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Economia
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LIBERTÀ
Domenica 29 gennaio 2012
Grecia,l’accordo slitta ancora
No di Atene al commissario sul suo bilancio chiesto da Berlino
MILANO - La Grecia tiene sempre in
tensione i mercati finanziari e agita l’Europa con lo spettro delle
conseguenze del suo default controllato. Le trattative per l’accordo
di ristrutturazione del debito con
i privati, che dovevano essere a un
passo dall’accordo, sono state
nuovamente sospese ieri sera. «Ci
aspettiamo - recita una nota dell’Institute of international finance
- di concludere la prossima settimana». Un tira e molla che sicuramente contribuirà a riportare
tensioni sugli spread in una settimana che si aprirà domani con
un importante vertice europeo
sul nuovo fiscal compact. Secondo il Financial times di ieri, la Germania vorrebbe la nomina di un
commissario con pieni poteri sul
bilancio dello stato ellenico. Il Go-
MILANO - Iren (la multiutility di cui
fa parte anche Piacenza) e A2a trovano l’accordo al fotofinish e salvano il progetto di una Edipower
tutta italiana partecipata dalle ex
municipalizzate e polo aggregante attorno al quale coltivale il sogno, vagheggiato da ampi settori
della politica, specialmente nel
centrosinistra, di una grande multiutility del Nord che consolidi il
frammentato mondo delle ex municipalizzate.
Il Cda di Iren, riunitosi in mattinata, ha approvato all’unanimità
il nuovo “termsheet” (accordo
quadro) sulla governance e la
struttura industriale di Edipower
proposto da A2a. Un sì non scontato, dopo che mercoledì scorso,
una prima proposta di A2a era stata rispedita al mittente, sempre all’unanimità, in quanto insoddisfacente. Qualche concessione sulla
verno greco ha affermato che «c’è
effettivamente una nota informale che è stata presentata all’Eurogruppo» per la messa sotto controllo permanente del bilancio ellenico, «ma la Grecia non discute
una simile eventualità, queste
competenze appartengono alla
sovranità nazionale». Dopo il deciso «no» di Atene è arrivata anche la precisazione del portavoce
del commissario Olii Rehn: «Nel
contesto del nuovo programma
in cooperazione con gli altri partner della troika la Commissione
stabilirà una capacità di monitoraggio sul terreno per fornire consigli e assistenza in modo da assicurare una tempestiva e piena attuazione delle riforme». Inevitabile che Nouriel Roubini da Davos torni, quindi, a preconizzare
un’uscita della Grecia dall’euro
entro un anno, seguita dal Portogallo: «Per Lisbona potrebbe servire un po’ più di tempo», ha sostenuto l’economista che prevede inoltre una dura recessione in
Europa e un 50% di probabilità
che «nei prossimi 3-5 anni la zona
euro vada in pezzi». Sempre dal
Forum di Davos un altro economista, Kenneth Rogoff, ha sostenuto che dopo la Grecia sarà il
Intesa in extremis tra Iren e A2a:salvo
il progetto dell’Edipower tutta italiana
governance di Edipower a Iren,
con congrue maggioranze qualificate non solo in assemblea ma anche in Cda, una “tregua” sui contratti di tolling (quelli che regolano
le commissioni che Iren e A2a dovranno pagare per utilizzare gli
impianti di Edipower) e la spinta
dell’assessore al bilancio di Milano, Bruno Tabacci, e del sindaco
di Torino, Piero Fassino, Comuni
azionisti delle due società e grandi sponsor della multiutility del
Nord, hanno permesso alle due
società di gettare il cuore (industriale) oltre l’ostacolo (finanziario).
Nel primo pomeriggio si sono
CONVENZIONE CON LE PRINCIPALI BANCHE CREDITRICI
Decolla il piano di risanamento
del Gruppo Dorini di Piacenza
PIACENZA - Decolla il risanamento del Gruppo Dorini di Piacenza. Sono infatti state sottoscritte convenzioni con le principali banche creditizie che danno
fiato all’attività del gruppo.
Il piano di risanamento del
Gruppo Dorini, uno dei più importanti dealer italiani di veicoli industriali e il principale
concessionario nazionale del
marchio Volvo - come spiega u-
Il governatore
di Bankitalia
Ignazio Visco:
«Le banche
italiane godono
di un buono
stato di salute
sul fronte dei
fondamentali»
e «non sono
esposte
direttamente»
alla crisi greca.
na nota - è stato asseverato dopo più di due anni di negoziato.
