DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE*
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DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE*
capitolo 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE* 11.1 INTRODUZIONE Le informazioni contenute in questo lavoro provengono dall’archivio amministrativo del Casellario centrale dei pensionati istituito presso l’Inps per legge117 che raccoglie ed aggiorna periodicamente i dati provenienti da circa 660 Enti pubblici e privati gestori ed erogatori di prestazioni pensionistiche obbligatorie di base ed integrative o complementari, nonché di assegni continuativi assistenziali. L’archivio contiene per ciascuna prestazione pensionistica erogata (circa 22,8 milioni di pensioni), oltre all’importo in pagamento e alla tipologia della pensione, anche una serie di informazioni sul beneficiario della prestazione (circa 16,4 milioni di soggetti). La finalità dell’analisi condotta è quella di esaminare attraverso i redditi pensionistici di genere quanto si è verificato negli ultimi 20-30 anni nel mercato del lavoro e di misurare le disuguaglianze tra gli uomini e le donne riscontrate, senza tralasciare l’indagine dei dati regionali, condotte sempre nell’ottica di genere, che potrebbero evidenziare l’esistenza di particolari situazioni socio-economiche. I dati presentati si riferiscono al 31 dicembre 2003 ed analizzano il reddito pensionistico lordo di vecchiaia e invalidità previdenziale118 di circa 9,8 milioni pensionati residenti in Italia119, i cui trattamenti pensionistici, sono più direttamente collegati alla storia lavorativa e contributiva ed ai livelli salariali raggiunti nei cinque o dieci anni precedenti il pensionamento. * Di Antonietta Mundo, Attuario coordinatore centrale Inps - Coordinamento generale statistico attuariale, Roma. 117 Dpr 31 dicembre 1971, n. 1388, successivamente modificato dal Decreto legge 6 luglio 1978, n. 352 e dalla Legge 22 marzo 1995, n. 85. 118 Pensione di inabilità, assegno di invalidità, pensione di invalidità ante Legge n. 222/1984, di cui all’assicurazione generale obbligatoria IVS (invalidità, vecchiaia, superstiti). 119 Sono stati esclusi dal presente lavoro i circa 319.000 pensionati di vecchiaia e di invalidità residenti all’estero ed i quasi 1.000 pensionati non ripartibili per territorio. | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 295 11.1 Introduzione Sono stati, pertanto, esclusi dall’analisi i redditi pensionistici per i quali il diritto o l’ammontare dell’importo dipendano da componenti diverse dalla condizione lavorativa o non risultino correlate al reddito da lavoro: i) i redditi pensionistici di natura assistenziale posti a carico della fiscalità generale (assegni e pensioni sociali, pensioni di invalidità civile e pensioni di guerra); ii) i redditi pensionistici di tipo indennitario (rendite vitalizie per infortuni sul lavoro o per malattie professionali), i cui importi, anche se correlati al livello salariale posseduto al momento dell’evento, si riferiscono anche al grado di invalidità professionale riconosciuto; iii) i redditi pensionistici derivanti da trattamenti ai superstiti, difficilmente riconducibili al salario del beneficiario, in quanto l’importo è correlato al reddito da lavoro, all’anzianità o all’importo della pensione della persona deceduta e tali prestazioni sono decurtate in base al livello di reddito personale posseduto dal pensionato superstite o alla presenza o meno di figli a carico. Ovviamente, per i pensionati titolari di più di una pensione si è tenuto conto unicamente dei redditi pensionistici derivanti da