lo sfogo del ctd - cisl poste siracusa
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lo sfogo del ctd - cisl poste siracusa
LA DENUNCIA Estate, la "Posta" è lumaca di Simone Bussola 3 4 Letto: 76 Verona 18 Luglio 2007 ore 17:59 Col caldo e l’estate, ormai è abitudine da qualche anno, arrivano le lamentele riguardanti l’inefficienza ed i ritardi postali. Giornali che non arrivano, bollette scadute, cartoline mai giunte a destinazione e chi più ne ha più ne metta. Certo, la gente si lamenta ed ha tutte le buone ragioni di farlo. Anche perché, alla fine, chi paga questa situazione è sempre il cittadino comune, o, per dirla in altri termini, il popolino. Ma perché nel periodo estivo, da qualche anno a questa parte, avviene puntualmente tutto ciò? Io lavoro in posta, sono un precario trimestrale (“razza” ormai diffusissima, soprattutto dopo la suddetta “Legge Biagi”) e posso portare qui la mia esperienza. Quest’estate ho cominciato a ri-svolgere il mio lavoro di portalettere in un paese in cui non ero mai stato prima e che non conoscevo quasi per niente. Quando sono arrivato, mi sono trovato davanti questo quadro: cinque scatoloni pieni di posta arretrata, una cartina della zona in questione ed un “buon lavoro” da parte del responsabile. All’inizio nessuno che mi spiegasse nulla, poi, dopo un paio di giorni in cui stavo letteralmente impazzendo, ecco un’anima pia (trimestrale pure quella, pensa a volte la solidarietà che vuol dire e da dove arriva…) che viene lì nel mio angolino e mi dice: “Come va qua, eh? Un bel casino immagino”. Ed io: “Eh, immagini bene, nessuno che mi spiega un cazzo, un caldo della malora, una zona estesa e piuttosto intricata...”. Allora quel generosissimo ragazzo ha chiesto se poteva venire con me ad insegnarmi la zona per bene (lui l’aveva già fatta e la conosceva). Vien da sé che, facendo questo, a lui toccava il doppio lavoro di fare le sue vie, oltre che parte delle mie. Sta di fatto che dopo quel giorno per me è andata sempre meglio. Ora la posta riesco a portarla praticamente sempre tutta ed in orario. Ah, a proposito di orario: dopo i primi giorni in cui, ovviamente, facevo sempre due ore di straordinari, mi è stato riferito che non mi verranno nemmeno pagati perché è stato recentemente firmato un accordo, il quale dice che un trimestrale non ha il diritto di ricevere i “soldi straordinari” del primo periodo lavorativo in quanto è “ovvio” e “normale” che essi vengano fatti. Il lasso di tempo in questione dura per l’esattezza dieci giorni. Non male se pensiamo che il contratto ne prevede novanta… In realtà ci sarebbe un periodo che prevede almeno tre giorni di “affiancamento” (vale a dire, il nuovo assunto segue per questo periodo un portalettere, il quale ha il compito di spiegargli la zona portando con lui la posta), ma in moltissimi uffici questa è una pura utopia e semplicemente non si fa. Insomma, i magnifici alti dirigenti delle Poste Italiane, prima creano i presupposti per incasinarti il lavoro, ma questo casino te lo fanno pagare comunque a te. Non è finita. Qualche giorno dopo il mio arrivo, quando ormai la mia situazione si era stabilizzata, ecco che ben altri quattro trimestrali se ne andarono per la scadenza del loro contratto. Al loro posto altri quattro giovanotti precari, che oltretutto mai avevano lavorato come portalettere. Vale a dire, ragazzi che, oltre presumibilmente a non conoscere la zona (nessuno di loro abita in quel paese), non sapevano nemmeno come ci si dovesse muovere e cosa si dovesse fare, per esempio, nel caso capitasse loro di far firmare una raccomandata. Come si è mosso l’ufficio con loro? Una spiegazione veloce, la solita cartina del percorso ed, ovviamente, l’ennesimo “buon lavoro”. Tutto è stato dato per scontato, insomma. Risultato: altri chili di posta arretrata accumulata in pochi giorni (tra cui raccomandate, prioritari e giornali) ed altre lamentele (ovvie e sacrosante) da parte