Risoluzione 1 Equilibrio e presenza regionale nelle

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Risoluzione 1 Equilibrio e presenza regionale nelle
Risoluzione 1
Equilibrio e presenza regionale nelle posizioni guida dell'EFFAT
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
Per l’attribuzione di posizioni guida all'interno della Federazione, lo Statuto EFFAT prevede
criteri di selezione principalmente settoriali e di genere, piuttosto che regionali/geografici.
Il risultato si è visto quest'anno quando, al momento di nominare i candidati, è apparso
possibile che tre dei nuovi presidenti (vi sono quattro posizioni di Presidente: uno per l'intera
organizzazione e uno ciascuno per i tre settori) potessero venire da una sola delle sette
regioni coperte dall'EFFAT.
Le assemblee generali dei rispettivi settori, Agricoltura, Industria alimentare e Tabacco, e il
Presidium e il Comitato esecutivo dell'EFFAT hanno ritenuto che questo possa pregiudicare
l'equilibrio regionale nell'occupazione di posizioni chiave, un elemento indispensabile per noi
in quanto federazione sindacale impegnata per la massima coesione politica sul piano
europeo.
Il Comitato esecutivo raccomanda pertanto al 4o Congresso EFFAT l'adozione della
seguente Risoluzione:
1. Il Congresso apprezza gli sforzi dell’Assemblea generale del settore Agricoltura per
trovare, in assenza di disposizioni statutarie in materia di equilibrio regionale, soluzioni
transitorie comuni grazie alle quali per il prossimo periodo congressuale sono stati eletti
per il settore Agricoltura due Presidenti di pari stato da regioni diverse (Nord e Sud
Europa), a guisa di intesa temporanea ed eccezionale.
2. Durante questa fase transitoria, ambedue i Presidenti del settore Agricoltura avranno un
seggio e un voto alle riunioni del Presidium e del Comitato esecutivo. Sarà fatto salvo il
diritto dei Vicepresidenti di settore di prendere parte al Comitato esecutivo. Onde
mantenere un equilibrio tra i tre settori in sede di Presidium, anche il settore
Alimentazione, Bevande e Tabacco ed il settore Turismo saranno rappresentati da un
Vicepresidente al Comitato esecutivo. Questa misura potenzierà la rappresentanza dei
settori presso il Presidium.
3. Il Congresso demanda al Comitato esecutivo di proporre una soluzione statutaria al 5°
Congresso EFFAT affinché in futuro sia tenuto in considerazione anche l'equilibrio
regionale al momento di attribuire posizioni guida in seno alla Federazione.
Risoluzione 2
Rappresentanza delle organizzazioni affiliate dell'Europa sud-orientale nel
Presidium dell'EFFAT
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
Negli ultimi anni, la collaborazione con le organizzazioni affiliate EFFAT dell'Europa sudorientale (ESO) ha portato a un lavoro attivo, impegnato e costante nella regione, che ha
coinvolto non solo le organizzazioni di Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria, paesi già
membri dell'UE, ma anche quelle della Bosnia-Erzegovina e dei paesi candidati Serbia,
Macedonia (FYROM), Montenegro, Albania e in parte anche della Turchia. Le organizzazioni
affiliate della sub-regione hanno dato vita a un consiglio sindacale EFFAT per i settori
agricoltura e industria alimentare che affronta le sfide politiche di questa difficilissima
regione.
I paesi dell'ESO non hanno attualmente un rappresentante presso il Presidium dell'EFFAT,
pertanto hanno proposto la creazione di un'ottava regione, Europa sud-orientale, il che
consentirebbe loro di prendere parte ai lavori del Presidium con un loro rappresentante.
Tuttavia la creazione di una nuova regione richiederebbe una modifica dello Statuto con le
relative discussioni preliminari. Ma considerati i vincoli temporali questo non è più possibile
prima del prossimo Congresso.
Il Comitato esecutivo raccomanda pertanto al 4o Congresso EFFAT l'adozione della
seguente Risoluzione:
1. Il 4o Congresso EFFAT accoglie con favore l'istituzione di una cooperazione regionale
efficace nell'ESO e incoraggia le organizzazioni affiliate a svilupparla ulteriormente.
2. Il 4o Congresso EFFAT sostiene la solida integrazione politica dei membri della regione
ESO nei lavori dell'EFFAT in vista dei negoziati per l'accesso di questi paesi all'Unione
europea, e dunque la loro volontà politica di partecipare ai lavori e ai dibattiti del
presidium con un proprio rappresentante delegato.
I rappresentati dovranno essere nominati dalle organizzazioni affiliate dell'ESO e
potranno prendere parte ai lavori e ai dibattiti del Presidium. Non avranno diritto di voto
poiché questo richiederebbe una modifica dello Statuto. Le loro spese di partecipazione
saranno peraltro a carico del Fondo di solidarietà dell'EFFAT.
3. Il Congresso demanda al Comitato esecutivo il compito di esaminare la futura struttura e
il ruolo delle regioni EFFAT e, se necessario, di proporre adeguate modifiche dello
Statuto al prossimo Congresso.
Risoluzione 3
Verso un mercato comunitario del lavoro equo e dignitoso
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
1. Una delle maggiori sfide sociali dell'UE è l'esistenza, oltre ai mercati del lavoro nazionali,
di un mercato del lavoro comunitario che tuttavia è privo finora di una regolamentazione
e protezione coerenti. Il presente documento vuole essere una "cassetta degli utensili
contro il dumping sociale" e gettare le fondamenta per la lotta al dumping sociale e alla
concorrenza sleale nel mercato interno attraverso le seguenti proposte di base:
a) rispetto delle norme internazionali sancito dalle leggi comunitarie
b) pari trattamento quale principio fondamentale per i lavoratori mobili
c) maggiore e rinnovato rispetto per il dialogo sociale sul piano nazionale ed europeo
d) fine dell'agenda di deregulation della Commissione europea
e) solida applicazione della legislazione comunitaria del lavoro e sua adeguata
attuazione negli Stati membri
f) responsabilità congiunta e separata obbligatoria, e sradicamento delle società di
comodo fittizie
g) legislazione sui subappalti
2. Al giorno d’oggi, il lavoro nell'UE, e specialmente nei settori rappresentati dall'EFFAT, è
sempre più caratterizzato da contratti precari e atipici, ed è soggetto a ristrutturazioni,
tagli ed esuberi, allo sfruttamento della manodopera migrante di provenienza interna ed
esterna all'UE e al dumping sociale. Per di più, le crisi economiche e finanziarie hanno
non solo indebolito il dialogo sociale ma anche provocato, a seguito della pressione
esercitata dai datori, una diminuzione del numero di lavoratori coperti da contratti
collettivi e della densità sindacale – ostacoli non da poco per le parti sociali nella loro
lotta per la salvaguardia dei posti e delle condizioni di lavoro.
3. Per garantire la salvaguardia di condizioni di lavoro e di vita dignitose e la concorrenza
leale nel mercato unico europeo, sono più che mai necessari una forte legislazione
europea in materia di lavoro, il dialogo sociale e la protezione sociale transfrontaliera.
4. Il nuovo Presidente della Commissione europea nota nei suoi “Orientamenti politici per la
prossima Commissione”1 che il mercato interno, pur essendo la migliore arma
dell'Europa di fronte alla crescente globalizzazione, dovrebbe essere più equo. Secondo
il nuovo Presidente, questo comporta tra l'altro la rigorosa applicazione della direttiva
96/71/CE relativa al distacco dei lavoratori2. Il nuovo Presidente si impegna inoltre ad
intraprendere il riesame mirato di questa direttiva per scongiurare il dumping sociale in
Europa, e dichiara: "nella nostra Unione, lo stesso lavoro nello stesso posto dovrebbe
essere retribuito allo stesso modo". Intende inoltre "promuovere una nuova politica
1
Un nuovo inizio per l'Europa: il mio programma per l'occupazione, la crescita, l'equità e il cambiamento
democratico
2
Direttiva 96/71/CE
1
europea sulla migrazione legale".
