relazione WEB 2.0 in medicina

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relazione WEB 2.0 in medicina
Esperienze di salute d’avanguardia sul web: dove dialogano medici e pazienti?
In questa relazione analizziamo come il complesso mondo del web sta
trasformando la comunicazione, l'assistenza e la formazione in sanità, al fine da
trarre spunti utili per le attività aziendali di engagement sul web di medici,
farmacisti e pazienti. I seguenti contenuti sono tratti da studi, ricerche e
materiali pubblicati on-line, i cui diritti sono riservati. Questa relazione è quindi
ad uso strettamente interno, e ne è vietata la divulgazione in qualunque forma.
Le case-history esaminate riguardano azienda farmaceutiche, associazioni
medico-scientifiche, riviste scientifiche internazionali, strutture sanitarie, etc
Questo report è stato predisposto solo in formato elettronico per ridurre l’impatto ambientale
P a g i n a | 1 Indice:
Definizioni
pag. 3
Web 2.0 e medicina
pag. 4
Web 2.0 e malati cronici: i risultati di un'indagine
pag. 6
I "feed RSS"
pag. 7
Il Podcast
pag. 8
Medicina "Wiki"
pag. 11
Il microblogging
pag. 12
I video
pag. 13
Facebook e il dialogo con i pazienti
pag. 13
Salute 2.0
pag. 15
L'alternativa “Conservatrice” ai Personal Health Record
pag. 17
Medici e social network
pag. 18
Doc2Doc
pag. 20
Doctor's Channel e Ozmosis
pag. 21
Il ruolo delle aziende farmaceutiche
pag. 22
...e in Italia?
pag. 22
Social networks per ricercatori
pag. 24
Applicativi del futuro: il "web 3.0"
pag. 25
Tempo di lettura dell’intera relazione, allegati inclusi: 20 minuti (nota bene: i tempi di lettura
indicati sono indicativi, e si riferiscono ad una velocità di lettura media)
P a g i n a | 2 Definizioni
Il neologismo "web 2.0", è stato coniato nel 2004 da Dale Dougherty e Tim
O'Reilly della O'Reilly Media e usato per la prima volta nella conferenza
dedicata in quell'anno dalla stessa società a questo nuovo modo di pensare la
Rete. Chi lo definisce come una piattaforma, chi come “un'architettura della
partecipazione” o come la seconda generazione di strumenti e di servizi webbased volti a enfatizzare la collaborazione tra utenti.
Tre sono le parole solitamente alla basa del concetto del web 2.0: innovazione,
creatività e collaborazione. A queste si possono aggiungere i concetti di
“gratuità”, dato che sia il software per generare applicazioni web 2.0 che i loro
contenuti
sono
disponibili
gratuitamente,
quello
di
interazione,
resa
ampiamente disponibile da numerosi portali e applicazioni che popolano il
web 2.0, e quello multimediale, visto l'impiego di formati alternativi al testo
(video, immagini, audio, podcast, ecc..) per la produzione di contenuti.
Il concetto di “saggezza collettiva” o “saggezza della folla” prende spunto da
un volume intitolato proprio “The Wisdom of Crowds”, libro di successo negli
Stati Uniti, nel quale l'autore, James Surowiecki, sostiene che il contributo di più
persone che collaborano in una rete sociale è in grado di generare una
“intelligenza collettiva” che, a differenza di quelle individuale, integrando
molteplici punti di vista e favorendo l'incrocio e la mediazioni di ogni singola
idea, è in grado di creare una maggiore conoscenza.
Il rating è la possibilità di votare (in base al proprio giudizio di utente) i contenuti
del web. È una componente fondamentale del web 2.0 che, più di ogni altra,
riflette il senso di partecipazione e di collaborazione fra gli utenti. Laddove è
applicato un sistema di rating, gli utenti sono infatti invitati (ma senza alcun
obbligo) ad assegnare un voto (generalmente espresso con un numero di stelle
da 0 a 5), una preferenza (“mi piace”) e/o un commento ai contenuti ai quali
accedono. Il giudizio quantitativo (una volta mediato rispetto al totale d voti e
P a g i n a | 3 dei
votanti)
e
quello
qualitativo
rappresentato
dalle
“recensioni”
accompagnato così il contenuto stesso e, in basse alla teoria della “saggezza
della folla”, contribuiscono a creare quella “intelligenza collettiva” capace di
fare emergere i contenuti migliori.
Web 2.0 e medicina
Con questi presupposti tecnici, il matrimonio tra web 2.0 e medicina ha tutti i
presupposti per avvenire. Concetti come
condivisione,
collaborazione,
interazione sono facilmente (e naturalmente) applicabili all'area della salute e
della medicina. Sono stati addirittura coniati appositi termini come “Medicina
2,0” e “Health 2,0 “ ad indicare l'applicazione delle nuove tecnologie
all'ambito medico e a quello sanitario e la valutazione del loro impatto
sull'assistenza e sulla formazione/aggiornamento di medici e pazienti.
I lettori delle riviste mediche e dei siti web delle società scientifiche avranno
potuto osservare nuove funzionalità introdotte per raggiungerli e invitarli alla
partecipazione: dell'uso dei feed RSS a quello dei podcast, dai blog all'uso di
social bookmark e di sistemi di tagging per classificare e condividere contenuti
dei portali, fino all'attivazione di appositi canali su principali social media (in
particolare FaceBook e Twitter e YouTube) per distribuire i propri contenuti.
In
ambito
medico-sanitario
i
destinatari
di
questi
nuovi
strumenti
di
aggregazione e socializzazione sono i medici e i ricercatori. Ma sempre più
forte è il ruolo che i pazienti stanno assumendo all'interno delle comunità
online, potendo contare sui propri social network, sui sistemi di rating di medici
e ospedali e sui sistemi che permettono loro di creare e condividere fascicoli
sanitari (i cosiddetti Personal Health Record) contenuti i propri dati. Si stima che
su Google il 5% di tutte le ricerche riguarda la salute. Un'indagine condotta
negli Stati Uniti e pubblicata all'inizio del 2011 dimostra che Internet è la prima
fonte di informazione per i cittadini americani, il 59% dei quali cerca
informazioni mediche online.
