Tumori, 2.000 morti in meno l`anno in Italia Progressi terapeutici

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Tumori, 2.000 morti in meno l`anno in Italia Progressi terapeutici
Tumori, 2.000 morti in meno l’anno in Italia
Progressi terapeutici, prevenzione, e stili di vita dettano il trend della mortalità
Presentato oggi, 26 settembre 2005, al Ministero della Salute l’ultimo rapporto sulle nuove
tendenze della mortalità tumorale in Italia. Diminuisce la mortalità per quasi tutti i tipi di tumore
grazie ai progressi diagnostici e terapeutici tanto che il nostro Paese ha la sopravvivenza più alta
rispetto alla media europea. Si azzerano le differenze tra Nord e Sud. Sono le donne a pagare di
più per i cambiamenti negli stili di vita, ma anche il Sud perde punti in salute per l’abbandono
della dieta mediterranea
La mortalità per tumore diminuisce in Italia al ritmo di circa il 2% l’anno. Vale a dire che ogni
anno le statistiche registrano circa 2.300 decessi in meno (1.300 per gli uomini e 930 per le donne)
dovuti a neoplasie. La diminuzione della mortalità tumorale è più marcata al Nord e tra i giovani,
ma le differenze tra Nord, Centro e Sud si sono pressoché azzerate, lasciando il posto ad una
sostanziale omogeneità su tutto il territorio nazionale. Merito dei progressi nelle diagnosi, nelle
terapie e nella prevenzione, ma colpa anche, oggi più che nel passato, degli stili di vita. È quanto
emerge dal rapporto ISTAT “Nuove evidenze nell’evoluzione della mortalità per tumori in Italia”,
elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità, l’ISTAT e l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, e
presentato oggi, al Ministero della Salute, alla presenza del Ministro Francesco Storace. La ricerca,
che aggiorna i trend di mortalità tumorale nel nostro Paese a 10 anni dall’ultimo rapporto, presenta
i risultati osservati in 30 anni, dal 1970 al 1999, relativi a tutti i tumori maligni, per un totale di 20
tipi di cancro, che rappresentano nel loro insieme la causa dell’84% dei decessi per tumore maligno
registrati nel 1999.
“Questi ottimi risultati, per la prima volta ufficiali dopo dieci anni dall’ultimo monitoraggio della
mortalità per tumore del nostro Paese, ci dicono che la ricerca scientifica e la promozione dei
corretti stili di vita nel nostro Paese sono la chiave di volta per sconfiggere il cancro” – afferma
Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – “L’avanzamento delle conoscenze
permette diagnosi più precoci e terapie più efficaci capaci di ridurre la mortalità in termini
significativi. Ed è lungo questa linea – prosegue Garaci – che l’ISS, insieme agli IRCCS,
nell’ambito della collaborazione con gli Stati Uniti – ha varato un progetto, per il quale sono già
stati investiti dieci milioni di euro, finalizzato a determinare nuovi marcatori biologici che
consentano diagnosi più precoci e nuove molecole più mirate nell’attività antitumorale. Per questo,
l’impegno del ministro Storace nella promozione dei fondi per la ricerca scientifica appare
essenziale per continuare e intensificare questi studi che mirano direttamente ad aumentare la
sopravvivenza e a migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici”.
Il valore di questo lavoro è rappresentato dall’interazione delle diverse competenze frutto della
collaborazione tra l’ISTAT, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto Nazionale Tumori di Milano,
come sottolinea Vittoria Buratta, Capo Dipartimento per la produzione statistica e il coordinamento
tecnico-scientifico dell’ISTAT: “gli importanti risultati emersi da questo studio sono il frutto di una
fattiva collaborazione tra ricercatori con competenze diverse in campo demografico,
epidemiologico e sanitario. I risultati testimoniano l’importanza del dato di mortalità per il
monitoraggio e la valutazione del carico dei tumori per la popolazione e il sistema sanitario.
Dimostrano inoltre la necessità di perseguire un’ottica di integrazione nell’osservazione dei
fenomeni, utilizzando anche altre fonti come le indagini campionarie sulle famiglie condotte
dall’ISTAT e i Registri Tumori Italiani”.
