DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE*

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DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE*
capitolo 11
DISPARITÀ DI GENERE
NEI REDDITI DA PENSIONE*
11.1 INTRODUZIONE
Le informazioni contenute in questo lavoro provengono dall’archivio amministrativo del Casellario centrale dei pensionati istituito presso l’Inps per legge117 che
raccoglie ed aggiorna periodicamente i dati provenienti da circa 660 Enti pubblici e privati gestori ed erogatori di prestazioni pensionistiche obbligatorie di base
ed integrative o complementari, nonché di assegni continuativi assistenziali.
L’archivio contiene per ciascuna prestazione pensionistica erogata (circa 22,8
milioni di pensioni), oltre all’importo in pagamento e alla tipologia della pensione,
anche una serie di informazioni sul beneficiario della prestazione (circa 16,4
milioni di soggetti).
La finalità dell’analisi condotta è quella di esaminare attraverso i redditi pensionistici di genere quanto si è verificato negli ultimi 20-30 anni nel mercato del lavoro e di misurare le disuguaglianze tra gli uomini e le donne riscontrate, senza tralasciare l’indagine dei dati regionali, condotte sempre nell’ottica di genere, che
potrebbero evidenziare l’esistenza di particolari situazioni socio-economiche.
I dati presentati si riferiscono al 31 dicembre 2003 ed analizzano il reddito pensionistico lordo di vecchiaia e invalidità previdenziale118 di circa 9,8 milioni pensionati residenti in Italia119, i cui trattamenti pensionistici, sono più direttamente
collegati alla storia lavorativa e contributiva ed ai livelli salariali raggiunti nei cinque o dieci anni precedenti il pensionamento.
*
Di Antonietta Mundo, Attuario coordinatore centrale Inps - Coordinamento generale statistico
attuariale, Roma.
117 Dpr 31 dicembre 1971, n. 1388, successivamente modificato dal Decreto legge 6 luglio 1978, n. 352
e dalla Legge 22 marzo 1995, n. 85.
118 Pensione di inabilità, assegno di invalidità, pensione di invalidità ante Legge n. 222/1984, di cui
all’assicurazione generale obbligatoria IVS (invalidità, vecchiaia, superstiti).
119 Sono stati esclusi dal presente lavoro i circa 319.000 pensionati di vecchiaia e di invalidità residenti all’estero ed i quasi 1.000 pensionati non ripartibili per territorio.
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DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
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11.1
Introduzione
Sono stati, pertanto, esclusi dall’analisi i redditi pensionistici per i quali il diritto o
l’ammontare dell’importo dipendano da componenti diverse dalla condizione
lavorativa o non risultino correlate al reddito da lavoro: i) i redditi pensionistici di
natura assistenziale posti a carico della fiscalità generale (assegni e pensioni
sociali, pensioni di invalidità civile e pensioni di guerra); ii) i redditi pensionistici
di tipo indennitario (rendite vitalizie per infortuni sul lavoro o per malattie professionali), i cui importi, anche se correlati al livello salariale posseduto al momento
dell’evento, si riferiscono anche al grado di invalidità professionale riconosciuto;
iii) i redditi pensionistici derivanti da trattamenti ai superstiti, difficilmente riconducibili al salario del beneficiario, in quanto l’importo è correlato al reddito da
lavoro, all’anzianità o all’importo della pensione della persona deceduta e tali
prestazioni sono decurtate in base al livello di reddito personale posseduto dal
pensionato superstite o alla presenza o meno di figli a carico.
Ovviamente, per i pensionati titolari di più di una pensione si è tenuto conto unicamente dei redditi pensionistici derivanti da pensioni di base o complementari
di vecchiaia e di invalidità previdenziale, escludendo tutti gli importi delle altre
pensioni (assistenziali, indennitarie e ai superstiti).
Nel presente lavoro è stato possibile esaminare l’andamento delle anzianità contributive di genere solo per le pensioni erogate dall’Inps, in quanto nell’archivio
del casellario dei pensionati non è presente l’informazione sull’anzianità contributiva per gli altri Enti gestori di regimi pensionistici.
