Disciplinare pomodoro_def
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LE COLTURE ORTIVE: POMODORO DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DEL POMODORO DA MENSA SECONDO IL METODO DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA Disciplinare di produzione del pomodoro da mensa secondo il metodo dell’agricoltura biologica INDICE 1. 2. Introduzione .............................................................................................................................................2 Esigenze pedoclimatiche ........................................................................................................................2 2.1. Esigenze pedologiche .............................................................................................................................2 2.2. Esigenze climatiche.................................................................................................................................3 3. Consociazioni...........................................................................................................................................4 4. Scelta varietale.........................................................................................................................................4 5. Impianto ....................................................................................................................................................5 5.1 Densità d’impianto.............................................................................................................................6 5.2 Materiale di propagazione .................................................................................................................6 6. Gestione della fertilità..............................................................................................................................7 6.1. Rotazione ................................................................................................................................................8 6.2. Fertilizzazione ....................................................................................................................................... 10 6.3. Lavorazioni ............................................................................................................................................ 11 7. Gestione delle infestanti........................................................................................................................ 13 7.1 Pacciamatura ........................................................................................................................................ 15 7.2 Sarchiatura ............................................................................................................................................ 16 8. Gestione dell’acqua ............................................................................................................................... 16 8.1 Fabbisogno irriguo........................................................................................................................... 17 8.2 Metodi irrigui.................................................................................................................................... 19 9. Gestione delle avversità ........................................................................................................................ 20 10. Raccolta .................................................................................................................................................. 22 Allegato I: crittogame del pomodoro ............................................................................................................ 23 Allegato II: insetti e parassiti del pomodoro ................................................................................................ 38 Allegato III: caratteristiche delle principali cultivar di pomodoro per la Puglia ........................................ 40 Allegato IV: parametri qualitativi per la commercializzazione del pomodoro ........................................... 47 BIBLIOGRAFIA (allegata) 1. Introduzione Nel caso della coltivazione di piante ortive secondo il metodo di coltivazione biologico, massima attenzione va riservata all’agroecosistema aziendale nel suo complesso. La scelta di coltivare il pomodoro va vista pertanto all’interno di un’oculata rotazione che permetta, nello svolgersi del suo ciclo, sia il reintegro delle asportazioni di elementi nutritivi che il miglioramento delle caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche del suolo, mediante sovesci e corretti apporti di sostanza organica. 2. Esigenze pedoclimatiche Il pomodoro è una specie mesoterma, quindi molto plastica per quanto riguarda l’adattamento a diverse situazioni pedoclimatiche. E’ considerata una coltura da rinnovo, ed è dotata di un apparato radicale molto sviluppato che la rende idonea per migliorare la struttura del terreno per la specie seguente. In condizioni normali, richiede rotazioni almeno quadriennali. 2.1. Esigenze pedologiche In funzione del tipo di apparato radicale, fittonante ma con un’ampia rete di radici secondarie laterali, della sensibilità ai ristagni idrici e della preferenza della coltura per i terreni a reazione sub-acida o neutra (pH<6), si possono individuare le caratteristiche del terreno ottimali per la coltivazione di questa specie. Terreno Struttura Drenaggio Franco di coltivazione pH Salinità consigliato sciolto, medio impasto ottimo > 50 cm >6 < 2,5 dSm-1 sconsigliato pesante insufficiente < 50 cm >7,5 <6 > 2,5 dSm-1 L’abbondanza di calcio non ha effetto dannoso sulla vegetazione, favorisce una buona fruttificazione, evitando, insieme ad una buona dotazione idrica del terreno, l’accentuarsi di fenomeni di marciume apicale. 2.2. Esigenze climatiche Il pomodoro è una pianta tendenzialmente perennante, tuttavia in ambienti, come quello pugliese, che presentano temperature assai variabili durante il corso dell’anno si comporta da pianta annuale. Il fattore limitante la coltivazione del pomodoro è il freddo nelle prime fasi di sviluppo delle piantine, e ciò condiziona l’epoca di semina ottimale. Essendo il pomodoro una coltura primaverile-estiva risente molto, soprattutto nel clima pugliese, delle elevate temperature che si verificano in estate, e quindi dell’elevata richiesta evapotraspirativa da parte dell’ambiente. Pertanto la gestione delle risorse idriche rappresenta per la coltivazione del pomodoro uno dei punti chiave sui quali si deve incentrare l’attenzione dell’operatore. Fasi colturali Temperature di riferimento Germinazione del seme Induzione a fiore (15 gg dopo la fuoriuscita dei cotiledoni) Minima letale per la specie Zero di vegetazione (minima biologica) Fase di allegagione (scarsa allegagione e decolorazioni ed ustioni alle bacche) 12 C0 Temperature ottimali 10- 15 C0 per 2 settimane 0-2 C0 10 C0 Max 32 C0 25 C0 durante il giorno 13 -14 C0 durante la notte 3. Consociazioni La consociazione è una pratica poco utilizzata nella coltivazione di questa specie. Tuttavia, è stato osservato che la consociazione con altre colture può sortire effetti positivi dovuti a varie interazioni. In particolare, si vedano di seguito alcuni esempi: Coltura consociata Effetto Causa sedano Consociazione favorevole alla crescita del sedano Effetto benefico degli essudati radicali del pomodoro prezzemolo menta, lattuga, insalata, cicoria, aglio, fagiolino veccia 4. Mantiene lontana la cavolaia Consociazione favorevole alla crescita delle colture Consociazione favorevole e pacciamatura vivente Scelta varietale La specie del pomodoro presenta uno spiccato polimorfismo, da cui derivano le numerose varietà che si differenziano per numerose caratteristiche (ciclo vegetativo, sviluppo, copertura fogliare, foglie, frutti, resistenze e tolleranze). I criteri di scelta delle cultivar di pomodoro sono: • la vocazionalità pedoclimatica, caratteristica che è consigliabile ricercare soprattutto tra le varietà ancestrali presenti nei vari areali di coltivazione; • la resistenza alle principali avversità; • la rusticità, quindi la bassa esigenza in sostanze nutritive e acqua, anche a scapito di potenzialità produttive più basse; • la precocità di maturazione, caratteristica che permette di accorciare il ciclo produttivo e quindi il tempo durante il quale la coltura è presente in campo e necessita soprattutto di acqua; • l’elevata serbevolezza dei frutti; • la richiesta da parte dei mercati. Interessante è comunque la presenza di una certa vigoria, caratteristica che in coltivazione convenzionale può costituire un problema, ma che nelle condizioni spesso poco "spinte" della coltura biologica, può rappresentare una qualità positiva. La gamma varietale che consigliamo comprende sia cultivar locali tipo A grappoli d’inverno, Barletta, Cuor di bue, Manduria, Marmande, Principe borghese, Roma VF, San Marzano, che cultivars di più recente introduzione, talvolta ibridi F1, che offrono garanzie di maggior resistenza alle malattie e alti livelli di produttività, come Bonny, Erminia, Esperanza, Jama, Madrila, Perfect Peel, Tradiro, Yuri. Nell’allegato III sono riportate alcune breve descrizioni delle cultivar consigliate in coltivazione biologica. 5. Impianto Il pomodoro può essere seminato direttamente in campo o trapiantato. Nella coltivazione biologica però, risulta fondamentale poter ridurre le infestanti attraverso ripetute sarchiature, rendendo praticamente obbligatorio il trapianto. Oltre tutto, l’impianto della coltura in campo ad uno stadio fenologico più avanzato rende la coltura più resistente alle avversità. Si consigliano piantine ottenute in contenitori alveolari o singoli e successivamente messe a dimora con le radici protette dal pan di terra. Nel caso le acque di irrigazione siano particolarmente saline o si provenga da un’annata particolarmente siccitosa ed il terreno non presenti una buona riserva di acqua, può essere più utile effettuare la semina diretta, stando attenti a farla nei tempi opportuni e con varietà precoci; in questo caso, infatti, si evita una eventuale "crisi di trapianto" particolarmente rischiosa in presenza di terreno salino. Inoltre, con la semina diretta è favorito l'approfondimento radicale, con conseguente miglior utilizzo di risorse idriche e nutritive contenute negli strati più profondi. 