Tendenze Abiti, viaggi, cibi, oggetti: e` il marketing

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Tendenze Abiti, viaggi, cibi, oggetti: e' il marketing che detta i
gusti e gli stili L'OMBELICO VA E VIENE I LIBRI
Pubblicazione: [07-07-2007, TUTTOLIBRI, NAZIONALE, pag.8] Sezione: TUTTOLIBRI
Autore: MARRONE GIANFRANCO
GIANFRANCO MARRONE Negli Anni Sessanta la moda mostrava le gambe
delle donne, nei Settanta il seno, adesso la pancia. Sono i jeans
a vita bassa che dilagano a piu' non posso, con conseguenze non
sempre esteticamente rilevanti ma di sicuro impatto per un occhio
- il nostro - ormai abituato a tutto e a di piu'. Problema: chi lo
ha deciso? Un gruppo di stilisti sadici che per glorificare il
ventre piatto di quattro modelle anoressiche fanno soffrire milioni
di fanciulle troppo in carne e i relativi fidanzatini? Una specie
di occulta decisione dell'alto - fascista, si sarebbe detto una
volta - che il popolo bue ha subito passivamente, per giunta
credendo di seguire invece i propri gusti piu' intimi e personali?
Oppure no, si tratta di un'abitudine che dal basso s'e'
progressivamente imposta verso le alte sfere della creazione
vestimentaria, come a comprovare con la marchiatura d'una griffe il
sicuro senso dell'abbigliamento e le relative pratiche seduttive
delle donne d'ogni credo e colore? Diatriba vecchissima, questa
dell'alto e del basso nella moda, e dunque da tempo superata dal
buon senso, che - seppur stancamente - ha stabilito come in fondo
si tratti di una normale dialettica fra opposti, di una spirale
senza origine e fine fra gusti individuali e codici sociali, modi
personali di vestire e proposte creative che variano ogni stagione.
Cosi', quando una donna (o un uomo, ovviamente) sceglie un vestito,
segue volente o nolente <<quel che va>> in quel momento.
Parallelamente, quando uno stilista propone una nuova linea, lo fa
solo dopo aver colto nell'abbigliamento della gente comune (o,
come si dice, <<da strada>>) le tendenze piu' interessanti e
innovative. Tutto risolto, sembra dunque, se non fosse che dal
campo in fondo limitato dell'abbigliamento la questione e' ormai
da tempo rimbalzata in quello del marketing in generale, dunque
pressoche' in tutti i possibili settori merceologici:
dall'arredamento alle autovetture, dalla tecnologia al cibo e alle
bevande, dai viaggi alla cosmetica e cosi' via. La moda, con le sue
leggi tanto arbitrarie quanto necessarie, ha permeato da tempo
qualsiasi aspetto e momento della nostra vita quotidiana, imponendo
un'uniformazione dei gusti che fa pendant con la necessita' di
continue trasformazioni. Ed e' normale che gli esperti di mercato
e di consumi, alla continua ricerca di nuovi beni e nuovi servizi
da proporre ai cosiddetti consumatori, seguano queste tendenze del
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gusto, provando soprattutto a ricostruire le regole che le rendono
cosi' necessarie ai singoli individui. La cosa si complica
ulteriormente se si pensa al ritmo frenetico di tali
trasformazioni: non appena un prodotto e' lanciato sul mercato, ecco
che gia' viene superato da un altro; non appena un nuovo stile di
macchine, o di piatti, o di viaggi s'impone alle masse, ecco che
<<non va piu'>>, pronto a essere sostituito da un altro possibile,
e poi da un altro ancora, e cosi' via. Non solo la rapidita'
dell'innovazione e' micidiale, ma ad appropriarsi delle leve del
gusto - determinando volta per volta le tendenze cool - sono ormai
le generazioni di giovanissimi: dodici e tredicenni che, pregni di
una cultura post-mediatica e internettiana, stabiliscono giorno per
giorno quel che e' in e quel che e' out, influenzando via via le
generazioni piu' avanzate d'eta', e facendosi bellamente imitare
da stilisti di tutti i tipi. Insomma, si pone il problema serissimo e complesso - di prevedere il futuro: di studiare il
presente per cogliere in esso i germi di quelle che saranno le
tendenze prossime (spesso trasversali) nei vari aspetti della
esperienza d'ogni giorno. La sfera di cristallo della maga d'un
tempo e il mazzo di carte del ciarlatano televisivo cedono il
posto ai seriosi studi di marketing, con tutti i problemi di
efficienza ed efficacia che ne derivano. Esplode il problema di un
metodo che possa realmente dire qualcosa su cio' che vorra' e
preferira' la gente da qui a qualche stagione. Due libri recenti
provano a impostare la cosa in termini semiotici, a partire dal
principio che i meccanismi del desiderio non vertono sulle cose ma
sui loro significati sociali, dunque sui segni e sui linguaggi che
circolano nella nostra cultura. Hot spots e sfere di cristallo va
fondo con modelli e proposte innovative, grazie al lungo e
paziente lavoro professionale e accademico dell'autrice, Giulia
Ceriani, che in Italia e' certamente un'autorita' in materia.
Leggere le tendenze, curato da Gianpaolo Proni, propone una serie
di interventi di professionisti diversi che tornano sul problema a
partire da prospettive diverse come l'estetica (Carmagnola), il
marketing (Gnasso, Gobbi e Morace), il design (Lanzone), la
semiotica (lo stesso Proni). La sfida e' aperta: a noi saperci
difendere.
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