamento, alla fonte eolica, della tassonomia
di Wolsink (2000):
- Resistenza di tipo A. Si riscontra una tendenza positiva nei confronti dell’energia
eolica, alla quale si accompagna l’opposizione per la realizzazione di centrali sul
proprio territorio. Questa tendenza sembra riflettere la classica tendenza NIMBY.
- Resistenza di tipo B. Opposizione alla costruzione di una centrale eolica nel territorio
circostante derivante dal rifiuto della tecnologia eolica in generale. In questo caso,
l’etichetta più appropriata sembra essere quella di Not in Any Back Yard (NIABY), che
rivela una tendenza di rifiuto dell’impatto generale dell’eventuale impianto sul
paesaggio.
- Resistenza di tipo C. Tendenza positiva riguardo l’energia eolica in generale, che
cambia e diventa negativa quando si propone la costruzione di una centrale per il suo
sfruttamento a fini energetici. Questo tipo di resistenza riflette l’attitudine NIABY
come risultato dinamico dell’aumento della percezione del rischio durante il processo
di progettazione ed installazione dell’impianto.
- Resistenza di tipo D. Basata sulla concezione che alcuni progetti vengano considerati
imperfetti o perfettibili, ma non riflette atteggiamenti di opposizione e resistenza allo
sviluppo della tecnologia in sé, che risulta generalmente accettata. Quindi, le tendenze
ascrivibili a D mostrano comunque favore verso l’infrastruttura in progetto, sebbene
entro certe condizioni. L’opposizione, nell’esempio corrente si sviluppa in modo
particolare in relazione alla percezione dell’impatto sonoro e paesaggistico dell’opera
proposta. I gruppi locali, che si oppongo allo sviluppo delle opere proposte, in questo
caso sosterranno allora non l’inadeguatezza della struttura in sé ma la scelta del sito in
cui questa verrà realizzata.
Si tratta evidentemente di una disamina delle tipologie di resistenza che unisce un
piano di analisi statico ad uno dinamico che è sovente il più difficile da cogliere poiché
le indagini sul campo, nella stragrande maggioranza dei casi, fotografano un solo
momento del processo di progettazione e realizzazione dell’opera oggetto di
contestazione.
Alcune brevi considerazioni di più ampio respiro sullo sviluppo delle FER
Negli ultimi anni i vincoli e gli oneri generati dalle FER per il sistema elettrico
nazionale nel suo complesso sono diventati sempre più rilevanti e questo è un aspetto
che deve essere tenuto in conto anche nelle politiche regionali, poiché la necessita di
allentare questi vincoli e di ridurre questi oneri potrebbero aprire delle opportunità da
sfruttare anche su base regionale.
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In primo luogo tra gli svantaggi relativi all’utilizzo delle FER abbiamo la loro
intermittenza che le rende difficilmente programmabili ed in assenza di una efficiente
e conveniente attività di stoccaggio risulta impossibile, ad oggi, sfruttare appieno la
capacità generativa delle energie rinnovabili, ad esempio nell’ambito del mercato del
dispacciamento dove vengono costruiti i margini di sicurezza del sistema elettrico
nazionale.
Relativamente ai problemi d’integrazione determinati dal notevole sviluppo delle FER
basti citare l’impatto sulla gestione della rete, la pressante richiesta di una sempre
maggiore capacità di accumulo4 fin anche al possibile ridisegno del sistema tariffario.
Quest’ultimo aspetto è dettato sia dall’aumento della generazione distribuita che dalla
sempre maggior diffusione della figura del prosumer ovvero di quei consumatori che,
soprattutto grazie al fotovoltaico, sono divenuti anche produttori.
Un altro impatto da non trascurare è rappresentato dalla perdita di marginalità degli
impianti a ciclo combinato (CCGT) che si sta registrando nel mercato italiano. Con la
consistente produzione da parte del fotovoltaico nelle ore mattutine e pomeridiane si
riduce il numero di ore in cui gli impianti CCGT possono recuperare i costi fissi.
Secondo una simulazione del REF-4E5 in otto anni i margini di recupero si sono ridotti
a zero e questo potrebbe significare la dismissione dal parco di generazione nazionale
di circa 10 GW di CCGT che, è bene ricordarlo, sono la componente più flessibile della
generazione. Questo si tradurrebbe in rischi di sicurezza per il sistema elettrico
nazionale e in una maggiore concentrazione dal lato della generazione dato che alcune
compagnie più piccole e particolarmente specializzate sul CCGT stanno già lasciando il
mercato italiano.
Infine non va sottovalutato l’onere che gli utenti pagano in bolletta6 per i sussidi delle FER.
Si tratta di un onere crescente la cui entità sta diventando sempre più di dominio pubblico
e che quindi potrebbe generare un diffuso atteggiamento di avversione verso la
realizzazione dei nuovi impianti.
Lo Stato dell’Arte
Coerentemente con quanto esposto nei paragrafi precedenti, in questa sezione si
effettua una breve rassegna dei principali studi che si sono focalizzati sulla
realizzazione degli impianti su terra ferma (on-shore) analizzando le tipologie d’impatto
In termini generali si tratta di far fronte a quelle che vengono chiamate esigenze di “smartizzazione” della rete
di distribuzione nazionale.
5 Dati delle stime del REF-4E ottenute mediante il modello Elfo++. Secondo questa simulazione vi sarebbe
l’impossibilità di coprire interamente sul mercato i propri costi fissi per più di metà del parco CCGT italiano.
6 Analizzando i dati di tre anni caratterizzati da un diverso grado di sviluppo e diffusione delle FER 2007, 2010 e
2013 vediamo che nel primo anno, caratterizzato da un contenuto sviluppo e diffusione delle FER, la
componente A3 della bolletta elettrica ammontava a 3,3 miliardi di € con un costo aggiuntivo medio mensile
per famiglia tra 1,60 e 2,20 €. Considerando però solamente la spesa strettamente legata alle FER l’onere si
riduceva tra 0,95 e 1,30 € mensili. Nel 2010, uno degli anni di massima diffusione delle FER, considerando tutte
le voci di pagamento presenti in bolletta, la componente A3 era pari a 4 miliardi di € di cui solo il 69% era però
dovuto ai sussidi per le FER. Questo determinava un costo aggiuntivo per famiglia compreso tra 1,4 e 2,5 €
mensili. Infine, nel 2013 l’onere è di 6,7 miliardi di € per il fotovoltaico più circa 3 miliardi di € per le altre fonti.
La spesa per le famiglie è salita quindi a 4,9 - 8,8 € mensili.
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e gli eventuali processi oppositivi in chiave economica. Uno degli studi più importanti
è quello di Álverez-Farizo e Hanley (2002) condotto in Spagna su un campione di 488
residenti ai quali, nel 1998, fu sottoposto un questionario per indagare, attraverso due
metodi, (choice experiment e contingent rating) le preferenze della popolazione rispetto al
progetto proposto. Nel caso in esame il valore della disponibilità a pagare, in inglese
Willingness To Pay (WTP) in PTA7 dichiarata dai capifamiglia intervistati è più elevata
per l’attributo flora e fauna. Ciò significa che per gli individui, l’impatto del progetto
sulla fauna e sulla flora è l’attributo che orienta negativamente le tendenze di
opposizione alle centrali nel territorio, tanto che gli abitanti si dichiarano disposti a
contribuire con una somma di denaro più elevata al fine di diminuire l’impatto delle
turbine. Nel caso in esame la tipologia di opposizione individuata è quella ascrivibile
alla sindrome NIMBY più tradizionale (tipo A), dato che non emerge una contrarietà
assoluta verso l’eolico evidenziando come, a volte, sia la percezione di alcune
caratteristiche dell’impianto a definire una attitudine negativa complessiva.