pensioni di base o complementari di vecchiaia e di invalidità previdenziale, escludendo tutti gli importi delle altre pensioni (assistenziali, indennitarie e ai superstiti). Nel presente lavoro è stato possibile esaminare l’andamento delle anzianità contributive di genere solo per le pensioni erogate dall’Inps, in quanto nell’archivio del casellario dei pensionati non è presente l’informazione sull’anzianità contributiva per gli altri Enti gestori di regimi pensionistici. Infine, si è ritenuto utile accennare in appendice al metodo di calcolo della pensione al fine di poter valutare le relazioni esistenti tra salari e importi di pensione. 296 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 11.2 ANALISI PER GENERE DEL REDDITO PENSIONISTICO LORDO DI VECCHIAIA E INVALIDITÀ L’analisi del reddito pensionistico, condotta sull’universo dei pensionati di vecchiaia e invalidità residenti in Italia, mostra per le donne una concentrazione nelle fasce di importo più basse, mentre gli uomini evidenziano una distribuzione più uniforme all’interno delle singole classi di importo. La quota di pensionate con importi inferiori ai 500 euro mensili (comprensivi del rateo della tredicesima) è del 45%, contro un’analoga quota del 14% degli uomini (tabelle* 11.1-11.4). Un’ulteriore frazione, pari a circa il 33% delle donne, possiede redditi pensionistici compresi tra 500 e 1.000 euro, mentre per gli uomini tale percentuale si attesta a circa il 31%. Solo il restante 22% delle donne percepisce importi di pensione superiori ai 1.000 euro mensili, contro circa il 55% degli uomini (figura 11.1a, 11.1b, 11.1c e 11.1d). L’esame del reddito pensionistico per area geografica conferma l’analisi condotta a livello nazionale e verifica la forte asimmetria della curva di distribuzione delle donne verso le classi di importo inferiori ai 1.000 euro mensili. Nel Mezzogiorno si nota, rispetto al Nord e al Centro (circa il 76%), una maggiore accentuazione del fenomeno di donne pensionate che percepiscono meno di 1.000 euro mensili (circa l’83%). Oltre la metà di queste pensionate si colloca addirittura al di sotto della soglia dei 500 euro mensili (circa il 42% al Nord, circa il 47% al Centro e circa il 49% nel Mezzogiorno). Il restante 24% circa del totale delle donne nel Nord e nel Centro e il 17% circa nel Mezzogiorno percepisce redditi pensionistici superiori ai 1.000 euro mensili. 45,00 40,00 35,00 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 3000,00 e più 2.750,00-2.999,99 2.500,00-2.749,99 2.250,00-2.499,99 2.000,00-2.249,99 1.750,00-1.999,99 1.500,00-1.749,99 1.250,00-1.499,99 1.000,00-1.249,99 750,00-999,99 500,00-749,99 250,00-499,99 Uomini Donne Fino a 249,99 Percentuale pensionati Italia Classe di importo mensile * Le tabelle citate nel testo sono riportate in fondo al capitolo. | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 297 Figura 11.1a Distribuzione percentuale dei pensionati di vecchiaia e invalidità per area geografica, classe di importo mensile e genere. Anno 2003 Italia Figura 11.1b Distribuzione percentuale dei pensionati di vecchiaia e invalidità per area geografica, classe di importo mensile e genere. Anno 2003 Nord Nord 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 Uomini Donne 15,0 10,0 5,0 3000,00 e più 2.750,00-2.999,99 2.500,00-2.749,99 2.250,00-2.499,99 2.000,00-2.249,99 1.750,00-1.999,99 1.500,00-1.749,99 1.250,00-1.499,99 1.000,00-1.249,99 750,00-999,99 500,00-749,99 250,00-499,99 Fino a 249,99 0,0 Classe di importo mensile Centro 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Classe di importo mensile 298 