01-2009 Congo

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01-2009 Congo
BAMBINI AL CENTRO
Newsletter di Amici dei Bambini RDC
Febbraio 09
Numero 01 / 2009
Carissimi Sostenitori !
Ecco cosa troverete in questo numero:
1.
2.
3.
4.
5.
E andavo a ripararmi fra le braccia della mamma...
Il lavoro dell’operatore sociale AiBi a Kinshasa
I bambini “stregone” a Kinshasa
Poesia africana
Proverbio africano
1. E andavo a ripararmi fra le braccia della mamma...
Sono arrivato giovedì 12 febbraio a Kinshasa. Tutti le mie idee, fantasie e tutto
quello che avevo immaginato di questo paese non valgono niente. Io sognavo le
savane, i fiuni immensi gli animali e la frutta esotica. Non ha senso tutto quello
che si vede per televisone dell’africa e della Rep. Dem. del Congo in particolare.
La città è una metropoli con circa 10 milioni di abitanti. La situazione storico
economica del paese fino ad oggi lo ha sottoposto ad una situazione di povertà
estrema, crisi costante e nei momenti
peggiori, spesso non solo momenti, anche
qualche conflitto bellico. La condizione di
alienazione sociale è estrema, nessuno ha
cura di nulla e moltissime persone chiedono
soldi ai bianchi ogni volta che li vedono
passare, persino la polizia agli incroci o i
camerieri dei ristoranti. Non lo fanno perchè
sono “cattivi”, ma per sopravvivere e non li
biasimo. Per un bianco è molto rischioso passeggiare per le strade, la
microcrimonalità ha ormai raggiunto un livello molto alto anche nelle zone
cosiddette “sicure”. Ogni tanto si sente che qualche europeo è stato rapinato o
malmenato.
E poi ci sono i bambini...
I bambini in strada sono dappertutto, mangiano per strada, dormono per strada e
cercano di soprevvivere per strada, rubano qualcosa o rimediano un pezzo di pane
per qualche favore, ma questo non succede tutti i giorni. I bambini in strada
mangiano quando capita, una volta ogni tanto, ogni due o tre giorni e lo stato è
troppo povero e troppo corrotto per prendersene cura. Si vedono i ragazzini,
tutti i giorni, nel viale centrale, nelle piazze centrali, davanti ai palazzi e in
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mezzo all’immondizia. E tutti i giorni sono lì. Non
riescono nemmeno a pensare di cambiare la loro
vita. Sono bambini i cui genitori sono stati uccisi,
sono morti per malattia o li hanno semplicemente
abbandonati perchè troppo poveri per prendersi
cura dei figli. I bimbi negli istituti non vivono
molto meglio, mangiano una volta al giorno e
riescono talvolta ad andare a scuola. Dormono per
terra, vestono quello che capita ma questo solo
quando capita. E sono molti, moltissimi, troppi. I
bambini sono già autonomi a 4 – 5 anni, si svegliano
da soli, si vestono da soli, preparano il materiale
per la scuola da soli, si lavano da soli. Sono stato in
un istituto per qualche ora e tre volte mi sono
sforzato di trattenere il pianto.
Una cosa che mi ha sconvolto è che gli operatori talvolta non ricordano i loro
nomi. Un bimbo senza nome non esiste più. Non parlo del suo corpo, dei suoi
giochi, del poco cibo che mangia, è la sua identità che non esiste più. Se un
bambino non esiste per gli altri, non esiste neache per se stesso, è già morto
dentro a soli 3, 4 anni. Non si vede come persona, non sogna il suo futuro, non
esiste nel suo stesso cuore. E il confine tra la vita e la morte è tutto lì. Magari
non muore di fame, il suo fisico sopravvive. Ma dentro è tutto spento, non c’è
luce, non c’è calore, non c’è energia, lui è al buio. E io che da piccolo avevo anche
paura del buio! E andavo a ripararmi tra le braccia della mamma...
Eddy Zamperlin – Volontario espatriato in Rep. Dem. del Congo
2. Il lavoro dell’operatore sociale AiBi a Kinshasa
La mia esperienza con AiBi, mi ha dato l’opportunità di apportare il moi modesto
contributo nell’aiutare i bambini abbandonati del mio paese ad avere una famiglia.