La stessa indagine mostra che tra le informazioni sanitarie maggiormente
P a g i n a | 4 ricercate sulla rete vi sono quelle relative a specifiche patologie e quelle
relative ai trattamenti e alle procedure mediche, che precedono in questa
speciale classifica le informazioni riguardanti medici, ospedali e strutture
sanitarie. Nel reperire tali informazioni si fa sempre più spesso uso degli strumenti
del web 2.0. Una recente indagine, anch'essa condotta negli Stati Uniti, ha
infatti evidenziato che circa il 44% degli americani usa gli strumenti di social
media e social network per cercare informazioni che riguardano la salute.
Anche i medici, hanno iniziato a impiegare maggiormente gli strumenti del
web 2,0, in particolare quelli partecipativi. Negli Stati Uniti, l'istituto americano
Manhattan Research ha provato a contarli e in un report del 2010 ha rilevato
che oltre il 65% dei medici legge contenuti web 2.0 provenienti da blog, chat,
forum online e social network, mentre oltre il 20% contribuisce regolarmente a
crearne di nuovi.
Web 2.0 e malati cronici: i risultati di un'indagine
L'aspetto più interessante è che a fare uso di blog, social network ed altri
strumenti partecipativi disponibili in rete siano i malati cronici, più propensi
rispetto agli altri a stabilire relazioni con colore che soffrono della loro stessa
patologia.
Le persone che soffrono di patologie croniche hanno meno possibilità di
collegarsi a Internet rispetto ad altre persone, ma quando sono online sono più
propense, rispetto alle altre, ad utilizzare i blog e altri strumenti partecipativi
disponibili in rete attraverso i quali discutere dei propri problemi di salute. È
questo uno dei principali risultati a cui è giunta un'indagine condotta da Pew
Internet ad American Life Project.
L'indagine ha consentito di dimostrare che i malati cronici partecipano più
attivamente ai blog e ai forum attraverso i quali condividono e discutono i
propri problemi sanitari con altri pazienti. Vivere con una malattia cronica è
inoltre risultato associato a una maggiore fruizione di contenuti generati da altri
utenti come i commenti pubblicati sui blog, le recinzioni di ospedali e medici
P a g i n a | 5 pubblicati sui servizi di rating, e i podcast. Una dimostrazione ulteriore che gli
strumenti collaborativi di Internet e quelli forniti dal web 2.0 possono fornire un
mezzo per rimanere “collegati” (oltre i propri “pari”) con il mondo, sopratutto
quando la malattia, oltre a essere cronica, costringere il paziente in casa.
I "feed RSS"
Un aspetto che caratterizza la tecnologia del web 2.0 è proprio la possibilità di
ricevere e organizzare automaticamente (e possibilmente in un unico luogo) i
contenuti del web ai quali si è interessati. Obsoleta la pratica di ricorre ai siti
“preferiti” per monitorare la presenza di nuovi post o articoli, ormai questa
funzione è garantita dalla tecnologia RSS. Acronimo di Really Simple
Syndication, è un formato basato sul linguaggio XML (un'estensione del
linguaggio HTML, quello degli ipertesti) che molti siti usano per notificare ai
navigatori l'aggiornamento dei propri contenuti.
La distribuzione dei contenuti in questo formato avviene attraverso appositi file
chiamati “feed RSS” che definiscono una struttura composta da campi (che
per esempio contengono il nome di autori di un articolo scientifico, il titolo, il
riassunto e l'indirizzo Internet dove reperire approfondimenti o accedere
all'articolo integrale) che viene aggiornato ogni volta che il sito web pubblica
una nuova notizia in questo formato. Basterà quindi che l'utente sottoscriva un
feed RSS per ciascuno dei suoi siti preferiti e potrà fruire dei nuovi contenuti
pubblicati in una sola finestra, grazie a un aggregatore di notizie (feed reader),
senza dover visitare la pagina principale di ciascun sito.
La tecnologia RSS e i feed RSS sono stati impiegati per primi dai siti web delle
riviste mediche per distribuire, a chi si fosse iscritto all'apposito servizio, il
sommario del nuovo numero. Tra le informazioni contenute nel sommario si
trovano in genere il titolo, gli autori e il riassunto dei nuovi articoli, oltre,
ovviamente, ai link al sito web della rivista per poterne leggere il testo integrale
o approfondire la notizia.
Il sistema è perfettamente integrato nel sito web delle riviste mediche e
P a g i n a | 6 pertanto la lettura degli articoli integrali è limitata a coloro che hanno attivato
l'usuale abbonamento, a meno che tali articoli, per la politica commerciale
adottata dalla rivista, non siano accessibili gratuitamente. Nel tempo, le riviste
mediche hanno esteso l'uso dei feed RSS per segnalare gli articoli più recenti
(come per esempio il feed RSS “Three most recent issues”” offerto dalle riviste
dell'American Medical Association, oppure i feed “Recent articles” del BMJ) e
quelli pubblicati in anteprima (come per esempio il feed “Online First” del
Lancet), o semplicemente per segnalare nuovi articoli apparsi sui blog da loro
gesti o su specifiche rubriche.
Ma è il New England Journal of Medicine la rivista medica che più di tutte ha
saputo sfruttare la tecnologia RSS. Sulla pagina del sito dedicata a questi
argomenti, l'utente può intatti iscriversi a numerosi canali che, oltre alla funzioni
precedentemente descritte, permettono di ricevere segnalazioni di nuovi
articoli che appartengono a una (o più) delle 19 aree mediche che la rivista
impiega per classificare i propri articoli.
Altri feed RSS consentono poi all'utente che si registra di segnalazioni sugli
articoli pubblicati dalla rivista che risultano essere i più letti, i più citati, i più
segnalati e quelle maggiormente ripresi dai media. L'esperienza del New
England Journal of Medicine ha fatto scuola ed è stata recentemente ripresa
da numerose altre riviste generaliste come Lancet e JAMA, e da riviste
specialistiche come il Journal of Clinical Oncology o Circulation, sui cui siti il
lettore può iscriversi ai feed RSS che riguardano rispettivamente le principali
patologie tumorali e cardiovascolari e i loro molteplici aspetti (epidemiologici,
prognostici, terapeutici, chirurgici, ecc.).
Anche i portali scientifici si sono organizzati per distribuire, attraverso apposto
feed RSS, le informazioni pubblicate. Si va dai feed RSS più semplici per
distribuire le news più recenti, come accade sul portale del Pensiero Scientifico
Editore, a una distribuzione multicanale, come accade sul sito di Medscape e
su quello sviluppato dalla Società Italiana di Medicina Generale e denominato
Progetto ASCO (Aggiornamento Scientifico Continuo Online), dove ad ogni
area medica è associato uno specifico feed RSS. A volte i portali scientifici
P a g i n a | 7 permettono addirittura di attivare specifici canali tematici dedicati a una
particolare patologia.