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 3000,00 e più 2.750,00-2.999,99 2.500,00-2.749,99 2.250,00-2.499,99 2.000,00-2.249,99 1.750,00-1.999,99 1.500,00-1.749,99 1.250,00-1.499,99 1.000,00-1.249,99 750,00-999,99 500,00-749,99 250,00-499,99 Uomini Donne Fino a 249,99 Figura 11.1c Distribuzione percentuale dei pensionati di vecchiaia e invalidità per area geografica, classe di importo mensile e genere. Anno 2003 Centro Mezzogiorno 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 3000,00 e più 2.750,00-2.999,99 2.500,00-2.749,99 2.250,00-2.499,99 2.000,00-2.249,99 1.750,00-1.999,99 1.500,00-1.749,99 1.250,00-1.499,99 1.000,00-1.249,99 750,00-999,99 500,00-749,99 250,00-499,99 Fino a 249,99 Uomini Donne Classe di importo mensile Nettamente più favorevole appare la distribuzione dei pensionati di genere maschile all’interno delle classi di importo: al di sotto dei 500 euro mensili nel Nord si colloca circa il 9% degli uomini, nel Centro circa il 12% e nel Mezzogiorno circa il 23%. Nelle classi tra i 500 ed i 1.000 euro mensili si osserva circa il 28%, il 31% ed il 36% degli uomini residenti rispettivamente nel Nord, nel Centro e nel Mezzogiorno, mentre una quota sensibilmente più elevata (circa il 63% nel Nord, circa il 57% nel Centro e circa il 41% nel Mezzogiorno) si distribuisce nelle classi di importo da 1.000 euro ed oltre. Le curve di distribuzione per classi di importo di tutte le ripartizioni geografiche (figura 11.2a e 11.2b) mostrano per le donne pensionate una certa uniformità e una spiccata asimmetria a sinistra, mentre per gli uomini permane una certa differenziazione tra le aree dove si nota nel Nord un picco, pari a circa il 18%, nella classe di importo tra 1.000 e 1.250 euro mensili e nel Mezzogiorno la moda, pari a circa il 22%, si osserva nella classe di importo tra 500 e 750 euro. In ambito regionale, per le classi di importo inferiori ai 500 euro, si nota soprattutto il divario tra Lombardia e Molise, che per gli uomini evidenziano valori rispettivamente pari a circa l’8% e al 34% e per le donne quote rispettivamente pari a circa il 40% e al 62%. | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 299 Figura 11.1d Distribuzione percentuale dei pensionati di vecchiaia e invalidità per area geografica, classe di importo mensile e genere. Anno 2003 Mezzogiorno Italia Nord Centro Mezzogiorno 2.250,00-2.499,99 2.500,00-2.749,99 2.750,00-2.999,99 3000,00 e più 2.250,00-2.499,99 2.500,00-2.749,99 2.750,00-2.999,99 3000,00 e più 2.000,00-2.249,99 1.750,00-1.999,99 1.500,00-1.749,99 1.250,00-1.499,99 1.000,00-1.249,99 750,00-999,99 500,00-749,99 250,00-499,99 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Fino a 249,99 Percentuale pensionate femmine Figura 11.2a Distribuzione percentuale dei pensionati di vecchiaia e invalidità per area geografica, classe di importo mensile e genere. Anno 2003 Donne Classe di importo mensile Italia Nord Centro Mezzogiorno 25,0 Percentuale pensionati maschi 20,0 15,0 10,0 5,0 Classe di importo mensile 300 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 2.000,00-2.249,99 1.750,00-1.999,99 1.500,00-1.749,99 1.250,00-1.499,99 1.000,00-1.249,99 750,00-999,99 500,00-749,99 250,00-499,99 0,0 Fino a 249,99 Figura 11.2b Distribuzione percentuale dei pensionati di vecchiaia e invalidità per area geografica, classe di importo mensile e genere. Anno 2003 Uomini 11.3 INDICE DI ASIMMETRIA Dalla comparazione tra importi medi e importi mediani (tabella 11.5) si nota che in tutte le regioni l’importo mediano, sia per gli uomini sia per le donne, è inferiore all’importo medio (differenza positiva). Tale situazione indica per