Il choice experiment è il metodo applicato anche da Bergmann et al. (2006) per valutare
l’impatto sul paesaggio, sulla flora, sulla fauna e sulla qualità dell’aria di un impianto
eolico in Scozia. Gli autori indagano anche le ricadute occupazionali dell’intervento.
Emerge come per un progetto ad impatto nullo sul paesaggio, gli intervistati
presentino una disponibilità a pagare maggiore rispetto alle opzioni ad impatto più
elevato. Il valore più alto per la WTP in questo caso è stato registrato unicamente in
relazione alla possibilità di avere un impatto nullo sull’inquinamento dell’aria dato che
è nullo il contributo della creazione di nuovi posti di lavoro.
Botetzagias et al. (2013)8 valutano per la Grecia l’importanza di alcuni indicatori
tendenzialmente non considerati nella letteratura, come ad esempio la percezione e
l’impatto degli effetti delle opere in termini di rischi e benefici nonché la valutazione
della correttezza e dell’imparzialità nella scelta dei siti d’installazione. Più in generale gli
autori si concentrano anche sul ruolo svolto dalla fiducia dei rispondenti nei confronti
delle diverse istituzioni coinvolte in fase progettuale e realizzativa. Dai risultati emerge
che la sindrome NIMBY è influenzata dal grado di percezione dei rischi e dei benefici,
dai costi e dalle irregolarità associate alla costruzione degli impianti evidenziando come
le tendenze di rifiuto verso il parco eolico siano motivate principalmente dal fatto che
la popolazione residente non consideri i benefici del progetto, ma associ ad esso solo
un insieme di costi aggiuntivi, dovuti spesso ad irregolarità, da sostenere per il suo
sviluppo. Questo studio evidenzia l’importanza della fiducia degli intervistati verso le
autorità locali competenti in materia di pianificazione e sviluppo degli impianti nel
territorio. L’opposizione è di tipo C poiché riconducibile al deficit di fiducia verso le
istituzioni locali.
7 Point of Total Assumption, ovvero il prezzo determinato tramite un contratto (in questo caso ipotetico) nel quale
il venditore (l’intervistatore) si farebbe carico di costi extra, e al raggiungimento di questi, fissati come tetto, si
considera il massimo che pagherà il compratore.
8 L’analisi è compiuta con lo scopo di valutare la relativa importanza del NIMBY nell’opposizione degli individui
alla collocazione di due parchi eolici: uno composto di due sole turbine nel sud della Grecia ed un altro di 153
situato nell’isola di Lesbo. Da sottolineare come questo contributo è uno dei pochi che si riferisce di un
contesto in cui i parchi eolici sono già realizzati e non in fase di progettazione.
239
Dimitropoulos e Kontoleon (2009) analizzano attraverso un choice experiment dei
progetti ubicati nelle isole di Naxos e di Skyros. Gli attributi presi in considerazione
riguardano le caratteristiche tecniche dei due impianti unitamente alle preferenze dei
rispondenti relative sia all’eventuale ruolo del settore pubblico nella progettazione e
realizzazione degli impianti che alla eventuale collocazione degli impianti all’interno di
un’area protetta. I risultati sono espressi in termini di disponibilità ad accettare, in
inglese Willingness To Accept (WTA). Uno dei risultati più significativi è che i residenti
sarebbero disposti ad accettare una riduzione della sovvenzione consistente se le
istituzioni locali fossero coinvolte nella pianificazione del progetto di costruzione.
Questo studio offre una chiave originale sulle cause di opposizione alla realizzazione
degli impianti rilevando che l’ubicazione e la partecipazione delle istituzioni locali sono
elementi di pari importanza rispetto agli attributi tecnici nell’orientare le attitudini dei
residenti verso la tecnologia eolica. Il caso descritto può collocarsi nella tipologia D,
poiché i risultati registrati suggeriscono che l’opposizione alla realizzazione del
progetto colpisca non tanto la struttura in sé ma la sua collocazione nel territorio.
Anche il lavoro di Ek (2005) è stato condotto utilizzando il choice experiment e mette in
evidenza come le tendenze dei consumatori di energia elettrica verso la fonte eolica
varino al variare di fattori socioeconomici come l’educazione, il sesso, e la sensibilità
ambientale. Le risposte al questionario evidenziano come la probabilità di trovare
individui con attitudine positive verso l’eolico decresca con l’età e sia dunque maggiore
negli individui più giovani. L’importanza del lavoro è anche insita nel fatto che i
risultati non sembrano supportare l’ipotesi NIMBY, poiché le preferenze per la
fornitura elettrica da fonte eolica tra individui residenti nei pressi degli impianti non
differisce in modo significativo dall’attitudine degli individui che non vivono in quelle
aree (Ek, 2005). Ciò riflette, evidentemente, l’irrilevanza della presenza del parco
eolico nel determinare le risposte.
Il metodo del choice experiment è utilizzato anche in Ek e Matti (2014). Gli attributi
discussi dagli autori sono quelli tradizionali ed in più gli autori prendono in
considerazione l’impatto delle opere sulla fauna e l’effetto della realizzazione
dell’impianto e del suo indotto in termini di creazione di nuovi posti di lavoro.
L’analisi evidenzia che l’attributo con la WTP più elevata è l’opportunità lavorativa
legata alla realizzazione del progetto. Questi risultati non supportano quanto
evidenziato da Bergmann (et al., 2006) che registrano una WTP di sole £0,23 per le
ricadute occupazionali legate alla costruzione dell’impianto. Si può supporre che i dati
della WTP registrati per il caso risultano più consistenti poiché si riferiscono ad un
progetto con un maggior numero di turbine. La resistenza che sembra emergere è di
tipo D dato che i rispondenti giudicano il progetto in funzione della sua esecuzione
perché pur tenendo conto degli impatti negativi dell’opera emerge la consapevolezza
delle possibili ricadute positive del progetto sull’economia locale dando luogo ad una
resistenza che può essere vinta semplicemente sfruttando la perfettibilità del progetto.
Groothuis et al. (2008) applicano la valutazione contingente ad un progetto in un’area
montuosa del North Carolina utilizzando come metrica monetaria la WTA dei
240
residenti congiuntamente alla volontà di partecipazione al programma Green Energy9.
Il 35,8% degli intervistati è favorevole al programma sebbene con delle differenze che
emergono valutando il grado di indennizzo che i rispondenti ritengono accettabile.
Infatti si va dal 42% dei rispondenti che si accontentano di un 1$ mensile al 67% che
richiedono 50$ mensili. I risultati dimostrano che lo strumento di compensazione può
svolgere un ruolo importante nella percezione dell’impatto delle opere,
conseguentemente si è scelto di associare a questo caso studio il sistema di opposizioni
facenti capo alla tipologia di resistenza A.
