CL2305-PCL1-27 - LA PIAZZETTA COMUNISTA

Transcript

CL2305-PCL1-27 - LA PIAZZETTA COMUNISTA
LA SICILIA
© L' utilizzazione o la riproduzione, anche parziale - con qualunque mezzo e a qualsivoglia titolo - degli articoli e di quant'altro pubblicato in questo giornale sono assolutamente riservate, e quindi vietate se non espressamente autorizzate. Per qualunque controversia il Foro competente è quello di Catania
e provincia
Redazione: via della Regione, 6 tel. 0934 554433 [email protected]
31
giovedì 23 maggio 2013
RESUTTANO. L’autostrada A19
NISCEMI. Il Comune pagherà
GELA. «Emergenza criminalità
sarà riaperta a fine giugno
debiti per 4 milioni di euro
bisogna agire su tre fronti»
Da lunedì sarà percorribile la «bretella» all’uscita di
Resuttano, ma per ultimare i lavori ci vorrà ancora tempo
33
L’assessore comunale al Bilancio Rosario Meli ha reso noto
che l’ente potrà «azzerare» i debiti verso i fornitori
34
Interrogazione al ministro dell’Interno del M5S
con richiesta di creare occasioni di lavoro
IL 3 LUGLIO NELL’AULA BUNKER L’UDIENZA PRELIMINARE per tre operazioni contro la criminalità organizzata
DIGA ANCIPA
CAPIENZA DI 28 MILIONI DI MC
Spaccio, furti e attentati: 62 dal Gup
ELIA DI GATI, COLLABORATORE DI GIUSTIZIA
Sono 62 le richieste di rinvio a giudizio chieste ieri
dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti
degli indagati coinvolti nelle inchieste anticrimine
“Cobra 67”, “Figaro” e “Giro di vite” su spaccio di
droga, furti, estorsioni e attentati incendiari messi a
segno nel capoluogo. Indagini riunite in un unico
procedimento dopo il pentimento di Elia Di Gati, ritenuto a capo di una “cricca” di spacciatori e di ladri
d’appartamento che incendiava pure auto su commissione.
Sarà una maxi udienza preliminare quella che inizierà il 3 luglio nell’aula bunker “Malaspina”, e toccherà al Gup Lirio Conti pronunciarsi sulla richiesta
dei pubblici ministeri Stefano Luciani e Giovanni Di
Leo di mandare a processo il numeroso gruppo di imputati, tutti tirati in ballo nei blitz della Squadra Mobile, dei carabinieri del Nucleo operativo e della Guardia di Finanza scattati l’11 giugno 2010, il 24 marzo
2011 e lo scorso 21 settembre.
Dal dossier sono uscite soltanto due posizioni,
quella dei ventinovenni Michele Iacona e Ivan Vincenzo Gaspare Scarpulla che comparivano nell’avviso di
conclusione indagini. Risultano 33, invece, le perso-
ne offese che potranno costituirsi parte civile contro
gli imputati, chiedendo il risarcimento dei danni: la
maggior parte di loro hanno subìto furti in casa, l’incendio dell’auto, chi vittime di un pestaggio, ma figura anche il nome del gestore di un locale notturno a
cui sarebbe stata imposta l’assunzione di buttafuori.
