Informacasadonpuglisipasqua2015

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Informacasadonpuglisi
Pasqua2015
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Venticinque anni fa si rilevava a Modica il bisogno di mamme e bambini
con difficoltà, per le quali era necessario un riferimento, una Casa …
A motivo di resistenze l’amministrazione comunale di allora non si
decideva a dare una risposta. Il 21 marzo si rimandava ancora …
Allora Mons. Nicolosi reagì e con tono deciso ci disse:
«La Casa si fa, e si affida alla
Provvidenza!»
così sigillata dal vescovo un’intuizione che era nata nel nostro
cuore: come lasciare senza cura donne e bambini con difficoltà per i quali
non c’era nulla sul territorio e che venivano spediti come pacchi postali in
tutta Italia? La Costituzione impegna a creare per tutti condizioni di
uguaglianza. Il Vangelo non permette di stare sereni se il fratello o la
sorella restano senza sostegno.
Veniva
Ed ecco che tra tante resistenze la Casa si avviò a partire da un’offerta di dieci milioni di
lire da parte della prof.ssa Maria Russino. Abbiamo chiesto quindi alla città tutta di
aiutarci ... Cosa che avvenne, e avviene … Per questo la Casa fu inaugurata e resta tuttora
segno di una corale solidarietà.
Accogliendo situazioni complesse (in questi anni più di centosettanta), anche ora si riceve
solo quanto basta per vitto e alloggio, seppur adesso ci sia una buona collaborazione con
il Comune, i servizi sociali e sanitari, che permette di lavorare in rete e di tenere vivo il
senso delle politiche sociali come aiuto alle “ripartenze”, che nella vita sono possibili se
c’è una cura attenta. E la città aiuta: le spese oltre vitto e alloggio (manutenzione locali,
risorse umane per accompagnamento educativo), infatti, si sostengono con il contributo di
tanti.
La città aiuta con presenze di volontari (perché non anche tu? Perché non proporlo ad
altri?). Consapevoli – come diceva don Puglisi – che “se ognuno di noi fa qualcosa, allora
si può fare molto”. Don Puglisi! – nome della Casa, passando nel 1997 dal Castello
all’attuale sede di via Carlo Papa 14, ma anzitutto “misura” di una carità evangelica, di
una carità fondata non sul risultato ma sulla relazione e sull’affetto.
“Un fatto di Vangelo” – disse subito nella sua prima visita l’attuale vescovo Mons.
Staglianò. E il ritrovare vivo l’affetto sarà “la celebrazione” del venticinquesimo: l’affetto
di molti che sostengono … da Modica a Paganica (L’Aquila); l’affetto di chi si coinvolge e
sente la Casa come famiglia e luogo di crescita, come accade a tanti giovani; l’affetto di
Dio, che ci ha spinti nelle periferie con il cantiere educativo Crisci ranni e che si invoca
nelle messe per la città …
Nell’affetto la città si rigenera: diventa città della Pasqua per come viene rappresentata
nell’abbraccio tra la Madonna e il Risorto (a Maronna vasa vasa); città che lancia in alto
i bambini e che aiuta il salto in avanti di ragazzi e giovani, come facciamo da qualche
anno il sabato dopo Pasqua con il rito e la festa Crisci ranni. L’augurio diventa allora che
insieme, mettendoci il cuore, possiamo dare alla nostra città il sapore della Pasqua, della
continua rinascita nel bene. Come Casa che tutti abbraccia e in cui si ha cura anzitutto
dei figli più deboli e dei più piccoli. Buona Pasqua, nella e per la vita di ogni giorno!
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La Casa diventa luogo di crescita anzitutto per chi svolge in essa un servizio
Come accaduto a tre giovani che così raccontano il loro anno di servizio civile
Nella bellezza di essere Casa,
la strada si fa cammino
Abbiamo ricevuto un grande dono quest’anno: la meraviglia di scoprire come una strada scelta e
intrapresa per prestare servizio al prossimo si possa rivelare occasione unica di crescita personale e
divenire così cammino. «Il ritorno decisivo a se stessi è nella vita dell'uomo l'inizio del cammino, il sempre
nuovo inizio del cammino umano» (M.Buber). Così amiamo definire il nostro anno di Servizio civile
presso Casa don Puglisi: una strada divenuta cammino. Abbiamo vissuto in pienezza il senso di
Casa, luogo dove si cammina accanto a chi fa più fatica perché possa ripartire nella vita, luogo di
gioia possibile dove far crescere germi di bene, luogo di educazione, intesa – citando Don Bosco come “cosa del cuore”, che accompagna nei passi quotidiani e allo stesso tempo circonda d'amore.