Koundouri et al. (2009) usano la valutazione contingente per indagare l’attitudine della
popolazione locale verso la realizzazione di un impianto eolico a sei turbine nella zona
meridionale dell’isola di Rodi, in Grecia. Il 70% dei rispondenti dichiara la propria
volontà di contribuire alla realizzazione del progetto con una quota di € 4,43 al mese
mentre i restanti si dichiarano non interessati al progetto. Alla luce di questi risultati
riteniamo che le tipologie di resistenza ch emergono in questo studio sono due. Per gli
individui che si dichiaravano la tipologia di opposizione è riconducibile alla sindrome
NIMBY (tipo A) mentre per i restanti, non interessati a finanziare al progetto, la
tendenza oppositiva è di tipo B.
Meyerhoff (2013) analizza per la regione della Westsachsen tre programmi relativi
all’installazione ad altrettanti parchi eolici che differiscono per tecnologia ed impatto.
Tra gli attributi utilizzati per caratterizzare le tre alternative i risultati suggeriscono che
gli impatti sulla popolazione locale dei nibbi sono valutati negativamente da tutto il
campione analizzato indipendentemente dalla tipologia d’impianto. Per quanto
riguarda la dimensione dell’impianto, la WTP dichiarata dal campione è più elevata per
un parco con un numero di turbine relativamente più piccolo (tra 4 e 6) mentre per
ciò che riguarda la distanza dalle aree abitate le preferenze vanno al programma che
colloca gli impianti ad una distanza maggiore (1500 metri). Per quanto concerne la
tipologia di opposizione vediamo che i residenti mostrano tendenze di tipo A sebbene
relativamente all’attributo “impatto sui nibbi reali”, si può evidenziare l’esistenza di
una opposizione più dinamica (tipo C) che si collega ad una tendenza positiva verso
l’energia eolica ma che diventa negativa nel momento in cui gli intervistati reputano
l’impianto capace di arrecare danno ai volatili.
Meyerhoff et al. (2010) prendono in considerazione le regioni tedesche del
Westsachsen10 e del Nordhessen11. Gli attributi assunti come rilevanti per l’analisi,
emersi da degli incontri preliminari, sono l’altezza ed il numero di turbine unitamente
all’impatto sulla fauna.
Relativamente al numero di turbine per impianto emergono due posizioni contrastanti
tra chi predilige la realizzazione di piccole centrali (minimo di quattro, massimo di sei
turbine) e chi preferisce centrali più grandi (minimo di 11 turbine, massimo di 17). Il
punto di vista dei primi è che piccoli parchi eolici impattano meno sul paesaggio
Secondo questo programma veniva proposto agli abitanti dell’area una fornitura di energia elettrica da fonte
eolica a prezzi più elevati rispetto a quella prodotta da carbone o petrolio.
10 Regione ad est della Germania appartenente al Land della Sassonia. Nel 2007 sono state costruite 221 turbine eoliche.
11 Regione al centro della Germania appartenente al Land Hesse. Nel 2005 sono state costruite 263 turbine eoliche.
9
241
mentre per i restanti la realizzazione di una centrale con un numero di turbine
relativamente maggiori determinerebbe un impatto visivo più forte ma solo in un’area
più circoscritta. Considerazioni analoghe sono al centro del dibattito sull’altezza media
delle turbine tra chi predilige turbine di nuova generazione più alte, poste a quote
maggiori, ma più impattanti, e chi invece percepisce come prioritari gli impatti negativi
e quindi preferisce turbine più basse. La WTP espressa dai rispondenti in relazione alla
distanza minima degli impianti dalle aree urbane (da un minimo di 750 metri fino a
1500 metri) non varia invece in modo significativo tra le regioni, mantenendosi su
valori di WTP leggermente più elevati per il posizionamento dell’impianto fino a 1500
metri dalle zone abitate. I valori negativi registrati per la WTP, legati alle dimensioni
dell’impianto, pur non essendo rilevanti nel caso della Westsachsen, suggeriscono un
sistema di preferenze dei rispondenti della Nordhessen per un parco eolico di medie
dimensioni, dotato di un numero di turbine compreso tra le 11 e le 17. Per quanto
concerne le tipologie d’opposizione questi sono stati ponderati in base ai risultati
osservati per i vari valori della WTP. In particolare abbiamo suggerito una tipologia di
resistenza D riconducibile alla sindrome NIMBY più “dinamica” nel caso in cui la WTP
sia risultata contenuta. Una WTP negativa è associata ad una opposizione di tipo A con
gli individui che non sono disponibili a contribuire economicamente al programma.
Mirasgedis et al. (2014) hanno valutato, attraverso il metodo della valutazione
contingente, il costo associato dai rispondenti all’impatto visivo dell’opera per la
realizzazione di un impianto eolico nella zona sud della città di Evia, in Grecia. Nella
fattispecie, l’87% dei rispondenti si dichiarava favorevole all’eolico ed allo sviluppo di
un processo a livello nazionale che consentisse di aumentare il numero di centrali nel
territorio, mentre il 10% si dichiarava contrario. Per ciò che riguarda i danni
ambientali associati alle operazioni di costruzione ed azionamento degli impianti, il
47% dei rispondenti metteva l’impatto visivo al primo posto tra i problemi associati
alla presenza delle turbine nel territorio, mentre l’impatto sulla flora e sulla fauna
dell’area seguivano rispettivamente al 27% ed al 22%. I risultati mostrano che il 57%
dei rispondenti era contrario a contribuire al progetto, mentre il restante 43% ha
dichiarato una WTP pari ad € 16,13 a bimestre con delle differenze sostanziali a
seconda se il rispondente fosse o meno il capofamiglia. Le tipologie di resistenza che
associamo a questo lavoro sono due: la A per il 43% degli individui che esprime una
WTP positiva, ed una tipologia di resistenza C per la restante percentuale.
Infine, il lavoro di Strazzera et al. (2012) è stato condotto per due zone della Sardegna:
Sulcis-Iglesiente e Medio Campidano seguendo il metodo della valutazione
contingente ed il modello delle classi latenti. I risultati evidenziano che i soggetti
intervistati presentano una WTA anche riguardo alla localizzazione dell’impianto in siti
di interesse archeologico. Per la zona di Medio Campidano la WTA dichiarata dagli
intervistati supera di molto il valore elicitato dai rispondenti del Sulcis-Iglesiente, per il
patrimonio storico che questa possiede ed al quale i rispondenti associano un valore
d’opzione. Meno rilevante è invece il dato della WTA media per la promozione e la
fornitura di servizi ai cittadini più giovani ed infine il risultato meno consistente
concerne la natura, privata o meno, della proprietà dell’installazione.