Infine, si è ritenuto utile accennare in appendice al metodo di calcolo della pensione al fine di poter valutare le relazioni esistenti tra salari e importi di pensione.
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DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
11.2 ANALISI PER GENERE DEL REDDITO PENSIONISTICO
LORDO DI VECCHIAIA E INVALIDITÀ
L’analisi del reddito pensionistico, condotta sull’universo dei pensionati di vecchiaia e invalidità residenti in Italia, mostra per le donne una concentrazione nelle
fasce di importo più basse, mentre gli uomini evidenziano una distribuzione più
uniforme all’interno delle singole classi di importo.
La quota di pensionate con importi inferiori ai 500 euro mensili (comprensivi del
rateo della tredicesima) è del 45%, contro un’analoga quota del 14% degli uomini (tabelle* 11.1-11.4). Un’ulteriore frazione, pari a circa il 33% delle donne, possiede redditi pensionistici compresi tra 500 e 1.000 euro, mentre per gli uomini
tale percentuale si attesta a circa il 31%. Solo il restante 22% delle donne percepisce importi di pensione superiori ai 1.000 euro mensili, contro circa il 55%
degli uomini (figura 11.1a, 11.1b, 11.1c e 11.1d).
L’esame del reddito pensionistico per area geografica conferma l’analisi condotta a livello nazionale e verifica la forte asimmetria della curva di distribuzione
delle donne verso le classi di importo inferiori ai 1.000 euro mensili. Nel Mezzogiorno si nota, rispetto al Nord e al Centro (circa il 76%), una maggiore accentuazione del fenomeno di donne pensionate che percepiscono meno di 1.000
euro mensili (circa l’83%). Oltre la metà di queste pensionate si colloca addirittura al di sotto della soglia dei 500 euro mensili (circa il 42% al Nord, circa il 47%
al Centro e circa il 49% nel Mezzogiorno). Il restante 24% circa del totale delle
donne nel Nord e nel Centro e il 17% circa nel Mezzogiorno percepisce redditi
pensionistici superiori ai 1.000 euro mensili.
45,00
40,00
35,00
30,00
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
3000,00 e più
2.750,00-2.999,99
2.500,00-2.749,99
2.250,00-2.499,99
2.000,00-2.249,99
1.750,00-1.999,99
1.500,00-1.749,99
1.250,00-1.499,99
1.000,00-1.249,99
750,00-999,99
500,00-749,99
250,00-499,99
Uomini
Donne
Fino a 249,99
Percentuale pensionati
Italia
Classe di importo mensile
*
Le tabelle citate nel testo sono riportate in fondo al capitolo.
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DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
297
Figura 11.1a
Distribuzione
percentuale dei
pensionati di
vecchiaia e
invalidità per
area geografica,
classe di importo
mensile e genere.
Anno 2003 Italia
Figura 11.1b
Distribuzione
percentuale dei
pensionati di
vecchiaia e
invalidità per
area geografica,
classe di importo
mensile e genere.
Anno 2003 Nord
Nord
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
Uomini
Donne
15,0
10,0
5,0
3000,00 e più
2.750,00-2.999,99
2.500,00-2.749,99
2.250,00-2.499,99
2.000,00-2.249,99
1.750,00-1.999,99
1.500,00-1.749,99
1.250,00-1.499,99
1.000,00-1.249,99
750,00-999,99
500,00-749,99
250,00-499,99
Fino a 249,99
0,0
Classe di importo mensile
Centro
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
Classe di importo mensile
298 | 11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
3000,00 e più
2.750,00-2.999,99
2.500,00-2.749,99
2.250,00-2.499,99
2.000,00-2.249,99
1.750,00-1.999,99
1.500,00-1.749,99
1.250,00-1.499,99
1.000,00-1.249,99
750,00-999,99
500,00-749,99
250,00-499,99
Uomini
Donne
Fino a 249,99
Figura 11.1c
Distribuzione
percentuale dei
pensionati di
vecchiaia e
invalidità per
area geografica,
classe di importo
mensile e genere.
