L`INDIA “RIDISEGNA” IL COMMERCIO ESTERO Il continuo
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L`INDIA “RIDISEGNA” IL COMMERCIO ESTERO Il continuo
L’INDIA “RIDISEGNA” IL COMMERCIO ESTERO Articolo pubblicato ne “Il Sole 24 ore” giovedì 16 dicembre 1999 Il continuo processo di liberalizzazione economica e il consenso politico uniforme nel considerare le riforme come un imperativo sono due fattori che potrebbero, a breve, porre l’India in un trend di crescita che pochi Paesi al mondo possono vantare. Le riforme sono il frutto della particolare attenzione posta dal Governo dalle cinque aree della politica degli investimenti, del commercio, delle privatizzazioni, del settore finanziario e del settore impositivo. Grazie anche al processo di liberalizzazione iniziato nel 1992 con la Legge n. 22 di riforma degli affari esteri, come la World Bank ha osservato, la ripresa economica dell’India si è rivelata inaspettatamente rapida e solida: nonostante una prima flessione, dovuta alla necessità di fronteggiare la forte esposizione verso l’estero, le leggi di riforma fiscale e monetaria adottate già dal giugno 1991, e caratterizzate da una alleggerimento dell’imposizione fiscale, hanno permesso una crescita economica di cinque punti percentuali nel biennio 1992/1994 e di sette punti percentuali dal 1995 al 1997. Negli ultimi otto anni le riforme economiche hanno generato un forte incremento della produzione nazionale ponendo l’India nell’élite dei 10 Paesi al mondo con la più veloce crescita e c o n o m i c a e c o n f e r e n d o g l i l e p o t e n z i a l i t à p e r d i ve n i r n e u n o d e i p r i m i d u e . Le forme societarie ed associative disponibili per l’imprenditore estero che decidesse di costituire una società in India, sono varie e, in generale, si discostano di poco dai modelli societari tipici dei paesi di Common Law. Al solo fine indicativo si precisa che l'investitore potrà stabilire la propria presenza in India attraverso: a) una associazione o raggruppamento temporaneo di imprese (cosiddetta "Joint Venture") con una società partner indiana; b) incorporando una società mediante l’acquisizione del pacchetto azionario da parte di un soggetto estero; c) mediante un “ufficio di collegamento” (cosiddetto “Liaison Office”), deputato a regolare le attività organizzative tra la società operante in loco e la società controllante; d) creando uffici di rappresentanza o sedi secondarie (“branch offices”), tramite le quali le società estere impegnate nel settore produttivo e/o commerciale possono essere rappresentate in India per quanto concerne la gestione delle compravendite, o al fine di effettuare attività di import-export, o al fine di promuovere possibili collaborazioni tecniche o finanziarie con ditte locali. Nondimeno, la forma societaria più utilizzata dagli operatori stranieri è la Società a responsabilità limitata. Le società di persone, le ditte individuali e le associazioni, sebbene molto diffuse nel mercato indiano, non vengono normalmente apprezzate dall'operatore estero a causa del regime di responsabilità illimitata al quale vengono assoggettati i soci. Si tenga inoltre in considerazione che tutte le società che conducono in India una attività commerciale o, più generalmente, economica, devono essere registrate in conformità al Companies Act del 1956. Forte dei confortanti risultati economici ottenuti nel quinquennio 1992/1997, e fedele allo spirito riformatore che ispirò la stessa riforma del 1992, il Governo indiano ha predisposto nei primi mesi del 1997 un ulteriore consistente piano di riforma volto a regolamentare e sviluppare per il quinquennio 1997/2002 il settore import-export. Detto piano, noto con il nome di "EXIM policy 1997-2002", è entrato in vigore il 1° aprile 1997 e rimarrà in vigore fino al 31 Marzo 2002. I principali obbiettivi che si prefigge di raggiungere l'EXIM Policy sono: - accelerare la transizione del Paese verso una vivace economia globalmente orientata, al fine di acquisire in breve tempo i massimi effetti che derivano dall'espansione del mercato globale; - stimolare la crescita economica garantendo un veloce accesso alle materie prime, ai semilavorati, alla componentistica, ai beni capitali ed ai beni fruibili per l'aumento della produzione; - rafforzare lo sviluppo tecnologico e l'efficienza dell'agricoltura indiana, dell'industria e dei servizi, stimolando l’aumento della loro forza competitiva e cercando, allo stesso tempo, di creare nuove opportunità di lavoro; - incoraggiare l'ottenimento degli standard di qualità internazionalmente accettati; - fornire ai consumatori un prodotto finito di buona qualità ad un costo ragionevole. In India, grazie all'entrata in vigore della EXIM Policy, le importazioni e le esportazioni sono state esentate da ogni imposizione salvo quanto espressamente previsto, in via derogatoria a questo principio, dalla stessa EXIM Policy e dalle leggi rimaste in vigore. Viene conferita la possibilità al Governo centrale di regolare in via eccezionale, in nome del pubblico interesse, l'importazione e l'esportazione di alcune tipologie di merci emanando due Liste (cosiddette "Negative Lists") nelle quali vengono elencati i prodotti per i quali l'importazione o l'esportazione sono vietati, regolati da apposite licenze o canalizzati per il tramite di apposite agenzie autorizzate. Pertanto, la regola generale in materia di importazioni è che qualsiasi materiale grezzo, bene capitale, componente, ricambio, accessorio o strumento può essere importato da chiunque, utilizzatore effettivo o meno, senza alcuna restrizione eccettuato quanto espressamente previsto dalla EXIM Policy, dalle Negative Lists o da ogni altra legge in vigore. MAURIZIO GARDENAL