CAPITOLO PRIMO: LA PRIMA FORMAZIONE: TRA

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CAPITOLO PRIMO: LA PRIMA FORMAZIONE: TRA
CAPITOLO PRIMO: LA PRIMA FORMAZIONE: TRA FILOSOFIA E PSICOLOGIA
UN SAPERE FUNZIONALE
Nella prima metà del XX secolo, emerge il movimento dell’Educazione nuova, esso comporta
l’incontro di più correnti di pensiero. In questo contesto, Roger Cousinet, ricercatore, ispettore
scolastico e pubblicista, gioca un ruolo molto importante per la diffusione delle nuove idee, con le
sue riflessioni che fanno affiorare contraddizioni e problemi aperti. Anche se già dal 1881 in Francia
vigeva la gratuità e l’obbligatorietà dell’istruzione, in verità la scuola francese agli inizi del XX secolo,
continuava a mantenere una struttura centralizzata tradizionale, con programmi e direttive uniformi,
tesa comunque anche a contenere l’ingerenza della Chiesa in materia di istruzione, ma di fatto
condizionata nelle scelte dalla necessità di salvaguardare i principi della laicità e dell’uguaglianza
nell’istruzione. Lo stato dunque, da un lato sotto l’influsso del liberalismo laico era indotto a
teorizzare la riduzione del suo potere sull’istituzione scolastica, dall’altro lato, aveva la necessità di
difendere il suo potere dalla possibile ingerenza di altri poteri. Cresceva contemporaneamente il
dibattito intorno alla libertà di coscienza e autodeterminazione dell’individuo, con fasi accese che
vedranno coinvolti periodici e riviste del tempo. Uno dei punti centrali, diventa quello dell’istruzione
professionale dove tale settore in Francia, passa in affidamento dal ministero del commercio al
ministero della pubblica istruzione. Cousinet, a tal proposito, osserva con occhio attento e critico,
questa realtà, ricercando soluzioni e sollecitazioni che gli giungono anche dall’estero. Della sua
stessa idea è Freinet, anchegli diretto verso i principi della “scuola del popolo”, il cui strumento
guida, doveva essere quello del lavoro. Siamo in tal modo nell’ambito della cosiddetta scuola attiva,
prospettiva antipositivistica che comincia a vedere in modo nuovo i rapporti tra apprendimento e
sviluppo, sfera affettiva e cognitiva, pedagogia e psicologia, moralità e legalità. Seppur fu proprio il
positivismo che fece guadagnare aalla sociologia e alla psicologia , una dignità scientifica, dopo
breve tempo, esse spostarono la loro attenzione sul campo di intervento. La sociologia, sorta proprio
in Francia nell’800, amplia il proprio interesse cominciando ad occuparsi dei rapporti tra azioni e
valori, all’interno delle società moderne industriali, dando un forte contributo per chiarire i rapporti
tra istruzione, cultura e società. Ed anche la psicologia, si trasforma in una scienza dalle molteplici
implicazioni. All’inizio del secolo, emerge una controcultura pedagogica, che si pone delle domande,
riguardo a come possa esistere una cultura generale ed enciclopedica, che possa non coltivare la
violenza. Si fa strada così il principio della “funzionalità del sapere”, che si esprimerà con
un’originalità non ancora messa in luce in tutti i suoi aspetti. Si prende in considerazione l’ecole des
roches di Demolins, cui vengono accostate le tecnice di Freinet e il lavoro libero per gruppi di
Cousinet. Tale prospettiva andrebbe rivista, nel caso di Cousinet, va appunto rilevato, come la
riduzione del pensiero al semplice formalismo del lavoro di gruppo abbia nociuto alla fama della
pedagogia francese. Egli stesso osserva che l’educazione nuova, corre maggior pericolo, se
conquista molti amici, in quanto tra questi ce ne saranno molti che si impadroniranno dei
procedimenti nuovi, per includerli nell’educazione di prima.
L’INCONTRO CON ANDRE’ LALANDE
Importanti nella vita e negli studi di Cousinet, sono le sollecitazioni culturali, fin dalla sua
adolescenza, che gli provennero dalla filosofia di Andrè Lalande, filosofo francese e suo insegnante,
e dalla lettura dei classici, antichi e moderni, da Rousseau a Tolstoi. Cousinet che frequentava da
interno il liceo Michelet, approfondisce gli studi delle lingue straniere, con vivo interesse per ogni
tipo di cultura, decidendo infatti di concorrere per l’ingresso della scuola normale superiore. Ed è in
questo periodo che Cousinet, conosce Lalande, in qualità di insegnante, prima al liceo Michelet e poi
alla scuola superiore di Sevres.
Lalande, propone, come legge generale della natura, la
“dissoluzione”, ossia un processo di unificazione che è identificazione, il passaggio dal diverso
all’eguale. Da queste idee, Lalande costruisce una filosofia, una psicologia, una logica ed una
morale, aperte reazioni alla epistemologia del positivismo al bergsonismo, e ad ogni filosofia della
vita, capaci di raccogliere il valore più profonde della ragione umana: la funzione normativa. Egli
nei suoi scritti, definisce la filosofia, un sapere rigoroso, la cui verità è sorrettà dal principio di
“unità”. Infatti, alla verità, ci si arriva attraverso una graduale eliminazione dei punti di vista
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individuali, quindi la ragione unifica, dove invece la vita divide. Questa stretta frequentazione con
Lalande, influenzerà in modo molto significativo lo sviluppo del pensiero maturo del Cousinet e le
sue idee in merito al valore della socialità. In modo particolare, Cousinet, approfondirà il problema
morale, la ricerca dei valori, tra cuji spiccano quelli della comunicazione interpersonale e della
chiarezza del linguaggio, indispensabili per una reale armonia tra gli animi.
TOLSTOI E ROUSSEAU
Proprio durante la frequentazione alla scuola normale superiore, Cousinet medita anche sul pensiero
di due grandi pedagogisti moderni: Tolstoi e Rousseau, che egli considera i due maggiori esponenti
della corrente “mistica” dell’educazione nuova, iniziatori di una vera rivoluzione. Egli passa in
rassegna tutte le loro opere, In merito a Tolstoi, egli considera come nonostante la condanna
severa nei confronti delle instituzioni scolastiche, venga salvato il principio stesso della scuola, una
scuola di certo diversa da quella vigente. Ogni allievo ha una propria individualità che va
salvaguardata e dei bisogni che solo in condizioni di libera scelta potranno essere tradotti in
componenti di crescita personale. Tolstoi, precisa che l’educazione popolare è sempre in gran parte
dovuta alla vita e non alla scuola. Per Cousinet, Tolstoi, è un attento conoscitore dei sistemi
scolastici europei, che cerca di saggiare anche attraverso i suoi viaggi personali. Il diritto di educare
non esiste, la formazione nasce da un rapporto libero tra gli individui ed è il risultato delle condizioni
di vita di ognuno. Le teorie di Tolstoi lasceranno una forte impronta sul pensiero di Cousinet che egli
porrà in stretta relazione col pensiero di Rousseau. Dal pensiero di entrambi, Cousinet apprezza il
rigore teorico ed il valore etico sociale. All’età di 21 anni, Cousinet, decide di prepararsi al concorso
per ispettore primario, ma non abbandona gli studi alla Sorbona. Viene riformato dagli obblighi di
leva, ed insegna per 5 anni come maestro elementare, iter obbligatorio per chi aspira alla carriera di
ispettore primario. Grazie a questa esperienza Cousinet, impara ad osservare con occhio attento,
ogni manifestazione infantile. A Malakoff, gli viene affidato un corso di 75 allievi, divenendo membro
della libera società per gli studi psicologici del bambino. Alla fine dell’anno 1904, Binet, animatore
del gruppo, porta a compimento gli studi sulla misurazione della fatica intelletuale. E si occupa
insieme a Simon del problema dei bambini con scarso rendimento scolastico. Egli rilevarono che
spesso vengono classificati come bambini ritardati o anormali, bambini, le cui difficoltà
d’apprendimento, derivano, non da deficit mentali, ma dalle condizioni di miseria in cui vivono, o dal
rifiuto palesato nei confronti del maestro. Questo coinvolge l’interesse di Cousinet, attratto dalla
scrupolosa correttezza metodologica con cui vengono condotte le osservazioni. Gli ritorna così in
mente la lezione di Tolstoi e Rousseau, dove bisogna in primo luogo conoscere il bambino, porlo in
libertà ed osservarlo. Egli passa in seguito ad insegnare a Clamart. Si fa sempre più chiara l’idea che
l’apprendimento non sia un fatto meramente scolastico e che quindi l’educatore debba non avere
atteggiamenti di indifferenza nei confronti della realtà esterna dell’alunno.
LA SOCIETA’ BINET
Secondo Binet, le opinioni personali, non hanno alcun valore, egli sostiene che la vecchia pedagogia
è il risultato di pregiudizi, affermazioni gratuite, al posto dei fatti mette avanti discorsi ed
esortazioni, di quì la necessità di trasferirsi sul piano dell’osservazione e della sperimentazione.
Cousinet, ne L’educazione nuova, puntualizza l’esistenza di una corrente psicologica che nell’ambito
dell’educazione interviene sotto diversi aspetti di pedagogia sperimentale e psicologia infantile.
Cousinet, lavorando a fianco di Binet e della sua opera, ha ricevuto un rilevante impulso nella sua
ricerca, gingendo ad una ad una definizione del proprio metodo, in base a considerazioni
psicologiche
e nn da mire pedagogiche.