Il piano è stato seguito dalla
sottoscrizione della convenzione con le principali banche
creditrici. Si pone così mano a
un indebitamento complessivo di circa 50 milioni di euro
con un programma di intervento che prevede la concentrazione del core business del
così riuniti gli organi di Delmi, la
holding dei soci italiani di Edison,
sotto la presidenza di Franco Baiguera, per approvare gli accordi
con Edf e chiudere un riassetto
che ha richiesto oltre un anno di
trattative, cinque proroghe dei
patti di sindacato, l’interessamento di tre ministri (Giulio Tremonti,
Paolo Romani e Corrado Passera)
e un duro braccio di ferro prima
tra Edf e Delmi, poi all’interno del
fronte italiano. Delmi ha così deliberato la cessione a Edf del 30,6%
di Edison per 700 milioni e l’acquisto da Edison e Alpiq del 70% di Edipower per 800 milioni. L’ultima
incognita sul riassetto è il giudizio
Gruppo, con la cessione del patrimonio immobiliare e delle
partecipazioni non strategiche.
Nel negoziato e nello studio
del piano, il Gruppo Dorini é
stato assistito dallo studio legale La Scala, con Nadia Rolandi
del Restructuring e Riccardo
Bovino, capo del team di Corporate. Advisor finanziario é
stato Garnell, il cui team è stato personalmente coordinato
dall’amministratore delegato
Gianni Lucchini. Le banche
creditrici sono state assistite
dal tTeam di restructuring di
Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & partners.
della Consob sull’opa che Edf dovrà lanciare sul flottante di Edison:
i francesi hanno chiesto di pagare
un prezzo in linea con quello per
le quote Delmi (0,84 euro per azione). In caso contrario l’intesa andrà rinegoziata.
L’operazione Edipower «è un’operazione di sistema importante
e una bella operazione industriale» ha commentato il direttore generale di A2a, Renato Ravanelli, uno dei principali negoziatori dell’accordo. «Entro il 15 febbraio - ha
spiegato - andranno firmati i contratti definitivi con Edf che dovranno essere confermati dopo il
parere della Consob e dell’Antitru-
A P E RT I A L T U O M O N D O .
st per arrivare al closing entro il 30
giugno».
Trovato l’accordo sulla governance, ora A2a e Iren, primo e secondo socio con il 56% e il 21% di
Edipower (i trentini Sel e Dolomiti Energia hanno il 7% a testa mentre i soci finanziari Mediobanca,
Bpm e Crt complessivamente il
9%), dovranno trovare un compromesso sulla struttura industriale. I contratti di tolling attuali,
quelli che alimentano il conto economico della società, sono prorogati fino a fine giugno. A2a, che
consolida il debito e il mol di Edipower, preme perché le commissioni per l’affitto degli impianti
siano un po’ più alte, così da rendere la società più robusta (ci sono
1,1 miliardi di debiti da rifinanziare), mentre Iren preferirebbe limitare l’iniezione di risorse in una
società che non consolida.
Fiere di Parma,fino al 5 febbraio
il Salone dedicato al mobile
PARMA - Ci sono anche espositori piacentini alla decima
edizione del Salone del mobile di Parma che si tiene fino al 5 febbraio nel nuovo
quartiere fieristico parmense. Gli organizzatori della
rassegna hanno segnalato
in particolare Bonvini Legno Srl di Piacenza, Tj assembly Sas di Pontenure e
Veneziani Giuseppe di Ca-
stelvetro.
Il salone del mobile di Parma propone arredi e complementi dal design classico e
moderno, illuminazione decorativa per l’in&outdoor, soluzioni per piccoli spazi, artigianalità, ecologia e risparmio energetico bioarchitettura e benessere. Allestite anche due aree tematiche: Vivi
meglio e Vivi verde.
La Spanair
in difficoltà
sospende i voli
all’improvviso
MADRID - Non è stato il maltempo,
né uno sciopero, nemmeno una
nuvola di cenere di un vulcano irrequieto. Centinaia di passeggeri
increduli sono rimasti a terra venerdì sera negli aeroporti spagnoli per la chiusura improvvisa
della compagnia aerea Spanair,
con la quale dovevano volare.
«Di fronte alla mancanza di visibilità finanziaria per i prossimi
mesi, la compagnia ha deciso di
cessare le sue operazioni», ha dichiarato la compagnia in un comunicato emesso poco prima
delle 21.30, citando «ragioni di
prudenza e di sicurezza». L’ultimo volo di Spanair è atterrato alle 22, poi tutte le attività sono state annullate, anche a mezz’ora
prima della partenza.
E negli scali è scoppiato il caos:
più di 22mila persone - secondo
i media spagnoli - avrebbero dovuto viaggiare con la compagnia
nel fine settimana. Solo ieri 55
voli sono stati cancellati all’aeroporto Barajas di Madrid, 54 a Barcellona e qualcuno anche nelle isole di Maiorca e Gran Canarie.
