Capitolo 1 - Ranazzurra

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Capitolo 1 - Ranazzurra
Gabriele Salvadori, Come un terrestre diventa nuotatore
1. Il problema fondamentale
“Che cos’è la scienza? Se
qualcuno vi dice …la
scienza ci insegna che …
costui non usa la parola
scienza
in
maniera
appropriata. La scienza
non ci insegna niente, è
l’esperienza
che
ci
insegna qualcosa.“
Richard Feynman
astrofisico,Nobel 1965
Il problema fondamentale nell’apprendimento del nuoto
non è quello di imitare i movimenti dei nuotatori ma di
passare da una organizzazione terrestre ad una acquatica.
La ricostruzione dell’equilibrio nel nuovo ambiente è la
chiave per vincere la paura dell’acqua, per cui cominciare
a spostarsi ma in acqua alta è il modo migliore e più
rapido per imparare a nuotare.
Queste affermazioni suonano eretiche a chi crede nella
didattica tradizionale, dove gli allievi sono ancora piccoli
schiavi da correggere, obbedienti al maestro.
Circa vent’anni fa ho cominciato a dubitare della validità
educativa dei metodi comuni di insegnamento del nuoto e
a voler uscire dalla routine.
Avevo provato a cronometrare la durata effettiva di una
lezione di nuoto.
In un gruppo di dieci bambini seguiti dal maestro, ciascun
allievo era in attività solo sei secondi ogni tre minuti. La
maggior parte dell’ora trascorreva in attesa del proprio
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Gabriele Salvadori, Come un terrestre diventa nuotatore
turno, in fila ordinata fuori dell’acqua a battere i denti ! E
ad annoiarsi.
Mi accorsi che i bambini dei corsi di nuoto passavano
molto più tempo
ad ascoltare il maestro che ad
esercitarsi. Ecco perché i progressi erano così lenti !
L’insegnamento dei movimenti, la loro “correzione” erano
visibilmente monotoni e mal sopportati .
Ci doveva essere un modo per non essere noiosi e
ripetitivi. Come fare un miglior servizio a questo sport
meraviglioso?
Doveva esistere un metodo didattico perché tutti i bambini
ottenessero risultati più rapidi e si applicassero con gioia e
in libertà.
Perché così spesso le “correzioni degli errori” non davano
buoni risultati ?
La risposta che sconvolse tutti i miei schemi di pensiero
cominciò a darmela nel 1980 Raymond Catteau, che in
Francia assieme a un gruppo di specialisti di altri sport
applicava all’insegnamento del nuoto i cosiddetti metodi
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attivi che si ispiravano alle teorie nel
dell’educazione di Jean Piaget e Henry Wallon.
campo
Per essere più bravo come insegnante, a partire da questa
“scoperta” pedagogica, dovevo compiere una rivoluzione
“copernicana” rispetto alle mie abitudini precedenti.
Ho cercato da allora e ancora cerco pazientemente di
sostituire agli esercizi tradizionali delle attività più
divertenti, più efficaci e non prive di senso per gli allievi.
Fossero essi bambini, adulti, anziani o disabili la
problematica era la stessa.
Ho così sviluppato accanto alla pratica quotidiana di
maestro in piscina la riflessione e lo studio, per capire
quel che facevo, per dargli fondamento “scientifico” e
costruire un insegnamento più sistematico.
Le conoscenze
scolastiche
della fisica, della fisiologia
nervosa e della psicologia mi
erano sufficienti per il mio
progetto,
ma
bisognava
saperle metterle in relazione
tra loro per dar ragione della
pratica.
Ogni allievo può imparare più velocemente e meglio se è
incuriosito dal maestro, se viene sollecitato non tanto ad
obbedire quanto a diventare “attivo”, se vive l’ esperienza
di nuoto in un gruppo.
Si tratta di sostituire l’entusiasmo e la adesione,
all’obbligo e alla costrizione da parte del maestro.
Un’altra intuizione importante è che insegnare a nuotare
non è più difficile che insegnare a camminare.
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L’uomo a terra è uguale all’uomo in acqua nei mezzi e
nella sua organizzazione ed è il solo ambiente di attività
che cambia.
