Thich Nhat Hanh Guarire col Respiro

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Thich Nhat Hanh Guarire col Respiro
Thich Nhat Hanh
Guarire col Respiro
Plum Village, 11 giugno 2000
Cari amici, la sorella seduta qui vicino a me viene dalla Cambogia, ha imparato poche
frasi in vietnamita ma sa parlare in inglese. Da bambina, ha dovuto correre sotto le
bombe e i proiettili e ha visto molta morte e mutilazioni nel suo Paese. Quando la
guardo, non vedo solo la Pura Terra del Buddha, ma anche guerra, distruzione e
violenza. Lei sta praticando anche per tutti noi, perché siamo tutti responsabili per la
sofferenza in Cambogia.
Prima di diventare monaca, ha vissuto in una paura costante, non si è mai sentita
sicura. Ha vissuto a lungo a Plum Village, prima che il sangha decidesse di accettarla
come monaca. Paura e senso di insicurezza erano sempre dentro di lei e durante la
vita quotidiana si sentiva sempre insicura, ma sta praticando molto bene. Le ricordo
sempre di tornare al respiro e ai passi, e che in mezzo al sangha, sotto la protezione
del Buddha e del Dharma, può sentirsi al sicuro. Le ho detto che quando va a letto a
dormire deve seguire il respiro con la consapevolezza di essere in un posto sicuro,
dove non ci sono bombe, proiettili o uccisioni; il Sangha, così come il Buddha e il
Dharma, si prendono cura di lei e mantenendo la concentrazione sul respiro sente la
sicurezza, la protezione dei tre Gioielli, finché non si addormenta. Al mattino, quando
si sveglia, la pratica è la stessa, e anche durante il giorno, se nasce in lei un
sentimento di insicurezza e di paura, la pratica è sempre la stessa.
Lo sta facendo molto bene e sta sbocciando come un fiore. Non pratica solo per se
stessa, pratica per tutti noi nel sangha perché il suo successo sarà il nostro successo.
Pratica anche per la sua famiglia, per la sua nazione, pratica anche per Mr. Pol Pot. E
noi abbiamo visto che spera di riuscire nella piena trasformazione e guarigione,
perché la trasformazione e la guarigione del suo Paese, del suo popolo, dipende
anche dalla sua pratica e ha bisogno del sostegno di noi tutti.
Ho cercato di abbracciarla col mio amore e, anche se con difficoltà, si è resa conto di
camminare in un mondo di amore e di fiducia. Ricordo che la scorsa settimana era
mia attendente e stava preparando il tè. Come faccio sempre con i miei attendenti,
l’ho invitata a bere una tazza di tè insieme a me e lei mi ha detto: ‘No, Thây, voglio
semplicemente stare qui seduta a contemplarti mentre bevi il tè’. Nel mio eremo ho
preparato del cibo per lei e per me ed è rimasta stupita nel vedere il maestro che
cucinava e offriva il cibo a un suo discepolo. Non è riuscita a mangiare niente, se n’è
rimasta lì seduta, non riusciva a credere che fosse vero.
Quando ho capito, non l’ho forzata a mangiare, le ho permesso di stare seduta e di
gioire della sua sorpresa e della sua felicità. La nostra è una storia d’amore che
continuerà a lungo.
Tra i 14 addestramenti alla consapevolezza dell’ordine dell’Interessere ce n’è uno che
si riferisce alla sofferenza: non bisogna chiudere gli occhi davanti alla sofferenza,
dovete entrarci in contatto, ricordarvi della sofferenza che c’è nel mondo intorno a voi
e in voi stessi; perché se cercate di sfuggire non potrete capire la natura della vostra
stessa sofferenza e non potrete vedere la via d’uscita per voi e per il mondo. Ecco
perché entrare in contatto con la sofferenza è la nostra pratica, la prima nobile
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verità.
Vicino a lei è seduta un’altra sorella, che ha avuto tutta la famiglia distrutta dalle
bombe americane. Sta praticando anche lei per tutti noi, sia per la nazione
vietnamita che per la nazione americana, e nel suo cuore non c’è odio; il suo nome
significa ‘ornamento del frutto della pratica’, mentre il nome della monaca
cambogiana significa ‘ornamento dello spirito della cosa appropriata’, e che sia qui a
praticare per la sua nazione e per il suo popolo è la cosa appropriata.
I monaci e le monache di Plum Village sono di 16 nazionalità diverse, ognuno di noi
ha un diverso background. La nostra pratica è di diventare una vera famiglia,
accettarci e amarci gli uni con gli altri; e sappiamo benissimo che se ci riusciamo
possiamo diventare un rifugio per molte persone nel mondo. Non pratichiamo come
individui, vogliamo praticare come un organismo, come una comunità, come un
sangha. Facciamo le cose insieme e vedete che ognuno di noi è una cellula del corpo
del sangha, anche Thây è solo una cellula.
Sapete che molti monaci, anche se sono insegnanti di Dharma, compiono il lavoro di
cellule molto bene: puliscono i bagni, cucinano per la comunità, vanno al mercato a
fare spese; molti di noi sono buoni cuochi, anche se prima di diventare monaci non
sapevano cucinare. Molti monaci e monache giovani sono venuti qui senza sapere
niente di come si cucina, ma ora tutti sanno cucinare e molti di loro lo fanno molto
bene. Durante questo ritiro uno dei monaci che è insegnante di Dharma cucina tre
volte alla settimana all’Upper Hamlet, oggi un pranzo, domani una cena e così via.
Ognuno di noi appartiene a un gruppo di cucina, o di pulizia delle pentole, di pulizia
dei bagni, tutte queste cose sono la nostra pratica. E pratichiamo in modo che pulire
il bagno diventi una meditazione.
