Im PARARE D ALLA CLINICA LA GOttA
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Im PARARE D ALLA CLINICA LA GOttA
LA GOTTA: Storia, eziopatogenesi Fig. 1 - Partita a carte con un soggetto anziano affetto da gotta Il percorso storico della gotta È doveroso premettere che la storia della gotta si identifica con la Storia della Medicina attraverso i secoli, dato che le manifestazioni cliniche di questa malattia dismetabolica hanno rappresentato nel passato l’epifenomeno della “flogosi reumatica”. Il termine “gotta” deriva dal latino “gutta”, originariamente formulato dal monaco domenicano Inglese Radulphus Bockingus (1) nel secolo XIII; però già Ippocrate nel V secolo a.C. aveva delineato nei suoi Aforismi alcune caratteristiche epidemiologiche di questa affezione (2): la donna non si ammala di gotta prima della menopausa, gli uomini “ante usum Veneris” e gli eunuchi sono esenti da questa malattia. Nel III secolo a.C. Galeno descriveva i tofi. Il termine gotta, secondo la dottrina ippocratica, configura- va il fluire degli umori attraverso le articolazioni e assumeva una differente denominazione a seconda della sede: podagra, chiragra, ecc. La definizione della gotta come morbus divitum, (figg. 1, 2 e 3) ossia delle classi sociali più elevate, coincideva con quanto Celio Aureliano, nel I secolo d.C. aveva intuito, ossia l’abuso alimentare (3). L’aspetto genetico di questa malattia veniva ipotizzato già da Sorano di Efeso nel II secolo d.C. (4), mentre la clinica della gotta (ricorrenza degli attacchi acuti e presenza dei tofi) era delineata da Areteo di Cappadocia (5). Dal punto di vista terapeutico già nel VI secolo d.C. Giacomo Psicrista (6) proponeva l’impiego dell’estratto di Colchicum autunnale nella terapia degli attacchi acuti di gotta. Nei confronti della cosiddetta “gotta viscerale” l’attenzione veniva rivolta all’eventuale impegno renale (7). IMPARARE DALLA CLINICA Lelio R. Zorzin, Silvana Francipane 31 32 Fig. 2 Rappresentazione socio umoristica di un ricco gottoso costretto a recarsi a consulto medico con l’aiuto di due servitori Fig. 3 - Cartellone teatrale di un musical sulla gotta Una magistrale descrizione dell’attacco acuto di gotta risale al 1683 ad opera di Thomas Sydenham nel suo “Tractatus de Podagra et hydrope” (8). Il riscontro dell’acido urico nei calcoli urinari e nei tofi, ad opera di Wilhelm Scheele (9) e William Hyde Wollaston (10) veniva confermato da Alfred Baring Garrod (11, 12) nel 1848 con il test della muresside e nel 1859 con il “metodo del filo”; spetta a questo autore l’ipotesi della precipitazione di acido urico nelle articolazioni o nei tessuti adiacenti in occasione di un attacco acuto. Dal punto di vista della patogenesi di questa malattia Emil Fischer ha formulato la teoria della derivazione dell’acido urico da un processo di ossidazione delle basi puriniche (13) quale prodotto catabolico finale. Va comunque chiarito che l’espansione del pool dell’acido urico non necessariamente è sintomatica, ma quando è clinicamente rilevante può essere sinonimo di una gotta primitiva o secondaria. Nel secolo XX alcune acquisizioni importanti ci vengono dall’impiego dei radioisotopi, che ha consentito la misurazione del “pool miscibile” dell’acido urico e il suo turnover. Nel 1961 MacCarty e Hollander, mediante la microscopia a luce polarizzata hanno identificato nel liquido sinoviale di gottosi la presenza di cristalli di sodio monourato, responsabili di una reazione infiammatoria (14). Queste acquisizioni consentivano la formulazione di un importante capitolo della Reumatologia, ossia quello delle “artriti