Vestito di nero puntava il mitra sugli occidentali
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Vestito di nero puntava il mitra sugli occidentali
Vestito di nero puntava il mitra sugli occidentali Sulla spiaggia 37 corpi. Killer ucciso durante la fuga di Elisabetta Rosaspina – Corriere della Sera, sabato 27 giugno 2015 TUNISI «Trasformate il Ramadan in un mese d’inferno per gli infedeli»: l’ordine del Califfo è arrivato a destinazione, ma le famigliole di turisti che prendevano il sole ieri mattina sulle rive di Sousse, sulla costa orientale della Tunisia, 140 chilometri a sud di Tunisi, fra Hammamet e Monastir, hanno pensato inizialmente a una festa fuori programma, quando hanno sentito i primi botti arrivare dal mare. Un uomo armato di un kalashnikov, dissimulato dentro un ombrellone, secondo le prime testimonianze, si è materializzato sulla spiaggia privata dell’hotel, di proprietà spagnola, Riu Imperial Marhaba, un gigantesco resort da 565 ospiti, con piscina, hammam e palmeto. C’è chi dice che il killer sia sbarcato da un gommone, chi assicura che sia passato dal retro dell’albergo, eludendo i controlli di sicurezza. In ogni caso ha avuto il tempo di colpire oltre settanta persone, sparando a raffica, inseguendole con freddezza e determinazione fin nella hall dell’albergo, polverizzando le vetrate, dopo aver disseminato di cadaveri anche il bordo della piscina. «Ha potuto operare con calma per quasi trenta minuti, come se fosse a casa sua», secondo la testimonianza di un impiegato dell’albergo. Ha avuto modo di ricaricare l’arma più volte. Dalla spiaggia la gente correva verso la lobby come se dal mare stesse montando uno tsunami, ha cercato di nascondersi dietro ai muri, imboccato le scale, barricandosi nelle stanze. Prima di allontanarsi, essere raggiunto e ucciso, l’assassino — uno studente senza precedenti e sconosciuto ai servizi segreti — si sarebbe preso la briga di fare un giro al primo piano dell’albergo, negli uffici della direzione, e nella palestra, alla ricerca di clienti nascosti, ma senza colpire il personale. Il conteggio delle vittime è continuato fino a sera: sembrava essersi fermato a 28 morti e una trentina di feriti nel pomeriggio, in serata era già salito a 37 morti e 36 feriti, di cui alcuni molto gravi. Tra le vittime ci sono 5 tunisini, un belga, cinque tedeschi, quattro britannici e tre francesi. Ma si parla anche di morti tra cittadini cechi e polacchi. La Farnesina ha cercato di individuare l’eventuale presenza di italiani ricoverati in ospedale, ma senza trovarne. Il killer, in maglietta e calzoni neri a ginocchio aveva terminato la sua corsa in strada, cercando forse altri bersagli, inseguito dai servizi di sicurezza, con i quali ha scambiato alcuni colpi, prima di essere raggiunto e ucciso. Completando così la missione ricevuta: glorificare il suo Ramadan con il martirio. Un altro uomo fermato nei paraggi, e ritenuto suo complice, è stato arrestato e ha rischiato il linciaggio, ma poche ore dopo è risultato estraneo alla carneficina. Questa volta sembra che il jihadista fosse solo, anche se la polizia tunisina sta cercando possibili appoggi esterni, qualcuno che l’abbia portato fino a lì e gli abbia fornito l’Ak47. Per la Tunisia è la seconda strage in cento giorni esatti. E la più grave, dopo l’assalto il 18 marzo scorso al museo del Bardo di Tunisi, costato la vita a 20 turisti, tra i quali quattro italiani, e a un agente tunisino con il suo cane poliziotto. Sembrava fosse bastato quell’orrore a piegare quest’anno l’industria del turismo nazionale, ma ieri è arrivato il colpo di grazia. L’assassino, del resto, cercava proprio i turisti e soltanto loro, se è vero che sceglieva, seppure sommariamente, le sue vittime in base alle caratteristiche fisiche, risparmiando quelli che non gli sembravano forestieri. Quando la mezz’ora di fuoco e sangue è finita, la spiaggia sembrava un campo di battaglia, con corpi crivellati di proiettili ovunque, tra i lettini e lungo i sentieri che costeggiano le aiuole e la piscina, fino all’ingresso dell’hotel. I morti sono stati coperti con gli asciugamani da spiaggia, mentre i medici accorsi hanno trasformato le sdraio in barelle di fortuna. Nella hall si è radunata una folla di clienti sotto choc, molti dei quali hanno chiesto di ripartire immediatamente, mentre alcune agenzie di viaggio organizzavano in fretta e furia pullman verso gli aeroporti. Intanto la rete si metteva in moto: «Je suis Sousse» è la scritta in arabo, bianca su fondo nero, che circola sui siti tunisini, di nuovo a lutto .