tutte le regioni la presenza di un elevato numero di pensionati con pensioni di importo basso, che nella distribuzione di frequenza determina un’asimmetria dovuta all’addensamento dei redditi pensionistici di vecchiaia e invalidità verso i valori più bassi (asimmetria positiva). Per effettuare un confronto a livello regionale del reddito pensionistico si è fatto riferimento all’indice di asimmetria che è definito, in termini percentuali, da tre volte la differenza tra l’importo medio e l’importo mediano rapportata allo scarto quadratico medio. Dall’analisi delle figura 11.3a e 11.3b si nota che i valori relativi più elevati dell’indice di asimmetria (addensamento della distribuzione dei redditi pensionistici verso i valori più bassi) si osservano per le donne in tutte le regioni, in quanto il reddito mediano risulta poco elevato. Il valore più basso dell’indice si rileva in Puglia (88,73), seguita dalla Calabria (90,30) e il più alto in Abruzzo (143,92). Per gli uomini residenti nelle regioni settentrionali l’indice di asimmetria presenta valori sensibilmente più bassi variabili tra 40,71 della Liguria e 58,36 della Lombardia, mentre il valore più elevato si ha nel Molise (109,78). Regioni del Nord Regioni del Centro Regioni del Mezzogiorno Figura 11.3a Regioni secondo l’importo mediano e l’indice di asimmetria per genere. Anno 2003, valori percentuali Donne Italia Indice di asimmetria percentuale 160 140 120 100 80 60 40 20 0 5.000 5.200 5.400 5.600 5.800 6.000 6.200 6.400 6.600 6.800 7.000 Importo mediano (in euro) | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 301 Regioni del Nord Regioni del Centro Regioni del Mezzogiorno Italia 120 Indice di asimmetria Figura 11.3b Regioni secondo l’importo mediano e l’indice di asimmetria per genere. Anno 2003, valori percentuali Uomini 100 80 60 40 20 0 5.000 7.000 9.000 11.000 Importo mediano (in euro) 302 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 13.000 15.000 17.000 11.4 ANALISI PER GENERE DELLE ANZIANITÀ CONTRIBUTIVE DELLE PENSIONI DIRETTE DI VECCHIAIA E INVALIDITÀ DELL’INPS La distribuzione per classi di anzianità contributiva nel territorio nazionale delle pensioni dirette Inps di vecchia e invalidità (circa 8.439.000 pensioni), evidenzia che il 52% delle pensioni erogate a donne è liquidato sulla base delle prime due classi di anzianità fino a 20 anni (“fino a 15 anni” il 25% delle pensioni femminili e “da 15 a 20 anni” il 27%), tale percentuale scende poi in modo graduale fino a raggiungere il 9,9% delle pensioni femminili con anzianità comprese tra 35 anni e meno di 40 anni e quindi diminuisce sensibilmente fino all’1,2% per le donne con anzianità contributive di 40 anni e oltre. Le pensioni degli uomini presentano, invece, nel territorio nazionale un andamento contrario: ad eccezione della prima classe di anzianità “fino a 15 anni”, in cui le pensioni maschili si avvicinano al 12%. Nelle classi successive, tra 15 e 30 anni, le frequenze relative si attestano sotto il 10%, per poi aumentare velocemente fino al 14,9% nella classe “da 30 a 35 anni” e superare addirittura il picco del 48% per le anzianità superiori ai 35 anni (rispettivamente il 41,1% nella classe “da 35 a meno di 40 anni” e il 7,3% nell’ultima classe di “40 anni”). L’andamento tra i due generi rilevato in ambito nazionale si ripete in modo molto simile al Nord e al Centro. Il Mezzogiorno presenta, invece, andamenti con frequenze meno difformi in particolare per gli uomini; questi ultimi, infatti, presentano un andamento bimodale nelle due classi di anzianità “fino a 15 anni”, pari al 21,2%, e “da 35 anni a meno di 40 anni”, pari