02 - Chi e` lo sceneggiatore

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02 - Chi e` lo sceneggiatore
35 millimetri di carta
di Francesco Bicchieri
02 - Chi e' lo sceneggiatore
Il pubblico non ne sa nulla di chi scrive per il cinema. Conosce, o crede di conoscere, tutto su come
lavorano i registi. Pensa che gli attori abbiano il ruolo decisivo e più importante nel decretare il
successo di un film. Crede insomma che per fare un film bastino attori e registi. Il mito del cinema
si costruisce su di loro. Fine della storia.
Non è proprio così, la realtà è un’altra. Ancor prima del casting, dei movimenti di macchina, delle
inquadrature, delle dissolvenze, ancor prima di tutto il lavoro sul set, del come reperire
finanziamenti per realizzare un film, a monte di tutto questo c’è un lavoro senza il quale tutti gli
altri lavori non potrebbero esistere nella realizzazione di un film: la scrittura cinematografica, cioè
la sceneggiatura del film, le fondamenta su cui poggerà l’intera impalcatura del film.
Quasi tutti i manuali che parlano di scrittura cinematografica iniziano definendo la sceneggiatura.
Lo faremo anche noi, ma non subito. Prima di capire cosa sia una sceneggiatura, è invece
importante comprendere chi sia uno sceneggiatore. Spesso si dimentica che per realizzare un film
occorrono persone davvero uniche, che abbiano il coraggio, la forza e la capacità intellettuale di
concepire e scrivere storie particolari, prorompenti, vigorose.
Sicuramente lo sceneggiatore è una persona particolare. Soltanto uno sceneggiatore può scrivere
una sceneggiatura. Questa affermazione può sembrare una tautologia, e forse lo è. Ma se vi dico che
solo un poeta può scrivere poesie, vi sembrerà altrettanto scontato? Guardiamo la questione da un
altro punto di vista: può un individuo che non abbia una visione poetica della vita, scrivere poesie?
Certamente no, esistono qualità umane pregresse indispensabili per scrivere una poesia, un
romanzo, un film. Ed è da queste qualità che bisogna partire innanzitutto: la prima cosa da fare
quindi è un’analisi di se stessi, capire chi siamo, quale visione abbiamo del mondo che ci circonda e
che poi impregnerà immancabilmente le caratteristiche nei nostri personaggi.
Il primo occhio sul film, che di per se stesso è un mondo alternativo a quello reale anche quando
cerca di riprodurlo, è sicuramente l’occhio della mente dello sceneggiatore, che scruta quanto lo
circonda per estrapolarne elementi interessanti per essere in seguito raccontati e sceneggiati. Il
racconto cinematografico vero e proprio avviene solo dopo un’elaborazione interiore.
Concentriamoci su di noi allora, su chi siamo. Scrivere sceneggiature prima ancora che una tecnica,
un mestiere, una professione è un’inclinazione, una necessità dell’anima, un modo di osservare la
realtà con occhi del tutto particolari. Esattamente come non si può essere poeti se non si ha una
visione poetica della vita, scrivere sceneggiature è soltanto la sintesi finale di un’esperienza, di un
vissuto, di un background che nasce da lontano e prescinde da qualsiasi nozione cinematografica.
Prima ancora di capire se sarete in grado di scrivere una scena, un dialogo, una sceneggiatura,
cercate di capire se siete, e in che misura, potenziali sceneggiatori. Potrebbe darsi che possediate già
alcuni dei tratti caratteristici dello sceneggiatore, anche se non vi è mai passato per la mente di
scrivere neppure una riga per il cinema. Che rimanga tra noi: sono in molti che da una vita tentano
disperatamente di scrivere sceneggiature ma non ci riescono perché non hanno talento: vorrebbero
volare ma non hanno le ali. Se dopo questa “lezione” si scoprisse che invece voi le ali le avete?
Lascereste perdere? O vi verrebbe voglia di volare, o anche semplicemente di passeggiare sul
cornicione della vostra finestra per vedere come è fatto il mondo che sta oltre?
E ora una piccola traccia per scoprire cosa vuol dire essere sceneggiatori.
Un bravo sceneggiatore è prima di tutto un individuo vivo, sensibile, non superficiale. Vivo
significa che si pone al centro del mondo ed è informato, o vuole informarsi, su ciò che lo circonda,
dagli argomenti più alti e impegnati, fino ai più bassi e frivoli: entrambi hanno pari dignità per uno
sceneggiatore e sono una ricca fonte di ispirazione e di creazione dei personaggi che animeranno le
sue storie. Per sensibile si intende in grado di percepire le sfumature di un fenomeno, coglierne le
eccezioni che ne smentiscono le regole, i mutamenti che generano i conflitti prima che diventino
palesi a tutti. Non superficiale vuol dire che non segue l’opinione più scontata, più massmediatica,
più consona alla moda. Il cinema, se ci pensate, racconta quasi sempre la diversità, la ribellione, lo
scarto, l’allontanamento dalla norma consolidata, dai canoni stabiliti, dai comportamenti
uniformanti.