5.1 Densità d’impianto In conduzione biologica è opportuno non impiantare la coltura con una densità alta (esempio: 25 x 90 centimetri). Una bassa densità ci consentirà di creare una condizione di maggiore areazione tra le piante e quindi un microclima naturalmente sfavorevole al proliferare di patogeni e una migliore esplorazione del suolo da parte delle radici, migliorando al contempo anche l’insolazione della coltura. In modo indicativo e, in dipendenza dell’accrescimento delle diverse cultivar, per il pomodoro da mensa si può prevedere un impianto a file semplici ad una distanza di 4050 centimetri sulla fila e di 100-120 centimetri nell’interfila. Per consentire una migliore gestione delle infestanti in terreni particolarmente interessati dal problema, è consigliabile il ricorso alle file binate. Impianto tecnica Semina 5.2 consigliato Terreno con scarsa capacità idrica Acque d'irrigazione saline Trapianto Tutti gli altri casi Densità d'impianto Bassa 40-50 x 100-120 cm sconsigliato Tutti gli altri casi Terreno con scarsa capacità idrica Acque d'irrigazione saline Elevata Es. 25 x 90 cm Materiale di propagazione Le piantine di pomodoro, come quelle delle altre specie ortive, risentono dello stress da trapianto; per ridurre questo inconveniente devono possedere le seguenti caratteristiche: - essere dotate di almeno due foglie vere; - con diametro dell’ipocotile non inferiore a 3 mm; - essere sane e robuste, con altezza sui 15-20 cm; - avere almeno 45-50 giorni di età; - l’ipocotile deve essere violetto (indice che la pianta non è filata); - i primi palchi fiorali devono essere già abbozzati; - presentare poca eziolatura. Per l’ottenimento di piantine adatte al trapianto è necessario controllare la densità in vivaio, ridurre la temperatura da metà a fine ciclo colturale con ampie escursioni diurne, applicare moderati stress idrici, operare una fitoregolazione meccanica tramite “spazzolatura” e ricorrere a formulati a base di rame correttamente dosati. Da ricordare il limite massimo consentito per l’impiego del rame, a partire dal gennaio 2006, fissato in 6 kg/ha. Per il trapianto di piantine orticole potranno essere utilizzate solo piante provenienti da agricoltura biologica, senza alcuna possibilità di deroga. Per quanto riguarda l’approvvigionamento delle sementi biologiche, il regime di deroga è stato protratto dal Reg. n° 1452/2003 del 14 agosto 2003, (in riferimento agli articoli articoli 6 e 6-bis del Reg.CEE n° 2092/91), qualora sia dimostrato “che nessuna varietà della specie che l'utilizzatore vuole procurarsi è registrata nella base dati”, di cui l’aggiornamento e la tenuta sono a cura dell’ENSE, o “che la varietà che l'utilizzatore delle sementi vuole procurarsi non è registrata nella base dati, e l'utilizzatore può dimostrare che nessuna delle varietà alternative della stessa specie, registrate nella base dati, è adeguata, e che l'autorizzazione è quindi importante per la sua produzione”. In caso di comprovata irreperibilità si può fare richiesta di deroga tramite l’apposito modulo, reperibile anche presso il sito web dell’ENSE (Allegato 7), per poter impiegare materiale derivante da coltivazione convenzionale, purché non trattato con prodotti fitosanitari diversi da quelli ammessi dalla 2092/91 e purché non si tratti di materiale geneticamente modificato (OGM). 6. Gestione della fertilità La fertilità del terreno in orticoltura è il risultato dell'interazione di vari fattori, e pertanto tutte le tecniche colturali messe in atto devono servire a mantenerla e possibilmente ad incrementarla dal punto di vista fisico, organico e microbiologico. Gestire la fertilità di un terreno che deve ospitare il pomodoro significa tener presente che questa è il risultato di una serie di scelte agronomiche come le rotazioni, le consociazioni, le lavorazioni da attuare e la gestione delle risorse idriche che, se attuate in modo corretto, consentiranno alla specie in questione di accrescersi e di raggiungere la produzione ottimale. Per conoscere il livello di fertilità iniziale del terreno, e decidere come intervenire in modo adeguato, si consiglia di effettuare in autunno un’analisi del terreno che prenda in considerazione il tenore in sostanza organica, gli elementi nutritivi e la fertilità fisica del terreno. In tal modo si potranno evidenziare le disponibilità di elementi nutritivi da confrontare con le esigenze relative alla produzione prevista. Nella tabella si riportano le asportazioni dei principali elementi nutritivi da parte del pomodoro da mensa coltivato in piena aria. Produzione (t/ha) 40 60 Elementi (kg/ha) N 110 136 P2O5 25 55 K2O 150 232 CaO 130 339 MgO 36 Dai dati della tabella si evidenziano le notevoli esigenze di questa specie in potassio e calcio. La disponibilità di questi elementi è molto importante per evitare fenomeni di marciume apicale. Questa fisiopatia, infatti, si verifica per carenza di calcio a livello delle bacche, determinata in Puglia, dalla sua traslocazione preferenziale verso le foglie, nelle giornate calde e secche. In questo caso il potassio assume un ruolo molto importante in quanto presiede alla regolazione dell’apertura stomatica e quindi alla limitazione della traspirazione, che si traduce in un risparmio di acqua ed in un ostacolo al manifestarsi della fisiopatia. Un corretto regime degli apporti irrigui evita il verificarsi del problema. 6.1. Rotazione Le rotazioni, dovranno essere previste in forma adeguata alle potenzialità del terreno e in modo da evitare soprattutto lavorazioni intempestive tra una coltura e l’altra che comportano un danneggiamento della struttura del terreno. La rotazione ha inoltre un effetto rinettante sulle infestanti, riuscendo a controllare in particolare lo sviluppo massiccio dell’erba morella, specie diffusa e particolarmente dannosa per la coltura in questione. Il pomodoro si può considerare una pianta da rinnovo e, pertanto, può aprire la rotazione, soprattutto perché richiede lavorazioni del terreno particolarmente accurate, si avvantaggia molto delle letamazioni ed è una coltura che si può sarchiare o pacciamare. Pertanto, alle colture in successione, lascia il terreno ben strutturato, anche negli strati più profondi, e rinettato in maniera ottimale. Un esempio di rotazione triennale praticabile in agricoltura biologica in una azienda irrigua è il seguente: I ANNO 1. Pomodoro (aprile - agosto) 2. Frumento (novembre - giugno) 3. Ortaggi da foglia quali cicoria, lattuga, finocchio (settembre - marzo) II ANNO 4. Fagiolo da consumo fresco o da granella, fagiolino (aprile - settembre) 5. Cavolo broccolo, cicoria, rapa (settembre - marzo) III ANNO 6. Melone, carosello (maggio - agosto) 7. Leguminose da sovescio o erbaio misto (ottobre - marzo) Ricordiamo di evitare la coltivazione, sullo stesso appezzamento a breve distanza temporale di specie appartenenti alla famiglia delle Solanacee (patata, peperone, melanzana); in particolare, è importante NON prevedere il ritorno della coltura del pomodoro sullo stesso appezzamento, se non dopo almeno quattro anni, per evitare l’insorgenza di malattie quali fusariosi e verticillosi. Da evitare inoltre anche le cucurbitacee, le chenopodiacee, gli asparagi ed il prato. Trattandosi di una coltura a ciclo primaverile-estivo, un’ottima precessione per il pomodoro è l’erbaio misto ( di leguminose e graminacee), che ha funzione di copertura del terreno nei mesi autunnali e invernali. Esso favorisce l’infiltrazione nel terreno delle acque meteoriche, riduce i fenomeni erosivi e la lisciviazione dell’azoto e di altri elementi nutritivi perché immobilizzati dalle piante. Tali nutrienti torneranno al terreno con il SOVESCIO dell’erbaio, la cosiddetta fertilizzazione verde, che può fornire al terreno fino a 250 – 300 quintali di massa verde, contribuendo ad innalzare il tenore di sostanza organica. Anche il cavolo e le composite (lattughe, cicorie) costituiscono una precessione favorevole per il pomodoro. 6.2. Fertilizzazione Le asportazioni riportate in precedenza, relative alla coltura, sono da considerarsi puramente indicative in quanto dipendono dal livello di produttività e fertilità del terreno che in orticoltura biologica va intesa nel senso di una gestione complessiva del problema. Precedentemente all'impianto della coltura si consiglia perciò di intervenire con una fertilizzazione di fondo che apporti sostanza organica al terreno. Tale apporto andrebbe attuato circa 2- 3 mesi prima dell’impianto, ma considerata la presenza in campo della coltura che costituisce la precessione al pomodoro si potrebbe intervenire in autunno prima della semina dell’eventuale cereale autunno-vernino o dell’erbaio misto. Fertilizzante Stallatico Pollina Ammendante ammesso dal REG.CE 2092/91. Fertilizzazione di fondo Dosi (q/ha) 20-25 Tempi di somministrazione autunno 5 - 10 autunno Secondo le dosi prescritte autunno L'apporto di sostanza organica può avvenire anche tramite il ricorso al sovescio, ad esempio quello di crucifere, che oltre all’arricchimento di S.O. forniscono un’interessante azione nematocida e di contenimento dei funghi del terreno, come dimostrato da recenti studi condotti in ambito nazionale. La concimazione azotata in pre-trapianto va invece notevolmente limitata in quantità, poiché può indurre nella pianta un eccessivo rigoglio, allungando quindi il ciclo vegetativo e causando ritardi nella fioritura e quindi anche nella frutticazione e maturazione. Ad ogni modo non va completamente eliminata: si consiglia semplicemente di distribuire la fertilizzazione in dosi limitate e scaglionate. Le dosi ridotte possono poi eventualmente venire integrate da piccole dose di azoto in fertirrigazione all’allegagione dei primi palchi, ad esempio ricorrendo a prodotti liquidi in microdosi a base di sangue, proteine idrolizzate o altri prodotti contenenti amminoacidi. Da sottolineare la necessità imprescindibile di ricorrere a matrici e prodotti commerciali in regola con le indicazioni del Reg. CE 2092/91, Allegato IIA. L’elenco dei fertilizzanti ammessi in agricoltura biologica viene gestito attualmente dal CRA- Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante (CRA-ISNP) che verifica la presenza dei requisiti posti dalla legge (L.748/84 e Reg. CE 2092/91) come stabilito dalla circolare MiPAF n. 8 del 13 settembre 1999. I fertilizzanti ammessi sono inseriti in una sezione apposita del “Registro fertilizzanti” gestito dall’Istituto. E’ possibile scaricare o prendere visione dell’elenco completo dei prodotti commerciali ammessi sul sito http://www.isnp.it/fertab. In caso di particolari situazioni di carenza di elementi nutritivi e/o di microelementi, ad esempio in condizioni meteorologiche avverse o errori di gestione agronomica o anche in caso di attacchi di patogeni o predatori, si può ricorrere a fertilizzanti o biostimolanti di origine naturale quali il sangue secco, prodotti a base di alghe, o macerati di erbe (ortica, equiseto etc.) da usarsi alle dosi consigliate in etichetta. 