La tecnologia RSS e i feed RSS, da argomento dibattuto solo fra i bibliotecari e
documentalisti biomedici, sono diventati validi strumenti per l'aggiornamento
professionale di medici e operatore sanitari. Inoltre offrono enormi potenzialità
che potrebbero essere sfruttare nel campo della comunicazione (sopratutto
quella scientifica) e della ricerca medica.
Il Podcast
Un podcast è un file audio (detto anche audiocast) o video (in questo caso
può essere chiamato anche vodcast o video podcast) generalmente
disponibile nel formato MP3 oMP4 e che può essere scaricato manualmente o
automaticamente da un server presente in Internet da chiunque si abboni ad
un particolare servizio di distribuzioni periodica.
La particolarità dei podcast (e dei vodcast) è che possono essere ascoltati (o
visti) da chiunque, in qualunque momento e in ogni luogo. Infatti, una volta
scaricati, possono essere riprodotti sul computer (per esempio attraverso il
software Windows Media Player), sull'iPod o su qualunque altro lettore MP3.
Questa caratteristica li rende differenti dai sistemi di streaming (come per
esempio YouTube) nei quali i file audio (e video) possono essere ascoltati (o
visti) a richiesta dell'utente mantenendo però costantemente attivato, per tutta
la durata della fruizione, un collegamento Internet con i server sui quali essi
risiedono.
Non è una differenza da poco, sopratutto se si considera il fatto che in questo
modo chiunque può ricevere automaticamente file da fonti multiple e
organizzare così il proprio “palinsesto” da consultare in locale nelle modalità e
nei tempi più opportuni. La portabilità, unita alla possibilità di fruire dei podcast
anche in modalità off-line o in condizioni di mobilità, ne hanno decretato il
successo, e da strumento per creare in Internet nuove forme di stazioni
radiofoniche come era in origine, si è trasformato in un nuovo mezzo di
P a g i n a | 8 distribuzione di informazioni e contenuti multimediali destinato a rivoluzionare il
modo di comunicare.
L'idea di utilizzare la tecnologia podcast in sanità l'ha avuta per primo (nel
2006) Grayson Wheatley, un chirurgo cardiovascolare statunitense che ha
pensato di sfruttare la mania dell'iPod e degli MP3-player: “L'idea mi è venuta
mentre viaggiavano in treno diretto ad un congresso e per sconfiggere la noia
ascoltavo il mio iPod. Ho pensato che quella sarebbe stata una magnifica
possibilità per i pazienti di ottenere informazioni sulla loro salute. Appena
tornato a casa dal congresso, mi sono messo all'opera per dare vita a questo
nuovo servizio”.
Ad oggi esistono siti web che raccolgono e classificano in apposite “directory”
(alcune delle quali dedicate alla salute e alle medicina) i sistemi di podcasting
presenti in rete, in modo tale da semplificare il lavoro di reperimento e di
registrazione da parte dei navigatori. Oltre iTunes Store, tra i più completi si
possono segnalare PodcastDirectory e Podcast.com.
La sperimentazione dei podcast, come spesso è accaduto (e accade) per
molte nuove tecnologie, ha visto le riviste mediche e biomediche in prima fila.
Oggi molte di queste distribuiscono con regolarità podcast audio attraverso i
propri siti web. Pioniere in questo campo è stato il New England Journal of
Medicine (che ha iniziato a proporre il servizio nel 2005), seguito da Lancet,
JAMA, BMJ e Annals of Internal Medicine.
Tali file possono essere prelevati manualmente dal sito della rivista (dove esiste
un
archivio
dei
podcast
già
pubblicati),
oppure
si
può
riceverli
automaticamente dopo essersi registrati a questi servizi. Per rendere più
agevole l'ascolto, alcune riviste (per esempio il New England Journal of
Medicine e gli Annals of Internal Medicine) offrono anche la trascrizione dei
podcast.
Molto simili sono le scelte di Science e sopratutto di Nature che, in aggiunta,
offre canali di podcast su specifici argomenti (tra cui le neuroscienze,
l'oncologia e la genetica). Grazie ai contenuti forniti dalle numerose riviste
P a g i n a | 9 pubblicate da Nature Publishing Group, l'esempio fornito da tali riviste è stato
immediatamente seguito da numerose altre riviste sia delle aree specialistiche
più rappresentative come la neurologia, l'oncologia, l'infettivologia, la
chirurgia, la gastroenterologia e la psichiatria, sia da quelle più di “nicchia”
come l'immunologia e la chirurgia plastica, nelle quali il supporto video può
rappresentare un valore aggiunto di non poco conto. Di recente si è aggiunta
anche la Cochrane Library che attraverso i podcast distribuisce la sintesi audio
di una selezione di revisioni sistematiche pubblicata trimestralmente.
Esperienze di podcasting sono state sviluppate da diverse società scientifiche
internazionali per distribuire (spesso con l'ausilio di diapositive) i principali
contribuiti presentati ai congressi annuali e i commenti di autorevoli esperti sui
risultati di ricerche illustrate nell'ambito di questi eventi. Precursore di questo
genere di iniziativa è stata l'American College of Allergy, Asthma and
Immunology, subito seguita da altre società scientifiche tra le quali l'American
Society of Clinical Oncology, l'American Society of Nuclear Cardiology, la
Movement Disorder Society e la Cochrane Collaboration.
La distribuzione di eventi congressuali in questa forma fa parte di una strategia
di più ampio respiro adottata dalle società scientifiche per formazione e al loro
aggiornamento. È in quest'ottica che può essere inquadrata l'iniziativa della
Society of Critical Care Medical, la prima società scientifica internazionale ad
usare il podcasting come mezzo di formazione dei medici e di erogazione di
crediti formativi.
Oggi, questa società scientifica distribuisce in audiocast e vodcast le interviste
agli articoli pubblicati dalle riviste che essa cura (Critical Care Medicine,
Critical Connections e Pediatric Critical Care Medicine), le principali relazioni
presentate ai suoi congressi annuali e i commenti e le interviste di “opinioni
leader” operanti nell'aerea della medicina d'urgenza.
