i racconti dei postini spaccati del bel paese
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i racconti dei postini spaccati del bel paese
L’ECO DI BERGAMO 53 VENERDÌ 28 OTTOBRE 2016 CulturaeSpettacoli [email protected] www.ecodibergamo.it L'INTERVISTA ANGELO FERRACUTI. Lo scrittore sarà oggi a Nembro e domani a Leffe, per il Festival Presente Prossimo I RACCONTI DEI POSTINI SPACCATI DEL BEL PAESE VINCENZO GUERCIO Italia raccontata dai portalettere. Testimoni, attori, termometri dello stato del Paese, nonostante le mail. L’Omero dei postini nostrani è Angelo Ferracuti, scrittore fermano, autore di «Andare, camminare, lavorare» (Feltrinelli, 2015) e prossimo ospite, oggi alle 20,45, della Biblioteca di Nembro; domani alle 18, all’auditorium Pezzoli di Leffe, di Presente Prossimo, festival dei narratori italiani che si svolge in diversi comuni. Un reportage «vecchio stampo», alla maniera dei Guido Piovene («Viaggio in Italia») o Mario Soldati; un’istantanea sul Paese reale, inseguendo scooter dei portalettere, dalle Alpi alla Sicilia. Nonostante non arrivi più la «bella vecchia posta» di un tempo, ma solo cartelle esattoriali, bollette, pubblicità, quella del postino, racconta Ferracuti, è ancora «una figura identitaria sentita, soprattutto, ma non solo, nelle piccole comunità. Svolge talvolta, persino, una funzione etica: il postino di Alba si è offerto volontario per consegnare la posta al campo rom». Da Chamoix, paesino valdostano che pare un piccolo mondo antico, che pare si sia fermato nel tempo, a Mirafiori sud, dove «ho colto uno spaccato della crisi del torinese, per via della disoccupazione, delle macerie lasciate dalla Fiat». A Firenze «ho raccontato la zona del mercato di san Lorenzo, trasformata completamente. Non c’è più un fiorentino che vende: tutti stranieri, di tantissime etnie diverse». E, più in generale, «lo spo- L’ R+pcC89XhKxPGxh78LrQL1VV5gykYzHs4al9hfJ+Mnk= Nel postino-Troisi i tratti comuni a tanti portalettere: conoscitori del territorio e figure identitarie Il Festival Presente Prossimo Raffica di incontri con gli scrittori Presente Prossimo, festival del narratori italiani promosso dal Sistema bibliotecario Valle Seriana e dal Sistema culturale integrato della bassa pianura bergamasca, è il principale festival letterario in Lombardia, ed uno dei maggiori in Italia, fra quanti non si svolgono in una grande città. Quest’anno, ulteriormente allungato il suo cartellone, da ottobre a marzo. Nella scorsa edizione, dalla costola di Presente Prossimo, è nato, a cura di Fabio Cleto, dell’Università di Bergamo, Alfabeto del Presente, serie di incontri con professori universitari, critici, saggisti, che si sforzano, nel segno di una parolachiave, di dare una lettura di alcuni aspetti della contemporaneità. Il calendario di Presente Prossimo prevede 17 incontri, quello di Alfabeto del Presente 9. Tra i quali, oggi, ore 20,30, ad Alzano (sala consiliare del municipio), con Marco Aime, associato di Antropologia culturale all’Università di Genova. La sua riflessione ruoterà attorno al tema del «Confine». Venerdì 4 novembre, ore 20.30, all’Auditorium della biblioteca di Villa di Serio, Gianni Mura, la più nota firma, in Italia, del giornalismo sportivo su carta, parlerà, ovviamente, di sport. Sabato 5 novembre, ore 18, nello stesso auditorium, interverrà Stefano Valenti, che, con «La fabbrica del panico» (Feltrinelli, 2013), ha vinto Campiello e Volponi Opera Prima 2014, e il Premio Nazionale di Narrativa Bergamo 2015. Tra i protagonisti degli incontri successivi, Simonetta Agnello Hornby (12 novembre, Albino) e Andrea De Carlo (3 dicembre, Ponteranica). L’EVENTO MOLTE FEDI Cantici e libri sapienziali Una notte di lettura continua P oteva sembrare un azzardo, in autunno inoltrato, anche solo pensare ad una notte intera di lettura continua dei testi sacri, invece, è entrata nella tradizione di «Molte fedi sotto lo stesso cielo». Anche quest’anno, sotto la tenda alle- stita appositamente per la rassegna culturale delle Acli provinciali di Bergamo nel cortile della biblioteca Caversazzi di via Tasso 4, centinaia di cittadini, non solo di fede cattolica, si ritroveranno per leggere parte della Bibbia. Quest’anno saranno letti i libri sapienziali, si inizierà oggi alle 17.45 con il Cantico dei Cantici per concludere con il Qohelet alle 11 di mattina di domani. Due anni fa furono letti i Salmi, mentre nella passata edizione i Vangeli sinottici. Grazie al successo riscosso nelle precedenti edizioni, anche quest’anno la lettura non avrà interruzioni nemmeno a polamento della città», resa tra invisibile e invivibile dal turismo di massa. I portalettere sono «grandi conoscitori del territorio»: a Monterosso il postino è lì da trent’anni; scherzosamente cercava di seminarmi, poi si è fermato mezz’ora a parlare con una vecchietta: «Dovevo ascoltare, perché la signora sta perdendo il fratello. Sai, io sono uno del tessuto». Il postino, in tanti luoghi d’Italia, è «uno del tessuto». Mimmo, portalettere dei Quartieri spagnoli a Napoli, è radicatissimo. Lì, dice, «è tutto ‘nu teatro». Chissà se è fioritura poligenetica, o citazione da Eduardo:«Napule è ‘nu teatro antico, sempre apierto». Mimmo poteva essere trasferito nel paese della costiera dove vive ma