“Finchè i bambini ci saranno bambini abbandonati, non incrocierò le braccia.
Porterò il mio contributo volontario affinchè il sacro diritto di un bambino ad
avere una famiglia sia una realtà per tutti i bambini del mio paese”.
La prima fase del mio lavoro sociale con AiBi, avviato nel novembre 2008, ha
consistito nel fare una scrematura dei centri per bambini abbandonati già
monitorati in precedenza e abbiamo individuato i centri Colk, Mheed e Moje.
Dopo due mesi di intenso lavoro sul campo, siamo riusciti a ricostruire i dati per
ogni bambino, mettendo in evidenza le informazioni per definire il più
precisamente possibile identità del bambino, i motivi dell’abbandono, lo stato
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delle relazioni con la sua famiglia biologica e allargata, lo stato di salute e i
servizi che riceve al centro.
Abbiamo in seguito raggruppato i bambini per categorie differenti: i bambini
senza relazioni familiari, quelli con relazioni familiari e quelli più grandi (over 13).
Il metodo AiBi prevede di far seguire a questa prima fase una seconda ovvero,
l’inchiesta sociale.
Per i bambini dei centri siamo andati ad intervistare i comuni di riferimento e a
raccolgiere informazioni dalla famiglia se c’è e da
altre persone, la parrocchia di riferimento o
altre perosne che possono essere utili a dare
informazioni utili.
Finora si sono svolte le inchieste dei bambini
provenienti dalla città di Kinshasa, tuttavia si
dovranno effettuare le inchieste anche per i
bambini provenienti dalle altre parti del paese.
Prima di scendere in campo si è strutturato un
rapporto generale di tutti i dati raccolti
discutendo con tutti gli operatori sociali coinvolti
nel lavoro.
Nel corso di questo lavoro con i centri partner
AIBI, sono rimasto impressionato dalla capacità
di integrazione sociale ai lavoratori di avere il controllo della loro vera
missione.Durante le indagini, una serie sono state individuate delle difficoltà in
generale, l’assenza dei funzionari comunali nei posti di lavoro e la difficoltà di
muoversi in città dovuta alla congestione delle vie di comunicazione principali.
3. I bambini “stregone” a Kinshasa
«L’hanno bruciato vivo davanti ai miei occhi: prima lo hanno cosparso di petrolio, poi gli
hanno buttato addosso un fiammifero. Nsumbu gridava, chiedeva pietà, ma in un attimo è
stato avvolto dalle fiamme».
Nsumbu aveva solo 8 anni ed era sospettato
di essere un piccolo stregone. Per questo gli
hanno dato fuoco. Questa è solo una delle
tante dichiarazioni di chi ha dovuto
assistere ad una terribile tragedia. I
bambini “stregone” a Kinshasa muoiono così
dopo essere stati abbandonati dalle famiglie
e dal villaggio. Se possono, cercano di
fuggire e si ritrovano nottetempo in strada
a doversi cercare qualcosa da mangiare e un
posto dove dormire. Gli “enfants sorciers”
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si incontrano al mercato, nelle stazioni dei bus, agli incroci delle strade, sui boulevard
trafficati della capitale. Vestono abiti logorati e calzano sandali tenuti assieme dallo
spago. Tendono la mano ai passanti per chiedere un po’ di soldi o qualcosa da mangiare.
Ma in genere raccolgono solo insulti e sguardi di disprezzo. Spesso le famiglie stesse
hanno li hanno già torturati esorcizzarli o per far confessare loro qualche maleficio. Fino
ad una decina di anni fa, il fenomeno degli “enfants sorciers” era pressoché sconosciuto
a Kinshasa. Ma in passato coloro che venivano accusati di stregoneria erano sempre
persone adulte: il più delle volte donne e anziani, i più deboli naturalmente. Oggi questo
destino tocca a bambini inermi, la cui unica colpa è di trovarsi vicini alle disgrazie di
tutti i giorni. Non a caso gli “enfants sorciers” provengono sempre da famiglie povere e
indigenti. Dove spesso la madre è morta oppure il padre manca perché si trova a
combattere lontano. E anche quando entrambi i genitori sono presenti, in casa non ci
sono i soldi per il cibo: così l’accusa di stregoneria diventa la scusa per liberarsi di una
bocca da sfamare. A complicare le cose, negli ultimi anni, ci hanno pensato le sette
cristiane che fioriscono a Kinshasa. Si tratta di chiese pentecostali o apocalittiche, che
mischiano Bibbia e credenze locali, enfatizzando le superstizioni e le paure della gente.