5. Il dibattito sull'interpretazione della direttiva 96/71/CE sul distacco dei lavoratori si era
acceso intorno alle sentenze della Corte Europea di Giustizia nella cause Viking, Laval,
Rüffert e Commissione europea vs. Lussemburgo, che rimettono in questione le tutele e
i diritti sociali fondamentali stipulati nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea
(TFUE)3.
6. L'EFFAT sostiene che le tutele e i diritti sociali fondamentali devono avere la precedenza
sulle libertà economiche. Un mercato interno che permette la libera circolazione di
capitali, servizi, lavoratori e la libertà di stabilimento è accettabile solo se attuato con
regole rigorose capaci di garantire il pari trattamento e la concorrenza leale. C'è bisogno
di una direttiva europea contro il dumping sociale che assicuri il pari trattamento di tutti i
lavoratori sostenendo il principio del paese ospite, e non quello del paese di origine,
quale principio cardine per tutti i lavoratori distaccati in un altro paese. Una direttiva di
questo tipo dovra' inoltre garantire che il lavoratore distaccato non subisca, per ragioni
lagate al distacco, una diminuzione dei diritti in materia di previdenza sociale, oltre che
l'imposizione di diritti inferiori rispetto a quelli di cui beneficiano i lavoratori del paese
d'accoglienza.
7. Tutto questo deve essere tutelato da una solida legislazione comunitaria del lavoro,
elemento fondamentale dell'Europa sociale, come espressa nel contesto dei valori
sociali e degli obiettivi stipulati nei Trattati, nonché nel contesto legalmente vincolante
della Carta dei diritti fondamentali dell'UE4. Nello specifico, l'EFFAT chiede che la rivista
direttiva sul distacco dei lavoratori sia annessa ai Trattati, unitamente a un Protocollo sul
progresso sociale. Tale Protocollo dovrebbe chiarire, a livello dei Trattati, che il mercato
interno non è un fine in sé stesso ma dovrebbe servire il progresso sociale, e che i diritti
sociali fondamentali dei cittadini europei hanno la priorità sulle considerazioni
economiche e gli interessi degli azionisti. A questo proposito, e al fine di risolvere i
problemi generati dalla Corte Europea di Giustizia (CEG) con le sentenze Viking e Laval,
è necessaria anche una clausola sociale che riconosca il diritto di sciopero in situazioni
transfrontaliere.
8. L'UE deve inoltre adottare un approccio più forte ai diritti fondamentali e alla loro
applicazione. La prevista ratificazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo da
parte dell'UE5 è un passo avanti che assoggetterà il sistema giuridico dell'UE a un
controllo esterno indipendente, tuttavia il processo processo è lungo e attualmente limita
l'influenza della Convenzione. Un problema connesso è la mancanza di influenza della
Carta dei diritti fondamentali dell'UE per correggere la supremazia delle libertà
economiche sulle disposizioni sociali, cosicché nell'applicare la legge dell'UE taluni Stati
membri si ritrovano a violare impegni internazionali come le Convenzioni OIL o la Carta
3
Trattato sul funzionamento dell'Unione europea
L'articolo 9 TFUE obbliga l'UE a considerare requisiti sociali quali un'adeguata protezione sociale e la lotta
all'esclusione sociale nel definire e attuare le sue politiche e attività; l'articolo 151 TFUE stipula gli obiettivi sociali
che l'UE e gli Stati membri dovrebbero perseguire; in COM (2014) 224 final la Commissione europea dichiara:
“Le istituzioni dell'Unione non possono limitarsi a rispettare gli obblighi giuridici che discendono dalla Carta ma
devono continuare a svolgere il compito politico di promuovere una cultura dei diritti fondamentali a beneficio di
tutti i cittadini, operatori economici e autorità pubbliche".
5
Convenzione europea dei diritti dell'uomo
4
2
sociale europea nella sua versione aggiornata6. Dobbiamo pertanto considerare ulteriori
mezzi per rafforzare l'influenza delle Convenzioni OIL e della Carta sociale europea,
incluse modifiche ai Trattati, con particolare attenzione a garantire i diritti di libertà di
associazione, contrattazione collettiva, azione collettiva, incluso il diritto di sciopero nel
mercato del lavoro dell'UE.
9. L'EFFAT chiede alla Commissione europea e agli Stati membri (in particolare ai nuovi
Stati membri) un impegno a rilanciare e sostenere il dialogo sociale, e ad appoggiare gli
accordi delle parti sociali7. Le raccomandazioni del semestre europeo sui salari e il
recente rifiuto della Commissione europea di trasporre in legge l'accordo delle parti
sociali del settore dell'acconciatura costituiscono altrettante minacce all'autonomia delle
parti sociali. Il dialogo sociale è parte dell'acquis comunitario e in quanto tale è una
competenza fondamentale del mercato del lavoro dell'UE, oltre a essere un importante
veicolo per la promozione del principio di sussidiarietà e delle decisioni prese il più vicino
possibile ai cittadini.
10. Purtroppo si sono fatti ben pochi progressi verso una dimensione sociale più ambiziosa
in Europa, mentre ultimamente la Commissione sembra adoperarsi per favorire la
deregulation piuttosto rafforzare la legislazione del lavoro. In particolare, il programma
REFIT (Regulatory Fitness and Performance programme - programma di controllo
dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione ) che mira a “… semplificare le
leggi europee e ridurre gli oneri normativi …” sta smantellando importanti normative a
tutela dei lavoratori. La risposta data dall'UE alle crisi per bocca della Troika (che ha dato
adito all'austerità fiscale e alla deregulation dei sistemi retributivi e di contrattazione
collettiva) ha ridotto le tutele sociali esacerbando nel contempo le situazioni di povertà,
disoccupazione e iniquità.
11. Legislazione e accordi delle parti sociali non dovrebbero essere sinonimo di oneri
amministrativi. Anziché ridurre l'acquis comunitario dovremmo migliorarne la qualità e la
pertinenza nel quadro delle attuali sfide del mercato del lavoro per garantire i diritti di tutti
i lavoratori, indipendentemente dal contratto e dal luogo di origine. In un contesto di
aumento di impieghi atipici dobbiamo provvedere affinché nessun lavoratore sia
ingiustamente escluso dalla tutela della legislazione del lavoro. Non servono direttive
separate per ciascuna categoria di lavoratori (a tempo parziale, interinali, stagionali,
ecc.), ma piuttosto un'unica direttiva che dia una chiara definizione di "lavoratore" e
garantisca il principio di non discriminazione e pari trattamento per tutti i lavoratori.
12. La Commissione europea deve adottare misure molto più convincenti per garantire che
la legislazione sociale e del lavoro sia correttamente recepita e attuata in tutti gli Stati
membri. Questo richiede una migliore cooperazione tra gli stessi Stati membri, con
ispezioni efficaci, controlli, verifiche e sanzioni. In particolare si deve richiedere ai datori
di lavoro che rispettino le loro responsabilità sociali, e che non cerchino di eludere le
norme e le legislazioni vigenti nazionali ed europee. Si dovrebbero inoltre considerare
altre istituzioni, come un osservatorio europeo del mercato del lavoro, o un mediatore
europeo cui qualsiasi cittadino europeo possa rivolgersi in caso di problemi sul mercato
del lavoro.
6
Carta sociale europea (riveduta)
Chiediamo il rispetto degli articoli 154-155 TFUE che obbligano la Commissione europea a promuovere
l'impegno delle parti sociali nella formulazione della regolamentazione sociale.
7
3
13. Occorre in particolare adottare solide misure nella lotta alle imprese illegali e fraudolente
come le società fittizie8. L'articolo 3 della recente direttiva 2014/67/UE9 concernente
l'applicazione della direttiva 96/71/CE chiede agli Stati membri di verificare che il datore
di lavoro non sia una società fittizia, tuttavia non vi sono disposizioni per la sua
applicazione. Per di più, se è vero che le società fittizie sono vietate per il trasporto su
strada10, serve un approccio coerente per eliminare tali società in tutti i settori nel
momento in cui vengono costituite con l'intento di evadere obblighi legali e fiscali.