Grazie alla psicologia del bambino, la pedagogia
sperimentale, agli studi di Terman, Binet, Simon etc, la misura e l’osservazione, la scienza ha fatto
breccia sulla pedagogia tradizionale, sostenendo uno dei principi più importanti dell’educazione
nuova, confermando le parole di Rousseau che sosteneva che il ragazzo non è un uomo in miniatura,
ma un essere distinto dall’adulto, con modi e pensieri propri. Tuttavia Cousinet, con un’alasi più
matura, individua anche gli aspetti meno produttivi di questa sperimentazione psico-pedagogica. Le
statistiche infatti indicano sono la quantità degli errori e non la qualità di essi, dalla semplice
constatazione non si deduce niente. Perchè un ragazzo fa un errore? La psicologia, non può
rispondere limitandosi a descrivere i bisogni ed i desideri umani, quindi non è possibile fondare la
pedagogia sulla psicologia, senza cadere nell’errore pedagogico di voler mantenere il ragazzo ciò che
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è, o determinare arbitrariamente ciò che deve essere. A ciò si aggiunge la difficoltà di dover operare
in un campo in continua modifica, come la crescita ed il progressivo apprendimento. Quanto potrà
dunque durare la validità di un metodo? Oltre che misurare è difficile anche stimare il valore di un
risultato, anche supponendo che un metodo risulti efficace in un determinato ambito, bisognerà poi
stimarne il valore e capire addirittura cosa significhi con esattezza tale parola “valore”. Davanti a tali
interrogativi, si decide di considerare il ragazzo in rapporto a se stesso, avulso da quel che lo
circonda, condizionandone lo sviluppo. Cousinet, si rende conto dell’insufficienza della psicologia
“scienza di fatto”, che si interessa solo di ciò che è, a costituire la pedagogia “scienza di diritto”, alla
continua ricerca di leggi regolative. Bisogna muoversi dunque da una prospettiva pedagogica per
utilizzare la psicologia, individuando nessi ed ambiti comuni. Cousinet in veste di pedagogo
interessato alla psicologia, a 25 anni, entra a fare parte del gruppo di redazione della rivista:
“l’educateur Moderne”, grazie a questa sua collaborazione, egli ha modo di conoscere i più recenti
contributi di molti studiosi di larga fama, come ad esempio Claparède. Il primo articolo di Cousinet in
questa rivista, tratta “l’insegnamento dell’ortografia”, dove, riprendendo le tesi di Payot, egli
sostiene che il la pratica del dettato è dannosa ed inutile, ai fini di una corretta acquisizione
ortografica. Tutti gli svariati interessi di Cousinet, interagiscono fra loro, viene nominato da Binet nel
1907 come secretaire des seances, della “societè”, dove si occupa della stsura del bollettino,
pubblicandone un resoconto sintetico su L’educateur Moderne. Dopo un anno, appare un altro
articolo in una rivist diretta da Ribot, sempre legato alla psicologia della percezione, dove è possibile
osservare il tipo di relazione che Cousinet vuole stabilire tra psicologia e pedaogia. Muovendo da un
problema pedagogico, la possibilità di comunicazione tra individui, adulti e bambini così diversi fra di
loro, con il supporto della psicologia che cerca di spiegare tale fenomeno: il bambino è immerso in
un mondo di indistinzione, non percependo diversità o rassomiglianze della realtà circostante, si
conviene così alla sintesi di un progetto educativo: la vita sociale, aiuta il bambino a cogliere le
diversità del mondo esterno, non confondendolo sulle diverse percezioni. Cousinet, osserva che nel
corso della vita scolastica, scompaiono progressivamente i giochi di immaginazione ed imitazione, e
pian piano si costituisce una sorta di società infantile, nella ricreazione, quindi fuori dall’ambito
scolastico, dove il bambino si rapporta con i suoi simili ed è interessato a conoscere le regole.
LA SOLIDARITE’ ENFANTINE
Nel 1908, nella rivista di Ribot, appare un articolo di Cousinet dal titolo: La solidaritè enfantine. Egni
inaugura uno stile incisivo che accompagnerà tutta la sua prima produzione, dove appare accesa la
condanna alla scuola tradizionale, e l’ironia nei confronti del comportamento degli insegnanti.
Cousinet, sostiene che la scuola ha delle responsabilità elevate, nelle forme di socialità deviata che
manifestano i bambini, se un uomo, con la sua indiscussa autorità ostacola il naturale sviluppo, la
solidarietà infantile diviene schiavitù nei confronti del gruppo che consolida la sua ostilità nei
confronti del maestro. Ne conseguono atteggiamenti negativi come la rivolta, ed una morale
perversa che trasforma il gruppo in una folla composta da individui privi di personalità. Proprio in
tale periodo, l’educatore moderno attraversa un momento di crisi dove le adesioni scarseggiano. La
rivista cambia direttore, passando ad un ispettore generale di forte prestigio di nome Compayrè,
attento agli sviluppi della psicologia americana, di conseguenza il raggio di interesse della rivista si
allarga e vengono pubblicati anche articoli di studiosi americani. Cousinet, si dedicaallo studio dei
programmi, preparandosi all’esame per divenire ispettore primario, dalle sue riflessioni nasce un
articolo pubblicato in due tempi, dove vengono proposte delle modifiche al testo ministeriale. A
distanza di tempo Cousinet scriverà un altro articolo sull’argomento, dove si chiede se abbia ancora
senso fare lezione sulle “cose”, piuttosto che lezioni “attraverso le cose”, lezioni di idee. Negli anni
prima della sua nomina a ispettore scolastico, Cousinet valuta con molto interesse gli apporti della
psicologia americana e del pragmatismo. La sua formazione, la collaborazione con Binet, l’esperienza
dell’insegnamento, fanno si che teoria, prassi e sperimentazione convergano in un’unica direzione,
sostenuti dal comune piano pedagogico. Nel gennaio del 1910, alla riunione della società di Binet,
Cousinet, presenta una relazione su un tema di attualità dove si definiscono meglio i termini di una
filosofia dell’educazione. Cousinet, introduce un oggetto di studio, che gli sta molto a cuore: la
“pedagogia del self-government” dove definisce un concetto che diventerà centrale nel suo
pensiero pedagogico, e tramite il quale comporre le ragioni di un’esperienza intesa come libero
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controllo, nel singolo individuo, della relazione uomo-ambiente, la concezione dell’idea come
rifacimento, una prospettiva filosofico politica improntata ai valori della democrazia. Pur non avendo
accennato apertamente l’influenza di Considerant o Robin Cousinet, non può aver ignorato il loro
pensiero e la loro opera, e si presume che egli abbia attinto a queste fonti così poco riconosciute. Le
tematiche di Considerant, sono sempre presenti in Cousinet, tuttavia egli preferisce lasciare
nell’ombra fonti deichiaratamente compromesse dal punto di vista politico, per riferirsi apertamente
all’attivismo ufficiale. La scuola deve rispecchiare i principi della società democratica. Per la prima
volta, Cousinet tenta di organizzare una sperimentazione pedagogica proprio riferita al selfgovernment. Belot si offre per organizzare un gruppo di classi, sotto la guida di Binet e di Cousinet,
un gruppo di insegnanti disposti ad inserire nelle loro classi il nuovo sistema di lavoro. Ma a frenare
la diretta partecipazione di Cousinet, che ne era stato il promotore, giunge nell’estate del 1910
l’ambita nomina di ispettorie primario ad Arcis sur Aube.
CAPITOLO SECONDO: DALLO SPERIMENTALISMO ALLA PEDAGOGIA
DALL’AUTOGOVERNO ALL’AUTOEDUCAZIONE
Divenuto ispettore scolastico, Cousinet matura una più profonda conoscienza dell’interdipendenza
tra istituto scolastico ed indipendenza sociale. La funzione che ricopre, lo impegna molto di più di
quando era maestro durante i cinque anni dell’apprendistato, e vive in prima persone le
problematiche e le contraddizioni del sistema d’istruzione francese. Cousinet da ispettore, impiega
gran parte della sua attività, promuovendo la sperimentazione con gli insegnanti della circoscrizione
di Arcis sur aube, proseguendo la sua attività di ricerca a fianco di Compayrè presso l’educateur
moderne. Inizia per Cousinet, un lungo periodo di approfondimento dei propri studi e della propria
proposta metodologica, verificando in prima persona, come qualsiasi problema legato all’educazione,
sia anche un problema di ordine sociale e morale e inevitabilmente anche politico. Continua a tenersi
aggiornato, grazie al suo lavoro in redazione presso l’educateur moderne, su quanto viene
pubblicato in francia e all’estero. Il continuo intersecarsi di interessi provenienti dalla psicologia,
dalla pedagogia sperimentale, dalla sociologia di Durkheim, fa si che Cousinet approdi a posizioni
per certi aspetti inedite all’interno dell’educazione nuova, la cui originalità è ridimensionata a causa
di preconcetti schemi interpretativi. Anche senza il suo diretto contributo, alla seduta della società
binet, viene prodotto un rendiconto della sperimentazione sul self-government. Sebebne Cousinet
ammetta l’insuccesso del metodo, afferma comunque la sua convinzione secondo la quale è possibile
educare uomini liberi, solo in un clima di autogoverno. (F) L’errore del self-government sta
nell’autoritarismo indiretto degli insegnanti, seppur fatto senza rendersene conto. L’autogoverno si
risolve in una forma vuota esteriore, quando non viene compreso in una complessiva prospettiva
pedagogica d’insieme, ispirata a criteri di non direttività. E’ pertanto muovendo dall’autogoverno che
pian piano, Cousinet approda all’autoeducazione.