6.3. Lavorazioni La lavorazione principale, deve avere la funzione di favorire l’abitabilità del suolo da parte dell’apparato radicale della pianta ma, al contempo, deve rispettare la struttura del terreno e in generale le sue condizioni chimico-fisiche. Pertanto, la pratica da seguire deve essere quella dell’ARATURA A DOPPIO STRATO da attuarsi in autunno. Essa comprende una scarificatura profonda 50-55 centimetri, seguita da un’aratura superficiale di 20 centimetri. La scarificatura raggiunge il risultato migliore solo se si interviene su terreno sufficientemente asciutto; in questo caso non si formeranno solo delle fessure verticali, ma si sgretolerà anche il terreno delle parti laterali a quelle dell’organo scarificatore. Per rendere maggiormente efficace la pratica dell’aratura a doppio strato, occorre che la rotazione precedente abbia previsto l’alternarsi di colture con diversa capacità di approfondimento e differente conformazione degli apparati radicali A tal proposito è importante far precedere il pomodoro da una coltura che si raccoglie in estate, quale può essere un cereale, o ad una che liberi il campo nella tarda primavera, quale può essere un erbaio misto, permette agevolmente di rispettare i tempi di esecuzione delle operazioni alle quali si è accennato. Una corretta PREPARAZIONE DEL LETTO D’IMPIANTO mette in condizioni la coltura, sia seminata che trapiantata, di accrescersi velocemente e di acquisire al più presto una vigoria tale da renderla meno sensibile agli attacchi parassitari, alle infestanti, agli stress idrici. A tal fine in primavera, vanno effettuate tutte le operazioni complementari, diverse a seconda della precessione colturale, e che terminano con un’erpicatura molto leggera che permetta lo sminuzzamento delle zolle. Prima di impiantare la coltura sarebbe bene, per meglio controllare le piante spontanee che possono dare problemi alla coltura soprattutto nella prima fase di campo, attuare la cosiddetta FALSA SEMINA, cioè, dopo la preparazione del letto d’impianto irrigare per favorire l’emergenza di piante infestanti che successivamente vanno interrate meccanicamente con una leggera erpicatura. A proposito della GESTIONE DELLE PIANTE INFESTANTI, si ricorda che utile risulta con la coltura in campo la pratica della sarchiatura nell’interfila. Tale pratica, quando le piantine sono piccole, va fatta precedere da una ZAPPETTATURA o SCERBATURA sulla fila per estirpare le infestanti più vicine alle giovani piante. Nel caso di piante più avanti con il ciclo, la sarchiatura risulta utile anche per interrompere la continuità capillare a livello della superficie del terreno ed evitare così inutili perdite di acqua per evaporazione Il terreno deve essere precedentemente livellato e, soprattutto nei terreni pesanti, è importante prevedere l’esistenza di un’efficace rete di scolo, per l’eliminazione delle acque in eccesso; tale rete, può essere composta da fossi di scolo lungo la testata dell’appezzamento e scoline preparate lateralmente, che permettano di evitare fenomeni di ristagno idrico. Lavorazioni consigliate Lavorazioni Modalità Livellamento del terreno Attuazione di una rete di drenaggio Aratura a doppio strato Preparazione del letto d’impianto Falsa semina Sarchiatura Formazione di scoline laterali della profondità di 50 – 55 cm Scarificatura a 50 –55 cm + aratura a 20 cm Erpicatura leggera (e/o eventuali lavorazioni richieste dalla coltura precedente) Periodo di attuazione Autunno (prima dell’impianto della precessione) Autunno (prima dell’impianto della precessione) Autunno (prima dell’impianto della precessione) Primavera (prima dell’impianto del pomodoro) Zappatura, vangatura o aratura a 10 cm Primavera (prima dell’impianto del pomodoro) 2 o 3 sarchiature e/o zappettature nell’interfila e/o sulla fila a 10 –15 cm di profondità Primavera (con le piantine ancora piccole) e in estate. 7. Gestione delle infestanti Le erbe infestanti più diffuse nella coltura del pomodoro sono, naturalmente, quelle che svolgono il loro ciclo durante il periodo primaverile estivo quali la Portulaca oleracea, l’Amaranthus retroflexus, il Solanum nigrum, la Setaria viridis, l’Urtica urens eccetera. Tali specie pur essendo un elemento importante ai fini della complessità dell’agroecosistema, di fatto danneggiano la coltura in modo diretto e indiretto, sia competendo con essa per le risorse idriche e nutrizionali, sia in quanto ospiti di virus patogeni per la coltura. Il controllo della flora spontanea va attuato quando la coltura è piccola e rischia di essere sopraffatta dalle infestanti e/o in caso di specie ospiti di virus dannosi per il pomodoro. Il controllo della vegetazione infestante, nel pomodoro va fatto mettendo in atto pratiche di natura soprattutto preventiva e di controllo diretto. Tecniche agronomiche di prevenzione, nel caso del pomodoro, sono l’utilizzo della falsa semina e del metodo irriguo localizzato a microportata di erogazione. La FALSA SEMINA è una tecnica attuabile in maniera agevole nel pomodoro, in quanto si tratta di una coltura a ciclo primaverile-estivo. Si attua una preparazione anticipata del letto di impianto seguita, se non sopraggiungono piogge sufficienti, da una o due irrigazioni per aspersione, distanziate 3-4 giorni con volumi di adacquamento di 150-180 m3/ha, ciò permetterà di far “sfogare” molti dei semi presenti nel terreno e di intervenire meccanicamente o con il pirodiserbo. Il METODO IRRIGUO LOCALIZZATO lungo la fila, consente di bagnare soltanto una striscia di terreno, lasciando l’interfila praticamente asciutta e quindi con terreno in condizioni sfavorevoli alla germinazione dei semi. Gli interventi diretti più importanti che consentono di contenere lo sviluppo massiccio della vegetazione spontanea sono la pacciamatura e la sarchiatura nell’interfila. Prospetto riassuntivo delle principali operazioni e delle principali tecniche agronomiche che consentono di controllare la vegetazione infestante nella coltura del pomodoro OPERAZIONI E TECNICHE EFFETTI SULLE INFESTANTI AGRONOMICHE Causa l’emergenza di plantule di infestanti prima di impiantare la coltura. Questo permette la loro Falsa semina eliminazione con un’erpicatura superficiale o con il pirodiserbo Consente di umettare solo la fila, lasciando asciutto il Irrigazione con metodo terreno nell’interfila e quindi in condizioni sfavorevoli localizzato allo sviluppo delle infestanti. Impedisce la crescita delle infestanti in quanto toglie luce alle plantule eventualmente emerse. Tecnica Pacciamatura con film scuri o non valida in presenza di Cyperus spp., Equisetum con materiale vegetale spp. e Phragmites spp., in quanto queste specie possono oltrepassare agevolmente lo strato pacciamante. Consente l’eliminazione diretta delle infestanti nell’interfila. In condizioni ordinarie e se associata all’utilizzo del metodo irriguo localizzato e alla pratica Sarchiatura della pacciamatura, con una sola esecuzione si riesce a controllare la vegetazione infestante nell’interfila per tutto il ciclo. 7.1 Pacciamatura Consiste nel ricoprire il terreno con materiale d’origine naturale (carta, cartone, paglia, trucioli di legno, foglie, segatura, eccetera) o con film plastici neri (polietilene) o di altra natura. Tale pratica, oltre a limitare lo sviluppo delle infestanti, consente di regolare l’umidità del terreno e di anticipare leggermente le produzioni. Di gran lunga più utilizzata, è la pacciamatura con film di polietilene anche se si stanno ottenendo buoni risultati con pacciamature in carta di diverso spessore e colore. Di recente, si sono ottenuti buoni risultati con la pacciamatura con film a base di amido di mais. Consente un effetto termico equivalente rispetto ai tradizionali film in polietilene, a scapito però di una durata spesso inferiore, soprattutto nei climi caldi. D’altro canto, si riducono i costi di ritiro e smaltimento del materiale plastico, e se ne può trarre un’azione ammendante grazie alla degradazione della materia organica che viene rilasciata nel terreno. Naturalmente, prima di stendere il telo, il terreno va sistemato per il trapianto e va inserita la manichetta forata dell’impianto di irrigazione. La pacciamatura può essere praticata a tutto campo oppure solo sulla fila. Nel caso venga praticata su tutto il campo, è possibile utilizzare la paglia o la segatura nell’interfila in modo da consentire un più agevole passaggio e il film di polietilene o la carta sulla fila. 7.2 Sarchiatura È una lavorazione leggera che interessa i primi 10 cm del suolo tra le file quando la coltura è in atto. In genere la sarchiatura viene attuata per il controllo delle infestanti, nel caso della coltura biologica del pomodoro, se è stata prevista la falsa semina, essa servirà con più efficacia ad evitare alle giovani piantine la competizione con le piante spontanee. Tale pratica ha anche effetto sul contenuto d’acqua presente nel terreno e a disposizione della coltura. Infatti oltre ad eliminare la presenza di infestanti diminuendo così il consumo per traspirazione, essa smuovendo i primi centimetri di terreno serve ad interrompere la continuità capillare all’interfaccia aria-suolo, evitando eccessive perdite per evaporazione diretta. In genere gli interventi richiesti sono tre, fermo restando le specifiche necessità che si possono verificare ogni volta. 8. Gestione dell’acqua Dall’oculata gestione delle risorse idriche, dipende in buona parte il successo della coltura, la presenza di un’adeguata umidità nel terreno rappresenta, per il pomodoro coltivato in ambiente pugliese, un punto molto importante sul quale deve essere incentrata l’attenzione dell’orticoltore. I problemi derivanti da eccessi di acqua a livello del terreno quali l’asfissia radicale, l’eccessivo lussureggiamento e lo sviluppo incontrollato di patogeni, fanno sì che in particolar modo nei terreni pesanti, sia importante prevedere la conservazione di un’efficace rete di scolo. D’altro canto, un eccessivo stress idrico, può causare rallentamento e blocco della fotosintesi e quindi della crescita, morte dei tessuti, aumento eccessivo della temperatura, squilibrio nutrizionale eccetera, tutte cause di problemi alla produzione. I danni più comuni alla coltura, derivano però da un regime idrico irregolare che può causare problemi soprattutto alle bacche. Stress idrici durante la fase di ingrossamento possono provocare il tipo di marciume apicale derivante da mancata o rallentata traslocazione di ioni Ca a livello dei frutti, tale fisiopatia colpisce prevalentemente le cultivars a bacca allungata. Eccessi idrici che si verifichino durante la fase di maturazione delle bacche o in presenza di frutti già maturi, porterebbero invece alla presenza di spaccature sui frutti, soprattutto nel caso di andamento altalenante del livello di umidità nel terreno. Per evitare problemi il metodo da seguire è: • la scegliere cultivar adeguate • l’aumentare la capacità di ritenzione idrica del suolo grazie a lavorazioni idonee • migliorare la struttura del terreno. E’ stato evidenziato che l’aratura a doppio strato in condizioni di carenza idrica favorisce la risalita capillare dell’acqua dagli strati profondi, cosa che non sarebbe possibile se l’acqua trovasse, come ostacolo alla sua risalita, la suola di lavorazione che di norma si forma operando la semplice aratura. 