242
Dalla breve rassegna emerge il ruolo svolto sia dalla caratteristiche tecniche dell’opera,
che le caratteristiche specifiche del territorio e delle comunità locali. Inoltre, emerge
come la variazione di benessere sia valutata prevalentemente attraverso lo studio della
disponibilità a pagare e quindi in un ottica di promozione e sostegno dell’opera in
esame. Nel caso applicativo qui proposto si è partiti da queste osservazioni
sviluppando in modo originale due tra gli aspetti più trascurati in letteratura, ovvero:
1) condurre un’analisi in un’area in cui almeno una torre eolica fosse già con i
rispondenti che hanno maturato familiarità con il bene oggetto di valutazione; 2)
considerare l’eterogeneità delle preferenze dei rispondenti consentendo loro di
dichiarare la loro posizione nei confronti del progetto12 e procedendo con l’analisi
economica di entrambe le possibili posizioni.
Il caso studio: il parco del Monte Cucco
Abbiamo analizzato le relazioni tra comunità locali e infrastrutturazione energetica
facendo riferimento all’approccio proposto da Wolsink (1994, p. 862; 2000, p. 57). In
particolare, abbiamo raccolto dati sull’atteggiamento verso un potenziale progetto di
ampliamento di un parco eolico in vari momenti temporali e tenendo in considerazione
la presenza, ai tempi delle indagini, di un’infrastruttura dello stesso tipo.
Questo particolare contesto ci ha consentito di verificare l’esistenza di diverse forme
di resistenza Wolsink (1994, 2000) e se queste fossero collegate o meno all’esperienza
di convivere già nelle vicinanze di un parco eolico attivo.
Lo scopo di questa analisi è quello di indagare la percezione del rischio nella comunità
locale con riferimento all’ampliamento del parco eolico valutando anche
l’atteggiamento generale della comunità e tenendo conto dell’eterogeneità degli
intervistati nel percepire le esternalità, negative e positive, associate al progetto stesso
consentendo agli intervistati di indicare se valutano i progetti in modo positivo o
negativo e se, conseguentemente, sono disposti a pagare per supportare il progetto o
se, al contrario, richiedono un indennizzo per accettarlo. Stimando congiuntamente la
WTP e la WTA il presente contributo cerca di colmare la lacuna, sottolineata nella
rassegna, di una marcata predilezione degli studi di affrontare la tematica qui trattata
dal lato della WTP, inoltre ciò sarà fatto tenendo conto del grado di sensibilità
paesaggistica percepita dalla popolazione.
Il metodo
Il metodo utilizzato è quello della valutazione contingente CV con il quale la
valutazione monetaria è ottenuta attraverso lo sviluppo di un mercato ipotetico in cui
viene chiesto direttamente al potenziale acquirente la sua WTP per supportare il
progetto o la sua WTA per consentire la realizzazione del progetto.
12 Generalmente la WTP è preferita poiché è un metodo che consente di ottenere delle metriche del benessere
più conservative (Arrow et al., 1993), ma noi stimiamo sia la WTP che la WTA proprio per dar conto
dell’eterogeneità delle preferenze individuali senza considerare che per ogni cambiamento di utilità dovuto a
variazioni nel livello di dotazione dei beni ambientali le due metriche dovrebbero dare la stessa risposta, a
condizione che gli effetti di reddito e di benessere siano di piccole dimensioni (Freeman, 2003).
243
L’applicazione del metodo della CV richiede l’espletamento di alcuni passaggi
obbligati dai quali dipende la robustezza dei risultati ottenuti. In primo luogo bisogna
definire il processo di valutazione simulando il mercato di un bene che sia familiare e
conosciuto al rispondente. Questo perché la transazione ipotetica deve essere
chiaramente compresa anche in termini di rilevanza per la collettività di appartenenza
dell’intervistato. Un altro momento importate è rappresentato dalla definizione
dell’indagine che va dall’individuazione di un campione da intervistare statisticamente
rappresentativo, sia in termini di composizione che di dimensione, alla definizione del
questionario e delle tecniche utilizzate per condurre l’indagine (mezzo posta, intervista
frontale, telefonica, via WEB etc.).
In particolare il questionario è composto da una prima sezione in cui si cerca di
identificare le priorità e le percezioni dei rispondenti rispetto al bene, o servizio,
oggetto di valutazione. Nella seconda sezione si forniscono tutte le informazioni
necessarie: a) per delineare lo status quo del bene oggetto di valutazione incluso lo
scenario di riferimento; b) la descrizione accurata dei cambiamenti associati allo
specifico intervento proposto con una chiara esposizione di come ciò ci si aspetta si
ripercuota sul bene oggetto di valutazione. La terza sezione prevede lo schema di
elicitazione e la descrizione del veicolo di pagamento adottato per l’offerta di denaro
proposta o richiesta. Nel caso della WTP questo è l’ammontare che il rispondente è
disposto a pagare per migliorare lo status del bene o servizio mentre nel caso della
WTA è l’indennizzo che il rispondente è disposto ad accettare in conseguenza al
deterioramento del bene o servizio oggetto di valutazione. Per quanto concerne lo
schema di elicitazione, questo può essere aperto o chiuso a singola domanda o con
domanda successiva, oppure formati quali il bidding game con domande reiterate o il
payment card con un set di offerte. Nell’ultima sezione si rilevano le caratteristiche
socioeconomiche del rispondente. La progettazione dell’indagine è una fase cruciale
nella quale si attuano delle prime interviste semi-strutturate e si realizzano dei focus
group. In questa fase si stabilisce il metodo di elicitazione e si definisce il vettore dei
prezzi da proporre agli intervistati, così come il mezzo attraverso il quale si simula il
passaggio del pagamento ipotetico (tassa, contributo, sgravio, indennizzo una tantum
etc.). È bene sottolineare come i veicoli di pagamento influenzano la risposta e questi,
quindi, devono essere correttamente definiti. Dopo aver svolto l’indagine si passa
all’analisi dei risultati generalmente eseguita utilizzando diverse tecniche
econometriche. In conclusione è bene ribadire come la validità dell’indagine e la
robustezza dei risultati dipenda in modo cruciale dalla descrizione del bene oggetto di
valutazione e dal grado di familiarità degli intervistati con lo stesso. In sintesi la natura
contingente della procedura richiede che il bene offerto dall’intervistatore deve essere
lo stesso percepito ed acquistato dall’intervistato13.
13
Per maggiori dettagli si rimanda a Bigerna e Polinori (2014).
244
Il modello teorico
Si assuma che l’ammontare d’utilità (U) di una famiglia sia funzione dell’utilità indiretta
(v) che dipende dal reddito (I), dalla qualità del paesaggio (L) e dalla qualità nell’aria
(A) e sia p il relativo vettore dei prezzi.
U = v(p, I, L, A).
(1)
Le famiglie che dichiarano di percepire l’impatto negativo del progetto danno un peso
maggiore ad L e quindi avremo che con l’intervento il paesaggio peggiora L1 < L° ed è
richiesto un indennizzo:
v(p°, L°, I) = v(p°, L1, I + WTA).
(2)
A queste famiglie viene anche chiesto di esprimere il grado di rischio che caratterizza il
paesaggio in una scala da 1 a 10 con 10 che rappresenta la rischiosità massima.
Le famiglie che percepiscono l’intervento come positivo danno, per contro, un peso
maggiore ad A, l’intervento migliora la qualità dell’aria A1 > A° e la famiglia sarà
disposta a contribuire:
v(p°, A°, I) = v(p°, A1, I - WTP).