Per cui possiamo insegnare con un processo della stessa
natura dal punto di vista pedagogico, cercando di capire le
analogie e le differenze delle due forme di locomozione
dovute al diverso ambiente.
Se si ha modo di insegnare sia a principianti sia a
nuotatori affermati bisogna approfittare per imparare dai
propri nuotatori e travasare le nuove esperienze dall’ uno
all’altro.
Né si può prescindere dallo studio della tecnica attraverso
l’analisi video dei nuotatori migliori in campo mondiale
piuttosto che indirettamente dai libri.
Ma il modo più naturale ed efficace per insegnare a
nuotare bene i quattro stili non è quello di far imitare ai
principianti i movimenti dei nuotatori evoluti.
Il principiante non può imitare i gesti del campione di
nuoto
La tecnica non può essere copiata ma conoscerla serve al
maestro per comprendere il funzionamento del nuotatore
e costruire un modello didattico.
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Ma quali sono le leggi dell’apprendimento ? Piaget ci
insegna che l’allievo apprende innanzitutto tutto
attraverso la propria azione. Quindi i nostri allievi vanno
messi in una attività direi incessante.
Ma una pratica di nuoto non è fare alla rinfusa di tutto un
po’. Come per costruire una casa o un automobile, serve
un metodo che preveda una serie di tappe e un ordine
nell’affrontare i temi di apprendimento.
L’aiuto del maestro agli allievi, consiste nell’avviare,
nell’indirizzare e nel moltiplicare in maniera sistematica le
loro esperienze.
Il maestro in questo senso deve essere
lucido e fecondo.
un animatore
L’acqua non è un ambiente naturale per l’uomo, egli la
teme anche se ne è misteriosamente attirato.
A qualsiasi età si cominci, immergersi per imparare a
nuotare equivale a nascere una seconda volta, in un
ambiente nuovo. Anche questa seconda nascita è un
evento emozionante ma drammatico.
Per un principiante, scendere in acqua significa entrare
repentinamente in un luogo sconosciuto, per cominciare
ad apprendere una locomozione diversa, il nuoto,
abbandonando e cambiando tutto ciò che si era appreso a
terra per camminare e correre.
L’entusiasmante esperienza con i bambini disabili ci ha
insegnato che anche un tetraplegico, che non ha l’uso né
delle gambe né delle braccia, può imparare a nuotare
senza salvagente.
Se è un ambiente che riduce le differenze per i disabili,
l’acqua non può rappresentare un problema per gli altri.
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Gabriele Salvadori, Come un terrestre diventa nuotatore
Allora tutti possono imparare a nuotare. Il nuoto è una
avventura aperta a tutti, se il maestro sa trasmettere
emozioni.
Se l’uomo è programmato per apprendere, solo un
insegnante incapace, impreparato o senza entusiasmo può
impedire a qualcuno di nuotare!
Lo scopo di questo libro è quello di fornire una traccia,
suggerire un percorso, fornire un repertorio strutturato di
attività, nati dall’esperienza e dalla riflessione sulla
pratica personale di nuotatore, di maestro di nuoto e di
genitore.
Può un libro di nuoto rivolgersi a tutti ? Può essere utile
agli
istruttori di nuoto ed interessare
insegnanti,
genitori, appassionati , autodidatti e con i suoi disegni
aiutare perfino i bambini?
L’istruttore eviterà di reinventare daccapo un metodo
efficace, partendo da una esperienza altrui già
ampiamente collaudata. Partirà probabilmente da queste
mie conquiste di una vita in piscina per copiarle . Mi
auguro tuttavia abbia un atteggiamento critico e non
ricada nella routine, ma sappia arricchirle e superarle.
Il genitore che legge proverà con suo figlio e forse userà
in piscina e al mare proficuamente con lui i disegni e le
vignette.
L’appassionato avrà un’ipotesi di come funziona il nuoto
e potrà ricavarne qualche trucco per migliorare ancora la
propria tecnica.
Ognuno troverà delle spiegazioni semplici e spero chiare a
dei fenomeni naturali ma inspiegabili ai più.
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