14. Il lavoro sommerso è un fattore di dumping sociale e costituisce un problema per i
lavoratori e per tutta la società. Nel 2012, il sommerso rappresentava il 18,8% del PIL
dell'UE11. Il lavoro non dichiarato priva i lavoratori della protezione sociale, mette a
rischio la loro salute e sicurezza e mina le norme fondamentali del lavoro. Negli ultimi
anni, negli Stati che hanno adottato programmi di austerità in risposta alla crisi
economica il fenomeno è aumentato ulteriormente. Per reagire adeguatamente al
problema è necessario instaurare più cooperazione, un maggiore coordinamento tra gli
Stati membri e una migliore capacità di imporre la legislazione in vigore. In quest'ottica,
l'EFFAT plaude all'iniziativa della Commissione europea per la creazione di una
piattaforma europea sul lavoro sommerso. Sarebbe opportuno esplorare altri strumenti,
per esempio una tessera europea della sicurezza sociale obbligatoria per tutti i
lavoratori, che faciliterebbe la verifica e lo scambio dei dati.
15. Le lunghe catene di subappalto rappresentano un altro problema da risolvere ai fini
dell'applicazione della legislazione del lavoro. Le direttive 2014/67/UE concernente
l'applicazione della direttiva 96/71/CE sul distacco dei lavoratori, 2014/24/UE sugli
appalti pubblici12 e 2014/36/UE sulle condizioni di ingresso e di soggiorno dei cittadini di
paesi terzi per motivi di impiego in qualità di lavoratori stagionali, prevedono la possibilità
di istituire meccanismi di responsabilità separata e congiunta, tuttavia non impongono
alcun obbligo in questo senso. L’EFFAT ribadisce la sua richiesta di uno strumento
europeo per la regolamentazione della responsabilità separata e congiunta del
contraente principale e denuncia il fatto che la legislazione più avanzata che preveda un
meccanismo di responsabilità separata e congiunta nella catena di subappalto sia tuttora
la direttiva 2009/52/CE (che introduce norme minime relative alle sanzioni e ai
provvedimenti) che tuttavia prevede solo un meccanismo di responsabilità rivolto al
subcontraente diretto e non a tutta la catena. È d'uopo pertanto introdurre
immediatamente una legislazione europea sui subappalti, incluse norme sulla
responsabilità obbligatoria e la trasparenza, e basata sulle clausole di non
discriminazione della Convenzione C94 dell'OIL sulle clausole di lavoro nei contratti
pubblici13.
16. Il 4o Congresso dell'EFFAT risolve di avviare un dibattito approfondito su quanto sopra
esposto e di avanzare proposte concrete per un mercato europeo del lavoro più forte,
prendendo nota del lavoro già svolto dall'EFFAT nel quadro del Gruppo di lavoro sul
8
Società cher eleggono domicilio in uno Stato membro e conducono le loro attività in un altro allo scopo di
aggirare i loro obblighi fiscali, datoriali e di sicurezza sociale.
9
Direttiva 2014/67/CE
10
Articolo 5, Regolamento 1071/2009
11
http://www.europarl.europa.eu/pdfs/news/expert/infopress/20140110IPR32325/20140110IPR32325_it.pdf
12
Direttiva 2014/24/CE
13
C094 - Convenzione sulle clausole di lavoro (contratti pubblici) 1949 (N. 94)
4
lavoro precario (un'iniziativa congiunta delle Federazioni sindacali europee), e del
Gruppo di lavoro della Confederazione Europea dei Sindacati (CES) su legislazione del
lavoro e mercato interno.
5
From : NGG
Risoluzione 4
Una politica industriale e alimentare socialmente, ecologicamente ed
economicamente sostenibile in Europa
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
Il settore alimentare e delle bevande europeo è il principale settore industriale dell’Unione
europea. Attualmente vi lavorano oltre 4,5 milioni di addetti in 27 Stati membri dell’UE, 4,1
milioni dei quali sono lavoratori dipendenti. Due terzi di essi lavorano in piccole e medie
imprese (PMI). Vi si aggiunge un elevato numero di posti di lavoro nelle filiere di servizio a
monte e a valle. Il 43 per cento degli occupati nel nucleo della produzione industriale sono
donne. Nel 2013, le aziende del settore alimentare e delle bevande registravano un fatturato
complessivo di un miliardo di euro.
Nella crisi finanziaria ed economica del 2008/2009 sono andati persi nell’UE, secondo le
stime, oltre 3,5 milioni di posti di lavoro nel settore industriale. Le esperienze di questa crisi
finanziaria ed economica hanno evidenziato quanto sia importante questo settore. Senza
una industria prestante, il benessere economico nel lungo periodo non è sostenibile.
Un’industria ben strutturata è un motore per la crescita e l’occupazione. Contrariamente a
questa realtà, per lungo tempo l’industria in Europa è stata trascurata, pensando che tutto
potesse essere lasciato alle cure, o in balìa, del mercato. Si è invece sostenuto lo sviluppo di
una società del terziario e della finanza.
Nel frattempo, ma svegliandosi troppo tardi, la Commissione europea ha deciso a favore di
una re-industrializzazione. Con la Strategia UE 2020 la Commissione pone l’industria
europea al centro del suo nuovo modello di crescita. L’obiettivo è quello di portare entro il
2020 la quota dell’industria nel prodotto interno lordo (PIL) europeo dall’attuale 15 al 20 per
cento. Con ciò, gli Stati membri e la Commissione europea traggono le conseguenze dalla
crisi finanziaria ed economica e degli errori degli ultimi decenni, risolvendosi a reagire alla
crescente deindustrializzazione e debolezza delle esportazioni.
La Commissione europea incentra la propria strategia di re-industrializzazione
precipuamente sulla riduzione degli oneri per le imprese e della burocrazia. Questo è un
approccio errato, poiché l’ambito obiettivo del 20 per cento della quota dell’industria nel PIL
europeo non è conseguibile senza la partecipazione dei lavoratori. Sono loro infatti il cardine
dell’industria. Sono loro ad avere idee per nuovi prodotti e a svilupparli fino a portarli a
maturità per il mercato.
Per questo motivo è oggi più che mai necessaria la competenza specifica dei sindacati, per
realizzare in Europa e negli Stati membri una politica industriale attiva e sostenibile per i
produttori, che vada a beneficio in particolare delle piccole e medie imprese, che impiegano
più del 90% dei lavoratori dei settori EFFAT, e che sappia rinvigorire la capacità competitiva
e innovativa dei settori industriali e non lasciare in balìa delle forze di mercato il superamento
del mutamento strutturale dell’industria. Il nostro obiettivo è il mantenimento e la creazione di
posti di lavoro nell’industria in Europa. Soprattutto, dobbiamo cogliere le opportunità di
sviluppo sostenibile del settore alimentare e delle bevande europeo.
Congresso EFFAT 2014 – Rivendicazioni del sindacato NGG
Data: 03.04.2014
Una politica industriale e alimentare sociale, ecologica e sostenibile in Europa
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Fornire quotidianamente ai cittadini europei alimenti di qualità a prezzi equi, dalla
coltivazione, alla lavorazione, alla trasformazione e fino all’utente finale è sia una sfida sia
una grande opportunità di successo di tutti i soggetti della filiera alimentare. Il successo in
questa sfida richiede metodi di produzione industriali e lavoratori qualificati.
L’approvvigionamento di alimenti sicuri e nutrienti fa parte delle condizioni fondamentali per
uno standard di vita adeguato e per il rispetto di uno dei più fondamentali diritti dell’uomo. Al
cospetto di una popolazione mondiale in continua crescita, la garanzia della sicurezza del
cibo è una delle sfide centrali. Una politica europea degli alimenti che guardi al futuro deve
essere misurabile in base agli obiettivi della sostenibilità, della sicurezza del cibo, della
sicurezza, qualità, varietà e fruizione dei nostri alimenti. Il monitoraggio statale degli alimenti
non può sostituirsi ai sistemi di controllo privati.