(3)
A queste famiglie viene anche chiesto di esprimere il grado di rischio che caratterizza
la salubrità dell’aria in una scala da 1 a 10 con 10 che rappresenta la rischiosità
massima.
Dal confronto tra la (2) e la (3) appare evidente che mentre la WTA non è vincolata in
nessuna modo al reddito la WTP può assumere al massimo un valore pari a
quest’ultimo. Da ciò consegue che l’utilizzo della WTA può portare ad una sovrastima
del cambiamento di benessere14.
Risolvendo la (2) e la (3), rispettivamente per la WTA e la WTP possiamo scrivere le
seguenti relazioni implicite di stima delle misure di benessere:
WTA = f(I, L)
WTP = f(I, A)
(4)
(5)
Esistono tuttavia altri fattori che possono influenzare le WTP/WTA oltre al reddito,
quali la percezione delle relative rischiosità e le caratteristiche individuali dei
rispondenti. Per tener conto delle interazioni tra WTP/WTA e percezione del rischio si
è deciso di utilizzare uno stimatore SUR (Seemingly Unrelated Regression).
La WTP e la WTA sono, quindi, stimate utilizzando due sistemi indipendenti di
equazioni in ognuno dei quali la misura di benessere è regredita congiuntamente ad
una misura di rischio ottenuta dalle scale di rischiosità ambientale per dar conto della
correlazione esistente tra gli errori; formalmente:
Sistema 1:
yia(WTA) = Xiaβia +εia
yib(Rischio L) = Xibβib +εib
14
(6a)
(6b)
Per una trattazione formale del modello teorico si rimanda a Bigerna e Polinori (2014).
245
Sistema 2:
yja(WTP) = Xjaβja +εja
yjb(Rischio A) = Xjbβjb +εjb
(7a)
(7b)
Le caratteristiche individuali (e famigliari) dei due gruppi di rispondenti, rispettivamente i
e j nei due sistemi, sono rappresentate dalla matrice X delle variabili esplicative mentre β
rappresenta il vettore dei parametri rilevanti di ogni equazione ed ε il vettore degli
errori15.
L’approccio usato consente di integrare la letteratura della CV con quella di matrice più
psicologica sulla comunicazione del rischio come già evidenziato in Mozumder et al.
(2009) incorporando aspetti comportamentali e percettivi in un framework più
prettamente economico. Dal punto di vista delle implicazioni di politica economica il
nostro approccio consente di valutare come le preferenze evolvano nel tempo ed in
contesti diversi e come le determinanti demografiche, socio-economiche ed istituzionali
concorrano nel determinare questi cambiamenti.
L’analisi empirica
L’indagine è stata condotta in due periodi diversi, vale a dire nel luglio 2012 e nel
novembre 2014 tramite, rispettivamente, 600 e 100 interviste telefoniche con i
questionari che sono stati completati per la loro quasi totalità. Il campione raccolto è
rappresentativo del profilo demografico dei residenti che vivono nei quattro comuni
coinvolti in funzione dell’età e del genere in relazione al censimento del 2011.
Il questionario prevede nella prima sezione delle domande finalizzate a saggiare la
conoscenza dei rispondenti sui temi energetici e sulle questioni ambientali con una
particolare enfasi sulle FER. Successivamente si sono indagati gli atteggiamenti degli
intervistati in merito ai potenziali benefici e ai danni ambientali associati alla
realizzazione del progetto e tenendo conto del funzionamento più che decennale di un
parco eolico. In particolare si è indagata la struttura delle preferenze congiuntamente
al grado di rischio che gli intervistati percepivano in merito alla realizzazione del
nuovo parco eolico. Conseguentemente lo scenario di CV prevedeva la possibilità per
gli intervistati di specificare la loro volontà di supportare o meno il progetto
specificando le motivazioni della loro scelta e quantificando il loro grado di percezione
del rischio che sentono come preminente. Tra i vari formati esistenti in letteratura si è
scelto l’open ended per la sua capacità di fornire stime più prudenti del valore
economico indagato (Frew et al., 2004; Lunander, 1998). L’ultima sezione del
questionario è dedicata a rilevare le caratteristiche socio-demografiche ed economiche
degli intervistati.
L’analisi descrittiva
Le più conosciute forme di energia impiegate nella generazione di elettricità sono sia
quelle tradizionali che quelle rinnovabili. In particolare metano (65% dei rispondenti) e
15
Per una trattazione formale del modello SUR si rimanda a Bollino e Polinori (2013).
246
parchi eolici (54% rispondenti). Percentuali inferiori di rispondenti individuano il
solare, il fotovoltaico, l’idrico e il carbone quali fonti energetiche per la produzione di
elettricità.
La maggior parte degli intervistati (83%) ha dichiarato di essere a conoscenza di una
qualche forma d’impatto ambientale associato alla produzione di energia elettrica sia
positivo che negativo. Le principali fonti informative cui i rispondenti hanno
dichiarato di aver attinto le informazioni sono la televisione (46%), la rete (35%) e gli
amici (29%).
Entrando più nel dettaglio vediamo come il campione si ripartisce pressoché
equamente tra chi sostiene la necessità di un ulteriore sviluppo del parco eolico per
eliminare gli impatti ambientali associati alla produzione da combustibile fossile e tra
chi è contrario a questa proposta per l’impatto visivo che l’opera potrebbe produrre
sul paesaggio.
Tra gli intervistati che si sono dichiarati favorevoli e disposti a sostenere il progetto la
maggioranza (65%) crede che una diffusione dei parchi eolici nel sistema energetico
nazionale per ragioni ambientali sia una strategia da promuovere fermamente ed il
56% è disposto a pagare bollette più alte pur di mitigare questi effetti. Per contro tra
gli intervistati che si sono dichiarati preoccupati per l’impatto negativo legato alla
diffusione delle torri eoliche nella produzione di energia elettrica il 44% ha indicato
l’impatto visivo come preoccupazione principale mentre i danni sulla fauna e il rumore
dono stati segnalati, rispettivamente, dal 27% ed il 22% del campione.
Con riferimento ai meccanismi partecipativi nei processi decisionali il 53% del
campione ha sottolineato una certa delusione per il loro mancato coinvolgimento nel
precedente processo decisionale ed il 38% si auspica un maggior coinvolgimento per
gli eventuali progetti futuri.
Nelle domande relative allo scenario economico, i residenti sono stati invitati a
dichiarare una eventuale WTP o WTA coerentemente con la loro attitudine verso il
progetto presentatogli. Nel caso di una attitudine favorevole ai rispondenti è stato
chiesto di contribuire ipotizzando un aumento della voce in bolletta dedicata allo
sviluppo delle rinnovabili. Il 50,2% del campione ha accettato di contribuire
finanziariamente al progetto. La motivazione principale (81%) è la riduzione delle
emissioni di CO2 associate alla produzione di energia elettrica da fonti fossili mentre
appaiono minoritarie le motivazioni occupazionali (35%).