La richiesta di rinvio a giudizio pende sui nisseni
Francesco Abbate alias “Ciccio”, Michael Calogero Junior Alba, Ivan Vincenzo Alletto, Raimondo Alletto,
Nicola Salvatore Amico, Gianluca Bellomo, Michelangelo Botta, Maurizio Fabio Buscemi, Claudio Candura,
Fabio Danilo Cavallaro, Fabio Celestri, Diana Chiritoiu,
Daniele Condorelli che in quest’inchiesta riveste lo
status di semplice dichiarante, Borino Michele Cusenza, Fausto Gaspare Dell’Utri, il collaboratore di giustizia Elia Di Gati, Giuseppe Di Gati, Giovanni Di Girolamo alias “Castrenze”, Luciano Di Girolamo, il paternese Nunzio Di Stefano, Giuseppe Ferrara alias “Peppe”,
Fabio Ferrara, Vincenzo Ferrara detto “Majinbu”, Ivan
Ferrara, Francesco Fiandaca detto “Pantani”, Giuseppe Gelsomino, Elia Giardina, Carmelo Gisabella, Antonino Giudici, Maurizio Giudici, Bechir Archay, Fabrizio Alfonso Liotta, Davide Livecchi, Giorgio Pio Lo
Magno, Giuseppe Lombardo, Alfredo Maffi, Luigi
Minnella, Manuel Mosca, Gianluca Diego Muratore,
Francesco Antonio Napolitano, Umberto Niotta, Davide Oliva, Giovanni Germano Paladino alias “parla-parla”, Davide Palermo, Giuseppe Palermo alias Peppe,
Ivan Palermo, Mirko Palmeri, Alfredo Palmeri, Luigi
Salvatore Palmisano, Angelo Panebianco, Cristofer
Riggio, Guido Giuseppe Rizza, Salvatore Samparisi,
Carlo Sanfilippo, Maurizio Emanuel Santoro, Alessandro Scarlata, Luana Scarlata, Angelo Sferrazza detto Pollicino, Marianna Ventura, Danilo Villa e Francesco Zappia alias Ciccio.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Dino Milazzo, Salvatore Amato, Maria Francesca Assennato, Alfredo Danesi, Pietro Pistone, Giuseppe
Dacquì, Danilo Tipo, Sergio Iacona, Gianluca Guida,
Walter Tesauro, Ernesto Brivido, Salvatore Daniele,
Deana Scarpulla, Giacomo Vitello, Vania Giamporcaro, Davide Anzalone, Giovanni Di Giovanni, Torquato Tasso, Renata Accardi, Giovanni Lomonaco,
Michele Micalizzi, Giorgio Profeta, Boris Pastorello
e Giuseppe Panepinto.
VALERIO MARTINES
TRE EMIGRATI UCCISI AD ALESSANDRIA. Processo per un sardo che eliminò Mirisola e Varsalona
La verità arriva dopo 25 anni
Ci sarà un altro processo al killer che
25 anni fa, alle porte di Alessandria,
uccise il boss Michele Mirisola e il
suo giovane guardaspalle mazzarinese Filippo Varsalona. Il mese prossimo, infatti, il cinquantaduenne sardo Gabriele Piras sarà giudicato dalla
Corte d’Assise d’Appello di Alessandria a cui ha appellato la condanna a
20 di reclusione inflittagli col rito abbreviato nell’aprile di due anni fa per
il duplice omicidio Mirisola-Varsalona avvenuto il 21 settembre del 1988
e per il delitto di un loro complice,
Salvatore Catalano, un emigrato di
Piazza Armerina ucciso due anni dopo.
Soltanto nel 2009, Piras confessò ai
magistrati torinesi questi tre agguati
rimasti irrisolti, inquadrando il movente nei contrasti avuti con Mirisola per la spartizione del bottino di
una rapina commessa insieme ad un
rappresentante di gioielli. Perché ufficialmente Mirisola, emigrato in Piemonte nel 1980, era titolare di una
concessionaria ma in realtà nell’Alessandrino gestiva un traffico di droga e un giro d’usura. Gabriele Piras
disse di avere temuto una vendetta
del suo complice di scorribande Mirisola, attribuendogli l’attentato alla
moglie che rimase ferita al viso dal
pallettone sparato da un fucile.
Il boss nisseno venne freddato da
Piras con una scarica di mitra mentre
era al volante della sua Volvo 740 su
cui viaggiava pure Varsalona, che
tentò di scappare ma il sicario lo raggiunse e gli sparò in faccia senza dargli il tempo di tirare fuori il revolver
che il mazzarinese si portava appresso. Sulla provenienza del mitra, il sardo disse che si trattava di un M12 rubato da un poliziotto – anche lui coinvolto nelle rapine della banda - dall’armeria della Questura di Asti.
Catalano - secondo le rivelazioni
del killer - invece fu ucciso da Piras
perché intimorito da una sua eventuale ritorsione, essendo molto amico di Mirisola.
Per i tre fatti di sangue, Gabriele Piras è stato condannato a 20 anni dal
Ferlito e Janos Barlotti) glielo ha concesso, rinviando ogni decisione a fine giugno.