I podcast vengono utilizzati anche per veicolare informazioni al pubblico e ai
pazienti. L'American Heart Association ad esempio ha realizzato una serie di
contenuti con l'obbiettivo di suggerire corretti stili di vita al fine di ridurre il rischio
P a g i n a | 10 di sviluppare malattie cardiovascolari. Iniziative analoghe sono state realizzate
da importanti ospedali americani (come la Mayo Clinic o la Medical University
of South Carolina) per fornire al pubblico e ai pazienti informazioni sui recenti
progressi nella prevenzione e della cura delle malattie che i loro medici si
ritrovano ad affrontare quotidianamente.
Medicina "Wiki"
Le applicazioni dei “wiki” in ambito medico stanno diventando abbastanza
comuni. Sebbene si tratti di uno strumento generalista, con alcune decine di
migliaia di voci dedicate alla salute e alla medicina, Wikipedia rappresentata
uno dei wiki più completi in ambito medico. Progetti speciali di Wikipedia sono
poi destinati alla medicina, come testimonia la sezione denominata “Portale
Medicina”, disponibile sia in lingua inglese che in italiano.
Parte delle voci presenti in Wikipedia e nei suoi portali dedicati alla medicina
sono curate da oltre 200 tra medici, infermieri, ricercatori pazienti e giornalisti
con interessi in specifiche aeree mediche nell'ambito del progetto denominato
WikiProject Medicine.
Si tratta di un’iniziativa attivata nel 2004 con l'obiettivo, tra gli altri, di elaborare
specifiche linee gioda il più possibile aderenti ai criteri della evidence-based
medicine.
Sull'esempio di Wikipedia sono sorte altre iniziative. La più interessante è
Ganfyd. La sua filosofia si basa sull'assunto che un medico che trova la risposta
a un quesito dovrebbe renderla disponibile ai suoi colleghi pubblicandola sul
web, se qui non è ancora apparsa, contribuendo così a quella “intelligenza
collettiva” che caratterizza il fenomeno del web 2.0. è nata 2005 e oggi conta
diverse
migliaia
di
voci
che,
a
differenza
Wikipedia,
sono
scritte
e
continuamente aggiornate da più medici.
Più specialistica è invece l'iniziativa di Ask Dr Wiki, nato nel novembre del 2006
con l'obbiettivo di pubblicare articoli (tra cui revisioni della letteratura) su
argomenti legati alla cardiologia e alla elettrofisiologia e che si è ben presto
P a g i n a | 11 allargato ad altre discipline come la pneumologia, la gastroenterologia, la
radiologia, la farmacologia e la psichiatria.
Inizialmente nata per essere destinata a medici e operatori sanitari che non
hanno la possibilità di accedere alle riviste mediche, questa enciclopedia
medica si è nel tempo evoluta integrando anche video e immagine. Simile è
l'esperienza di WikiDoc, un’enciclopedia medica redatta da medici e
contenente oltre 70.000 voci gestite in un ambiente che ospita, tra gli altri,
strumenti di social networking, blog e forum.
Il microblogging
Creato nel 2006 da Jock Dorsey, Twitter è un sistema di microblogging.
Consente a chiunque di creare una pagina personale sulla quale scambiare
veloci e frequenti messaggi rispondendo alla semplice domanda “Cosa c'è di
nuovo?”. I messaggi (chiamati tweet, cioè cinguettii) devono avere al massimo
140 caratteri e possono essere aggiornati tramite il sito, via SMS, via e-mail o
utilizzando le altre applicazioni offerte dal sito. Spesso i tweet includono link a siti
web per l'approfondimento della notizia (testo, immagini, video, ecc.). Twitter
deve il suo successo alla formidabile capacità di distribuzione delle notizie
attraverso la rete “followers”. Con una media di 460.000 nuovi utenti al giorno e
200 milioni di utenti totali (oltre 4 milioni in Italia), Twitter però non fornisce il
numero di utenti attivi dopo la registrazione. Una strana reticenza, che
recentemente ha trovato risposta nello studio condotto dalla Cornell University
e Yahoo! Research: secondo questo report il 50% dei 140 milioni di tweet
giornalieri è generato da 20.000 utenti (appena lo 0,05% del totale). Twitter
quindi fallirebbe nel passaggio che porta l'utente “registrato” a trasformarsi in
utente “attivo”.
Un'altra utile funzione di Twitter ci permette di essere aggiornati in tempo reale
su ciò che sta succedendo ai convegni di medicina sparsi per il mondo. Uno o
più partecipanti, esperti in diverse aree tra quelle trattate al convegno, inviano
micromessaggi agli utenti iscritti al servizio, dando notizia di eventi di particolare
P a g i n a | 12 interesse o di relazioni che vale la pena approfondire.
Per rendere rintracciabile attraverso il motore di ricerca di Twitter un tweet che
si riferisce a un dato argomento è possibile aggiungere al messaggio un
“hashtag”, cioè una specifica parola chiave preceduta dal simbolo “#”.
questa funzione è usata in particolar modo da chi organizza congressi, simposi
e convegni affinché tutte le conversazioni relative possano essere monitorate.
In questo caso, l'organizzazione del congresso individua con un certo anticipo
l'hashtag di riferimento invitando coloro che sono interessati a partecipare alla
discussione ad inserirlo nei propri tweet.
I video
Secondo il report “Cybercitizen Health v9.0” della Manhattan Research, il 30%
di tutti gli utenti di Internet guarda on-line video appartenenti al settore
“salute”, il 43% dei quali viene fruito direttamente su YouTube. La componente
“emotiva” di un video e la diffusione del mezzo hanno quindi convinto gli
operatori del settore, dal BMJ alla Mayo Clinical, ad aprire canali ufficiali su
YouTube.
Facebook e il dialogo con i pazienti
Un numero sempre crescente di medici attiva un account Facebook. Questa
presenza di medici su Facebook non si traduce, tuttavia, in occasioni di
incontro con i propri assistiti. È quanto emerge da un’indagine pubblicata sul
Journal of Medical Ethics che documenta come 8 medici su 10 rifiuterebbero
un eventuale di richiesta di “amicizia” sul noto social network proveniente dai
propri pazienti. Uno degli obiettivi di questo studio, condotto da ricercatori
francesi su 405 tra medici e ricercatori dell'ospedale universitario di Rouen, era
quello di indagine sulla loro disponibilità ad accettare le richieste di “amicizia”
che
arrivano
dai propri assistiti per stabilire
con loro
un
canale
di
comunicazione virtuale.
P a g i n a | 13 Dei 202 medici che hanno risposto ai questionari somministrati dai ricercatori,
oltre la metà ritiene che la relazione medico-paziente verrebbe compromessa
nel caso in cui un assistito potesse accedere al profilo attivato su Facebook dal
primo medico. A dare maggiore peso a questo stato, i ricercatori riferiscono
che l'85% dei medici intervistati ha dichiarato che non accetterebbe mai la
richiesta di amicizia da parte dei loro pazienti.