Circondati d’amore: così ci siamo sentiti anche noi.
Accogliendo lo spirito della Casa siamo cresciuti nella relazione, sperimentata e vissuta come
cuore dell’esperienza di servizio. Abbiamo gustato l'essenza della carità: quella che rende piena la
vita perché non è fatta di puro assistenzialismo ma di scambio, ordinarietà, sguardi, gesti,
restituzione di dignità. Abbiamo costantemente ricercato in noi le chiavi giuste per giungere alla
bellezza del contatto pieno con l’altro, cercando di farlo nel rispetto dei suoi tempi e della sua
sensibilità; abbiamo sperimentato la “sapienza dell'alternanza” tra il trattenere e – seppur con
enorme fatica - il lasciare andare, tra il “canto” delle gioie e il silenzio del discernimento.
Ci siamo lasciati condurre dalla purezza, la meraviglia, la voglia di esplorare dei bambini: è stato
un grande dono poterci abbassare ogni giorno a guardare i loro occhi per elevarci “all’altezza” dei
loro sentimenti. Ci piace pensare ad un anno “in movimento”: il movimento dei giochi, quello
dalla città all’aria aperta in estate, il movimento delle lacrime e dei sorrisi, della fatica e della gioia,
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il movimento dello spirito, verso noi, sempre più in fondo, per muoverci con consapevolezza verso
l’altro.
«Dio è sempre una sorpresa!»(Papa Francesco). Noi lo abbiamo riscoperto come padre sapiente che
tiene sulle spalle l'intera Casa. Lo abbiamo riconosciuto nei volti che abbiamo incontrato, abbiamo
fasciato le sue ferite, lì dove ogni giorno si vive la sua passione. E Lui ci ha fatto dono della sua
resurrezione nei “piccoli miracoli quotidiani”, nei passi di chi abbiamo accompagnato, nei sorrisi
sperati, nella fiducia conquistata. Questa Casa è stata per noi grazia, che come una carezza ha
ammorbidito il nostro volto, aperto il nostro cuore e donato ristoro alla nostra anima. Ci ha
rigenerati e a volte storditi per il tanto amore ricevuto.
Nel servizio abbiamo incontrato la Parola “viva” di Dio, luce che ha guidato i nostri passi e ci ha
nutriti. Speriamo di essere stati per questo luogo bellezza. Niente di necessario, ma il sovrappiù,
quello di cui Dio fa dono ai suoi figli. Per noi è stato questo: bellezza, che ci ha travolto e stravolto
la vita, ricchezza, entusiasmo. Ci prenderemo cura, insieme alla Casa tutta, del germoglio che
speriamo essere riusciti a seminare. Pronti a lasciarci plasmare dal Signore in questo continuo dare
e ricevere in amore per farci terra fertile affinché cresca un albero forte. Portiamo in noi – nella
prosecuzione del nostro cammino - la gratitudine a questo luogo, che vive della luce di una
fiammella che va dal basso della cappella verso chiunque voglia sperimentare, gradino dopo
gradino, stanza dopo stanza, la gioia, la bellezza, la ricchezza, di essere Casa.
Antonluca Candiano
Enrica Frasca Caccia
Martina Morana
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La Casa è segno di una corale solidarietà che si è dilatata anche agli amici di Paganica, all’Aquila
con i quali abbiamo avviato dopo il terremoto del 2009 rapporti di fraternità che si esprimono
nelle visite con cui si rinsaldano amicizia e comunione di fede. Paganica ed Assisi saranno la meta
a settembre della gita della Casa nel suo venticinquesimo. Ecco il racconto di una delle ultime
visite, con un pensiero particolare per la Don Puglisi ….
