Approfondimenti sul trattamento dei dividendi distribuiti
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Approfondimenti sul trattamento dei dividendi distribuiti
Approfondimenti sul trattamento dei dividendi distribuiti In data 28 Febbraio X la società Alfa S.p.A. acquista una partecipazione del 75 % nella società Beta S.p.A. pagando un prezzo di euro 12.000. Lo stato patrimoniale della società controllata alla data d’acquisto era così composto: Attività Stato Patrimoniale Beta al 28.02.X Passività e patrimonio netto Immobili, Impianti, Macchinari 30.000 Immobilizzazioni immateriali Debiti commerciali Altre passività (inclusi fondi per rischi ed oneri) Patrimonio netto Capitale sociale Riserve 9.000 Altre attività (inclusi crediti commerciali e liquidità) 11.000 Totale 50.000 22.000 18.000 8.000 2.000 50.000 Dal confronto con il bilancio individuale redatto a fine esercizio, emerge che il Patrimonio netto di Beta durante l’anno ha subito una riduzione di 1.000 a seguito della distribuzione dei dividendi per un tale ammontare. Si rileva altresì che la società Beta a fine anno realizza utili per 1.500. In sede di consolidamento delle partecipazioni si tenga presente che alle minoranze non viene riconosciuto loro il full goodwill. Si provveda al trattamento dei dividendi distribuiti ed al consolidamento delle partecipazioni. Bilancio di Alfa al 31/12/X Bilancio di Beta al 31/12/X Bilancio aggregato (A + B) Eliminazione dei dividendi infragruppo e attribuzione delle riserve di utili ai soci di minoranza (1) Consolidamento delle partecipazioni (2) Bilancio consolidato Ricavi operativi 20.000 24.000 44.000 Costi operativi 15.000 21.000 36.000 Risultato operativo Proventi finanziari Oneri finanziari 5.000 3.000 8.000 6.000 4.000 10.000 (-) 5.000 (-) 4.000 (-) 9.000 Risultato ante imposte Imposte 50% 6.000 3.000 9.000 3.000 1.500 4.500 Risultato netto Stato Patrimoniale Attività: Immobili, impianti e macchinari 3.000 1.500 4.500 40.000 21.000 61.000 +4.000 +1.875 +3.000 Avviamento Altre Immobilizzazioni immateriali 11.000 7.500 18.500 -750 -750 -750 12.000 12.000 Attività fiscali differite 2.000 850 2.850 Rimanenze 9.500 2.837 12.337 Crediti commerciali Disponibilità liquide e altre attività 8.500 6.650 15.150 10.000 21.663 31.663 Totale attivo Patrimonio netto della capogruppo Capitale sociale 93.000 60.500 153.500 -3.125 25.000 8.000 33.000 -8.000 25.000 Riserve 5.000 1.000 6.000 +750 +250 -2.000 5.000 Risultato di esercizio 3.000 1.500 4.500 -750 +3.375 3.125 Patrimonio netto di terzi Capitale e riserve -12.000 0 Partecipazioni -250 Passività: Fondi oneri e rischi Fondo imposte differite passive 4.500 2.450 6.950 Altre passività correnti 15.200 40.300 11.000 36.550 26.200 76.850 Totale passivo e netto 93.000 60.500 153.500 Debiti commerciali +3.500 -3.125 Con la rettifica (1) di fatto si compiono due operazioni il cui unico fine è “ricostruire” la riserva esistente prima delle distribuzione dei dividendi (2.000). Tale condizione risulta essere indispensabile per garantire che in seguito alle operazioni di consolidamento delle partecipazioni il patrimonio netto consolidato corrisponda esattamente al patrimonio netto di Alfa. Vediamo perché. In sede di consolidamento delle partecipazioni si prende a riferimento la situazione contabile esistente alla data di acquisto delle partecipazioni (stato patrimoniale di Beta al 28/02/x ove capitale sociale 8.000 e riserve 2.000). Per cui l’eliminazione della partecipazione e del rispettivo patrimonio netto di Beta avviene a fronte di riserve che alla fine dell’anno, proprio per effetto della distribuzione di dividendi, presentano un valore minore (1.000). In mancanza di un ripristino del valore integrale della riserva, si perviene