La vedova Lima parla vent`anni dopo "I miei rivali

Transcript

La vedova Lima parla vent`anni dopo "I miei rivali
La vedova Lima parla vent'anni dopo
"I miei rivali erano Andreotti e Fanfani"
Prima dichiarazione pubblica di Giulietta Lo Valvo, moglie dell'eurodeputato
ucciso a Palermo nel 1992. L'amarezza per le foto perse in un trasloco e finite al
mercatino: "Ancora non riesco a crederci, la mia famiglia è molto gelosa dei ricordi
legati a mio marito". "Chi era senza scrupoli, oggi è ancora in giro che cammina
sui suoi piedi e mio marito è morto. I politici che avrebbero dovuto ricordarlo lo
hanno dimenticato".
di ELEONORA LOMBARDO
Sono le foto di un uomo, di un giovane padre con i suoi figli piccoli. Di un giovane marito e di una
giovane sposa. Alle loro spalle in bianco e nero la Palermo degli Anni '60. Sono Salvo, Giulietta,
Marcello e Susanna. Niente di strano che questo ritratto di famiglia finisca nel banchetto di un
rigattiere a Piazza Marina. Di foto così se ne trovano a centinaia e si comprano senza sapere chi ci si
porta a casa. Si adottano fantasmi altrui ogni giorno. Ma quella famiglia è la famiglia Lima. E oggi
quella giovane e bella signora che nelle foto sorrideva al fianco dell'uomo che fu il più potente
politico siciliano, Giulietta Lo Valvo, la vedova Lima, è addolorata e furente per aver letto su
"Repubblica" che i suoi ricordi venivano svenduti in un mercatino per pochi euro.
"Ancora non riesco a crederci" dice. "La mia famiglia è molto gelosa dei ricordi legati a mio marito.
Lo è talmente che né io né i miei figli abbiamo mai voluto rilasciare interviste o partecipare a
trasmissioni televisive. E sapesse quante volte ce lo hanno chiesto! Quello che mi ha fatto più male
è stato leggere sul giornale di quelle foto e dell'illazione che sia stata la nostra incuria a destinarle in
quel banchetto alla mercé del miglior offerente, come se non fosse roba nostra, come se non si
trattasse della nostra vita".
È amareggiata, la vedova Lima. E spiega che circa un anno e mezzo fa la famiglia ha fatto un
trasloco: la storica villa di Mondello è stata messa in vendita e il figlio Marcello si è trasferito in un
villino in affitto. Durante quelle giornate frenetiche di scatoloni e scotch, nella fase di
riorganizzazione nella nuova casa ci si è subito accorti che una cassa mancava all'appello. "Non la
trovavamo più. Conosciamo a memoria ogni singola foto, ma lì per lì abbiamo pensato solo che
sarebbe saltata fuori nel tempo. Che fosse finita semplicemente fra le cose custodite in disparte".
Solo a posteriori, dopo la notizia del ritrovamento delle foto a Piazza Marina, la famiglia ha
ricostruito i fatti, supponendo con certezza che qualcuno deve avere aperto la cassa e pensato di
potere fare un po' di soldi vendendone il contenuto. Qualcuno sicuramente estraneo e totalmente
insensibile al desiderio di riserbo cui i Lima tengono molto. A vent'anni dal delitto, il loro riserbo
suona anche in polemica con le ricostruzioni giudiziarie, che hanno attribuito a Salvo Lima il ruolo
di referente politico di Cosa nostra. Dice oggi la signora Giulietta: "La memoria di mio marito in
questi venti anni è stata tradita, non tanto dalle illazioni che si sono fatte sul suo conto, ma
dall'indifferenza che sul suo nome è calata come una nebbia che ha fatto perdere la memoria a chi
avrebbe
dovuto
ricordare".
La famiglia non mai accettato la ricostruzione dei giudici di Palermo, i quali hanno chiamato in
causa il luogotenente di Andreotti in Sicilia attraverso le dichiarazioni dei pentiti. E oggi la moglie
rivendica per lui un posto fra le vittime della mafia. "Il nome di mio marito non viene mai fuori
quando si commemorano i morti per mano mafiosa. Mai. Come se niente fosse accaduto". La
signora Lima definisce "illazioni" le valutazioni sul marito emerse durante il processo Andreotti:
"Solo illazioni legate a quel decennio maledetto fra gli anni '80 e '90. Mio marito era un uomo
profondamente buono, aveva un aspetto che metteva soggezione perché era un timido e come tutti i
timidi si difendeva e perché sicuramente era un uomo di carattere". Così, per la prima volta,
Giulietta Lo Valvo racconta il suo Salvo: "La prova della sua onestà è nel fatto che a quest'ora ci
avrebbe dovuto lasciare miliardari e invece non badava per nulla al denaro e mai a sé stesso, sempre
agli altri".
Ma com'era Salvo Lima fra le quattro mura di casa? Negli ultimi tempi era preoccupato? Racconta
la vedova: "Io non mi sono mai occupata di politica, un po' perché personalmente non ho mai
provato interesse e un po' perché mio marito, una volta solcata la porta di casa, lasciava tutti i suoi
problemi fuori. Mai ho ravvisato in lui preoccupazioni o turbamenti, neanche poco prima che
venisse assassinato. Evidentemente non temeva nulla, o era talmente forte da saper bene
mascherare".
Nelle parole della signora c'è ancora molta rabbia. Giulietta Lo Valvo è molto determinata nel
rivendicare le profonde differenze fra la figura del marito, che lei descrive "padre presente e
affettuoso" e i "politici privi di scrupoli". Nel mare dei ricordi fa capolino la quotidianità di tanti
anni fra marito e moglie: "I miei rivali erano Andreotti o Fanfani", sussurra la signora Lima.
Ma i ricordi privati lasciano presto il posto, ancora una volta, all'amarezza. E il riferimento torna ai
"politici privi di scrupoli". Dice ancora la vedova: "Chi era senza scrupoli, oggi è ancora in giro che
cammina sui suoi piedi e mio marito è morto. I politici che avrebbero dovuto ricordarlo lo hanno
dimenticato".
Non vuole fare nomi, la signora Giulietta. Quelli sì, li vuole dimenticare. Come tutto il resto, come
Palermo che le ha dato un grande dolore e dalla quale si è voluta subito allontanare per vivere,
insieme al figlio, a Bologna.
"È bello tornare a Palermo solo perché ci sono mia figlia e mia nipote. O quando qualcuno, come
spesso mi è capitato, mi dice "signora, comu a suo maritu, un ci ni sunnu cchiù. Ora su tutti
manciatari". Allora Palermo mi è meno ostile", dice in un dialetto che ricorda bene.
Su quanto le cose siano cambiate ognuno può nutrire i suoi dubbi. Molte sono ancora le notizie
poco chiare su quegli anni, sulla figura di Salvo Lima e su quanto quella classe politica sia stata la
genitrice di quella attuale che ha decisamente poco di glorioso. Di fatto ci sono le parole di una
donna, che è stata la compagna di un uomo morto ammazzato e la cui memoria lei rivendica il
diritto di difendere, soprattutto per quei figli che sono un legame che li unisce ancora oggi.
A venti anni esatti da quella morte, la famiglia Lima ha ricordato il padre e il marito perso con due
messe, due cerimonie strettamente private, una tenutasi a Palermo e una a Bologna, "perché solo
con i gesti concreti e intimi si ossequia a un dolore così grande", dice la signora Lima. E per le foto,
solo l'appello affinché tornino al più presto nei cassetti di famiglia.
(12 marzo 2012)
© Riproduzione riservata