Le ragioni principali di questo rifiutano sono da individuare nella voglia di
mantenere le distanze dai pazienti (98%), dal desiderio di proteggere i propri
dati personali (98%) e dalla convinzione che questa interazione non sarebbe
corretta dal punto di vista etico (88%). solo il 15% sarebbe disposto ad
accettare, valutando però caso per caso. Tra le ragioni di un’eventuale
posizione di questo genere i medici indicano la possibile affinità con il paziente,
il timore di perderne la fiducia in caso di rifiuto alla richiesta, e la paura che il
paziente, in caso di rifiuto, scelga un altro medico.
Al di là delle riserve sul suo utilizzo, Facebook è un canale di comunicazione di
cui non si può negare l'utilità e sono indiscutibili le opportunità che offre al
medico per aggiornarsi dal momento che numerose riviste, società scientifiche,
università organizzazioni istituzionali nel campo della salute diffondano sempre
più i loro contenuti attraverso la pagina di FaceBook.
Salute 2.0
Ormai il movimento che negli Stati Uniti è stato Definito “Health 2.0”, Salute 2.0,
è una realtà. Un fenomeno culturale e sociale che ha spazzato via la vecchia
concezione per cui l'assistenza sanitaria si attua in una stanza tra un paziente e
un medico. A guidare l'evoluzione del web sociale in ambito sanitario in primo
luogo è la crescente domanda di trasparenza, ma anche la necessità di
gestire meglio il percorso terapeutico e la ricerca di un “supporto emotivo”.
Le “Online Health Communities” (o “Virtual Health Communities”) sono
l'applicazione dei social network al mondo medico/sanitario. Gli utenti di tali
sistemi, che si basano sulla teoria della “saggezza della folla”, sono i cittadini
P a g i n a | 14 (e/o i pazienti, in questo caso si può parlare anche di Online Patient
Communities) che così possono contare su strumenti in grado di renderli più
collaborativi, informati e consapevoli nel momento in cui si trovano a dover
fare una scelta che riguarda la loro salute.
Le Online Health Communities sono spesso usate dai cittadini come strumento
di condivisione delle proprie storie di pazienti e per scambiare informazioni ed
esperienze con persone che soffrono delle stesse patologie. Un luogo quindi
dove l'antico “passaparola” è rivisitato in chiave tecnologica potendo contare
su strumenti che aiutano più velocemente ad aggregare intorno a specificare
questioni numerosi cittadini e a creare quella “intelligenza collettiva” capace
di dare risposte ai questi più complicati, a promuovere un senso di comunità, di
“empowerment” e di partenza. È probabile per queste ragioni che negli Stati
Uniti un utente di internet su 5 cerca online persone con problemi di salute simili.
Nel panorama delle Online Health Communities, CarePages presenta alcune
peculiarità. Attraverso questo portale i pazienti americani ricoverati in una
struttura ospedaliera possono comunicare con i loro conoscenti e familiari,
informandoli costantemente sulle proprie condizioni di salute. Con il semplice
aggiornamento di un diario elettronico (per nulla differente rispetto a un blog)
possono così raggiungere (direttamente o attraverso l'aiuto di un famigliare) un
vasto numero di conoscenti senza dover ricorrere al telefono o ad altri
strumenti di comunicazione che imporrebbero, quanto meno, la necessità di
dover ripetere ogni volta la propria storia.
Il numero di pazienti americani che ne fa uso cresce costantemente grazie
anche alla semplicità con la quale possono pubblicare testi e fotografi, e
soprattutto al grado di interazione che questo strumento consente. Infatti, chi
accede al blog personale di un paziente può inviare a sua volta dei messaggi
fornendo così al degente un sostegno morale proprio nel momento in cui ne ha
più bisogno, che può coincidere con il ricovero ospedaliero, ma che spesso
può coinvolgere la fase post-dimissione, quella in cui il paziente si ritrova solo ad
affrontare la malattia.
P a g i n a | 15 Ed è per questa ragione che il portale CarePages è usato anche come
strumento per lo scambio di informazioni ed esperienze tra persone che
soffrono delle stesse patologie e che da questo scambio di esperienze
cercando un sostegno morale per affrontarle. Collegandosi al portale è facile
quindi imbattersi nel blog della ragazza malata di tumore al seno che dopo
l'intervento ha iniziato la chemioterapia, oppure nei blog dei genitori il cui figlio
è nato prematuramente o soffre di una malattia rara.
Tutte persone che una volta terminata la degenza ospedaliera e venuto meno
il contatto con i medici cercano altre vie per rimanere legate alle esperienze
che le ha viste (o che le vede) coinvolte.
Su CarePages esistono aree private alle quali è possibile accedere (tramite
password) solo su invito del paziente (come spesso succede per coloro che
desiderano comunicare all'esterno le proprie condizioni di salute). Accanto a
queste ci sono aree pubbliche che chiunque può visitare per leggere i blog dei
pazienti che hanno deciso di rendere pubblica la propria storia. Grazie anche
al fatto che sono gratuite, queste applicazioni si vanno sempre più diffondendo
negli Stati Uniti e il loro impiego è consigliato, pur con le dovute cautele del
caso, anche da associazioni di malati e da importanti ospedali come il
children's Hospital di Boston dell'Harvard Medical School.
L'alternativa “conservatrice” ai Personal Health Record
In un articolo del New England Journal of Medicine, Tang e Lee illustrano un
approccio alternativo agli usuali sistemi di PHR (cartelle cliniche elettroniche)
capace di soddisfare la richiesta crescente di informazioni da parte del
cittadino al proprio medico e di favorire una maggiore relazione tra medico e
paziente. Si tratta dei cosiddetti “PHR integrati”, una realtà che si sta
diffondendo tra milioni di cittadini americani, tanto da essere impiegati, in
determinate aree degli Stati Uniti, dal 50% degli adulti. Più che un sistema di
PHR, un sistema di EHR aperto all'assistito: attraverso opportuni strumenti basati
sul web i pazienti possono consultare e inserire nuovi dati (ma senza poter
P a g i n a | 16 modificare quelli esistenti) direttamente nelle cartelle cliniche elettroniche
gestire dai propri medici di famiglia.
