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OLTRE LE SBARRE “ IL PROGETTO L’OBIETTIVO NOVE MESI DI ALLENAMENTI PER ARRIVARE ALLA SFIDA DELLA VITTORIA FINALE UN LAVORO DI SQUADRA CHE AIUTA A IMPARARE LEALTÀ E CONDIVISIONE “ WALTER PAGANI Ero un uomo vuoto per questo ero pronto anche ad uccidere oggi sono cambiato voglio una famiglia — MILANO — “ EGOISMI INVINCIBILI Mi chiedo una cosa: possibile che un dramma ci tocchi veramente soltanto quando siamo noi stessi coinvolti? di MARIO CONSANI — MILANO — STORIE ORMAI tristemente note, come quella di Stefano Cucchi il ragazzo arrestato, picchiato dagli agenti e poi forse lasciato morire dai medici dell’ospedale. E altre storie quasi sconosciute ma non meno dolorose, come quella di Giovanni Lorusso, che si è tolto la vita in carcere ma sarebbe dovuto uscire due giorni prima, peccato che nessuno gli avesse notificato l’ordine di scarcerazione. E ad accompagnare “Quando hanno aperto la cella”, il libro di Luigi Manconi e Valentina Calderone che racconta queste e altre storie di violenza - fisica e burocratica - dello Stato, ieri alla Feltrinelli di piazza Piemonte c’era anche Alessandro Bergonzoni, che oggi sarà nel carcere di Bollate a declamare un suo racconto. «Cosa c’entra un attore come me •• MASSIMO ROSI Facevo l’imprenditore e mi sono messo nei guai con le armi e la droga Fra un po’ sarò libero di tornare dai miei figli di ANNA GIORGI È NATA UN’ALTRA nazionale maschile di pallavolo. Stavolta dentro il carcere di massima sicurezza di Opera. È quella formata dal capitano Walter Pagani, ma anche da Alessandro Migliorati, Massimo Rosi, Salvatore Pasquino e tanti altri giovani e meno giovani che hanno avuto una vita segnata da storie importanti e nello sport hanno ritrovato una strada. Sono l’Aspromonte Volley e il Sound Volley le squadre protagoniste di «Sportivi dentro». Dietro i cancelli del carcere 16 detenuti hanno sfidato due squadre ospiti, la Uisp Volley e Visitors Volley, dopo nove mesi di allenamento. La tattica di gioco è stata valutata da un osservatore d’eccezione: l’ allenatore della Nazionale maschile di pallavolo, Mauro Berruto. «Sportivi dentro» è il nome che i 13 CRONACA MILANO GIOVEDÌ 16 GIUGNO 2011 IL TEAM I detenuti del carcere di Opera che ieri hanno sfidato due compagini ospiti sul campo del penitenziario INIZIATIVA VARATO «SPORTIVI DENTRO», PRIME SFIDE CON DUE SQUADRE OSPITI Il carcere di Opera scende in campo Nasce la nazional-volley dei detenuti detenuti di Opera hanno scelto per il progetto sociale organizzato da Edison e dedicato alla riabilitazione grazie allo sport. Un’occasione di socializzare, ma soprattutto di rimettere in moto fisico e mente, in un lavoro di squadra per imparare condivisione, lealtà e correttezza. Ci sono tanti ragazzi che hanno un sogno. «Ho un passato difficile, un omicidio da scontare - dice Walter Pagani, quindici anni dentro e altri quindici ancora da passare - se mi comporto bene saldo il conto con la giustizia che ho 50 anni. Ma sono cambiato tanto. Ho imparato a rispettare me stesso e quindi anche gli altri. Prima vivevo alla giornata. Quello che mi andava di fare, facevo. Ero vuoto. Il padre di walter è stato ammazzato nella strage del Loreteggio, aveva rapinato una bisca di Epaminonda. Oggi GLI INTERVENTI Alessandro Bergonzoni Lucia Castellano Nato nel 1958, comico, scrittore, autore e attore di teatro è famoso per i suoi aforismi del tipo: «A mio modesto parere, che peraltro condivido» Dopo aver lavorato per circa 20 anni negli istituti di pena e in quello di Bollate come direttrice, è stata chiamata da Pisapia a far parte della giunta come assessore alla casa L’ATTORE ALLA PRESENTAZIONE DI UN LIBRO DI LUIGI MANCONI E Bergonzoni oggi entra a Bollate «Cosa c’entro? Siamo tutti coinvolti» in una vicenda così seria?» finge di chiedersi all’inzio. E poi spiega che tutto è nato dal suo essere testimonial della Casa dei risvegli, dove ha incontrato genitori che raccontano le storie di figli che non si muovono più ma vorrebbero farlo e forse torneranno a farlo. «Però mi chiedo: chi è fuori è fuori e chi è dentro e dentro? Insom- ma, possibile che solo quando un dramma ci tocca noi siamo coinvolti? Mi piace pensare che è ora di andare a vedere dentro anche quando apparentemente non c’entriamo niente. Di queste cose dovrebbero parlare a scuola. Non deve esserci lontananza tra coinvolto e non coinvolto», dice Bergonzoni giocando con le parole nel suo intervento appassionato. E sembra di risentire De André, come nel titolo del libro che è il verso di un’altra sua canzone dedicata, per l’appunto, ad un suicida in cella. Lucia Castellano, che per vent’anni ha lavorato nelle carceri e si sente ancora direttore di Bollate anche se da pochi giorni è assessore, non si nasconde: voglio una famiglia - dice - dei figli». C’è invece chi i figli ce li ha a casa. Massimo Rosi, 43 anni, un passato per narcotraffico. «Facevo l’imprenditore e mi sono bruciato la vita. Ho perso la strada, ho scelto di seguire cattivi esempi. Quando esco, fra cinque anni, voglio regalare a mia moglie una crociera. Come Salvatore Migliorati, droga e armi. Hanno tutti un messaggio di speranza da lanciare. Come si sta fuori? Chiede Salvatore Pasquino. «Spero che tutte queste cose - ha scritto un detenuto che partecipa al progetto Edison - mi rimangano impresse bene in mente il giorno che uscirò, perché solo così potrò sempre avere la forza di lavorare duramente per far sì che non dovrò mai più combattere con questi posti. Lo spero tanto anche perché sto già buttando via parecchi anni della mia vita e per cosa? Per il potere e per i soldi, ma ne valeva la pena?...No». “ SE È LO STATO A SBAGLIARE Quando lo Stato sbaglia scatta una sorta di difesa del sistema e della divisa che però rischia di diventare pericolosissimo «Quando lo Stato sbaglia nell’esercitare il potere assoluto che ha sui cittadini privati della libertà, scatta un meccanismo di burocratizzazione del caso e di de-responsabilizzazione collettiva. Una sorta di protezione del sistema e della divisa che però è pericolosissima. Molto meglio sarebbe riconoscere l’errore e le responsabilità individuali, perché la grande maggioranza di chi lavora per lo Stato agisce correttamente». Tra il pubblico, ad ascoltare, ci sono anche Margherita Lorusso e Lucia Uva, sorelle di due vittime di quegli errori. Donne coraggiose e pronte, come dice Manconi, «a fare del proprio privatissimo dolore il punto di partenza per un’azione di ribellione civile». Come fece anni fa prima di loro un’altra donna ricordata nel libro: Licia Pinelli, la moglie del ferroviere anarchico che in cella non finì mai, precipitando prima da una finestra della Questura.