ha deciso di rimanere lì:«Questo è il mio mondo». Un mestiere particolare: «quando arrivi a San Luca, capitale mondiale della ‘ndrangheta, sembra un paesino tranquillo; ti notte inoltrata. La scelta di leggere i libri sapienziali è dettata dalla ricerca all’ineludibile domanda biblica «Dov’è tuo fratello?», tema dell’anno di tutta la rassegna. Alle centinaia di cittadini bergamaschi che hanno risposto all’appello delle Acli per leggere una piccola parte si sono aggiunte anche personalità come il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, il vicario generale della Diocesi, mons. Davide Pelucchi, e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Tanti anche i giovani degli oratori, delle Acli, dei gruppi scout dell’Agesci, gli studenti di alcune scuole cittadine, i ragazzi del Patronato San Vincenzo. Sa- avvicini e capisci che è tutt’altro che tranquillo, ci cuociono dinamiche speciali. Sono stato percepito come un corpo estraneo». La postina, allora, si è inventata, d’istinto, tutto un codice cerimonioso, per poter comunicare: «Signora, buongiorno, come sta?». Un po’ come allo Zen: «Non ci sono i campanelli, li portano via. È tutto orale, i venditori passano con l’altoparlante. Il portalettere deve urlare». Ai piedi dell’Etna, gli abitanti hanno un rapporto viscerale con il vulcano. Il portalettere: «Per me è un po’ come una Mecca. Anche quando sto in un’altra parte del mondo ci penso». Una sintesi? «Ero partito molto pessimista. Invece ho trovato un’Italia bellissima, diversissima, ricchissima di tante cose: storia, cultura, arte. Che resiste nonostante la crisi, specie dove la crisi c’è sempre stata. Al Sud c’è più resilienza. Quando faccio le dediche scrivo sempre: “Con speranza”. I centri più popolari -Bari vecchia, Genova-, i piccoli borghi resistono alla globalizzazione/ omologazione, tentano di mantenere un conio identitario. Come un ex portalettere del Montefeltro, personaggio incredibile, che andava a consegnare la posta a cavallo, vestito da sceriffo, e con una pistola (vera)». L’ultimo libro di Ferracuti è «Addio - il romanzo della fine del lavoro» (Chiarelettere, 2016): una ricerca sul campo nella Sardegna della crisi, nella provincia «più povera d’Europa»: il SulcisIglesiente. Dove, finita la civiltà e cultura delle miniere, si è tentato di impiantare un polo dell’alluminio. Poi Alcoa, storia nota, ha spostato la produzione. «L’attività industriale ha distrutto tutto il resto: una situazione terribile ma istruttiva dal punto di vista sociale. Ho raccontato quello che succede quando finisce il lavoro. Un nefasto effetto-domino che fa aumentare alcolismo, dispersione scolastica, malattia mentale, gioco d’azzardo. Il 40% delle risorse spese a Iglesias finiscono nelle slot machine. Non c’è niente. Quel poco lo spendi per il telefonino all’ultima moda o per tentare la fortuna. Chi perde il lavoro perde identità sociale». ©RIPRODUZIONE RISERVATA ranno presenti anche i deputati Antonio Misiani e Elena Carnevali, la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Patrizia Graziani e tanti altri. La lettura avverrà anche in più lingue, dando spazio ai cittadini bergamaschi di origine straniera: tra le lingue più «lontane» lo swahili, l’arabo e l’hindi. Durante la lettura ci saranno anche intermezzi musicali e testimonianze di Giusi Quarenghi, Eva Mangialaio, Corrado Callierotti, don Leone Lussana e Oscar Locatelli. Il tutto si concluderà con un concerto di ottoni degli studenti dell’istituto musicale Secco Suardo. «Dal miracolo economico alla crisi» Ne parla Berta Al Mutuo Soccorso Il nostro immaginario, nonostante tutto, è ancora legato al «miracolo economico», alla crescita anni Cinquanta-Ottanta, ai vari «sorpassi» di Inghilterra (e Francia) e insediamenti sul trono di quinto (o quarto) Paese più ricco del mondo. Ora, bisogna guardare in faccia «Il declino italiano», nello sforzo di vederne «Origini e vie d’uscita». Questo il titolo del ciclo di conferenze organizzato da Centro culturale NuovoProgetto e Fondazione Zaninoni, che propone, oggi alle 18, alla sala Zaninoni del Mutuo Soccorso (via Zambonate 33), il secondo appuntamento della rassegna con Giuseppe Berta, associato di Storia contemporanea alla Bocconi di Milano, membro del comitato scientifico della Fondazione Feltrinelli, già direttore, dal 1996 al 2002, dell’Archivio Storico Fiat. Berta, specialista di storia dell’industria, tratterà di «Crisi e trasformazione del Nord Italia». Argomento cui lo storico ha dedicato il libro «La via del Nord. Dal miracolo economico alla stagnazione» (il Mulino, 2015). E le tesi non solo consolanti: «La società settentrionale», secondo l’autore, «ha perso il proprio carattere più esemplare, cioè l’essere il motore dello sviluppo del paese, capace non soltanto di additare un percorso di progresso, ma di convogliare lungo il cammino della crescita parti del resto d’Italia». Ora «il più solido stereotipo del Nord – il pensare se stesso come area forte tra le aree forti d’Europa – non esiste più, dissolto come le virtuose pratiche civili di cui si credeva un tempo depositario». L’ultimo libro di Berta, dal titolo, di nuovo, non proprio consolatorio, è «Che fine ha fatto il capitalismo italiano?» (Il Mulino 2016). V. G. Miniature di una Bibbia