PDF - Ritorna alla home

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PDF - Ritorna alla home
Kainh
Rekius
Nel sonno della dormiente
Data assegnazione : 20/04/2009
Data svolgimento : 02/03/2010
Luogo : nei sogni di Daniaa, l'amata di Kainh
Premio : STASI MOLECOLARE – PROIETTILE IMPREGNATO – 4 EP (Rekius)
Master : Soul
Sezione : Volontà di restare
BRIEFING
Volontà di Restare
Il sonno di Daniaa
KainHeartless
Perso.
Perso nel vuoto.
Questo era quello che era accaduto al mio spirito malinconico.
La freddezza che tanto mi contraddistingueva stava venendo meno, il senzacuore stava diventando prigioniero.
Il mio cuore stava diventando prigioniero, nei ghiacci eterni dei suoi pensieri, intrappolato saldamente con delle
invisibili, fitte ed intricate catene che nessuno poteva vedere.
La fiamma vitale del mio spirito si stava lentamente spegnendo, conscia di non voler lasciare tutto ciò che aveva
intorno.
Da un lato avevo, fra gli innumerevoli altri, il pensiero di uscire da questa prigione mentale in cui ero intrappolato
ogni giorno, dall'altro non volevo per nulla lasciare i miei fedeli compagni d'arme. Per me non erano solamente dei
compagni con cui affrontare i pericoli, ma erano per me degli animi fidati, da cui non potevo e non volevo
separarmi assolutamente.
E l'altro lato era Daniaa.
Daniaa.
Sempre imprigionata in quello strano sonno da cui non voleva o non poteva risvegliarsi.
In un certo senso ero come addormentato io con lei in quel sonno, incapace di liberarmi da quella morsa di pensieri
eterni che si formavano, gelidi, nella mia mente.
Chino sulla mia amata vampira le tenevo la mano, speranzoso che un giorno o l'altro avrei potuto parlagli
nuovamente, sentire nuovamente la sua voce che per me era una musica diventata una lontana sinfonia incompiuta.
Un raggio di luna le illuminò il viso calmo, rendendola divina.
Il mio cuore divenne ancor di più prigioniero in quel momento, e la mia grande mano che non stringeva la sua stava
mutandosi in un fermo pugno di gelida frustrazione. Ma non so come, mi calmai e rasserenai anch'essa , poi misi il
viso accanto alla mano di Daniaa e la baciai, sussurrando il suo nome al nulla.
Ma quella calma durò poco, pensai nuovamente al male ; tutto sembrava volgere al peggio e la mia coscienza non
riusciva a liberarsi da quella tempesta di tristezza e sconforto che si abbatté in me.
Il mio cuore era intrappolato in una invisibile e spinosa morsa di ghiaccio, tormentato.
Forse la mia parte umana che mai era morta stava tornando a dominare l'altra controparte fredda e senza pietà che
avevo assunto appena arrivai alla cattedrale del sangue.
Ricordai.
Ricordai che ero un vampiro.
Non potevo e non dovevo abbattermi, perchè in ogni cosa esisteva speranza, ed anche in questa non vi sarebbe
stata eccezione.
O almeno volevo crederci, di tutto cuore.
La mia lama era appesa al muro, silente ,calma e dormiente nel suo fodero. Fissai a lungo la sua elsa.
Lasciai la mano di Daniaa e mi avvicinai lentamente a Frost, pronto a far cullare la mia anima nel momento in cui
l'avrei impugnata.
Da un amore all'altro ; certo non era paragonabile con l'affetto che provavo verso Daniaa, però ero legato anche
alla mia spada.
Infine allungai il braccio e la sfoderai, rompendo il silenzio della cripta in un quel metallico suono che amavo,
sempre, poi la impugnai salda nella mia grande mano.
Non sentii il solito brivido che provavo , era una sensazione strana questa volta.
"Cara amica mia" sussurrai triste "mi dispiace ma in questo non puoi aiutarmi."
Osservai comunque la sua forma, la sua elsa e la sua lama azzurrina, pronta a gelare qualsiasi creatura volessi.
Feci scorrere il palmo della mia mano sinistra sulla parte piatta della lama, evitando il suo severo filo tagliente ; non
sentii alcun gelo in me, poiché il mio cuore era già intrappolato in quella morsa ghiacciata che non era fisica, ma
radicata in me.
Chiusi gli occhi e riposi la lama nel suo fodero.
“Capisco cosa provi...”, disse Sheer, appena entrata nella stanza.
“... ma sembra che il Negromante abbia trovato una soluzione”.
--MISSIONE
Nel Sogno della Dormiente
KainHeartless
Paladino
LDR: ???
Rekius
Adepto
LDR: ???
Entrare in contatto con un'anima perduta nei meandri più oscuri del regno spettrale non sarà facile, soprattutto
nell'ipotesi - ancora non confermata né confutata - secondo la quale un potere più grande della sua volontà si
ponga ad egida tra il mio impulso negromantico e la coscienza remota della dormiente. Se quel sonno è imposto
da un potere superiore, ti consegnerò le chiavi per affrontarlo. Sono inoltre sorpreso ed amareggiato, nel constatare
la mia ignoranza nei confronti delle volizioni di Daniaa. Qualunque sia il male che la affligge, il morbo astrale che la
costringe lungi dalla veglia terrena della non-vita, questo mistero fugge ancora il dominio delle mie attuali
conoscenze sulla vita e sul sonno.
KainHeartless, Luogotenente del Negromante, sarai accompagnato in questa tua missione dall'Adepto Rekius,
Mietitore d'Anime del gelo eterno; il Fratello dell'Alleanza è giunto con tutta la sua determinazione, pronto ad
affrontare questa sfida, forse incuriosito dai poteri di Frost, o forse perché il vociare sulle condizioni di Daniaa non
decadono al silenzio tra le gelide mura della Cattedrale del Sangue.
Ci sono conoscenze che tracimano la vostra immaginazione, e la via che ad esse conduce si rivela spesso irta di
pericoli, spesso leggera e danzante e soffusa, come l'innocuo pallore della luna. Non c'è luogo, qui a Nosgoth, che
possegga memorie e saperi sul sonno e sull'anima più profondi ed oscuri che qui, nel rifugio dell'antico mentalista
Nupraptor.
Il Negromante mostrò ai due guerrieri un antico tomo che pareva emettesse una strana luce azzurra. Lo aprì. Le
pagine del libro, apparentemente mai compilate, apparvero dapprima pallide, poi via via sempre più luminose,
finché un intero fascio di luce avvolse la vista ed i corpi di Kainheartless e Rekius.
Si sarebbero svegliati in quella stessa stanza, stanchi e confusi, con quel libro ancora tra le braccia del Negromante.
“Ho appena terminato di leggere la parola del vostro viaggio nei pensieri di Daniaa; ora procederò con il rituale del
risveglio. Questo suo sogno mi ha fornito elementi sufficienti per tentare. Ricordatevi di ringraziare Respen. Questo
prodigio è opera sua”.
missione
Parte prima
NEL NUOVO MONDO
KainHeartless
Cradle of Filth - At the Gates of Midian + Cthulhu Dawn
Fasci di luce bianchi e sinuosi mi presero con loro, cullandomi in una dimensione che mai avevo visitato.
La sensazione fu quasi piacevole,dolce, come se entrassi nei miei sogni stessi, non provai vertigini di spostamento
come in precedenza avevo provato in altri luoghi.
Avevo varcato il portale deciso e sicuro, lanciando un breve sguardo al mietitore. Ero sicuro che questo viaggio
avrebbe finalmente posto fine al riposo di Daniaa.
Almeno speravo.
Per svariati istanti non vidi nulla e poi quando sentii di nuovo la terra sotto i miei piedi non vidi altro che il buio, oltre
ai luminosi occhi di Rekius, brillare di quella luce azzurra intensa nell'oscurità
Quando invece i miei si abituarono al buio, cominciai a distinguere i contorti contorni di quel posto in cui eravamo
sbucati : un buio corridoio.
Non sembrava tanto lungo, ma mi misi in allerta.
La sensazione piacevole che avevo provato nel breve viaggio dalla cattedrale al sogno di Daniaa stava svanendo per
lasciar posto ad un dubbio; non era bello averne mentre mi trovavo nel sonno della mia amata, ma quel corridoio
buio , che era appena all'inizio del nostro cammino, non sembrava nostro amico.
Guardai Rekius , che stava a fianco a me.
Feci un cenno col capo e ci decidemmo ad attraversare il corridoio buio.
"D'altro canto non possiamo esitare appena arrivati" pensai ad alta voce.
Al fondo di quel corridoio trovammo un portale pesante, che osservammo entrambi con attenzione, perché su di esso
erano incisi dei simboli vampirici runici.
Capii i simboli come una frase che diceva
< Sii il benvenuto nella mia mente, mio amato, tu e il tuo compagno d'arme, ma sii cauto ai percorsi della mia
psiche,coloro che l'hanno posseduta sono malvagi >
Poi le incisioni sembravano bruscamente interrompersi , rotte nella pietra.
"Coloro?" chiesi al vuoto del portale
"Coloro?" dissi ancora
Come d'istinto, misi le dita della mano destra sull'elsa di Frost, pronto ad affrontare qualsiasi cosa ci aspettasse
varcata la soglia.
"No Kainh. Aspetta" disse calmo il mietitore "non credo ci aspettino pericoli appena varcata la soglia"
Dentro di me cominciava ad aleggiare un senso di frustrazione misto all'odio , ancora prima di cominciare questo
viaggio esplorativo nel suo sogno.
"Peccato" dissi al mietitore.
L'aria si era già fatta più gelida per quell'istante e notai sul portone una leggerissima patina di gelo sulla sua
superficie.
Dovevo calmarmi.
Spinsi lentamente il grande portone che avevamo davanti, con grande curiosità misi gli occhi oltre il varco, in barba a
tutti i pericoli che sarebbero potuti esservi oltre, e rimasi abbagliato dalla luce immensa , rispetto al buio cunicolo da
cui eravamo arrivati . Si era materializzato ai miei occhi uno strano posto, un luogo che mai mi sarei sognato di
esplorare nella mente di Daniaa.
Vidi quell'immensità di acqua marina infrangersi severa contro degli scogli e poi sentii la grigia sabbia sotto i miei
stivali.
"Mare.." dissi deluso chissà dove dannazione siamo"
"Che Daniaa stia sognando di un passato viaggio a Meridian?" chiesi ancora
" Forse è il suo modo di accoglierci, Kainh. Forse Daniaa ci sta rincuorando un’ultima volta prima di addentrarci
definitivamente nei suoi recessi mentali... "
In quel momento in cui io e il mietitore d'anime stavamo parlando, il cielo era serenissimo e carico di vento, che
faceva svolazzare fastidiosamente i miei grigiastri capelli, il mare era di un colore blu che apprezzavo, tuttavia.
Ma in breve tempo delle nuvole arrivarono veloci, portate dalle correnti e si scontrarono le une con le altre. Il risultato
fu che il mare mutò in un colore grigio scuro profondo, le nuvole e il cielo, nere.
Sembrava che quella condizione degli elementi combaciasse perfettamente con il mio stato d'animo abbattuto.
Cominciava male il viaggio.
Sottili gocce di pioggia cominciarono a calare sui nostri visi e in poco tempo i miei indumenti, con il verde vessillo che
portavo sulla mia spalla era completamente fradicio, così come i pochi laceri indumenti di Rekius ; il suo bavero che
recava la sua insegna era passato dal color azzurrino al blu scuro, bagnato.
"Cerchiamo un riparo, amico mio?" chiesi
"Possiamo anche continuare, per quanto mi riguarda" rispose il mio compagno.
Pensai un attimo prima di rispondere, fissando le acque che stavano diventando sempre più tormentate e gonfie.
"Allora va bene. D'altro canto siamo già morti e non sarà certo un po’ di pioggia a portarci alla morte ultima"
Rekius mi fissò, in modo strano
"D’altronde, tu non puoi morire."
