17684_INT@52-57 Capobussi

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17684_INT@52-57 Capobussi
OBIETTIVI
Cosa su cosa?
Conviene montare ottiche di
ieri su reflex digitali di oggi?
Funzioneranno AF ed
esposimetro? Vediamo le
unioni caso per caso,
iniziando con un corpo Canon
(Prima parte)
iamo stati presi da un dubbio. Ha forse ragione chi dice che si è sostanzialmente
esaurita la possibilità di montare
gli obiettivi di ieri, facilmente reperibili sui mercatini dell’usato,
sulle reflex digitali di oggi? È forse finita l’era di una facile intercambiabilità? Qualche fotografo
afferma di sì.
In parte, ma solo in parte, possiamo essere d’accordo. Una parziale sconfitta tecnologica, una
negazione della continuità dei sistemi fotografici, può essere spiegata in modo molto semplice. All’origine c’è
il dilagare dell’elettronica, in particolare la
varietà e la complessità delle trasmissioni
elettriche che spesso esistono tra fotocamere
e obiettivi e le conseguenze non devono essere sottovalutate.
Entriamo nei dettagli. Se un vecchio obiettivo non può dialogare con la fotocamera che
lo riceve, succede a volte, anche se non sempre, che l’esposimetro incorporato nella macchina non funzioni. È il caso più scomodo,
perché obbliga il fotografo ad adoperare un
esposimetro esterno. Per fortuna però, mol-
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di Maurizio Capobussi
tissime reflex moderne mantengono la funzionalità del loro esposimetro incorporato,
pur chiedendo un sacrificio. È quello che la
misurazione deve essere effettuata in modalità stop-down, cioè chiudendo il diaframma
all’apertura di lavoro. La soluzione è scomoda perché durante la misurazione esposimetrica succede che la scena, nel mirino, diventa buia, si oscura. Lo stop-down, infatti, fa
perdere la preselezione automatica del diaframma.
In secondo luogo: possiamo
dare per scontato che, montando
ottiche vecchie su corpi macchina nuovi, si perde la funzionalità
autofocus. Siamo quindi obbligati a passare alla messa a fuoco
manuale, che deve essere stimata
sul vetro smerigliato del mirino.
Attenzione, tuttavia, perché la situazione cambia da macchina a
macchina. In relativamente pochi
casi, particolarmente favorevoli,
su qualche fotocamera viene
mantenuta l’assistenza autofocus. Il sistema AF agisce cioè come telemetro elettronico. È vero che non
muove le lenti dell’obiettivo ma segnala il
raggiungimento della nitidezza accendendo
la consueta segnalazione nel mirino; è un
comodo aiuto.
In terzo luogo, ed occorre fare attenzione
perché questo è l’ostacolo di maggiore rilievo, ecco infine il punto decisivo. È quello che
condiziona la stessa possibilità di fotografare.
In alto, una inquadratura frontale con il teleobiettivo Apo-Telyt R 180mm f/3.4, dotato di
moltiplicatore di focale 2x, montato su di una
Canon EOS 5D per mezzo di anello di raccordo.
A sinistra, una pozza d’acqua, ripresa con
grandangolare Leica Super-Angulon R 21mm
f/4 montato su Canon EOS 5D.
Lo schema sopra mostra le inquadrature abbracciate da due obiettivi estremi: con il grandangolare Leica Super-Angulon R 21mm f/4 e
con il teleobiettivo Apo-Telyt R 180mm f/3.4
dotato di un moltiplicatore di focale 2x.
Sotto a sinistra, il risultato dello scatto eseguito con il teleobiettivo Apo-Telyt R 180mm
f/3.4, dotato di un moltiplicatore di focale 2x,
montato su di una Canon EOS 5D per mezzo di
anello di raccordo.
Sotto, ecco un raccordo progettato per “realizzare l’impossibile”. È un anello che incorpora un semplice gruppo ottico. È espressamente studiato per compensare la differenza di tiraggio tra le attuali fotocamere Canon EOS e
le vecchie reflex Canon con innesto ottiche di
tipo FD, caratterizzate da un tiraggio maggiore. In breve: permette di adoperare su reflex
Canon EOS anche obiettivi FD.
Ed è il seguente: l’obiettivo è stato progettato
per il tiraggio della fotocamera che lo deve
accogliere, oppure no?