L’EDUCAZIONE ESTETICA
Nel corso del 1911, vengono pubblicati due articoli su l’educateur moderne, nei quali Cousinet tratta
nuove tematiche mai affrontate prima. Nel primo, esprime il proprio rammarico per la scarsa
considerazione che la pedagogia francese contemporanea riserva alla lettura per l’infanzia. I ragazzi
amano leggere, si interessano a storie di eroica vicenda personale, nota Cousinet, rifacendosi ad un
suo precedente articolo dove sosteneva appunto che il bambino, ancor privo di una identità definita,
proietta se stesso in un eroe che supera le difficoltà, nonostante alcuni lettori sostengono che non vi
sia alcun insegnamento morale da tali letture. Nell’altro articolo di Cousinet, traspare chiaramente la
sua esperienza d’insegnamento, specie nei 4 articoli sull’educazione estetica, dove Cousinet,
ispirato dal movimento per l’educazione artistica di Quenioux, ispettore generale, propone
riflessioni di natura pedagogico didattica, difendendo tale movimento che era contestato
specialmente dagli insegnanti artistici più tradizionali che temevano di perdere la centralità del
proprio ruolo. Cousinet rassicura comunque chi diffida del movimento. Egli, amante della pittura, si
impegna nel corso dell’anno scolastico s diffondere il metodo Quenioux, presso gli insegnanti del suo
dipartimento. E’ sempre presente ad ogni sperimentazionein modo da poter studiare il
comportamento dei ragazzi. Secondo Cousinet è importante educare i ragazzi ad osservare i prodotti
artistici con un occhio diverso, in quanto nn sono in grado di scomporre i particolari e quindi incapaci
di ammirare e contemplare l’arte.
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L’EDUCAZIONE ALLA LIBERTA’
Le scuole nuove, i metodi innovativi, sono oggetto ricorrente negli articoliche compaiono su
l’educateur moderne. In tale periodo Ferriere collabora con la rivista, e compaiono articoli che hanno
come tematica nuovi metodi sperimentali sia in francia che all’estero. In particolare Cousinet stila 4
importanti articoli che hanno per oggetto il metodo montessori che viene presentato senza
trascurare dettagli importanti. Ma la libertà non va concepita come una concessione della scuola o
dell’educatore ai fanciulli. Egli si scontra continuamente con la rigidità, l’immobile uniformità di una
struttura sociale quale la scuola. Essa appare identica nel tempo, sia nella sua forma esteriore, che
nelle nozioni e nei valori che trasmette. Passando da una scuola all’altra, Cousinet in veste di
ispettore, ritrova sempre gli stessi libri e le stesse abitudini di lavoro, egli ironizza sul lavoro degli
insegnanti in una serie di articoli pubblicati sulla rivista L’educateur moderne, con testi carichi di
provocazione. Il suo ruolo di ispettore scolastico contrasta con il suo ruolo di ricercatore di
innovazione.
DALLO SPERIMENTALISMO ALLA PEDAGOGIA: ROUSSEAU
L’analisi del pensiero di Rousseau, va approfondita e precisata, in quanto non sono stati considerati
adeguatamente alcuni elementi anticipatori della moderna psicologia, che contribuiscono ad una
voncezione del fanciullo rinnovata, dove viene inteso come essere completo ed autonomo. Cousinet,
pubblica un resocondo sulla rivista L’educateur Moderne, sulle nuove prospettive di studio che
offre l’analisi di Rousseau, del quale viene rapito entusiasticamente. Cousinet osserva che Rousseau
ha guadagnato all’estero, la fame di grande padagogista. Cousinet afferma che Rousseau, non è uno
psicologo nè un filosofo dell’educazione in senso stretto, ma un “visionario”, mosso più che dal suo
interesse verso i fanciulli, dalle proprie argomentazioni e dalle meditazioni sullo stato originario
dell’infanzia. Ed è proprio lui il pigmalione di quella corrente “mistica” dell’educazione nuova da cui
secondo Cousinet, deriverebbe l’intero movimento. L’itinerario proposto da Rousseau, non è quello
del rifiuto soggettivo del vivere civile, perchè nella sua opera è presente un’istanza pedagogicosociale, che ha come obiettivo la trasformazione della società da strumento di corruzione e regresso
a strumento di progresso morale. Cousinet condivide tale istanza, egli scopre dei principi cardine del
tutto nuovi, che influenzeranno la consistenza della sua proposta metodologica. Cousinet, rimase
affascinato dai testi di Rousseau, già dalle sue prime letture, cogliendone dopo in profondità i
numerosi aspetti innovativi. In primo luogo, la concezione della libertà intesa come equilibrio tra un
soggetto ed un ordine a lui esterno, una diversa considerazione tra forze interiori ed esteriori nella
formazione dell’individuo. Rousseau scrive nelle “confessioni”, che noi siamo quello che le nostre
impressioni, date da circostanze esterne ci fanno essere, infatti, se modificassimo queste cause
esterne, modificheremmo anche le nostre idee ed il nostro modo di essere. Per Cousinet, tali
considerazioni sono alla base della rivoluzione che si ha con Rousseau. Il bambino è autonomo dal
punto di vista morale. Per Rousseau, il problema della libertà si risolve col fatto che un individuo
prende coscienza del condizionamento che l’ambiente nel quale vive ha su di egli. Egli deve
dipendere e non obbedire. La scuola arricchisce tale ambiente che comprende la vita permanente in
mezzo ad eguali, il ragazzo dipende da tale comunità.
Soltanto attraverso l’esperienza diretta, si può realizzare tale processo di adattamento, l’intervento
dell’educatore è inutile.Permane però in Rousseau e lo stesso Cousinet, un problema di conciliazione
tra autorità e libertà, entrambinon hanno mai pensato di risolvere questa questione, dell’intimità
della coscienza umana e del rapporto che l’uomo stabilisce con un’autorità. Rousseau, fa dipendere
la capacità di libertà, dallo stato effettivo di libertà, tale concezione pedagogica, crea le premesse
per una problematica che è già virtualmente pedagogico-sociale. Rousseau spiega come le leggi
esercitino un’influenza sulla formazione, la legge è l’unico strumento che può garantire la
rigenerazione morale dell’umanità. Nella visione di Rousseau, però la politica non fonda la morale
più di quando essa non fondi la politica, ed in un certo qual modo entrambe si identificano. Ma
affinche legalità e libertà coincidano è necessario che la norma sia concorde con la natura umana
che tutti gli individui possano vivere pienamente, facendola propria. L’essere sociali è nella natura
umana e lo stesso Cousinet si trova concorde con tali affermazioni sottolineando che non è
necessaria la distinzione tra i bisogni dell’individuo e quelli della specie. Rovatti, in merito, osserva
che il sociale per essere soggettivo deve rinforzare e mantenere i percorsi individuali che lo
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costituiscono, in tal modo il gruppo non sarebbe un secondo individuo, ma un nesso attivo di
pratiche individuali che non si negano ma si rafforzano in quanto tali. L’individuo sociale, sarà al
centro delle riceche di Cousinet.
LA VITA SOCIALE DEL BAMBINO
Nel 1913 Cousinet presenta la tesi di sociologia dal titolo “la vie sociale des enfante”, Cousinet
dispone già di parecchio materiale, ma Durkheim, che lo segue nel suo lavoro, esige che venga
definito in modo molto preciso, il campo di indagine, e così insieme circoscrivono tale campo. Con la
collaborazione di un gruppo di colleghi ispettori, Cousinet avvia la sua ricerca su un campione di
circa 400 bambini di svariata età, ai quali viene richiesto di completare il racconto di un gioco
lasciato a metà. Ad una prima osservazione dei dati, Cousinet conclude che per i bambini la giustizia
è un affare di sentimenti. Già nel passato Cousinet nel suo saggio “la solidarietà infantile”, si era
interessato alle reazioni della società infantile valutandole all’interno della classe. Egli allorà notò,
come il gruppo formatosi nella classe posto sotto l’autorità autocratica di un uomo, costruiva una
sorta di morale primitiva che poteva addirittura imprigionare i singoli individui. Questa forma di
solidarietà deviata veniva consolidata dal fatto che gli insegnanti, presupponendo che i bambini
arrivassero a scuola senza precedenti esperienze, passassero dall’educazione all’insegnamento,
anche in campo morale inculcando agli allievi precetti morali a loro totalmente estranei. Con una
serie di rilievi, Cousinet giunge a conclusioni vicine al pensiero di Durkheim, egli sottolinea che la
solidarietà infantile sarebbe una sorta di solidarietà difensiva, caratterizzata, non da un aiuto
reciproco, ma da un unione per aggirare una minaccia esterna. Questo tipo di solidarietà varia in
base all’età ed una forma di schiavitù, quindi Cousinet conclude dicendo che bisogna estirpare il
bambino a questa imitazione servile che assopisce la coscienza individuale. Cousinet attraverso il
pensiero di Durkeim, riceve indicazioni di grande valore. In primo luogo, indirizza il proprio pensiero
verso una pedagogia intesa come fatto sociale. Durkheim aveva notato già attraverso i suoi studi,
sull’educazione morale, che la debolezza del sentimento altruistico, all’inizio della vita, dipende dal
fatto che la coscienza infantile è limitata. Tale coscienza, crescerà man mano che il bambino
acquisirà certe idee e questo avverrà a poco a poco, con nozioni più precise, intorno al gruppo
sociale di appartenenza, al legame tra generazioni. In questa prospettiva, pedagogo e sociologo
assumono ruoli paralleli, dove il primo ha il compito di far si che la morale venga interiorizzata in
quanto essa è il risultato di un prodotto storico e l’insieme delle norme che regolano la convivenza
civile e sociale, ed il secondo dovrà costituire la morale come scienza positiva. Cousinet, ha la
convinzione che il compito dell’educatore sia quello di lasciare che il fanciullo trovi il bisogno di
socializzazione che potrà manifestarsi, contro, malgrado o con l’insegnante. Ad interrompere gli
studi di Cousinet, subentra nel 1914 la prima guerra mondiale, dove sarà chiamato alle armi e
successivamente, ferito, verrà curato con un programma per invalidi e tornerà a riprendere le
proprie mansioni, solo nel 1917.
CAPITOLO TERZO: LA PEDAGOGIA SPERIMENTALE
ALLA RICERCA DEL METODO
La guerra, costringe Cousinet ad interrompere le sue ricerche, per evitare dunque che si
disperdessero i suoi studi di ricerca, egli fa il punto della pedagogia sperimentale, attraverso 13
articoli sull’argomento negli anno tra il 1918 e il 1921, su una nuova rivista dal titolo l’ecole et la vie.