8.1 Fabbisogno irriguo I consumi idrici per evapotraspirazione della coltura in conduzione biologica (sesti di impianto pari a 50 x 120 centimetri, volumi irrigui bassi eccetera), in relazione soprattutto all’andamento climatico, possono variare tra i 2.500 e i 4.500 m3/ha. Considerando una riserva d’acqua utilizzabile all’inizio del ciclo colturale variabile, in relazione alla diversa profondità dei terreni, dagli 800 ai 1.500 m3/ha, e precipitazioni utili complessive di 5001000 m3/ha, si può prevedere un FABBISOGNO IRRIGUO di 1.300-3000 m3/ha . In linea di massima gli interventi irrigui devono essere effettuati quando è stato consumato per evapotraspirazione il 40-60% dell’acqua disponibile nella zona del terreno esplorato dalle radici. È importante però considerare che: • nelle prime fasi dopo il trapianto, se si è effettuata un’idonea scelta varietale ed una buona preparazione del letto d’impianto, la coltura ha ridotti fabbisogni; • se al momento del trapianto c’è un’adeguata umidità del terreno o si pratica una breve irrigazione, queste condizioni assicurano uno sviluppo ottimale almeno per 10-20 giorni; • la fioritura è il periodo nel quale la presenza di adeguate scorte idriche nel terreno influisce in maniera determinante sulla produttività; • le esigenze idriche raggiungono il massimo nel periodo dell’allegagione del terzo- quarto palco e dell’accrescimento delle bacche; • superati i due terzi della fase di allegagione, il consumo evapotraspirativo diminuisce. Consigliato Metodo irriguo a microportata di erogazione Apporto irriguo complessivo (a seconda anche dell’acqua presente nel terreno o di origine meteorica) di 1.300 – 3.000 m3/ha Adacquate da attuarsi quando il terreno ha perso il 40 – 60 % dell’acqua disponibile per le piante : • 1 –2 interventi per la falsa semina (150 –180 m3/Ha) Effetto • Massimo risparmio di acqua • Minore evaporazione dal terreno • Non favorisce lo sviluppo di patogeni Piante sane, produttive meno soggette a stress idrici ed alle avversità. • Permettono la germinazione e quindi l’eliminazione meccanica di molte infestanti • Per facilitare l’attecchimento ed evitare crisi di trapianto • breve irrigazione al trapianto • Per assicurare una buona allegagione • Per garantire un otttimale sviluppo dei • con cadenza regolare in fioritura frutti e la traslocazione di tutti gli elementi • con cadenza regolare e turni irrigui stretti in nutritivi corrispondenza dell’allegagione del terzo e quarto palco 8.2 Metodi irrigui Le pratiche della PACCIAMATURA e della SARCHIATURA, attuate con l’obiettivo principale di controllare le erbe infestanti, consentono anche una riduzione del quantitativo di acqua che evapora dal terreno oltre ad un maggiore grado di protezione del suolo con vantaggio per la sua struttura. Gestione delle risorse idriche Pratiche sconsigliate Mancata formazione di una rete di drenaggio in terreni pesanti Eccessivi apporti irrigui Pratiche consigliate Effetto Periodo Scelta di cv adeguate Migliore resistenza alle carenze idriche Prima dell’impianto Miglioramento della struttura del terreno: • lavorazioni superficiali • apporto di sostanza organica Aumento della capacità di ritenzione idrica Lavorazioni adeguate: Aratura a doppio strato Pacciamatura Scarsi apporti irrigui Sarchiatura Regime idrico irregolare Favorisce la risalita capillare dell’acqua dagli strati profondi. Evita l’eccessiva evaporazione dal suolo. Controlla le infestanti riducendo l’evaporazione e la competizione per l’acqua. Interrompe la continuità capillare alla superficie del terreno evitando eccessive perdite per evaporazione. È utile nel controllo delle infestanti riducendo la competizione per l’acqua e ulteriori perdite per traspirazione. Problemi alle bacche: marciume apicale per insufficiente traslocazione del Ca e del Mg. Spaccature da carico dei frutti. Autunno Autunno Impianto della coltura 2- 3 volte con la coltura in atto Per i motivi suddetti, il METODO IRRIGUO più adatto alla coltura del pomodoro biologico è quello localizzato a microportata. Quest’ultimo consente la massima efficienza di distribuzione e quindi il massimo risparmio d’acqua in quanto riduce la zona di terreno umettata dalla quale l’acqua evaporerebbe, evita di bagnare la vegetazione e consente di mantenere un livello igrometrico in prossimità delle piante più basso rispetto agli altri metodi irrigui in modo da non favorire lo sviluppo di patogeni. 9. Gestione delle avversità Tra le avversità che interessano la coltura del pomodoro, quelle di natura biotica comprendono malattie fungine, batteriche, virali e diversi parassiti animali. Per quanto concerne le avversità di natura abiotica si ricordano soprattutto le fisiopatie quali, scatolatura, maturazione a chiazze (blotchy ripening) e il marciume apicale. In allegato vengono presentate le principali malattie crittogamiche del pomodoro e suggeriti i criteri per il controllo del patogeno. Patologie MALATTIA AGENTE CAUSALE Fusarium oxysporum f. sp. Tracheomicosi SITI PREFERENZIALI DI ATTACCO apparato vascolare radicis-lycopersici, F. oxysporum f. sp. lycopersici Verticillium dahliae apparato vascolare Cladosporiosi Cladosporium fulvum foglie, frutti Muffa grigia Botrytis cinerea foglie, frutti Oidium lycopersici foglie, frutti Leveillula taurica foglie Peronospora Phytophthora infestans foglie, fusto, frutti Suberosità Pyrenochaeta lycopersici radici Oidio radicale Insetti ed acari fitofagi del pomodoro SPECIE NOME COMUNE SITI PREFERENZIALI DI ATTACCO INSETTI Aphis fabae Macrosiphum euphorbiae afide nero della fava Myzus persicae LEPIDOTTERI Agrotis ipsilon afide verde del pesco afidone della patata nottua dei seminati Autographa gamma nottua gamma Heliothis armigera nottua gialla del pomodoro Phthorimaea operculella tignola della patata Spodoptera littoralis nottua mediterranea COLEOTTERI Agriotes spp. Leptinotarsa decemlineata Melolontha melolontha ACARI Aculops lycopersici Tetranycus urticae elateridi o ferretti foglie foglie, fiori foglie, fiori radici e colletto, frutti foglie, fiori foglie, fiori, frutti fusto e ramificazioni, foglie e frutti foglie, fiori radici e colletto dorifora della patata foglie maggiolino foglie eriofide rugginoso del pomodoro fusto e ramificazioni, foglie, fiori e frutti ragnetto rosso comune foglie 10. Raccolta La raccolta è manuale, scalare, e si effettua ogni 3-5 giorni durante un periodo che può protrarsi fino a 2-3 mesi. Nel pomodoro si possono individuare cinque stadi di maturazione: • 1° stadio: attorno al residuo stilare la buccia assume un alone rosa, caratteristica che appare più marcata sui tessuti al di sotto della buccia • 2° stadio: massimo il 30 per cento della superficie del frutto assume una colorazione rosa. • 3° stadio: la bacca ha un colore rosa su una superficie che va dal 30 al 60 per cento • 4° stadio: una superficie tra il 60 e il 90 per cento del frutto è di colore rosa-rosso • 5° stadio: il colore rosso riguarda oltre il 90per cento della superficie La maturazione di raccolta deve coincidere con il 1° - 2° stadio, ad eccezione delle cultivar che vengono commercializzate quando sono di colore rosso pieno, la maturazione delle quali coincide con il 5° stadio. Nel 1° stadio, comunque, i frutti hanno una maggiore serbevolezza e possono essere destinati alla conservazione o ad un procedimento di distribuzione commerciale più lungo. Terminate le operazioni di raccolta e cernita, occorre assicurare una corretta movimentazione e trasporto del prodotto, al fine di contenere al massimo i possibili danneggiamenti. Allegato I: crittogame del pomodoro Tracheomicosi del pomodoro: Fusarium oxysporum f. sp. radicis-lycopersici Sintomatologia Fusarium oxysporum f. sp. radicis-lycopersici, oltre a determinare marciumi parenchimatici del pedale delle piante, parassitizza i tessuti vascolari e provoca avvizzimenti e disseccamenti della parte aerea. I tessuti vascolari sulla parte basale del fusto attaccati appaiono imbruniti. Sistemi di controllo del patogeno Fattori agronomici di limitazione Per il controllo del patogeno è necessario: • accertarsi della sanità del seme • effettuare una semina precoce in quanto l'optimum termico di sviluppo del fungo è di 20 °C e le fluttuazioni termiche, così come le basse temperature, rallentano la diffusione della malattia • effettuare una solarizzazione del terreno che favorisce anche il ripristino dell'equilibrio microbiologico • effettuare opportune rotazioni Fattori artificiali di limitazione Una fonte di resistenza monogenica dominante (Frl) è stata già introdotta in alcuni ibridi di pomodoro. Risultati positivi di lotta biologica sono stati ottenuti con Trichoderma harzianum con ceppi di Fusarium saprofiti e di Pseudomonas sp. isolati da terreni repressivi. Tracheomicosi del pomodoro: Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici Sintomatologia Sulle giovani piante, i primi sintomi di malattia si manifestano con la decolorazione delle nervature secondarie delle foglie e la curvatura verso il basso (epinastia) dei piccioli fogliari. In seguito l'ingiallimento interessa tutte le foglie basali e, mentre queste disseccano, l'ingiallimento si spinge alle foglie dei palchi più alti. I primi sintomi possono essere generalizzati ed apparire quindi su tutta la pianta, oppure, mostrare un andamento a settori per cui l'ingiallimento e il disseccamento appaiono soltanto sulle foglie di una o più branche o sulle fogliole di un lato di foglie. Le piante attaccate mostrano un generale sviluppo stentato, gli internodi accorciati ed ingrossati e nei casi di violenti attacchi disseccano completamente. Sulle sezioni trasversali o longitudinali dei fusti o dei piccioli fogliari che presentano sintomi di malattia, i fasci vascolari sono interessati da marcati imbrunimenti. A questo proposito il più accentuato imbrunimento del legno osservabile nella tracheofusariosi può costituire un carattere diagnostico che differenzia questa malattia dalla tracheoverticilliosi. Sistemi di controllo del patogeno Fattori agronomici di limitazione Tra i fattori preventivi da segnalare: • la scelta di terreni ben strutturati • la necessità di effettuare semine precoci in quanto l'optimum termico di sviluppo del fungo è di 20 °C e le fluttuazioni termiche, così come le basse temperature, rallentano la diffusione della malattia • la rotazione. Per il controllo di Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici questa pratica risulta molto efficace in quanto il parassita, per la sua spiccata specializzazione, risulta attivo su pomodoro e non su altre specie di piante. Il ritorno della solanacea nel terreno infestato può avvenire, però, solo dopo 4-5 anni in quanto la capacità di sopravvivenza del fungo nel terreno è assicurata dalle clamidospore che sono in grado di persistere nel terreno anche per molti anni • l'eliminazione dei residui vegetali infetti • la solarizzazione • in serra si consiglia, solo in casi estremi, la sterilizzazione del terreno con vapore • l'impiego di cultivar geneticamente resistenti che rappresenta un mezzo di controllo efficace e conveniente. In passato una resistenza poligenica è stata trasferita in alcune cultivar come ""Marglobe"" e ""Rutgers"". Un fattore monogenico dominante, indicato con il simbolo I, è attualmente impiegato estesamente in programmi di miglioramento genetico del pomodoro. Negli ultimi anni la comparsa della razza 2 del fungo, virulento verso le cultivar resistenti per il fattore I, ha suscitato vive apprensioni ed una nuova resistenza monogenica dominante (indicato con il simbolo I-2), efficace contro la razza 2 del fungo, viene utilizzata per la costituzione di nuove cultivar di pomodoro. Attualmente esistono in commercio numerose cultivar di pomodoro resistenti alla tracheofusariosi e nei cataloghi delle ditte sementiere questa caratteristica è generalmente indicata con la sigla F1 se la resistenza è rivolta verso la razza 1 ed F2 se è rivolta verso la razza 2 Fattori artificiali di limitazione Una possibilità di lotta biologica è rappresentata dall'impiego di ceppi non omologhi di Fusarium oxysporum tracheomicotici o da isolati di F. oxysporum saprofiti che si comporterebbero come agenti di resistenza indotta. Tracheomicosi del pomodoro: Verticillium dahliae Sintomatologia L’umidità e soprattutto terreni poco drenanti favoriscono l’insorgere della malattia. Inizialmente le piante