La nostra pratica è essere felici e gioiosi mentre puliamo, laviamo, cuciniamo;
cerchiamo davvero di essere un’orchestra senza un direttore d’orchestra. Potete
avere avuto l’idea che Thây sia il leader, il direttore d’orchestra, ma non è così. Se
state a lungo a Plum Village vedrete che non è vero: ognuno ha il ruolo di una cellula
dell’organismo. Se vivete a lungo a Plum Village vedrete che il prendere decisioni è
un ruolo della comunità, non di Thây, o degli abati o delle badesse. Gli abati e le
badesse sono solo una cellula dello stesso corpo.
Se volete diventare residenti a Plum Village dovete rimanerci per un po’ come ospiti e
poi la comunità deciderà se potete diventare un membro della comunità residente. Se
volete essere ordinati novizi è il sangha che osserva usando gli occhi del sangha e
che decide, non Thây. Thây semplicemente propone una data per l’ordinazione e
consulta il sangha perché il giorno venga confermato.
Perciò ogni monaco, ogni novizio, ogni laico di questa comunità è un figlio del
sangha, di tutto il sangha, non solo di Thây. Anche per la piena ordinazione, è il
sangha che decide se è il momento di riceverla oppure se sia meglio aspettare
ancora. E quando viene il momento della trasmissione della lampada per diventare
insegnanti di Dharma, è sempre il sangha che decide, e non Thây, forse questo non
lo sapevate. E quando invitate i monaci o i laici a delle giornate di consapevolezza in
una certa città o a dei ritiri di cinque o sette giorni in un certo paese, i membri di
quella delegazione vengono selezionati dal sangha. Mandiamo persone capaci di
organizzare e condurre ritiri e di insegnare non solo con discorsi di Dharma ma con il
loro modo di stare insieme. Dobbiamo comportarci come un organismo in pace e in
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armonia e questo è l’insegnamento fondamentale: la presenza di un sangha nei ritiri
è il discorso di Dharma principale.
Thây ascolta e ricorda ogni membro del sangha, e con regolarità ogni membro del
sangha scrive, parla, si incontra con Thây. I discorsi offerti da Thây riflettono i
bisogni, la felicità e la sofferenza del sangha. I discorsi di Dharma offerti da Thây
sono in verità offerti dal sangha intero.
Thây è anche una specie di cuoco, perché per offrire un cibo dovete conoscere i gusti
delle persone; se offrite del cibo che non può essere mangiato o digerito non siete un
buon cuoco. Perciò Thây ascolta sempre la sofferenza del sangha, i bisogni e le
difficoltà, per offrire insegnamenti adeguati. A volte alcuni non sono felici per i
discorsi di Dharma perché quei discorsi non rispondono direttamente ai loro bisogni,
ma forse quelle persone non sono ancora pronte a ricevere gli insegnamenti e per
questo hanno la sensazione che Thây non si rivolge direttamente al loro problema,
ma in effetti, se si ascolta più attentamente, il discorso ha molto a che fare con
quella sofferenza.
Questa mattina c’è una domanda nella campana. È una delle domande più comuni.
È importante che i nostri amici mettano domande di questo tipo nella campana: aiuta
i discorsi di Dharma. È anche molto utile ascoltare i discorsi con la nostra domanda
nella mente, la nostra sofferenza nella mente.
Quando Thây parla di impermanenza, non sé, interessere, bisogna guardare se
questo ha a che fare con la nostra sofferenza, la nostra attuale sofferenza; perché
Thây si vuole rivolgere alla vostra sofferenza attuale, non ha intenzione di offrire
qualcosa di profondo, di meraviglioso, ma che non ha niente a che fare con la vostra
sofferenza del momento. Thây non ha tempo per questo, il tempo è troppo prezioso
per usarlo per dimostrare la propria conoscenza, il proprio bagaglio intellettuale.
“Caro Thây, sto cercando di smettere di correre dietro alla felicità, voglio accettare le
cose come sono e trovare la mia felicità con quel che c’è, tuttavia… il mio partner
sostiene che la felicità dipende dal fatto che le cose siano diverse ed è sempre infelice
con le cose così come sono: per essere felice, vuole cambiare le cose, me compresa.
Trovo difficile praticare in queste condizioni: se sostengo il cambiamento rinforzo
l’idea che la felicità non sia possibile senza di esso, se non sostengo il cambiamento
sono vista come un ostacolo alla felicità del mio partner, e con cambiamento intendo
quei cambiamenti che il mio partner pensa siano necessari.”
Questa è una buona domanda, e quando ascoltate il discorso di Dharma, dovete
ascoltare con questa domanda nella mente e nel cuore per vedere se il discorso ha
qualcosa da offrire per risolvere questo problema. Possiamo capire il Dharma solo se
portiamo la nostra sofferenza, dovremmo ascoltare il Dharma nel contesto della
nostra sofferenza e la sofferenza delle persone intorno a noi; perché l’insegnamento
del Buddha è sulla sofferenza e sulla cessazione della sofferenza. La comunicazione è
molto importante: la comunicazione tra sé e sé, tra sé e gli altri e tra i membri del
sangha, tra discepolo e maestro è estremamente importante. Altrimenti non può
esserci un vero sangha.
Ogni volta che inspirate, inspirate ossigeno nei polmoni e rinnovate tutte le cellule del
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sangue. Forse può farvi piacere inspirare e sapere che milioni di cellule del sangue
vengono rinnovate dall’ossigeno; la qualità del respiro è fondamentale per noi, sia
fisiologicamente che psicologicamente.