Possono, per esempio, consultare i dati di laboratorio non appena questi sono
stati riversati nella cartella clinica elettronica, prenotare visite ambulatoriali,
comunicare con il proprio medico, caricare dai loro dispositivi di monitoraggio i
valori di glicemia e inserire manualmente le informazioni sul loro stile di vita.
Sulla base dei dati scaricati nel sistema possono quindi ricevere (per posta
elettronica) dal proprio medico suggerimenti sulla eventuale modifica del
disaggio di un trattamento farmacologico o dello schema di una dieta. Non
solo. Attraverso opportuni strumenti, i pazienti sono in grado di visualizzare su un
grafico di dati da loro inserire al fine di portarne cogliere le eventuali variazioni
nel tempo. Il tutto sempre recarsi presso lo studio del medico e senza affrontare
code. A detta dei sostenitori dei “PHR integrati”, il loro uso si adatta
particolarmente alla gestione e montaggio delle malattie croniche.
È infatti in questo ambiti che risulta fondamentale il ruolo attivo del paziente e il
suo desiderio di collaborare con il medico nel mantenere costantemente
monitorati i parametri che misurano la malattia.
Rispetto agli originali sistemi di PHR, inizialmente gestiti direttamente e solo dal
paziente stesso, offrono tre importanti vantaggi: non soffrono dei problemi di
interoperabilità (possono cioè condividere dati prodotti da sistemi diversi), sono
obbligati per legge (quella americana) a garantire la riservatezza dei dati dei
pazienti e il loro impiego esclusivamente per fini sanitari, ma soprattutto,
trattandosi di sistemi usati dal medico (sarebbe aperti al paziente), ospitano
dati di assoluta affidabilità.
Medici e social network
Social network e strumenti collaborativi sul web hanno iniziato a diffendesi
anche tra i medici. Una recente indagine condotta negli Stati Uniti da EPG
Health Media ha stimato che la percentuale di medici americani che
collaborano online attraverso blog, chat e social network è di circa il 69%. Tra il
P a g i n a | 17 18 e il 25% dichiara di partecipare con regolarità a social network aperti ai soli
medici, con l'obiettivo di trovare in questi ambienti esperienze sull'uso di
farmaci da parte dei colleghi e informazioni sulla possibilità terapeutiche
relative a specifiche patologie. E nel medio futuro le stime sembrano essere
ancora
più
ottimistiche.
I
social
network
“dedicati”
incontrano
prevalentemente il gusto dei giovani medici, in particolare delle donne, che
lavorano in centri universitari e che vengono in tali strumenti un naturale luogo
di aggregazione dove trovare risposte ai propri quesiti clinici e dove
aggiornarsi, come dimostrano i dati contenuti nella stessa ricerca. Ma trovano
numerosi sostenitori anche tra affermati professionisti che usano i social network
come strumento per condividere parametri medici e discutere i casi clinici.
Tipici gli strumenti disponibili: da quelli che permettono di creare e pubblicare
un profilo che illustra gli interessi, le aree di competenze e la rete dei contatti
professionali, a quelli che consentono di creare e attivare nuove relazioni tra
colleghi che operano in specifiche aree mediche da questi che permettono di
pubblicare e condividere un file (un video, un'immagine, un caso clinico, un
commento) a quelli che consentono di esprimere un'opinione o una
valutazione (spesso tramite l'assegnazione di un punteggio) sul suo contenuto.
Non mancano i blog, così come trovano spazio gli strumenti per personalizzare
l'area sul social network e i sistemi di tagging per classificare i file pubblicati e
renderli più facilmente rintracciabili da parte degli altri utenti della community.
Le applicazioni di social network rivolte ai medici possono essere classificare in
due diverse tipologie. La prima comprende applicazioni che si rifanno
direttamente al concetto di social network come luogo nel quale condividere
casi clinici, formulare ipotesi, chiedere suggerimenti per formulare diagnosi e
discutere delle novità scientifiche. Capostipite di questo genere di applicazioni
è senza dubbio Sermo, una communty nella quale oltre 120.000 medici
americani
possono
confrontasi
praticamente
su
qualunque
genere
di
tematica. L'esempio è stato immediatamente seguito da altre iniziative, come
per esempio quella di Medscape Physician Connect, il social network attivato
dal noto portale medico internazionale che di membri ne conta 100.000, di
P a g i n a | 18 nazionalità non solo americana.
Alcune iniziative, come Doximity (sviluppata da uno dei fondatori di Epocrates,
la
società
più
nota
nella
realizzazione
di
applicazioni
mediche
per
smartphone), puntano ad integrare piattaforme di social networking dedicate
ai medici con applicazioni realizzate per iPhone, iPad e Android al fine di
consentire agli oltre 500.000 medici americani di collaborare, anche con la
condivisione d immagini di qualità, per migliorare la cura dei pazienti o per
identificare esperti in determinate aree mediche.
La seconda tipologia di applicazione riprende invece i concetti di “contest
sharing”, cioè di condivisione di contenuti, specie nel formato video. Che sono
poi i concetti sui quali si basano YouTube (nel caso di filmati) e Flickr (per
quanto riguarda le immagini) dai quali tali applicazioni ereditano il modello di
pubblicazione e gli strumenti di interazione riadattandoli alle esigenze della
classe medica. In ambienti protetti e disegnati per favorire la collaborazione, i
medici iscritti a questa tipologia di community possono così condividere e
discutere casi clinici, video e immagini mediche in larga parte auto prodotti
come dimostra l'esperienza di MEDTING o OncologyTube, oppure confezionati
da agenzie specializzate come nel caso di Doctor's Channel.
Doc2Doc
BMJ ha lanciato il social network Doc2Doc cioè “da medico a medico” con
l'obbiettivo di aggregare medici ed esperti (non necessariamente lettori della
rivista) intorno a specifici temi, dare loro la possibilità di discutere casi
riguardanti ogni aspetto della medicina, ragionare e dibattere sulle ultime
scoperte scientifiche (non solo quelle pubblicate dalla rivista inglese). Tale
iniziativa si affianca a una analoga sviluppata dal New England Journal of
Medicine
in
ambito
cardiovascolare
(denominata
CardioExchange)
e
sopratutto a quella della Canadian Medical Association, la prima società
scientifica ad avere attivato un social network (chiamato Asklepios) aperto a
tutti i medici e studenti di medicina canadesi desiderosi di provare anche
P a g i n a | 19 questa nuova forma di communicazione e di collaborazione.