La pedagogia sperimentale si fonda sulla psicologia e sull’esperienza, ribadisce Cousinet. Cousinet
prende una posizione più critica maturata alla luce di nuovi studi di cui viene a conoscienza, sulle
considerazioni metodologiche delle ricerche di Binet e del suo gruppo, c’è fretta di sostituire
all’osservazione individuale dei primi ricercatori, l’osservazione metodica e la sperimentazione,
seguendo il criterio della misura invece che quello di una conoscenza del bambino più approfondita
dal punto di vista qualitativo. Cousinet si orienterà in direzione di un metodo fondato sul lavoro
libero. Attraverso le sue letture, cousinet scopre in un testo di Formiggini Santamaria l’acutezza
dell’osservazione in merito alla curiosità, che viene definita preziosa e che va salvaguardata ed
incoraggiata attraverso la libera ricerca. Il metodo di lavoro è molto importante, tanto quanto la
scelta del soggetto da studiare. Cousinet non abbandona mai la sua idea di self-goverment. Cook,
un professore di Cambridge ritiene che i bambini sono perfettamente in grado di gestire i loro giochi
collettivi e che quindi potrebbero fare lo stesso nell’ambito del lavoro scolastico e Cousinet sostiene
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che gli insegnanti non osservano abbastanza i bambini, non li guardano giocare liberi nella
ricreazione e non hanno idea di quante risorse essi sono in grado di utilizzare in condizioni di libertà.
Cousinet, si rende conto che è molto difficile convincere gli insegnanti ad abbandonare il loro ruolo
tradizionale di insegnare soltanto, si accorge che accettano a fatica le sue proposte, manifestandolo
anche nelle sperimentazioni. Eppure, egli verrà molto colpito, dal lavoro di un’insegnante di 17
bambini, Wauthier, che si serve spontaneamente del self-government e del lavoro di gruppo. Sarà
appunto in questa classe, che verranno introdotte le innovazioni di Cousinet che verificherà
periodicamente visitando la classe. Nel corso di una conferenza pedagogica, Cousinet, nonostante
l’esperienza isolata condotta e lo scarso numero dei bambini coinvoli, parlerà chiaramente di un
concreto risultato ottenuto, lancerà un appello agli educatori invogliandoli a partecipare ad una
sperimentazione a più ampio raggio di quello che per la prima volta egli definirà il “proprio
metodo”.
IL LAVORO STORICO
Il metodo del lavoro libero per gruppi, trova larga applicazione nell’ambito dell’insegnamento della
storia, ossia il cosiddetto lavoro storico, come viene definito da Cousinet. Egli dedicherà ben
quarantadue articoli sull’argomento, pubblicandoli nella rivista: l’ecole et la vie, per approfondire
questa problematica tematica. Secondo Cousinet, vanno rivisti sia i metodi che i programmi, facendo
“storia delle cose”, l’abbigliamento, la storia dell’insegnamento, le abitazioni, la storia dell’agricoltura
saranno i temi del programma. Cisacuna di codeste storie parallele, deve essere suddivisa in periodi,
in qualche modo correlati fra loro seppur distinti, attraverso appunto dei sincronismi, spiegando ad
esempio ai fanciulli, che un abito fatto in un determinato modo, corrispondeva ad un periodo in cui
le case avevano una data forma. Vi è dunque una polemica aperta, verso il metodo tradizionale di
insegnamento della storia, improntato ad inculcare negli alunni, sentimenti patriottici e nazionalistici.
La storia non deve studiare avvenimentitrascorsi, in quanto la verità storica, è una ricostruzione del
passato compiuta sulla base di una preconcetta idea del presente. Al ragazzo, vanno proposte delle
attività, che vengono definite di lavoro storico, dove egli può richiamare l’azione trasformatrice del
tempo su quegli oggetti materiali, in grado di evocare situazioni lontane perchè connesse a
determinati bisogni umani. Innumerevoli le critiche mosse a Cousinet in questo ambito, fin dalle
prime teorizzazioni di tale metodo, egli appare ancora incatenato ad una concezione positivista, che
considera gli oggetti fonte immediata di scienza e conoscienza, dove il fare viene inteso spesso come
un fare solamente manuale. Dimenticandosi che dietro le cose operano sempre e comunque gli
uomini, si rischia di rappresentare il tempo come lo svolgersi di un’azione anonima. Bisogna
valorizzarela coscienza dell’uomo, che progetta, che produce, che idealizza, cosichè ogni storia
divenga esperienza vissuta e coscienza in atto per divenire.
LA NOUVELLE EDUCATION
Nel 1920, prende consistenza, l’idea di creare un’associazione nazionale francese, la Nouvelle
Education, che si faccia promotrice dell’innovazione pedagogica. Cousine, propone la propria
candidatura ad ispettore generale. La Nouvelle Education, comincia a prendere corpo e per
raccogliore nuove adesioni, Cousinet, pubblica sulla rivista “education”, un appello rivolto a quanti
vogliono esperire direttamente i metodi pedagogici basati sul rispetto della personalità del bambino.
Gli scambi a livello internazionale, si moltiplicano, e dalle innovazioni che giungono attraverso tale
corrispondenza Cousinet, prova soluzioni nuove, una delle quali consiste nell’organizzare
un’esposizione dei disegni dei bambini, e di pubblicare una piccola rivista l’oiseau bleu, dove sono
stampati testi prodotti proprio dai bambini. A Versailles, nel giugno del 1921 la Nouvelle Education,
tiene la prima assemblea, vi partecipano attivamente anche l’ispettore Qenioux e la Fermier
dandom il loro diretto contributo. Cousinet, nel corso della propria relazione, confronta il suo metodo
con altri metodi innovativi. Durante l’assemblea viene sperimentato in diretta il metodo di Cousinet,
su una classe di alunni. Viene chiesto ai ragazzi, di formare dei gruppi lineramente, nel corso del
lavoro non ci saranno interventi esterni e gli elaborati verranno corretti prima della consegna. I
risultati, stupiranno tutti i presenti. Cousinet interviene dicendo che l’unico metodo universalmente
valido, sarà quello di garantire lo spazio e promuovere le condizioni, cosichè possa essere espresso
lo sforzo massimo possibile. Egli ascrive alla pedagogia valore morale, sociale e politico. L’anno
successivo, vi è la seconda assemblea della Nouvelle Education, dove parteciperanno numerosi
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membri dell’alta gerarchia scolastica. I lavori si aprono in modo diverso dalla precedente assemblea,
e alla solita conferenza iniziale si sostituisce una sorta di visita guidata ad una mostra che presenta i
lavori fatti dai bambini, articolata in 4 sezioni, lavoro letterario, aritmetico, storico geografico e
scientifico e sono presenti anche lavori di altre scuole europee. Vanno definendosi chiaramente
alcune caratteristiche del movimento, principalmente la dimensione internazionale, con una notevole
corrispondenza che vivifica i contatti all’interno dell’associazione. Altro elemento importante è
l’apertura verso delle tematiche dell’insegnamento tecnico e dell’orientamento professionale
estranee alla pedagogia francese passata. Cousinet si trova sempre in forte contrasto con la
gerarchia scolastica, infatti viene esonerato da ispettore primario ad arcis sur aube, con la scusa che
viene soppressa la mansione, quindi è costretto a trasferirsi alla frontiera e viene nominato a Sedan.
CAPITOLO QUARTO: UN METODO DI LAVORO LIBERO
INDIVIDUO E SOCIO
Nelle Ardenne, a Sedan, Cousinet allarga il raggio della propria attività, in veste di ispettore
scolastico, conducendo per circa 20 anni la sperimentazione del suo metodo del lavoro libero per
gruppi. Sebbene lontano dalla Nouvelle education nel 1925, pubblica con il titolo: “La Methode de
ravail libre par groupes, per illustrare i principali argomenti del proprio metodo.Egli precisa più volt,
che la parola libero, è quella che sintetizza bene i principi del suo metodo. Grazie ai suoi primi sudi
nei corsi di Lalande, gli approfondimenti del pensiero di Rousseau e Durkheim, egli matura il suo
pensiero approdando ad una concezione dell’individuo come essenza di alterità per cui l’uomo è in
grado di costruire la propria libertà e la propria moralità come parte di tutto. In presenza di un altro
individuo su cui esercitare la propria attività, non più di un soggetto, ma di un proprio pari con
reazioni proprie, il bambino si trova in difficoltà, non sa cosa fare, pur volendo agire. Questa
difficoltà nasce da un conflitto interno tra due bisogni naturali, quello di socializzazione, allo stato
emergente e quello più antico di preservare la propria individualità. Il dovere dell’insegnante è
suscitare le resistenze individuali. Tale conflitto si risolverà in un’età in cui i dui sviluppi, saranno
condizionati l’uno dall’altro e l’individuo maturo, contribuirà allo sviluppo del gruppo il quale lo
aiuterà a sua volta a sviluppare la sua individualità. L’apprendimento sociale avviene in modo
graduale e matura verso gli 8-9 anni, prima di questa età il processo di socializzazione avviene a
tentativi, che possono diventare atteggiamenti a volte antisociali e aggressivi, sottoforma di
aggressioni verbali, manuali, dispetti etc. Però questo comportamento è antisociale solo
all’apparenza, perchè l’apprendimento si nutre di questi comportamenti complessi che sono errori
necessari per far si che si possa costruire in modo graduale una vera cooperazione futura. Nella
metà degli anni venti, Cousinet approda ad una concezione della libertà non solo come fine, ma in
particolare come fattore di educazione, egli appena giunto a sedan, si interessa alla realtà dei
bambini appartenenti a famiglie di immigrati e osservando i ritmi di apprendimento particolarmente
veloci di tali bambini, che invece dovevano essere meno agevolati per la loro situazione, Cousinet,
avvia un percorso di ricerca che punta sull’autoeducazione, superando ogni precedente
sperimentazione sull’autogoverno. Questi bambini non ricevono speciali insegnamenti, e nonostante
ciò, essi hanno un rendimento al di sopra della media. Un’insegnante di Sedan, Bertrand, decide di
intraprendere nella sua classe la sperimentazione di Cousinet, in quella occasione Prevot, ispettore
dell’accademia delle Ardenne, visita la classe più volte assieme all’ispettore dell’accademia di Lille,
ma invece di sorvegliare Cousinet, come gli era stato suggerito dal Ministro, lo incoraggiano ad
allargare la sua sperimentazione.