In soccorso dei passeggeri sono
arrivate altre compagnie, l’Iberia,
ma anche le lowcost associate all’Elfaa (European low fares airlines association), EasyJet, Ryanair
e Vueling che hanno messo a disposizione voli a prezzi ridotti.
La drastica chiusura della Spanair, nata nel 1986, è stata decisa
dopo il fallimento delle trattative
con Qatar airways per una alleanza finanziaria e dopo che la
regione della Catalogna, azionista della compagnia, ha annunciato la fine dei finanziamenti a
causa di tagli di bilancio. «Quando abbiamo saputo che l’alleanza (con Qatar airways) non si sarebbe fatta e che il governo della
Catalogna non ci avrebbe più finanziati, la decisione più sicura
era di fermare le operazioni», ha
spiegato in tv il presidente della
compagnia, Ferran Soriano.
Ora la Spanair rischia multe fino a 9 milioni di euro per aver infranto le leggi sulla continuità del
servizio e i diritti dei passeggeri: il
Governo spagnolo ha già avviato
le procedure di infrazione. «Ci
congediamo, ma non prima di aver offerto le nostre più sincere
scuse alle persone colpite e di
ringraziare per la fiducia. A tutti,
grazie», è stata nella notte l’ultima comunicazione della compagnia sui social network. Su Facebook anche le modalità per chiedere il rimborso dei biglietti per
voli futuri già acquistati.
dalla prima pagina
L’Italia fra incertezze e timide speranze
I
Andrea Di Stefano
ANCHE ESPOSITORI PIACENTINI ALLA DECIMA EDIZIONE
dalla prima pagina
l quale ora dopo un terrificante esordio a suon di tasse, e un passaggio molto più leggero sulle liberalizzazioni,si esibisce in un tentativo di semplificazione della vita degli italiani e delle imprese che non può
non incontrare il favore di tutti. E che
benché minimizzato dal Pdl e dalla Lega,sicuramente è un buon colpo messo a segno per l’attuale esecutivo.
Quello guidato da Monti è un governo moderato, che sta cercando di
far marciare l’Italia al passo degli imperativi dell’Europa e che non pensa di
mettere in discussione gli assiomi di
fondo che regolano oggi l’economia e
la politica.Un governo che si appresta
a intervenire sul tema del lavoro in
modo certo non favorevole ai lavoratori.E che tuttavia in quest’opera sta evidenziando doti di prudenza, di costanza e di fermezza, anche se non di
piena equità,che balzano agli occhi,e
che gli valgono gli elogi degli Usa e
della Germania,e il favore dei mercati
– il voto dello spread, sempre calante,
vale molto di più dei voti, ormai molto sospetti, delle agenzie di rating –.
Un governo che salvando l’Italia sta
salvando l’Europa,e che acquista qual-
Portogallo a dover avviare una ristrutturazione del debito sovrano.
E c’è un’alta probabilità che lo
debbano fare anche Irlanda e
Spagna. Il docente della Harvard
university si è invece dimostrato
più possibilista sull’Italia che «è
un caso borderline, dove potrebbe verificarsi solo un problema di
liquidità».
Il tema della stretta del credito
è stato nuovamente affrontato
anche dal Governatore Ignazio Visco: le banche italiane godono «di
un buono stato di salute sul fronte dei fondamentali» e «non sono
esposte direttamente» alla crisi
greca, ha detto a Davos, ma esiste, tuttavia, «il rischio concreto di
difficoltà nel credito nel finanziamento dell’economia reale».
AEREI E CRISI
che influenza nella scena internazionale.Un governo,infine,che non è certo il migliore dei governi possibili, ma
che è oggi l’unico possibile, e che è in
ogni caso sideralmente migliore dell’esecutivo sgangherato e inefficiente
che l’ha preceduto: il governo Berlusconi-Bossi-Tremonti.
E’sulla destra che l’esistenza e l’opera del governo Monti esercitano gli effetti più devastanti. Una destra che,
dopo che il suo leader è stato messo
nell’angolo e si è appannato,sta esplodendo lungo linee di frattura locali (regionali) e strategiche, dividendosi in
mille cordate personali e in due blocchi,alla deriva lungo rotte sempre più
divergenti: da una parte quelli che temono il successo del governo e lo vogliono fermare alle idi di marzo, per
andare alle elezioni prima che la probabile terrificante sconfitta delle amministrative sancisca la fine del Pdl, e
dall’altra quelli che ormai convergono
apertamente verso un centro moderato, dove incontreranno un accogliente e benevolo Casini.Analogamente la
Lega si spacca tra bossisti che cercano
di inscenare l’ultima ribellistica resistenza padana,anche al prezzo di per-
dere ogni capacità di manovra e di azione politica (anche verso Berlusconi)
e maroniani che,un po’meno votati al
suicidio, cercano di preservare un potere di coalizione.Il tutto mentre,su un
sito leghista subito oscurato, la base
manifesta il suo sostegno a Monti –
che da parte sua aveva previsto che la
base della Lega sarebbe stata d’accordo con le sue misure –.