Anche le società scientifiche di settore iniziano a sperimentare l'uso dei social
network come strumento di maggiore coinvolgimento dei propri associati,
come dimostrano le esperienze dell'American Collage of Cardiology, che ha
portato al lancio definitivo del suo CardioSource Communities, e dell'American
American of Ophtalmology. Doc2Doc è l'ultima tappa di un percorso verso
l'uso sempre più esteso di strumenti web 2.0 iniziato in occasione del rinnovo
grafico del portale quando si è deciso di puntare su blog, podcast e feed RSS,
e proseguito nei mesi successivo con l'apertura di canali su YouTube e su Twitter
attraverso i quali distribuire filmati e altri contenuti che accompagnano gli
articoli della rivista.
L'obbiettivo di Doc2Doc è aggregare medici da tutto il mondo intorno a
specifici temi, dare loro la possibilità di discutere casi riguardanti ogni aspetto
della medicina e ragionare e dibattere sulle ultime scoperte scientifiche. È una
sorta di FaceBook per i medici ma, rispetto a questo ultimo, più specifico nel
veicolare contenuti legati alla pratica clinica, alla ricerca medica, alla
formazione e all'aggiornamento professionale. E, sopratutto, più affidabile di
altri social network generalisti perché gestito da una organizzazione che ha
nella propria autorevolezza, indipendenza e credibilità la propria forza.
Il cuore del sistema è rappresentato dalle sezioni “Forum” e “Blog”. I forum sono
aree di libera discussione. Ne esistono di predefiniti, come i Clinical Forum,
aperti ai medici “certificati”, nei quali gli iscritti possono discutere, specialità
per specialità, temi legati alla pratica clinica e questi sui casi clinici sui quali si
desidera avere il parere di un collega.
A questi si affiancano gli Off Duty forum, cioè forum non strettamente clinici
aperti a chiunque, dove si può partecipare a discussioni su argomenti come la
formazione in medicina, e quelli attivati dal BMJ per discutere argomenti e
articoli pubblicati dalla rivista. I servizi di blogging vengono messi a disposizione
di chiunque ne faccia richiesta.
I più attivi sono quelli relativi alle novità provenienti dalla letteratura e dalla
P a g i n a | 20 ricerca medica sui quali chiunque può pubblicare il proprio “post” oppure
commentare
i
post
pubblicati
da
altri
creando
così
uno
strumento
estremamente efficace nella diffusione delle informazioni. Sono comunque
attivi diversi blog sui più svariati argomenti, compreso il blog riservato agli studi
di medicina e quello rivolto a coloro interessati alle applicazioni di Internet in
ambito medico.
Doctor's Channel e Ozmosis
La comunicazione tra due esperienze di social networking molte note tra le
comunità medica americana ha dato vita ad una iniziativa unica nel suo
genere. Il primo dei due social network è Doctor's Channel, un portale
specializzato nella distribuzione di video della durata di uno-due minuti nei
quali esperti nelle numerose aree mediche coperte fanno il punto sulle novità
scientifiche e sugli argomenti di particolare interesse sanitario. L'idea alla base
di Doctor's Channel (sviluppato da due medici con esperienze maturate nelle
aziende farmaceutiche e nella area della formazione medica) è che si possa
imparare più velocemente da altri colleghi medici e che il formato video possa
essere un valido supporto.
Il secondo si chiama Ozmosis e, dal 2006, è specializzato nella creazione di
social network volti ad aggregare medici e permette loro una più facile e
produttiva collaborazione. Il portale fa proprio il principio della “saggezza
collettiva” e ha come obiettivo quello di aggregare le esperienze dei medici
che appartengono alla community al fine di trasformare le opinioni di ciascuno
di essi in “conoscenza” a disposizione della collettività. In base all'accordo
stipulato, gli utenti Doctoc's Channel hanno la possibilità di usare gli strumenti di
social networking e le rete di “relazioni” formiti da Ozmosis per scambiarsi
informazioni e conoscenze, mentre gli utenti di Ozmosis possono contare sul
supporto video messo a disposizione da Doctor's Channel e dal suo ampio
catalogo.
P a g i n a | 21 Il ruolo delle aziende farmaceutiche
Nell'ottobre del 2007 Pfizer ha infatti annunciato di aver stretto un accordo con
Sermo al fine di esplorare nuove forme di comunicazione con i medici per la
promozione dei propri prodotti. L'accordo prevede che alcuni medici associati
da Pfizer (che per questa ragione sono gli unici chiaramente identificabili
all'interno del social network) raccolgano esperienze cliniche sull'uso di
medicinali dell'azienda e altre informazioni utili alla multinazionale.
L'iniziativa nasce sia dell'esigenza dell'azienda farmaceutica di ridurre del 20%
il personale addetto alla promozione negli Stati Uniti, sia dalla necessita di dare
una risposta all'insofferenza dei medici per le frequenti visite degli informatori
farmaceutici sempre più spesso percepite come un ostacolo al proprio lavoro.
Pfizer è comunque convinta che questa sarà la direzione verso cui gli operatori
si muoveranno in futuro per informare tempestivamente i medici, per capirne le
esigenze e per reclutare più facilmente gruppi di medici da coinvolgere in studi
clinici progetti di ricerca.
...e in Italia?
Anche in Italia si stanno affacciando i primi social network dedicati ai medici e
agli operatori sanitari. Le loro peculiarità non sono diverse da quelle degli
omologhi americani. Le prime esperienze sono state quelle commerciali,
portate avanti da società impegnate da anni a fornire servizi ai medici. Due
sono le esperienze più significative in questo ambito: DoctorsBook e DottNet.
DoctorsBook è un iniziativa del portale Paginemediche e di Publicis Healthware
International. Gli iscritti possono mettersi in contatto, partecipare a discussioni,
condividere opinioni e postare commenti in riferimento ad articoli scientifici e
notizie mediche. Una volta registrato (l'accesso è libero, ma solo per i medici
italiani)
il
medico
può
personalizzare
il
proprio
profilo
professionale
(comprendente anche le eventuali pubblicazioni scientifiche, gli studi clinici, i
progetti e i corsi di formazione nei quali è coinvolto), creare gruppi su specifici
temi, raccogliere e condividere materiali scientifici, oppure “seguire” le
P a g i n a | 22 discussioni di uno o più colleghi.
Dottnet, destinato a medici, farmacisti ed operatori sanitari, è invece frutto di
un'iniziativa intrapresa della società Merqurio. Le funzionalità, tutte volte a
creare relazioni professionali tra gli iscritti, sono simili a quelle offerte da
DoctorBook. Particolarmente utili sono le funzioni che permettono di pubblicare
qualsiasi documento multimediale (dagli articoli ai casi clinici, dai video ai
poster congressuali fino alle immagini e alle diapositive), collegando a social
network generalisti come YouTube e SlideShare per integrarne i contenuti.