UN PROGETTO DI SCUOLA SPERIMENTALE
Secondo Cousinet, è impossibile parlare di autogoverno, senza autoeducazione, ma la scuola
pubblica è disposta a concedere spazio alla sperimentazione? In prospettiva di una risposta
negativa, si fa strada l’idea di trovare spazi alternativi dove poter agire con le nuove metodologie.
Arriva dunque un occasione importante per Cousinet, nel 1924 infatti un’associata alla Nouvelle
Education, Odier, decide di aprire nella periferia di Parigi una scuola sperimentale e chiede a
Cousinet di redigere un progetto. Nell’anno seguente viene illustrato dettagliatamente il piano, dove
in un articolo, Cousinet è preceduto da una lunga nota introduttiva di Ferriere che era favorevole al
progetto. La scuola si fonda sul principio del lavoro di gruppo e della libertà, essa si articola in due
sezioni, una comprendente bambini più piccoli dai 4 anni in su, e una per bambini più grandi fino a
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13 anni. Per la prima fascia, è di fondamentale importanza l’attività legata allo sviluppo sensoriale,
dove viene proposto ampiamente il materiale montessori, per la fascia dei più grandi è prevista
l’attività domestica fondata sull’innato bisogno che hanno i ragazzi di condurre la casa in maniera
conforme ai loro bisogni, all’interno di tale attività domestica, vengono elaborati compiti manuali,
scientifici ed estetici. Anche lo studio della storia ed il perfezionamento della lingua, verranno
condotti attraverso una libera attività d’espressione e ricerca. E’un piccolo mondo in miniatura, fatto
per loro, dove possono esprimersi in totale libertà. Gli insegnanti che dirigeranno tale scuola,
dovranno lasciare che i fanciulli sviluppino la loro attività in totale libertà, il loro compito sarà quello
di osservare attentamente i bambini, prestare attenzione al loro apparire e a tutte le attività nuove,
seguire lo sviluppo di ogni attività. Ma probabilmente, fu proprio questa regola di non direttiva, che
preoccupò la Odier, che senza dare troppe spiegazioni rinuncia improvvisamente al progetto,
lasciando l’amaro in bocca a Cousinet. Ecco che nuovamente al centro del problema riaffiora la
libertà. Cousinet da sfogo alla sua forte delusione sulle pagine della Nouvelle education.
PIAGET
Nel 1925, nella consueta assemblea che si tiene per la pentecoste, alla quale prende parte anche
Cousinet, interviene anche Piaget, che tiene la sua relazione in merito ai suoi ultimi lavori di ricerca
sulla psicologia del bambino. In quello stesso periodo Piaget insegna Psicologia infantile alla facoltà
di scienze di Ginevra e psicologia e filosofia della scienza, alla facoltà di lettere e sociologia
dell’istituto di scienze sociali. Egli scoprì, somministrando test di intelligenza ai bambini della scuola
di Binet, la propria strada scientifica che avrebbe conciliato i suoi interessi biologici e filosofici.
Secondo Piaget, considerando che il bambino non riflette necessariamente il linguaggio sulle proprie
azioni, per capire la logia del bambino, non è sufficiente analizzare unicamente la sfera
dell’interazione verbale. Nei suoi studi iniziali vi erano delle carenze, una di queste era la sua
limitazione, che consisteva nell’aver limitato la propria ricerca al linguaggio ed al pensiero espresso,
la seconda carenza derivava dalla prima, in quanto Piaget, non cercava di capire le operazioni
logiche sulla base delle loro origini delle operazioni concrete. Infatti Piaget, si accorge, studiando i
modelli di comportamento intellettivi dei primi due anni che per comprendere adeguatamente la
genesi delle operazioni intellettuali, vanno considerate prima di tutto, la manipolazione e
l’esperienza con gli oggetti. Esiste inoltre, una fondamentale unità fra l’organizzazione delle strutture
affettive, cognitive e sociali, anche lo sviluppo sociale, implica la ristrutturazione del concetto di sè,
come per le cognizioni fisiche, sono alla base dello sviluppo sociale. Piaget, svilupperà queste
convinzioni di ricerca fino ad incontrare anch’egli, l’esperienza del lavoro libero per gruppi. Anche
Cousinet, nel corso degli anni, troverà sempre nuovi elementi di rielaborazione, affermando di aver
sempre creduto che il ragazzo sia distinto dall’adulto, per l’andamento del suo pensiero concettuale
e per la natura della sua affettività e per il posto che l’adulto occupa in questa sua afettività, per i
legami che uniscono la sua intelligenza e la sua attività dove il suo pensiero non è mai svincolato
dalla sua sensibilità.
FREINET
Cousinet, avrà un importante confronto, con il pensiero di Celestin Freinet che nel 1925, si iscrive
alla Nouvelle Education. Freinet, aveva già avuto l’idea, di affidare dei piccoli lavori manulai
collettivi, ad un gruppo di alunni, anche se l’iniziativa di Cousinet secondo lui era troppo
sistematizzata, se ne servì e la utilizzò in particolar modo per calmare i timori eccessivi del suo
direttore. Cousinet e Freinet, sono molto diversi, Freinet, nega valore ad ogni innovazione, e
sperimentazione, di cui le scuole più povere e disagiate, non possono avvantaggiarsene, rimanendo
perplesso, sull’avanzare incalzante della pedagogia progressista. Cousinet, dal suo canto, con un
atteggiamento diverso, a partire dalla seconda metà degli anni venti, conquista popolarità sia
all’estero che in Francia, dove molte saranno le occasioni per presentare il suo metodo, ad un ampio
pubblico anche straniero. Tuttavia, per quanto diversi, emergono molte affinità tra i due, dall’utilizzo
di un metodo naturale per l’apprendimento, al fatto di sostenere la socialità e la cooperazione,
dall’importanza riconosciuta al lavoro, espressione dell’essere e non di un semplice fare etc..
Condividono insieme la posizione, secondo cui l’educazione non è traducibile in alcuna forma di
imposizione. Nel congresso di Nice, dove entrambi vi partecipano, Freinet, lancia un appello che
invita i relatori ad intervenire in una tavola rotonda a Saint Paul Vence, dove i genitori degli alunni
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sono molto diffidenti nei confronti del suo metodo di insegnamento. Ad aderire all’iniziativa, solo due
persone, uno dei quali Cousinet. Nell’anno successivo, alcuni deputati reazionari, otterranno la
promessa della radiazione dai ruoli di Freinet, ma questo provvesimento non verrà mai attuato. In
questa vicenda, Cousinet, interviene presso il Ministero insieme ad altri rappresentanti delle
associazioni pedagogiche, il loro intervento ha lo scopo di evitare l’assimilazione delle posizioni del
movimento dell’education nouvelle, a quelle del rivoluzionario Freinet, che da sempre si dichiara un
comunista. La nouvelle Education, pubblica un articolo laconico, sul contraddittorio compromesso tra
educazione nuova e potere costituito in francia. Questo articolo riduce la portata innovativa della
tecnica tipografica inserita nelle scuole di Freinet, con una disapprovazione sulla sua opera
pedagogica. Cousinet interviene nell’articolo, sia per la posizione che ricopre nell’associazione, ma
anche per il suo rammarico nel vedere riapparire la filosofia in ambito pedagogico sotto forma di
analisi che a suo avviso approdano solo ad un vago idealismo privo di fondamento scientifico. Nella
sua esposizione, Cousinet pone il proprio metodo e altri metodi che lui ritiene importanti, come
Montessori, Decroly ecc, riassumendone alcuni punti, tra i quali il lavoro per gruppi e la libera scelta
del lavoro, solo in coda, viene citata la tipografia scolastica di Freinet. Cousinet in questa occasione,
cerca di evitare ogni forma di dissidio aperto ed anche in occasione del settimo congresso della lega
internazionale in inghilterra, sceglie di evitare lo scontro aperto, non partecipandovi. Alla fine degli
anni trenta, si fa sempre più incalzande, il difficile clima della guerra, con gravi circostanze sociali,
dove rimanere neutrali è sempre più difficile, di fronta a tante contraddizioni. Scoppia la seconda
guerra mondiale, e la francia e occupata dai tedeschi, terminano così le pubblicazioni della Nouvelle
Education e Cousinet scrive, rinchiuso nel proprio studio alcuni articoli che vengono pubblicati in una
rivista di psicologia diretta da Guillaume, insegnante alla Sorbona che inviterà Cousinet a tenere un
corso di pedagogiua pratica alla facoltà di lettere, però il corso verrà interrotto senza spiegazioni, il
nazismo incalza e Cousinet viene accusato di essere comunista.