Dai suoi occhi trasparì come l’espressione di un debole sorriso, quasi si fosse divertito alla mia affermazione.
" Dove ci muoviamo? " chiese poi.
" La strada non la conosco, Rekius, però tenterei alla nostra destra…tra quelle scogliere. "
Il mio compagno mi guardò con rinnovata sicurezza.
" Bene, proseguiamo allora. "
C’incamminammo quindi verso l’ignoto, il mio passo fermo e imponente, il suo svelto e leggero.
La pioggia picchiava sui nostri capi, che in breve tempo erano diventati zuppi.
Andammo dunque ad est dell’uscita di quel misterioso corridoio in cui arrivammo oltre il portale creato dal
negromante, camminammo.
D’un tratto arrivammo alla foce di un fiume.
Eravamo arrivati a sud di Nosgoth?
Le uniche acque fluviali che ricordavo erano quelle che arrivavano dal Grande Lago del Sud, e che in un punto era
vicino a Provance, ma in questa dimensione folle, non sapevo se fosse stato quello o un altro corso d’acqua .
" Tentiamo il fato e risaliamo il fiume? " chiesi a Rekius
Il mietitore tentennò ma poi disse " Sì. Davanti a noi sembra esservi una spiaggia senza fine, oppure, il nulla. "
Annuii e allora voltammo verso il fiume, mettendoci a risalirlo e sperando di trovare qualche segno ; scrutai nel cielo
come per cercare consiglio, ma trovai solo la pioggia che picchiava severa sul mio volto.
Mentre costeggiavamo il fiume, la flora cambiò, tutto sembrava tornare al verde che preferivo, e non al giallo dorato
che mi metteva malinconia.
Ad ogni modo, sentivo una certa familiarità e una certa scioltezza , camminando a fianco di quell’alleato,era una
sensazione molto diversa da altre in precedenza, per cui decisi di sapere qualcosa di più mentre cercavamo un nuovo
segno per continuare il nostro viaggio.
" Ebbene, Rekius, non ci conosciamo molto, raccontami la tua storia "
Il mio compagno ebbe come un moto di titubanza, forse quale ferita del suo passato era ancora aperta e non avrebbe
voluto sollevare il velo steso sopra di essa.
Tuttavia, incominciò la sua narrazione.
" Non c’è molto da dire della mia precedente vita da umano...Ero un nobile abbastanza conosciuto in Uschtenheim.
Vissi quando la resistenza Cabal cercava di riportare al potere il dominio vampirico su Nosgoth. Io ero un loro
sostenitore, aiutavo come potevo la loro causa. Da piccolo avevo letto la storia della nostra terra, e grazie ad alcune
riflessioni nel tempo fino all’età adulta avevo capito che non apparteneva a noi. L’equilibrio che sorreggeva le lande
di Nosgoth era reso grazie ai vampiri, non agli insensati umani…
Una notte venni aggredito da un gruppo di Saraphan mentre stavo per recarmi ad una riunione dei Cabal. Mi
trovarono ed ingaggiammo un combattimento. Ma ero solo, e ben presto venni definitivamente assalito, e ridotto in
fin di vita.
Credendomi ormai defunto, essi si dispersero nella notte, lasciandomi nel bel mezzo della strada, morente e quasi
esangue.
Con le ultime forze rimastemi, cercai invano di camminare, ma riuscii solo a portarmi fino all’oscurità di un vicolo. Lì
morii...
Fui trovato però da un Vampiro che si saziò del mio sangue. Involontariamente mi trasmise il dono oscuro, poi mi
riportò in un santuario Cabal, dove venni riconosciuto. Mi dettero degna sepoltura, abbandonandomi ai ghiacci del
lago sottostante al rifugio di Janos Audron, poco fuori dalla cittadina.
Ci fu il silenzio, per molto tempo. Non so dirti esattamente quanto. Fatto sta che con il dono oscuro mi venne dato
come un "passaggio segreto" per una nuova vita. Di fatti ora sono qui, come vedi, la mia anima è stata richiamata
dal Mentalista Respen...
Devo a lui il fatto di poter essere qui ora. "
Quando finì, il mietitore si girò verso di me, guardandomi infine.
Per tutto il tempo aveva narrato la sua storia non fissandomi direttamente ma parlando al vuoto.
" E tu Kainh? Raccontami cosa ci porta in questa strana dimensione "
Sospirai, quasi rassegnato e conscio della risposta che stavo per dargli.
Gli narrai la storia di me e di Daniaa,dal principio, raccontandogli anche della mia vita prima di essere abbracciato in
questa non-vita, del mio passato alla cattedrale e mi soffermai , in ultimo, su cosa era accaduto a Daniaa in questi
ultimi periodi bui.
" E’ una cosa che va oltre la mia comprensione, Rekius. D’un tratto Daniaa non si destò più dal suo sonno " dissi
triste " è come intrappolata da qualcosa, sembra un sonno ancestrale, ma so che non è così. La sua forma non muta,
eppure sento che per quanto possibile vive "
Rekius mi osservava con quei luminosi occhi , interessato da questa storia, mentre parlavo ; quando finii mi misi ad
osservare il luogo attorno a noi, e mi accorsi che eravamo giunti ad uno strano villaggio.
SCARS FROM THE SKY
Rekius
Tool - Lateralus
Tutto attorno a noi cadeva in rovina.
Le case erano distrutte, molti muri crollati a pezzi, devastati, intere costruzioni ridotte alla forma più spoglia delle loro
stesse fondamenta.
Avanzando attraverso il villaggio, ispezionammo tutto ciò che il paesaggio ci proponeva.
Abitazioni in decadimento, dai tetti sfondati, vetri di finestre infranti.
Il colore predominante in tutto ciò era il grigio, non vi era un solo spruzzo di verde su quella tavola monocromatica.
La poca vegetazione che adornava il luogo si riduceva a cespugli di sterpaglie oramai defunte.
" Che luogo è mai questo, Kainh ? Ti ricorda qualcosa ? "
Il Vampiro mi osservò con aria del tutto ignara.
" Non ho mai visto nulla di simile. Non ricordo di aver mai visitato un posto come questo. "
Continuammo il nostro cammino fino ad arrivare a quella che doveva essere stata la piazza cittadina, il luogo di
ritrovo comune per tutti i residenti.
Davanti a noi vi era una chiesa diroccata. Il suo aspetto era in decadimento, ciò nonostante sembrava conservare
curiosamente una certa dignità rispetto agli altri edifici che la contornavano. In effetti, era come se fosse l’unico
sopravvissuto ad una lunga battaglia, il solitario superstite eretto attorno ai corpi dei suoi compagni caduti.
Ebbi un’idea.
" E se questa fosse la rappresentazione di un luogo che tu e Daniaa avete visitato durante il vostro passato
insieme ? "
" Non ne ho idea Rekius…Non ricordo di essere mai entrato prima d’ora in questo villaggio. Però…Avverto una
strana sensazione. Lo sento in qualche modo familiare con me stesso… "
Le sensazioni del Senzacuore avevano un curioso effetto risonante anche sul mio animo.
L’aria che si respirava in quel luogo era particolare, insolita. Avvertivo una tranquillità a dir poco desolante, era
un’atmosfera in qualche modo conflittuale con se stessa.
Sentivo il conciliante respiro di trovarmi a mio agio, come fossi a casa ; ma nello stesso tempo una sensazione di
atterrimento, quasi che tutto il peso di quella desolazione ricadesse su di me con la forza di un macigno.
" Proviamo a cercare un indizio…Da quando siamo qui tu hai visto dei cartelli ? Io non ne ho scorto nessuno... "
Il mio compagno si guardò velocemente attorno.
" Non ne vedo... "
Mossi il mio sguardo anche io attraverso ciò che avevamo nelle nostre vicinanze, ma nulla.
Finchè…
Mi voltai.
E davanti a noi vi era un altro imponente palazzo, anch’esso in decadimento, anch’esso ingrigito, come fosse ridotto in
quelle condizioni da molto più tempo di quanto si potesse pensare.
E sul palazzo vi era un cartello.
E sul cartello vi era…
Il nulla.
Esso era completamente spoglio, senza alcuna scritta, alcuna runa o qualsiasi simbolo.
" Guarda "
Indicai al mio compagno quell’enigmatico spettacolo.
" E’…vuoto. "
" Si. "
" Non vi è alcuna traccia di... "
" Di nulla. "
Voltò il suo sguardo su di me, e mi osservò con aria sorpresa e al contempo dubbiosa.
Cercai di suggerire una soluzione.
" Proviamo ad ispezionare quella costruzione, forse troveremo qualcosa. "
" D’accordo. Ma facciamo in fretta...Preferirei proseguire il nostro viaggio al più presto. "
Rivolsi al Senza Cuore tutta la mia risolutezza.
" Continueremo quanto prima...Capisco bene come ti senti. "
E detto questo, mi mossi in direzione del palazzo, seguito dal Vampiro.
Iniziai però ad avvertire una strana sensazione.
Ad ogni passo che ponevo sul terreno, mi sembrava che tutto attorno a noi si muovesse, pulsasse. Come il movimento
di un torace mentre i polmoni si riempiono e svuotano d’ossigeno...
" Kainh...Anche tu avverti questo senso di spostamento ? "
E vidi il mio compagno che vacillava mentre si muoveva.
Aveva il fiato corto, respirava a malapena, avanzava a tentoni.
" Kainh ! Cosa succede ? Cos’hai ? "
Mi osservò con occhi sgranati, ansimante.
" Non...Non lo... "
Il palazzo davanti a noi venne scosso da un’immane tremore, tralicci di cemento iniziarono a venir giù, mentre le
vetrate che adornavano le finestre si infransero, liberandosi nell’aeree come pulviscolo e grandine.
La terra tremava sotto i nostri piedi, il mio compagno faticava a rimanere eretto. D’istinto, sfoderò la sua spada.
" Cosa diavolo sta succedendo !? " chiese il Senzacuore al vuoto
Un’altra scossa tellurica mi fece perdere l’equilibrio.
Caddi sul duro terreno della piazza cittadina, mentre osservavo che anche la chiesa dietro di noi iniziava a cedere.
Improvvisamente, con uno scatto di fondamenta ed un grave boato, il campanile venne giù, abbattendosi sul tetto
della cattedrale e distruggendo parte della navata laterale.
Ero inerme, non sapevo cosa fare.
Mi sentivo completamente perso, desolato.
Terrorizzato, osservai il cielo che ci sovrastava.
Sgranai gli occhi quando vidi che pezzi di esso stavano letteralmente staccandosi e cadendo, come l’intonaco dal
soffitto di un’antica dimora.
" Daniaa cosa sta succedendo!? "
Urlò ansante Kainh al vuoto, mentre un pezzo di cielo cadde proprio di fianco a me e si distrusse in mille schegge più
piccole. Sembrava quasi fosse composto da cristallo…
Portai lo sguardo verso il Vampiro, che stava invece osservando impotente la distruzione di quel luogo.
Un’altra lastra cristallina di quel grigio soffitto venne meno, e questa volta sarebbe caduta esattamente sul mio
compagno.
" KAINH ! ATTENTO ! "
Gridai, ma egli era completamente immobile. Osservava sgomento mentre la realtà attorno a noi decadeva.
Non mosse per un solo istante lo sguardo verso l’alto.
Mi alzai di scatto, corsi nella sua direzione, mentre il fragile intonaco veniva sospinto sempre più dalla gravità verso la
sua testa.
Quando ormai il Vampiro stava per essere colpito, feci un balzo.
Gli diedi uno spintone con tutto il mio corpo, buttandolo per terra e cadendo lungo disteso anche io un istante dopo al
suo fianco.
L’oggetto che cadde dal cielo si frantumò, smembrandosi in mille e mille piccoli frammenti che, seppure il sole non li
illuminasse direttamente a causa delle nuvole presenti, luccicavano e brillavano mentre si posavano repentinamente
sul terreno.
Mi rialzai velocemente flettendo e facendo forza sulle ginocchia, dopo di che aiutai anche Kainh.
Solo in quell’istante mi accorsi dell’imponente colonna che si era distaccata dall’edificio davanti a noi.