attaccate mostrano appassimento e clorosi delle foglie più vecchie. Successivamente tali sintomi interessano le foglie più apicali, mentre nel contempo i tessuti alterati avvizziscono, ingialliscono e quindi necrotizzano. Spesso l'avvizzimento, l'ingiallimento e le necrosi sono limitati a parte di foglie o ad un lato della pianta. Le piante colpite presentano sviluppo ridotto o stentato, foglie più piccole, accorciamento degli internodi e producono pochi frutti di pezzatura ridotta. Talvolta il decorso della malattia è particolarmente acuto e la pianta muore in breve tempo. Le radici e i fusti mostrano imbrunimento dei vasi legnosi che può spingersi fino alle parti apicali degli elementi assili della pianta nel caso di piante gravemente affette da verticilliosi. Sistemi di controllo del patogeno Fattori agronomici di limitazione Gli interventi contro questo patogeno sono essenzialmente di tipo preventivo: • utilizzare materiale di propagazione sano; • eliminare i residui colturali infetti; • ricorrere alle piante innestate utilizzando, come portinnesto, gli ibridi F1 provenienti da incroci tra Lycopersicon esculentum e L. hirsutum. Il limite di tale tecnica è tuttavia nel costo; • impiegare cv resistenti. Questo tipo di approccio è il più risolutivo ed economico. Sono attualmente disponibili in commercio numerosissimi ibridi F1 e cultivar di pomodoro da mensa e da industria dotati del fattore di resistenza dominante Ve e contrassegnati spesso nelle confezioni commerciali dalla lettera V. In questi ultimi anni sono state segnalate nuove componenti fisiologiche di V. dahliae capaci di attaccare pomodori dotati del fattore Ve; questi biotipi non appaiono, comunque, molto diffusi e, pertanto, il fattore di resistenza Ve è tuttora affidabile; • effettuare una solarizzazione che ha fornito risultati interessanti; • solo in caso di effettiva necessità sterilizzare il terreno con vapore acqueo; • programmare opportune rotazioni inserendo le graminacee, anche se la polifagia, l'alternanza delle fasi di vita parassitaria e saprofitaria, la lunga vitalità dei microsclerozi di Verticillium dahliae nel terreno ne limitano notevolmente l'efficacia; • somministrare al terreno paglia di orzo che ha dimostrato di ridurre sia la presenza del patogeno che il grado d'infezione. Fattori artificiali di limitazione Nell'ambito del controllo biologico della tracheoverticilliosi risultati soddisfacenti sono stati ottenuti con l'uso di Talaromyces flavus che, agendo sulla vitalità dei microsclerozi, ne inibisce la formazione. L'antagonismo si realizza attraverso meccanismi di antibiosi, iperparassitismo e competizione. L'utilizzo combinato del microrganismo e della solarizzazione determina un aumento dell'attività di controllo del patogeno. Buone speranze sembra dare l’utilizzo di letame o compost in quantità elevate, circa 1.000 ql/ha, secondo la teoria dei terreni repressivi che è alla base delle recenti sperimentazioni per i patogeni tellurici della fragola. Esistono in commercio miscele di microrganismi antagonisti (Gliocladium virens, Trichoderma hamatum, Streptomyces sp, Pseudomonas putida) in grado di fornire risultati incoraggianti; tali prodotti non sono autorizzati all’impiego in Italia. Cladosporiosi del pomodoro: Cladosporium fulvum Sintomatologia Il fungo attacca prevalentemente le foglie del pomodoro. Inizialmente, in corrispondenza della fase finale del periodo d'incubazione, le foglie attaccate, sia sulla pagina superiore che su quella inferiore, mostrano delle aree decolorate rotondeggianti di colore giallastro a contorno sfumato. Successivamente, in corrispondenza della fase di evasione del fungo, le aree decolorate sulla pagina inferiore delle foglie assumono un aspetto vellutato, di colore variabile dal verde-bruno al fulvo, determinato dalla fruttificazione conidica del parassita. Sulla pagina superiore, invece, perdurano le aree decolorate. Man mano che la malattia progredisce le macchie si estendono, confluiscono e disseccando, determinano l'accartocciamento e il disseccamento dell'intera foglia. Sistemi di controllo del patogeno Fattori naturali di limitazione Il controllo della cladosporiosi del pomodoro prevede interventi preventivi sui parametri ambientali degli ambienti protetti. In tal senso è necessario ridurre l'umidità attivando la circolazione dell'aria e, laddove possibile, innalzare nelle ore più fredde la temperatura dell'ambiente in modo da evitare aumenti dell'umidità relativa. Fattori agronomici di limitazione Questi prevedono: • l'eliminazione dei residui colturali infetti; • l’uso di seme sano; • l'impiego di cultivar resistenti nella lotta contro la cladosporiosi del pomodoro che, pur essendo una soluzione molto efficace, presenta notevoli limitazioni. Infatti, dopo pochi anni dall'introduzione di cultivar dotate di diversi fattori di resistenza, C. fulvum ha dato origine a nuovi biotipi capaci di aggredire le cultivar resistenti. Attualmente 5 fonti di resistenza di tipo monogenico dominante, indicate con le sigle Cf-1, Cf-2, Cf-3, Cf-4, Cf5, singolarmente o in combinazione, sono state introdotte in cultivar commerciali di pomodoro. Puntualmente, però, il fungo ha differenziato numerose razze fisiologiche, sia monofattoriali (con un solo fattore di virulenza), sia multifattoriali (con più fattori di virulenza) che hanno vanificato il lavoro di miglioramento per la resistenza. Una indagine condotta in Italia centro-meridionale ed insulare, sulla specializzazione fisiologica di C. fulvum, ha indicato che l'introduzione di pomodori dotati del fattore di resistenza Cf-2 sarebbe sufficiente a ottenere una buona, anche se temporanea, difesa e, pertanto, periodici monitoraggi della composizione razziale del parassita potrebbero fornire utili indicazioni sulla scelta di cultivar resistenti da utilizzare. Le cultivar in commercio resistenti a C. fulvum sono contrassegnate con la lettera C seguita dal numero che indica il fattore di resistenza. Fattori artificiali di limitazione Si potrebbe ricorrere, unicamente in via preventiva, a polverizzazioni fogliari a base di sali rameici e bentonite, litotamnio, cenere di legna (1/4 per elemento). Non sono da trascurare interventi di disinfezione delle strutture della serra ancora vuote con Ipoclorito di calcio o sodio, o con alcool al fine di ridurre l'inoculo presente sulle strutture delle serre stesse. Risulta efficace anche il ricorso alla sublimazione dello zolfo con apposito erogatore. Interventi di controllo biologico con il micromicete Hansfordia pulvinata hanno fornito discreti risultati. Muffa grigia del pomodoro: Botrytis cinerea Sintomatologia Botrytis cinerea può infettare foglie, fusti e frutti. Sui frutti gli attacchi si verificano generalmente all'apice stilare e al punto di attacco dei petali. Esso produce macchie superficiali decolorate che, successivamente, evolvono a marciumi molli, solitamente ricoperti di muffa grigia. Sul fusto gli attacchi provocano strozzatura necrotiche che possono determinare la morte delle parti distali del fusto stesso. Le foglie colpite mostrano ampie macchie necrotiche che, persistendo condizioni favorevoli al patogeno, tendono a marcire e a ricoprirsi di muffa grigiastra. Sistemi di controllo del patogeno Fattori naturali di limitazione Poiché gli attacchi di Botrytis cinerea sono particolarmente favoriti da condizioni di elevata umidità relativa nell'ambiente, il controllo deve prevalentemente basarsi sulla regolazione dei parametri climatici degli ambienti protetti. A tal proposito la riduzione del periodo di bagnato sulle piante e sulle pareti delle serre può essere ottenuta utilizzando il vetro anziché la plastica come materiale di copertura o impiegando il doppio film di plastica o film antisgocciolamento nonché un'adeguata inclinazione delle falde del tetto delle serre. L'automazione dei sistemi di ricambio dell'aria, con la ventilazione forzata o con l'apertura periodica delle finestrature delle serre, e l'uso dei generatori di aria calda sono utili ad abbattere l'umidità relativa nelle serre. Fattori agronomici di limitazione Per limitare gli attacchi di B. cinerea si consiglia di: • ridurre al minimo le operazioni di legatura, cimatura e sfogliatura che, provocando ferite facilitano l'ingresso del patogeno; • allontanare i residui vegetali che derivano da queste operazioni poiché costituiscono un substrato di crescita del patogeno e, quindi, fungono da sorgente d'inoculo per gravi infezioni; • evitare l'eccesso di fertilizzazioni a base azotata in quanto favoriscono le infezioni di B. cinerea; • tagliare precocemente le gemme ascellari; • effettuare una copertura del suolo con materiali friabili (trucioli di legno); • utilizzare come ammendanti per i suoli acidi basalto, polvere di rocce primarie, alghe calcaree (litotamnio) e per quelli calcarei polveri di rocce siliciche; • irrorare suolo e piante in primavera con decotto di equiseto concentrato o equivalente preparato commerciale; • stimolare la crescita delle piante con prodotti a base di erbe, estratti di alghe e macerati di ortica; • intervallare file di aglio tra la coltura del pomodoro; • al momento del trapianto, immergere il pane di terra delle piantine in una soluzione di Bio-S (pag.164 descrizione) e irrorare le piante con tale soluzione dopo la messa a dimora; • utilizzare cv resistenti. Fattori artificiali di limitazione Qualora fosse necessario, intervenire con trattamenti a base di zolfo addizionato con propoli. Inoltre, i prodotti rameici e la propoli impiegati per il controllo delle batteriosi e della peronospora hanno efficacia preventiva contro la botrite (preferire i trattamenti polverulenti). Poiché la malattia è favorita da una carenza di calcio nel terreno, si può ricorrere all'impiego di dolomite o litotamnio in dose di 3-4 q/ha. Interventi di controllo biologico con formulati a base di Trichoderma harzianum (0.2/0.3% + 0.1% oli paraffinici) hanno fornito risultati soddisfacenti se usato in forma preventiva, così come trattamenti a base di bicarbonato di sodio allo 0,5%. Oidio del pomodoro: Oidium lycopersici Sintomatologia I sintomi della malattia sulle foglie di pomodoro consistono in macchie ricoperte da una muffa bianca, polverulenta costituita da micelio del fungo e dall'abbondante produzione di conidi. Le aree fogliari interessate dalla malattia presentano estese clorosi e, col passare del tempo, nelle fasi finali della malattia, le parti di foglie colpite disseccano. Oidium lycopersici può attaccare anche il fusto, i piccioli fogliari, i peduncoli dei frutti e i sepali. Sistemi di controllo del patogeno Fattori naturali di limitazione In serra, seppure l'umidità relativa può superare valori del 70 per cento, si registrano frequentemente condizioni di temperatura superiori ai 35°C che tendono a bloccare, almeno temporaneamente, l’infezione. Fattori agronomici di limitazione In coltura protetta sono stati ottenuti risultati positivi: • ricoprendo le colture con un velo d'acqua. Questo sistema, infatti, è in grado di bloccare le infezioni causate da agenti patogeni appartenenti alla famiglia delle Erysiphaceae ma può, nello stesso tempo, risultare pericolosa se si verificano le condizioni ottimali per lo sviluppo di altre patologie; • regolando l'umidità relativa all'interno delle