Se la risposta è no, il quesito chiave diviene: lo spessore dell’anello di raccordo, tra
macchina e obiettivo, è tale che l’anello si
comporta come un tubo di prolunga per macrofotografia?
Se si verifica questa condizione il fotografo deve ammettere di trovarsi nei guai. Infatti la presenza dell’anello lo condiziona pesantemente: l’ottica può essere adoperata soltanto per fotografare a distanze ravvicinate.
Non è, con certezza, in grado di mettere a
fuoco all’infinito.
Con queste premesse, riassumiamo allora
alcune conclusioni e diciamo che, in realtà, il
connubio tra obiettivi e fotocamere di marca
diversa è possibile soltanto in due casi.
Primo. L’unione deve essere stata prevista
espressamente, dal fabbricante. Intendiamo
riferirci alla possibilità di applicare ottiche
vecchie su macchine che siano nuove ma che
siano sempre della medesima marca. È la
combinazione che si può verificare quando la
baionetta d’innesto rimane meccanicamente
immutata. Il montaggio è facile, oltreché possibile ma, attenzione: con il trascorrere degli
anni accade spesso che gli obiettivi più recenti vengano perfezionati con l’aggiunta di
elementi ausiliari, ad esempio microchip elettronici che dialogano con le fotocamere. Allora succede spesso, diremmo quasi sempre,
che in questi casi l’innovazione fa pagare un
prezzo quando su macchine nuove si montano ottiche molto vecchie: si perdono automatismi di funzionamento anche importanti (ad
esempio non funzionano gli automatismi pro-
gram o a priorità di tempo).
Secondo. È una condizione particolarmente stimolante: è quella dell’adattamento tra
marche diverse. Non sempre è realizzabile.
Ma può essere possibile. La condizione è
quella che abbiamo detto: il tiraggio della reflex deve essere inferiore a quello della macchina per la quale l’obiettivo era stato in origine progettato. Dunque, deve esistere “lo
spazio” per un anello di raccordo.
Nel mercato fotografico. Nell’analisi sugli obiettivi di ieri per le reflex digitali di oggi abbiamo verificato alcune compatibilità e
incompatibilità. Qui di seguito passiamo in
rassegna alcune possibilità, legate a marche
particolarmente diffuse.
In qualche caso il gioco si dimostra facile.
Le reflex digitali Sony, ad esempio, hanno
ereditato la baionetta d’innesto Minolta. La
compatibilità tra i due corredi è stata assolutamente mantenuta. I possessori di ottiche destinate alle reflex Minolta, ora non più sul
mercato, possono guardare con interesse alle
reflex digitali Sony, che accettano tranquillamente tali obiettivi.
In qualche altro caso, e ci riferiamo alle
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RIFERIMENTI UTILI
Alcuni produttori, come Pentax, hanno in catalogo anelli che consentono l’uso di ottiche con
attacco Pentax a vite su reflex con innesto a baionetta Pentax K.
Molti anelli di raccordo sono reperibili tramite internet: www.enjoyyourcamera.com.
Anelli sono disponibili anche tramite un canale tradizionale: Foto Ottica Cavour, via Fatebenfratelli 34, 20100 Milano; tel. 02.6590680.
Un valido produttore di anelli di raccordo per obiettivi è l’azienda svizzera Novoflex (sito Novoflex: www.novoflex.com), distribuita in Italia da A/D Imaging s.r.l., viale Sabotino 4, 20100
Milano; tel. 02.55182702; fax: 02.5513952; www.adimaging.it.
Per informazioni su Pentax il riferimento è: Pentax Italia, via Dione Cassio 15, 20138 Milano;
tel. 02.5099581; www.pentaxitalia.com.
Per informazioni su Nikon il riferimento è: Nital, via Tabacchi 33, 10132 Torino; tel.
011.8996804. Sito: www.Nital.it.
Per informazioni su Sony, il riferimento è: Sony Italia S.p.A., via Galileo Galilei 40, 20092 Cinisello Balsamo (MI); tel. 02.618381; siti: www.sony.it.