A commentare i risultati della ricerca sugli esiti della mortalità è intervenuto anche l’oncologo
Francesco Cognetti, Direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena di Roma, che ha sottolineato in
particolare come questi dati confermino il valore dell’oncologia italiana: “La registrazione della
mortalità in forte calo negli ultimi anni mostra chiaramente il valore degli interventi effettuati negli
ultimi anni sul Servizio Sanitario Nazionale sia sulla prevenzione primaria che secondaria in campo
oncologico. Si tratta di sforzi da implementare soprattutto in direzione degli screening pubblici dei
tre tumori da cui i pazienti hanno tratto maggiori vantaggi: il cancro alla mammella, alla cervice
uterina e quello al colon retto. Inoltre – aggiunge Cognetti – vorrei ricordare come ai successi della
lotta contro questa malattia abbia contribuito la diffusione delle terapie adiuvanti, soprattutto nei
casi a rischio di recidiva. Un successo anche italiano se si pensa che, oltre ad essere tra i Paesi
evoluti più avanzati nel campo delle cure oncologiche siamo stati classificati dall’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), al secondo posto per il valore scientifico delle
pubblicazioni oncologiche”.
Sul versante della promozione dei corretti stili di vita, uno degli altri fattori fondamentali che
hanno contribuito a determinare i risultati ottenuti oggi sulla sopravvivenza è intervenuto Arduino
Verdecchia, curatore del volume e Direttore del reparto epidemiologia dei tumori dell’Istituto
Superiore di Sanità. “Il fenomeno” – afferma Verdecchia – “è evidente nel caso delle neoplasie
correlate all’abitudine al fumo: infatti, parallelamente alla diminuzione del numero dei fumatori,
passati dal 55% nel 1970 al 33% nel 1999, è diminuita anche la mortalità dei tumori dei polmoni,
del cavo orale, dell’esofago, della laringe, del rene e della vescica. Non così per le donne e
specificatamente per le giovani per le quali si registra un aumento dell’incidenza degli stessi
tumori; nello stesso periodo le fumatrici sono passate dal 12 al 18%”.
Un discorso analogo può essere fatto in relazione alle neoplasie associate alle abitudini alimentari.
“Se da un lato, l’omogeneità territoriale del trend di mortalità è spiegata con il fatto che al Nord si è
verificata una riduzione della mortalità per di tumore, dall’altro è pur vero che il Sud, a causa
dell’introduzione e della diffusione di cibi industriali ricchi di zuccheri e grassi, ha perso quel
vantaggio di salute che gli derivava dalla “dieta mediterranea”, considerata preventiva per diversi
tipi di tumore”. Da qui, l’importanza della prevenzione. “La prevenzione” – va avanti il ricercatore
– “si conferma, almeno per quanto dipende dai comportamenti e dagli stili di vita, l’unica vera
strada da valorizzare”.
Nel complesso, il rapporto illustra come a diminuire in maniera sistematica, ovvero secondo un
trend deciso e consolidato negli anni, sia la mortalità dei tumori dello stomaco del testicolo, del
linfoma di Hodgkin e dell’utero. Quasi tutti gli altri tumori fanno registrare una diminuzione della
mortalità a partire dagli anni recenti pari, nel complesso, all’1.5% l’anno. Nello specifico, i livelli
di mortalità del tumore del cavo orale sono diminuiti del 3% per gli uomini e del 4,5% per gli
ultrasettantacinquenni; la mortalità per cancro all’esofago del 2.5% per gli uomini e un po’ meno,
dell’1.5%, per le donne; per la laringe la diminuzione è del 4% per gli uomini e del 2,3% per le
donne; per il polmone e il fegato il decremento riguarda solo gli uomini ed è pari rispettivamente
all’1,8% e al 2,6%; per l’intestino all’1,6% solo le donne ; per la mammella al 2%; per l’ovaio allo
0,4%; per la vescica al 2%; per il rene allo 0,3%; per l’encefalo e le leucemie all’1% ciascuno.