EFFAT è la voce centrale delle lavoratrici e dei lavoratori sindacalmente organizzati del
settore europeo alimentare e delle bevande, e al contempo controparte negoziale e figura
rappresentativa della politica industriale nei confronti della Commissione europea. I sindacati
riuniti in EFFAT chiedono agli Stati membri, alla Commissione europea e al Parlamento
europeo, per il rinvigorimento del settore alimentare e delle bevande nell’Unione europea,
una politica industriale e alimentare socialmente, ecologicamente ed economicamente
sostenibile in Europa, che persegua tre obiettivi:
1. La comprensiva inclusione della politica europea degli alimenti e delle bevande nella
politica industriale della Commissione europea e un coordinamento europeo della politica
industriale degli Stati membri.
2. L’accompagnamento attivo al mutamento strutturale economico e tecnologico, la cui
realizzazione non può essere lasciata solo al mercato. Questo è compito che devono
assumersi dei governi attivi, coadiuvati nella fattispecie dall’EFFAT e dai suoi affiliati del
settore degli alimenti e delle bevande.
3. L’intensificazione del dialogo sociale e del processo di partecipazione dei sindacati del
settore alla formulazione dell’agenda della politica industriale.
A una politica industriale e alimentare europea socialmente, ecologicamente ed
economicamente sostenibile colleghiamo, nell’interesse degli occupati e dei consumatori, le
seguenti richieste:
1. Innovazioni per una struttura dell’industria alimentare e delle bevande realistica e
rivolta al futuro
Le innovazioni sono di importanza fondamentale per un’occupazione sostenibile, per il
benessere sociale e la qualità della vita. I sindacati dell’industria alimentare e delle
bevande riuniti in EFFAT chiedono una politica industriale statale che
§
renda giustizia alla concezione sistemica e globale delle innovazioni;
§
non sia rivolta esclusivamente alle innovazioni tecniche, bensì, ai fini di una
concezione globale dell’innovazione, stimoli la creazione di posti di lavoro di qualità,
migliori le condizioni di lavoro e offra nuove prospettive di sviluppo, con sicurezza
sociale garantita, per le lavoratrici e i lavoratori;
§
non si limiti a concentrare le risorse pubbliche per la ricerca e la tecnologia su poche
tecnologie chiave, progetti di eccellenza e prestigiosi progetti di ricerca specialistica,
bensì stimoli innovazioni che trovino applicazione in ampie fasce dei processi
industriali e si orienti alla specifica struttura delle imprese dell’industria
agroalimentare europea;
§
favorisca l’inclusione delle rappresentanze dei lavoratori nei processi imprenditoriali
di innovazione. Per stimolare gli impulsi innovativi necessari per la trasformazione del
settore, le imprese devono migliorare in un’ottica sostenibile il clima di innovazione
nelle aziende;
Congresso EFFAT 2014 – Rivendicazioni del sindacato NGG
Data: 03.04.2014
Una politica industriale e alimentare sociale, ecologica e sostenibile in Europa
§
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incentivi europei al dialogo sociale settoriale, con l’obiettivo di sostenere il
cambiamento strutturale volto al futuro nell’industria alimentare e delle bevande
nonché la transizione a uno sviluppo industriale efficiente dal punto di vista delle
risorse e dell’energia.
2. Gestire attivamente il mutamento strutturale economico e tecnologico
Al cospetto di sfide globali, il mutamento economico strutturale nel settore europeo degli
alimenti e delle bevande subirà un’ulteriore accelerazione. Anche il crescente impiego
della tecnica, il cambiamento dei processi e dei concetti produttivi, i più elevati requisiti
qualitativi nonché l’internazionalizzazione dei rapporti commerciali sono forieri di
conseguenze significative per l’organizzazione del lavoro, per i processi lavorativi e
quindi per i posti di lavoro. I sindacati del settore degli alimenti e delle bevande riuniti in
EFFAT chiedono:
§
un accompagnamento attivo del mutamento strutturale economico e industriale, in
un’ottica di mantenimento dei posti di lavoro;
§
l’incentivazione del concetto di “migliore piuttosto che più a buon mercato” – strategie
e concezioni per la garanzia del posto di lavoro, modernizzazione aziendale e
aumento della capacità di innovazione;
§
l’introduzione di una rendicontazione unitaria su scala UE delle statistiche
sull’occupazione e delle strutture, per poter riconoscere più tempestivamente i
cambiamenti e sviluppare e attivare misure efficaci e preventive per l’occupazione;
§
lo sviluppo di standard europei comuni per la formazione professionale e la
formazione continua, in base al quadro europeo delle qualifiche e a un programma di
azione europeo per l’incentivazione alla formazione professionale e alla formazione
continua, con il coinvolgimento delle parti sociali e degli operatori economici. Serve
un accordo rispetto sugli standard minimi per una formazione professionale moderna
(regolamentazione della durata dei periodi di apprendistato / cooperazione in
relazione al luogo di formazione tra corsi aziendali e corsi della scuola professionale
/status giuridico del formando);
§
un programma di qualificazione su scala europea, finanziato con risorse del Fondo
sociale europeo, per l’acquisizione ulteriore di diplomi professionali qualificati e
l’innalzamento del livello di qualificazione dei lavoratori non specializzati o
semispecializzati, nonché l’incentivazione della formazione continua;
§
misure legislative efficaci contro il precariato e il dumping sociale, l’attuazione di tali
misure e il relativo controllo, nonché l’incentivazione dello scambio di opinioni in
merito ad alternative e concezioni di forme di occupazione permanenti e assistite
dalla sicurezza sociale;
§
un’analisi settoriale dei cambiamenti demografici nel settore europeo degli alimenti e
delle bevande, analisi dell’evoluzione futura dei requisiti di qualificazione, nonché
delle future esigenze di personale specializzato;
§
iniziative e programmi per l’incentivazione di concetti di strutturazione del lavoro
attenti alle esigenze dei lavoratori più anziani e per l’introduzione di concezioni
dell’orario di lavoro modulate sulle fasi della vita, e scambio di buone prassi.
3. Assumersi le proprie responsabilità per la gioventù in Europa
Su un’intera generazione di giovani europei incombe la mancanza di prospettive. In
alcuni Stati membri oltre il 50 per cento dei giovani sono disoccupati. I sindacati del
settore degli alimenti e delle bevande riuniti in EFFAT:
§
esortano le associazioni dei datori di lavoro del settore europeo degli alimenti e delle
bevande a concordare con le grandi imprese del settore una dichiarazione di
Congresso EFFAT 2014 – Rivendicazioni del sindacato NGG
Data: 03.04.2014
Una politica industriale e alimentare sociale, ecologica e sostenibile in Europa
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impegno per una formazione professionale qualificata di giovani disoccupati e ad
accompagnarne l’attuazione con il supporto della Commissione europea;
§
chiedono alla Commissione europea un approccio più ampio, con l’obiettivo di fornire
un contributo durevole alla formazione professionale e all’occupazione dei giovani in
Europa.
4. Sviluppo di una strategia globale di sostenibilità
Il principio della sostenibilità è la base di un nuovo modello per il settore alimentare
europeo, al cui centro si collocano il rispetto di principi e linee guida riconosciuti a livello
internazionale in tema di diritti umani, lavoro e occupazione, nonché pratiche commerciali
eque e la garanzia della sicurezza degli alimenti lungo l’intera catena alimentare.
I sindacati del settore degli alimenti e delle bevande riuniti in EFFAT invitano il Gruppo ad
alto livello del settore degli alimenti e delle bevande ad avviare un dialogo con produttori,
industrie, lavoratori e consumatori, al fine di definire gli obiettivi di un nuovo modello
alimentare europeo e di stabilirne l’attuazione. Tale processo si basa sulla trasparenza,
sulla partecipazione e sull’accettazione dei cittadini.
5. Efficienza energetica e delle risorse e materie prime sicure
I progressi in materia di efficienza nell’uso dell’energia e delle risorse consentono di
ottenere immensi risparmi di costi, fornendo al contempo un importante contributo alla
protezione del clima.