microcristalline”, da urato monosodico o pirofosfato di calcio diidrato. Nel 1964 Lesh e Nyhan (15) identificavano un particolare disturbo del metabolismo delle purine, differenziabile clinicamente dalla gotta, caratterizzato da iperuricemia e gravi disturbi neuropsichici; nel 1967 Seegmiller e coll. (16) hanno documentato la carenza totale di ipoxantina-guanina-fosforibosil-transferasi (HGPRT) in questa sindrome. I personaggi della storia ritenuti “gottosi” forniscono una testimonianza sulla diffusione di questa malattia nei secoli: tra i “regnanti” ricordiamo Alessandro Magno, Ottaviano Augusto, i Borbone, Enrico VIII Tudor, Carlo V e Filippo II d’Asburgo e Piero di Cosimo de’ Medici detto “il gottoso”; tra i Papi e riformatori Giulio II della Rovere, Martin Lutero e Giovanni Calvino. Da non dimenticare famosi protagonisti della storia inglese quali Cromwell, Orazio Nelson e tra gli scrittori e artisti Orazio, Ovidio, Michelangelo, Pieter Paul Rubens (17). Se la gotta nel passato ha colpito prevalentemente strati della popolazione più “agiati”, ai nostri giorni l’incidenza di tale affezione, la più diffusa delle artropatie microcristalline, ha un trend in aumento soprattutto nelle popolazioni più industrializzate e anziane (18, 19). L’incidenza e prevalenza di questa condizione morbosa ai nostri giorni può riassumersi nei termini riportati in tabella 1 (17). TAB. 1 Sesso M Sesso F Picco di età (in anni) 4-50 > 60 Distribuzione per sesso 2-7 1 Prevalenza/1000 5-28 1-6 Incidenza annuale (1000) 1-3 0,2 PATOGENESI DELLA GOTTA È ammessa una predisposizione genetica a questa affezione tramite fattori che esercitano un controllo sulla clearance renale dell’acido urico (20, 21), sul trasporto renale di acido urico (22) e sulla regolazione dell’uricemia (23). Un ruolo alla suscettibilità per la gotta è rappresentato dalla regione lq21 del cromosoma 1, la regione 4q25 del cromosoma 4 e un polimorfismo del gene per un recettore estrogenico nella regione 6q25, 1 sul cromosoma 6 (24, 25). Protagonista della patogenesi e clinica di questa artrite microcristallina è l’acido urico, in quanto prodotto finale del catabolismo dei composti purinici (tab. 2). La premessa fondamentale alla formazione dei cristalli di urato monosodico nell’articolazione è il superamento della loro soglia di solubilità, ossia la concentrazione plasmatica superiore a 7 mg/dl, ossia 420 mmol/1. La solubilità dell’urato è però condizionata anche da altri fattori, quali il pH, la temperatura, i traumi e il legame con grandi proteine plasmatiche (26). Nell’ambiente articolare interagiscono con i cristalli i leucociti (neutrofili, e macrofagi), le cellule endoteliali, i sinoviociti, e le mastcellule (27); i macrofagi residenti e le mastcellule sono in grado di rilasciare IL-1 beta in seguito all’attivazione da parte dei cristalli dell’inflammasoma NALP3, che è un complesso proteico citoplasmatico composto da una proteina della famiglia delle NALP, contenenti il recettore per la dimerizzazione dei nucleotidi, dalle proteine ASC adattative (apoptosi-associate) e dalla caspasi-1 (28). I cristalli indurrebbero l’inflammasoma ad attivare e rilasciare IL-1 beta e IL-18 (29). La colchicina blocca l’attivazione dell’IL-1 beta e quindi la flogosi. Interessante l’azione favorente di acidi grassi liberi (FFAs) legati all’assunzione di alcol e alcuni cibi, che attiverebbero l’inflammasoma, il rilascio di mediatori dell’infiammazione per attivazione endoteliale scatenando l’attacco di gotta e suggerendo una interferenza tra gotta e la cosiddetta sindrome metabolica. Il motivo per cui l’attacco acuto