Per altri tipi di neoplasie, invece, la diminuzione della mortalità è iniziata da poco e solo nei
giovani: -0,5% nel caso del tumore al pancreas per chi ha meno di 55 anni; -1,5% per il cancro alla
prostata. Vi sono, invece, tumori per i quali si osserva un incremento della mortalità generalizzato:
è il caso del cancro ai polmoni e di quello al cavo orale nelle donne, tra cui i decessi aumentano,
rispettivamente, dell’1% e dell’1,8%, del melanoma della pelle, per il quale la mortalità cresce
dell’1,5% e dei linfomi non Hodgkin (associati spesso all’infezione da HIV), per i quali l’aumento
di mortalità è quasi del 2%.
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SINTESI GENERALE DEI DATI EPIDEMIOLOGICI
L’incidenza
Anche l’incidenza dei tumori maligni, al pari della mortalità, segue un andamento decrescente, ma
solo per gli uomini a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Per le donne, infatti,
l’incidenza, che indica il numero di nuovi casi l’anno, è ancora in crescita, sebbene con una
velocità minore negli anni recenti. Oggi si stimano circa 250.000 tumori maligni l’anno.
La sopravvivenza
I livelli di sopravvivenza per tumore in Italia sono in linea con la media europea, secondo quanto
attesta Eurocare, il più vasto studio comparativo europeo di sopravvivenza finalizzato a conoscere
le differenze di sopravvivenza per tumore in Europa. Se in Italia, infatti, la sopravvivenza a 5 anni è
in media del 46%, il valore medio europeo è del 45%. La sopravvivenza, poi, è più alta per le
donne (54% contro il 40% degli uomini), a motivo della diversa distribuzione per tipi di cancro, più
letali negli uomini (polmone, colon-retto, stomaco), meno severi nelle donne (mammella, colonretto, cervice e corpo uterino).
La prevalenza
La prevalenza in Italia continua a crescere, a differenza dei tassi di incidenza e di mortalità. Il
fenomeno si spiega col carattere cumulativo della prevalenza, che include tutte quelle persone che
hanno avuto una diagnosi di tumore, quindi anche coloro che ne sono guariti, i pazienti in
trattamento per tumori diagnosticati di recente, quelli che sono in terapie per recidive e i pazienti
terminali. In Italia, nel 2000 è stata calcolata una prevalenza di 202 casi ogni 10.000 per gli uomini
(2%) e di 256 ogni 10.000 per le donne (2.5%). In numeri assoluti, si parla di 550.000 uomini e
720.000 donne che nel 2000 avevano o avevano avuto un tumore.
La speranza di vita
Gli uomini che si ammalano di cancro perdono in media 9 anni di vita, le donne 16. Il tempo medio
vissuto con il tumore è aumentato di circa mezzo anno tra il 1970 e il 2000, contro i 7 anni di vita
guadagnati invece nel medesimo periodo (in 30 anni la speranza di vita è passata da 69 anni per gli
uomini e 75 per le donne nel 1970 a 76 e 83 nel 2000). È stato calcolato che, eliminando
ipoteticamente il tumore come causa di morte, la speranza di vita arriverebbe a 80 anni per gli
uomini e a 85 per le donne.
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SINTESI DEI DATI SULLA MORTALITÀ PER TIPO DI TUMORE
I tumori del cavo orale
I tassi di mortalità per i tumori del cavo orale diminuiscono tra gli uomini del Nord e del Centro,
ma crescono tra le donne.
Includono: labbra, lingua, ghiandole salivari, pavimento della bocca, palato, gengive e tonsille.
Fattori di rischio: l’uso di tabacco e il consumo di alcol.
L’andamento della mortalità differisce notevolmente tra i due sessi: per gli uomini si osserva una
riduzione costante a partire dal 1983, con la sola eccezione dei giovani del Sud. Il decremento
coinvolge, invece, unico caso tra tutti i tumori, anche gli anziani al ritmo del - 4.5% l’anno. La
riduzione della mortalità è maggiore nel Nord-Est (- 4.3%) che era l’area a più alto rischio.