I sindacati del settore degli alimenti e delle bevande riuniti in EFFAT:
§
esortano la Commissione europea a garantire l’approvvigionamento di materie prime
cruciali per la preparazione e la lavorazione di alimenti, a organizzare l’accesso alle
fonti di materie prime in maniera più responsabile dal punto di vista sociale e
ambientale, individuare fonti alternative nonché limitare la speculazione sui mercati
delle materie prime alimentari e nel complesso portare avanti con successo una
strategia europea delle materie prime;
§
chiedono un’iniziativa europea per una maggiore efficienza energetica e per la
promozione di misure di risparmio energetico presso le piccole e medie imprese del
settore degli alimenti e delle bevande in Europa.
6. Le strutture finanziarie devono essere al servizio dell’economia reale e
dell’occupazione
I dogmi dell’efficienza di mercati finanziari privi di vincoli, dell’economia dai profitti
immediati e del valore per gli azionisti si sono rivelati errori di fondo. La politica finora
perseguita di deregolamentazione e liberalizzazione dei mercati finanziari a discapito
dell’economia reale e quindi dei settori produttivi dell’industria e dei servizi, deve essere
rivista.
I sindacati del settore degli alimenti e delle bevande membri di EFFAT e in essa riuniti
esortano la Commissione europea e gli Stati membri a offrire alle piccole e medie
imprese del settore europeo degli alimenti e delle bevande, grazie a una nuova
architettura dei mercati finanziari, maggiori possibilità di accesso ai finanziamenti e di
erogazione di capitale di rischio.
Il quarto Congresso EFFAT incarica la Segreteria generale e i sindacati affiliati di elaborare
una iniziativa di politica industriale per il settore europeo degli alimenti e delle bevande rivolta
al futuro, come base per l’intensificazione del dialogo con la Commissione europea, il
Parlamento europeo e gli Stati membri. Essa dovrà essere discussa su base allargata a
livello UE nel quadro una conferenza sulla politica industriale. La Segreteria generale e i
sindacati affiliati cercheranno, con una strategia coordinata, il dialogo con i governi degli Stati
membri e con la Commissione europea.
Congresso EFFAT 2014 – Rivendicazioni del sindacato NGG
Data: 03.04.2014
Di : NGG
Risoluzione 5
Contro l’occupazione precaria e per il lavoro sicuro in Europa!
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
La crisi non è assolutamente ancora superata. La crisi finanziaria ed economica si è da
lungo tempo trasformata in Europa in una crisi sociale che si è consolidata. Il divario tra
poveri e ricchi si sta allargando, disoccupazione e povertà crescono drammaticamente in
molti Paesi europei. La gioventù europea ne è particolarmente colpita. Si minano i diritti dei
lavoratori, in parte già drasticamente ridotti, i diritti fondamentali sono sistematicamente
violati.
Outsourcing del lavoro, impiego di lavoratrici e lavoratori interinali, stage non retribuiti,
occupazione remunerata solo in misura ridotta (mini job), tempo parziale involontario, lavoro
a tempo determinato, lavoro autonomo individuale e disoccupazione di lungo periodo:
altrettante forme di occupazione atipica o precaria cui lavoratrici e lavoratori sono soggetti
quotidianamente in tutta Europa con caratteristiche diverse, ma sempre con limitata
sicurezza del posto di lavoro, limitata tutela giuslavoristica e praticamente nessuna voce in
capitolo sull’organizzazione e le condizioni di lavoro. Le prospettive di garanzia concreta
dell’esistenza attraverso una siffatta attività lavorativa, a fronte di dumping sociale, salari
bassi e crescente disparità di trattamento sociale, sono scarse, in particolare per l’elevata
quota di donne coinvolte. L’occupazione precaria non favorisce la mobilità, non fa che
aggravare le fratture nel mondo del lavoro.
A seguito della politica di molti governi nazionali e della Commissione europea, la crisi
finanziaria ed economica porta, soprattutto nei Paesi dell’Europa meridionale, a un marcato
aumento dei rapporti di lavoro atipici e precari. Deregolamentazione dei mercati del lavoro,
erosione degli standard sociali e dei diritti collettivi in particolare, ma anche il patto fiscale e il
freno al debito sono ricette inadatte al superamento della crisi.
Senza essere democraticamente legittimata, una troika composta da Commissione europea,
Fondo monetario internazionale (FMI) e Banca centrale europea (BCE) impone ai paesi
europei colpiti dalla crisi una politica ostile ai lavoratori dipendenti, con massicce interferenze
nell’autonomia negoziale e nelle norme sociali.
EFFAT vuole un’Europa sociale, equa e democratica, caratterizzata dai concetti di Stato
sociale e di codeterminazione, in cui i cittadini possano vivere e lavorare dignitosamente. Ci
aspettiamo una politica orientata alle persone, non ai mercati. Nei Trattati europei gli Stati
membri dell’Unione europea si sono posti l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di
lavoro dei cittadini. È questo il nostro metro per la politica europea, non il dogma della
concorrenzialità, in ossequio al quale vengono legittimati interventi sull’autonomia negoziale,
sugli standard sociali e sui diritti dei lavoratori e dei sindacati.
EFFAT esorta i legislatori europei e nazionali a fermare gli attacchi ai diritti dei lavoratori e ad
attuare globalmente la tutela e il sostegno ai diritti fondamentali. I membri della troika devono
essere richiamati all’impegno verso gli obiettivi sociali previsti dai Trattati europei.
EFFAT si batte affinché il rapporto di lavoro normale, basato sul diritto del lavoro e la
previdenza sociale, a tempo indeterminato, torni a diventare la forma tipica dei rapporti di
lavoro di tutti i lavoratori in Europa. Deroghe da questa forma tipica possono essere
ammesse esclusivamente in base a rigorose regolamentazioni legislative e coinvolgendo
nella decisione le rappresentanze aziendali dei lavoratori. Solo un rapporto di lavoro sicuro
tutela al meglio i lavoratori contro la discrezionalità dei datori di lavoro ed è un presupposto
importante per una rappresentanza attiva dei loro interessi, per la codecisione e la
partecipazione.
EFFAT attende il varo di una nuova agenda sociale, che rispetti i Trattati europei e il loro
obiettivo di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone. Rifiutiamo una
ulteriore deregolamentazione che, con il pretesto della riduzione della burocrazia, rimetta in
discussione i parametri sociali esistenti. Questo vale soprattutto per la legislazione sociale
europea in materia di codecisione, condizioni di lavoro, tutela del lavoro e della salute, diritti
dei lavoratori dipendenti, parità tra i sessi e protezione dei dati dei lavoratori.
Lavoro dignitoso e condizioni eque per tutti i lavoratori
Dal momento che il mercato del lavoro europeo è ormai diventato la realtà per molti
lavoratori, e che le imprese agiscono su scala europea, servono regole paritarie e chiare per
tutto il mercato del lavoro nonché la garanzia dell’autonomia negoziale e della piena
attuazione dei diritti di partecipazione e codecisione. EFFAT respinge una politica europea
sempre più orientata agli interessi delle imprese e alla concorrenzialità nel mercato interno.
EFFAT si batte per i seguenti obiettivi:
•
porre fine alla politica delle liberalizzazioni e della deregolamentazione;
•
il principio “pari salario per pari lavoro nello stesso luogo“ deve essere applicati per
tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dipendenti;
•
i rapporti di occupazione precaria devono essere respinti a favore di rapporti di lavoro
durevoli e socialmente tutelati;
•
i diritti all’informazione e alla consultazione di comitati aziendali e rappresentanze dei
lavoratori devono essere ampliati nel caso di licenziamenti di massa e
delocalizzazioni, e le direttive esistenti devono essere opportunamente modificate;
•
l’autonomia negoziale e i diritti dei sindacati devono essere efficacemente garantiti.