a 22,5% (tabelle 11.6-11.9 e figure 11.4a 11.4b, 11.4c e 11.4d). Percentuale pensioni Italia 45,0% 40,0% 35,0% 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% Fino a 15 anni Donne Uomini Da 15 anni a 20 anni Da 20 anni a 25 anni Da 25 anni a 30 anni Da 30 anni Da 35 anni a a 35 anni meno di 40 anni 40 anni Classe di anzianità contributiva | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 303 Figura 11.4a Pensioni Inps dirette, liquidate con il metodo “retributivo”, per area geografica, classe di anzianità contributiva e genere (dati percentuali). Anno 2003 Italia Nord 60,0% 50,0% Percentuale pensioni Figura 11.4b Pensioni Inps dirette, liquidate con il metodo “retributivo”, per area geografica, classe di anzianità contributiva e genere (dati percentuali). Anno 2003 Nord 40,0% Donne Uomini 30,0% 20,0% 10,0% 0,0% Fino a 15 anni Da 15 anni a 20 anni Da 20 anni a 25 anni Da 25 anni a 30 anni Da 30 anni Da 35 anni a a 35 anni meno di 40 anni 40 anni Classe di anzianità contributiva Centro Percentuale pensioni Figura 11.4c Pensioni Inps dirette, liquidate con il metodo “retributivo”, per area geografica, classe di anzianità contributiva e genere (dati percentuali). Anno 2003 Centro 45,0% 40,0% 35,0% 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% Fino a 15 anni Donne Uomini Da 15 anni a 20 anni Da 20 anni a 25 anni Da 25 anni a 30 anni Da 30 anni Da 35 anni a a 35 anni meno di 40 anni 40 anni Classe di anzianità contributiva Mezzogiorno 30,0% Percentuale pensioni Figura 11.4d Pensioni Inps dirette, liquidate con il metodo “retributivo”, per area geografica, classe di anzianità contributiva e genere (dati percentuali). Anno 2003 Mezzogiorno 25,0% 20,0% Donne Uomini 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% Fino a 15 anni Da 15 anni a 20 anni Da 20 anni a 25 anni Da 25 anni a 30 anni Da 30 anni Da 35 anni a a 35 anni meno di 40 anni Classe di anzianità contributiva 304 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 40 anni 11.5 MISURE DELLA DISUGUAGLIANZA DEL REDDITO PENSIONISTICO LORDO DI VECCHIAIA E INVALIDITÀ La popolazione dei pensionati di vecchiaia e invalidità, residente in Italia, è stata suddivisa in decili120 sia per il totale uomini e donne sia in modo distinto per i due generi, al fine di analizzare le disuguaglianze esistenti nella distribuzione dei redditi pensionistici annui (tabelle 11.10-11.12). Un primo dato interessante riguarda l’analisi della mediana (D50), che può essere utilizzato come un indicatore della prosperità in quanto, dopo aver ordinato la popolazione in esame in ordine crescente di reddito, mostra il livello reddituale raggiunto dall’individuo che occupa il posto centrale e che bipartisce la distribuzione. La mediana nazionale, considerando entrambi i generi, risulta di 10.028 euro annui, quella delle donne è pari a 6.570 euro e quella degli uomini è di 13.145 euro, più del doppio di quella femminile. Dall’analisi territoriale della mediana delle pensionate donne (tabella 11.11) si osserva che il 50% delle pensionate non raggiunge, per quasi tutte le regioni, i 525,89 euro mensili (importo mensile erogato nel 2003 per le cosiddette pensioni al milione121, pari a 6.836,57 euro annui); fanno eccezione il Piemonte, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna, le cui pensionate con importo mediano riescono a percepire tale reddito pensionistico. La situazione maschile è sicuramente più favorevole, se confrontata con quella femminile, infatti, i valori mediani annui oscillano tra i 16.102 euro della Liguria e i 15.208 euro del Lazio, quelli più elevati, e i 7.702 euro del Molise e 8.219 della Basilicata, i più bassi (figura 11.5). Per agevolare il confronto dei decili fra i due generi si è provveduto poi a calcolare i numeri indice ponendo uguale a 100 il valore della mediana nazionale complessiva, pari a 10.027,81 euro (tabelle 11.13-11.15). 