D’istinto, portai le mani a proteggermi il viso dall’impatto che di lì a poco avremmo sperimentato, e lo stesso fece il
Vampiro, poco davanti a me.
Feci un ultimo respiro e...attesi quel rumore...
...
...
...
Ed invece, il silenzio.
Non si avvertiva più nemmeno lo scrosciare dei frammenti di cielo, non si udiva alcun terremoto.
Aprii gli occhi, e vidi.
Il mio compagno era ancora lì davanti a me, in piedi. Il pilastro era in posizione obliqua, e toccava lievemente la
fronte del Vampiro.
Tutto attorno a noi era immobile.
Alcuni pezzi d’intonaco erano addirittura rimasti sospesi a mezz’aria. Si potevano osservare le loro minuscole schegge
incastonate nell’aeree, senza che avessero alcun moto di discesa verso il terreno.
Kainh si voltò verso di me, con sguardo incredulo.
Di rimando, la mia occhiata profuse esattamente la sua stessa incredulità a tutto ciò che stava accadendo.
Mi spostai lievemente più a sinistra, così da osservare meglio la colonna sospesa.
Con fare titubante, il Senzacuore allungò una mano su di essa, e la toccò leggermente con l’indice.
Istantaneamente, da punto toccato si venne a creare una piccolissima crepa. Essa si mosse poi in direzione dell’origine
della colonna stessa, serpeggiando repentina e fulminea da un punto all’altro.
In breve, essa si divise in due, e con un ultimo scatto le due metà andarono ad infrangersi anch’esse contro il polveroso
terreno della piazza.
Guardai con stupore il mio compagno. Eravamo entrambi completamente spaesati. Quella nuova realtà così mutevole
non ci consentiva di comprendere fino in fondo cosa stesse accadendo all’interno della mente di Daniaa.
Come avremmo potuto salvarla se non capivamo nemmeno la natura di cosa ci stava attorno...?
Vi fu un silenzio di interminabili secondi, durante i quali io e Kainh ci guardavamo sgomenti attorno nella speranza di
riuscire a scorgere qualcosa che in qualche modo ci avrebbe aiutato.
Ma tutto quel che avevamo attorno era un paesaggio immobile e statico, privo del qual minimo movimento.
Quel che successe un istante dopo, accadde con la stessa velocità con la quale un fulmine si abbatte su di un albero,
mandandolo poi in mille frantumi.
Tutto il paesaggio attorno a noi, riprese improvvisamente i suoi movimenti.
I pezzi di cielo rimasti a mezz’aria tornarono a scrosciare verso il terreno, andando in schegge.
Potemmo notare però con immane sorpresa che però non era tutto come prima.
Quel continuo cadere e distruggersi aveva aumentato il ritmo, sembrava procedere molto più velocemente di prima.
Come se, per qualche incomprensibile ragione, tutti quegli oggetti dapprima immobili dovessero recuperare il tempo
perduto.
Per evitare gli innumerevoli frammenti celesti, io e il mio compagno dovevamo muoverci al più presto.
Indicai al Vampiro l’imponente edificio che si trovava davanti a noi.
" KAINH ! ENTRIAMO LI’ DENTRO ! E’ LA NOSTRA UNICA POSSIBILITA’ ! "
Dovetti urlare per farmi udire da lui, visto l’incredibile rumore prodotto dai palazzi che si crepavano e franavano sulle
loro stesse fondamenta.
Allora egli iniziò da subito a correre, seguito da me, in direzione della porta di quello che poteva benissimo essere il
municipio del villaggio.
Ci vollero poche agili falcate perché arrivassimo quasi davanti la porta.
Avevamo quasi salito interamente la gradinata principale, quando un’altra colonna che sorreggeva la balconata
superiore si staccò e cadde, fino a bloccarci l’accesso a quell’edificio.
Trovandosi più avanti di me, Kainh si voltò per osservarmi.
Io osservavo quel che ci succedeva attorno con occhi carichi di panico. L’irrisolutezza di quel luogo era per me
sconfortante, non avevo nemmeno il tempo di ragionare su quel che stesse accadendo, non un punto di riferimento.
Semplicemente, tutto quel che avevamo attorno, cedeva…
E di fatti, con un immenso boato e uno schianto a dir poco sconvolgente, il palazzo iniziò definitivamente a crollare.
Le fondamenta cedettero, ed il tetto si ripiegò presto su se stesso.
Una nuova scossa tellurica ci ammonì.
" Dobbiamo andarcene da qui ! "
Gridò il mio compagno.
" ALLONTANIAMOCI DAGLI EDIFICI ALLORA ! NON E’ SICURO POTREBBERO CADERCI ADDOSSO ! "
Risposi io mentre iniziavo a voltarmi nuovamente in direzione del centro della piazza.
Attorno a noi vi era un baccano infernale. Dai palazzi vicini si levavano boati e fragori assordanti.
Come se non bastasse, ad accompagnare tutto ciò vi erano gli urli sommessi provenienti dal terreno sotto i nostri
piedi. Ad ogni nuovo terremoto, sembrava come se la terra volesse aprirsi per ingoiarci e rilegarci nelle sue
fondamenta oscure.
Mossi lesto i primi passi verso il centro cittadino, confidando che il Vampiro mi raggiungesse in fretta.
Ma dovevo stare attento. Durante i miei movimenti dovevo anche preoccuparmi di schivare i diversi pezzi di cielo che
ancora cadevano improvvisi, ma soprattutto cercare di mantenermi in piedi nonostante le imponenti scosse sismiche.
Faticavo sempre più a reggermi sulle mie stesse gambe, ogni tremolio del terreno aumentava la mia preoccupazione.
Istintivamente, avvertendo un terremoto più forte dei precedenti, mi voltai in direzione del mio compagno.
E poi...
Improvvisamente...
La terra venne a mancare sotto i miei piedi.
Il mio passo cadde nel vuoto, come se il suo appoggio fosse istantaneamente scomparso.
L’ultima cosa che vidi fu il volto di Kainh, il suo sguardo di terrore nel vedermi sprofondare, e la sua mano tesa invano
per cercare di afferrarmi.
Poi, il bianco più totale mi avvolse...
PIOGGIA DI SANGUE
KainHeartless
Slayer - Raining Blood
Mi gettai in quella strana apertura in cui il mietitore era misteriosamente sprofondato, senza alcun senso e logica ;
tentai di afferrarlo ma non vi era alcuna maniera o possibilità di farlo, ormai era stato come inghiottito.
Mentre precipitavo verso il basso, tutto diventò completamente bianco, non vi era niente in quel luogo in cui eravamo
finiti, vedevo più in basso rispetto a me Rekius, che stava precipitando anche lui verso un abisso che non sembrava
aver fine.
Il mio verde vessillo che portavo sulla spalla destra svolazzava freneticamente in quella discesa, producendo un
tagliente suono nell’aria.
Ma tutto di un tratto vidi il mietitore sbattere contro qualcosa di invisibile e fermare la corsa.
Non ebbi il tempo di reagire quando sentii anche il mio intero corpo cozzare contro qualcosa che non aveva
consistenza.
Eppure faceva male, e non poco.
Mi rialzai ed andai verso il mio compagno per vedere come stava e ad aiutarlo a rialzarsi , e stranamente non sentivo
dolore per tutto quello, era come non fosse accaduto nulla.
Strano.
" Rekius, tutto bene? " chiesi
" Si " disse “ si”
" Io non sento dolore per questa caduta, è tutto così strano "
" Nemmeno io sento dolore, e la cosa mi preoccupa "
Ci guardammo attorno, sgomenti dal nulla in cui eravamo capitati.
Niente vi era, né a nord, est, ovest e sud, il bianco regnava in quella dimensione, e non sapevamo certamente dove
andare e cosa fare.
" Adesso questa cosa sta diventando folle " dissi frustrato " Non è possibile, Daniaa a cosa stai pensando? "
Riflettei un attimo sulle mie parole, accorgendomi anche che i suoni erano ovattati e che il silenzio regnava sovrano
qui , facendo sentire solamente il rumore della lieve brezza che ci sfiorava i volti.
" Forse in questo momento " dissi " non sta pensando "
" Spero che la tua amata ricominci a sognare in fretta altrimenti siamo bloccati qui senza via di uscita "
Annuii
" Dannazione " dissi iroso
Poi il vento si fermò, sparendo nel vuoto come se non fosse mai stato presente, e sentii delle leggere voci farsi strada
in quel luogo etereo, sempre più in crescendo.
Vidi comparire attorno a noi delle ombre , anch’esse comparire piano piano diventando visibili poco per volta.
Non riuscii a focalizzare cosa esse fossero , per cui sguainai la lama gelida che portavo sulle spalle, e Rekius d’istinto
chiamò a sé la mietitrice.
" Calma, magari sono forme amiche " disse il mietitore.
Io osservai ancora mentre quelle cose nere prendevano la forma concreta, aumentando anche sempre di più il suono
che ormai sembrava un lamento provenire da chissà dove, poi finalmente in un grido di dolore e rabbia collettivo esse
si rivelarono in tutta la loro mostruosità.
Cinque demoni verdi erano manifesti attorno a noi, accerchiandoci
"Non credo, amico mio " dissi
" Ora nemmeno io " rispose lui.
La pelle di quegli esseri era verde e squamosa, delle enormi chele fungevano da arti superiori per il loro corpo. Dalle
estremità di quelle pseudo-braccia scorreva dell’energia elettrica che non prometteva niente di buono nei nostri
confronti.
Urlarono verso di noi e si lanciarono all’attacco furiosamente, tutti insieme , indemoniati come nella loro natura
diabolica.
Io e Rekius ci preparammo a subire un pesante colpo iniziale, ma poi decidemmo repentinamente e con un rapido
sguardo l’uno all’altro di saltare, per evitare almeno quel duro attacco ; in questo modo i cinque demoni cozzarono
l’uno contro l’altro, non recandosi però danno alcuno, sfortunatamente.
Io mi trovai alle spalle di uno di quei cinque esseri e il mietitore altrettanto, quindi attaccammo i nemici ora che ne
avevamo la possibilità , colpendoli e tentando di trafiggerli, ma loro si voltarono come se fossero dieci volte più veloci
di noi oppure noi dieci volte più lenti di loro.
" Attento Rekius " dissi " sono veloci ! "
Parammo entrambi il loro contrattacco.
Si metteva male.
Nella mia mente pensavo a quale occasione aveva avuto Daniaa di vedere questi esseri : nessuna.
Nemmeno io in tutto questo tempo avevo incontrato nulla di simile, per cui pensai che forse queste forme erano
l’origine di quello che la stava bloccando in quel sonno eterno, che questi fossero gli agenti di una superiore forma che
controllava la sua mente, il suo sonno e la sua non-vita.
La sua non-vita...
Ero furioso a quel pensiero e attorno a me stava diventando tutto più gelido, a causa della lama di Frost che sentiva il
mio stato d’animo e lo rendeva fisico a suo modo.
" E’ ora di rallentare quegli abomini, amico mio " dissi al mietitore.
In risposta egli evocò la mietitrice d’acqua.
La mia ira non si fece attendere, e come sua manifestazione materiale creò un leggero strato ghiacciato sul mio
braccio, e così anche sui miei nemici, rallentando un po’ i loro movimenti.
" Ora " dissi
Attaccammo frontalmente due di quei demoni che facevano scorrere in loro l’elettricità, uno a testa, questa volta
avvantaggiati dalla loro lentezza, cosa che sul mio nemico aumentai colpendolo ripetutamente con Frost.
Anche il mietitore sembrava efficace ed energico contro il suo nemico, lo vidi colpire più e più volte le braccia del
demone con la sua mietitrice d’anime acquatica.
Mentre del mio nemico non restava altro che una statua di ghiaccio immobile, dal suo sgorgavano fiotti di sangue
violastro, e brandelli di carne verde.
Erano meno impegnativi di quanto sembrassero, tuttavia ne mancavano ancora 3.