Secondo l’accusa, Di Vincenzo avrebbe ceduto fittiziamente la “Novacostruzioni” ai Sirugo
di Avola per sottrarla ad un eventuale sequestro, ma avrebbe continuato a gestire l’affare
dei rifiuti. Ad assistere la ditta Sirugo, coinvolta nel procedimento, sono gli avvocati Bruno
Leone e Pietro Pistone. Di Vincenzo, presente
ieri in aula, ha sempre respinto ogni accusa di
irregolarità. Il sequestro della “ Novacostruzioni” risale al gennaio dello scorso anno.
VINCENZO PANE
VA. MA.
VA. MA.
GABRIELE PIRAS
«Sequestro da 6 milioni alla Novacostruzioni da invalidare»
PIETRO DI VINCENZO
risce il sequestro - ha rinunciato a comporre il collegio dopo un anno e cinque udienze dal suo inizio.
Inoltre, quando il presidente del Tribunale ha accolto la richiesta di astensione ed ha disposto la sostituzione - emettendo un decreto - non avrebbe
indicato gli atti, svolti con il precedente giudice, che
si possono ritenere validi: «Questo almeno - ha
sottolineato l’avv. La Martina - è ciò che stabilisce la
Cassazione a sezioni unite».
Il sostituto procuratore Giovanni Di Leo ha chiesto un termine per analizzare la situazione ed
esprimere un parere ed il Tribunale (presidente Antonio Balsamo, giudici a latere Claudia Rossella
Acquistò gioielli
con assegni
sospetti:
condannata
È stata condannata per avere acquistato gioielli per quasi 6mila euro con assegni sospetti, che per l’accusa aveva ritirato in banca presentando la carta d’identità di un’amica. Hanno retto a
metà, però, le imputazioni contestate
alla casalinga cinquantenne Maria Michela Prestifilippo, che è stata condannata a 1 anno e 8 mesi - a fronte dei 3
anni e 6 mesi chiesti dal Pm - per una
truffa alla “Di Prima Gioielli Group” e
per il reato di falsità in scrittura privata,
in questo per avere apposto una firma
fasulla.
Per il resto, invece, l’imputata è stata
assolta dalle imputazioni di sostituzione di persona e dalla truffa ai danni del
Banco di Sicilia, dove è stato ritirato il
carnet di assegni usati per gli acquisti di
preziosi, il primo per un importo di
2.800 euro e l’altro da 3mila euro.
«Il fatto non sussiste» ha sentenziato
il giudice Walter Turturici, condividendo in parte le richieste dell’avvocato Dino Milazzo, difensore di Prestifilippo
che è stata condannata a pagare una
provvisionale da 5.800 euro al gioielliere Antonio Di Prima - parte civile con
l’avvocato Giuseppe Panepinto - a cui
dovrà risarcire i danni pure in sede civile.
I fatti risalgono al giugno 2008 quando in filiale fu aperto un conto corrente
con un documento intestato a Domenica Mandracchia, che venne indagata e
poi scagionata. Ma a novembre Prestifilippo fece acquisti in gioielleria, pagando con gli assegni ed esibendo la carta
d’identità dell’altra donna.
Gup di Alessandria che però non gli
riconobbe l’attenuante speciale prevista per i collaboratori di giustizia.
Nel processo d’appello che si aprirà
a breve, contro l’imputato saranno
ancora parte civile il figlio del boss
nisseno, Michele Junior Mirisola, la
convivente Rosanda Prostran e il fratello Agesilao Mirisola, attuale collaboratore di giustizia e condannato
all’ergastolo per il delitto del commerciante nisseno Michele Amico. Ai
familiari – costituitisi parte civile con
gli avvocati Mariangela Randazzo,
Adriana Fiormonti e Francesco Ponzano - il giudice riconobbe provvisionali per complessivi 80mila euro.