Uno sceneggiatore deve inoltre saper scrivere correttamente, sintassi e lingua senza cadute, stile
gradevole e accattivante, anche se non eccessivamente elaborato. Per scrivere un film non occorre
essere grandi letterati, basta possedere una corretta capacità di scrittura.
Chi scrive per il cinema deve poi ovviamente conoscere il “mezzo”, il cinema appunto, e le sue
tecniche. Deve aver un’infarinatura sui principi generali della regia, sulle inquadrature, sulle
possibilità espressive della cinepresa e sui principali problemi di produzione di un film. Questo non
vuol dire però essere insopportabili cinefili o conoscere tutto delle tecniche di regia, anche se la
sceneggiatura è spesso il primo passo, e forse il più logico, per giungere poi alla regia.
Per inciso molti registi hanno battuto tale strada – in Italia Monicelli, Scola e Steno tanto per fare
qualche nome; in America tra gli altri Coppola, Milius e Wilder. “Nessuno è perfetto”, la
famosissima battuta finale di A qualcuno piace caldo, sarebbe stata mai detta se Wilder non fosse
stato sceneggiatore prima che regista? Quella battuta, una precisa tecnica di scrittura che
analizzeremo in seguito, è ormai parte della storia del cinema, quello con la maiuscola. Quel film
viene ricordato per quella battuta scritta in sceneggiatura, non certo per le riprese cinematografiche
del film.
Ma tornando alla figura dello sceneggiatore, non si deve dimenticare che egli ha sempre voglia di
raccontare e ascoltare storie: storie viste al cinema, lette sui libri, rubate per strada. Se vi interessa
conoscere quello che accade agli altri e il perché accade; se siete attenti, direi attratti dalle persone
che vi circondano, per strada, a scuola, in ufficio, dai loro modi, inflessioni e comportamenti; se
siete portati a immaginarvi una storia, uno sketch, un dialogo che li veda protagonisti nel bene o nel
male, allora forse non potrete far altro un giorno che scrivere un film o quantomeno un soggetto,
che è nient’altro che il racconto di un film.
L’ultima, ma non meno importante, qualità dello sceneggiatore è l’umiltà e la generosità. Umiltà
nell’apprendere continuamente. Per scrivere una storia che sia efficace e che interessi non dico il
pubblico ma anche soltanto voi stessi occorre allenamento continuo, ferrea volontà e capacità di
concentrazione. Occorre inoltre non prendersi mai troppo sul serio, cosa rara nel cinema, perché
non si impara tutto in un giorno e non si smette mai di apprendere in questo campo. Non esiste
nessuna sceneggiatura che non possa essere migliorata con un’ulteriore stesura perciò non è il caso
di vantarsi eccessivamente del lavoro già fatto.
Infine occorre generosità nell’offrire al regista il vostro sforzo creativo che vi ha tenuti incollati alla
sedia per mesi, il quale realizzerà un film nel quale ritroverete solo in parte ciò che avete
faticosamente pensato e scritto. La sceneggiatura non è il lavoro finale, è solo la prima pietra,
fondamentale ma sempre e solo la prima, dell’edificio-film. Probabilmente la realizzazione
cinematografica della vostra sceneggiatura sarà in parte diversa da quella che avevate immaginato
(ragion per cui molti sceneggiatori passano poi alla regia, per poter realizzare fedelmente la propria
sceneggiatura). Dovrete farci l’abitudine a vedere il vostro lavoro sminuito, alterato, mal
interpretato. Non accade sempre, ma accade spesso. Se vi manca tale generosità dedicatevi ad altro,
magari alla narrativa pura. Solo in quel caso l’autore può esprimere interamente se stesso. Ma
questo se stesso non lo può condividere con nessuno. Nel cinema, al contrario, il lavoro è sempre e
comunque lavoro di gruppo, un’intera troupe è al servizio del film: ognuno offre la propria
professionalità al servizio di un qualcosa che una volta realizzato diventa altro da noi, una realtà
diversa, una creazione superiore, che vive di luce propria. Questo qualcosa è il film per il quale
avete pagato il biglietto.
Nel prossimo appuntamento daremo una definizione della sceneggiatura e spiegheremo come essa
si inserisce nelle problematiche e negli equilibri di produzione di un film.