Paganica:si rinnova la gioia dell'incontro
trasfigurata dall'amicizia in Cristo
Incontrare periodicamente amici con cui si sono condivisi momenti di
fraternità significativi aiuta a ricreare lo spirito. La recente visita della
Caritas diocesana a Paganica si è rivelata ancora una volta
un'occasione di grande arricchimento per diversi aspetti. La
partecipazione alle nozze di Michela e Franco, e precedentemente
l'ordinazione sacerdotale di Federico, hanno permesso di apprezzare
come sia bello quando una vocazione nasce, si sviluppa e viene
accompagnata da una comunità cristiana che è attenta ai bisogni degli
ultimi. Gli sposi hanno devoluto la somma destinata alle tradizionali 'bomboniere' alla Casa don
Puglisi di Modica. Una famiglia nascente nel segno dell'Amore Trinitario si apre ad un'altra
impegnata ad accogliere e monitorare relazioni familiari sofferenti. Custode di momenti sacri come
questi è anche la casa delle Clarisse di Paganica. La celebrazione eucaristica e i colloqui informali
sono stati vissuti nello spirito della bellezza dell'amicizia e della preghiera reciproca e universale
volta a ricordare le esperienze comuni quanto la critica situazione mondiale. L'Aquila e Paganica
sono i luoghi delle ferite inferte più dall'uomo al suo simile che dalla natura all'essere umano. La
lentezza nella ristrutturazione impedita spesso da cavilli burocratici, la precarietà di una vita ancora
irta di ostacoli e con poche prospettive mettono a dura prova un vivere sereno e dignitoso. Intorno
ad una mensa comune l'incertezza per il domani si stempera e trasfigura nella certezza di una gioia
possibile anche nelle difficoltà. Il sapore e il profumo delle pietanze della tradizione abruzzese
preparate con affetto per gli amici della Sicilia, il calore di una fraternità che apre case e canonica
all'accoglienza, il desiderio di contrastare la paura con nuove iniziative di incontri nel corso
dell'anno per camminare insieme lungo le strade della "ricostruzione" degli edifici come dei cuori e
degli spiriti affranti, fanno intravedere spiragli nella notte dell'incoerenza umana. Angelo, catechista
della chiesa Madonna degli Angeli a Paganica, in una riunione di confronto e programmazione a
casa del parroco don Dionisio, invita ad una significativa riflessione: dopo aver ricevuto la Grazia
dell'incontro con Cristo e con i fratelli -anche lontani o diversi- viene il tempo della responsabilità
del dono che diventa concreta riconoscenza se è luminosa testimonianza, anche se piccola e
circoscritta. Sorge allora all'orizzonte una reale speranza che è possibile in Cristo, con Cristo e per
Cristo oltrepassare il caos della barbarie in cui versa il mondo attuale e fare nuove e belle tutte le
cose.
Maria Grazia Modica
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Nel nome di don Puglisi è sorto più recentemente, cinque anni fa il cantiere
educativo Crisci ranni. Luogo di aggregazione e di cittadinanza, da
quest’anno ha ospitato l’esperienza della preghiera per la città.
Nell’ultima si è pregato per gli ammalati
La città sommersa da cui ripartire
per non perdere umanità e cuore
Ci feriscono le notizie di malasanità, siamo preoccupati per il giovane modicano che rischia di non avere
medicine essenziali alla vita (ancora una volta è il mercato che vuole dettare legge!), ci sono tante sofferenze
nascoste, tante famiglie provate, tante malattie vissute in solitudine. Tutti si sono voluti portare davanti al
Signore nella preghiera per la città del mese di febbraio, mese in cui si è celebrata la giornata dell’ammalato.
