CAPITOLO I La Francia di Napoleone III all`epoca della

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CAPITOLO I La Francia di Napoleone III all`epoca della
I. La Francia di Napoleone III all’epoca della Convenzione di Settembre
CAPITOLO I
La Francia di Napoleone III all’epoca della
Convenzione di Settembre
In una recente biografia su Napoleone III, Eugenio Di Rienzo intitola,
significativamente, “crisi di sistema” il periodo di storia transalpina
compreso fra il 1863 e il 1866 33.
In politica interna, nel biennio 1862/63 tre fattori costituiscono altrettanti
passaggi delicati per il regime. In primo luogo si è in presenza di una
“polverizzazione ideologica della vecchia maggioranza bonapartista” che
aveva portato al trono Luigi Napoleone nel 1852 e che si ritrova ormai a
dover fare i conti con un declino di tipo “genetico” oltre che politicoculturale 34. In modo quasi speculare, si assiste al progressivo manifestarsi
anche sul piano elettorale di fermenti, fibrillazioni e rivendicazioni in seno e
da parte dei partiti d’opposizione, che segnala la necessità di una revisione
istituzionale del regime bonapartista e dell’introduzione di riforme sociali.
In terzo luogo, l’imperatore ha ritenuto conveniente anticipare di un anno, al
maggio 1863, la fine della legislatura incominciata nel 1857.
Le nuove elezioni assumono particolare rilevanza poiché giungono al
termine di un decennio di regime imperiale e ne costituiscono in definitiva il
banco di prova 35.
In politica estera, dopo aver riportato negli anni precedenti la Francia a
svolgere un ruolo da protagonista nel contesto europeo e internazionale,
Napoleone III si sta ora confrontando con una situazione continentale in
rapido mutamento che rischia di ridimensionarne l’influenza.
33
E. DI RIENZO, Napoleone III, Roma, Salerno Editrice, 2010, p. 329.
Ivi, p. 365.
35
Ivi, p. 329.
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La strage impunita. TORINO 1864
La politica estera di Napoleone III
Proprio per il suo ruolo centrale, attraverso la politica estera si può penetrare
un po’ più a fondo i meandri del Secondo Impero e il pensiero della “sfinge”
di Parigi, soprattutto per i rilevanti effetti che essa ha avuto anche nella
storia d’Italia e di Torino.
Napoleone III si propone di riformare profondamente, piuttosto che
sostituire, il modello ideologico e geopolitico europeo, sancito dal
Congresso di Vienna del 1815, alla luce di tre principi:
1. di nazionalità (in luogo di quello dinastico-legittimista);
2. di equilibrio fra le grandi potenze continentali;
3. dell’interesse francese.
Nel complesso delle sue azioni l’imperatore si ritrova continuamente a
dover fare coesistere questi tre principi 36.
Gli assunti imperiali sono corredati di alcuni significativi corollari.
1. Il principio di nazionalità si applica solo nei confronti dei grandi
Stati, allo scopo di evitare una frammentazione etnica dell’Europa e
dunque un suo indebolimento;
2. il principio di equilibrio, già sancito a Vienna, viene conservato.
Nel 1815 si era stabilito che ogni revisione delle frontiere
continentali dovesse essere sottoposta al vaglio delle potenze
firmatarie. Napoleone III attinge dal congresso di Vienna il metodo
delle concertazioni multilaterali fra Stati e l’organizzazione dei
Congressi come strumenti e ambiti giuridici delle relazioni
internazionali.
Ne deriva che la strategia imperiale esclude conflitti continentali e
ammette solo guerre locali a scopi mirati;
3. il perseguimento dell’interesse francese mira a svincolare il Paese
dall’accerchiamento costituito dalla Confederazione germanica e
dall’Austria, imposto dal congresso di Vienna, e a restituire alla
Francia “la propria libertà d’azione” 37.
36
G-H. SOUTOU, L’Europe de Napoléon III: un nouvel équilibre, un nouveau système, in Napoléon
III, l’homme, le politique, sous la direction de Pierre Milza, Actes du colloque organisé par la
Fondation Napoléon, Collège de France, amphitéâtre Marguerite de Navarre, 19-20 mai 2008, Paris,
Napoléon III Editions, pp. 370-371.
37
Ivi, pp. 365, 368, 370, 372, 380.
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I. La Francia di Napoleone III all’epoca della Convenzione di Settembre
Due osservazioni si impongono.
L’applicazione di quest’ultimo principio è spesso accompagnata dalla
cessione di territori a vantaggio del Secondo Impero e dal tentativo
transalpino non solo di imporre ai nuovi Stati nazionali una conformazione
gradita alla Francia, ma anche di subordinarli a Parigi sotto il profilo
economico e finanziario.