Una reflex digitale Canon EOS 5D, qui equipaggiata con obiettivo grandangolare Leica Super-Angulon R 21mm f/4. È una combinazione certamente insolita. Dimostra la possibilità di unire due differenti sistemi fotografici. Il modellino, in scala 1:24, è una classica Jaguar XK 120 del 1948
che abbiamo preso come soggetto per le nostre prove. Al centro, è stato possibile utilizzare le ottiche Leica R sulle fotocamere reflex digitali
Canon grazie ad un semplice anello di raccordo. L’anello ha uno spessore che è esattamente calcolato per consentire la messa a fuoco degli
obiettivi anche all’infinito. A destra, il set di ripresa, per uno scatto a distanza ravvicinata con il grandangolare da 21mm. Un particolare interessante: grazie alle caratteristiche specifiche di questo obiettivo è stato possibile scattare ad una distanza di soli 20cm dal soggetto.
Il notevole risultato finale, con prospettiva supergrandangolare (l’ottica copre 94° di angolo di
campo). Anche sotto il profilo della caduta di luce agli angoli, che appare limitata, è confortante constatare l’eccellente risultato finale. È notevole anche, e soprattutto, perché lo scatto è avvenuto su di un sensore digitale di formato 24x36mm, cioè nelle condizioni di ripresa più critiche per un obiettivo grandangolare.
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leggendarie baionette Nikon “tipo F”, oppure
alle Pentax “tipo K”, innesti che si vantano di
essere assolutamente invariati nel corso degli
anni, la compatibilità è stata sbandierata al
punto di entrare nella leggenda. Ma, a ben
guardare, anche in questi casi non è detto che
sia totale. Analizzando i diversi casi si incontra infatti qualche sorpresa.
È vero che la meccanica degli innesti è stata effettivamente mantenuta nel tempo. Ma
bisogna osservare che il numero di variabili,
quelle date dalla presenza di contatti elettrici
oppure no, da motori autofocus oppure no e
così via, in realtà condiziona sempre pesantemente la vera e completa compatibilità delle
ottiche.
C’è dell’altro. Occorre registrare un fenomeno che sta diffondendosi. È costituito dal
fatto che la ghiera di regolazione del diaframma, su moltissime ottiche, viene progressivamente eliminata dai fabbricanti. L’apertura dell’obiettivo viene, in questi casi, pilotata direttamente dalle macchine tramite i
contatti elettrici e questo fattore condiziona
in modo decisivo l’adattabilità di ottiche recenti su macchine di ieri.
Torniamo a questo punto a ridiscutere l’affermazione iniziale. Non è così vera, o almeno non è sempre vera, la compatibilità piena
ed assoluta tra obiettivi e fotocamere della
medesima marca che siano nati in anni molto
lontani tra loro.
Marche diverse. Nonostante tutte le difficoltà, esistono anche altre situazioni che vale
la pena annotare e che risultano molto promettenti. Abbiamo verificato, ad esempio,
che ha preso piede un fenomeno che riguarda
piccoli produttori, per lo più semplici artigiani. Vendono, anche su internet, anelli di raccordo molto utili.
Facciamo un esempio. Ci siamo agevolmente procurati un anello davvero efficace.
Ci ha permesso di montare obiettivi Leica R
sulle fotocamere reflex digitali Canon, ed ha
consentito anche la messa a fuoco all’infinito. Un merito, naturalmente, che va soprattutto al ridotto tiraggio delle Canon. A questo
proposito pubblichiamo alcune riprese ma-
crofotografiche, che dimostrano risultati eccellenti. Sono state realizzate con l’ottimo
Leica APO-Macro Elmarit R 100mm f/2.8 e
in qualche caso l’obiettivo è stato anche montato su soffietto.
Con un anello analogo è possibile anche
montare ottiche Nikon, su Canon. Attenzione però, perché non vale il contrario: il tiraggio delle reflex Nikon è maggiore di
quelle Canon e quindi un’ottica Canon applicata su di una macchina Nikon non focheggia all’infinito.
C’è dell’altro. È anche abbastanza facile
fabbricare anelli che permettono di montare,
sulle reflex 35mm o sulle reflex digitali con
sensori APS o anche 24x36mm, obiettivi de-
e la fotocamera caratterizzata da un formato
minore, un adatto anello di raccordo.
Limiti e compatibilità. Ribadiamo il
concetto di base, che è quello che si può
montare l’obiettivo di una marca su di una
fotocamera di marca diversa solo se lo spessore dell’anello di raccordo non supera lo
spessore del corpo macchina originale. Sappiamo che la condizione viene soddisfatta in
poche occasioni. Ma le opportunità di collegare obiettivi a macchine diverse sono numerose e qui di seguito passiamo in rassegna svariate possibilità, che ci sembrano di
notevole interesse.