Questi ultimi invece di esser preoccupati per la velocità in cui avevamo ucciso i loro compagni, digrignarono i denti e
poi si misero a sorridere, poi ridere.
" Sono divertiti da noi, mietitore " dissi ironicamente
" Vediamo allora di mutare quel sorriso in un’altra espressione " rispose.
Risero ancora, ma quella ilarità fu la mia forza, poiché nei recessi della mia mente tutto fu focalizzato e trasformato in
ira.
Risi a mia volta.
Un demone si avventò improvvisamente sul mietitore,ferendolo al petto e facendo uscire un po’ di sangue blu dal suo
corpo.
" Dannazione " gridai.
Ero talmente furioso che in pochi istanti si levò dal nulla un leggero nevischio.
Mi accorsi per il solo motivo che quella neve non era bianca, bensì rosso sangue.
" Folle " pensai
Le tre rimanenti creature guardarono il cielo confuse ed in quel momento mi avventai sul demone che aveva attaccato
Rekius e lo tempestai di fendenti con la mia lama fidata, facendolo restare letteralmente di ghiaccio.
" A te, Rekius " dissi al mietitore
Con la furia che aveva in corpo trafisse con la mietitrice dell’acqua il demone ora ghiacciato, facendolo esplodere in
mille piccoli frammenti azzurri.
"Giustizia è fatta " disse ancora " Ora tocca a me "
Si lanciò all’attacco come una furia , schivando quando il demone attaccava brutalmente , con un’agilità incredibile,
poi quando nessun flebile segno di vita poteva rimanere in quel corpo corrotto, il sangue verde si sparse sull’invisibile
terreno.
Nel frattempo anch’io mi avventai contro l’ultimo dei demoni.
Con un colpo improvviso mi scaraventò a terra lontano da lui stesso; anche Rekius provò ad attaccare ma non servì,
ottenne il mio stesso risultato.
Mi accorsi solo ora che quella strana neve ci aveva riempito i vestiti e le armature, rendendoci due cavalieri dal colore
del sangue.
Toccai un lembo inzuppato del mio stendardo verde, e vidi che era appunto impregnato del rosso, così provai anche a
toccare anche la dura armatura calcarea che avevo sempre con me, Greenstone, e mi resi conto che era un poco più
consistente della sola acqua, quindi poco più che neve sciolta, che però non aveva pietà delle nostre vesti e armature.
Guardai a destra come di istinto per cercare dove fosse stato scaraventato il mietitore d’anime e lo vidi.
Anche lui stava cercandomi con lo sguardo , e lo incrociammo entrambi; poi guardai l’essere verde che si avvicinava ai
nostri vulnerabili corpi, poi non so come, risi.
Rekius mi guardò con espressione dubbiosa e strana, e ne aveva tutte le ragioni.
Nemmeno io sapevo perché stavo ridendo, probabilmente per sfogo e liberazione.
" Dai su, amico mio " dissi rialzandomi e guardando il mietitore.
Fu buffo perché mentre lo stavo facendo, la mia testa si scontrò con la pancia della creatura verde,che si era
avvicinata così velocemente che non mi accorsi della sua vicinissima presenza. Essa mi guardò di rimando e gridò
irata, attaccandomi subito, ma schivai il colpo muovendomi all’indietro.
Ora non ero più divertito e tornai ad essere l’iroso e combattivo guerriero di qualche minuto prima, per cui mi
avventai con la spada sulle sue chele che emanavano l’elettricità, ma non ebbero un effetto devastante questi fendenti,
perché venivano respinti forse dalle sue braccia.
Allora tentai di risolvere il problema all’origine e mozzai un arto del mostro, e poi l’altro.
Il demone verde cadde a terra, in lungo e lamentoso ululato.
Ero già stanco e dolorante dal sentire tutto ciò, per cui tagliai la testa dell’essere prima che i miei timpani si
rompessero del tutto, facendo di quell’ululato un truce gorgoglio di morte.
Rekius mi guardò .
" Credimi, le mie orecchie stavano per sanguinare " dissi
Ripresi fiato, così come fece il mietitore.
" Ma non mi voglio giustificare, l’ira ha preso il sopravvento, ho sentito l’odio crescere in me " continuai " ed ho
paura che non sia finita per oggi, anzi ben lungi dalla meta "
Ma dovevo calmarmi e pensare al bene della missione, non potevo che la rabbia prendesse il totale controllo del mio
spirito e mi guidasse a battaglie che erano inutili o che potevano farmi perdere il senno e le forze.
" Tranquillo, amico mio. Non lasciamoci prendere dallo sconforto e dalla disperazione " disse il mietitore
" Perché prima ridevi ? " continuò Rekius
" Non lo so " dissi " forse era una cosa liberatoria o forse per caricarmi "
Non lo sapevo nemmeno io, in fondo.
" Ad ogni modo, presto ti ricongiungerai con colei che ami di più " continuò.
" Lo spe... " le mie parole furono interrotte bruscamente.
Venimmo improvvisamente risucchiati verso l’alto, ovvero nell’apertura da dove eravamo arrivati, seguiti dalla neve
color sangue. Eravamo come degli elementi di un dipinto i cui colori venivano risucchiati verso quel buco, e noi
facevamo parte di quell’insieme di colori di quella tavolozza che tornava ad essere bianca e pronta ad essere ridipinta,
ma che quella volta non aveva noi come soggetti e protagonisti da ritrarre.
In quello strano viaggio che stavamo facendo non provai paura , sapevo che oramai eravamo in mezzo ad una follia ,
per cui mi aspettavo che tutto quello che vivevamo lì dentro non aveva alcun senso, infatti non lo ebbe nemmeno ciò
che accadde una volta che uscimmo da quel buco invisibile.
La luce era accecante , pur passando dal bianco di quel luogo a quest’altro posto.
Eravamo sbucati in uno stagno, fradici e intontiti dal viaggio dimensionale ; ci alzammo lentamente e poi guardammo
bene.
Eravamo nientemeno che ritornati al villaggio cui eravamo stati poco tempo fa, ma ora era completamente cambiato
rispetto alla decadenza di prima.
Tutto era perfetto, rigoglioso, colorato, saturo e popolato.
Il verde era il colore dominante ora e tutto era così carico che dava quasi fastidio alla nostra vista vedere tutto quel
colore, e gli abitanti sembravano allegri e gioiosi ora. E soprattutto v’erano, felici e ben disposti verso gli stranieri,
infatti vennero verso di noi.
" E voi da dove sbucate, stranieri? " chiese un uomo vestito di blu .
" Non so rispondere a questa domanda " dissi istintivamente e tenendo una certa diffidenza
Quel giorno avevo visto troppe cose strane per essere amichevole con qualcuno, ed ero nervoso per il fatto di non aver
svelato nulla, sino ad ora, di quel mistero.
Eppure non avevano paura di noi, pur vedendoci pallidi o blu, non ci temevano, era come ci vedessero come dei loro,
tanto che venimmo calorosamente accerchiati in breve tempo.
" Venite, bevete qualcosa "
" Magari " pensai
" Venite con noi "
Fradici ci alzammo da quello stagno, che sembrava quasi essere al centro del villaggio, poi seguimmo gli abitanti in
una locanda che mi era molto familiare, e quando entrai ebbi conferma di quello : ero tutto identico alla “Locanda
della Volpe Rossa” che era presente a Coorhagen.
Sorrisi
" Daniaa sta ricordando del nostro incontro, Rekius " dissi
" Ovvero? "
" Qui ci incontrammo per e qui divenni vampiro, proprio lì " dissi indicando un tavolo
" Quanto tempo è passato... " continuai
" Sedete, prego " dissero ancora gli abitanti
" A cosa dobbiamo tutta questa cortesia? " chiese Rekius
" Oh a nulla, sarebbe scortese da parte nostra " disse uno
" Si , non sarebbe corretto trattare male le nostre prede " disse un altro ridendo
A quella frase misi immediatamente mano a Frost e Rekius richiamò la mietitrice
Era un altro inganno.
Però almeno qualcosa stava prendendo forma, ovvero, in tutti i ricordi di Daniaa, vi era qualcosa che lo distorceva e
dei demoni volevano eliminare coloro che erano lì per chiarire tutto ciò, noi.
Questa volta avevamo davanti a noi dei demoni grossi e cornuti, aiutati da altri demonietti minori e rossastri, ma ero
stanco di combattere.
" No, basta Rekius " dissi
" Troviamo una via d’uscita,adesso sono stanco del sangue, basta! " dissi ancora
Egli annuì.
Dopo quella frase i muri della locanda si aprirono e tutto diventò decadente e marcio come era al nostro primo arrivo.
Poi , come risposta al mio desiderio di evitare il combattimento, accadde l’imprevisto : delle verdi radici spuntarono
dal terreno, imprigionando saldamente i nostri nemici, che invano tentavano di liberarsi, divincolandosi
freneticamente.
" So che non è onorevole, ma ci inseguiranno comunque " dissi al mietitore.
Poi piantai con decisione Frost nello stomaco di uno dei demoni.
Rekius fece altrettanto con la mietitrice, su di un altro demone e poi trafissi l’ultimo dei demoni, che morirono così ,
dissanguati del loro sangue verde e corrotto.
" Ora dobbiamo vedere cosa succederà " dissi.
SEHNSUCHT
Rekius
Underoath - Desolate Earth : The End Is Here
" L’unica strada che vedo è situata più a nord, davanti a noi . Dovremo proseguire lungo quella foresta... "
Dissi io, indicando al mio compagno il bosco poco lontano dalla nostra attuale posizione.
" Conviene incamminarci, prima che questo sogno ci riservi ancora delle inaspettate sorprese... non credi ? "
Il Vampiro mi guardò con aria risoluta e decisa.
" Si Rekius, andiamo...e speriamo di trovare qualche indizio che ci aiuti a risvegliare la mia amata Daniaa... "
Dunque proseguimmo in direzione della boscaglia, non prima però di aver gettato un ultimo sguardo dietro di noi, in
direzione delle carcasse dei demoni che avevamo sterminato poco prima.
Con somma sorpresa, notai un particolare degno di nota : i cadaveri sanguinolenti si stavano ora dissolvendo
nell’aere, come fa un castello di sabbia in una giornata ventosa al mare.
Il mio compagno non prestò attenzione a tutto questo, era già diversi passi davanti a me.
Capivo la sua voglia di andare avanti, in ballo c’era la sorte della sua amata, la ragione per la quale egli aveva
abbracciato la non-vita, quella non-vita che tuttavia gli aveva regalato istanti unici ed irripetibili, forse addirittura più
intensi e vivi della sua vita precedente...
Mi avvicinai al Vampiro, durante la nostra camminata.
Posai il mio braccio sinistro sulla sua spalla destra, come per dargli un sostegno.
Forse, era arrivato il momento di ripercorrere nuovamente il mio passato...
" Capisco ciò che senti, Kainh. "
Dissi con la voce un po’ bassa.
Il Figlio del Peccato mi guardò dapprima con aria interrogativa.
Ma dopo qualche secondo, il suo sguardo mutò, assumendo un’espressione corrucciata, e seria.
" A cosa ti riferisci, mietitore ? "
" A ciò che stai passando in questo momento. Capisco la tua angoscia...credimi... "
Dovetti abbassare il volto, il mio sguardo si colmò di tristezza.
Un torrente di immagini provenienti da tempi oramai trascorsi mi investì, rievocando in me fantasmi da tempo sepolti
nei recessi della mia memoria.
In pochi istanti, tutti i ricordi che con fatica avevo cercato di tenere lontani da me, tornarono alla mia mente.
Kainh osservò il mio improvviso cambiamento di umore, fissando i suoi occhi dalle sfumature glaciali su di me, sul
mio sguardo basso e addolorato.
Il mio torace si alzò ed abbassò, come se in quell’istante stessi compiendo un profondo respiro, prima di parlare.
" So che sembra difficile ma...poco tempo addietro non ero molto differente da voi. E... "
Mi sentivo quasi morire una seconda volta...mentre pronunciavo quelle parole.