Durante la guerra ci fu un periodo in cui caddi in una grave depressione: non riuscii a
dormire per molti mesi, i sintomi si manifestavano in modi differenti: disturbi
digestivi, insonnia, disturbi del battito cardiaco. Ero così grave che a un certo punto
mi proposero di fare un elettroshock; mi portarono in un famoso ospedale francese a
Saigon e stetti anche per un certo periodo all’ospedale universitario di Tokyo, e
cercarono di scoprire cosa non andava in me, fisicamente. Erano espressioni fisiche
della depressione, una gravissima depressione, dopo la morte di mia madre, la
situazione della guerra, la morte di moltissime persone intorno a me, specialmente
giovani. Molti giovani novizi impegnati nel movimento di resistenza in modo non
violento, senza fucili, erano stati uccisi. Perdere la madre, perdere amici, fratelli e
sorelle, vedere questo intorno a sé ogni giorno, è qualcosa di molto difficile da
sopportare per un giovane monaco, erano gli anni cinquanta. Niente mi poteva
aiutare, né la medicina occidentale né quella orientale, ma avevo una fede molto
forte nel Dharma e fu la pratica del respiro consapevole che mi aiutò a superare la
situazione, solo la pratica del respiro consapevole. L’avevo imparata da novizio, ma in
quel periodo era questione di vita o di morte: solo in quel momento investii il 100 %
di me stesso nella pratica.
E fu la pratica del respiro consapevole della tradizione buddhista che mi guarì, mi
portò fuori dalla profonda depressione e mi ristabilì. Durante quel periodo la mia
fede, la mia fiducia negli insegnamenti del Buddha e nel Dharma erano intatte; non
riuscivo a credere nella medicina occidentale, nella medicina asiatica o in altri tipi di
terapie ma non so perché credevo profondamente che ci fosse una via di guarigione
col Dharma.
Cercai davvero di praticare il respiro consapevole, cercai libri al di fuori del
buddhismo per imparare qualcosa di più sul respiro. Era meraviglioso che ogni volta
che cercavo di praticare profondamente il respiro in quel modo mi dicevo: ‘Questa è
la cosa migliore che posso fare proprio in questo momento’. Ho voluto condividerlo
con voi: quando avete seri problemi e non sapete quale sia la cosa giusta da fare, il
respiro profondo, il respiro consapevole è la cosa giusta da fare, forse la cosa
migliore da fare in quel preciso momento.
Rimane ancora una verità per me: ogni volta che ho difficoltà, ogni volta che non
vedo la via d’uscita da una situazione difficile, ho sempre fiducia nel mio respiro.
Respirare profondamente e consapevolmente è la cosa giusta da fare in quel
momento.
E se sapete che state facendo la cosa giusta, avrete subito pace. È meraviglioso. “Sto
già facendo la cosa migliore in questo momento, perché mi devo preoccupare?”
Perciò la pace arriva subito.
Ogni volta che inspirate, rinnovate ogni cellula del sangue. La sostanza che si chiama
emoglobina ha la capacità di fissare l’ossigeno, molto facilmente, molto velocemente;
e questa ricarica di ossigeno rende il sangue rosso brillante, e ogni secondo le cellule
del sangue sono rinnovate, piene di ossigeno. L’emoglobina ha anche la capacità di
rilasciare ossigeno, quando la situazione lo richiede, molto facilmente, molto
velocemente. È un ottimo modo per fissare e rilasciare l’ossigeno. Sono come
ambasciatori, che vanno in ogni cellula e se ne prendono cura.
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Perciò è molto importante inspirare ed espirare consapevolmente e profondamente,
specialmente quando l’aria è pulita. La meditazione camminata all’aria aperta è un
modo meraviglioso per guarire. Se potete stendervi sull’erba e praticare il respiro
consapevole, il respiro profondo è molto curativo e l’effetto è istantaneo.
Una profonda inspirazione di aria buona è già molto curativa, può portare buoni
risultati immediatamente. Perché quando inspirate in quel modo l’aria fresca,
l’ossigeno, milioni di cellule del sangue vengono rinnovate e voi inviate queste cellule
con l’ossigeno in ogni cellula del corpo, rinnovate ogni cellula del corpo, rinnovando il
sangue.
Fisicamente, questa è un’ottima pratica. Ma anche psicologicamente è una cosa
meravigliosa, perché sapete che state facendo la cosa migliore che potete fare in quel
momento. La cosa migliore è essere voi stessi, inspirare ed espirare, e aiutare il
corpo e la coscienza.
Una goccia di sangue contiene moltissime cellule, il numero delle cellule in una sola
goccia è enorme. Se contate le cellula di una sola goccia, scoprite che sono più
numerose di tutta la popolazione che attualmente vive sul territorio francese. In
realtà è il doppio della popolazione francese. E sono così piccole che se voleste
metterle tutte in fila, vi occorrerebbero 1250 cellule per un centimetro.
Anche i monaci che erano con il Buddha durante il suo secondo anno di
insegnamento erano 1250, e a Plum Village abbiamo piantato 1250 alberi di prugne
per commemorare questo.
Perciò inspirando abbracciate tutte le cellule del corpo e abbracciate anche la
sofferenza che è contenuta in ogni cellula del corpo. È veramente una pratica
d’amore. Perciò non sottovalutate la pratica del respiro consapevole. Può generare
vita, può portare la guarigione al corpo e alla mente.
L’altro giorno abbiamo detto che le cellule sane sono lì per aiutare le cellule che non
sono sane. E possiamo fare qualcosa per aiutare le cellule sane, di sicuro potete farlo
in ogni momento della vita quotidiana, sedendovi e respirando in maniera
appropriata, camminando e respirando in maniera appropriata, gustando
l’inspirazione e l’espirazione, sostenendo in questo modo le cellule sane di modo che
possano aiutare le cellule che non sono sane.