Ottiche a vite, su Pentax a baionetta. Gli
obiettivi con attacco a vite, di vari fabbrican-
spessore. Il risultato è molto positivo: le ottiche a vite, applicate su fotocamere Pentax a
baionetta, conservano la messa a fuoco all’infinito.
Ottiche Canon FD, su fotocamere Canon
EOS (baionetta tipo EF). Vent’anni fa, la nascita dell’innesto a baionetta di tipo EF, che
ha accompagnato la comparsa delle reflex
Canon EOS, ha gettato nella costernazione i
fotografi che possedevano un corredo di
obiettivi con baionetta Canon FD. Questi infatti non risultavano più compatibili con le
nuove macchine.
La decisione Canon è stata dolorosa ma
nello stesso tempo lungimirante. La baionetta EF è più ampia, è più adatta alle esigenze
Proviamo a forzare ulteriormente l’ingrandimento. All’obiettivo da 100mm aggiungiamo
una specifica lente addizionale Leica Elpro,
che mantiene l’apocromaticità dell’ottica.
Montiamo entrambi i gruppi ottici su di un
soffietto per macrofotografia, operando sempre su treppiedi.
Lo schema dell’allestimento di ripresa per la
fotografia al cruscotto del modellino.
Sopra, il risultato: è una vista dall’alto della
Jaguar XK 120. La qualità fotografica ottenuta conferma le aspettative del fotografo. L’obiettivo, per contrasto ed elevata nitidezza,
conferma la sua meritata fama.
Il cruscotto della Jaguar XK 120, ripreso ad
elevato ingrandimento. È un risultato di notevole qualità, con ricchezza di dettagli e
contrasti bene riprodotti.
stinati alle fotocamere di medioformato (es.
Pentax 6x7, Hasselblad, Mamiya 645). Lo
spessore del corpo delle macchine medioformato infatti, obbliga i relativi obiettivi ad essere progettati per un generoso “tiraggio”.
Ciò significa che esiste sempre abbondante
spazio per alloggiare, con facilità, tra l’ottica
ti, hanno una filettatura di diametro ridotto.
Ne deriva che l’anello capace di accogliere
vecchie ottiche di questo genere e di raccordarle sulla baionetta Pentax K è di diametro
più piccolo dell’innesto a baionetta stesso.
Succede, quindi, che l’anello si inserisce “all’interno” della baionetta. Quindi non fa
di futuri sviluppi ed è più adatta al digitale. In
più, effettua una trasmissione di dati e di comandi, per i sistemi autofocus e per il diaframma, basata su contatti elettrici. Inoltre lo
spessore del corpo delle reflex di tipo EOS è
maggiore di quello delle macchine per ottiche FD. Dunque, l’uso di vecchi obiettivi FD
Cambiamo obiettivo. Scattiamo con un APOMacro Elmarit R 100mm f/2.8. È un obiettivo
straordinariamente bene corretto per l’aberrazione cromatica, ottimizzato per le riprese
a distanza ravvicinata. La formula tele-macro,
che originariamente ha già una capacità di
proiezione telecentrica, è particolarmente
adatta alla fotografia con sensori digitali.
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POSSIBILI INCONVENIENTI
Scattare con obiettivi insoliti, o diversi da quelli progettati appositamente per una determinata fotocamera, può creare qualche anomalia. Ne passiamo in rassegna alcune.
L’autofocus non funziona, per un problema di luminosità. Se si adoperano obiettivi
scarsamente luminosi, una situazione che si verifica spesso quando sulle reflex si adattano super telobiettivi di vecchia fabbricazione, reperibili a costi abbastanza contenuti sul mercato
dell’usato, può anche succedere che il sistema autofocus della fotocamera non funzioni. Non
ci riferiamo naturalmente all’ovvio fatto che un vecchio obiettivo, privo di motore autofocus o
di collegamento con il motore AF della macchina, non può spostare le lenti in modo automatizzato. Ci riferiamo alla particolarità che il sistema autofocus non fornisce indicazioni che aiutano la corretta focheggiatura. Si presenta assolutamente “muto”, non aiuta il fotografo.