" Anche io avevo una persona...importante per me...Quando ero ancora un umano... "
Serrai la mascella, stringendo i denti.
Ed iniziai, poco un lungo secondo di pausa, il mio racconto...
" Quando ero un nobile, nella mia passata vita da umano, conobbi una giovane donna... Trascorremmo molti anni
insieme. Ci amavamo, avevamo una vita insieme.
Il nostro era vero affetto, vivevamo l’uno per l’altra.
Lei era dolce, era... Perfetta...
Ed io ero innamorato follemente di lei, e cercavo di renderla felice in tutti i modi a me possibili.
Io... Lei... Era tutta la mia vita...
Eravamo perfetti insieme, eravamo l’uno il completamento dell’altra... Con lei mi sentivo felice, con lei non dovevo
fingere alcun sentimento, dal momento che ogni sentimento era vero.
Era perfetto...
Era davvero perfetto... "
La mia voce era colma di dolore, sentivo la gola contrarsi dolorosamente, per ogni parola che esternavo al mio
compagno di viaggio.
" Sai, decidemmo anche di sposarci.
Era così bella nel suo abito, quel giorno... "
Abbozzai un triste sorriso, che venne coperto però dal drappo sul mio collo.
Per un solo istante, i miei occhi rilucettero di serenità, mentre scorreva nella mia mente l’immagine di lei, che mi
stringeva la mano, mentre percorrevamo il viale che ci portava all’altare.
Ecco, ora voltava il suo viso verso di me, sorridendomi.
La stessa intensa serenità mi pervase, la stessa di quel giorno.
Era... Perfetta...
" Trascorsero i mesi, in cui il nostro amore si rafforzava ogni giorno. Ci amavamo profondamente, eravamo una sola
anima... "
Kainh mi aveva osservato in rispettoso silenzio per tutto il tempo, mentre gli esponevo i miei ricordi.
Ma in quel momento, vedendo che sul mio volto ritornava ad esistere la tristezza, cercò di porgermi la sua domanda
nel modo meno doloroso possibile.
" Sei... Triste perché non puoi più tornare da lei, vero ? Dal giorno in cui i Saraphan si presero la tua vita... "
Lo guardai, risoluto.
" No, Kainh... "
Il suo volto assunse un’espressione dapprima sorpresa.
Ma poi, quando vide il mio sguardo, iniziò ad intuire il motivo della mia tristezza...
" E’... "
" Si Kainh... E’ morta... Dopo i primi mesi dal nostro matrimonio, si ammalò. All’inizio non sembrava grave, lo dissero
anche i medici che contattammo. Ma in seguito si aggravò pesantemente, fino a che... "
Lasciai che le ultime parole comparissero nella mente di entrambi, senza che potessi pronunciarle.
Ci fu un silenzio che sembrava interminabile, durante il quale poteva udirsi solo il nostro scarpinare ritmico e lesto.
Ma Kainh, ben presto ruppe quell’eloquente silenzio.
" So che le mie parole sembreranno scontate ma… Mi dispiace per te, mio compagno. Davvero…
Devi esserti sentito molto triste, e solo una volta che la tua amata compagna è scomparsa.
Ora capisco il motivo per il quale hai voluto accompagnarmi durante questo viaggio… "
Fissai il Vampiro con aria dapprima intristita, poi finalmente risoluta e determinata.
" Esatto Kainh, non permetterò che un’altra persona divenga come me. Ti aiuterò ad ogni costo, e la tua amata
Daniaa presto sarà nuovamente tra le tue braccia, te lo prometto. "
Egli mi guardò con un lungo sorriso sul volto.
"Grazie amico mio…Le tue parole significano molto per me. "
Detto ciò, allungammo ancora di più il passo in direzione della foresta dinnanzi a noi, carichi di nuove speranze e
determinazione, due compagne che non avrebbero dovuto assolutamente abbandonarci durante il nostro viaggio per
recuperare l’amata di Kainh.
Ci mettemmo poco per giungere sul limitare della foresta, evidentemente quello sfogo aveva davvero giovato ad
entrambi i nostri spiriti malinconici.
Il piccolo sentiero che stavamo seguendo si infranse non appena varcammo la soglia dei primi alberi davanti a noi.
Ancora una volta, dovevamo procedere a tentoni.
Ancora una volta, brancolavamo nel buio.
" Procediamo diritti ed addentriamoci nella boscaglia, forse troveremo qualcosa. "
Suggerì il mio compagno dall’armatura smeraldina.
Annuii, e continuammo il nostro viaggio.
La vegetazione era composta quasi esclusivamente da alberi alti e robusti, pini ed abeti marittimi dal fusto elevato e
la chioma rigogliosa, che non lasciavano alla luce solare di penetrare attraverso i loro fitti rami.
Avanzavamo sempre più tra i lunghi tronchi e scagliosi, cercando quello che doveva essere l’epicentro della foresta
stessa.
Attorno a noi, il silenzio più totale.
Si udiva solo il fruscio sommesso degli alberi, mentre le loro fronde venivano cullate dal lieve vento presente nella
zona.
Di tanto in tanto l’allegro fischio di qualche volatile accompagnava i nostri passi.
Oltre a questi suoni, vi era solo il ronzio ritmico e persistente delle cicale.
Dovevano essercene a centinaia, dato l’intenso frinire che si sentiva continuamente.
Rimanemmo in silenzio, osservandoci reciprocamente di tanto in tanto e prestando attenzione a ciò che succedeva
attorno a noi.
Niente… La calma più irreale regnava in quella grande oasi verde.
Fino a che…
" Siete qui finalmente ! Qui per salvarmi ! "
Una voce di donna ruppe il silenzio.
Rimasi sbigottito, nel vedere ciò che ad un tratto si era parato dinnanzi al nostro cammino.
Perché davanti a noi, appoggiata delicatamente con una mano al tronco di un possente abete, vi era Daniaa.
LA VAMPIRA NEL BOSCO
KainHeartless
My Dying Bride - She Is The Dark
Non credevo ai miei occhi.
Era lì, davanti a me.
Aveva gli stessi abiti che indossava quando ci conoscemmo
Affiorarono nella mia mente molti ricordi di quei giorni trascorsi, che risalivano ad un secolo fa, ormai, ma che erano
ancora vividi dentro di me.
Daniaa... " dissi
" Kainh... " disse lei guardandomi con un sorriso radioso
" Non è un’illusione? " chiesi ingenuamente
In quel momento ero così abbagliato da quella visione che la ragione forse era su un altro piano, non con la mia testa,
vedevo solo lei e poco altro di quello che ci circondava, mi avvicinai.
Con un passo lento e cauto mi incamminai verso la sua figura, che sembrava non eterea ma fisica, sembrava lì
" Kainh... " disse Rekius
Il mietitore mi fece un cenno col capo ; capii che mi diceva di essere cauto nell’avanzare verso di lei.
Guardai nuovamente Daniaa, il cui sguardo era sempre sorridente e rivolto verso di me.
" Finalmente ci parliamo di nuovo, Kainh " disse la voce eterea di Daniaa mentre mi avvicinavo ancora verso di lei.
Il mio sguardo era basso, rassegnato e mutò in una vena d’ira pensando all’illusione ; aggrottai nervosamente le
sopracciglia e guardai la mia amata , poi per un istante mi voltai verso Rekius, ma poi rimisi lo sguardo su di lei, che
era lì, quasi famelica , aspettandomi con quelle braccia che ora erano tese verso di me
" Vieni " disse " ne hai bisogno "
" Si " dissi sicuro " ne ho bisogno "
La mia mano destra era bassa, pronta a essere reattiva nel pericolo di cui ora ero sicuro che correvo.
" Perché dubiti? " chiese triste Daniaa
" Non dubito " dissi serenamente alla mia falsa amata " non vedevo l’ora, Daniaa "
Ella sorrise.
Ora eravamo vicini, quasi attaccati
" Ho aspettato a lungo questo momento, tu non hai nemmeno idea di quanto ho sofferto e sperato in questo
momento " dissi
Ella sorrise, ancora.
" Il tuo sorriso è strano, dolcezza " dissi
" Dici? " chiese lei " e in cosa? "
" Non sembra reale. Sembra che tu stia ridendo di me "
" No, che dici ? " disse lei ora triste " come posso ridere di te? "
Accarezzai la sua guancia.
Chiusi gli occhi.
Era gelida come il freddo che albergava nel mio cuore , e in quello della mia lama, per cui abbassai lo sguardo ,ancora
una volta con la tristezza che si divertiva a far breccia nel mio animo.
Sentivo che era un’illusione, quella non era Daniaa, ma forse una rappresentazione di lei stessa in quella dimensione
strana dei suoi sogni.
Ma c’era qualcosa di peggio, era un incubo che stava peggiorando.
La figura che era uguale alla mia amata rise sadicamente e istericamente, girando su se stessa e poi fluttuando per
qualche istante nell’aria , prima di rimettersi per terra e urlare con tutta la voce che aveva in corpo.
Era una banshee.
" Daniaa, una banshee " dissi sconsolato " no… "[/color]
" Che brutta immagine di lei. Non avrei mai voluto vederla " pensai
" Ma non è lei " dissi a voce alta
" Anche se ha il suo viso e le sue sembianze non sarà mai lei " dissi guardando il mietitore
Rekius evocò la mietitrice, nel dubbio; era successo tutto così in fretta che egli era spaesato da questo.
Io avevo sguainato Frost già quando quella figura malsana mi aveva riso in faccia, sputandomi tutto il male e
cercando di buttare il mio morale a terra, e in quel frangente avevo indietreggiato parecchio.
Mi avvicinai quindi alla banshee, che mi aspettava letteralmente a braccia aperte per stringermi in un abbraccio
mortale, ma la mia lama era pronta e affamata.
Anche il mio spirito lo era.
Ero stanco di tutto questo, stanco di esser tormentato e schernito dal male e dal fato.
Era arrivato il momento di vendicarmi dei torti subiti e di salvare la mia amata dormiente da quel brutto incubo,
capendo quale dannato demone albergava nella sua mente , intrappolando la sua anima qui in questo sonno.
Avrei strappato il cuore di quella creatura con le mie mani , una volta trovato.
Digrignai i denti e mi lanciai all’attacco velocemente , verso la banshee maledetta
Tentai subito di decapitarla, ma sapevo bene che era un’avversaria mortale, quindi le ferii il braccio facendola ululare
dal dolore comunque.
Poi rise, come immaginavo.
" Come puoi farmi questo, mio amato? " disse quella voce ora spiritata e demoniaca " Io ti amo "
Digrignai ancora i denti, nervoso
" Taci, meretrice! " dissi irato
" Ma ho già sofferto così tanto per te " disse " come puoi? " poi rise ancora
Mi lanciai all’attacco da un fianco, ma lei lo parò con facilità, con quelle braccia che ora erano diventate dure come
tronchi.
" Cosa pensi di fare, piccolo? "
L’ira non portava a niente, dovevo ragionare.
Dovevo ragionare ma ero annebbiato dalla rabbia, per me stesso, per Daniaa e per il fato che stava manipolando in
modo strano questi eventi.
In quel momento ebbi un pensiero improvviso dei miei compagni più cari, della loro saggezza e lealtà, che mi diede la
giusta motivazione per calmarmi e ragionare senza menare colpi freneticamente.
Rekius era giunto al mio fianco da un bel po’ di tempo ma dato il mio comportamento , era stato obbligato ad
osservare me e la sgualdrina combattere in quello strano e veloce combattimento ; lo osservai un momento, tenendo
alta la guardia con la mia lama.
In quell’unico momento che non fissai la mia nemica , ella mi colpì con quelle mani , le cui dita erano diventate
taglienti, facendo dei segni artigliati sulla mia armatura smeraldina e poi ancora e ancora , facendomi cadere a terra,
poi sentii ancora le urla stridule di quello spirito di donna tormentata.
Vidi Rekius indietreggiare, poi mi tirai su, notando ancora quei segni su Greenstone, sporchi del sangue nero della
banshee, probabilmente dovuto alla ferita che le avevo inferto alle braccia qualche momento prima.