dei cittadini. Ma davvero, non mi pare giusto dare la colpa a ‘sti poveri nuovi arrivati, anche perché il suddetto “culo” se lo sono fatti, eccome. Basti pensare che l’orario normale di un portalettere è di 6 ore giornaliere; loro hanno lavorato per quasi una settimana dalle 9 alle 12 ore! Ed assicuro che sotto il sole non è piacevole, dopo un po’ non capisci letteralmente più nulla. Certo, di lì a qualche tempo la situazione si è più o meno stabilizzata anche per loro (o, meglio, per quelli che sono rimasti, si intende…); ma, mi chiedo, come si fa a lavorare in questo modo!? E chiedo a tutti voi, come vi sentireste se, dopo dieci giorni così, arriva uno e vi dice: “Ah, gli straordinari che hai fatto finora non ti verranno pagati”? Oltretutto, qualche tempo fa ho letto su un giornale locale che l’”azienda” (mamma mia, che bruttissimo termine!) “Poste Italiane” gode di ottima salute ed è in “attivo” di circa un miliardo di euro! Ma come cazzo si fa!? Come si può accettare una situazione del genere!? Mi sono chiesto innanzitutto dove e a chi vanno questi soldi. Non sono certo indirizzati verso nuove ed immediate assunzioni a tempo indeterminato (cosa che farebbe felici molti cittadini, - molti di coloro a cui porto la posta mi chiedono continuamente quando verrò assunto definitivamente perché "Non ne possiamo più di 'sto cambio continuo di postini e di 'sta posta che ci arriva ad intermittenza" - oltre che parecchi precari, tra cui il sottoscritto) e nemmeno a migliorare le strutture postali (dovete sapere che moltissime, la maggior parte probabilmente, almeno qui nel Veneto, non sono “a norma”). La risposta è ovvia: l’aumento di stipendio riguarda i quadri più alti, i dirigenti delle “Poste Italiane” insomma. Sul “Sole 24 ore” di tre o quattro giorni fa c’era scritto che sarà presto firmato un nuovo accordo: esso prevede degli “incrementi di 160 euro (annui), più efficienza e flessibilità”. Il giornale di Confindustria descriveva questo nuovo ed imminente contratto come un affarone per tutti. Bene, andiamo allora ad analizzare i termini dello stesso: gli incrementi sono di 100 euro, più altri eventuali 60 di incrementi tra buoni pasto (che nessuno usa, almeno tra i colleghi con cui ho finora lavorato, e non sono pochi), previdenza complementare (ma nessuno spiega quando e a chi eventualmente essa verrà data) ed indennità varie per quadri e consulenti finanziari (dunque qui il portalettere o il normale impiegato allo sportello non verrà minimamente toccato dagli aumenti). Ci saranno pure 240 euro “una tantum” per i 150.000 dipendenti delle Poste. Ma che vuol dire? Nessuno che spiega come, perché e soprattutto quando essi verranno dati. Tutte informazioni generiche dette o scritte con un entusiasmo immotivato. Come sempre succede nel giornalismo italiano. Giornalismo che dovrebbe informare ed invece pubblicizza perennemente fumo. D’altronde il giornalista italiano è sempre più a servizio del suo padrone e sempre meno della gente. Ma Confindustria e sindacati sembrano per l’ennesima volta essere contenti e soddisfatti della nuova situazione che si affaccia all’orizzonte. Situazione della quale loro sono i primi responsabili, naturalmente. È bene ricordarselo. Oltre a tutto questo, però, il “Sole 24 ore” non spiega a sufficienza cosa si intende per “maggiore flessibilità”. Che vuol dire? Non si legge, o perlomeno non si capisce da quell’articolo. Il vocabolario dei sinonimi e contrari mi dà due termini per descrivere il concetto di “flessibilità”: essi sono “pieghevolezza” e “docilità”. In altre parole, il lavoratore dovrà piegare il capo ad ogni ordine e dire sempre “sì”, possibilmente senza porre condizioni. Ecco cosa significa efficienza nell’èra moderna: trasformare l’uomo in un lavoratore ed il lavoratore in una macchina sempre più priva di coscienza. Il problema è che ci stanno riuscendo… Complimenti! 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