Anche per coloro che sono malati di cancro, questo è il trattamento migliore. Non
pensate di rimuovere quelle cellule, cercate di sostenere le cellule buone così che
queste possano abbracciare le cellule che non sono sane.
Vent’anni fa ho incontrato a Montreal un giovane vietnamita, il cui nome significa
‘fortuna’, che aveva dei bambini ancora piccoli. Aveva tre settimane di vita. Era
seduto lì a fare colazione con noi per organizzare un ritiro a Montreal. Era seduto
vicino a me e a metà colazione abbiamo cominciato a scambiarci delle idee su come
organizzare al meglio il ritiro. Mi era stato presentato da un dottore, Tang Hoi, un
nostro insegnante di Dharma laico e seppi che l’amico stava per morire in due o tre
settimane, questo avevano detto i dottori. Tutti mi guardavano per vedere se avevo
qualcosa da dire per confortarlo. Gli misi le mani sulle spalle e gli dissi: “Stiamo tutti
per morire, qualcuno prima, qualcuno dopo. Ma tre settimane sono tante, perché ci
sono persone che vivono cinquant’anni, sessanta, ma non sono davvero vive, non
sanno gustarsi tutti i momenti della vita, passano il tempo solo a preoccuparsi e ad
arrabbiarsi. Non molti di noi sanno come gioire dei minuti, delle ore, dei giorni, delle
settimane che abbiamo da vivere. Qual è l’utilità di vivere cent’anni solo per
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arrabbiarsi con le persone, per avere paura della vita? Sei capace di vivere
profondamente e gioiosamente ogni momento della tua vita quotidiana? Tre
settimane sono molte. Dimmi se sei capace di condividere una tazza di tè con me in
questo momento e di concentrarti per gioire del fatto che sei ancora vivo”.
Ci siamo gustati una tazza di tè in cerchio con gli amici, ed era una tale sfida per lui.
Lo vidi fare del suo meglio. Anche per lui era questione di vita e di morte. E tutti lo
aiutammo a gioire della tazza di tè, di una fetta d’arancia, di un pezzo di toast e
marmellata. Celebrammo il momento, non ci perdemmo a discutere su come
organizzare il ritiro. Facendo colazione, fate del vostro meglio per fare solo colazione,
ogni cosa a suo tempo.
E in quel momento egli ottenne quello che noi chiamiamo illuminazione e da quel
momento ha continuato a seguire le istruzioni e a praticare. È ancora vivo. Nei 20
anni successivi è diventato membro dell’ordine dell’Interessere e il suo nome di
dharma è ‘Vera vita’, perché prima la sua non era vera vita. E mi ha detto: “Thây,
ero arrivato alle soglie della morte, ecco perché so cosa vuol dire morire. Ora sono
rinato e il nome che mi è stato dato, ‘Vera vita’, è davvero appropriato”.
Ci sono molti miracoli come questo che conosciamo direttamente nel nostro Sangha,
che riguardano persone che vengono a praticare con noi. Ci sono miracoli di questo
tipo ogni giorno: quando vi liberate delle preoccupazioni riguardanti il futuro, delle
pene e dei rimpianti riguardanti il passato, quando siete capaci di essere stabili nel
momento presente e di entrare in contatto con ciò che in esso vi è di meraviglioso
piacevole e curativo, cominciate il lavoro di guarigione e trasformazione per voi e per
il vostro sangha.
Ogni passo che fate è per guarire e trasformarvi: investite il 100% nell’atto di fare un
passo, e perciò il paradiso, il regno di Dio, la terra del Buddha sono disponibili per voi
nel qui e ora. Non riuscirei a immaginare il regno di Dio o la Terra del Buddha più
belli del mondo in cui viviamo, del pianeta Terra. Tutti i miracoli sono mostrati se vi
liberate dalle vostre pene, dalle vostre paure, dai vostri rimpianti.
Siete in grado di entrare in contatto con tutti questi miracoli che sono disponibili per
voi? Da dentro di voi e dall’esterno, perché i vostri occhi sono un miracolo, i vostri
occhi sono meraviglie della vita. Il vostro naso, la vostra lingua, ogni cellula del
vostro sangue è un miracolo. Potete inspirare dicendo ‘questo è un miracolo’, potete
espirare e sorridere, tutti questi sono miracoli. Potete sedere ben dritti con un’arancia
in mano, e sorridendo guardarla, che è anch’essa un miracolo. Voi siete un miracolo,
e il Dharma vi aiuta a entrarvi, a svegliarci a questo. Il regno di Dio, La terra del
Buddha non sono un’idea, una nozione. Amore, felicità, non nascita e non morte non
sono idee. Se vi permettete di entrarci, la guarigione e la trasformazione diventano
una realtà di ogni momento. Ricordate, quando inspirate portando ossigeno ai vostri
polmoni questo è un atto di guarigione, non fatelo meccanicamente, fatelo con il
100% di voi stessi, consapevoli che è una pratica di amore di cura. E se sapete come
prendervi cura, come amare voi stessi, saprete prendervi cura e amare gli altri esseri
viventi. Se non siete capaci di prendervi cura di voi stessi e di amarvi, non potrete
prendervi cura degli altri esseri viventi né del nostro pianeta.