Mi lasciai di nuovo cadere indietro, stanco e dolorante da quei colpi, che anche se erano stati pochi , mi avevano preso
di sorpresa.
Ma era come una sensazione di volermi abbandonare alla pace.
Il terreno era gelido, ed ora era mutato in un manto nevoso, per cui sentii la nuca gelida, in quella fredda sensazione
che forse mi si addiceva .
Il ghiaccio.
La lama nella mia mano, si, nella mia mano perché anche nello scontro non avevo pensato per nulla la mondo di
mollare la presa sull’impugnatura di Frost, sembrava gioire di quel cambiamento climatico , ed a contatto con la neve
fremeva.
Ma forse fremeva perché anche io ora contribuivo a ciò.
Ero in collera, pieno di ira per quello che stava accadendo , ma non ebbi il tempo di manifestarla sulla meretrice
immediatamente perché ella fu su di me.
Come una sgualdrina mi accarezzava l’armatura, non mollando lo sguardo dal mio
" Tesoro " disse sibilando
" Ti odio, creatura " dissi
" Dopo tutto questo tempo? " disse " non è significato nulla per te? "
Quella creatura , per quanto dannata fosse sapeva tutto di me, di Daniaa e delle nostre vite.
Pensai che comunque eravamo nella sua mente, per cui era giusto che le creature su queste argomentazioni fossero
onniscienti.
" Fossi veramente la donna che amo, significherebbe tutta la mia vita, ma tu non meriti la tua, donnaccia! "
dissi
Con il ginocchio colpii la banshee , scostandola e con un rapido movimento di mano la trafissi con Frost in pieno
stomaco.
Quella rappresentazione della mia amata mi fissò con gli occhi sbarrati , lasciandosi scappare un urlo di dolore ,
guardandosi poi la ferita.
Non provai nessuna sensazione nel vedere comunque il viso di Daniaa che si contorceva nel dolore, perché sapevo
bene che non era lei.
Ad ogni modo vidi, deluso, che i poteri di Frost non avevano l'effetto che speravo su di lei, non si congelò nonostante
la mia ira fosse molta in quel frangente ; era così una comune spada.
Rekius osservava spaventato anch’egli la scena.
Mi girai verso di lui e dissi
" Non credere che questa creatura sia Daniaa, lo hai visto tu stesso "
"Si...ad ogni modo mi fa impressione vedere il viso di lei che soffre " disse lui.
" E’ un’illusione "
La banshee rise di cuore, d’improvviso
" Ahahahahah, credete sia così facile? " disse " no, mortali ! "
Si librò in volo e sparì dietro all’abete dal quale era apparsa
Poco dopo riapparve sempre in volo , impugnando un’arma che riconoscevo lontano un miglio, l’arco,Sibila.
Digrignai i denti.
Il mietitore era vicino a me, per cui potevo bisbigliargli senza che la meretrice ci sentisse, anche se ad ogni modo le
sue risate non le avrebbero fatto udire parola alcuna
" Siamo nei guai, amico mio " dissi " quell’arco è micidiale, tu allontanati e cerca di prenderla sul fianco, io la
distrarrò "
" Ma… " disse lui
" Fidati, Rekius " dissi sicuro " la conosco bene quell’arma "
Egli annuì e lentamente si allontanò da me , cercando di non farsi vedere dalla sgualdrina, mentre io mi avvicinavo a
lei , che incoccò una freccia e puntò l’arco contro di me.
" Come ho fatto ad innamorarmi di un uomo così stupido? " disse " Non eri così Kainh ! "
Sul mio viso non vi era nessuna espressione se non il disgusto per quelle parole.
Mi limitavo a osservare con la coda dell’occhio Rekius, per dargli il tempo di allinearsi e colpire la banshee:
" Sgualdrina. Che parole velenose escono da quella bocca " risposi "queste follie non vengono partorite nemmeno
per sbaglio dalla mente della mia Daniaa "
" Si ma ricorderesti che con i dardi di questo arco , sei spacciato , amore mio " disse ridendo tenebrosamente
" Lo ricordo bene, dannata donnaccia " dissi " lo ricordo "
" E allora se sei così folle e stupido, meriti di morire " disse
" Almeno sarà la tua amata a farti morire "
Rekius era quasi giunto al giusto punto per coglierla di sorpresa, di fianco o ancor meglio di dietro.
" Non morirò " dissi
" E invece si "
La freccia partì, in mia direzione, e con un riflesso fulmineo la deviai con la mia lama, rompendola in due pezzi.
Subito la banshee ne incoccò una seconda e fece fuoco verso la mia posizione, saltai di lato e vidi che la traiettoria
mutò seguendo la mia posizione, ma fallì comunque.
" Quasi " disse la meretrice " maledetto tesoro ! "
Alla terza volta che tentò però dovetti rassegnarmi poiché il colpo andò a segno e si conficcò nel mio braccio sinistro.
Era la prima volta in tutta la mia vita e non-vita che venivo colpito da una freccia ; faceva male, digrignai i denti e
ringhiai dal dolore, poi riordinai le idee e guardai a che punto era Rekius con il suo avvicinamento furtivo, e vidi che
era arrivato esattamente dietro alla meretrice, ignara della mia presenza poiché era concentrata a finire me.
" Sai cosa fare " dissi verso la banshee
" Certo che so cosa fare , amore, ti finisco " disse lei soddisfatta
Vidi la mietitrice d'anime spuntare dal suo cuore , e poi lei urlare dal dolore, frustrata dalla sconfitta che aveva subito,
in quel modo inaspettato.
" Siamo solo di passaggio qui, creatura " dissi
Mi avvicinai alla banshee, mentre era ancora con la mietitrice piantata nel cuore
La guardai, irato
" Non meriti pietà, puoi solo rimanere nel limbo o nell'inferno per l'eternità " dissi
Feci un cenno a Rekius, che tolse la mietitrice dal suo cuore e poi la trafissi nello stesso punto con Frost
" Forse il Metallo fa più male " dissi
Preso dal senso di rabbia e vendetta girai sadicamente la spada nella ferita, guardando quanto quella creatura ora
comprendeva il dolore che faceva patire agli altri.
" Soffri, bastarda! "
Urlò per un'ultima assordante volta, poi scomparve nel vuoto.
Lasciai andare Frost in terra, così forse la neve avrebbe potuto mondare quel marciume del suo sangue via dalla lama.
Con la mano destra presi la freccia e la tirai fuori dal braccio sinistro, patendo per quegli istanti il dolore e facendo
una smorfia di sofferenza, poi vidi il mio sangue fluire fuori dalla ferita andando a mischiarsi nella neve con quello
della banshee.
Presi un pezzo del mio stendardo e lo strappai, poi fasciai il punto in cui ero stato trafitto.
" Anche questa è passata, Rekius " dissi al mietitore
Egli annuì
" Ora che altro ci toccherà dopo questo disgustoso combattimento? "
HOPE
Rekius
Tool - 10.000 Days
" Non lo so, Kainh... Non riesco a capire la natura di questo luogo. Tutto sembra distorto, in questa dimensione. "
Il mio sguardo vagava ora sul paesaggio che avevamo attorno.
La foresta sembrava essere cambiata, ora il verde fogliame che ci sovrastava sembrava scolorirsi a poco a poco, come
dell’inchiostro che lentamente si asciuga ed impregna un rotolo di pergamena, infiltrandosi nel suo tessuto.
E di fatti, nel giro di pochi secondi i nostri occhi assistevano ad uno spettacolo che mai nella mia vita mi era capitata
la fortuna di osservare.
Tutti gli alberi, che si ergevano come pilastri nel bosco ed offrivano riparo agli uccelli presenti e i numerosi insetti,
stavano perdendo simultaneamente le loro foglie.
Esse danzavano, si libravano nell’aeree compiendo aggraziati volteggi ed eleganti planate, fino a giungere sul terriccio
loro sottostante, ed adagiarsi delicatamente come piume d’angelo.
Subito dopo, la natura mistica di quel posto così etereo ma altresì concreto e tangibile, ci mostrava un altro fenomeno
a dir poco unico ed irripetibile.
Le foglie, appena toccato il soffice terreno a noi sottostante, iniziavano uno strano processo di decomposizione.
Sembravano accartocciarsi su se stesse, per poi sgretolarsi come un castello di sabbia a contatto con il vento.
Come se la mente di Daniaa ascoltasse i miei pensieri, poco dopo iniziò a spirare una leggera brezza nell’aria. Dei resti
delle foglie, ben presto non ne rimase alcuna traccia.
Ma ciò che davvero fu sorprendente, fu che nel giro di una manciata di secondi, tutta la foresta ebbe la stessa sorte
delle piccole e leggere foglie appena scomparse.
I rami degli alberi si fecero più contorti, l’acqua che vi era contenuta evaporava in una nuvola evanescente, ed essi
lentamente cambiavano colore, sbiadendo ed in breve tempo discrepandosi e dissolvendosi nella fredda brezza che
era venuta ad aleggiare attorno a noi.
Voltai il mio sguardo verso Kainh. A sua volta, il Vampiro scrutava incredulo il cielo, che diveniva man mano più
visibile ad ogni albero che andava a disperdersi e scomparire.
Il cielo sulle nostre teste non era limpido, o sereno, bensì tappezzato da grandi cumulonembi, che con il loro
pericoloso grigiore preannunciavano un forte temporale in arrivo.
La nostra vista ora era libera dagli ostacoli che il bosco rappresentava, dunque potemmo vedere ciò che ci si parava
dinnanzi.
Posai la mano sul braccio del mio compagno, indicandogli con l’altra il nord al di là degli alberi oramai inesistenti.
" Guarda... "
Poco distante da noi, il terreno si interrompeva improvvisamente in uno strapiombo.
Il Vampiro osservò per qualche istante, poi mosse i primi passi cauti in avanti, verso quel burrone.
Lo seguii a mia volta, mettendo all’erta i sensi e tenendo il braccio destro pronto ad invocare la Mietitrice.
Arrivammo dopo pochi passi sul limitare della terra.
Sotto di noi, lentamente andavano disegnandosi dei tratti tempestosi, improvvisi e violenti, per poi prendere colore a
poco a poco.
Le onde si infransero sulla roccia che ci sosteneva, schiumando e ritirandosi poco dopo.
Davanti a noi, si presentava un burrascoso mare in tempesta, un altro fenomeno naturale che non avevo mai avuto la
fortuna di osservare.
Era affascinante il moto ondulatorio delle onde, sembravano avere un senso anche in quel caos così selvaggio ed
istintivo.
E chi lo sa, forse era proprio così, forse il senso di tutto quello che avevamo veduto fino a quel momento, era il caos…
Il volto di Kainh divenne serio, le sue sopracciglia si aggrottarono, assumendo un’espressione cupa mentre osservava
la vasta distesa d’acqua.
" A cosa stai pensando ? "
Gli domandai serio. Egli mosse il capo in mia direzione.
" Ancora una volta non possiamo più procedere. Ancora una volta non sappiamo più dove andare.
Ci allontaniamo dalla meta, dalla possibilità di salvare Daniaa, dal motivo per il quale siamo qui ! "
Il suo volto si riempì di frustrazione, come il suo sguardo.
Ma non disse niente, continuava a guardare rassegnato il paesaggio davanti ai suoi occhi.
Sembrava quasi sottomettersi al vento a lui contrario. Sospirò.
Conficcò la sua spada nel terreno.
Quella fu l'unica manifestazione che Kainh aveva fatto vedere, ma chissà quali tormenti opprimevano la sua mente
ora.
Osservai il mio compagno, che nel frattempo si era inginocchiato ed ora stringeva tra le sue mani l’elsa di Frost,
mentre i suoi occhi tristi osservavano l’infinito davanti a noi.
Capivo il suo stato d’animo.
Capivo come si sentisse, ma allo stesso tempo sembrava come se il mio operato non producesse alcun effetto.
" Kainh…Non tutto è perduto, rialzati, troveremo un’altra strada… "
Cercavo di infondergli fiducia con le mie parole, ma egli di rimando rimase completamente immobile, chiudendo gli
occhi.