CAPITOLO QUINTO: FORMARE L’EDUCATORE NUOVO
L’OPZIONE PEDAGOGICA
Durante la guerra, i bombardamenti demoliscono la dimora di Cousinet, dove rimane ferito rd il suo
archivio distrutto dalle fiamme. Ma dopo un anno dalla fine della guerra, egli riprende tutte le sue
attività, collaborando con Chatelain, nasce il movimento dell’ecole nouvelle francaise, con
l’omonima rivista che nel giro di poco tempo accoglierà numerose adesioni. Nello stesso anno, in
collaborazione con Jasson, verrà fondata la scuola “La source”, che diventerà una sorta di
laboratorio sperimentale per il gruppo dell’ecole nouvelle francaise. Questo gruppo conta all’inizio 10
bambini, e le lezioni si svolgeranno presso un appartamento donato temporaneamente da un
genitore di un bambino partecipante, a Parigi, e due anni dopo, la scuola disporrà di una propria
sede a Meudon Bellevue. Il metodo è quello di Cousinet, del lavoro libero per gruppi, ma fin dalla
nascita della scuola, si pone immediato il problema della formazione del corpo educatori. In la
formation de l’educateur, Cousinet affronterà tale argomento e propone il recupero dell’idea di
opzione pedagogica, rifacendosi a ferrier. Secondo Cousinet, la prima cosa da insegnare agli
educatori, è la capacità di vivere col dissimile, che è una cosa totalmente diversa dall’atteggiamento
severo e sdolcinato che si assume verso l’inferiore., occore vivere con i ragazzi, ma non da scolari, il
modello di formazione è il seguente: all’età di 16 anni, età dove gli adolescenti sono veramente
dissimili dai bambini, come più tardi la stessa adolescenza sarà dissimile dalla giovinezza, sia nelle
scuole medie e superiori, come in quelle complementari, il preside o il professore delle materie
principali, farà conoscere agli alunni la nuova opzione, spiegando loro in cosa consiste e gli sbocchi
lavorativi. Alcuni allievi sceglieranno questa opzione, o perchè invogliati dai genitori, o perchè si
sentiranno conformi per natura a parteciparvi, o anche sotto spinta degli insegnanti, che
osservandoli, potranno indirizzarli verso la meta. Gli alunni così designati, saranno sottoposti ad un
esame di preselezione, e dopo, ad un tirocinio allo scopo di testarsi ed essere testati. Secondo
Cousinet, le colonie estive, sono un ottimo luogo per il tirocinio dell’educatore, sempre sotto
sorveglianza di dirigenti che potranno calcolare il livello delle attitudini ed il carattere pedagogico del
tirocinante. Il giovane, nel corso del suo apprendistato, avrà modo di essere allievo e maestro
contemporaneamente, solo così sarà in grado di capire quanto importanti e connesse tra loro siano
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l’apprendimento e l’insegnamento.Lo scopo principale della rivista l’ecole nouvelle francaise è quello
di fornire una guida a coloro i quali intendono trasformare le proprie classi, rinnovandole attraverso
l’impiego di metodi attivi. Teoria e pratica, ragiungono un perfetto equilibrio nell’attività di Cousinet,
riesce infatti a raggiungere il suo scopo e ad insegnare alla Sorbona. L’interesse sulla formazione
dell’educatore, si mobilita attraverso svariati congressi, corsi e stages su tale tema. Bisogna lasciare
libero il bambino nei suoi movimenti, perchè ogni suo agire è espressione e creazione di sè, il
maggior sforzo per il bambino è quello di sopprimere la realtà a favore dell’apparenza, perchè
l’essere umano si sviluppa in modo naturale, solo agendo.
LES ANNALES
Alla Sorbona, una delle tematiche principali affrontate da Cousinet, in qualità di docente
universitario, è quella dell’insegnamento della storia, problema a cui egli si dedica fin da giovane.
Cousinet, è aperto ad una concezione innovativa di “fatto storico”: non è più un oggetto
dìosservazione dai contorni definiti nella sua immobilità, quel passato stabile, che veniva definito
“storia”, si trasforma in un reticolo intrinseco di interconnessioni, su cui non può essere scritta
nessuna parola definitiva, perchè le variabili operano a loro volta e dipendono dal soggetto critico
che interpreta gli eventi. Secondo Cousinet, non esiste una realtà spoglia di tutto, essa può essere
oggetto di una sperimentazione scientifica, dov’è possibile, ma non costituisce materia di storia,
ossia non è più storicizzabile. L’arte, la letteratura, e gli aspetti sociali della vita dell’individuo,
ignorati prima dallo storico, divengono adesso anch’essi, oggetto di storia al pari di quello che viene
definito documento, secondo i canoni cosueti. Febvre, precisa che anche le emozioni hanno un
particolare carattere, di cui l’uomo non può più fare astrazione, le emozioni sono contagiose e
implicano rapporti tra uomo e uomo e rapporti collettivi. Nel 1950, viene pubblicata un’opera dal
titolo, l’indegnamento della storia e l’educazione nuova, tale scritto viene definito da Leonardo
Patanè un preziosissimo volumetto, dove emerge consolidata la metodica di Cousinet,
sull’insegnamento della storia, posta nell’ambito della pedagogia attivistica seppur con ispirazione
vicina al marxismo, con riflessioni approfondite sui problemi della storia, passata dal filtro
dell’esperienza degli storici delle Annales e di Febvre in particolare. In un quaderno dell’ecole
nouvelle francaise, a cura di Cousinet e Chatelain, viene posta in evidenza ogni possibile errata
interpretazione del concetto di educazione nuova, sia nei suoi principi teorici che pratici.
PEDAGOGIA DELL’APPRENDIMENTO
Cousinet, ha modo di intraprendere esperienze diverse da quelle legate all’ambito scolastico, e negli
anni 50 viene chiesto sia a lui che a Chatelain, di dare un contributo per la realizzazione di un piano
di formazione indirizzato ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di minatore. In questa
occasione, Cousinet, incontrerà individui rudi, che si fanno carico della formazione dei giovani
apprendisti. E’ un ambiente nuovo e sconosciuto alla pedagogia ufficiale contemporanea e molto
distande dall’ambiente della scuola, ma considerevole di attenzione, in quanto rappresentativo di
una numerosa parte del sistema formativo francese dei tempi. Infatti, non erano molte le possibilità
che si offrivano ai figli dei lavoratori, modestamente retribuiti, licei e scuole superiori erano troppo
onerosi e la soluzione erano i corsi che introducevano subito al lavoro. Cousinet si accosta con
interesse a queste esperienze che coinvolgono l’ambiente industriale ed il mondo rurale, prende
infatti parte, anche a dei corsi di formazione che sperimentano nuove forme nuove forme di
alternanza pedagogica dove gioca un ruolo fondamentale l’azienda di famiglia. In una delle sue più
importanti opere, “pedagogia dell’apprendistato”, egli polemizza, nei confronti del modo in cui viene
inteso l’apprendimento in ambito scolastico, la scuola non è più il luogo in cui il maestro vuole e
l’alunno da, ma il luogo in cui l’alunno vuole ed il maestro deve. Cousinet giunge ad una concezione
del sapere sempre più chiaramente inteso come risultato di un’azione di costruzione dell’uomo, quel
che la natura ha dato all’uomo è per Cousinet, poca cosa se paragonato a ciò che l’uomo ha saputo
creare nel corso delle tante generazioni. L’allievo ed il maestro sono dei costruttori e
l’apprendimento, che comporta sempre un apprendistato, diviene cultura nel momento in cui implica
un lavoro personale di osservazione e ricerca personale di soluzioni adeguate al progetto prefisso.
EDUCATION E DEVELOPPEMENT
All’età di 77 anni, cousinet abbandona la sua cattedra universitaria alla Sorbona, e viene sostituito
da Debesse. Viene colpito da una serie di problemi che lo addolorano profondomanete, come la
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malattia del suo unico figlio Pierre, musicista di talento, che viene colpito da una malattia molto
grave, quale la poliomelite. Scrive una lettera al Ferriere, dove traspare la sua stanchezza , ma
anche la sua voglia di non ritirarsi dalla propria attività, specialmente dalla Ecole nouvelle francaise,
che di li a qualche anno, dedicherà a Cousinet un intero numero che ha da poco compiuto 80 anni.
In questo periodo, viene anche fondata una nuova rivista, “Education e Developpement”, cousinet,
ve ne prende parte, seppur sottolineando il suo non voler avere nessun vincolo e non vuole sentirsi
condizionato dalle scelte dei compagni di lavoro. La rivista, si rivolge a differenti istituzioni
educative, negli anni 60 infatti cominciano a diffondersi nelle diverse parti del paese svariatti agenti
educativi extrascolastici, cosa che comporterà innovazioni nel sistema di formazione, che dovrà
integrare, ruoli, funzioni e figure nuove. Cousinet, segue con molto interesse gli sviluppi della rivolta
studentesca del 68 . Ha inizio la terza età della pedagogia e Cousinet ne vedrà solo l’inizio in quanto
morirà cieco all’età di 92 anni il 5 aprile del 1973.
CAPITOLO SESTO: DALL’INTERESSE ALLA MOTIVAZIONE
SOCIALIZZARE L’INDIVIDUALITA’
Ripercorrendo l’itinerario formativo di Cousinet, è possibile riscontrare sempre due connessioni, la
prima ruota intorno al concetto di sapere, come apprendimento naturale, veicolato dal lavoro e dalla
ricerca personale. Questa concezione del sapere caratterizza l’uomo come costruttore. Cousinet, da
un grande contributo alla svolta delle problematiche legate all’apprendimento, e lo fa in primo luogo,
in ambito di sperimentazione didattica, cosa tuttaltro che semplice. Sempre presente, in Cousinet
appare un’altra istanza, quella tesa a valorizzare la società quale veicolo chiave, dove sfera
cognitiva ed affettiva, ormai non più considerate in modo separato, interpretano la realtà su basi
diverse, tali da permettere all’individuo di esprimersi in modo creativo, individualmente e
collettivamente. Nel bambino in particolar modo, il pensiero è frutto di sensibilità e la
socializzazione, avviene attraverso l’esigenzo di un bisogno che deve essere soddisfatto. Nella
diversità che lo circonda, il bambino costruisce la propria identità ed il passaggio dal diverso
all’eguale, avviene in modo del tutto naturale. Allìetà di 12 / 14 anni, il fanciullo vive secondo
Cousinet in un’età di grazia sociale, ma fin dalla sua infanzia, quando comincia ad avere i suoi primi
rapporti sociali, il bambino incontra la difficoltà di essere contemporaneamente individuo e socio.