Ricordo ancora l’ospedale di Tokio. C’era una terrazza sopra l’edificio e ogni giorno
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andavo lassù perché l’aria era migliore, e praticavo la meditazione camminata e il
respiro consapevole. Lo facevo ogni volta che le situazione me lo permetteva,
parecchie volte al giorno, e la mia pratica principale era la meditazione camminata e
il respiro consapevole. Praticavo il respiro consapevole nella posizione sdraiata, nella
posizione seduta, nella meditazione camminata. Sapevo che era la cosa appropriata
da fare per la mia guarigione. A quel tempo la mia conoscenza del sutra del respiro
consapevole non era perfetta, non era sufficiente. Avevo accesso alla versione cinese,
alla versione pali. Ma attraverso la pratica ho imparato molto, non grazie a un
commento del sutra ma attraverso la mia personale esperienza.
Ho cominciato la pratica del respiro per riportare la calma, per permettere al corpo e
alla coscienza di guarire. Inspirare, espirare, nutrire e abbracciare. Abbracciare il
corpo e abbracciare il dolore. E ho avuto la possibilità di guardare in profondità nella
natura della mia grave depressione: non solo avevo perso mia madre, ma avevo
perso anche molti compagni durante la guerra. Avevo visto molte distruzioni e
uccisioni intorno a me. C’era anche un’altra faccia della depressione: la gerarchia
buddhista era molto conservatrice, non voleva essere impegnata rispetto alla guerra
in corso. Rispondendo al nostro invito ad impegnarsi nel lavoro di pace, dissero: ‘Beh,
se la nostra mente è pacifica, il mondo sarà pacifico’. Ma era piuttosto una teoria, e
non una pratica. Perché se non fate niente per fermare la guerra come potete essere
in pace interiormente? E fate finta di essere in pace e poi un giorno la pace tornerà
nel mondo.
Molti di voi vengono dal background cattolico o protestante. Forse avete avuto lo
stesso tipo di frustrazione che avevo io, vedendo che le gerarchie delle chiese sono
conservatrici. Volete rinnovare la tradizione, volete infondere nuova vita nella chiesa,
nella congregazione, ma vi guardano come nemici. Allora ero molto conosciuto come
scrittore buddhista, ero il direttore della rivista ufficiale buddhista. I miei articoli
peroravano la causa delle riforme, per un cambiamento un’attualizzazione del
Buddhismo. Il buddhismo deve essere attualizzato, vivificato, rinnovato per
rispondere ai veri bisogni della società. Cercavano di non ascoltare, e alla fine
dissero: “Thây, scrivi cose che non possiamo accettare”. (…) Alla fine tagliarono i
fondi e la rivista morì. Tu sei un giovano monaco, motivato dal desiderio di cambiare,
di attualizzare, di rinnovare la tradizione in modo che il buddhismo diventi una forza
viva che contribuisca al rinnovamento della società e fermi la guerra, creando
armonia e unione nel paese. A quel tempo avevo incominciato a meditare e a scrivere
per un buddhismo impegnato. C’erano molte sorgenti per la mia depressione, era una
grave depressione.
Mentre praticavo respirando e camminando, guardavo dentro la natura della
depressione, e alla fine la riconobbi.
Tuttavia la mia fede nel Dharma, la mia convinzione nel Dharma mi diceva che non
dovevo lasciar perdere. Perché avevo un vantaggio che non avevano molti monaci,
ero molto aperto alle giovani generazioni. Avevo addestrato monaci e monache
giovani, e avevo ottenuto la loro fiducia e quella della giovane generazione di
buddhisti laici. Mi sono detto: ‘Grazie a questo ci riuscirò’, e avevo ragione. Quando
un fiume scorre in questo modo, la goccia che sta davanti non guida ma è spinta
dall’acqua dietro.
Avevamo dei giovani che avevano incominciato la rivoluzione e ci siamo riusciti. Il
buddhismo impegnato divenne una realtà in Vietnam, e il buddhismo era impegnato
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nel lavoro per la pace: fermare la guerra, rinnovare la società e creare la SYSS, un
movimento per il servizio sociale. Soccorrevamo le vittime della guerra, costruivamo
villaggi per i rifugiati. Come giovani monaci e monache e laici eravamo presenti
ovunque, strumenti di istruzione, salute e sviluppo economico. Perciò il buddhismo
impegnato in Vietnam era diventato una realtà attiva. E il darsi fuoco dei monaci
buddhisti per protestare e per richiamare l’attenzione sulla distruzione ha commosso
il mondo intero.
Due anni dopo, solo due anni dopo che mia madre era morta, potei entrare in
contatto con la sua natura di non nascita e non morte. E la mia sofferenza
scomparve. Ero convinto che continuando a lavorare con le giovani generazioni di
laici, monaci e monache ci sarebbe stata una trasformazione nella comunità
buddhista. Tutti questi elementi che sbocciarono nella mia comprensione furono la
condizione per la mia ripresa, il ritorno della salute e lo svanire della mia grave
depressione.
Ricordo che sull’isola dormivo in un piccolo cottage, circondato da piantagioni di tè.
Una notte mi svegliai alla due del mattino e uscii, perché nella mia capanna non c’era
il bagno. Quando uscii fui abbracciato dalla luce della luna piena, la notte era molto
silenziosa e la luce della luna abbracciava tutte le colline come il latte di una madre.
Avevo fatto un sogno, avevo visto mia madre: era seduta con i capelli sciolti, molto
giovane, molto bella. Ero seduto vicino a lei e parlavamo, ero molto felice, in quel
sogno mia madre non sembrava affatto morta. Quando uscii e camminai tra le piante
di tè e permisi a me stesso di essere abbracciato dalla luce della luna, mi resi conto
in un lampo che mia madre non era mai morta. Era sempre lì, dentro me e intorno a
me, e la sofferenza semplicemente svanì.