Si esortano gli Stati membri UE e la Commissione UE nonché il Parlamento europeo a:
•
intraprendere una politica sociale europea sul salario minimo stabilendo un salario
minimo sociale per tutti gli Stati membri, per lottare efficacemente contro la povertà,
garantire uno standard di vita adeguato e incentivare l’integrazione sociale;
•
eliminare i rapporti di occupazione scarsamente retribuiti e trasformarli in
occupazione a tempo parziale con piena copertura sociale;
•
limitare rigorosamente gli stage. Gli stage devono essere circoscritti al periodo della
formazione. Il loro contenuto, durata e retribuzione devono essere regolamentati, e gli
stage non possono sostituire posti di lavoro regolari;
•
vietare i contratti a tempo determinato ingiustificati e limitare rigorosamente i termini
che possono giustificare il tempo determinato;
•
istituire il diritto all’occupazione a tempo parziale e al passaggio al tempo pieno, per
garantire in particolare l’equilibrio lavoro/vita privata;
•
istituire il diritto alla formazione continua nei periodi di disoccupazione;
•
regolamentare rigorosamente il lavoro interinale. In particolare deve essere abolita la
possibilità di clausole di negoziazione nella direttiva europea sul lavoro interinale,
affinché il principio “pari salario per pari lavoro e di pari valore nello stesso luogo“ sia
applicato e attuato ovunque. Inoltre alle lavoratrici e ai lavoratori interinali deve
essere garantito un supplemento per la flessibilità.
Evitare gli abusi, tutelare i lavoratori dipendenti
Il dumping retributivo e sociale è per molte lavoratrici e molti lavoratori dipendenti la realtà, in
particolare quando lavorano oltre frontiera come lavoratori autonomi fittizi, lavoratori interinali
o subcontraenti. Sono coinvolti in situazioni di questo genere soprattutto occupati che
vengono distaccati o inviati oltre frontiera tramite l’intermediazione di “agenzie“. Molte
lavoratrici e molti lavoratori dipendenti non parlano la lingua del luogo in cui lavorano e
dispongono solo di scarse informazioni sui loro diritti. Questo aspetto è sfruttato da
intermediari e imprese ai fini del dumping retributivo e sociale. Queste condizioni sovente
indegne di esseri umani sono possibili solo perché le regolamentazioni nazionali ed europee
consentono l’abuso della libertà di stabilimento e di prestazione di servizi.
Negli ultimi mesi si è discusso della cosiddetta direttiva sul rispetto dei diritti. L’obiettivo era
quello di migliorare la tutela di lavoratrici e lavoratori distaccati. Nel corso delle trattative tra
Stati membri e Parlamento europeo molto dell’intento iniziale è andato perduto. Come prima,
i lavoratori dipendenti hanno poche possibilità di imporre ai datori di lavoro il rispetto dei loro
diritti. E non sono regolamentate con sufficiente chiarezza le disposizioni relative al controllo
da parte degli enti competenti.
EFFAT sostiene la libertà di stabilirsi in un altro paese, assumervi un’occupazione, ricevervi
od offrirvi servizi. Ci battiamo per una strutturazione socialmente equa della libera
circolazione dei lavoratori e della libera prestazione di servizi. Rifiutiamo però condizioni di
lavoro prive di dignità. Questo vale per tutti, a prescindere dal fatto che siano sempre vissuti
nel paese ospitante, che siano immigrati o che lavorino come transfrontalieri. Chiediamo pari
salario per pari lavoro nello stesso luogo. Questo è ottenibile solo grazie a regolamentazioni
chiare a favore di condizioni di lavoro e di retribuzione leali. Il nostro obiettivo è di:
•
vietare il dumping retributivo tramite contratti di subappalto;
•
individuare più concretamente e vietare il lavoro autonomo fittizio;
•
limitare i contratti di appalto a catena;
•
rafforzare le rappresentanze degli interessi dei lavoratori e i diritti di codecisione;
•
migliorare la codecisione nell’impresa e la trasparenza della politica aziendale;
•
prevedere gli stessi standard in tutti i luoghi di lavoro;
•
tutelare i lavoratori distaccati e i lavoratori autonomi (fittizi) stranieri;
•
potenziare i controlli.
EFFAT si attende dagli Stati membri, dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo
che gli standard sociali, nonché le condizioni lavorative e retributive vengano portati al centro
delle loro decisioni e così partecipino alla creazione di condizioni eque. A ciò si può arrivare
tramite:
•
fare del lavoro dignitoso un obiettivo centrale della politica europea dell’occupazione,
dell’industria e dei servizi;
•
il rispetto delle condizioni lavorative e retributive nell’assegnazione di appalti pubblici,
grazie a criteri sociali e ambientali vincolanti. Il rispetto delle condizioni lavorative e
retributive, in particolare tramite contratti collettivi rappresentativi e validi in loco, deve
essere prescritto nell’attribuzione di appalti pubblici;
•
il radicamento del principio “pari salario per pari lavoro nello stesso luogo“, per
esempio nella direttiva sul distacco dei lavoratori;
•
l’impegno degli Stati membri all’effettuazione di efficaci controlli sulle imprese che
distaccano lavoratori all’estero e sui loro committenti nel paese della sede e nel
paese ospitante. In nessun caso si possono limitare le facoltà di controllo da parte
degli Stati membri;
•
la possibilità di sanzioni, fino al ritiro dell’autorizzazione all’esercizio di impresa e
all’esclusione dagli appalti pubblici;
•
l’obbligo all’introduzione di una reale responsabilità generale del contraente per le
condizioni lavorative e salariali, che includa la piena responsabilità del committente
principale per l’intera catena dei sub-appaltatori;
l’applicazione del diritto del luogo di lavoro, utilizzando il principio del trattamento più
favorevole, in caso di abuso tramite distacchi fittizi o società di comodo.
Garanzia di informazione e consulenza
I dipendenti che lavorano o desiderano lavorare in un altro Stato membro non necessitano
solo di informazioni relative alle possibilità di occupazione. Hanno bisogno anche di
conoscenze in merito ai diritti dei lavoratori, alla codecisione e al sistema di previdenza
sociale nel paese di destinazione. Inoltre necessitano di consulenza e sostegno
nell’attuazione dei loro diritti nei confronti del datore di lavoro o dell’impresa di lavoro
interinale o di distacco. EFFAT chiede pertanto una migliore attuazione dei diritti di lavoratrici
e lavoratori distaccati e mobili, grazie all’introduzione del diritto all’informazione e alla
consulenza nonché all’istituzione di sportelli di consulenza in tutti gli Stati membri. A tale
proposito rivendichiamo in particolare:
•
che a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori nell’UE deve essere riconosciuto il diritto
soggettivo all’informazione e alla consulenza indipendente. L’obbligo del datore di
lavoro alle delucidazioni in merito al contratto di lavoro o alle condizioni del rapporto
di lavoro in vigore (direttiva 91/553) non è sufficiente. Piuttosto, deve essere garantito
il diritto all’informazione e alla consulenza nel paese di origine e sul luogo di lavoro;
•
un nuovo programma UE per l’informazione e la consulenza a lavoratrici e lavoratori
mobili, nonché l’ampliamento delle offerte esistenti, in particolare nelle zone
transfrontaliere;
•
obbligare tutti gli Stati membri a sostenere l’attuazione dei diritti derivanti dal rapporto
di lavoro sul luogo di lavoro e nel paese in cui ha sede il datore di lavoro.
Responsabilità per gli ideali europei
Il patto fiscale e il tetto del debito pubblico, la deregolamentazione dei mercati del lavoro e la
limatura dei diritti sociali e in particolare anche collettivi hanno portato a una profonda crisi di
fiducia. I sondaggi dell’Eurobarometro mettono in evidenza quanto la situazione sia seria.
Solo circa un terzo delle cittadine e dei cittadini dell’UE nutre ancora fiducia nell’UE. Gli
atteggiamenti euroscettici ed eurocritici sono in aumento. È responsabilità dei legislatori
europei e nazionali evitare che dalla crisi finanziaria ed economica si sviluppi una crisi
dell’idea europea e dello Stato democratico di diritto e sociale attraverso il separatismo, il
populismo e il nazionalismo. L’Unione europea non può essere ridotta alla crisi, perché è un
importante patrimonio storico con enormi potenzialità.