Anche questa volta ci si è riuniti nel Cantiere educativo Crisci ranni, evocativo di tutte le periferie
dell’esistenza, per la messa e l’adorazione, con tante presenze, anche di ammalati o di chi ha nella Chiesa un
particolare carisma di attenzione a loro, come l’Unitalsi. C’era anche una delle famiglie aperte
dell’Associazione papa Giovanni di don Benzi, c’erano i Piccoli fratelli. Nella sua omelia, don Manlio
Savarino ha anzitutto ricordato il tempo che stiamo vivendo: il tempo della Quaresima, che ci è dato per la
formazione del cuore. È dalla formazione del cuore che rinascono le città! Cuore che si forma ai piedi della
croce, dove si rivela l’amore eccedente di Dio, e così noi impariamo che il vero amore deve essere eccedente:
gratuito, generoso, coraggioso! Allora saremo accanto a tutti, e anzitutto a chi soffre, ripartendo nella città
dalla case dove si curano ferite e si vivono affetti che generano premura. La malattia – ha sottolineato il
diacono Paolo Catinello – può diventare vetta di disumanità o di umanità. Per questo è necessario invocare
quella “sapienza del cuore che – come dice papa Francesco nel messaggio per la giornata del malato - ci fa
diventare occhi per il cieco e piede per lo zoppo”. Si è quindi pregato per tutti gli ammalati. Per persone che
lottano tra la vita e la morte. Per quelli che soffrono nel corpo e nello spirito, e sono nella depressione. Per
quelli che sono afflitti da malattie rare, che diventano veri e propri calvari per loro e per le famiglie: nella
preghiera si è chiesto che ciò che è detto “raro” diventi invece “cura unica”, personale, come unico per
ciascuno è l’amore di Dio. E si è pregato perché le parrocchie e la città escano e si facciano vicine ad ogni
ammalato. Si è anche testimoniato come la malattia sconvolge la vita, ma fa scoprire l’essenziale e la
vicinanza vera di tanti. Si è pregato per tutti coloro che sono chiamati ad aver cura degli ammalati. Si sono
ricordati ammalati testimoni di fede come Alberto Portogallo che, man mano che la malattia avanzava,
affinava la sua conoscenza e intimità con Dio, che diventava per lui come l’aria per il corpo. O come Nino
Baglieri, che “correva” (seppur immobile) per il mondo a consolare, avendo riscoperto la vera vita sotto le ali
della croce, e così divenuto missionario del Vangelo. Prima della benedizione eucaristica è stato posto un
segno: l’olio profumato sulle mani, a dire l’impegno di ricevere e donare consolazione. La preghiera per la
città si è conclusa con un messaggio di speranza, richiamato con le parole di don Tonino Bello che, anche se
gravemente malato di tumore, è andato a Sarajevo mentre c’era la guerra per testimoniare che l’unica via per
l’umanità è la pace: «Quante sofferenze ci sono! Però è proprio dal Calvario che si diparte la speranza. Il
mondo può cambiare. Riconciliamoci con la speranza. Arriva la Pasqua: frantumi il nostro peccato, frantumi
le nostre disperazioni. Ci faccia vedere le tristezze, le malattie, la nostra confusione, il nostro fallimento, il
nostro smacco, il nostro buco (perché potrebbe sembrare che abbiamo bucato nella vita)... ci faccia vedere
perfino la morte dal versante giusto, dal versante della risurrezione, che è il versante della speranza ».
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PREGHIERA PER I SOFFERENTI
Sarebbe bello trasformare la parola “raro” in “unico”
Voglio pregare per tutti coloro, in particolare i piccoli, che soffrono di malattie definite “rare”. “Raro” vuol
dire diagnosi incerte, terapie difficili da identificare, spesso poco risolutive, e comunque non definitive.