Non è perché lottiamo che otteniamo un’intuizione profonda. L’insight è come un fiore
o un frutto, deve arrivare lentamente, deve maturare. Così, nella pratica quotidiana
non eliminate nulla, prendetevi solo cura del corpo, della coscienza, e guardate in
profondità nella situazione. La pratica quotidiana vi porterà frutti e fiori, e cioè
l’insight, la trasformazione e la guarigione.
Poi vidi che in me portavo molte generazioni di insegnanti buddhisti. Se sono riuscito
a fare quello che ho fatto è stato grazie alle generazioni di insegnanti che mi
avevamo trasmesso la capacità di praticare. Vidi mio padre, mia madre, i miei
antenati di sangue, tutti vivi in me. E io vivevo per loro, li portavo tutti con me, vivi
nel momento presente. Sentii che la missione era ancora lì, molto difficile: il profondo
desiderio di praticare per guarire e trasformare, per aiutare la gente, il Paese, a
rinnovarsi e a diventare uno strumento di pace e armonia era molto forte, la mia
bodhicitta era intatta. La mia felicità più grande era che la bodhicitta in me, il mio
profondo desiderio d’illuminazione, di aiutare gli esseri viventi, non era mai stato
scosso. Avevo sopportato molte difficoltà, molta sofferenza, ma la mia mente
d’amore, la mia bodhicitta, era sempre rimasta intatta.
Quando avete ancora quella bodhicitta potete affrontare ogni tipo di difficoltà.
L’insight del non sé è fondamentale per la trasformazione e la guarigione: vi rendete
conto che non vivete solo per voi stessi, non siete lì per voi soli, ma siete lì per vostro
padre, per vostra madre, per i vostri antenati, per i vostri insegnanti, per i vostri figli
per tutto il mondo. E ottenete così un tipo di forza che non avevate prima.
Quando vi capita di fare la doccia o il bagno cercate di guardare il vostro corpo nel
corpo, e prima di tutto guardatelo come qualcosa che vi è stato trasmesso dai vostri
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genitori. Questo mio corpo è un oggetto di trasmissione, sono stati i miei genitori che
me l’hanno dato.
Ogni tanto ci arrabbiamo con i nostri genitori, a volte siamo così arrabbiati che
pensiamo di non voler più aver niente a che fare con loro. Come può essere
possibile? Siete una continuazione di vostro padre, siete una continuazione di vostra
madre, in effetti siete vostro padre e vostra madre, è un fatto che non potete negare.
Un chicco di grano è la continuazione di una pianta di grano e non può dire: “Non
voglio più aver niente a che fare con la pianta di grano”, sarebbe stupido. Ma a volte
noi umani la pensiamo in quel modo, ci comportiamo così. Vostra madre è voi stessi,
vostro padre è voi stessi, e se guardate in profondità vedrete che i vostri antenati
sono voi stessi, e sono tutti vivi in voi proprio in questo momento, con tutta la loro
saggezza, felicità, sofferenza e dolore. Grazie alla pratica potete aiutarli a
trasformare: ogni volta che riuscite a sorridere tutti i vostri antenati sorridono con
voi. Se siete un artista, che usa tecniche televisive, potete esprimere questo: quando
sorridiamo tutti i nostri antenati sorridono con noi, è così. Quando siete in grado di
fare un passo in pace e in libertà, tutti i vostri antenati stanno facendo la stessa cosa
e ve ne sono grati. Permettete ai vostri antenati di fare un passo in quel modo,
perché molti di loro durante tutta la loro vita non ne hanno avuto la possibilità. Fatelo
per loro: “Cammino per te, mio caro, sorrido per te”. Sorridere e camminare in quel
modo è quindi un atto d’amore e di gratitudine. Possiamo farlo ogni giorno tante
volte, con il Dharma tutto è possibile. Abbiamo sperimentato i Tre Toccare la Terra.
Sappiamo che nel primo entriamo in contatto con gli antenati e i discendenti. La
prima pratica del Toccare la Terra è come una linea verticale, noi siamo qui nel
momento presente, e quando tocchiamo la terra visualizziamo, riconosciamo, ci
accorgiamo della presenza dei nostri antenati in noi. Sono tutti vivi in noi in questo
preciso momento. Se ci fosse discontinuità voi non sareste qui, siete qui grazie a
quella continuità. Le cellule dei vostri antenati e dei vostri genitori sono ora in voi e
voi potete vivere grazie ad esse. Quando toccate la terra vedete quella presenza:
vedete che stanno pensando nei vostri pensieri, stanno camminando nei vostri passi
e stanno sorridendo nei vostri sorrisi. Ci sono antenati che sono quasi perfetti nel loro
comportamento, ma ci sono antenati che sono molto lontani dall’essere perfetti:
hanno molti difetti, ve ne rendete conto. Sapete che anche voi siete degli antenati,
perché avrete o avete già dei figli, nipoti e così via. Anche se siete ancora giovani i
vostri figli e i vostri nipoti sono già presenti in voi. Questo è un frutto della pratica:
quando guardate in un fiore di limone, anche se il limone non è ancora lì potete già
vedere il limone. Siete ancora giovani ma, guardando in voi, posso già vedere i vostri
figli e nipoti.
Nel qui ed ora con la meditazione possiamo toccare l’eternità. Se guardate dentro di
voi vi rendete conto di avere dei difetti. Ci sono cose in voi meravigliose, quasi
perfette, ma avete anche molti difetti. E quando ve ne accorgete potete domandarvi:
“Chi sono io per giudicare e rifiutare i miei antenati, visto che anche in me ci sono
difetti, debolezze?” Se siete in grado di risvegliarvi a quella realtà sarete capaci di
perdonare vostro padre, vostra madre e i vostri antenati per le loro debolezze. Non
sono stati fortunati, tutto qui. Non hanno avuto l’occasione di incontrare il Dharma,
non sapevano come far fronte alla loro rabbia, frustrazione e paura. Ora voi siete
fortunati, avete avuto l’occasione di incontrare il Dharma, sapete come praticare il
respiro consapevole per abbracciare la paura, la rabbia, l’irritazione che si manifesta
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in voi. Respirate con amore e subito potrete accettare i vostri antenati, di cui vostra
madre e vostro padre sono i più recenti, e subito il dolore e la rabbia in voi svanirà.