" Kainh…Te ne prego, fino ad ora siamo andati avanti, in un modo o nell’altro. Capiremo anche questa volta come
proseguire. Questa dimensione è impossibile da capire, lo so. Ma dobbiamo confidare… "
La sua voce proruppe nell’etere, mettendo fine alle mie parole.
" Confidare in cosa ? Nel destino ? E’ stato il destino a portarci qui, in questo vicolo cieco, a scaraventarci in questa
dimensione maledetta. "
Strinse con forza la sua spada, mentre si rialzava e si voltava verso di me.
" Cosa diavolo potremmo fare ora ? Tornare indietro ? Ripercorrere tutta la strada che abbiamo compiuto fino a
questo momento ? Non sappiamo nemmeno come ci siamo arrivati, fino a qui. Forse grazie all’intervento di Daniaa,
forse per pura fortuna. Ora siamo intrappolati qui, ed io non ho la più pallida idea di cosa fare per poter proseguire.
" disse rassegnato.
Di lì a breve però, qualcosa iniziò a cadere dal cielo, ponendo un fermo anche alle parole del Vampiro.
" Ed ora cosa… "
Ci voltammo entrambi in direzione del dirupo, osservando il cielo.
Le nuvole che lo ricoprivano quasi interamente erano di un colore grigio scuro, e da esse scendeva dolcemente…
Pioggia ?
No, non era pioggia.
Il frutto di quelle nuvole si posava delicatamente sul terreno, piccoli puntini candidi e soffici rischiaravano il paesaggio.
" Sta…Nevicando… "
Dissi con una punta di sollievo nella voce.
La neve mi era molto familiare. Durante la mia vita, spesso mi era capitato di vivere a contatto con essa, dato che la
mia dimora risiedeva ad Uschtenheim, un luogo montano, e freddo.
Alzai il palmo della mano fino a metà del mio busto, lasciando che dei piccoli fiocchi di neve si posassero su di esso.
Li osservai, mentre il mio sorriso si rasserenava e la mia espressione corrucciata si distendeva.
La neve rilassava sempre il mio spirito, forse era la sua freschezza, o forse la sua leggerezza, in contrasto a quegli
eventi dal peso così tale da sentirci oppressi, schiacciati.
Il mio compagno invece, sembrava ora rapito da un altro avvenimento che stava succedendosi.
Davanti a noi, appena dopo lo strapiombo marittimo, sembrava che i delicati fiocchi candidi si fermassero a mezz’aria,
come bloccati da qualcosa.
Mi avvicinai lentamente alla linea del dirupo, così come aveva fatto Kainh un istante prima, mettendoci in pari.
Andava dunque a delinearsi lentamente nei contorni quella strana sagoma, che procedeva a tratti verso l’alto. E con il
ricoprirsi del suo perimetro, anche noi lentamente capimmo di cosa si trattasse.
Era…
" Una scala… "
Disse Kainh, la sua voce trasudante di incredulità e stupore.
Il mio volto invece era l’interpretazione visiva di un sorriso, gli occhi leggermente sottili, le guance che risaltavano al di
sotto del drappo con il mio simbolo.
Annuii al mio compagno, di rimando alle sue parole.
La strada che ci si parava davanti era una candida scalinata che terminava in una piattaforma apparentemente
sospesa nel vuoto. Tale piattaforma era trasparente, come di vetro, per cui potevamo notare come non ci fosse nulla su
di essa, o quasi. Nella parte più in profondità infatti, sembrava esserci una sorta di roccia, ma era troppo lontana
perché potessimo focalizzare l’attenzione su di essa.
Kainh voltò il suo capo in mia direzione.
" Andiamo. "
Mi disse, per poi posare il proprio piede sul primo gradino della lunga scalinata.
Mi osservò ancora una volta, serio, per poi proseguire.
Presto, feci anche io il suo movimento portandomi sulla scala, e seguii il mio compagno in silenzio.
Salimmo la scala senza mai parlare, avevo come l’impressione che il mio compagno fosse ancora triste, e non avesse
intenzione di rivelarmi il suo stato d’animo più di quanto non avesse già fatto prima con le sue parole.
Ero sul punto di rivolgergli la parola, quando la nostra salita verso il cielo si interruppe. Ebbi una sensazione di
confusione. Da terra, la strada da percorrere sembrava molto più lunga di quanto non avessimo percorso.
Guardandomi attorno, potevo ammirare un blu cupo ed oscuro sormontare il grigio dei cumulonembi, che ora si
trovavano persino più in basso rispetto alla nostra posizione.
Avevamo davvero solcato il cielo, senza accorgercene. Forse il silenzio prolungato aveva mitigato il fattore tempo che
intercorreva...
Il mio piede si fermò apparentemente a mezz’aria, ma in realtà era sorretto da quella strana piattaforma trasparente
che avevamo intravisto mentre salivamo.
Kainh mi precedeva di diversi passi, aveva già terminato il suo moto ascendente ed ora attendeva sulla piattaforma,
apparentemente immobile.
Aggrottai la fronte, dubbioso su ciò che stava per attenderci.
Salii l’ultimo gradino e...
Capii.
Capii perché Kainh era immobile.
Non mi stava attendendo. Era impietrito, da ciò che gli si trovava di fronte.
Sgranai gli occhi, incredulo a quello che la mia vista mi propinava.
Feci alcuni passi in avanti, lentamente, per portarmi al fianco del Vampiro.
Davanti a noi, una donna dai lineamenti raffinati ed il volto pallido era incatenata ad una solida roccia.
I suoi vestiti erano logori, a tratti stracciati, i lunghi capelli coprivano per metà il suo viso, emaciato e stanco.
Gli occhi spenti fissavano il suolo, mentre lei veniva sospesa dalla catena che la intrappolava e le impediva di
accasciarsi al suolo.
" Daniaa... "
Fu il sussurro di Kainh, che stentava a credere a ciò che aveva davanti.
In un istante la sua fronte si aggrottò.
" Daniaa... "
Iniziò a muovere dei veloci passi nella sua direzione, serio e scuro in volto.
" Kainh, aspett… "
" E' lei... "
Mi bloccò lui con un misto tra frenesia e disperazione nella voce.
Ma arrivato a metà della sua corsa, egli subì un brusco arresto. Fu come sbalzato all’indietro, da una forza
apparentemente invisibile. Si rialzò con un ringhio, e si avvicinò questa volta più lentamente al centro della
piattaforma.
Pose una mano in avanti, come per tastare l’aria, ed incredibilmente essa sembrò toccare qualcosa. Una superficie
piana, regolare, sviluppata in verticale.
A COLLOQUIO CON LA DORMIENTE
KainHeartless
Dimmu Borgir - Sorgens Kammer
Tutto questo mi era familiare.
Avevo già vissuto questo, un altro ricordo che affiorò nella memoria, lontano ma ben nitido.
Ricordo che mentre i membri della cattedrale stavano combattendo per la battaglia contro Menor, io ebbi l'occasione
di liberare la mia amata, prigioniera casuale di questo conflitto.
E lo stesso mi era accaduto : lei dietro ad una barriera invisibile.
Quella volta era il ghiaccio a ostacolare il mio compito, ironico ; io , paladino del ghiaccio, ostacolato dal ghiaccio. A
quell'epoca ancora non sapevo bene cosa significasse la parola paladino come la conoscevo ora.
Ero forse solo armato della mia spada e della mia armatura, ma quei ricordi erano vaghi, non nitidi come quel ricordo
di Daniaa, in cui la liberai col mio stesso peso del corpo, distruggendo la barriera di ghiaccio e prendendola fra le mie
braccia.
Ora quella barriera sembrava insormontabile e impossibile da varcare o distruggere.
Fissai ancora una volta la mia amata, che giaceva lì, incatenata e stanca , con quelle vesti logore, davanti a noi ; forse
la mente di Daniaa, in questo momento stava ricordando quel momento ribaltandolo sul sogno.
Era tutto troppo simile per essere una cosa che si ripeteva, una cosa più unica che rara.
Alzò lo sguardo e dai suoi occhi uscirono due lacrime di sangue e poi mi sorrise debolmente ; avevo ancora i ricordi di
quello che era successo, ed era così.
Stavamo rivivendo esattamente quello che era successo tanti anni fa, ne più ne meno.
Ma ella spezzò decisa le catene che la tenevano prigioniera, e si diresse lentamente verso di me, scrutandomi bene e
guardandomi dritto negli occhi, poi si fermò davanti a me, davanti alla barriera che ci separava.
Mise la mano sopra di essa e una luce bianca reagì come per difesa , ma innocuamente e senza far danni a chi la
toccava.
" Kainh... " disse debolmente
" Daniaa... " dissi io quasi senza parole
" Liberami "
" E' quello che desidero con il cuore " risposi " ma questo sogno è un labirinto, un incubo "
" Chi è? " disse indicando Rekius , un poco timorosa
" Un caro amico mietitore di anime " risposi " non temere. Mi ha accompagnato combattendo al mio fianco fino ad
ora "
Lo fissò ancora dubbiosamente.
Misi una mano all'altezza di dove rimaneva la sua e un altro cerchio bianco si ribellò a quel contatto, risplendendo
della luce.
Avrei voluto tenerle sul serio quella mano, e stringerla affettuosamente, sentendo anche la stretta sua, era una cosa
che desideravo da molto tempo.
" Ehi " dissi dolcemente , attirando la sua attenzione e riportando i suoi splendidi occhi sui miei " fidati di me "
Ella sorrise, vedendo il mio viso e il mio sguardo.
" Ti libererò Daniaa, lo giuro sulla mia anima " dissi " ma ti prego, resisti "
Poi mi venne in mente che non sapevo cosa dovevo fare per liberarla; mi ero fatto prendere, umanamente, da quel
sentimento e avevo scordato per cosa eravamo qui, per cui riordinai i pensieri e provai a porle delle domande.
" Daniaa, dimmi " dissi pacatamente e con cautela "cosa ti tiene prigioniera qui? Cosa ti costringe in quel sonno? "
Ella abbassò il capo e poi lo rialzò, guardandomi come se sentisse qualcosa che la opprimesse e che stesse per
arrivare, e il suo sguardo fu supplicante.
" Loro " disse guardandosi alle spalle.
Apparvero due demoni, uno grande ed uno di dimensioni normali.
L'istinto, stupido, fu quello di sguainare la spada, ma logicamente entrambi emisero una fragorosa e demoniaca
risata.
Rekius rimase invece ad osservare, scrutando attentamente ciò che ci stava manifestando quell’insidiosa situazione.
" Non preoccuparti, Senzacuore " disse uno dei due
Questo aveva delle lunghe ali che sembravano lunghe sei volte lui stesso, ed era possente e muscoloso, con corna
parecchio lunghe anch'esse.
" Non torceremo un capello alla tua amata " disse avvicinandosi a lei e accarezzando il suo viso con quell'enorme dito
demoniaco.
Un misto di rabbia e follia stava entrando dentro di me.
Volevo a tutti i costi oltrepassare quella barriera e trafiggere una volta per tutte quei due marci demoni, per farla
finita una volta per tutte e liberare Daniaa da quel sonno ancestrale in cui era intrappolata da loro.
Strappare i loro cuori neri e darli in pasto a qualche creatura disperata e affamata.
" Non pensarci troppo, paladino " continuò l'altro, decisamente meno possente e più atletico di quello che aveva a
fianco.
" Non serve a nulla prendertela " rise " non puoi farci niente questa volta "
" Si " disse quello grosso " finché la sua anima ci terrà vivi in questa dimensione onirica non la toccheremo "
" Non capisco come lei possa tenervi vivi " dissi " due demoni che usano un umano per vivere. Folle "
" Folle, si, uomo del ghiaccio " mi schernì uno dei due " ma noi usiamo la tua amata per stare vivi, e piano piano,
rassegnati, prenderemo possesso di lei completamente "
Daniaa guardò disperatamente i due e poi me, con l'espressione triste e impaurita.