“Raro” vuol dire viaggi della speranza alla ricerca di qualche possibilità. Sarebbe bello trasformare la
dicitura “raro” in “unico”: unico nella sua bellezza, unico nella sua storia. 1 su 5000, 1 su 10.000 e non ci si
può non chiedere “perché?”, “perché proprio a me?”, “perché proprio alla mia famiglia?”. Preghiamo
affinché sia sempre viva in queste famiglie la consapevolezza che per ogni uomo e per ogni donna Dio ha
un progetto d’amore. Papa Francesco ce lo ricorda: “Nessuno nasce per caso, Dio fa dono della vita alla sue
creature, le rende importanti e uniche perché le ama da sempre”; preghiamo perché possano tenere sempre
presente Gesù sul legno della croce e guardandola ripetersi: “È per me, fossi stata anche l’unica persona al
mondo, Lui l’avrebbe fatto per me”. Preghiamo perché sentano sempre forte la presenza di Dio. Dio non
ama la sofferenza, ma è con ognuno che soffre… è in ognuno che soffre. È nel riflesso più profondo delle
lacrime, per farsi argine nel pianto e moltiplicare il coraggio. Preghiamo perché possano sempre trovare
sostegno nella preghiera che permette di andare al di là dell’orizzonte del pianto per incontrare il cuore
stesso di Dio, che di certo risponderà con tempi e ritmi diversi dai nostri. Preghiamo perché queste famiglie
possano godere dell’affetto e della vicinanza concreta della comunità cristiana. Spesso il loro bisogno di
vicinanza, espresso con un grido drammaticamente silenzioso, non trova risposta; rimangono quindi nella
solitudine che non fa altro che aumentare il dolore. Ogni parrocchia abbia il coraggio di uscire da sé verso
loro. E se il dolore del fratello dovesse essere troppo grande, si possa seguire l’esempio degli amici di
Giobbe: “Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, nessuno gli rivolgeva una parola
perché vedevano molto grande il suo dolore” (Enrica Ficili)
Ogni sera nella cappella della Casa alle ore 20:
recita comunitaria dei vespri aperta a tutti
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LA CASA DON PUGLISI SI AFFIDA ALL’AIUTO DI TUTTI
Le offerte si possono consegnare alla Casa, cercando uno degli operatori, oppure inviare tramite
bonifico bancario (IBAN IT25 1050 3684 480C C018 0032 330) o conto corrente postale n.
000011682978, intestati ad Associazione di volontariato don Puglisi.
Si può inoltre sostenere la Casa attraverso l’8/1000 per la Chiesa cattolica e attraverso
il 5/1000 apponendo la firma e accanto il codice fiscale dell’Associazione di
volontariato: 90008250889
Laboratorio, punto vendita, focacceria
Nello stare accanto a mamme e bambini ci si è accorti dell’importanza del lavoro per un cammino di graduale
reinserimento. Si è avviato, così, un laboratorio dolciario. Oggi, dopo tanti anni, grazie alla professionalità e
all’esperienza della maestra dolciera, la Signora Lina, e delle sue collaboratrici, il laboratorio garantisce un’eccellente
qualità e ottiene prestigiosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Ma da giugno 2012, alla cioccolata, alle
‘mpanatigghie, ai nucatoli e alle tante altre dolci prelibatezze, si sono aggiunti tutti i rustici classici della tradizione
gastronomica modicana, le scacce, i pastieri, le arancine, i buccateddi … è nata anche la Foccacceria Don Puglisi.
Aiutiamo la Casa anche facendo conoscere il laboratorio e la focacceria e valorizzando i loro prodotti
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Il punto vendita del laboratorio dolciario si trova al n. 267 del Corso Umberto I, nel cuore del centro
storico - tel. 0932-193111 / [email protected] – Previa prenotazione è possibile
visitare il laboratorio dolciario di produzione, sito in Largo XI febbraio n. 15, tel. 0932-751786 –
[email protected] – Si può anche consultare il sito: www.laboratoriodonpuglisi.it
La focacceria è aperta dal martedì alla domenica dalle 12 alle 22 e si raggiunge da corso Umberto I,
salendo le scale di via De Naro (nei pressi della farmacia) fino a incrociare vico De Naro 9.
Informazioni e prenotazioni: tel. 0932-751724 – [email protected]
C’è pure la CONSEGNA A DOMICILIO dei nostri rustici! Dal martedì alla domenica, chiamando lo 0932 751724,
potrai prenotare il tuo vassoio di rustici e riceverlo a casa tua senza alcuna fatica!
Il servizio è GRATUITO e viene fornito dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 19 alle 22.
Lunedì 13 aprile alle ore 19 all’Oratorio San Domenico Savio di Rosolini
INCONTRO CON DON LUIGI CIOTTI sul tema “Chiesa in uscita nella
compagnia degli uomini per una città giusta e fraterna”
 Per aggiornarvi consultate i siti: www.casadonpuglisi.it e
www.caritasdiocesanadinoto.it
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