Naturalmente, il Pd se la cava meglio del Pdl; e vincerà le amministrative quasi certamente.Sta recuperando
il rapporto con Sel e Idv, e conservando il feeling con l’Udc. E’il perno della
politica italiana. Ma al suo interno è
duramente diviso fra una linea-Ichino,
di sostanziale convergenza col governo anche nelle opzioni più invise ai
sindacati,e una linea più vicina a posizioni moderatamente socialdemocratiche (ossia più attente alla dimensione dei diritti sociali). Che Monti abbia
in agenda l’articolo 18,e incontri i sindacati con scarse prospettive di successo (il che significa che non ci sarà
consenso sulle misure che in ogni caso prenderà),lascia prevedere ulteriori lacerazioni.
La verità è che sono le forze politi-
che tutte,a prescindere dalle loro venture e e sventure,sono esterne o estranee alla vita nazionale,oggi.Al più,raccolgono proteste corporative, più o
meno giustificate (c’è differenza fra operai sull’orlo della disperazione e notai arrabbiati),ma nessuna di esse ha la
forza ideale e la credibilità operativa
per dare una direzione e una prospettiva al futuro del Paese. Il governo
Monti assorbe in sé tutta la politica –
poca,in verità – che l’Italia ha a disposizione. I partiti lo sanno, e i cittadini
anche.E tutti – ecco la causa della strana divisione del Paese – oscillano tra
fatalistica accettazione,rabbiosa ribellione e tantissimo disincanto, più o
meno amareggiato. Il sentimento più
diffuso è che stia faticosamente chiudendosi l’età berlusconiana, e che i
tempi nuovi si presentino all’insegna
di una triste indecifrabilità,incupita da
molti sacrifici e rischiarata da pochi
nuovi vantaggi. Un sentimento ambivalente, di disorientamento. In cui si
staglia,tuttavia,un’unica certezza:che
almeno in questi territori sconosciuti e
non ameni si cammina, ora, con i piedi appoggiati a terra,per quanto sconnessa questa sia, liberi dall’illusionismo irresponsabile che ci ha condotti
fin qui.
Carlo Galli
Governo-Monti, camera iperbarica
ue mondi, questi, tra di loro
ermeticamente separati.
Che tagliavano in due, spesso, persino le famiglie.
Due mondi prevenuti, fra di loro
inconciliabili, non in base alle scelte
da fare (com’era successo nella prima repubblica) ma per partito preso. Una logica da curva Sud, per cui
l’avversario ha sempre torto,l’amico
ha sempre ragione e l’arbitro è sempre cornuto,indipendentemente da
come è stata giocata la partita.
In questo clima politico, sociale e
culturale, nulla è possibile. La politica infatti non è come il calcio per cui,
o c’è un gol,o non c’è un gol.Il mezzo gol o il quasi gol non è contemplato. In politica invece è previsto
anche il “mezzo gol” o il “quarto di
gol” perché la politica è il regno del
compromesso. In politica si tratta
sempre. E fortunatamente è bene
che sia così. Non sono di questo avviso solo i pericolosi fanatici mimetizzati tartufescamente dentro la
pelle dell’agnellino.
Anche se in Italia la trattativa si è
spesso tramutata in un devastante
tiramolla infinito che fa incancrenire
D
C A RTA C O N T O . 6&235,/$&$57$&+(7,6(03/,),&$/$9,7$
i problemi e danneggia la società,
non provvedendo ai suoi bisogni.In
una democrazia funzionante infatti,
dopo la trattativa alla ricerca del
compromesso,se l’intesa bipartisan
non è stata trovata, la maggioranza
deve assumersi la responsabilità di
passare ai voti e, se essa ha la maggioranza,viene approvata la soluzione che la maggioranza preferisce.
Il governo Monti è una sorta di camera iperbarica che riabitua a trattare, le due parti politiche che si sono
sinora rivelate come assolutamente
incompatibili. Monti gode di una
maggioranza parlamentare che è
più larga di quella che c’era ai tempi del governo Berlusconi; per non
parlare di quella del Prodi II che stava in piedi con i senatori a vita e portando nell’aula in barella i parlamentari indisposti. Anche per questo,
Monti fa le cose che il parlamento
non riusciva a fare. E, per assicurarsi
la maggioranza,deve trattare e confrontarsi con una maggioranza bipartisan, formata, oggi, da partiti
non più o sempre meno inguaribilmente avversi.
Pierluigi Magnaschi
A P E RT I A L T U O M O N D O .