Per le donne, il trend di mortalità, invece, è raddoppiato dal 1970 al 1999, soprattutto al Centro e al
Nord-Est. Semplificando si può dire che se il rapporto di mortalità uomini e donne era nel 1970 di
10 a 1, nel 1999 è di 5 a 1.
Analogamente, l’incidenza risulta stabile per gli uomini e in crescita per le donne.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è complessivamente del 44%, maggiore per le donne
(54%) che per gli uomini (41%).
I tumori dell’apparato digerente
La mortalità per tumore gastrico diminuisce sistematicamente. Quella per tumori dell’intestino ha
iniziato un trend in discesa dal 1985, più marcato per le donne.
Includono: esofago, stomaco, intestino, fegato e pancreas.
Fattori di rischio: cibi conservati sotto sale (stomaco), un’alimentazione povera di fibre vegetali e
ricca di carni rosse specie se conservate (intestino), tabacco e alcol (esofago), fattori di origine
genetica (cardias e del fondo dello stomaco), alcol, epatiti, cirrosi (fegato).
Per tutti i tumori dell’apparato digerente si osserva una marcata riduzione dei livelli di mortalità,
con l’eccezione del tumore al pancreas, che, in 30 anni, ha raddoppiato il tasso in tutte le aree del
Paese, con punte più alte al Nord e con accenni di riduzione solo tra i giovani negli anni recenti, e
per il carcinoma al fegato che, tuttavia, ha mostrato una repentina inversione di tendenza solo negli
ultimi cinque anni.
L’incidenza dei tumori dell’apparato digerente rispecchia sostanzialmente le tendenze della
mortalità, tranne che per il cancro all’intestino, il cui esito è nel 30-40% dei casi favorevole e con
possibilità di cura.
A cinque anni dalla diagnosi sono vivi il 50% dei malati di tumore all’intestino, il 25% dello
stomaco, il 10% dell’esofago e il 5% dei tumori del fegato e del pancreas.
La prevalenza di queste neoplasie è raddoppiata, tra il 1970 e il 2000, per i tumori dello stomaco e
quintuplicata per quelli dell’intestino. Aumento della sopravvivenza e invecchiamento della
popolazione ne sono i fattori determinanti.
I tumori dell’apparato respiratorio
La mortalità per i tumori dell’apparato respiratorio diminuisce a partire dagli anni Ottanta in
tutta Italia, ma più marcatamente al Nord. Continua ad aumentare nelle generazioni anziane e
nelle donne.
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Includono: la laringe, i bronchi e i polmoni.
Fattori di rischio: fumo e alcol. Il rischio relativo dei fumatori è 11 volte maggiore di quello dei
non fumatori, quello di chi beve è quasi il triplo rispetto ai non bevitori, il rischio combinato dei
due fattori arriva a 43. Oltre al tabacco e all’alcol, altri fattori di rischio sono: l’inquinamento
atmosferico, l’esposizione ad amianto, a fumi di combustione di idrocarburi e ad alcune sostanze
cancerogene dell’industria chimica.
La mortalità per cancro della laringe, molto più frequente negli uomini, mostra una sistematica
riduzione per entrambi i sessi, anche se più spiccata per gli uomini. Per i tumori al polmone, si è
osservata negli uomini una favorevole inversione di tendenza a partire dal 1987 che ha raggiunto,
nel 1999, i livelli del 1970. Questo è vero soprattutto per la classe più giovane e progressivamente
meno per gli anziani. Per le donne succede il contrario: la mortalità per tumore polmonare cresce,
tanto da poter parlare, soprattutto per le giovani, di “epidemia” di cancro polmonare, con un
incremento più spiccato al Centro-Sud. Geograficamente parlando, si osserva una certa uniformità
della mortalità per gli uomini, una divaricazione invece per il gentil sesso a causa di un minore
aumento nel Sud.
L’incidenza dei tumori dell’apparato respiratorio mostra un trend simile a quello della mortalità
La sopravvivenza a 5 anni per tumore della laringe arriva al 70%, un tasso tra i più alti d’Europa;
per tumore al polmone si arriva appena al 10%.