Anno 2003 Centro
Mezzogiorno
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
3000,00 e più
2.750,00-2.999,99
2.500,00-2.749,99
2.250,00-2.499,99
2.000,00-2.249,99
1.750,00-1.999,99
1.500,00-1.749,99
1.250,00-1.499,99
1.000,00-1.249,99
750,00-999,99
500,00-749,99
250,00-499,99
Fino a 249,99
Uomini
Donne
Classe di importo mensile
Nettamente più favorevole appare la distribuzione dei pensionati di genere
maschile all’interno delle classi di importo: al di sotto dei 500 euro mensili nel
Nord si colloca circa il 9% degli uomini, nel Centro circa il 12% e nel Mezzogiorno circa il 23%. Nelle classi tra i 500 ed i 1.000 euro mensili si osserva circa il
28%, il 31% ed il 36% degli uomini residenti rispettivamente nel Nord, nel Centro e nel Mezzogiorno, mentre una quota sensibilmente più elevata (circa il 63%
nel Nord, circa il 57% nel Centro e circa il 41% nel Mezzogiorno) si distribuisce
nelle classi di importo da 1.000 euro ed oltre.
Le curve di distribuzione per classi di importo di tutte le ripartizioni geografiche
(figura 11.2a e 11.2b) mostrano per le donne pensionate una certa uniformità e
una spiccata asimmetria a sinistra, mentre per gli uomini permane una certa differenziazione tra le aree dove si nota nel Nord un picco, pari a circa il 18%, nella
classe di importo tra 1.000 e 1.250 euro mensili e nel Mezzogiorno la moda, pari
a circa il 22%, si osserva nella classe di importo tra 500 e 750 euro.
In ambito regionale, per le classi di importo inferiori ai 500 euro, si nota soprattutto il divario tra Lombardia e Molise, che per gli uomini evidenziano valori
rispettivamente pari a circa l’8% e al 34% e per le donne quote rispettivamente
pari a circa il 40% e al 62%.
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11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
299
Figura 11.1d
Distribuzione
percentuale dei
pensionati di
vecchiaia e
invalidità per
area geografica,
classe di importo
mensile e genere.
Anno 2003 Mezzogiorno
Italia
Nord
Centro
Mezzogiorno
2.250,00-2.499,99
2.500,00-2.749,99
2.750,00-2.999,99
3000,00 e più
2.250,00-2.499,99
2.500,00-2.749,99
2.750,00-2.999,99
3000,00 e più
2.000,00-2.249,99
1.750,00-1.999,99
1.500,00-1.749,99
1.250,00-1.499,99
1.000,00-1.249,99
750,00-999,99
500,00-749,99
250,00-499,99
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
Fino a 249,99
Percentuale pensionate femmine
Figura 11.2a
Distribuzione
percentuale dei
pensionati di
vecchiaia e
invalidità per
area geografica,
classe di importo
mensile e genere.
Anno 2003 Donne
Classe di importo mensile
Italia
Nord
Centro
Mezzogiorno
25,0
Percentuale pensionati maschi
20,0
15,0
10,0
5,0
Classe di importo mensile
300 | 11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
2.000,00-2.249,99
1.750,00-1.999,99
1.500,00-1.749,99
1.250,00-1.499,99
1.000,00-1.249,99
750,00-999,99
500,00-749,99
250,00-499,99
0,0
Fino a 249,99
Figura 11.2b
Distribuzione
percentuale dei
pensionati di
vecchiaia e
invalidità per
area geografica,
classe di importo
mensile e genere.
Anno 2003 Uomini
11.3 INDICE DI ASIMMETRIA
Dalla comparazione tra importi medi e importi mediani (tabella 11.5) si nota che
in tutte le regioni l’importo mediano, sia per gli uomini sia per le donne, è inferiore all’importo medio (differenza positiva). Tale situazione indica per tutte le regioni la presenza di un elevato numero di pensionati con pensioni di importo basso,
che nella distribuzione di frequenza determina un’asimmetria dovuta all’addensamento dei redditi pensionistici di vecchiaia e invalidità verso i valori più bassi
(asimmetria positiva).