Coerentemente con il giudizio negativo sul progetto proposto il 49,8% dei rispondenti
richiede un indennizzo economico per compensare la realizzazione del nuovo parco
eolico. L’impatto visivo generato dalle torri eoliche è la prima motivazione addotta dai
rispondenti (85%) mentre le altre, danni alla fauna (34%), sfarfallamento luminoso
(21%), rumorosità ed inquinamento elettromagnetico (10%) completano il quadro dei
motivi alla base delle richiesta di un indennizzo in previsione di realizzazione
dell’opera.
L’analisi econometrica
I risultati derivanti dalla stime dei due modelli SUR sono riportati nella tabella 5. In
ogni modello la variabile dipendente della prima equazione (6a e 7a) è rappresentata
247
dalla metrica monetaria del benessere mentre quella della seconda equazione (6b e 7b)
misura la percezione del rischio del rispondente. Le variabili esplicative sono state
scelte sulla base della letteratura esistente e della conoscenza dell’area oggetto d’analisi.
La tabella 5 conferma che una varietà di fattori concorre a spiegare le variabili
dipendenti in modo statisticamente significativo. Nel primo sistema di equazioni le
variabili economiche hanno un ruolo importante limitatamente alla WTP confermando
che questa aumenta all’aumentare del reddito ed è maggiore per i rispondenti che sono
proprietari della loro abitazione. Anche l’importo della bolletta è legato positivamente
alla WTP suggerendo che il livello di spesa non determina una minore partecipazione
economica al progetto.
Questo potrebbe dipendere da un possibile legame tra la spesa per la bolletta elettrica
ed il reddito ma pur controllando per l’interazione delle variabili16 il parametro relativo
alla bolletta elettrica rimane positivo e significativo. Le variabili demografiche risultano
tutte statisticamente significative e con i segni coerenti con le aspettative. La WTP
diminuisce all’aumentare del numero dei componenti familiari mentre dipende
positivamente dal livello di educazione e dal genere con le donne che contribuiscono
in modo maggiore. L’età del capofamiglia, sebbene statisticamente significativa, ha una
magnitudo alquanto contenuta così come gli anni di residenza del rispondente. Le
ultime variabili afferiscono alla dimensione sociale e psicologica.
Le prime risultano non significative dato che la WTP non è influenzata
dall’appartenenza ad associazioni ambientaliste né dalla collocazione politica del
rispondente, mentre le seconde concorrono a influenzare la WTP in modo
significativo poiché sia la percezione di amenità che la familiarità con la presenza di un
parco eolico tendono a far dichiarare ammontari monetari maggiori. Diverso è invece
il quadro relativo alla seconda equazione dato che il numero di variabili significative è
notevolmente più ridotto. La percezione di rischiosità della qualità dell’aria è
influenzata oltre che dalle variabili psicologiche, che concorrono ad incrementare la
percezione e l’importanza attribuita a quest’aspetto, solo da altre due variabili quali la
proprietà della casa e l’appartenenza ad associazioni ambientaliste. Opposta è
l’influenza di queste due variabili poiché mentre la proprietà della casa concorre ad
aumentare l’importanza assegnata all’attributo salubrità, l’appartenenza ad associazioni
ambientaliste tende a ridurne il peso. Ciò potrebbe essere spiegato dalla più
approfondita conoscenza del fenomeno da parte di questa categoria di rispondenti che
tendono a valutare come meno importate quest’aspetto rispetto ad altri, quali ad
esempio, la qualità del paesaggio. Il secondo sistema cattura le preferenze dei
rispondenti che vedono il progetto come negativo e chiedono di essere indennizzati.
Le variabili economiche che influenzano positivamente la WTA sono la proprietà della
casa e il costo sostenuto in bolletta, con quest’ultimo che anche in questo caso ha un
impatto limitato17, mentre il reddito è negativamente correlato alla metrica utilizzata
Si sono stimati dei modelli in cui la spesa per la bolletta e stata interagita con individui ad alto reddito
individuati con delle appropriate variabili dummy. La variabile interazione non risulta mai significativa mentre il
coefficiente relativo alla bolletta rimane positivo e significativo.
17 Valgono in questo le osservazioni fatte per l’altro sistema di equazioni.
16
248
come evidenziato anche in Groothuis et al. (1998). La spiegazione è insita nell’utilità
marginale decrescente del reddito motivo per cui i rispondenti con i redditi più alti
sono meno influenzati dalla compensazione legata alle esternalità negative associate al
progetto.
Tab. 5 - Stima della WTP e WTA
Variabili RHS
Bolletta
Età CF
Genere
Anni residenza
Componenti F
Reddito
Sinistra
Amenità
Educazione
Ass. Ambientali
Casa proprietà
Esperienza PE
Cost.
Sistema
1
2
Sistema 1 (a)
WTP
Salubrità
0.0609 **
0.0143
(0.0261)
(0.0121)
0.0510 **
0.0143
(0.0201)
(0.0093)
2.1926 ***
0.1147
(0.5704)
(0.2636)
0.0289 **
-0.0123
(0.0134)
(0.0062)
-0.7446 ***
-0.0983
(0.2051)
(0.0948)
1.4170 ***
-0.0340
(0.2148)
(0.0993)
0.5277
0.2707
(0.4947)
(0.2286)
0.9369 ***
0.2235
(0.1496)
(0.0691)
0.1830 ***
0.0514
(0.0691)
(0.0319)
-0.7534
-0.6592
(0.6161)
(0.2847)
1.4103 **
0.6520
(0.6283)
(0.2904)
1.1160 **
-1.2530
(0.4900)
(0.2264)
-13.0165 ***
0.8514
(2.4495)
(1.1322)
WTP media = 18,18 €
WTP mediana = 16,04 €
Equaz.
Oss.
wtp
299
Salubrità
299
wta
294
Paesaggio
294
Sistema 2 (b)
*
***
**
**
***
Par.
12
12
12
12
WTA
0.0943
(0.0395)
0.0535
(0.0294)
1.9390
(0.6992)
0.0643
(0.0238)
0.9412
(0.3833)
-1.5067
(0.3601)
0.6904
(0.8342)
0.2634
(0.1669)
0.6167
(0.0926)
1.4122
(0.9159)
1.5365
(0.7353)
-3.0098
(0.8364)
-13.7481
(3.6079)
RMSE
3.7129
1.7162
5.4990
1.6077
Paesaggio
0.0122
(0.0115)
*
0.0007
(0.0086)
***
0.2601
(0.2044)
***
0.0265 ***
(0.0069)
**
-0.1877 *
(0.1120)
***
-0.1214
(0.1052)
0.3805
(0.2439)
0.1042 **
(0.0488)
***
0.1374 ***
(0.0270)
1.9506 ***
(0.2678)
**
1.4744 ***
(0.2149)
***
-1.0419 ***
(0.2445)
***
1.3231
(1.0548)
WTA media = 20,54 €
WTA mediana = 19,56 €
R-sq
c(2)
Prob.