In secondo luogo, la strategia continentale bonapartista presuppone la
costruzione di un asse di stretta collaborazione tra la Francia e l’Inghilterra.
Nella realtà, l’applicazione concreta dei tre principi, seppure in modo
parziale, si riscontra nel comportamento che il Secondo Impero adotta nei
confronti dei movimenti nazionali di Italia, Germania, Polonia e dei Paesi
balcanici.
1. Paesi balcanici. La partecipazione alla guerra di Crimea a fianco
dell’Inghilterra contro la Russia (1854) e a sostegno della Turchia
consente alla Francia di tenere lontano l’impero zarista dal
Mediterraneo e di ospitare il Congresso di pace a Parigi (1856), nel
quale Napoleone III si dimostra fautore dell’autonomia di Serbia,
Moldavia e Valacchia e consente a Cavour di esporre la questione
italiana al tavolo delle grandi potenze. Per la cronaca, nel 1862 la
Francia sarà fautrice dell’indipendenza rumena.
2. Italia. Nel 1859, affiancando il Regno di Sardegna nella II guerra
d’indipendenza, la Francia contribuisce in modo sostanziale a
cacciare gli Asburgo dall’Italia. D’altra parte, l’armistizio di
Villafranca e la pace di Zurigo rientrano, invece, nella sfera del
principio di equilibrio.
Le cessioni di Nizza e Savoia costituiscono chiari esempi della
politica dei compensi praticata dalla Francia in cambio del suo
appoggio alle nazionalità.
Gli accordi di Plombières e il trattato di Torino, dimostrano la
strategia imperiale di condizionare i processi nazionali: Napoleone
III immagina per l’Italia una soluzione confederale e non uno Stato
unitario. A ciò si aggiunga il fatto che l’Italia unita diventa
fortemente dipendente dalla Francia sotto il profilo economico e
finanziario.
3. Germania. Napoleone III pensa alla trasformazione della
confederazione in tre Stati distinti: quello del Nord in mano
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La strage impunita. TORINO 1864
prussiana, quello del Sud riunificato in una Baviera sotto influenza
francese, e, emarginata verso est, l’Austria. I territori che
l’imperatore si propone di acquisire in cambio dell’appoggio alla
Prussia di Bismarck, sono il Lussemburgo, la riva sinistra del Reno,
il Belgio. Sappiamo che il disegno francese è stato superato
dall’azione dirompente prussiana, ma tant’è.
4. Polonia. Nel 1863 avviene la sollevazione di Varsavia contro il
dominio russo. Se Bismarck appoggia tatticamente la Russia,
Napoleone coglie l’occasione per lanciare due proposte - a marzo a
Francesco Giuseppe e a novembre ai sovrani delle potenze europee per ospitare a Parigi un Congresso che riconosca l’indipendenza
polacca e ridisegni la carta geopolitica continentale.
L’imperatore dei Francesi immagina un sistema di compensi territoriali fra
Stati allo scopo (si legge, per esempio, nella nota di novembre) di “dare una
nuova regolamentazione” e garantire una “pacificazione generale”,
riconoscendo sia “i diritti dei troni” sia “le legittime aspirazioni dei popoli”.
Fra gli scambi territoriali, previsti nelle sue proposte, spiccano la cessione
del Veneto all’Italia da parte dell’Austria, l’assegnazione a Vienna, come
compenso, della Sassonia e della Slesia prussiana, l’attribuzione alla Prussia
di territori tedeschi nel Nord, una confederazione di Stati cristiani nei
domini ottomani dei Balcani, l’acquisizione per la Francia della riva sinistra
del Reno 38.
Quale è il bilancio della politica estera di Napoleone III?
Soutou sostiene che l’imperatore ha “effettivamente” dato un contributo
“decisivo” per la decomposizione del sistema europeo concepito nel 1815 39.
Tuttavia, accanto a indubbi successi, la politica bonapartista ha registrato
insuccessi a volte anche gravi.
Come s’è anticipato, Italia e Germania acquisiscono una fisionomia e un
peso che non rientravano nei piani francesi. C’è da dire che Napoleone III, a
fronte di questi imprevisti e indesiderati processi, dimostra di saper
pragmaticamente adattare la propria strategia, deciso a conservare l’amicizia
di entrambi i Paesi 40.
38
G-H. SOUTOU, op. cit., pp. 368-370, 372, 376; E. DI RIENZO, op. cit., pp. 336-338.
G-H. SOUTOU, op. cit., p. 368.
40
Ivi, p. 373.
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I. La Francia di Napoleone III all’epoca della Convenzione di Settembre
A riguardo della Germania, però, l’imperatore sottovaluta per troppo tempo
l’ascesa della potenza prussiana - egli si concentra piuttosto sul pericolo
austriaco - commettendo un errore fatale.