Per effettuare un confronto a livello regionale del reddito pensionistico si è fatto
riferimento all’indice di asimmetria che è definito, in termini percentuali, da tre
volte la differenza tra l’importo medio e l’importo mediano rapportata allo scarto
quadratico medio.
Dall’analisi delle figura 11.3a e 11.3b si nota che i valori relativi più elevati dell’indice di asimmetria (addensamento della distribuzione dei redditi pensionistici
verso i valori più bassi) si osservano per le donne in tutte le regioni, in quanto il
reddito mediano risulta poco elevato. Il valore più basso dell’indice si rileva in
Puglia (88,73), seguita dalla Calabria (90,30) e il più alto in Abruzzo (143,92). Per
gli uomini residenti nelle regioni settentrionali l’indice di asimmetria presenta
valori sensibilmente più bassi variabili tra 40,71 della Liguria e 58,36 della Lombardia, mentre il valore più elevato si ha nel Molise (109,78).
Regioni del Nord
Regioni del Centro
Regioni del Mezzogiorno
Figura 11.3a
Regioni secondo
l’importo
mediano e
l’indice di
asimmetria per
genere. Anno
2003, valori
percentuali Donne
Italia
Indice di asimmetria percentuale
160
140
120
100
80
60
40
20
0
5.000
5.200
5.400
5.600
5.800
6.000
6.200
6.400
6.600
6.800
7.000
Importo mediano (in euro)
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DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
301
Regioni del Nord
Regioni del Centro
Regioni del Mezzogiorno
Italia
120
Indice di asimmetria
Figura 11.3b
Regioni secondo
l’importo
mediano e
l’indice di
asimmetria per
genere. Anno
2003, valori
percentuali Uomini
100
80
60
40
20
0
5.000
7.000
9.000
11.000
Importo mediano (in euro)
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DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
13.000
15.000
17.000
11.4 ANALISI PER GENERE DELLE ANZIANITÀ CONTRIBUTIVE
DELLE PENSIONI DIRETTE DI VECCHIAIA E INVALIDITÀ
DELL’INPS
La distribuzione per classi di anzianità contributiva nel territorio nazionale delle
pensioni dirette Inps di vecchia e invalidità (circa 8.439.000 pensioni), evidenzia
che il 52% delle pensioni erogate a donne è liquidato sulla base delle prime due
classi di anzianità fino a 20 anni (“fino a 15 anni” il 25% delle pensioni femminili
e “da 15 a 20 anni” il 27%), tale percentuale scende poi in modo graduale fino a
raggiungere il 9,9% delle pensioni femminili con anzianità comprese tra 35 anni
e meno di 40 anni e quindi diminuisce sensibilmente fino all’1,2% per le donne
con anzianità contributive di 40 anni e oltre. Le pensioni degli uomini presentano, invece, nel territorio nazionale un andamento contrario: ad eccezione della
prima classe di anzianità “fino a 15 anni”, in cui le pensioni maschili si avvicinano al 12%. Nelle classi successive, tra 15 e 30 anni, le frequenze relative si attestano sotto il 10%, per poi aumentare velocemente fino al 14,9% nella classe “da
30 a 35 anni” e superare addirittura il picco del 48% per le anzianità superiori ai
35 anni (rispettivamente il 41,1% nella classe “da 35 a meno di 40 anni” e il 7,3%
nell’ultima classe di “40 anni”). L’andamento tra i due generi rilevato in ambito
nazionale si ripete in modo molto simile al Nord e al Centro. Il Mezzogiorno presenta, invece, andamenti con frequenze meno difformi in particolare per gli uomini; questi ultimi, infatti, presentano un andamento bimodale nelle due classi di
anzianità “fino a 15 anni”, pari al 21,2%, e “da 35 anni a meno di 40 anni”, pari
a 22,5% (tabelle 11.6-11.9 e figure 11.4a 11.4b, 11.4c e 11.4d).