di gotta è auto- Acidi nucleici alimentari e cellulari Oloproteine Glicocolla Nucleotidi ac. guanilico, ac. adenilico Sintesi de novo Via lunga Via breve Nucleotidi ac. inosinico HGPRT Ipoxantina Xantina Ossidasi Xantina Acido urico Rene Riassorbimento tubolare Secrezione tubolare Tab. 2 - Principali tappe del metabolismo dell’acido urico limitantesi risiede nel “couting” dei cristalli, in quanto questi ultimi, rivestiti da proteine APO B e APO E inducono la remissione dell’attacco; interviene anche la fisiologica trasformazione dei monociti in macrofagi (switch” monocitico-macrofagico) con diminuzione della sintesi delle citochine pro-infiammatorie e aumento di quelle anti-infiammatorie (TGF-beta) (30). Da un punto di vista strettamente metabolico, l’iperuricemia, nell’uomo superiore al range di 50-70 mg/l e nella donna oltre 60 mg/l, è condizionata dall’entità del “pool miscibile”, ossia la totalità dell’“acido urico scambiabile”, che in condizioni normali è di 1.200 ng. Ogni giorno dal 50 al 70% (600-800 ng) dell’acido urico lascia il pool per essere eliminato, mentre una analoga quantità lo rimpiazza. In definitiva l’uricemia dipende dall’equilibrio tra la produzione e l’eliminazione di acido urico dal pool miscibile. Importante anche l’eliminazione dell’acido urico che avviene prevalentemente per via urinaria (2,70 mmol/24 h) mediante secrezione tubulare, mentre una quota limitata avviene attraverso l’intestino. 33 Dal punto di vista classificativo, la gotta prevede una varietà “primitiva” classica, per iperproduzione, minore eliminazione e condizione mista, nei confronti dell’acido urico, una gotta “secondaria” in corso di emopatie linfoproliferative, nefropatia e una gotta “enzimatica” da deficit parziale o totale di ipoxantina-guaninafosforibosil-transferasi (HGPRT) che si identifica con la “malattia di Lesh-Nyhan”. per l’iperuricemia (31). Altro fattore di rischio è rappresentato dai diuretici, soprattutto tiazidici, che interferiscono con i meccanismi di trasporto dell’acido urico a livello tubulare renale (32); da tenere presente che l’uso di diuretici comporta un effetto iperuricemizzante dell’acido acetilsalicilico a bassi dosaggi (1-2 g/die) (33). TAB. 3 - RISCHI CORRELATI ALLA MALATTIA (34) Rischio gottoso quando iperuricemia > 9 mg/dl FATTORI DI RISCHIO 34 È particolarmente importante la comorbilità della gotta con la cosiddetta sindrome metabolica: in un soggetto iperteso i valori dell’uricemia sono inversamente correlati con il flusso renale e la secrezione tubulare di urato, mentre correlano direttamente con le resistenze vascolari. L’insulino-resistenza è il punto di unione tra la sindrome metabolica e la gotta, in quanto l’iperinsulinismo riduce la secrezione renale di sodio e acido urico nei sani e rappresenta un potenziale meccanismo comune sia per l’ipertensione, sia Rischio nefrogeno con iperuricemia 8-12mg/dl (nefropatia interstiziale uratica) Rischio litiasico nel 25% dei gottosi (iperuricemici primari) Rischio artrosico (artrosi uratica) Rischi collaterali Cardiologico (obesità, ipertrigliceridemia) Arteriosclero- (insulino-resistenza, tico ipertensione, obesità, dislipidemia) Nel 1927 Ellis Havelock e nel 1955 Egon Orowan hanno sostenuto l’ipotesi di una correlazione tra i livelli di uricemia e le funzioni cerebrali superiori (35, 36). BIBLIOGRAFIA 1) Delpeuch A Histoire des maladies.La goutte et le rheumatisme. Carrè et Naud, Paris, 1900. 8) Sydenhan T Tractatus de podagra et hydrope. Gualt, Kettilby, London, 1683. 2)Hippocrates. Aphorismi graeco-latini. J. 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