Alcuni
predicatori
particolarmente
spregiudicati hanno preparato sermoni
di fuoco per mettere in guardia i fedeli
dal pericolo dei “baby stregoni”. Le
autorità hanno lasciato fare e così la
caccia alle streghe si è diffusa in modo
impressionante. Oggi a Kinshasa pochi
dubitano della stregoneria dei bambini e
il dramma degli “enfants sorciers” ha
assunto dimensioni enormi.
Da qui l’importanza fondamentale delle
adozioni internazionali nella Rep. Dem.
del Congo. Quando il bambino è già stato
abbandonato dai genitori e il proprio villaggio ha tentato di ucciderlo, come possiamo
reinserirlo serenamente nella propria famiglia? Non si riesce ancora a comprendere a
pieno i danni psicologici di chi proviene da questo tipo di storie e il sostegno da offrire a
questi bambini deve essere estremo. Dai dati che abbiamo in mano più del 50% dei
bambini ospitati nei centri che noi seguiamo proviene da un passato di questo tipo. Sono
bambini che vanno a scuola, che giocano ma che dentro di loro portano un dolore
immenso.
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4. Poesia africana
COLUI CHE TUTTO HA PERDUTO
Risa di sole nella mia capanna
E le mie donne belle e flessuose
Eran palme alla brezza della sera
Scivolavano i figli sul gran fiume
Come morte profondo
E le mie piroghe lottavano coi coccodrilli
Materna, la luna s’univa alle danze
Frenetico e grave del tam-tam il ritmo
Tam-Tam di gioia Tam-Tam spensierato
Fra i fuochi di libertà
Poi un giorno, il silenzio...
Del sole i raggi parvero oscurarsi
Nella capanna d’ogni senso vuota
Le bocche rosse delle mie donne premevano
Le labbra dure e sottili dei conquistatori dagli occhi d’acciaio
E i figli miei lasciarono la quieta nudità
Per l’uniforme di ferro e di sangue
E più non ci siete, neppur voi
Tam-Tam delle mie notti, Tam-Tam dei miei padri
Le catene della schiavitù han straziato il mio cuore!
Ndjock Ngana - Poeta camerunense
5. Proverbio africano
Dai un piedistallo al bambino, quando crescerà il bambino ti darà anche egli un
piedistallo."
(Bakwa Cienze: Congo)
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LA REDAZIONE DI QUESTO NUMERO:
Ceriotti Chiara
Volontaria Espatriata Ai.Bi. RDC
Eddy Zamperlin
Volontario Espatriato Ai.Bi. RDC
La newsletter “Bambini al centro” è un servizio che abbiamo denominato SOL
(Sostegno On-Line). L’idea è quella di trasmettere via e-mail la newsletter
contenente notizie contenete estratti dei report settimanali redatti dai volontari
espatriati e notizie sui progetti e le iniziative di Ai.Bi. RdC. Abbiamo pensato di
utilizzare la posta elettronica, poiché è uno strumento che consente di
raggiungere un grande numero di utenti ad un costo minimo.
Se l’idea riscontrasse il Suo interesse e desiderasse aderire a questa iniziativa è
necessario che comunichi la Sua e-mail all’indirizzo di posta elettronica
[email protected] ,
affinché possa ricevere gratuitamente e direttamente dai nostri volontari in RdC i
prossimi numeri del notiziario.
La newsletter é comunque disponibile anche sul sito internet di Amici dei
Bambini, all’indirizzo www.amicideibambini.it , nelle pagine dedicate ai nostri
progetti in RdC.
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