120 Il decile è il valore medio che supera i valori osservati in una frazione pari a r/10 dei casi ed è superato dalla frazione complementare dei casi (10-r/10). I decili si determinano mediante la suddivisione in 10 parti di una distribuzione, preventivamente ordinata in ordine crescente, ciascuna delle quali è pari alla decima parte della numerosità della distribuzione. La modalità che fa da cardine tra due distribuzioni parziali successive è definita decile. I decili sono nove valori: il primo decile è il valore preceduto dal 10% dei casi, in corrispondenza del quale la distribuzione viene suddivisa; il nono decile è il valore preceduto dal 90% dei casi. Il quinto decile, sotto il quale ricade il 50% dei valori osservati, bipartisce la distribuzione e coincide con la mediana. 121 Legge numero 448/2001 (legge finanziaria 2002, articolo 38, commi da 1 a 6) che prevede, a decorrere dal primo gennaio 2002, un incremento della misura delle maggiorazioni sociali a favore di soggetti disagiati, con età pari o superiore a 70 anni (l’età è ridotta di un anno ogni cinque anni di contribuzione, fino ad un massimo di cinque anni - da 70 a 65) e fino a garantire un reddito proprio pari a 516,46 euro (un milione di lire) al mese per tredici mensilità (euro 525,89 per il 2003). Beneficiano della misura coloro che hanno titolo alla maggiorazione sociale o agli aumenti previsti per la pensione/assegno sociale e che risultino titolari di pensioni al minimo, di pensione/assegno sociale, nonché, se con età pari o superiore a 60 anni, siano titolari di pensione di inabilità (ex Legge 222/1984), di pensione di invalidità civile totale, di pensione ai sordomuti civili o ai ciechi civili assoluti. La concessione dell’incremento della maggiorazione sociale è subordinato all’accertamento dei limiti di reddito previsti per il pensionato, cumulati con quelli del coniuge. | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 305 Figura 11.5 Reddito pensionistico mediano annuo lordo dei pensionati di vecchiaia e invalidità per regione e genere - Anno 2003 Uomini Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lombardia Piemonte Lazio Puglia ITALIA Valle d'Aosta Veneto Calabria Sardegna Toscana Liguria Trentino Alto Adige Sicilia Umbria Marche Campania Abruzzo Basilicata Molise Donne 13.1 -18.000,0 6.570 -13.000,0 -8.000,0 -3.000,0 2.000,0 7.000,0 Reddito pensionistico mediano annuo (in euro) Il rapporto tra i decili estremi (rapporto tra nono decile e primo decile: D90/D10) caratterizza lo scarto economico tra i pensionati più ricchi e quelli più poveri e misura la disuguaglianza estrema esistente all’interno delle popolazioni regionali (tabella 11.16). Più il rapporto è basso e minore è la disuguaglianza dei redditi pensionistici estremi, per contro, più è elevato e maggiore è il divario economico tra i pensionati più ricchi e quelli più poveri. Il Lazio presenta i valori più alti di questo rapporto per entrambi i generi (6,77 per le donne e 6,39 per gli uomini), mentre il valore più basso si rileva per le donne in Molise (2,93) e per gli uomini in Lombardia (4,18). Il rapporto tra l’ottavo e il secondo decile (D80/D20) è un indicatore della concentrazione dei redditi e più risulta elevato, maggiore è la disuguaglianza all’interno della popolazione regionale. Gli uomini residenti in Campania presentano il valore più alto del