Questa è la funzione del primo toccare la terra.
Toccando la terra dovete riuscire in questo, altrimenti non rialzatevi, restate sdraiati
in modo da avere occasione di collegarvi a tutti i vostri antenati, a quelli che sono
meravigliosi, praticamente perfetti e a quelli che sono lontani dall’esserlo. Li accettate
tutti come vostri antenati perché sapete che alcuni di loro sono stati fortunati mentre
altri non hanno avuto condizioni sufficienti per essere felici. E subito la pace è dentro
di voi, e quando vi rialzate siete una persona diversa, trasformata. La stessa cosa
dovrebbe essere praticata rispetto ai vostri figli e nipoti. Tra i vostri figli ce ne sono di
meravigliosi, vicini all’essere perfetti, ho molti figli e quindi lo so bene! Ce ne sono
alcuni che basta guardarli per trarne nutrimento, la loro vista vi procura felicità e vi
sostiene. Ma ce ne sono altri che hanno ancora molte difficoltà e debolezze. Sapete di
essere stati anche voi bambini, e anche voi avete le vostre debolezze e i vostri
momenti di difficoltà, i momenti in cui siete arrabbiati con il vostro insegnante o con
vostro padre o con vostra madre. Perché non potete dunque accettare i vostri figli?
Chi siete voi per non accettare i vostri discepoli, anche se hanno ancora molte
difficoltà? Toccando la terra li vedete molto chiaramente, i loro visi, le loro
espressioni, la loro sofferenza. Sarete allora spinti dal desiderio di prenderli nelle
vostra braccia e dirgli: “Mio caro, ti accetto così come sei, farò del mio meglio per
creare le condizioni in cui tu possa essere più felice, possa trasformare le tue
abitudini negative”.
Se siete dei genitori vi prego di provare questa pratica, come ho fatto anch’io, e ci
sono riuscito. Non soffrirete più solo perché avete un figlio o una figlia che non è
come vorreste. Non avete fatto del vostro meglio per lui o lei, e ora è il momento di
dedicargli il vostro amore e la vostra cura. Nel passato non lo avete fatto perché non
era brava con voi, e vi ha causato molta sofferenza. Per questo avete cercato di
evitarlo, lo avete guardato come qualcosa meno di un figlio o di un discepolo. Ma ora
avete toccato la terra e avete visto che voi stessi avete avuto lo stesso tipo di
debolezze in passato, e quindi potete perdonare e accettarla così com’è, e sapete che
merita più amore.
Per quelli che sono quasi perfetti non c’è bisogno di dare più attenzione, energia, ma
a quelli che soffrono dovreste dare più cura, energia e amore. Ma a trarre profitto
dalla pratica per primi dovreste essere proprio voi, perché rialzandovi dopo aver
toccato la terra siete già trasformati. Siete fatti di elementi di non-voi, e se questi
elementi di non-voi non sono felici e accettati non potete essere felici, questo è
evidente.
Il secondo toccare la terra è rappresentato da una linea orizzontale. Quando toccate
la terra vedete tutti gli esseri viventi che sono in essere nel momento presente. Non
appartengono al passato o al futuro ma al momento presente. Tra questi ci sono
quelli che vivono molto vicini a voi e quelli che sono lontani, ma sono tutti presenti.
Entrate in contatto con coloro che sono quasi perfetti, che con amore agiscono in
modo da alleviare la sofferenza del mondo. Ci sono dei bodhisattva intorno a noi,
possiamo vederli con i nostri occhi di Buddha. Grazie a questi nostri occhi possiamo
riconoscere la presenza e il comportamento di questi bodhisattva. La vita è così bella
e toccando la terra ricevete moltissima energia da loro. Ci sono bodhisattva come
Samantabhadra che sono sempre in azione, sempre a fare qualcosa per il benessere
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delle persone, per alleviare la sofferenza. Non pensiamo ad un bodhisattva come a un
dio seduto su una nuvola, i bodhisattva sono proprio qui intorno a voi. Qualche volta
non riuscite a riconoscerli come bodhisattva perché siete catturati dall’apparenza. C’è
una donna in Olanda che durante la guerra ha contribuito a salvare decine di migliaia
di ebrei. Quando la guardate non vedete nulla di speciale ma lo stesso è un vero
bodhisattva. Come può una sola persona fare così tanto, salvando dall’olocausto
qualcosa come ventimila persone? Dovreste venire alla pagoda in cui c’è il
bodhisattva dalle mille braccia. Ci sono così tante cose da fare per cui servirebbero
più di due braccia per aiutare le persone. Quando guardate quella donna, è ancora
viva, vi domandate come con sole due braccia abbia potuto fare così tanto. Le sue
braccia sono arrivate così lontano.
È un piacere imparare a guardare con l’occhio di Buddha, riconoscere in mezzo a noi
bodhisattva di quel tipo. Quando vi accorgete di quella presenza in voi si crea una
grande energia, una grande forza, e potete affrontare molte difficoltà ed ostacoli. Per
questi bodhisattva non ci sono frontiere tra nazioni, razze, nazionalità, tradizioni
spirituali, il loro amore abbraccia tutto. I bodhisattva agiscono sulla base della non
discriminazione.