0.41
206.08
0.00
0.23
89.37
0.00
0.36
168.77
0.00
0.49
283.29
0.00
**
Corr. Residui = -0.1394; Breusch-Pagan Test Ind.:χ2(1) = 2.731, Pr = 0.0984
(b) Corr. Residui = 0.0964; Breusch-Pagan Test Ind.:χ2(1) = 2.731, Pr = 0.0984
(a)
Le variabili demografiche risultano determinanti anche nello spiegare la WTA dei
rispondenti. In particolare dimensione del nucleo famigliare, educazione e genere
femminile concorrono ad incrementare l’indennizzo richiesto in modo significativo
mentre l’età del capofamiglia e gli anni di residenza pur significative hanno degli
impatti molto contenuti. Le variabili sociali non hanno alcun effetto sulla WTA mentre
la componente psicologica risulta significativa solo per la familiarità con le turbine
eoliche concorrendo a ridurre significativamente l’ammontare dell’indennizzo. Questo
risultato consente di evidenziare come l’eventuale esperienza di vivere nelle vicinanze
di un parco eolico potrebbe concorrere a “smitizzare” l’impatto delle esternalità
negative. Anche nel secondo sistema la seconda equazione presenta un numero
minore di variabili significative. La percezione di rischiosità per il paesaggio è
influenzata dalle variabili psicologiche e se da un lato l’amenità concorre ad
249
incrementare la percezione e l’importanza attribuita a quest’aspetto dall’altro
l’esperienza di aver vissuto nei pressi di un parco eolico riduce drasticamente
l’importanza di questo attributo. Per la dimensione economica la proprietà della casa
concorre ad aumentare l’importanza assegnata all’attributo rischiosità per il paesaggio
così come l’appartenenza ad associazioni ambientaliste. Infine, le altre variabili
significative (anni di residenza, educazione e numero dei componenti familiari) si
caratterizzano per degli impatti limitati con solo la dimensione famigliare che riduce la
percezione di rischiosità. La stima dei parametri consente di calcolare i relativi valori
della WTP e WTA combinando i coefficienti ottenuti dal modello SUR ed i valori medi
delle variabili assunte come indipendenti. I valori sono bimestrali poiché il veicolo di
pagamento proposto in ambo i casi è stata la bolletta elettrica. A causa dell’assenza di
vincolo le stime della WTA sono più alte di quelle della WTP, inoltre i valori mediani
sono più contenuti di quelli medi in quanto non risentono dei valori estremi. I valori
ottenuti per il Parco del Monte Cucco sono confrontati con quelli rinvenibili nella
letteratura internazionale e riportati nella tabella 6. Dal confronto emerge una
sostanziale congruenza dei valori ottenuti, per quanto concerne la WTP, sebbene le
stime ottenute per il Monte Cucco si allineano verso i valori più elevati tra quelli
reperibili in letteratura. Discorso diverso va fatto invece per quanto concerne la WTA
per la quale i valori stimati sono inclusi nell’intervallo di valori reperibili in letteratura
ma la scarsa numerosità di quest’ultimi rende il confronto poco significativo. I valori
elevati della WTP rivestono un significato particolare per due ordini di motivi. In
primo luogo questi valori sono ottenuti in un quadro macroeconomico di crisi che per
la Regione Umbria è ancora più grave di quello medio nazionale. Ciò sta indicare che
nonostante la crisi economica le famiglie sono disposte a sostenere questa tipologia di
intervento al fine di mitigare l’impatto ambientale dovuto all’emissioni nella generazione
di energia elettrica. In secondo luogo questo contributo è ottenuto in un area in cui già
opera un parco eolico e quindi i rispondenti hanno ben chiaro il bene oggetto di
valutazione.
Il fatto che più del 50% dei rispondenti si dichiari favorevole all’ampliamento del
parco eolico e che oltre il 70% di questo gruppo manifesti l’intenzione di contribuire
economicamente con un elevato grado di certezza, rappresenta un segnale di una certa
importanza politica sul come la presenza di un parco eolico possa coesistere con una
struttura di preferenze pro-eolico e con comportamenti di supporto a eventuali
processi di ampliamento.
Relativamente alla restante quota del campione che si è dichiarato danneggiato
dall’eventuale ampliamento, e che quindi richiede una compensazione, vediamo come
l’ammontare dell’indennizzo sia solo di poco superiore alla relativa WTP. Ciò è un dato
molto confortante poiché secondo alcuni autori (tra gli altri Freeman, 1993) la misura
più appropriata per decisioni di ubicazioni di impianti in siti specifici è proprio la
WTA. Ora, il fatto che questa metrica non si discosti di molto dalla WTP consente di
affermare che per la realtà indagata, o per altre simili in seno alla Regione, si
potrebbero operare indagini conoscitive mediante la WTA allo scopo di ridurre
eccessivi scenari conflittuali nell’ambito del siting decision.
250
Tab. 6 - Confronto tra WTP e WTA reperibili in letteratura
Autori
Álverez-Farizo e Hanley (2002)
Bergmann et al. (2006)
Groothius et al. (2008)
Dimitropoulos e Kontoleon (2009)
Meyerhoff et al. (2010)
Morran e Sherrington (2007)
Navrud et al. (2004)
Meyerhoff (2013)
Mirasgedis et al. (2014)
Choice experiment
Conjoint ranking
WTP x famiglia (€)
Bimestrale
per MW installato
Min
Max
Min
Max
6,31
3,59
3,99
3,07
0,60
2,98
0,12
0,16
WTA x famiglia (€)
Bimestrale
per MW installato
Min
Max
Min
Max
47,00
Scenario A
Scenario B
7,62
8,62
4,10
1,43
0,04
15,89
19,92
-1,79
4,39
16,13
0,06
0,02
-0,36
3,83
188,00
5,42
21,69
1,44
0,88
Merita dunque una certa attenzione il fatto che nonostante si sia indagato un territorio
in cui opera da più di 15 anni un parco eolico i risultati ottenuti evidenziano che: i) la
maggioranza del campione oltre ad essere favorevole all’ampliamento del parco è
disposta a supportare economicamente il progetto con una WTP che si colloca nella
fascia alta dei valori stimati in letteratura; ii) la minoranza che richiede un indennizzo
dichiara una WTA di ammontare intermedio rispetto ai valori individuati in letteratura
ma che soprattutto è solo del 20% maggiore rispetto alla WTP mettendo in discussione
la diffusa credenza che vivere nelle vicinanze di parchi eolici possa in qualche modo
mal disporre le persone verso progetti di ampliamento del parco stesso.
L’approfondimento sulle preferenze dei rispondenti
Alla luce dei risultati ottenuti si è condotta un indagine telefonica aggiuntiva (ottobre novembre 2014) tesa a cogliere l’atteggiamento della comunità locale rispetto al
progetto di ampliamento con una particolare attenzione sia al ruolo dell’informazione
che ai possibili cambiamenti avvenuti nell’atteggiamento della collettività nei confronti
dell’insediamento delle torri eoliche. Il campione intervistato è un sotto-campione del
principali in cui le 100 unità sono state selezionate secondo criteri di vicinanza con il
parco eolico esistente e in modo da garantirne la rappresentatività tra favorevoli e
contrari al progetto18. Il questionario prevede inizialmente una serie di domande
preliminari di verifica volte a verificare il grado di conoscenza delle FER e l’attitudine
del rispondente verso il progetto d’ampliamento del parco eolico. Nella sezione
successiva le domande tendono inizialmente ad approfondire le fonti informative
eventualmente utilizzate dai rispondenti per costruire/rivedere la propria opinione
verso l’eolico e successivamente si concentrano sugli eventuali cambiamenti
intervenuti nelle preferenze del rispondente nel corso degli anni e se la convivenza con
le due torri eoliche già operanti nel parco ha contribuito all’eventuale cambiamento. I
risultati preliminari offrono degli spunti interessanti. Il tasso di risposta alle interviste è
del 78% ma di questi, conosciuta l’oggetto dell’intervista, solo il 30% accetta di
rispondere alle domande. La motivazione principale addotta al rifiuto può essere
18
Il programma di ricerca prevede l’estensione di questa analisi a tutto il campione principale.