Percentuale pensioni
Italia
45,0%
40,0%
35,0%
30,0%
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Fino a
15 anni
Donne
Uomini
Da 15 anni
a 20 anni
Da 20 anni
a 25 anni
Da 25 anni
a 30 anni
Da 30 anni Da 35 anni a
a 35 anni meno di 40 anni
40 anni
Classe di anzianità contributiva
|
11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
303
Figura 11.4a
Pensioni Inps
dirette, liquidate
con il metodo
“retributivo”, per
area geografica,
classe di
anzianità
contributiva e
genere (dati
percentuali).
Anno 2003 Italia
Nord
60,0%
50,0%
Percentuale pensioni
Figura 11.4b
Pensioni Inps
dirette, liquidate
con il metodo
“retributivo”, per
area geografica,
classe di
anzianità
contributiva e
genere (dati
percentuali).
Anno 2003 Nord
40,0%
Donne
Uomini
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
Fino a
15 anni
Da 15 anni
a 20 anni
Da 20 anni
a 25 anni
Da 25 anni
a 30 anni
Da 30 anni Da 35 anni a
a 35 anni meno di 40 anni
40 anni
Classe di anzianità contributiva
Centro
Percentuale pensioni
Figura 11.4c
Pensioni Inps
dirette, liquidate
con il metodo
“retributivo”, per
area geografica,
classe di
anzianità
contributiva e
genere (dati
percentuali).
Anno 2003 Centro
45,0%
40,0%
35,0%
30,0%
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Fino a
15 anni
Donne
Uomini
Da 15 anni
a 20 anni
Da 20 anni
a 25 anni
Da 25 anni
a 30 anni
Da 30 anni Da 35 anni a
a 35 anni meno di 40 anni
40 anni
Classe di anzianità contributiva
Mezzogiorno
30,0%
Percentuale pensioni
Figura 11.4d
Pensioni Inps
dirette, liquidate
con il metodo
“retributivo”, per
area geografica,
classe di
anzianità
contributiva e
genere (dati
percentuali).
Anno 2003 Mezzogiorno
25,0%
20,0%
Donne
Uomini
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Fino a
15 anni
Da 15 anni
a 20 anni
Da 20 anni
a 25 anni
Da 25 anni
a 30 anni
Da 30 anni
Da 35 anni a
a 35 anni meno di 40 anni
Classe di anzianità contributiva
304 | 11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
40 anni
11.5 MISURE DELLA DISUGUAGLIANZA DEL REDDITO
PENSIONISTICO LORDO DI VECCHIAIA E INVALIDITÀ
La popolazione dei pensionati di vecchiaia e invalidità, residente in Italia, è stata
suddivisa in decili120 sia per il totale uomini e donne sia in modo distinto per i due
generi, al fine di analizzare le disuguaglianze esistenti nella distribuzione dei redditi pensionistici annui (tabelle 11.10-11.12).
Un primo dato interessante riguarda l’analisi della mediana (D50), che può essere
utilizzato come un indicatore della prosperità in quanto, dopo aver ordinato la
popolazione in esame in ordine crescente di reddito, mostra il livello reddituale raggiunto dall’individuo che occupa il posto centrale e che bipartisce la distribuzione.
La mediana nazionale, considerando entrambi i generi, risulta di 10.028 euro
annui, quella delle donne è pari a 6.570 euro e quella degli uomini è di 13.145
euro, più del doppio di quella femminile.
Dall’analisi territoriale della mediana delle pensionate donne (tabella 11.11) si
osserva che il 50% delle pensionate non raggiunge, per quasi tutte le regioni, i
525,89 euro mensili (importo mensile erogato nel 2003 per le cosiddette pensioni al milione121, pari a 6.836,57 euro annui); fanno eccezione il Piemonte, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna, le cui pensionate con importo
mediano riescono a percepire tale reddito pensionistico.
La situazione maschile è sicuramente più favorevole, se confrontata con quella
femminile, infatti, i valori mediani annui oscillano tra i 16.102 euro della Liguria e
i 15.208 euro del Lazio, quelli più elevati, e i 7.702 euro del Molise e 8.219 della
Basilicata, i più bassi (figura 11.5).