Esanum
è
invece
l'adattamento
italiano
di
un'esperienza
tedesca,
indipendentemente e autonoma, di social networking che oggi conta oltre
5.00 medici iscritti.
Si basa su una piattaforma nata in Germania alcuni anni fa e subito estesa a
numerosi paesi europei tra i quali (oltre Germania e Italia) Svizzera, Australia,
Spagna e Francia, fino a diventare un punto di riferimento per oltre 35.000
medici europei.
La versione italiana mantiene lo spirito pionieristico originario offrendo
gratuitamente ai medici iscritti all'albo strumenti per discutere di casi clinici,
terapie e problematiche della loro professione, in un ambiente nel quale
qualunque contenuto può essere “taggato” (cioè classificato attraverso parole
chiave arbitrarie – i cosiddetti “tag) affinché risulti più facilmente organizzato e
ricercabile.
Iniziative simili sono da segnalare anche in specifiche aree mediche, come per
esempio quella dermatologica, con l'attrazione della community Inderma.
Social networks per ricercatori
La leggenda vuole che ResearchGate nasca alla fine del 2007 dall' esigenza di
un ricercatore che allora lavora alla Harvard University, Ijad Madish, di potersi
confrontare in maniera più semplice e veloce, grazie all'uso delle nuove
tecnologie, con colleghi impegnati in altre università in progetti simili a quelli su
P a g i n a | 23 cui stava lavorando.
L'idea alla base del progetto è semplice e prende spunto da FaceBook:
anziché condividere le foto e i filmati preferiti, i ricercatori avrebbero potuto
usare una nuova piattaforma sviluppata ad hoc per incontrarsi “fare gruppo” e
condividere informazioni, idee, interessi e materiali non pubblicati altrove. Una
piattaforma di questo genere, secondo il suo ideatore, avrebbe aumentato
certamente la produttività dei ricercatori. Certo è che il numero di ricercatori
che ne fanno uso è cresciuto esponenzialmente nel tempo fino ad arrivare al
milione di utenti registrati.
Come in un Facebook dedicato, gli utenti hanno a disposizione diversi
strumenti che facilitano l'identificazione di altri ricercatori appassionati dei
medesimi argomenti e la comunicazione tra loro attraverso l'attivazione e l'uso
di blog e di gruppi di discussione (ne esistono oltre 1.100, su qualunque
argomento scientifico). Per favorire la promozione del lavoro di ricerca che si
sta svolgendo, il profilo di ciascun utente è in grado di illustrare l'elenco delle
pubblicazioni di cui è autore o co-atuore, oltre al consueto curriculum
formativo e professionale.
Oltre
a
poter
pubblicare
testi,
condividere
file
e
attivare
canali
di
comunicazione (con strumenti e con una interfaccia grafica che riprendono
molto fedelmente l'ambiente di FaceBook), la parte più innovativa è l'uso di
strumenti di ricerca particolarmente sofisticati basati anche sulla ricerca
semantica per cercare tra i colleghi, i gruppi, le riviste mediche, le
pubblicazioni, le discussioni e i congressi ciò che risulta essere più attinente con
i propri interessi. Lo strumento di ricerca (chiamato SASE – Similar Abstract
Search Engine) è in grado di analizzare i documenti provenienti dai principali
database scientifici (PubMet è tra quelli usati per l'ambito biomedico) e, in
base ai risultato ottenuti, può suggerire di collegarsi al profilo di un collega, di
iscriversi a un gruppo o di consultare documenti presenti nel social network o
pubblicati sui database di riferimento che incontrano l'interesse di chi ha
operato la ricerca.
P a g i n a | 24 La propria rete di contatti può essere alimentata decidendo di “seguire” le
attività di un iscritto al social network, così come avviene su Twitter diventando
“follower” di qualcuno o su FaceBook quando si diventa “amico” di un altro
utente.
Applicativi del futuro: il "web 3.0"
“Immaginiamo una ragazza di nome Lucia, alla cui madre il dottore ha
suggerito di effettuare una visita cardiologo. La ragazza, attraverso il suo
computer, istruisce il suo “agente di ricerca” (uno speciale software capace di
interpretare i significati delle parole) che immediatamente individua sul web
l'elenco dei cardiologi, lo interroga, e quindi identifica quelli che sono
convenzionati con l'assicurazione stipulata dalla madre, che operano nel
raggio di 20 chilometri dal luogo del suo domicilio, e le cui capacità
professionali siano giudicate eccellenti o molto buone da parte di servizio di
rating indipendenti e affidabili. Una volta individuati i potenziali cardiologi,
l'agente di ricerca, consultando l'agenda personale di Lucia, quella di sua
madre e quella degli specialisti (fornita a loro volta da un agente/software
operate sul sito web dei professionisti), fissa un appuntamento cercando tra i
possibili orari che sono compatibili con gli impegni di tutti”.
Questo esempio è stato utilizzato da Tim Barners-Lee nel suo famoso articolo
pubblicato su Scientific American per spiegare come il “web semantico” (o
web 3.0) potrà essere in grado, in futuro, di rispondere a quesiti complessi. Le
parole indicate in corsivo rappresentano i metadati, cioè dati che, grazie a un
preciso schema di rappresentazione della conoscenza con il quale la loro
semantica (cioè il significato) è stata codificata, possono essere interpretati ed
elaborati da un “agente di ricerca”. Quest'ultimo, sulla base del significato dei
metadati, operazioni anche, eventualmente, spostandosi su altri database o su
altri siti web.
A detta dei suoi sostenitori, questo modo di organizzare l'informazione
renderebbe anche più semplice e precisa la ricerca. Infatti, a differenza di un
P a g i n a | 25 classico motore di ricerca, un motore di ricerca semantico, basandosi sulla
conoscenza del linguaggio umano e dei suoi costrutti, sarebbe in grado di
emulare la comprensione umana e manipolare concetti e/o significati. Il web
3.0, nonostante sia ancora in una fase embrionale, inizia a produrre i primi frutti.
Gruppi di ricerca internazionali stano costruendo ontologie, valutando strategie
di implementazione e sperimentando possibili soluzioni. Applicazioni del web
3.0 e dei suoi concetti sono in fase di studio in numerose discipline.
P a g i n a | 26