rapporto (3,78), dove i decili estremi pari al 20% dei pensionati detengono una quota pari rispettivamente al 6,1% ed al 43,8% del totale dei redditi, seguiti da quelli del Lazio (3,74) con quote estreme di reddito complessivo pari a 5,5% e 44,4%. Per le donne il Lazio presenta il valore più alto (2,95), le analoghe quote di reddito complessivo sono pari al 7,6% e al 46,1%. Le regioni per le quali il reddito pensionistico risulta distribuito in modo più uniforme sono la Lombardia per gli uomini (2,34) con quote estreme di reddito complessivo pari al 7,4% e al 39,7%, e il Molise per le donne (1,55), dove il primo 20% delle pensionate detiene il 10,8% del reddito complessivo e l’ultimo 20% detiene una quota pari al 42,5% (tabelle 11.17-11.19). Il reddito pensionistico si definisce equidistribuito, quando il reddito complessivo annuo è distribuito in parti uguali e tutti i pensionati hanno ricevuto una pensione dello stesso importo. 306 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE Se, al contrario, la maggior parte del reddito pensionistico si distribuisce tra pochi beneficiari si osserva una concentrazione di tale reddito. Una misura sintetica del diverso modo in cui si distribuisce il reddito pensionistico tra i singoli beneficiari, sul territorio nazionale ed in particolare all’interno di ciascuna regione, si può ottenere applicando il coefficiente del Gini, che assume valori compresi tra zero e uno. Il coefficiente, che è un indice relativo rapportato al suo massimo (intero importo complessivo concentrato nelle mani di un solo pensionato), assume valore uguale a zero (minima concentrazione) nel caso di equidistribuzione dei redditi pensionistici e valore pari a uno nel caso di massima concentrazione, quando l’intero reddito pensionistico è posseduto da un solo pensionato. Tale misura, definita coefficiente del Gini o rapporto di concentrazione, è data dalla seguente formula, che si basa sulla distribuzione discreta dei singoli valori dei redditi pensionistici non suddivisi in classi di importo: g=1 2 N 1 Qi N 1 i=1 Ri è la frazione dell’importo complessivo annuo, percepito dagli i RN pensionati con reddito pensionistico inferiore o uguale a ri; Qi = N 1 Pi = i=1 N 1 2 è il denominatore che rappresenta la corrispondente frazione degli i pensionati, con reddito pensionistico inferiore o uguale a ri. Tra gli uomini il valore massimo si osserva nel Lazio (39,19), seguito dal Molise (39,19), ma anche per le donne il valore più alto si rileva nel Lazio (38,06), dove esiste la più elevata disuguaglianza per entrambi i generi. I coefficienti del Gini più bassi si riscontrano per gli uomini in Valle d’Aosta (30,67) e per le donne in Basilicata (29,16) dove i redditi risultano meno concentrati. Il prospetto 11.1 riporta una sintesi degli indicatori esposti nella tabella 11.16, dalla cui analisi emerge il quadro di insieme che delinea la forte disuguaglianza di genere esistente per i redditi pensionistici di vecchiaia e invalidità. | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 307 11.5 Misure della disuguaglianza del reddito pensionistico lordo di vecchiaia e invalidità 308 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE + ++ ++ + + Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana ++ ++ ...Trento Lazio + ...Bolzano-Bozen + + Trentino Alto Adige o ++ Lombardia Marche ++ Valle d'Aosta Umbria ++ Mediana (base Italia = 10.027,81) Prosperità Piemonte Regione ++ ++ + -- -- o o o o -- o o -- -- -- -- -- -- -- -- o o o o o + + -- -- Coefficiente Gini o + o o o o o - o o o o D80/D20 o D90/D10 Rapporti decili Disuguaglianza Uomini - -- -- - - - - - - - - - - - Mediana (base Italia = 10.027,81) Prosperità ++ -- - - - o - - - - - - - - D90/D10 o - - - - - - - - - - o - - D80/D20 Rapporti decili Disuguaglianza Donne o -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- segue Coefficiente Gini Prospetto 11.1 Indicatori di prosperità e disuguaglianza del reddito pensionistico di vecchiaia ed invalidità per regione e genere - Anno 2003 (percentuale rispetto alla mediana nazionale, rapporti dei decili estremi, coefficiente del Gini) Prospetto 11.1 Indicatori di prosperità e disuguaglianza del reddito pensionistico di vecchiaia ed invalidità per regione e genere - Anno 2003 (percentuale rispetto alla mediana nazionale, rapporti dei decili estremi, coefficiente del Gini) | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE + o Centro Mezzogiorno Disuguaglianza o + o + o o + o o o + o D90/D10 + + o o -- + -- o o + o + + + + o - + + + ++ + o D80/D20 + Coefficiente Gini Rapporti decili - - - - - -- - -- - -- -- -- Mediana (base Italia = 10.027,81) Prosperità + o - - + + + - + + -- + D90/D10 - o - - - - -- -- -- - -- - D80/D20 Rapporti decili Disuguaglianza Donne -- -- -- -- -- - -- -- -- -- -- -- Coefficiente Gini Mediana: ++ >139,99%; + > 119,99%; - < 80%; -- < 60%; Rapporto decili estremi (D90/D10): ++ > 5,99; + > 4,99; - < 4,00; -- < 3,00; Rapporto decili (D80/D20): ++ > 3,49; + > 2,99; - < 2,50; -- < 2,00; Coeff. Gini: ++ > 39,31; + > 38,31; - < 36,30; -- < 35,30 + ++ o Sardegna Italia o Sicilia Nord o Calabria Puglia o o Campania Basilicata - o Molise o Mediana (base Italia = 10.027,81) Prosperità Abruzzo Regione Uomini segue Prospetto 11.1 Indicatori di prosperità e disuguaglianza del reddito pensionistico di vecchiaia ed invalidità per regione e genere - Anno 2003 (percentuale rispetto alla mediana nazionale, rapporti dei decili estremi, coefficiente del Gini) segue Prospetto 11.1 Indicatori di prosperità e disuguaglianza del reddito pensionistico di vecchiaia ed invalidità per regione e genere - Anno 2003 (percentuale rispetto alla mediana nazionale, rapporti dei decili estremi, coefficiente del Gini) 309 11.5 Misure della disuguaglianza del reddito pensionistico lordo di vecchiaia e invalidità Figura 11.6 Curva di Lorenz della concentrazione dei redditi pensionistici di vecchiaia e invalidità - Anno 2003 La curva di Lorenz (figura 11.6) è il grafico più adatto a rappresentare la concentrazione dei redditi, la diagonale posta a 45° rispetto all’asse delle ascisse rappresenta la retta nel caso di perfetta equidistribuzione dei redditi pensionistici, mentre l’area, compresa tra la retta e la curva delle frequenze cumulate dei redditi, indica il livello di concentrazione espresso numericamente dal coefficiente del Gini, in rapporto alla superficie totale del triangolo di massima disuguaglianza sottostante la diagonale. La curva di Lorenz, riferita al complesso dei pensionati di vecchiaia e invalidità residenti nel paese, si situa al centro tra la curva dei pensionati uomini residenti nella regione Lazio, dove più forte è la disuguaglianza dei redditi pensionistici, e quella delle pensionate donne della regione Basilicata, per le quali i redditi pensionistici sono in assoluto i più equidistribuiti. Si nota che l’andamento di quest’ultima curva è abbastanza rettilineo soprattutto nella prima parte, indice di scarsa disuguaglianza tra i redditi più bassi. Basilicata donne Lazio uomini Italia uomini e donne 1,0 0,8 Retta di equidistribuzione 0,6 0,4 0,2 0,0 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 Quota cumulata di pensionati % 310 | 11 DISPARITÀ DI GENERE NEI REDDITI DA PENSIONE 0,8 0,9 1,0