IL GIUOCO COME APPRENDISTATO SOCIALE
L’apprendimento sociale, avviene in modo graduale, attraverso dei tentativi, che nascondono dietro
comportamenti talvolta aggressivi ed apparentemente antisociali, un bisogno di socializzare. Dai 3 ai
5 anni, i bambini quando approcciano si urtano, si tirano si strattonano continuamente, senza
nessuna causa apparente, questo testimonia il loro bisogno di manifestarsi distinti dagli altri ed un
bisogno ancora larvale di unirsi agli altri. Cousinet osserva ad esempio, che nelle situazioni in cui i
bambini si contendono un oggetto, che il bambino desidera non l’oggetto in sè, in quanto nel
momento in cui gli viene presentato un’altro oggetto del tutto uguale , egli lo rifiuta, ma vuole
possedere l’insieme costituito dell’altro bambino nell’atto di giocare con quell’oggetto, egli vuol fare
sua l’attività. Questo è in realtà un vero esercizio di presocializzazione. L’essere dispettosi, musoni,
spavaldi, sono modi di fare che auspicano alla ricerca dell’altro, tali comportamenti sono asociali,
attuati per compensare le proprie frustrazioni attirando l’attenzione del gruppo su di sè, e questo è
un vero e proprio tirocinio sociale. Nel corso di tali tentativi, il bambino soffre nel vedere che l’altro
può benissimo fare a meno di lui, specialmente se questo avviene con un intero gruppo e non con un
singolo individuo. Attraverso una lenta evoluzione, il bambino impara pian piano a relazionarsi con
gli altri bambini ed il giuoco è fondamentale per la propria affermazione all’interno del gruppo.
Infatti, fino dalle prime esperienze di gioco, il compagno, comincia a trasformarsi, inizialmente da
oggetto in pseudo persona, successivamente , quando si avrà chiara l’idea che la cooperazione è
indispensabile, il compagno diventerà una persona reale. Si trasformerà anche il giuoco, all’inizio i
bambini giuocheranno insieme fianco a fianco, senza però intraprendere attività in comune, poi
passeranno al gioco di imitazione e di finzione. A questo livello di giuoco, il bambino si sottomette al
gruppo come insieme, senza dare troppa importanza ai singoli elementi del gruppo, considerati solo
utili alla riuscita del giuoco, successivamente, compaiono i giuochi sociali, basati sulla vera
cooperazione, su regole e divisione dei compiti, compaiono dunque i ruoli, dove gradualmente i
singoli membri assumono il ruolo di persone reali. Quando si passeràalla scelta dei compagni del
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gruppo, si avrà anche una certa regolarità, in una prima faso, sopo che il capo gruppo è stato
designato, si sceglieranno i compagni o per ragioni affettive, o a caso, successivamente, la scelta
avverrà inserendo nel proprio gruppo, i membri più validi, per assicurarsi i migliori giocatori. Infine
in un ultima fase, i capi cominciano a ragionare su criteri di uguaglianza, e avverrà che i capi dei
gruppi, si divideranno i migliori membri per far quadrare la bilancia. Arrivati alla soglia
dell’adolescienza, in tal modo i bambini possono definirsi socializzati. L’importanza del giuoco ai fini
della socializzazione e della formazione della personalità, è importantissima.
DALL’INTERESSE ALLA MOTIVAZIONE
Cousinet, in una delle sue lezioni di pedagogia, precisa in quali condizioni e prospettiva, l’ambiente
possa considerarsi formativo. Afferma che non si può dire che un villaggio, una regione o un
quartiere, costituiscano l’ambiente naturale di un bambini che ci vive e nè che il suo sviluppo sia
avvenuto grazie a questo ambiente. Il bambino cresce grazie ad elementi presi in prestito
dall’ambiente in cui vive, ma anche da altri ambienti, elementi forniti dal giuoco, dalla lettura, dalla
finzione etc. Cousinet afferma che non esistono oggetti interessanti, ma oggetti che corrispondono a
degli interessi, di cui il bambino solo sperimentandone il valore, attraverso un ruolo sociale attivo,
può coglierne l’importanza. Il bambino si sperimenta come individuo, all’interno di un gruppo, come
membro, assume un atteggiamento attivo, nel superamento delle possibili anomalie della vita del
gruppo. Sempre presente il tema della libertà, intesa come metodo, come cultura e come
apprendimento.
Quando un ragazzo si sente annoiato o fa delle sciocchezze, avviene o perchè la sua attività è stata
disturbata da un adulto o perchè la sua attività si esplica nel vuoto. Anche la nozione di interesse di
ispirazione dewenyana, tende ad essere sostituita da quella di bisogno. Cousinet osserva che il
significato d’interesse, risiede tutto in ciò a cui tende, nelle esperienze nuove e nei poteri nuovi che
crea. Le abitudini e gli impulsi dei ragazzi, devono essere interpretati, compito dell’educatore è
quello di vedere in questi interessi delle funzioni che hanno delle possibilità e portano ad uno scopo
ideale. Anche Freinet, si trova concorde con tali affermazioni, e come Cousinet, anch’ègli ricorre alla
motivazione, per definire la qualità dell’azione didattica ed educativa.
I BISOGNI
Cousinet stila una serie di bisogni che risiedono all’interno dell’individuo in crescita: bisogno di
crescere, di libertà, di sicurezza, bisogni strettamente legati l’uno all’altro, seguono il bisogno di
socializzazione, di fiducia in se stessi, di apprendimento ecc, ed altri bisogni che una psicologia
attenta potrà far conoscere poichè ancora sconosciuti. Il bisogno di crescere risiede proprio nel
ragazzo, che appunto lo circoscrive come tale e lo differenzia dall’adulto, questo tipo di bisogno si
evolve con l’età, coinvolgendo via via tutta la personalità dell’individuo che energicamente chiede di
potersi esercitare nella scoperta. Insieme a questa evoluzione, vi è il bisogno di sicurezza, sicurezza
per la sua crescita, che non sia intralciata ne guastata e che potrà avvenire in libertà. Libertà e
sicurezza vanno di pari passo: il ragazzo si sente libero perchè sicuro, e si sente sicuro perchè è
libero. Cousinet fa sempre riferimento a Rousseau, quando parla di bisogni, concorda infatti con lui
nella distinzione tra bisogni veri e reali, e bisogni fantastici, asserendo anche l’intolleranza verso i
moderni mezzi di comunicazione, come strumenti possibili di uso didattico e creativo, come ad
esempio il cinema o la radio o la stampa, che da informazioni frammetarie e slegate.
Tutta l’importanza della teoria dei bisogni di Cousinet si esplica in sede educativo didattica. In primo
luogo si deve considerare, come obbedendo al naturale bisogno di socializzazione, si possano
osservare effetti positivi, sul piano morale ed intellettuale. Soddisfare questo bisogno, significa
favorire implicitamente, sia la cosiddetta socializzazione gnoseologica, che il formarsi di una morale
naturale. Quel che invece suggerisce l’ambiente scolastico tradizionale è una riflessione solo teorica
e logica, sui comportamenti, che snatura il concetto stesso di moralità che di per sè implica un agire
pratico. Quando ad un ragazzo si impongono delle regole, è osservabile come questo assuma un
carattere negativo e limitativo per le sue scelte decisionali. Gli unici spazi in cui l’insegnante
potrebbe vedere il bambino muoversi in libertà è la ricreazione, ma l’insegnante non se
Il problema della autonomia – eteronomia, è stato più volte preso in considerazione dai molti
interpreti del pensiero di Cousinet. Uno in particolar modo va ricordato, Broccolini, che afferma che
in tale ambito Cousinet cadrebbe in un grosso equivoco, nato dal fatto che, stando alle affermazioni
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di Cousinet, il ragazzo dovrebbe essere posto in una situazione di totale libertà, e tuttavia
l’educatore, deve comunque conservare la propria autorità morale ossia l’elemento dominante
dell’eteronomia. Per Cousinet il ragazzo deve dipendere, non obbedire e l’adulto deve essere
costante, deve garantire sicurezza in quanto egli rappresenta sempre l’autorità e la leggittimità della
stessa legge morale, l’insegnante deve comunque accettare il dato di fatto secondo cui l’educazione
non è affar suo ma del ragazzo, il suo ruolo è quello di osservaree modificare l’ambiente a favore del
ragazzo e del suo sviluppo, è importante che sia discreto, in tutte le sue manifestazioni,
specialmente in quella del linguaggio, importante canale di intrusione del mondo adulto, egli non
critica, non giudica nè desidera, ma osserva lo sviluppo. Il maestro, deve in primo luogo amare
l’infanzia e non i bambini con l’aspirazione a farli divenire quanto prima possibile adulti e quindi
totalmente diversi di quel che in realtà sono. La prima qualità del maestro deve essere quella di
saper convivere con il dissimile. Un’altra caratteristica fondamentale, che deve possedere il maestro
è la capacità di riconoscere dei limiti per il proprio sapere, espresso attraverso il pensare e l’agire,
finalizzati al riconoscimento dei bisogni del ragazzo e alla soddisfazione di tali bisogni. Ma fare la
classe, non è un compito esclusivamente riguardante il maestro, le interrogazioni, le lezioni gli
esercizi sono pratiche che servono solo a sottolineare l’atteggiamento del sapiente nei confronti
dell’ignorante, atteggiamenti gratificanti per il maestro, ma fondamentalmente inutili, sono invece gli
allievi che devono fare la classe, dove l’unico protagonista della crescita è l’apprendimento, dove
l’insegnante deve smetterla di centellinare il sapere come chissa quale bene preziosa da custodire
gelosamente.
CAPITOLO SETTIMO: IL METODO IN AZIONE: ATTIVITA’, APPRENDIMENTO, CONOSCENZE
PREPARARE L’AMBIENTE
Preparare l’ambiente, comporta innanzituttoi offrire opportunità e mettere a disposizione strumenti,
affinchè il fanciullo possa liberamente esprimere le proprie tendenze e riconoscere i suoi bisogni. In
età scolare, il ragazzo manifesta il bisogno di formare con i compagni un gruppo di lavoro. Intorno ai
9 anni, il bambino prende coscienza dei due fondamentali motori dell’ambiente che lo circonda, ossia
le cose in movimento ed i compagni, comincia a cogliere la vera funzione del linguaggio come
comunicazione di pensieri individuali, imparando ad esprimersi con precisione, ad ascoltare,
comprendere e cercare di essere compreso.