Per agevolare il confronto dei decili fra i due generi si è provveduto poi a calcolare i numeri indice ponendo uguale a 100 il valore della mediana nazionale complessiva, pari a 10.027,81 euro (tabelle 11.13-11.15).
120 Il decile è il valore medio che supera i valori osservati in una frazione pari a r/10 dei casi ed è
superato dalla frazione complementare dei casi (10-r/10). I decili si determinano mediante la suddivisione in 10 parti di una distribuzione, preventivamente ordinata in ordine crescente, ciascuna
delle quali è pari alla decima parte della numerosità della distribuzione. La modalità che fa da cardine tra due distribuzioni parziali successive è definita decile. I decili sono nove valori: il primo
decile è il valore preceduto dal 10% dei casi, in corrispondenza del quale la distribuzione viene suddivisa; il nono decile è il valore preceduto dal 90% dei casi. Il quinto decile, sotto il quale ricade
il 50% dei valori osservati, bipartisce la distribuzione e coincide con la mediana.
121 Legge numero 448/2001 (legge finanziaria 2002, articolo 38, commi da 1 a 6) che prevede, a decorrere dal primo gennaio 2002, un incremento della misura delle maggiorazioni sociali a favore di soggetti disagiati, con età pari o superiore a 70 anni (l’età è ridotta di un anno ogni cinque anni di
contribuzione, fino ad un massimo di cinque anni - da 70 a 65) e fino a garantire un reddito proprio pari a 516,46 euro (un milione di lire) al mese per tredici mensilità (euro 525,89 per il 2003).
Beneficiano della misura coloro che hanno titolo alla maggiorazione sociale o agli aumenti previsti
per la pensione/assegno sociale e che risultino titolari di pensioni al minimo, di pensione/assegno
sociale, nonché, se con età pari o superiore a 60 anni, siano titolari di pensione di inabilità (ex
Legge 222/1984), di pensione di invalidità civile totale, di pensione ai sordomuti civili o ai ciechi
civili assoluti. La concessione dell’incremento della maggiorazione sociale è subordinato all’accertamento dei limiti di reddito previsti per il pensionato, cumulati con quelli del coniuge.
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11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
305
Figura 11.5
Reddito
pensionistico
mediano annuo
lordo dei
pensionati di
vecchiaia e
invalidità per
regione e genere
- Anno 2003
Uomini
Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
Lombardia
Piemonte
Lazio
Puglia
ITALIA
Valle d'Aosta
Veneto
Calabria
Sardegna
Toscana
Liguria
Trentino Alto Adige
Sicilia
Umbria
Marche
Campania
Abruzzo
Basilicata
Molise
Donne
13.1
-18.000,0
6.570
-13.000,0
-8.000,0
-3.000,0
2.000,0
7.000,0
Reddito pensionistico mediano annuo (in euro)
Il rapporto tra i decili estremi (rapporto tra nono decile e primo decile: D90/D10)
caratterizza lo scarto economico tra i pensionati più ricchi e quelli più poveri e misura la disuguaglianza estrema esistente all’interno delle popolazioni regionali (tabella
11.16). Più il rapporto è basso e minore è la disuguaglianza dei redditi pensionistici
estremi, per contro, più è elevato e maggiore è il divario economico tra i pensionati
più ricchi e quelli più poveri. Il Lazio presenta i valori più alti di questo rapporto per
entrambi i generi (6,77 per le donne e 6,39 per gli uomini), mentre il valore più basso
si rileva per le donne in Molise (2,93) e per gli uomini in Lombardia (4,18).
Il rapporto tra l’ottavo e il secondo decile (D80/D20) è un indicatore della concentrazione dei redditi e più risulta elevato, maggiore è la disuguaglianza all’interno della popolazione regionale.
Gli uomini residenti in Campania presentano il valore più alto del rapporto (3,78),
dove i decili estremi pari al 20% dei pensionati detengono una quota pari rispettivamente al 6,1% ed al 43,8% del totale dei redditi, seguiti da quelli del Lazio
(3,74) con quote estreme di reddito complessivo pari a 5,5% e 44,4%.