RICHIESTA DELLA DIFESA DELL’IMPRENDITORE PIETRO DI VINCENZO
Rischia di chiudersi con un “nulla di fatto” il procedimento per il sequestro da 6 milioni di euro della
“Novacostruzioni”, l’azienda impegnata nell’attività
di recupero dei rifiuti e che, per la Procura, è riconducibile all’imprenditore nisseno Pietro Di Vincenzo (60 anni). Il sequestro potrebbe infatti essere invalidato, secondo quanto sostenuto ieri dall’avvocato difensore Mirko La Martina, perché il magistrato Alessandra Del Corvo - che si è astenuta dal
trattare il procedimento nel gennaio di quest’anno
in quanto fece parte del Riesame che analizzò la posizione di Di Vincenzo in merito alla presunta cessione fittizia della “Novacostruzioni” da cui scatu-
La diga Ancipa invaserà e distribuirà
28 milioni di metri cubi d’acqua,
contro i 9 attuali. La società Enel ha
appena ottenuto l’autorizzazione
dalla Commissione regionale dei
collaudi e dall’ufficio Tecnico per le
Dighe di Palermo. L’invaso, sul
quale sono state effettuare opere
per 50 milioni di euro, potrà
contenere ed erogare molta più
acqua, producendo energie
alternative. A distanza di 39 anni,
l’invaso che fornisce acqua ai
comuni di quattro province,
Caltanissetta, Enna, Agrigento e in
parte ad alcune municipalità etnee,
potrà funzionare a pieno regime. La
riattivazione delle centrali
idroelettriche di Troina e di
Grottafumata, con l’acqua
prelevata dall’Ancipa, consentirà di
produrre ed immettere in rete,
anche, una quantità di energia
elettrica pari al fabbisogno annuo di
circa 20 mila famiglie, ottenendo la
riduzione di emissione di CO2, in
atmosfera.
IL CASO
ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2013
In occasione delle elezioni del 9 e 10 giugno
riserverà a candidati, partiti e movimenti politici appositi spazi, gestiti dalla
concessionaria per la pubblicità Publikompass, per annunciare comizi,
appuntamenti, incontri e quant’altro legato alla campagna elettorale.
Al di fuori di questi spazi autogestiti da candidati e liste, LA SICILIA si occuperà, come ha fatto sino ad oggi, delle elezioni amministrative con proprie iniziative, inchieste e articoli per dare notizie di evidente interesse generale.
Per tariffe e qualsiasi informazione
sugli spazi elettorali rivolgersi a
WWW.PUBLIKOMPASS.IT
TEL. 095 7306311 - FAX 095 7306313
«SFRATTATI PERCHÉ NON HANNO PAGATO». «NO, SIAMO IN REGOLA»
U
na vicenda intricata e combattuta a colpi di sentenze quella che
coinvolge la famiglia Musco e la
società cooperativa edilizia Postelegrafonica. Una vicenda che ieri mattina ha
portato al civico 90 della Via Borremans
alcuni rappresentanti della politica locale, fra gli altri Valentina Botta e Giovanni
Magrì del Movimento Cinque Stelle, Sergio Castiglione del Partito Comunista dei
lavoratori ed esponenti dei Comitati No
Muos, alcuni dei quali portati in Questura per accertamenti.
Graziella Musco ha parlato per l’intera
famiglia, davanti ad un tavolo strapieno
di carte e documenti, le pezze d’appoggio di una battaglia che si trascina da
anni. Dal 1991, Graziella vive infatti in un
MARCELLA GERACI
appartamento al terzo piano con il padre
Giovanni, il fratello Marco e la madre
Rosaria Bordonaro.
Già nel 2009, la famiglia Musco è stata
allontanata dall’ufficiale giudiziario; il
31 gennaio del 2013 ha deciso di riappropriarsi di quella che considera casa propria perché acquistata a caro prezzo e
duri sacrifici. Nel mese di aprile, una
nuova visita dell’ufficiale giudiziario ha
rinviato a ieri mattina il termine ultimo
per lasciare l’appartamento.
“Chiediamo che ci lascino nella nostra
casa fino al 31 ottobre 2013” ha dichiarato Graziella, in relazione alla data in cui si
terrà la nuova udienza del processo che
vede protagonisti i Musco e la cooperativa edile che contesta alla famiglia di non
aver pagato le ultime rate del mutuo.
“I Musco hanno versato inizialmente le
somme che tutti hanno versato ma dopo tre o quattro anni non hanno più pagato il mutuo” ha infatti dichiarato il
presidente della Postelegrafonica Maurizio Giunta. Secondo quanto dichiarato da Graziella Musco, il totale da pagare ammonta ad 80 milioni di lire, dei
quali 60 versati e che risulterebbero
privi di una reale causale perché manca il raffronto con il contratto del mutuo. Tra gli argomenti mossi alla cooperativa edile, il fatto che la stessa abbia
cessato di esistere a partire dal 2006,
cosa smentita dal presidente Giunta.
SERGIO CASTIGLIONE