Nonostante diminuisca l’incidenza del cancro al polmone negli uomini, la prevalenza aumenta per
effetto dell’invecchiamento della popolazione e del miglioramento della sopravvivenza dei
pazienti. È stato stimato che la prevalenza dei tumori polmonari tra gli uomini aumenterà del 15%
tra il 1990 e il 2005, del 78% per le donne.
I melanomi della pelle
L’incidenza dei melanomi continua crescere in tutto il Paese, come pure la mortalità anche se,
grazie ai miglioramenti diagnostici e terapeutici, si è osservato di recente un rallentamento.
Fattori di rischio: l’esposizione ai raggi ultravioletti, la pelle chiara e con molti nei, una storia
famigliare di melanoma o di tumori cutanei, ridotte difese immunitarie, forti scottature solari da
giovani.
La mortalità per melanoma maligno della pelle è in crescita in tutte le età e per entrambi i sessi,
senza però uniformarsi a tutto il Paese. Livelli più bassi si osservano, infatti, nelle regioni del Sud a
causa di una minore suscettibilità della pelle, sebbene nel Meridione la velocità di crescita sia più
alta. La mortalità per le donne è circa il 20 per cento più bassa che per gli uomini. Nel complesso,
la mortalità cresce del 70% ogni 10 anni.
L’incidenza di melanoma è in crescita sistematica in tutte le regioni, con una velocità che provoca
un raddoppio del tasso ogni 10 anni.
La sopravvivenza presenta un trend in crescita per entrambi i sessi: per gli uomini è passata dal 57
al 71% tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, per le donne dal 78 all’83%.
I tumori dell’apparato genitale femminile
La mortalità per i tumori dell’utero si è ridotta a meno di un terzo in 30 anni. Nel caso dei tumori
al seno, la mortalità ha iniziato a scendere negli ultimi anni, grazie soprattutto alle diagnosi
precoci.
Includono: mammella, utero, ovaio.
Fattori di rischio: precocità al menarca, posticipazione delle gravidanze e minor numero di figli,
non allattamento dei neonati, vita sedentaria, soprappeso, terapie ormonali e storia famigliare per i
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tumori della mammella; scarsa igiene e infezione da HPV, il Papilloma Virus, per il tumore del
collo dell’utero; attività ovulatoria prolungata per i tumori dell’ovaio.
La mortalità per tumore della mammella mostra, a partire dai primi anni Novanta e fino a 74 anni,
un inizio di riduzione da attribuire prevalentemente alla diffusione dello screening mammografico.
Per i tumori dell’utero si registra una riduzione della mortalità in tutte le classi di età e le aree
geografiche, tanto da portare la mortalità del 1999 ad un quinto di quella del 1970. Merito della
diffusione del Pap test. La mortalità per i tumori dell’ovaio, mostra invece un trend in crescita con
un rallentamento negli ultimi anni grazie ai miglioramenti nelle terapie (in particolare, grazie alle
terapie al cisplatino).
L’incidenza del tumore alla mammella non presenta la tendenza alla diminuzione visto per la
mortalità: ogni giorno in Italia vengono diagnosticati più di 100 casi di tumori alla mammella e
l’incidenza aumenta, tranne che per le generazioni più giovani. Diminuisce, invece, l’incidenza dei
tumori della cervice e del corpo dell’utero e cresce quella dei tumori dell’ovaio.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per i tumori del seno aumenta: era il 73% nei primi anni
Ottanta, il 77% nel corso dello stesso decennio e l’81% nei primi anni Novanta. Analogamente per
i tumori dell’ovaio, i livelli di sopravvivenza crescono, passando dal 32% nella prima metà degli
anni Ottanta al 37% nella prima metà degli anni Novanta. Nel caso del cancro alla cervice uterina
la sopravvivenza aumenta nel corso degli anni Novanta fino a raggiungere il 66%. Dei pazienti con
questo tipo di cancro, ne sopravvivono due su tre e tre su quattro di quelli con tumore
dell’endometrio, per il quale il tasso di sopravvivenza è del 76%.
I tumori dell’apparato genitale maschile
Scende la mortalità per i tumori al testicolo e rimane stabile quella per il cancro alla prostata,
grazie alla diffusione del test PSA.
Includono: prostata e testicolo.