L’eventualità è meno rara di quanto si creda e spesso si verifica anche quando si monta, su di
un obiettivo autofocus di tipo moderno ma non molto luminoso, un duplicatore di focale. Si sa
infatti che il moltiplicatore 2x fa perdere due diaframmi di luminosità. Ecco, allora: se l’obiettivo in partenza offre una massima apertura pari a f/4, oppure f/5.6, con il duplicatore tali valori diventano rispettivamente f/8 e f/11. In questo caso, si manifesta l’inconveniente. Ciò che
infatti occorre sapere è che le cellule di misurazione AF, di quasi tutte le reflex, presentano una
soglia minima di lettura che di solito è pari a f/5.6. Soltanto su poche reflex professionali si
spinge fino ad f/8. Ne consegue che se la luminosità dell’obiettivo, o del teleobiettivo completo di duplicatore, è più “chiusa” rispetto a questi valori, l’autofocus non riesce a leggere correttamente e smette di funzionare. Obbliga a passare necessariamente alla messa a fuoco manuale. È anche per questo motivo che, in diversi casi, i professionisti preferiscono impiegare
moltiplicatori 1.4x, che fanno “perdere” un solo valore di diaframma, anziché i 2x, che ne fanno perdere due.
L’autofocus non funziona, per mancanza di motore nella macchina. Succede, ad
esempio, sulle Nikon D40 e D40X che non montano più un motore autofocus interno alla fotocamera e si affidano semplicemente ai contatti elettrici che attivano i motori autofocus installati negli obiettivi Nikkor di più recente progettazione. Ecco: gli obiettivi autofocus più vecchi, ad esempio sulle Nikon D40 e D40X, devono essere adoperati con messa a fuoco manuale, certamente più scomoda; anche se è vero che viene mantenuta una focheggiatura assistita, cioè una segnalazione nel mirino quando si raggiunge l’esatta focheggiatura.
L’obiettivo non è un originale. Esistono obiettivi che vengono fabbricati da aziende di
lunga tradizione nella progettazione ottica di elevata qualità. Producono obiettivi dotati di innesti specifici per i modelli di reflex più diffusi. Carl Zeiss, ad esempio, ha fabbricato ottimi
obiettivi con innesti Nikon, Canon, Pentax.
Sigma, Tamron, Tokina, hanno realizzato anch’esse ottiche di elevata qualità e, spesso, zoom
da tele a tele, o da grandangolo a grandangolo che vantano escursioni anche più estese di
quelle delle analoghe ottiche originali. Sono spesso obiettivi capaci di ottime prestazioni e negli ultimi tempi vengono dotati di motori autofocus ad ultrasuoni che, finalmente!, non hanno nulla da invidiare a quelli “originali”. Spesso hanno anche dispositivi stabilizzatori antivibrazioni molto efficaci.
Negli anni si sono anche verificate situazioni nuove. Con il crollo del muro di Berlino, dunque
con l’apertura verso l’Occidente di un mercato prima chiuso in una propria impenetrabile
esclusività, anche le aziende d’oltrecortina hanno cambiato le loro strategie. La Carl Zeiss di
Jena, in particolare, non ha più avuto convenienza a fornire obiettivi esclusivamente per le fotocamere Praktica e si è trovata costretta a diversificare l’offerta. La strada più facile è stata
di offrire innesti a baionetta adatti alle fotocamere reflex più diffuse sui mercati occidentali.
Così ha preparato innesti Canon, Nikon, Olympus OM, Pentax, Yashica. Poiché la qualità delle
ottiche Carl Zeiss dell’est è sempre stata considerata di alto livello, e poiché obiettivi di tale
provenienza sono offerti a cifre contenute sui mercatini dell’usato, questa opportunità non va
sottovalutata.
su fotocamere EOS è impossibile anche ricorrendo ad un anello di raccordo (che provoca la perdita della messa a fuoco all’infinito).
Una sentenza senza appello? No: la stessa
Canon, in prima persona, ha provveduto a
realizzare un anello di raccordo speciale,
molto sofisticato e comprendente una lente
ottica di correzione, che è stato capace di realizzare il miracolo. È un anello, o meglio un
adattatore, capace di consentire anche la messa a fuoco all’infinito. L’anello originale Ca-
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non non risulta più in catalogo, da molti anni.