From: NGG
Risoluzione 6
Fermare l’accordo di libero scambio UE/USA TTIP (Transatlantic Trade and
Investment-Partnership – Partenariato transatlantico su commercio e
investimenti)
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
Dallo scorso anno l’Unione europea sta negoziando con gli USA la stipulazione di un
accordo transatlantico di libero scambio. I governi nazionali degli Stati membri hanno
conferito un mandato negoziale in questo senso.
La Commissione europea e i governi nazionali hanno motivato l’avvio dei negoziati TTIP con
gli asseriti effetti positivi di un siffatto accordo, che stimolerebbe la crescita e ridurrebbe la
disoccupazione nell’UE (come pure negli USA).
I sindacati Europei (la CES) finora non hanno fondamentalmente respinto le trattative,
chiedendò però che gli elevati standard sociali ed ecologici raggiunti nell'UE non vengano
compromessi. Si sono inoltre presentati una serie di requisiti irrinunciabili per le trattative, tra
cui:
•
Le trattative devono essere trasparenti e comprensibili. Devono coinvolgere
intensivamente e in permanenza nel processo negoziale tutti i soggetti interessati, in
particolare le parti sociali e altri rappresentanti della società civile.
•
Obiettivo delle trattative deve essere “the best of both worlds“, cioè il recepimento
nell’accordo dello “standard aureo“ di entrambe le regioni.
•
L’accordo non deve contenere clausole di protezione degli investimenti, e questo non
può essere oggetto dei negoziati.
•
L’accordo non deve contenere clausole segrete di composizione arbitrale delle
vertenze che vadano oltre gli esistenti meccanismi giuridici.
•
I servizi pubblici devono essere esclusi dall’accordo.
•
Non ci devono essere ulteriori liberalizzazioni dei mercati finanziari; la liberalizzazione
già attuata in questo settore è stata una delle principali cause della crisi.
•
I settori dell’agricoltura e dell’alimentazione devono essere esclusi dai negoziati.
Dobbiamo rilevare che la Commissione europea e i governi nazionali che la sostengono
evidentemente non hanno intenzione di condurre trattative trasparenti per i propri cittadini e
la società civile. Inoltre l’UE non ha preso le distanze dal progetto di tutela degli investimenti.
Pertanto EFFAT si adopererà, a fianco della CES e nei confronti dell’UE, per sospendere i
negoziati sul TTIP fintantoché non vi saranno garanzie sufficienti che i requisiti
imprescindibili posti dai sindacati saranno rispettati prima, durante e dopo la stipulazione di
qualsiasi accordo.
L’EFFAT rileva che le lavoratrici e i lavoratori del settore alimentare e di quello alberghiero e
della ristorazione traggono particolare beneficio dalla libera circolazione di merci, servizi e
From: NGG
persone, come la conosciamo da tempo nell’UE. Tuttavia anche nell’UE abbiamo dovuto
sperimentare come tale libera circolazione di merci, servizi e persone richieda normative
rigorose per evitare conseguenze come il dumping sociale.
Da: CFE-CGC AGRI, CFE-CGC INOVA, CFTC-AGRI, FGA-CFDT, FGTA-FO
Risoluzione 7
Promozione dei diritti dei lavoratori mediante le contrattazioni collettive
settoriali
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
Il Congresso constata che con il pretesto della crisi economica e finanziaria e degli scarti di
competitività tra paesi, i datori di lavoro e i governi rimettono in causa i diritti sociali e le
remunerazioni dei lavoratori. Queste politiche di livellamento verso il basso delle condizioni
di lavoro e di occupazione vanno in senso inverso a quella coesione sociale che è
condizione indispensabile per la crescita in Europa.
Per i lavoratori, questi attacchi si traducono in una precarizzazione sotto varie forme dei
contratti di lavoro, in un aumento dei carichi di lavoro cui corrisponde un peggioramento delle
condizioni di lavoro, e un'evoluzione delle retribuzioni che sta spingendo una crescente
proporzione di lavoratori con le loro famiglie sotto la soglia della povertà.
In questo contesto, i contratti collettivi di settore, nazionali o territoriali, contribuiscono e
devono contribuire alla preservazione di uno zoccolo duro di diritti per tutti i lavoratori del
settore interessato, indipendentemente dalle dimensioni dell'impresa.
Il Congresso ritiene che l'EFFAT debba rafforzare la sua attività in materia di scambio di
esperienze sulle contrattazioni collettive settoriali e sviluppare la sua assistenza alle
organizzazioni affiliate che intendono instaurare o rafforzare le contrattazioni a livello
settoriale.
Gli scarti di competitività che poggiano in particolare su pratiche esecrabili di dumping
sociale non possono essere riassorbiti né smantellando i diritti dei lavoratori né livellando
verso il basso le loro remunerazioni.
Il Congresso auspica un'armonizzazione verso l'alto delle condizioni di lavoro e di
occupazione, che rientra nel quadro delle proposte della CES per il rilancio delle attività
mediante investimenti massicci e per il sostegno del potere di acquisto.
Ricorda che i Trattati europei stipulano che la contrattazione collettiva è una fonte del diritto
a livello europeo.
Il dialogo sociale deve pertanto divenire uno strumento per la realizzazione di questi obiettivi
e contribuire, attraverso la sottoscrizione di accordi settoriali europei, alla tutela e al
miglioramento dei diritti dei lavoratori della produzione agricola, dell'alimentazione e del
turismo.
Il Congresso ribadisce che il dialogo sociale settoriale partecipa alla costruzione di
un'autentica coesione sociale, indispensabile per ripristinare la fiducia dei cittadini e dei
lavoratori nell'Unione europea.
Risoluzione 8
Per un rafforzamento del dialogo sociale
Mozione per il 4o Congresso EFFAT adottata e sottoposta
dal Comitato esecutivo dell'EFFAT alla sua riunione del 23 settembre 2014
1. I dialoghi sociali (DS) esistono già da decenni nei settori dell’EFFAT: da oltre 50 anni nel
settore agricolo e da 40 anni nel settore dello zucchero, per fare due esempi. Sul piano
istituzionale, tuttavia, il dialogo sociale è stato istituzionalizzato solo nel 1991, con il
Trattato di Maastricht, a seguito di una proposta congiunta delle parti sociali
intersettoriali. Si è trattato di una tappa fondamentale per la consolidazione della
dimensione sociale su scala europea. Da allora, il dialogo sociale è l’espressione del
principio di sussidiarietà, e dunque della convinzione che la politica sociale comunitaria
non è modellata e regolamentata dal solo legislatore. Le disposizioni normative sono il
fondamento di uno spazio europeo di contrattazioni e contratti collettivi, e tengono conto
delle nuove condizioni generali di un’unione economica e monetaria che mettono la
politica tariffaria di fronte a compiti che il livello nazionale da solo non può più garantire.
In questo contesto, le parti sociali hanno ottenuto, come praticamente in nessuno degli
Stati membri, dei diritti di regolamentazione relativamente ampi e delle competenze quasi
legislative.
2. Grazie al dialogo sociale intersettoriale, sono oggi in vigore nell’Unione europea
importanti norme minime sociali, contrattuali e legali negoziate e concluse dalle parti
sociali, come l’accordo sul congedo parentale, gli impieghi a durata limitata o gli orari di
lavoro nel settore dei trasporti. Anche il dialogo sociale settoriale (DSS) ha grandemente
contribuito al miglioramento delle condizioni di lavoro e di assunzione. È per questo che
continuiamo ad avere bisogno dei DSS nei settori dell’agricoltura, dell’alimentazione,
dello zucchero, della ristorazione collettiva e del turismo, anche se finora, come
sindacati, non siamo sempre stati in condizione di arrivare ai risultati concreti di lavoro e
di negoziazione che ci prefiggevamo con i datori. Per noi questo significa che occorre
rafforzare il DS e continuare a svilupparlo: in effetti negoziare con i datori è sempre stato
il cuore dell’attività sindacale, e lo resterà, tanto sul piano nazionale quanto sul piano
europeo.