Avevamo il progetto di andare in Vietnam e organizzare un ritiro per i veterani
vietnamiti, invitando anche i veterani americani a venire e a praticare insieme.
Sarebbe molto bello, il presidente Clinton potrebbe preparare un evento di questa
portata, un ritiro in cui i veterani di guerra vietnamiti e americani potrebbero riunirsi
e praticare. Non c’è ancora stata riconciliazione tra i due paesi. Sappiamo che le
bombe americane hanno distrutto molto, non solo vite umane ma anche la foresta e
la terra. Molte bombe sono ancora sepolte nella terra e continuano ad esplodere e a
mutilare persone e bambini. Io non sono potuto rientrare nella mia terra natale per
organizzare un ritiro per veterani vietnamiti, ma ho potuto organizzare molti ritiri per
veterani di guerra americani. Hanno partecipato alla distruzione del nostro paese,
della nostra gente, ma quando offriamo un ritiro per loro gli offriamo lo stesso tipo di
amore che offriamo ad ogni altra persona. Ed è lo stesso per i soldati francesi: molti
giovani francesi sono morti in Vietnam, dove erano venuti per combattere e per
uccidere. Quando offriamo un ritiro a Parigi o altrove in Francia, lo offriamo in uno
spirito di riconciliazione.
Qui ad Upper Hamlet durante la guerra i tedeschi uccisero dei civili francesi, proprio
dietro quel muro. C’era molto odio quando siamo venuti qui vent’anni fa, potevamo
sentire quello spirito di violenza e odio. Abbiamo praticato la meditazione camminata
ogni giorno, benedicendo la terra con la nostra compassione e guarigione, e molti dei
nostri amici tedeschi sono venuti qui per praticare e aiutarci a trasformare questa
terra in una terra piena di pace. Ora nel raggio di dieci chilometri le persone ci dicono
che hanno una sensazione diversa del posto, che è diventato pieno di pace e molto
bello. C’è stata dunque riconciliazione tra tedeschi e francesi, proprio qui, ad Upper
Hamlet, grazie alla pratica della meditazione camminata e seduta, e grazie alla
riconciliazione dentro noi stessi. E ora quando i tedeschi praticano ne hanno beneficio
i francesi e viceversa. E quando i vietnamiti praticano ne traggono beneficio anche gli
americani e viceversa.
Quando guardiamo nel nostro corpo vediamo dentro di noi altri esseri umani e anche
grandi bodhisattva, e subito ne riceviamo una grande forza. Quando vedremo delle
persone che sono oppresse, che muoiono ogni giorno, a causa delle bombe, saremo
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in grado di accettarle, di identificarci con loro, di abbracciarle con la nostra presenza
mentale e con il nostro amore. Vediamo che noi siamo loro, noi siamo dei
bodhisattva e siamo anche le persone che soffrono, inclusi coloro che uccidono e
distruggono. Non c’è più discriminazione. Perché ogni persona inter-è con ogni altra,
ogni cosa inter-è con ogni altra cosa, questo è l’insight del non-sé.
Quando prendo un pezzo di pane e guardo a fondo in esso non lo vedo solo come
qualcosa di vegetale, ma vedo anche i piccoli insetti del grano uccisi divenire gli
elementi che permettono al grano di crescere.
Vedo benissimo l’intero cosmo in me, tutti gli esseri viventi in me, e io vivo per loro.
Non c’è distinzione, la nozione del sé svanisce immediatamente.
Gli scienziati ci hanno detto che è sbagliato considerare questo corpo come nostro, lo
abbiamo solo preso in prestito, occupato, lo condividiamo con molti esseri viventi.
La nostra lingua è la dimora di moltissimi esseri viventi, nella nostra bocca ci sono
milioni di esseri viventi. Gli abbiamo prestato la nostra bocca o hanno semplicemente
stabilito lì la propria casa? Ce ne sono a milioni. Milioni di essi si sono fatti una casa
molto comoda nel nostro sistema digestivo, e condividono il nostro cibo. E molti di
essi ci sono di grande aiuto.
Gli scienziati ci dicono che ci sono una infinità di esseri viventi che vivono in noi. Il
nome vietnamita di questi insetti è “lap ti teh”. Si riproducono dentro di noi, hanno
un DNA piuttosto diverso dal nostro, non appartengono alla stessa categoria
genetica, ma producono molta energia ossidativa, che è molto importante per noi,
poiché senza di essa non potremmo muovere un dito, non potremmo fare un passo,
non potremmo neanche pensare.
Un biologo americano ha detto che questi piccoli esseri viventi camminano davvero
insieme a noi, ascoltano la nostra musica e pensano i nostri pensieri. Sono proprio in
simbiosi con noi. Finché ci sono batteri nelle radici dei fagioli ci sono fagioli, senza
quei batteri i fagioli non esisterebbero.
Non possiamo dunque esistere isolatamente dal resto, dobbiamo interessere con ogni
cosa nel cosmo. Dobbiamo ricordarcelo, niente può esistere in sé e per sé, ogni cosa
deve interessere con ogni altra cosa, questo è l’insegnamento del Buddha.
Ecco perché usiamo questa parola “interessere”: un fiore non può esistere da solo, un
fiore deve interessere con la luce del sole, con la pioggia, con il terreno, con tutto.
Essere significa dunque interessere.
Il termine sanscrito per ‘interessere’ è pratiitya samutpada. Il Buddha ha detto: “chi
ha conosciuto il pratiitya samutpada, ha conosciuto il Buddha”. Tutti coloro che
vedono la natura dell’interessere possiedono gli occhi del buddha.
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