Crediamo che oggi sia introvabile, anche perché è stato prodotto in piccolissima serie. Le
speranze non devono però essere abbandonate, perché qualche volonteroso si è recentemente ingegnato ed ha preso a realizzarlo in
proprio. Il risultato: attualmente è possibile
reperire un raccordo di questo tipo tramite internet. È efficace, anche se la presenza di un
sistema ottico, in qualsiasi anello adattatore,
deve essere sempre considerata un compromesso critico, perché modifica la resa dell’o-
Quando si fotografa con tecnica stop-down,
cioè chiudendo il diaframma all’apertura di
lavoro, il mirino a volte si oscura considerevolmente e sono richiesti lunghi tempi di
esposizione. Ne deriva che l’esposimetro può
risentire, in modo marcato, delle infiltrazioni
di luce dall’oculare della fotocamera. Durante
la misurazione esposimetrica, e durante lo
scatto, occorre dunque chiudere l’oculare. Lo
si può fare con mezzi di fortuna oppure, come
in questo caso, con l’apposito tappo di gomma fornito di serie dal fabbricante.
Ecco l’anello necessario per raccordare le ottiche progettate per le fotocamere Leica serie
R sulle fotocamere Canon EOS (nel nostro caso digitali, ma anche analogiche). L’esemplare
qui fotografato è stato acquistato a 80 euro
(Foto Ottica Cavour, via Fatebenefratelli 34,
Milano; tel. 02.6590680).
biettivo originale. Dunque, sul piano qualitativo questa soluzione di adattamento non è sicuramente tra le più consigliabili.
Ottiche Nikon a baionetta Nikon F, e simili, su Canon EOS. Il tiraggio delle reflex
Canon EOS è minore rispetto a quello di
molte altre fotocamere reflex. È un fatto positivo. Ne deriva che su queste macchine è
possibile adattare diversi tipi di altri obiettivi,
di differenti produttori, mantenendo perfettamente la messa a fuoco all’infinito. È ad
esempio possibile montare ottiche Nikon, sia
L’anello di raccordo è dotato di un semplice pulsante di sblocco, di facile azionamento. A destra, le due viste, anteriore e posteriore, dell’anello
di raccordo Leica R – Canon EF. La lavorazione dell’esemplare provato si è dimostrata di buona precisione, senza giochi meccanici.
pure perdendo automatismi d’esposizione e
autofocus. O meglio, come succede anche in
altri casi, è possibile normalmente operare in
automatismo a priorità di diaframma, sia pure con il fastidio di una visione stop-down;
oppure con regolazione manuale.
Ottiche Rolleiflex 35mm su Canon EOS.
Le reflex analogiche Rolleiflex SL35 ed
SL2000 sono state equipaggiate di ottimi
obiettivi, di progetto Carl Zeiss, che sono state apprezzate da molti fotografi. Sono stati
Un altro scatto di
prova ad un
orologio Citizen
Eco-Drive,
alimentato a
pannello solare e
radiocontrollato.
Ripresa: obiettivo
Leica Macro
Elmarit-R 60mm
f/2.8 su Canon EOS
5D. Illuminazione
naturale;
sensibilità 200
ISO; f/11; 3
secondi di posa
(lancetta dei
secondi in
movimento).
La qualità
d’immagine è
all’altezza delle
aspettative.
Sulla Canon EOS 5D, un obiettivo Leica SuperAngulon R 21mm f/4. Sotto, lo scatto ottenuto con il Leica Super-Angulon R 21mm f/4.
Eventuali effetti di vignettatura che si presentano fotografando con ottiche supergrandangolari possono essere corretti in fotoritocco.
realizzati specifici anelli di raccordo che hanno permesso di montare queste ottiche sulle
reflex Canon EOS, mantenendo la messa a
fuoco all’infinito. Anche questi sono reperibili tramite internet. Anche in questo caso si
scatta in automatismo a priorità di diaframma, in stop-down, oppure in manuale.
Ottiche Leica R su Canon EOS. Riferiamo in dettaglio una positiva esperienza. È
quella avuta con un anello di raccordo artigianale, utile per montare gli obiettivi Leica
R, progettati per le reflex della serie R della
casa tedesca, sulle reflex Canon EOS. Mantiene la messa a fuoco all’infinito. Le foto
pubblicate ci pare dimostrino l’eccellente resa. Abbiamo scattato spesso in automatismo
a priorità di diaframma ed a volte anche con
regolazioni manuali dell’esposizione. La
messa a fuoco è sempre stata manuale. Le
prove sono state effettuate con un apparecchio reflex digitale Canon EOS 5D, con sensore 24x36mm, eccellente.
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