Per le donne il Lazio presenta il valore più alto (2,95), le analoghe quote di reddito complessivo sono pari al 7,6% e al 46,1%. Le regioni per le quali il reddito
pensionistico risulta distribuito in modo più uniforme sono la Lombardia per gli
uomini (2,34) con quote estreme di reddito complessivo pari al 7,4% e al 39,7%,
e il Molise per le donne (1,55), dove il primo 20% delle pensionate detiene il
10,8% del reddito complessivo e l’ultimo 20% detiene una quota pari al 42,5%
(tabelle 11.17-11.19).
Il reddito pensionistico si definisce equidistribuito, quando il reddito complessivo annuo è distribuito in parti uguali e tutti i pensionati hanno ricevuto una pensione dello stesso importo.
306 | 11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
Se, al contrario, la maggior parte del reddito pensionistico si distribuisce tra
pochi beneficiari si osserva una concentrazione di tale reddito.
Una misura sintetica del diverso modo in cui si distribuisce il reddito pensionistico tra i singoli beneficiari, sul territorio nazionale ed in particolare all’interno di
ciascuna regione, si può ottenere applicando il coefficiente del Gini, che assume
valori compresi tra zero e uno.
Il coefficiente, che è un indice relativo rapportato al suo massimo (intero importo complessivo concentrato nelle mani di un solo pensionato), assume valore
uguale a zero (minima concentrazione) nel caso di equidistribuzione dei redditi
pensionistici e valore pari a uno nel caso di massima concentrazione, quando
l’intero reddito pensionistico è posseduto da un solo pensionato.
Tale misura, definita coefficiente del Gini o rapporto di concentrazione, è data
dalla seguente formula, che si basa sulla distribuzione discreta dei singoli valori
dei redditi pensionistici non suddivisi in classi di importo:
g=1
2
N 1
Qi
N 1 i=1
Ri
è la frazione dell’importo complessivo annuo, percepito dagli i
RN
pensionati con reddito pensionistico inferiore o uguale a ri;
Qi =
N 1
Pi =
i=1
N 1
2
è il denominatore che rappresenta la corrispondente frazione degli i pensionati,
con reddito pensionistico inferiore o uguale a ri.
Tra gli uomini il valore massimo si osserva nel Lazio (39,19), seguito dal Molise
(39,19), ma anche per le donne il valore più alto si rileva nel Lazio (38,06), dove
esiste la più elevata disuguaglianza per entrambi i generi. I coefficienti del Gini
più bassi si riscontrano per gli uomini in Valle d’Aosta (30,67) e per le donne in
Basilicata (29,16) dove i redditi risultano meno concentrati.
Il prospetto 11.1 riporta una sintesi degli indicatori esposti nella tabella 11.16,
dalla cui analisi emerge il quadro di insieme che delinea la forte disuguaglianza
di genere esistente per i redditi pensionistici di vecchiaia e invalidità.