serre mediante opportuni sistemi di ventilazione. Inoltre: • densità d'impianto non molto elevate consentono di migliorare la circolazione dell'aria e l'irraggiamento solare limitando, quindi, il grado di umidità; • si consiglia di ricorrere all'impiego di cultivar tolleranti o resistenti. Recentemente è stata rinvenuta una resistenza monogenica recessiva (ol-2); • è utile limitare l'uso di fertilizzanti troppo ricchi di azoto. Fattori artificiali di limitazione Tentativi di controllo biologico con Aphanocladium album hanno fornito discreti risultati. In condizioni ottimali la malattia evolve rapidamente con gravi ripercussioni sulla produttività e, pertanto, in queste circostanze risultano necessari interventi con Ledaxsan o con zolfo sin dall'apparizione delle prime macchie. I trattamenti con zolfo vanno effettuati al mattino presto utilizzando o zolfo per trattamenti polverulenti, o zolfo per le irrorazioni o Sulfar al 0,2-0,3 per cento. Lo zolfo è caratterizzato da una rapida azione ed un trascurabile residuo sulla vegetazione; mescolato con un bagnante può essere utilizzato per combattere ticchiolatura e oidio. Alcune esperienze di controllo verso l'oidio di piante ortensi effettuate con fosfato monopotassico e sali di potassio di acidi grassi hanno fornito un soddisfacente contenimento della malattia. Questi prodotti naturali potrebbero essere impiegati anche contro l'oidio del pomodoro. Di una certa efficacia si sono rivelati i trattamenti con lecitina. Mal bianco delle Solanacee: Leveillula taurica Sintomatologia Leveillula taurica determina sulle foglie la comparsa di macchie giallastre, angolari e a contorni ben definiti che poi necrotizzano a partire dal centro. Ad infezione inoltrata le foglie così disseccate si accartocciano dal basso verso l’alto e persistono sulla pianta. Sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle macchie, si forma un’efflorescenza dapprima biancastra e poi giallina costituita dai rami conidiofori e dai conidi del parassita. Sistemi di controllo del patogeno Fattori naturali di limitazione L’abbattimento dell’umidità relativa negli ambienti protetti è sufficiente a controllare le infezioni. Fattori artificiali di limitazione Il controllo biologico con il fungo Ampelomyces quisqualis non è ancora autorizzato in Italia. Questo patogeno si sviluppa all'interno dei tessuti per cui un controllo con prodotti a base di zolfo può, se non ben impostato, dare risultati negativi. Lo zolfo ha efficacia solo in forma preventiva e, date le basse temperature di sviluppo della malattia, si consiglia l'utilizzo di zolfi a particelle più fini e attivate con nero-fumo alla dose di 20-30 kg/ha. Quelli bagnabili sono consigliati sotto forma colloidale. L'attività dei prodotti a base di zolfo può essere migliorata dall'aggiunta di propoli (100 ml/q di acqua) o bentonite (10 kg/ha) nel caso di quelli polverulenti. Anche il ricorso alla sublimazione dello zolfo tramite erogatore in serra risulta efficace. Sempre in via preventiva, può essere utilizzato il bicarbonato di sodio (0,5-1 per cento), eventualmente miscelato ad olio minerale estivo (0,5-1 per cento), che pare possa espletare una buona attività di contenimento. Il permanganato di potassio (200-400 g/hl di acqua) è in fase di sperimentazione e il suo uso non è autorizzato in Italia. I trattamenti con lecitina si sono rivelati efficaci nel curare la malattia. Peronospora del pomodoro: Phytophtora infestans Sintomatologia L'evoluzione dei sintomi è piuttosto rapida. Sulle foglie inizialmente la malattia si manifesta con la comparsa di macchie decolorate e traslucide, dislocate soprattutto ai margini del lembo. In breve tempo le macchie imbruniscono e seccano e, confluendo, determinano la necrosi dell'intera foglia. In condizioni di elevata umidità le macchie si ricoprono di una muffetta grigio-biancastra costituita dalle fruttificazioni conidiangiofore del parassita. Sui fusti le infezioni si verificano generalmente alla base dei piccioli fogliari e sono caratterizzate da imbrunimenti estesi, sia trasversalmente che longitudinalmente, che determinano la perdita di consistenza dei tessuti anche più interni, compromettendo la funzionalità dei vasi e determinando la morte della parte di pianta sovrastante il punto di attacco. L'attacco ai frutti avviene generalmente all'inserzione del calice e si manifesta con macchie traslucide che assumono, successivamente, una colorazione tra il verde oliva e il bruno. I tessuti imbruniti appaiono depressi e coriacei a contorni sinuosi, ma definiti e se fessurati possono ricoprirsi di una efflorescenza grigio-biancastra costituita dalle fruttificazioni del fungo. Sistemi di controllo del patogeno Fattori naturali di limitazione Il controllo dei fattori climatici che evitano la presenza di bagnato sull'ospite può essere effettuato adottando gli accorgimenti tecnico-costruttivi già descritti per la lotta contro Botrytus cinerea. Fattori agronomici di limitazione • mantenere il suolo lavorato e soffice; • prima del trapianto lasciare le piante a bagno per una notte in argilla diluita in decotto di equiseto; • evitare per la coltivazione terreni molto umidi; • programmare in maniera adeguata le rotazioni; • rinforzare le piante irrorandole con estratto di alga o macerato di ortica; • la canapa in coltura intercalare ha azione preventiva; • bruciare o ben compostare le piante ammalate; • eliminare i residui colturali infetti; • non irrigare a pioggia, specie a fine giornata; • coltivare i pomodori ad una certa distanza da altre solanacee che possono fungere da fonte d'inoculo; • utilizzare cv resistenti o tolleranti. Il controllo si basa sull'impiego di resistenze oligogeniche e poligeniche. Un gene dominante (Ph-1) è efficace contro la razza 0 di P. infestans. Dopo la comparsa della razza 1 del patogeno è stata individuata una fonte di resistenza poligenica che conferisce parziale resistenza alle due razze del patogeno. Una nuova fonte monogenica dominante (Ph-2) conferisce resistenza parziale verso il parassita. Fattori artificiali di limitazione In via preventiva possono essere effettuati trattamenti con decotto di equiseto o prodotti a base di piante o di sostanze minerali come ad esempio il Bio-S (interrompere i trattamenti due settimane prima della raccolta). Inoltre, possono risultare efficaci, quando sussistono condizioni favorevoli all'attacco di Phytophtora infestans, tempestivi interventi con prodotti a base di rame (poltiglia bordolese, ossicloruro di rame, idrossido di rame). Qualora si verifichino le condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia si consiglia di effettuare irrorazioni con tinture di propoli allo 0,2 per cento e solfo melassato allo 0,3 per cento oppure propoli e rame. Suberosità radicale del pomodoro: Pyrenochaeta lycopersici Sintomatologia L’apparato radicale delle piante attaccate è molto ridotto con scarse radici secondarie attive e completamente sprovvisto di elementi capillari. I tessuti corticali infetti mostrano profonde lacerazioni longitudinali, e si presentano ingrossati, rugosi e di colore brunonerastro. I tessuti così alterati marciscono e si sfaldano. La pianta reagisce con l’emissione di numerose radici avventizie dalla zona del colletto. Le piante precocemente invecchiate appaiono rachitiche, con scarsa fruttificazione. Sistemi di controllo del patogeno Fattori agronomici di limitazione Si consiglia di: • utilizzare per la produzione delle piante del terreno nuovo preparato mescolando compost maturo, sabbia, polvere di roccia, argilla e torba; • impiegare sementi sane e a sviluppo rapido; • non seminare o trapiantare troppo fitto e diradare per tempo; • rincalzare le piantine per favorire l'emissione di nuove radici; • ridurre i ristagni idrici; • irrorare il suolo e i seminativi durante la germinazione con decotto di equiseto o estratti di alghe; • effettuare una solarizzazione che, oltre ad abbattere la carica di inoculo di P. lycopersici, è utile ad incrementare la popolazione dei microrganismi competitori utili. Difatti, il fungo appare sensibile alla presenza nel terreno della componente microbica antagonista in mancanza della quale può risultare pericoloso; • praticare abbondanti e frequenti letamazioni; • programmare un'opportuna rotazione che, senza dubbio, rappresenta un mezzo di lotta importante. Il fungo interessa anche altre specie ortive, ma presenta caratteristiche di maggiore aggressività su pomodoro rispetto a melanzana e peperone; • impiegare cv resistenti. Una fonte di resistenza monogenica recessiva (pyl) è disponibile nel pomodoro ed è stata utilizzata in programmi di miglioramento genetico; • impiegare piantine innestate. Le cultivar suscettibili possono essere innestate su piede resistente (Lycopersicon hirsutum). Allegato II: insetti e parassiti del pomodoro Avversità Nematodi Misure preventive varietà resistenti, anche se la resistenza si riduce di molto con temperature del suolo superiori ai 27-28 °C, innesto su piede resistente, sovesci con piante biocide, rotazioni nutrizione azotata equilibrata, la presenza di aree marginali ricche di vegetazione spontanea aumenta la popolazione di predatori e parassitoidi. Lotta diretta Azadiractina, miscela di microorganismi Nezara viridula sverna da adulto, ha due generazioni all'anno con una terza parziale Aleurodidi impiego di piantine di pomodoro non infestate. impiego di reti anti-insetto. impiego di trappole cromotropiche gialle per il monitoraggio il piretro funziona solo sui primi stadi giovanili, sugli adulti ha tutt'al più un effetto repellente; provare ad eliminare i giovani di luglio; però a fine agosto ci sono i nuovi adulti che girano parecchio (cioè possono arrivare da appezzamenti vicini) prima di svernare Interventi preventivi con azadiractina. Lavaggi con saponi. Utilizzo di piretro in assenza completa di ausiliari. Impiego dell'ausiliare Encarsia formosa, eseguire 4-6 lanci di 4-6 pupari/mq a cadenza quindicinale nel periodo primaverile e settimanale nel periodo estivo. Impiego dell'ausiliare Macrolophus caliginosus, introdurre con 2-3 lanci, 1-3 individui. Acariosi nutrizione azotata equilibrata Afidi In presenza di elevata infestazione, e in assenza di ausiliari spontanei o introdotti, intervenire con trattamenti con insetticidi ammessi (Azadiractina alla comparsa dei primi afidi, piretro, in trattamenti localizzati sui focolai). Alla comparsa dei primi acari intervenire con Azadiractina. impiego di acari predatori (Phytoseiolus persimilis) risulta scarsamente efficace a causa della tomentosità delle foglie. In presenza di una elevata infestazione intervenire con olio paraffinico estivo. Interessanti risultati sono segnalati con Nottue prodotti microbiologici a base di Beauveria bassiana. trattamenti serali utilizzando Bacillus thuringensis Allegato III: caratteristiche delle principali cultivar di pomodoro per la Puglia Cultivar Fiaschetto Descrizione Questa cultivar, nota anche coi sinonimi di Manduria, Galatina, ha accrescimento determinato, definito o autopotante, portamento mediamente compatto e taglia media. La classe di maturazione è precoce: dopo 60 giorni dal trapianto produce delle bacche fortemente apiculate, di media grandezza, del peso di 35grammi circa, apprezzate per le eccellenti caratteristiche organolettiche. La raccolta è mediamente scalare e si esaurisce in 4 passate circa. Il prodotto è destinato al mercato fresco. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: va effettuato dopo circa 35 giorni, con distanze di 30 x 60 centimetri ed una densità di circa 40.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 60 giorni dal trapianto. Resistenza/tolleranza alle avversità Tollera i terreni siccitosi. Destinazione commerciale Per le piccole dimensioni delle bacche, il prodotto è tradizionalmente destinato al mercato fresco; attualmente si osserva un interesse crescente per le industrie conserviere grazie anche all'elevato tenore in residuo ottico pari a 8,5° Brix. Cultivar A grappoli da inverno Descrizione La cultivar, nota anche come pomodoro da appendere, ha accrescimento determinato, molto vigorosa, a portamento cespuglioso; classe di maturazione medio precoce. I primi frutti maturano, infatti, dopo circa 60 giorni dal trapianto e la differenziazione e maturazione si protrae ancora per qualche settimana. I frutti sono piccoli, ascrivibili alla categoria dei ""cherry tomato""; la singola bacca pesa intorno ai 20 grammi, ha forma ovale appena apiculata ed è prodotta in grappolini di 7-10 frutti. La cultivar è molto produttiva, con produzione scalare che si esaurisce dopo 4 raccolte successive. Le bacche, raccolte con i peduncoli e riunite con dello spago a formare delle grosse trecce da appendere all'ombra in luoghi asciutti e protetti dalle piogge, possono essere conservate a lungo. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: va effettuato dopo circa 35 giorni, con distanze di 50 x 60 centimetri ed una densità di circa 35.000 piante/ha ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 65 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità Tollera i terreni siccitosi, non è provvista di fattori di resistenza alle principali avversità del pomodoro. Destinazione commerciale Date le piccole dimensioni delle bacche, il prodotto è tradizionalmente destinato al mercato fresco, da serbo e da qualche tempo anche alla trasformazione industriale per l'inscatolamento. Cultivar Barletta Descrizione Cultivar ad accrescimento determinato, precoce. I frutti si raccolgono dopo circa 50 giorni dal trapianto. Il portamento della pianta è compatto e la taglia medio-piccola. La cultivar è mediamente produttiva ed i frutti sono di dimensioni medio-piccole (40 grammi), ovalisquadrati non apiculati. Ha caratteristiche organolettiche eccellenti: è una delle cultivar che spuntano quotazioni migliori durante la stagione produttiva sui mercati del Nord barese. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: va effettuato dopo circa 35 giorni, con distanze di 30 x 60 centimetri ed una densità di circa 40.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 50 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità Tollera i terreni siccitosi, non è provvista di fattori di resistenza alle principali avversità del pomodoro. Destinazione commerciale Grazie all'elevato contenuto in sostanza secca il prodotto è destinato al mercato fresco da serbo, alla produzione di concentrato, all'inscatolamento. Cultivar Principe Borghese Descrizione Cultivar da pieno campo ad accrescimento indefinito ma a portamento non eccessivamente vigoroso. Viene ancor oggi utilizzata, in orticoltura, per la produzione di pomodorini tipo ""cherry"". La cultivar appartiene alla classe di maturazione medio-precoce e produce frutti di forma ovoidale, piccoli del peso di 30 grammi circa. La durata di produzione della pianta è lunga e ciò consente una raccolta scalare di molte settimane. Rotazioni È tipica pianta da rinnovo per cui in coltura da pieno campo apre la rotazione. Si consiglia di non ripetere la stessa coltura sullo stesso appezzamento a breve intervallo di tempo. Questo significa che il pomodoro deve essere inserito in rotazioni quadriennali tipo: pomodoro - frumento - leguminose - zucchino. L'avvicendamento con altre Solanacee, per i noti problemi di natura parassitaria, sono da evitare. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: va effettuato dopo circa 35 giorni, con distanze di 60 x 70 centimetri ed una densità di circa 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 70 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità Non manifesta resistenza o tolleranza alle principali avversità del pomodoro. Destinazione commerciale Frutto tipo cherry da mercato fresco, adatto alla vendita da esposizione da banco, sfusa o in vaschette di plastica, in grappolini o distaccati singolarmente, con o senza peduncolo. In orticoltura biologica, grazie alla precocità di maturazione e alla rusticità della coltura, rappresenta una buona alternativa agli ibridi F1. Cultivar Cuor di Bue Descrizione È pianta ad accrescimento indeterminato, vigorosa; frutto , del peso di 300 grammi, a forma di cuore, di colore rosso chiaro quasi rosa intenso. Esistono, a tal proposito, selezioni con frutti a colorazione più chiara, o tendente all'arancione. Classe di maturazione tardiva per coltivazione da pieno campo. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: va effettuato dopo circa 35 giorni, con distanze di 60 x 70 centimetri ed una densità di circa 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 100 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità Non manifesta resistenza o tolleranza alle principali avversità del pomodoro. Destinazione commerciale Cultivar da mensa, tipo insalataro, molto apprezzata per il suo sapore e la sua forma antica che sta ridestando interesse tra nuove nicchie di mercato. Cultivar Marmande VF Descrizione Cultivar vigorosa ad accrescimento semideterminato, può anche essere coltivata in serra anche se in questo ambiente è indispensabile adottare dei tutori di sostegno. La pianta appartiene alla classe di maturazione precocissima e produce frutti di grossi (200 grammi), tondo-appiattiti, costoluti. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: va effettuato dopo circa 35 giorni. Le densità variano da 25.000 a 35.000 piante/ha, rispettivamente per la coltura in serra e quella in pieno campo - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 90 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza al Verticillium (O) e a Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici (1). Destinazione commerciale Tipo insalataro per eccellenza, attualmente interessante per la rivalutazione di cultivar tradizionali da mercato fresco. Cultivar Jama Descrizione Cultivar indeterminata di pomodoro da mensa per raccolta da verde e invaiato. È una cultivar mediamente vigorosa a ciclo di maturazione molto precoce. La forma del frutto è leggermente globosa e costoluta, con spalla verde. Le foglie sono sufficientemente coprenti e il portamento della pianta, sufficientemente espanso, favorisce l'arieggiamento e previene lo sviluppo di muffe. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: da fine Marzo agli inizi di Maggio. A causa dell'accrescimento indeterminato della cultivar e della necessità di sostegni, il sesto di impianto sarà di 60 x 70 centimetri e la densità ottimale intorno alle 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 85 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza a Meloydogine incognita, Verticillium (O), Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici (1, 2) e virus del mosaico del pomodoro. Destinazione commerciale Cultivar da mensa, tipo insalataro, molto apprezzata per il suo sapore e la sua forma antica che sta ridestando interesse tra nuove nicchie di mercato. Cultivar Yuri Descrizione Cultivar indeterminata di pomodoro da mensa, a forma rettangolare, per raccolta da verde a rosso. Le foglie sono sufficientemente coprenti e il portamento espanso della pianta favorisce l'arieggiamento e previene l'insorgere di muffe. Classe di maturità precocissima. La bacca è consistente, di colore rosso vivo e risulta resistente alle spaccature. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: da fine Marzo ai primi di Maggio; a causa dell'accrescimento indeterminato della cultivar e della necessità di sostegni, il sesto di impianto sarà di 60 x 70 centimetri e la densità ottimale intorno alle 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 80 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza a Verticillium (O), Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici, Cladosporium fulvum (tutte le razze) e virus del mosaico del pomodoro. Destinazione commerciale Cultivar da mensa, tipo insalataro, molto apprezzata per il suo sapore e la sua forma antica che sta ridestando interesse tra nuove nicchie di mercato. Cultivar Esperanza Descrizione Pianta indeterminata e a maturazione precoce, ben equilibrata ed arieggiata con internodi medio corti, foglie corte e piccole; frutti tondo lisci senza spalla con carattere LSL e del peso di 120 – 140 grammi. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: da fine Marzo ai primi di Maggio; a causa dell'accrescimento indeterminato della cultivar e della necessità di sostegni, il sesto di impianto sarà di 60 x 70 centimetri e la densità ottimale intorno alle 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 85 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza a Meloidogyne incognita, Verticillium (O), Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici (1, 2), e virus del mosaico del pomodoro (ToMV). Destinazione commerciale Cultivar da mensa, tipo insalataro, molto apprezzata per il suo sapore e la sua forma antica che sta ridestando interesse tra nuove nicchie di mercato. Cultivar Madrila Descrizione Pianta indeterminata, foglia coprente; cultivar adatta alla raccolta a grappolo rosso e a verde, peso 160 grammi, forma sferica, carattere LSL. Coltivabile in serra, in tunnel e in pieno campo sotto rete. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: da fine Marzo ai primi di Maggio; a causa dell'accrescimento indeterminato della cultivar e della necessità di sostegni, il sesto di impianto sarà di 60 x 70 centimetri e la densità ottimale intorno alle 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 85 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza a Meloidogyne incognita, Verticillium (O), Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici (1, 2), e virus del mosaico del pomodoro. Destinazione commerciale Cultivar da mensa, tipo insalataro, molto apprezzata per il suo sapore e la sua forma antica che sta ridestando interesse tra nuove nicchie di mercato. Cultivar Tradiro Descrizione Pianta indeterminata, mediamente vigorosa; frutti molto compatti con carattere LSL, del peso di circa 160 grammi. Ibrido adatto sia per la raccolta a grappolo che a frutto singolo. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: da fine Marzo ai primi di Maggio; a causa dell'accrescimento indeterminato della cultivar e della necessità di sostegni, il sesto di impianto sarà di 60 x 70 centimetri e la densità ottimale intorno alle 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 85 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza a Verticillium (O), Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici (1, 2), F. o. radicis-lycopersici, Cladosporium fulvum (A, B, C, D, E), virus del mosaico del pomodoro, blotchy ripening, chimere. Destinazione commerciale Cultivar da mensa, tipo insalataro, molto apprezzata per il suo sapore e la sua forma antica che sta ridestando interesse tra nuove nicchie di mercato. Cultivar Bonny F1 Descrizione Cultivar indeterminata da mensa, precocissima con bacche sferiche dal peso di circa 130 grammi. È provvista del carattere LSL (long self life = sovramaturazione). La pianta è vigorosa, eretta e ben arieggiata, con foglie piccole. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: da fine Marzo ai primi di Maggio; a causa dell'accrescimento indeterminato della cultivar e della necessità di sostegni, il sesto di impianto sarà di 60 x 70 centimetri e la densità ottimale intorno alle 25.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 75 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza a Meloidogyne incognita, Verticillium (O), Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici (1, 2), virus del mosaico del pomodoro. Destinazione commerciale Cultivar da mensa, tipo insalataro, molto apprezzata per il suo sapore e la sua forma antica che sta ridestando interesse tra nuove nicchie di mercato. Cultivar Erminia Descrizione Ibrido a pianta determinata, con frutto allungato di grossa pezzatura (90-100 grammi), di colorazione rossa e buona uniformità. Adatto per colture in serra e in pieno campo. Classe di maturazione media. Gestione agronomica - semina: va da Febbraio a Marzo in semenzaio, e da Febbraio ad Aprile inoltrato in pieno campo - trapianto: da fine Marzo ai primi di Maggio; 35.000 piante/ha - ciclo colturale: la raccolta viene effettuata dopo 90 giorni dal trapianto Resistenza/tolleranza alle avversità È dotata di resistenza a Meloidogyne incognita, Verticillium (O), Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici virus del mosaico del pomodoro, Bsp. Destinazione commerciale Linea adatta alla produzione di pelati e al mercato fresco; brix 5,3 -5,9; pH 4,2. Allegato IV: parametri qualitativi per la commercializzazione del pomodoro Definizione del prodotto Secondo il Regolamento (CE) 790/2000 della Commissione del 14 aprile 2000, che stabilisce la norma di commercializzazione applicabile ai pomodori forniti allo stato fresco al consumatore, si distinguono quattro tipi commerciali di pomodori: «tondi», «costoluti», «oblunghi» o «allungati», pomodori «ciliegia» (inclusi i pomodori «cocktail»). La norma ha lo scopo di definire le caratteristiche qualitative che i pomodori devono presentare dopo il condizionamento e l'imballaggio. A. Caratteristiche minime In tutte le categorie, tenuto conto delle disposizioni specifiche previste per ogni categoria e delle tolleranze ammesse, i pomodori devono essere: interi, sani; sono esclusi i prodotti affetti da marciume o che presentino alterazioni tali da renderli inadatti al consumo, puliti, praticamente privi di sostanze estranee visibili, di aspetto fresco, praticamente privi di parassiti, praticamente esenti da attacchi di parassiti, privi di umidità esterna anormale, privi di odore e/o di sapore estranei. Nel caso dei pomodori a grappolo, gli steli devono essere freschi, sani, puliti, privi di foglie o di sostanze estranee visibili. Lo sviluppo e lo stato dei pomodori devono essere tali da consentire: il trasporto e le operazioni connesse e l'arrivo al luogo di destinazione in condizioni soddisfacenti. B. Classificazione I pomodori sono classificati nelle tre categorie seguenti: i) Categoria «Extra» I pomodori di questa categoria devono essere di qualità superiore. Essi devono avere la polpa compatta e presentare la forma, l'aspetto e lo sviluppo tipici della varietà. Per la loro colorazione, in rapporto allo stato di maturità, essi devono poter rispondere ai requisiti di cui all'ultimo comma del precedente paragrafo. I pomodori non devono avere il «dorso verde» o altri difetti, salvo leggerissime alterazioni superficiali dell'epidermide, purché queste non pregiudichino l'aspetto generale, la qualità, la conservazione o la presentazione nell'imballaggio del prodotto. ii) Categoria I I pomodori di questa categoria devono essere di buona qualità, sufficientemente turgidi e presentare le caratteristiche tipiche della varietà. Essi non devono presentare screpolature o il «dorso verde». Sono tuttavia ammessi i seguenti leggeri difetti, purché non pregiudichino l'aspetto generale, la qualità, la conservazione o la presentazione nell'imballaggio del prodotto: un leggero difetto di forma e di sviluppo, un leggero difetto di colorazione, leggeri difetti dell'epidermide, leggerissime ammaccature. Inoltre, i pomodori «costoluti» possono presentare: screpolature cicatrizzate della lunghezza massima di 1 cm, protuberanze non eccessive, un piccolo ombelico senza formazioni legnose, cicatrici legnose di forma ombelicale in corrispondenza del punto stelare, di superficie non eccedente 1 cm2, una sottile cicatrice stelare di forma allungata (simile a una sutura) di lunghezza non eccedente i due terzi del diametro massimo del frutto. iii) Categoria II Questa categoria comprende i pomodori che non possono essere classificati nelle categorie superiori, ma che corrispondono alle caratteristiche minime sopra definite. Essi devono essere sufficientemente turgidi (benché leggermente meno turgidi rispetto a quelli della categoria I) e non devono presentare screpolature non cicatrizzate. Sono ammessi i seguenti difetti, purché non pregiudichino le caratteristiche essenziali di qualità, conservazione e presentazione del prodotto: difetti di forma, di sviluppo e di colorazione, difetti dell'epidermide o ammaccature, purché non danneggino gravemente il frutto, screpolature cicatrizzate della lunghezza massima di 3 cm. Inoltre, i pomodori «costoluti» possono presentare: protuberanze più marcate rispetto alla categoria I, senza che vi sia deformità, un ombelico, cicatrici legnose di forma ombelicale in corrispondenza del punto stelare, di superficie non eccedente 2 cm2, una sottile cicatrice stelare di forma allungata (simile a una sutura). DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA CALIBRAZIONE Il calibro è determinato dal diametro massimo della sezione normale all'asse del frutto. Le disposizioni che seguono non si applicano ai pomodori «ciliegia». A. Calibro minimo Il calibro minimo dei pomodori classificati nelle categorie «Extra», I e II è fissato a: 35 mm per i pomodori «tondi» e «costoluti», 30 mm per i pomodori «oblunghi». B. Scala di calibrazione La scala di calibrazione per i pomodori è fissata come segue: da 30 millimetri inclusi a 35 millimetri esclusi (1), da 35 millimetri inclusi a 40 millimetri esclusi, da 40 millimetri inclusi a 47 millimetri esclusi, da 47 millimetri inclusi a 57 millimetri esclusi, da 57 millimetri inclusi a 67 millimetri esclusi, da 67 millimetri inclusi a 82 millimetri esclusi, da 82 millimetri inclusi a 102 millimetri esclusi, 102 millimetri e oltre. (1) Unicamente per i pomodori «oblunghi». L'osservanza della scala di calibrazione è obbligatoria per i pomodori delle categorie «Extra» e I. La scala di calibrazione non si applica ai pomodori a grappolo. DISPOSIZIONI RELATIVE ALLE TOLLERANZE In ogni imballaggio sono ammesse tolleranze di qualità e di calibro per i prodotti non conformi alle caratteristiche della categoria indicata. A. Tolleranze di qualità i) Categoria «Extra» Il 5 % in numero o in peso di pomodori non rispondenti alle caratteristiche della categoria, ma conformi a quelle della categoria I o eccezionalmente ammessi nelle tolleranze di questa categoria. ii) Categoria I Il 10 % in numero o in peso di pomodori non rispondenti alle caratteristiche della categoria, ma conformi a quelle della categoria II o eccezionalmente ammessi nelle tolleranze di questa categoria. Nel caso dei pomodori a grappolo, il 5 % in numero o in peso di frutti staccati dallo stelo. iii) Categoria II Il 10 % in numero o in peso di pomodori non rispondenti alle caratteristiche della categoria né alle caratteristiche minime, esclusi i prodotti affetti da marciume, ammaccature pronunciate o qualsiasi altra alterazione che li renda inadatti al consumo. Nel caso dei pomodori a grappolo, il 10 % in numero o in peso di frutti staccati dallo stelo. B. Tolleranze di calibro Per tutte le categorie, il 10% in numero o in peso di pomodori rispondenti al calibro immediatamente inferiore e/o superiore a quello indicato, con un minimo di 33 mm per i pomodori «tondi» e «costoluti» e di 28 mm per i pomodori «oblunghi». DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA PRESENTAZIONE A. Omogeneità Il contenuto di ogni imballaggio deve essere omogeneo e comprendere pomodori della stessa origine, varietà o tipo commerciale, qualità e calibro (sempreché, per quanto riguarda quest'ultimo criterio, sia richiesta una calibrazione). I pomodori delle categorie «Extra» e I devono essere praticamente omogenei per quanto riguarda la maturità e la colorazione. Inoltre, per i pomodori «oblunghi», la lunghezza deve essere sufficientemente uniforme. La parte visibile del contenuto dell'imballaggio deve essere rappresentativa dell'insieme. B. Condizionamento I pomodori devono essere condizionati in modo da garantire una protezione adeguata del prodotto. I materiali utilizzati all'interno dell'imballaggio devono essere nuovi, puliti e di sostanze che non possano provocare alterazioni esterne o interne dei prodotti. L'impiego di materiali ed in particolare di carte o marchi recanti indicazioni commerciali è autorizzato soltanto se la stampa o l'etichettatura sono realizzate con inchiostro o colla non tossici. Gli imballaggi devono essere privi di qualsiasi corpo estraneo. C. Presentazione I pomodori possono essere presentati come segue: i) sotto forma di frutti individuali, con o senza calice e stelo corto; ii) sotto forma di pomodori a grappolo, ossia in infiorescenze intere o parti di infiorescenze, a condizione che ciascuna infiorescenza o parte di essa comprenda almeno: 3 frutti (2 nel caso di frutti preconfezionati) O nel caso dei pomodori «ciliegia» a grappolo, 6 frutti (4 nel caso di frutti preconfezionati). DISPOSIZIONI RELATIVE ALLE INDICAZIONI ESTERNE Ogni imballaggio deve recare, in caratteri raggruppati su uno stesso lato, leggibili, indelebili e visibili all'esterno, le indicazioni seguenti: A. Identificazione Imballatore e/o speditore: nome e indirizzo o simbolo d'identificazione rilasciato o riconosciuto da un servizio ufficiale. Tuttavia, ove venga utilizzato un codice (identificazione simbolica), accanto ad esso va apposta la dicitura «Imballatore» e o «Speditore» (o un'abbreviazione equivalente). B. Natura del prodotto «Pomodori» o «Pomodori a grappolo» e tipo commerciale, se il contenuto non è visibile dall'esterno; tali indicazioni sono sempre obbligatorie per i tipi «ciliegia» (o «cocktail»), a grappolo o no. Nome della varietà (facoltativo). C. Origine del prodotto Paese d'origine ed eventualmente zona di produzione o denominazione nazionale, regionale o locale. D. Caratteristiche commerciali Categoria. Calibro (in caso di calibrazione) espresso dai diametri minimo e massimo o, ove del caso, indicazione «non calibrati». Tenore minimo di zucchero, misurato con rifrattometro ed espresso in valore Brix (facoltativo). E. Marchio ufficiale di controllo (facoltativo).