3. Oggi ci troviamo peraltro a constatare con grande preoccupazione che una parte della
Commissione europea e taluni Stati membri rimettono in questione e intendono
ridimensionare non solo il ruolo, i diritti e le competenze della parti sociali, ma altresì la
loro partecipazione all’elaborazione della politica sociale. Esempi che stanno a
testimoniare tale approccio, sono i tagli della Commissione europea ai budget dei
dialoghi sociali, il rifiuto della Commissione e di taluni Stati membri all’attuazione di un
accordo tra le parti sociali nel settore dell’acconciatura, o ancora le annuali
raccomandazioni specifiche per paese della Commissione europea sull’evoluzione
salariale negli Stati membri, il cui effetto è quello di restringere l’autonomia dei partners
sociali.
Questo vale anche per i dialoghi sociali e i sistemi di contrattazione collettiva che spesso
nei nuovi Stati membri e nei paesi candidati all’adesione si sviluppano assai lentamente.
Molti governi di questi paesi non incoraggiano e non sostengono attivamente la
creazione di DS funzionanti su scala nazionale, benché secondo il Trattato sull’Unione
europea siano tenuti a farlo. Nei fatti, stiamo osservando con preoccupazione la
diminuzione del numero di lavoratori le cui condizioni di lavoro sono regolamentate da
contratti collettivi.
4. Alla luce di questa evoluzione, l’EFFAT sottolinea i seguenti punti:
Siamo preoccupati per l’avvenire del DS in Europa. Serve un dibattito di fondo sul futuro
ruolo del dialogo sociale in Europa. Serve un rilancio del dialogo sociale che consolidi
l’autonomia, i diritti e le capacità delle parti sociali sul piano europeo e nazionale. Uno
degli obiettivi in particolare deve essere che le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori in
Europa siano regolamentate da contratti collettivi. Buoni contratti collettivi sono un
contributo indispensabile alla lotta contro il dumping sociale e per un equo mercato del
lavoro in Europa.
Il dialogo sociale deve essere consolidato in quanto elemento costitutivo del principio di
solidarietà. La Commissione europea deve onorare il suo impegno contrattuale,
sostenere la creazione di dialoghi sociali funzionanti sul piano europeo e rispettare
l’autonomia delle parti sociali. Il dialogo sociale fa parte dell’acquis comunitario,
obbligatorio per tutti gli Stati membri e come tale deve essere applicato. La Commissione
da parte sua ha il compito di fare i modo che i governi dei nuovi Stati membri dell’Unione
europea e dei paesi candidati all’adesione promuovano e sostengano attivamente su
scala nazionale l’istituzione di dialoghi sociali funzionanti e che i paesi sblocchino risorse
sufficienti a sostenerli.
Risoluzione 9
Il 4o Congresso della Federazione europea dei sindacati dei settori dell'Alimentazione,
dell'Agricoltura e del Turismo e settori collegati esprime il suo pieno sostegno alla lotta per la
democrazia e le riforme politiche a Hong Kong. Chiediamo altresì che l'Assemblea nazionale
del Popolo cinese ritiri il piano per le elezioni politiche a Hong Kong approvato il 31 agosto
2014 e si impegni a garantire elezioni politiche libere, eque e trasparenti a Hong Kong.
Vienna, 21 novembre 2014
Risoluzione 10
Il 4o Congresso EFFAT è stato informato dalle organizzazioni affiliate spagnole del tragico
incendio che 16 novembre 2014 ha distrutto uno stabilimento di trasformazione della carne
operato dal gruppo alimentare Campofrio (attualmente il maggior gruppo produttore di carne
in Europa) a Burgos, in Spagna.
Lo stabilimento dà lavoro a quasi mille persone che ora sono seriamente a rischio di perdere
il lavoro.
È vero che la direzione del gruppo, il suo Presidente, nonché le autorità pubbliche hanno
affermato il loro impegno a fare tutto il necessario per ripristinare la produzione non appena
possibile, e comunque non oltre il 2016, e che si sono impegnati a mantenere i contratti di
lavoro.
Tuttavia, considerati detti impegni, il 4o Congresso EFFAT:
1. manifesta pieno appoggio, supporto e solidarietà a tutti i lavoratori colpiti direttamente
o indirettamente dall'incidente;
2. chiede che la direzione centrale, il Presidente del gruppo Campofrio nonché le
autorità pubbliche rispettino gli impegni assunti affinché la ricostruzione dello
stabilimento distrutto abbia inizio non appena possibile e affinché tutti i dipendenti
possano tornare al loro posto di lavoro;
3. chiede che nel periodo di inattività (durante la ricostruzione dello stabilimento) i
lavoratori colpiti possano partecipare a programmi di formazione e istruzione
professionale per migliorare le loro competenze; questo a sua volta avrà sicuramente
un impatto positivo sulla competitività del gruppo e migliorerà la qualità dei suoi
prodotti;
4. adotta e invia la presente risoluzione a tutti i lavoratori dello stabilimento Campofrio di
Burgos distrutto dal fuoco, a tutti i sindacati affiliati all'EFFAT e ai media.
Vienna, 21 novembre 2014
Risoluzione 11
L'EFFAT RIBADISCE LA NECESSITÀ DI ADOTTARE MISURE DI SUPPORTO PER
I LAVORATORI DEL SETTORE AGROALIMENTARE COLPITI DALLE
CONSEGUENZE DEL BOICOTTAGGIO IMPOSTO DALLA RUSSIA CONTRO I
PRODOTTI AGROALIMENTARI LAVORATI IN EUROPA.
Lo scorso mese di agosto, in ritorsione alle sanzioni adottate dall'UE a seguito del
ruolo della Russia nella crisi in Ucraina, la Russia ha imposto un bando totale di un
anno sulle importazioni di tutti i prodotti alimentari deperibili provenienti dai paesi UE.
Secondo l'Ambasciatore dell'Unione europea in Russia, nel 2013 l'UE ha esportato
prodotti agroalimentari per 12.000 milioni di euro.
Per i mesi a venire, la Commissione europea ha messo a punto diversi strumenti mirati
alle aziende agroalimentari colpite dal boicottaggio della Russia nell'intento di mitigarne
gli effetti, il che è comprensibile.
Tuttavia, a tutt'oggi, nessuno dei meccanismi approntati per il settore agroalimentare
prende in considerazione una compensazione per i tagli salariali che hanno colpito i
lavoratori.
Non è accettabile che l'anello più debole del sistema agroalimentare, ossia i suoi
lavoratori, si trovi a pagare, in conseguenza di decisioni politiche, il prezzo di questa
situazione – in certi casi lavorando meno, in altri casi senza ricevere una qualsiasi
compensazione dal proprio paese o dalla propria azienda e, nei casi peggiori,
perdendo il salario.
L'EFFAT si rende conto peraltro che non è corretto finanziare gli aiuti con altre risorse
quali i fondi europei stanziati per la PAC, che sono destinati ad altre finalità, perché le
cause della situazione sono in effetti politiche e non direttamente correlate al settore.
Per l'EFFAT è indispensabile che la Commissione europea si attivi concretamente e
immediatamente onde:
1.
cambiare le regole adottate per alleviare gli effetti del veto russo ai prodotti
agroalimentari europei, includendo nel novero di chi può attingere alle misure
adottate e agli aiuti economici i lavoratori del settore agroalimentare;
2.
istituire degli osservatori – uno a livello europeo e altri nei paesi più colpiti. In
queste strutture dovrebbero sempre essere presenti i soggetti sociali ed
economici più rappresentativi del settore. Tra l'altro, queste strutture di controllo
dovranno analizzare e monitorare l'impatto del boicottaggio e avanzare le
proposte del caso.
Nel rispetto del contenuto della presente risoluzione, il 4o Congresso EFFAT, riunito a
Vienna il 20 novembre 2014, conferisce al Segretario generale dell'EFFAT pieno
mandato per la creazione di un comitato interno specifico, nonché per trasmettere le
due proposte di cui sopra, per iscritto e di persona, al Commissario europeo
responsabile per l'Agricoltura, alla Commissione AGRI del Parlamento europeo,
nonché a Maurizio Martina, Presidente del consiglio dei Ministri dell'Agricoltura dell'UE
per il semestre in corso.
Vienna, 20 novembre 2014