|
11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
307
11.5 Misure della
disuguaglianza
del reddito
pensionistico
lordo di vecchiaia
e invalidità
308 | 11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
+
++
++
+
+
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
++
++
...Trento
Lazio
+
...Bolzano-Bozen
+
+
Trentino Alto Adige
o
++
Lombardia
Marche
++
Valle d'Aosta
Umbria
++
Mediana
(base Italia =
10.027,81)
Prosperità
Piemonte
Regione
++
++
+
--
--
o
o
o
o
--
o
o
--
--
--
--
--
--
--
--
o
o
o
o
o
+
+
--
--
Coefficiente
Gini
o
+
o
o
o
o
o
-
o
o
o
o
D80/D20
o
D90/D10
Rapporti decili
Disuguaglianza
Uomini
-
--
--
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Mediana
(base Italia =
10.027,81)
Prosperità
++
--
-
-
-
o
-
-
-
-
-
-
-
-
D90/D10
o
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
o
-
-
D80/D20
Rapporti decili
Disuguaglianza
Donne
o
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
segue
Coefficiente
Gini
Prospetto 11.1 Indicatori di prosperità e disuguaglianza del reddito pensionistico di vecchiaia ed invalidità per regione e genere - Anno 2003 (percentuale rispetto alla
mediana nazionale, rapporti dei decili estremi, coefficiente del Gini)
Prospetto 11.1
Indicatori di
prosperità e
disuguaglianza
del reddito
pensionistico di
vecchiaia ed
invalidità per
regione e genere
- Anno 2003
(percentuale
rispetto alla
mediana
nazionale,
rapporti dei
decili estremi,
coefficiente del
Gini)
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11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
+
o
Centro
Mezzogiorno
Disuguaglianza
o
+
o
+
o
o
+
o
o
o
+
o
D90/D10
+
+
o
o
--
+
--
o
o
+
o
+
+
+
+
o
-
+
+
+
++
+
o
D80/D20
+
Coefficiente
Gini
Rapporti decili
-
-
-
-
-
--
-
--
-
--
--
--
Mediana
(base Italia =
10.027,81)
Prosperità
+
o
-
-
+
+
+
-
+
+
--
+
D90/D10
-
o
-
-
-
-
--
--
--
-
--
-
D80/D20
Rapporti decili
Disuguaglianza
Donne
--
--
--
--
--
-
--
--
--
--
--
--
Coefficiente
Gini
Mediana: ++ >139,99%; + > 119,99%; - < 80%; -- < 60%; Rapporto decili estremi (D90/D10): ++ > 5,99; + > 4,99; - < 4,00; -- < 3,00; Rapporto decili (D80/D20): ++ > 3,49;
+ > 2,99; - < 2,50; -- < 2,00; Coeff. Gini: ++ > 39,31; + > 38,31; - < 36,30; -- < 35,30
+
++
o
Sardegna
Italia
o
Sicilia
Nord
o
Calabria
Puglia
o
o
Campania
Basilicata
-
o
Molise
o
Mediana
(base Italia =
10.027,81)
Prosperità
Abruzzo
Regione
Uomini
segue Prospetto 11.1 Indicatori di prosperità e disuguaglianza del reddito pensionistico di vecchiaia ed invalidità per regione e genere - Anno 2003 (percentuale rispetto
alla mediana nazionale, rapporti dei decili estremi, coefficiente del Gini)
segue
Prospetto 11.1
Indicatori di
prosperità e
disuguaglianza
del reddito
pensionistico di
vecchiaia ed
invalidità per
regione e genere
- Anno 2003
(percentuale
rispetto alla
mediana
nazionale,
rapporti dei
decili estremi,
coefficiente del
Gini)
309
11.5 Misure della
disuguaglianza
del reddito
pensionistico
lordo di vecchiaia
e invalidità
Figura 11.6
Curva di Lorenz
della
concentrazione
dei redditi
pensionistici di
vecchiaia e
invalidità - Anno
2003
La curva di Lorenz (figura 11.6) è il grafico più adatto a rappresentare la concentrazione dei redditi, la diagonale posta a 45° rispetto all’asse delle ascisse rappresenta la retta nel caso di perfetta equidistribuzione dei redditi pensionistici,
mentre l’area, compresa tra la retta e la curva delle frequenze cumulate dei redditi, indica il livello di concentrazione espresso numericamente dal coefficiente
del Gini, in rapporto alla superficie totale del triangolo di massima disuguaglianza sottostante la diagonale.
La curva di Lorenz, riferita al complesso dei pensionati di vecchiaia e invalidità
residenti nel paese, si situa al centro tra la curva dei pensionati uomini residenti
nella regione Lazio, dove più forte è la disuguaglianza dei redditi pensionistici, e
quella delle pensionate donne della regione Basilicata, per le quali i redditi pensionistici sono in assoluto i più equidistribuiti. Si nota che l’andamento di quest’ultima curva è abbastanza rettilineo soprattutto nella prima parte, indice di
scarsa disuguaglianza tra i redditi più bassi.
Basilicata donne
Lazio uomini
Italia uomini e donne
1,0
0,8
Retta di equidistribuzione
0,6
0,4
0,2
0,0
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
Quota cumulata di pensionati %
310 | 11
DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE
0,8
0,9
1,0