L’APPRENDIMENTO COME LIBERA RICERCA
Per Cousinet, l’apprendimento è vera e propria cultura. La teoria viene dopo a giustificare la pratica,
bisogna dunque distinguere l’apprendimento da ciò che gli assomiglia, infatti, non si può dire ad
esempio che un bambino apprenda a camminare, perchè l’atto del camminare, appare in
contemporanea al suo bisogno. L’apprendimento è necessario, tutte le volte che un bisogno appare
senza essere munito dei mezzi interiori che ne permettano l’appagamento., in realtà compare un
nuovo bisogno naturale. L’educazione secondo Cousinet, è nata con la specie umana, la natura
dell’apprendimento e dunque della cultura, è di essere ricerca personale, dove l’uomo è in grado di
costruire. E’ l’allievo che va coltivato e non la materia o la disciplina. Alla fine degli anni 30, Cousinet
sperimenta personalmente, con il proprio figlio un itinerario di formazione, ben lontano dai canoni
tradizionali del modello scolastico. Il piccolo Pietro, ritarda il suo ingresso a scuola, e vive in casa
fino all’età di 9 anni. La sua casa dispone di un giardino e poco distante c’è anche l’oceano, vi sono
libri, musica e piante. In tale contesto, gradualmente il bambino, mostra il suo interesse verso la
natura, le piante i piccoli animali del suolo come lumache vermicelli, animali acquatici e animali
d’aria, come farfalle e insetti vari. Impara a leggere e sfoglia in libertà i libri cercando di afferrarne i
contenuti, comincia con le illustrazioni e progressivamente a leggere le didascalie fino al testo.
Cousinet precisa che per un anno, il lavoro del figlio, è stato di natura scientifica, alla ricerca di
documentazioni. Dopo poco, comincia ad interessarsi alla storia. Osservando il figlio, Cousinet,
conferma le sue convinzioni, secondo cui il bambino può apprendere solo per effetto della propria
curiosità, per la presenza di un adulto disposto a rispondere ai suoi interrogativi. Tutto ciò che
chiede Cousinet agli insegnanti è proprio questo.
PRIMI TENTATIVI
La prima esperienza, tentata in classe, risale al 1919, in veste di ispettore a Torcy le Grand
Cousinet, conosce una giovane insegnante Wauthier, che in modo spontaneo, si serve di un metodo
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di lavoro, improntato sul self government e sul lavoro per gruppi, e sarà proprio lei a stilare un
primo rendiconto sull’esperienza fatta. Dottrens, ha molte riserve sul metodo Cousinet,
sperimentando lui stesso tale metodo, afferma che dovette cambiare la natura dei gruppi, arrivando
ad accusare Cousinet, di essere troppo dogmatico e rigido. Freinet, non definisce il metodo Cousinet
un vero metodo.
Dal 42 al 45, il metodo del lavoro libero per gruppi, viene attuato nelle scuole medie e superiori in
un colleggio, con ottimi risultati, fin quando nel 46 non verrà fondata La Source, scuola attiva
sperimentale, con classi di scuola materna, elementare e secondaria.
Cousinet afferma, che l’unico procedimento esplicativo, ha luogo in virtù dell’attività che il ragazzo
svolge in collaborazione con altri di un gruppo, oppure per imitazione sul modello dell’apprendistato
artigianale. Nel primo caso, la spiegazione avviene in modo reciproco tra i vari membri del gruppo,
nel secondo caso Cousinet descrive accuratamente, quel che il maestro deve fare nel corso
dell’apprendimento pratico sperimentale: il maestro esegue il lavoro davanti all’allievo, col suo
preciso modo di operare – mostra tale lavoro, lo esegue lentamente enunciandone le forme e
facendolo eseguire all’allievo – fa eseguire minuziosamente ai suoi allievi ogni singolo movimento,
senza che essi compiano nessun movimento nuovo, se quello precedente non è stato fatto
correttamente – infine spiega, le ragioni dei suoi movimenti ed il posto che occupano nell’attività.
L’imitazione, può assicurare una base sicura per i successivi apprendimenti, purchè venga distinta da
atteggiamenti simili, ma diversi nella sostanza.
*********LAVORO DI CONOSCENZA E LAVORO DI CREAZIONE********
Il vero sapere, non va posseduto, ma realizzato, è il sapere comunemente inteso, ad essere invece
disorganico. Cousinet ribadisce, che uno dei più gravi difetti della nostra educazione intellettuale, è
proprio la frammentarietà. Egli propone, per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro scolastico,
che le materie cosiddette di insegnamento, si risolvano in libera attività, disinta in lavoro di
creazione e lavoro di conoscenza.
Il primo riguarda tutto l’insieme di quelle materie artistiche, come la musica, la poesia, la scultura
ecc. I bambini sono creatori, in modo naturale, mediante la creazione il bambino impara ad
interagire in maniera costruttiva con l’ambiente circostante, acquistando, attraverso la
sperimentazione, sempre maggior sicurezza.E’ importante, che per le attività creative, il maestro
metta a disposizione tutto il materiale necessario agli allievi, carta, matite, penne, colori, plastilina
ecc. Il lavoro artistico, anche se in prevalenza è un lavoro individuale, spesso richiede la
collaborazione di un gruppo, ed il maestro deve essere discreto nel rispettare la spontanietà e la
libertà per le manifestazioni artistiche dell’allievo. Assieme al lavoro di creazione, ha luogo il lavoro
di conoscenza, ossia lo studio del reale tramite l’analisi. Verso l’età di 10 anni, il bambino comincia a
distinguere la percezione dall’azione, maturando le sue capacità di analisi. L’attività di conoscenza
comprende il lavoro storico, scientifico, aritmentico geografico ecc. E’ importante, per una proficua
attività di conoscenza, la preparazione dell’ambiente, l’insegnante deve fornire le giuste attrezzature
e i materiali adatti, come insetti, piante, animali imbalsamati, documenti storici, lavagne ecc. Si
procederà tramite il lavoro di gruppo, dove ogni gruppo sceglierà il lavoro da fare. Ciascun gruppo
avrà a disposizione un quaderno su cui verranno ricopiati i testi prima composti alla lavagna. In tal
modo, gli alunni, lasciati liberi trovano il modo di esplicare la propria attività. L’insegnante si limiterà
ad avviare gli alunni al lavoro, fornendo loro il materiale utile, successivamente, saranno i ragazzi
stessi a procurarsi altro materiale utile, per l’andamento del loro lavoro. In tal modo gli alunni
divengono individui impegnati in un lavoro, sono dei veri e propri apprendisti ed è proprio uno
schema didattico vicino all’apprendistato artigianale può essere definito il metodo
proposto da Cousinet.
Cousinet si ispira al principio del metodo naturale dell’apprendimento che sorge come risposta ad un
bisogno. Il fanciullo è autonomo nei bisogni e nella volontà, ma gli mancano i mezzi, e quindi deve
essere messo in condizioni di servirsi degli strumenti idonei al suo sviluppo formativo. Questo è il
sapere da punto di vista del ragazzo, il possesso degli strumenti atti a soddisfare i suoi bisogni reali.
Cultura e metodo, per Cousinet si identificano. L’intera prospettiva pedagogico didattica di Cousinet
è decisamente la ricerca, in questo procedimento, confluiscono sia il suo metodo che il suo concetto
di cultura.
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CAPITOLO OTTAVO: L’INSEGNAMENTO DELLA STORIA
TRASFORMARE PER COSTRUIRE RELAZIONI
Cousinet afferma che la storia, non è uno studio del passato in quanto tale, quel che studia la storia
sono i fatti presenti, i documenti che essa può procurarsi.
Allargare il raggio della storia, significa sfuggire alla degenerazione del nazionalismo per accedere ad
un modello diverso di civilizzazione, con la meta civile e morale di educare alla solidarietà.
In un suo articolo Febvre afferma che anche le emozioni non sono da considerare come semplici
automatismi in reazione al mondo esterno, perchè costituiscono il rapporto tra gli uomini e tra la
collettività, formando un sistema di stimoli interindividuali.
Cousinet, ispirandosi agli storici di les annales, osserva che non è la memoria del passato che ci
aiuta a comprendere il presente, ma viceversa la coscienza del presente che è indispensabile per
comprendere il passato, in quanto l’osservatore scopre nella lettura del passato, quelklo che egli vi
porta. La storia è lo studio dell’azione esercitata dal tempo sulle cose che sotto tale azione,
soddisfanoi bisogni a cui esse corrispondono.
LA RICERCA STORICA
Il lavoro storico di Cousinet, dimostra che quando il bambino prende coscienza della corrispondenza
tra una cosa ed un proprio bisogno naturale, desidera conoscere la storia, esiste una gradualità con
cui i diversi bisogni si manifestano nel fanciullo. In una prima fase, il bambino si interessa agli
oggetti relativi al bisogno d’alloggio, come ad esempio l’arredamento, il riscaldamento ecc., di
vestirsi, di commercio, di istruirsi ovvero di tutto ciò che è proprio dell’essere umano. In una
seconda fase, comincia ad interessarsi di bisogni in relazione alle cose, come ad esempio
l’agricoltura, lo scambio, la fabbricazione delle merci ecc. Poi vi è una terza categoria di bisogni,
quelli che interessano in particolar modo gli adolescenti, i bisogni sociali, come la politica, la
giustizia, le invenzioni ecc. Lo studio della storia, mediante
gli oggetti, deve avere una
corrispondenza non fittizzia, quindi reale, l’interesse deve precedere l’informazione che deve
soddisfarlo, esso non nasce da un’informazione perchè è costituito dal desiderio di informazione.
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