ad un bilancio consolidato in cui il patrimonio netto di gruppo non coincide più con quello della società controllante Alfa. Aspetto che invece deve essere sempre soddisfatto. È facilmente verificabile che se non si fosse provveduti a integrare le riserve, nel consolidato sotto la voce “riserve” avremmo avuto 4.000 anziché 5.000 quale corretto valore. La prima operazione consiste nell’eliminazione i dividendi infragruppo, ossia di quei dividendi che Beta durante l’anno ha riconosciuto alla sua controllante Alfa (si badi bene che solo per questa porzione di dividendi si parla di dividendi infragruppo). La seconda nel riconoscere la quota di utile della controllata alle minoranze azionarie. Con la prima operazione e come se idealmente la capogruppo alfa restituisse la propria quota di utile a Beta. Nella sostanza ciò avviene per mezzo di una diminuzione dei proventi finanziari per 750 ed un incremento per il medesimo ammontare delle riserve. La diminuzione dei proventi finanziari è comprensibile in quanto Alfa, in sede di distribuzione degli utili, registra la quota di dividendi di sua spettanza proprio tra i proventi finanziari. Una diminuzione di quest’ultimi si riflette sull’utile d’esercizio generando una riduzione di pari importo. Tale rettifica chiaramente determina anche una diminuzione dell’utile a stato patrimoniale (per evitare ulteriori complicazioni si prescinde dal considerare l’effetto fiscale) Con la seconda operazione, ricordiamo, si attribuisce alla minoranze la quota di utile di loro spettanza. Il senso di questa operazione è da ricondursi ancora una volta a ciò che accade in sede di consolidamento delle partecipazioni. In questa fase infatti, che si riferisce ad una data antecedente la distribuzione dell’utile, il patrimonio netto di terzi è inevitabilmente calcolato sulla base dell’“intero valore delle riserve” (2.000) ossia quello esistente alla data di acquisto delle partecipazioni. Ne consegue che il patrimonio netto di questi ultimi è al lordo dei dividendi, risulta quindi essere più elevato rispetto al suo effettivo valore. In sede di consolidamento delle partecipazioni alle minoranze si riconosce un patrimonio netto di 3.375 ove 2.000 è la quota di capitale sociale (25% di 8.000), 500 è la quota delle riserve (25% di 2.000) e i restanti 875 il 25% dei plusvalori (25% di 3.500). A ben vedere la riserva di spettanza delle minoranze dovrebbe essere pari a 250 (25% di 1.000, dove quest’ultimo valore è la riserva al netto del dividendo distribuito). Per cui il patrimonio netto di terzi dovrebbe essere inferiore a quello riconosciuto in sede di consolidamento delle partecipazioni e pari a 3.125 (3.375 – 250). Sul piano operativo, il riconoscimento degli utili alle minoranze comporta un incremento del valore delle riserve per 250, ed una riduzione del valore del patrimonio netto di spettanza delle minoranze per il medesimo ammontare. Con l’incremento della riserva si costituisce esattamente il valore della riserva alla data di acquisto delle partecipazioni (2.000), mentre con la riduzione del capitale patrimonio netto di terzi per 250 si perviene a calcolare l’esatto patrimonio netto di terzi che risulta essere, come anticipato pari a 3.125 ottenuto nel bilancio consolidato come differenza tra il patrimonio netto riconosciuto in sede di consolidamento (3.375) e la quota di utili di loro spettanza (250). Con la rettifica (2) si provvede al consolidamento delle partecipazioni. La dinamica di tale fenomeno dovrebbe essere ormai chiara. All’interno del bilancio consolidato sono stati riportati solo i valori necessari a comprendere l’argomento. È chiaro che una sua corretta elaborazione richiede il calcolo della somma algebrica dei valori presenti in ogni riga.