Fattori di rischio: fattori genetici e abitudini alimentari.
La mortalità per i tumori alla prostata mostra un andamento stabile e territorialmente omogeneo,
eccezion fatta per le regioni del Sud dove partendo da livelli più bassi è cresciuta più velocemente.
Nei giovani, fra cui questo tumore è raro, la mortalità si mostra in leggera diminuzione; nella fascia
di età 55-74, quella maggiormente coinvolta dalla diffusione del PSA, si nota una tendenza alla
riduzione dagli anni Novanta; per i più anziani il trend di mortalità è invece in netta crescita. La
mortalità per tumore al testicolo mostra, invece, una decisa riduzione in tutte le aree e le età.
L’incidenza dei tumori alla prostata aumenta del 50% per gli over 75 e del 100% nella fascia 60-74,
in conseguenza della sovra diagnosi dovuta alla diffusione del PSA. L’incidenza del tumore al
testicolo mostra un certo aumento nelle età più giovani.
La sopravvivenza a 5 anni per tumore alla prostata è in Italia del 67%, a metà tra il 40% di Polonia,
Malta e Danimarca, e l’80% di Germania, Austria, Francia e Islanda. La sopravvivenza per tumore
al testicolo è in tutta Europa al di sopra del 90%, con l’eccezione dell’Estonia (73%) e della
Polonia (81%).
I tumori dell’apparato urinario
La mortalità per tumori della vescica è in diminuzione, quella per tumori del rene è stabile dal
1990.
Includono: reni e vescica.
Fattori di rischio: il fumo di sigaretta per entrambi i tipi di tumore (si stima che per i fumatori il
rischio sia doppio o triplo rispetto ai non fumatori); l’occupazione lavorativa in industrie chimiche
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e della pelle o in attività quali parrucchieri, macchinisti, tipografi, per il tumore della vescica;
l’obesità per il tumore al rene.
La mortalità per tumori della vescica è in netta diminuzione in tutte le fasce di età, in entrambi i
sessi e in tutte le aree. Per gli uomini, tra i quali la mortalità è sei volte maggiore che nelle donne,
la riduzione sembra maggiore, mentre per le donne sembra concentrarsi nella classe di età 55-74.
La mortalità per tumore del rene mostra un trend più in crescita con un’inversione di tendenza in
anni recenti e con un gradiente Nord-Sud più marcato: in tutte le aree, infatti, ad eccezione del Sud,
è iniziata una riduzione della mortalità pari all’1% l’anno.
L’incidenza dei tumori alla vescica e al rene risulta in salita per tutte le età al ritmo dell’1-2%
l’anno.
La sopravvivenza per i tumori della vescica è del 70% a 5 anni dalla diagnosi ed è tra le più alte in
Europa. Per i tumori che insorgono in giovane età, la sopravvivenza tocca punte dell’80-90%. Per i
tumori al rene, la sopravvivenza è del 59%, anche in questo caso tra le più alte d’Europa.
I tumori del sistema nervoso centrale
La mortalità dei tumori cerebrali ha cominciato a diminuire in anni recenti e più precocemente nei
giovani.
Includono: i glomi, ossia tumori originati dal tessuto di sostegno, mentre nei bambini i tumori
cerebrali originano anche dai neuroni. Tumori secondari del cervello possono insorgere anche per
la diffusione da tumori in altri organi.
Fattori di rischio: esposizione a radiazioni ionizzanti, formaldeide, cloruro di vinile.
La mortalità presenta un andamento in discesa già dai primi anni Ottanta sia per gli uomini che per
le donne, senza differenze geografiche e di età, anche se dopo i 75 anni il fenomeno è più limitato.
La sopravvivenza è piuttosto bassa, meno del 20% a 5 anni dalla diagnosi di tumore cerebrale,
(17% per gli uomini e 18% per le donne). Arriva invece al 50% per i più giovani, ma scende al
10% già a 55 anni.
I tumori del sistema emolinfopoietico
La mortalità per i linfomi non-Hodgkin è aumentata negli anni Ottanta, al contrario di quella per i
linfomi di Hodgkin. Per le leucemie diminuisce solo tra i giovani.