Comprensibile e realistico, per altro, è, agli occhi di Parigi, l’atteggiamento
assai circospetto che l’Inghilterra assume nei confronti dei disegni
napoleonici. I tentativi di organizzare quel congresso europeo così in cima ai
pensieri imperiali, si scontrano con i rifiuti e l’indifferenza di Russia,
Prussia e Austria 41. Per completezza, va accennato che il ruolo che
Napoleone assegna alla Francia non si limita all’Europa, ma abbraccia (oltre
all’Africa) anche l’America dove l’imperatore mira a costituire empori
commerciali e Stati satelliti (Messico).
Dopo Sadowa, di fronte alla minaccia prussiana, Napoleone avvertirà la
necessità di andare oltre un sistema di equilibrio multinazionale sancito dai
congressi e penserà, profeticamente, alla costituzione di un’Europa
confederale, tale da opporsi alla crescente ascesa, anche demografica, di
Stati Uniti e Russia. Il nucleo iniziale di una tale impresa, sarebbe dovuto
essere l’istituzione di un’Unione Latina monetaria, comprendente Francia,
Belgio, Svizzera, Italia e Grecia 42.
Ferma restando questa strategia di fondo, per farsi un’idea della politica
estera napoleonica si deve tener conto di un fattore fondamentale, che ha
stretta attinenza, tra l’altro, con la questione romana e, quindi, con la
Convenzione di Settembre.
I progetti vagheggiati da Napoleone III sono spesso condizionati, quando
non sono compromessi, anche dalle incomprensioni e dalle resistenze che
l’imperatore incontra in patria e che si traducono, per esempio,
nell’impossibilità per il sovrano di ottenere i fondi e gli armamenti che gli
sarebbero necessari.
È tenendo conto di questo fattore che Soutou sostiene che la piena
realizzazione dei programmi imperiali andava oltre “le possibilità del
Paese”, così come considera “irrealistica e utopistica” la stessa visione
europea di Napoleone III.
41
42
E. DI RIENZO, op. cit., pp. 337-338.
G-H. SOUTOU, op. cit., p. 382.
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La strage impunita. TORINO 1864
Anzi, al riguardo, lo storico coltiva il sospetto che l’ostinato perseguimento
dell’imperatore di un Congresso continentale sia il frutto di una
inconfessabile presa d’atto della propria impotenza.
Le ambiguità, poi, che Napoleone denota costantemente nelle sue decisioni,
sono il prodotto del continuo sforzo di far coesistere principi ispiratori
conflittuali, di imporre a livello continentale il superamento dell’ideologia
dinastico-legittimistica, servendosi, tuttavia, di un metodo di relazioni
internazionali che è sulla falsariga dello stesso Congresso di Vienna 43.
Veniamo ora alla questione romana: essa ha un peso di primo piano
nell’economia strategica imperiale. Essa rappresenta l’autentica “pietra di
paragone” dei condizionamenti interni con cui il sovrano, malgrado un
potere istituzionale vastissimo, deve scendere a patti: l’attaccamento del
clericalismo transalpino al potere temporale dei papi “avvelena” la politica
imperiale 44. L’armistizio di Villafranca si spiegherebbe altresì con la
volontà imperiale di non compromettere l’appoggio dei cattolici francesi 45.
Sia Cavour sia Napoleone III concordano “ampiamente” sul fatto che lo
Stato Pontificio debba ridursi al solo territorio di Roma - sostiene Soutou come si può leggere nell’opuscolo “Il papa e il Congresso” di Lagueronnière
del dicembre 1859. Se il loro disegno non si realizza, ciò è dovuto
all’opposizione di Pio IX 46.
L’enciclica Quanta Cura ed il Sillabo, del dicembre 1864, sembrano
contenere un’accusa implicita anche alla recente Convenzione tra Francia e
Italia, poiché metterebbe in dubbio il potere temporale 47.
Non solo, ma con il trascorrere del tempo, l’influenza dell’elettorato
clericale assume maggiore importanza, fino a svolgere un ruolo decisivo:
[…] il est clair que si l’Empereur n’avait pas été obligé de tenir compte du puissant courant
ultramontain en France, la Question romaine aurait pu être resoulue très vite, et un grave
motif de désaccord par la suite entre la France et le jeune Royaume d’Italie aurait été
écarté 48.
43
Ivi, pp. 380, 383.
G-H. SOUTOU, op. cit., pp. 365, 384.
45
R. POZZI, Napoleone III, il Secondo impero, la Comune, in La Storia. Risorgimento e rivoluzioni
nazionali, vol. 11, Roma, La Biblioteca di Repubblica, 2004, pp. 404-405.
46
Ivi, p. 379.
47
E. DI RIENZO, op. cit., p. 368.
48
G-H. SOUTOU, op. cit., p. 379.
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