251
sintetizzata nel: “il non interesse verso il tema specifico dell’eolico”. Proseguendo nelle
rilevazioni emerge che l’argomento di maggior preoccupazione dell’area è la possibile
costruzione di impianti a biomasse ai limiti dell’Area parco nel comune di Fossato di
Vico che ha determinato la costituzione di un comitato che si oppone a tale soluzione.
Dal limitato numero di risposte emerge una sostanziale stabilità delle preferenze dei
rispondenti soprattutto per coloro che erano favorevoli all’epoca dell’istallazione,
all’epoca della survey e lo sono rimasti anche nell’ultimo approfondimento (86%).
Coloro che hanno modificato l’atteggiamento lo giustificano in virtù di una sorta di
“delusione verso le istituzioni” e al mancato sviluppo del progetto parco eolico. Tra
coloro che al tempo dell’installazione erano contrari il 35% ha cambiato opinione dal
tempo della survey in poi. La motivazione principale è in questo caso principalmente
tecnica: “gran parte dei timori si sono rilevati infondati”. Infine, per quanto concerne
la fonti informative che hanno contribuito a formare un opinione sui pro e contro
della tecnologia in questione le più indicate sono l’esperienza diretta (41%), internet
(34%), amici e reti parentali (33%) e televisione (29%). Da sottolineare come la
presenza delle torri eoliche risulti anche in questo caso un fattore importante nello
strutturare il bagaglio conoscitivo alla base delle preferenze e degli atteggiamenti della
comunità indagata.
Conclusioni
Il raggiungimento degli obiettivi delineati dallo scenario energetico europeo non
sembra al momento un problema per l’Umbria, che pur mantenendo dei valori di
emissioni piuttosto alti, è in linea con il programma descritto dal Pacchetto 20-20-20
ed aspira a tagliare i traguardi segnalati dall’UE con qualche anno di anticipo rispetto al
2020. Gli indicatori di performance evidenziano in effetti un marcato dinamismo che
lascia ben sperare sebbene i nuovi traguardi appaiano più impegnativi. Una delle
problematiche principali che potrebbero emergere è proprio quella del mix di FER con
cui collocarsi oltre gli obiettivi attualmente raggiunti. Per quanto concerne il quadro
istituzionale regionale emerge il ruolo cruciale degli enti locali sia in relazione allo
sviluppo delle FER che con riferimento alla gestione delle proteste e delle tendenze al
rifiuto dell’insediamento delle tecnologie per le rinnovabili. Il ruolo giocato dalle
istituzioni regionali nella realizzazione di un assetto normativo adeguato e puntuale ha
rappresentato la premessa necessaria alla bassa conflittualità della nostra regione nei
confronti delle infrastrutture energetiche ed è un ulteriore testimonianza del ruolo
importante delle istituzioni nel promuovere processi di sviluppo e di stakeholder
engagement in un quadro nazionale in cui i vari comitati del “NO” e le varie declinazioni
della sindrome NIMBY si radicano nei territori fin troppo facilmente e, a volte, in
modo estemporaneo. Oltre alla presenza e persistenza di questi fenomeni, che portano
in molti casi al blocco delle opere in costruzione aumentandone i costi totali, restano
alcune sfide aperte che sono state solo accennate ma che sono già alla ribalta del
panorama energetico nazionale e regionale. Tra queste la più importante riguarda
l’esistenza di un vincolo tecnologico ad una maggiore diffusione delle FER,
rappresentato dalla vetustà della rete di trasmissione elettrica nazionale per far fronte,
in prospettiva, ad un sistema di generazione diffusa. In uno scenario così delineato,
252
più che promuovere tecnologie di ristrutturazione e rinnovamento della trasmissione,
potranno giocare un ruolo fondamentale sia i poli di produzione e consumo integrato;
ovvero infrastrutture energetiche ad alta tecnologia che bilanciano in tempo reale
produzione e consumo di energia senza gravare con immissioni e prelievi sulla rete
elettrica nazionale, sia la realizzazione di strutture di accumulo per efficientare la
gestione della non programmabilità delle FER. Con riferimento alla prima tipologia di
interventi è bene ricordare che soluzioni tecniche come le microgrid ed i virtual power
plants. Si tratta, in estrema sintesi, di un aggregato di impianti di generazione distribuita
e di utenze elettriche integrati tra di loro e programmati per agire come una singola
unità verso la rete nazionale. Nel caso delle microgrid queste unità sono ubicate in
un’unica zona mentre possono essere anche molto distanti nel caso dei virtual power
plants. Quello che si auspica è, quindi, un ulteriore passo in avanti in termini di
progettualità e pianificazione agli amministratori locali che devono ancora di più
promuovere un consistente programma di stakeholder engagement, con interlocutori
ancor più interessati sia dal lato della generazione che del consumo, non tralasciano
nessun tipo di strumento adeguato per ottenere un reale bilanciamento in tempo reale
del flusso elettrico. Per quanto riguarda il caso studio questo si focalizza sull’eolico alla
luce del ruolo strategico che questa fonte può rivestire in Umbria. I risultati
evidenziano come l’esperienza maturata da alcune comunità locali ponga in essere dei
meccanismi di una migliore accettazione dei progetti di sviluppo dell’eolico. Infatti,
dalla lettura congiunta della valutazione contingente e dell’approfondimento
qualitativo sulle preferenze emerge che l’atteggiamento della comunità locale nei
confronti della fonte eolica può essere ricondotto alla forma di resistenza di tipo D. La
comunità locale non manifesta infatti un’opposizione alla tecnologia e nemmeno
all’ubicazione della stessa sul loro territorio dato che al più i rispondenti sono disposti
ad accettare una compensazione monetaria per fare ampliare il parco eolico. Emerge il
ruolo della perfettibilità del progetto, infatti in entrambe le equazioni la variabile
“esperienza diretta” con il parco eolico impatta significativamente con le misure del
benessere confermando che sotto certe condizioni la produzione di energia eolica
risulta compatibile con aspetti paesaggistici ed ambientali. Questo aspetto è infine
confermato, sebbene in termini puramente qualitativi, dall’approfondimento più
recente specie per la quota di rispondenti che hanno nel tempo cambiato opinione
cessando di vedere l’ampliamento come un fenomeno negativo. Questi risultati,
ancorché da approfondire, confermano la possibilità di considerare la fonte eolica
come una valida alternativa, anche dal punto di vista della accettabilità sociale,
specialmente laddove le condizioni tecniche e progettuali rendono questa tecnologia
particolarmente vantaggiosa.
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