Includono: i linfomi non-Hodgkin, la malattia di Hodgkin e il complesso di tutte le leucemie.
Fattori di rischio: fattori genetici, esposizione a radiazioni ionizzanti e a benzene,
immunosoppressione e alcuni virus quali EBV, HIV, HTLV-I, HHV-8.
La mortalità per i linfomi non-Hodgkin ha subito un drammatico aumento dal 1980 fino alla metà
degli anni Novanta, senza alcuna differenza di età, sesso o provenienza geografica. Le tendenze
degli anni recenti mostrano incrementi maggiori al Sud e per le età più avanzate. La mortalità per la
malattia Hodgkin, invece, mostra una riduzione generalizzata, tanto da raggiungere un quinto di
quello che era nel 1970. La mortalità per leucemie, infine, si mostra anch’essa in diminuzione,
grazie ai progressi nelle terapie.
L’incidenza dei linfomi non-Hodgkin è crescente, non così quella dei linfomi di Hodgkin che in 10
anni si è ridotta del 40%. Per le leucemie, l’incidenza si mantiene inalterata.
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è aumentata, dagli anni Ottanta ai Novanta, dal 60% ad
oltre l’80% per i linfomi di Hodgkin, dal 40 al 50% per i linfomi non-Hodgkin, dal 30 al 37% per
le leucemie.
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Quattro azioni per prevenire i tumori ancora in crescita
Tratto dal volume “ Nuove evidenze nell’evoluzione della mortalità per tumore in Italia”
a cura dell’ISTAT e dell’ISS
1) Alimentazione basata su prodotti naturali, con largo apporto di vegetali freschi, frutta, pesce,
cereali, legumi, e relativamente povera di grassi animali, carni rosse, uova, formaggi, salumi, etc.
Alimentazione variata e semplice, evitando prodotti fast food, merendine, alimenti industriali
preconfezionati, eccesso di grassi e zuccheri. Questo tipo di alimentazione detta anche “dieta
mediterranea” risulta preventiva per diversi tipi di tumore, quali tumori dell’apparato digerente,
tumori del polmone, tumori della mammella e tumori della prostata, oltre a prevenire obesità,
diabete, malattie cardiovascolari. L’omogeneità raggiunta dalla mortalità per tumore sul territorio
nazionale, che si è verificata per molti tipi di tumore, è riconducibile alla omogeneità del regime
alimentare indotta dalla pubblicità, dalla diffusione di supermercati e l’uso di prodotti della grande
distribuzione, l’introduzione di cibi preconfezionati di cui poco si conosce del contenuto e del
quale non si controllano le componenti alimentari.
L’uniformità alimentare ha prodotto un danno alle popolazioni del Sud che, in questi 30 anni,
hanno perso un vantaggio di salute che avevano.
2) Prevenzione dell’abitudine al fumo, particolarmente rivolto alle donne ed ai giovani, ovvero le
fasce di popolazione che meno hanno recepito i messaggi di rischio per la salute che sembrano aver
funzionato per gli uomini.
3) Induzione di cultura di rapporti sessuali protetti per la prevenzione di infezioni e malattie
sessuali, epatiti e conseguente aumentato rischio di epatocarcinoma, di infezioni Hiv, con
aumentato rischio di linfomi non Hodgkin.
4) Protezione dell’esposizione ai raggi solari ed ultravioletti, uso di creme solari con filtri, cautela
nell’esposizione per i bambini atta ad evitare scottature ed ustioni, come fattori che aumentano il
rischio di melanoma della pelle.
È importante che queste poche indicazioni riguardo a comportamenti individuali divengano oggetto
di azioni di prevenzione atte a contrastare un aumento di rischio di tumore per la popolazione.
La riduzione quasi generalizzata della mortalità per tumore è un importante risultato sanitario e
sociale, ma anche un notevole risparmio di domanda e di spesa sanitaria. Basti pensare alla
impressionante riduzione della mortalità per tumore polmonare tra gli uomini, del tumore dello
stomaco, e della cervice uterina, per rendersi conto del numero delle vite salvate e dei relativi costi
sanitari evitati.
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