Mise di nuovo la mano sulla barriera e io la seguii
" Non temere mia amata " dissi " non avere paura della loro oscurità, presto quei demoni verranno inghiottiti a loro
volta "
" Ti salveremo " disse il mietitore alle mie spalle
Con queste parole forse il coraggio le tornò nel suo corpo, poiché sorrise debolmente per un istante, poi tornò a
guardare i demoni con terrore
" Non avere paura " le dissi, premendo la mano contro la barriera ; come se con la pressione più forte potesse sentire
la mia mano, folle.
" Non avere paura della loro oscurità, ti prego dolce Daniaa " continuai " ricorda anzi la vampira che c'è in te, lo
spirito combattivo che c'è sempre stato in te, non cedere, fallo me, per noi "
Forse qualcosa scattò ,forse qualche ricordo più nitido che venne a galla, ma sul suo volto si dipinse l'orgoglio e la
decisione.
Sorrise
" Non cantare vittoria , Senzacuore, e nemmeno tu sposa dormiente " disse, fastidiosamente, uno dei due ,
ghignando " presto quel sorriso cambierà verso "
Io e il mietitore avremmo voluto la possibilità di batterci con quei due dannati, per toglierli dalla faccia di Nosgoth e
del regno onirico una volta per tutte; la mia spada era sguainata.
" Non è questo né il tempo di combattere " dissero.
Quel poco che rimaneva della piattaforma si sfaldò sotto i nostri piedi e precipitammo, ancora una volta.
La mia mano voleva afferrare Daniaa, ma la vedevo solamente allontanarsi di più.
E poi ancora il buio.
PENSIERI AVVERSI
Rekius
Tool - Parabol + Parabola
Ancora una volta, il vuoto accoglieva lieto la nostra interminabile caduta. Sembrava di viaggiare in un pozzo senza
fondo, sentivo il mio corpo cadere a peso morto in quell’infinito nulla, mentre il nero più assoluto regnava attorno a
noi. Eppure, riuscivamo ugualmente a vederci l’un l’altro, come due attori di teatro illuminati dalle luci di scena.
Il mio bavero vibrava avvolto attorno al mio collo, mentre il drappo del mio compagno sfarfallava e si contorceva
nella nostra caduta libera, sospinto dall’irrequieto vento a noi contrario.
Poi, come dal nulla, qualcosa comparve in lontananza. Stavamo cadendo verso quella che sembrava una nuova
superficie candida e bianca, una nuova piattaforma immersa nel buio totale, eppure visibile dai contorni.
Scendemmo sempre più velocemente. Il vento faceva si che i miei già logori abiti aderissero completamente a ciò che
rimaneva del mio corpo, come del resto stava succedendo anche al Vampiro al mio fianco.
Mentre ancora il vento ci sferzava contro, Kainh compì una torsione del busto ed il suo corpo si avvitò su se stesso
nell’aria, così da essere perpendicolare al terreno. Io rimasi in posizione orizzontale, pronto a toccare materia solida.
Atterrammo con un tonfo, il Vampiro flesse le ginocchia così da sorreggersi sulle gambe, e rimase perfettamente in
piedi. Io invece mi sostenni sul suolo tenendomi con la mano e la gamba destra in ginocchio. Osservai dapprima il
terreno a noi circostante, una distesa lievemente ruvida di materiale indefinito, poi mi rimisi in piedi ed alzai lo
sguardo.
Come in un quadro ad acquerelli, l’ambiente attorno a noi andava lentamente sfumando, per poi delinearsi e far
apparire le sagome di quella che sembrava essere un’antica caverna, la cui conformazione proseguiva davanti ai
nostri occhi come un tunnel spoglio di qualunque superficie.
Kainh voltò lo sguardo alle nostre spalle, ma non poté veder nulla.
" Sembra che la nostra unica via sia per quella strettoia. "
Mi disse il Vampiro, alludendo alle ridotte dimensioni del tunnel. In effetti, la sua ampiezza avrebbe permesso a
malapena la mia avanzata, mentre il Paladino avrebbe avuto più difficoltà ad attraversarlo a causa del suo fisico più
possente del mio.
Mossi qualche passo in avanti, verso l’entrata, seguito dal mio compagno.
Una volta arrivato, Kainh si fermò un istante posando una mano sulla superficie che attorniava la bocca del tunnel. La
ritrasse subito dopo, stupito da un avvenimento. La bocca del tunnel sembrò dilatarsi, come per permettere al Vampiro
un passaggio più libero. Si voltò verso di me, guardandomi. L’osservai di rimando, scrutando guardingo l’interno del
tunnel.
Esso sembrava ricoperto da una strana superficie ruvida, che al mio contatto però divenne inaspettatamente vellutata.
" Facciamo attenzione "
Dissi osservando una possibile fine di quella via.
Sembrava di scorgere una luce al termine di essa, ma per esserne certo avrei dovuto varcare la soglia che mi separava
dal proseguire il nostro cammino obbligato.
Osservai un ultimo istante il mio compagno, mentre lo sorpassavo e mettevo un piede all’interno della strettoia che
nel frattempo si era allargata.
" Vado avanti, seguimi Kainh... "
Mi mise una mano sulla spalla, come per fermare il mio movimento.
" Meglio che entri prima io, sono più resistente di te Rekius. "
Abbozzò un mezzo sorriso, io annuii sereno e gli lasciai lo spazio per passare.
" D’accordo, ti tengo d’occhio le spalle. "
Ed abbassando leggermente il capo per riuscire ad entrare meglio, il mio compagno si addentrò in quello strano
pertugio, seguito da me subito dopo.
Già dal momento in cui avevo messo il primo piede all’interno del tunnel, avevo subito notato una stranezza : il
pavimento era stranamente morbido, quasi accogliente. Sembrava volerci accogliere al meglio, come un nobile con i
suoi graditi ospiti all’interno della dimora.
Era una strana sensazione, che ci metteva all’erta entrambi. Era come camminare su di una piattaforma a galla
sull’acqua, ogni nostro passo pareva instabile.
Passo dopo passo, ci inoltravamo sempre più, e potemmo notare che effettivamente, alla fine della nostra strada
sembrava esserci un’altra bocca come quella che avevamo appena varcato. Cercammo di percorrere quanto prima il
tutto ed avanzare presto nella nostra ricerca, convinti che presto avremmo trovato una soluzione al dilemma di
Daniaa. Dovevamo eliminare i demoni con cui Kainh aveva interloquito, solo così si sarebbe ripristinata la sua sanità
mentale e la Vampira si sarebbe risvegliata...
Mentre camminavamo, la mia mano sinistra percorreva il muro nella sua lunghezza. Con l’andare dei passi però, ebbi
una singolare sensazione. Sembrava che le pareti del tunnel si stringessero sempre più attorno a noi.
Guardai alle mie spalle. L’apertura che avevamo attraversato si era richiusa.
Non saremmo più potuti tornare indietro, in ogni caso.
Uno strano sentore di pericolo iniziava a percorrermi la schiena.
" Qualcosa non va, Kainh... "
Senza voltarsi, egli mi rispose.
" Lo so, questo posto sembra strano anche a me...Facciamo presto ad oltrepassare il varco d’uscita. Dobbiamo
trovare al più presto i demoni che tengono prigioniera Daniaa, e ucciderli... "
Mossi un piede in avanti, quando una forte stretta alla caviglia bloccò il mio avanzare.
" Che diavolo... "
Imprecai, per poi abbassare lo sguardo verso la mia gamba.
Una lunga mano bianca, artigliata, teneva ben saldo il mio piede, ed anzi con uno scatto di forza me lo ancorò al
terreno.
Nello stesso momento, un’altra mano, identica alla precedente, fuoriuscì poco distante dalla prima e cercò di
agguantare l’altra mia caviglia. Prima ancora che potesse farlo però, la spostai repentinamente in avanti e mi voltai.
Nel frattempo, un’altra ne era uscita dal lato destro del tunnel e ora ghermiva il braccio di Kainh.
" Kainh attento ! "
Egli si voltò in direzione della mano, e l’agguantò con la sua sinistra per sradicarla dalla parete.
Io assestai un potente calcio alla mano che mi impediva il movimento del piede, e me ne liberai.
" Dannazione ! "
Imprecai nuovamente.
Dai muri del tunnel iniziarono a fuoriuscire nuove mani, nuovi arti, così come dal pavimento.
Allontanai la mano sinistra dalla parete, ma con uno scatto incredibile andò materializzandosi un artiglio che la
riprese per portarla con sé. Nello stesso tempo, andavano formandosi altre mani sotto i miei piedi. Una mi bloccò la
caviglia destra.
Mi guardavo attorno da un’estremità all’altra. Mentre una mano stava per ghermire il mio arto destro, invocai il
potere della Mietitrice. Essa si srotolò serpeggiando sul mio braccio, la sua anima fremeva. La sua lama sibilante
ustionò e fece indietreggiare la mano che aveva tentato un assalto verso di me.
Mossi il braccio verso il piede recidendo l’arto che mi bloccava per tagliare subito dopo anche l’artiglio che mi
impediva la mano sinistra.
Kainh nel frattempo, aveva estratto Frost con la mano sinistra ed aveva reciso un arto che gli aveva ghermito il
braccio destro. Ora stava cercando di liberarsi dalle molteplici mani che stavano bloccandogli le gambe.
" Fermo così ! "
Gli dissi ad alta voce. Puntai il palmo in direzione dei suoi piedi, e scagliai un colpo crio-cinetico. Gli artigli si
congelarono all’istante, mentre Kainh con un rabbioso movimento delle gambe le ridusse a brandelli.
In breve però, altre presero il posto delle mani distrutte un attimo prima.
Ovunque fuoriuscivano dalle pareti, anche dal soffitto, cercavano di ghermirci, di ostacolarci, di non farci oltrepassare
quel varco.
Il fioccare rabbioso di Frost mieteva sempre più vittime, ma allo stesso tempo ne crescevano sempre di nuove. Anche
la mia eterea lama svolgeva bene il suo compito, mi liberai più e più volte da quegli artigli che graffiavano e
ghermivano il mio fragile corpo.
Piccoli rivoli blu imperlavano i tagli e le lacerazioni sulla mia pelle, e solo in quel momento di lotta mi accorsi di una
cosa : dal momento in cui ero entrato nella mente di Daniaa, non mi ero mai cibato di anime.
Era strano, sembrava come se ne avessi abbandonato il bisogno, in quella strana dimensione psichica. Lo stesso valeva
per il mio compagno Vampiro, che non aveva toccato il sangue di alcuno dei nostri nemici. Forse la nostra fatica era
solo mentale, o forse avremmo riportato i nostri bisogni una volta tornati alla realtà...
Cercavamo di resistere all’assalto di quegli arti, ma ogni qual volta cercavamo di avanzare venivamo sempre più
bloccati e costretti a retrocedere.
Non potevamo tuttavia continuare a lungo quel combattimento, altrimenti presto ci saremmo ritrovati senza forze
seppur non avessimo bisogno di nutrirci. Immaginai cosa sarebbe potuto accadere, se le nostre energie si fossero
azzerato in quel luogo. Speravo con tutto il mio essere che l’esito sarebbe stato quello di espellerci semplicemente da
quella realtà distorta, non volevo pensare ad altre possibilità, o sarei rabbrividito...
Ogni nostro muscolo in quel momento era impegnato a far fronte alla minaccia che ci ostruiva il passaggio.
La lama del mio compagno Vampiro emanava un intensissimo alone glaciale, infuso dall’ira e dalla determinazione
del suo stesso possessore. Kainh infatti lottava senza sosta contro ciò che aveva attorno, ogni suo movimento era
un’espressione della sua voglia di proseguire, salvare la sua amata, avanzare e lasciarsi alle spalle quel luogo.
Mentre combattevamo, potei notare un particolare : gli artigli che ci attaccavano avevano un effetto risonante con
l’intensità del gelo emanato dai nostri colpi ; sembravano infatti debilitati anche solo dalla vicinanza con Frost ed il
mio essere stesso, ma al contempo attratti.
Come un uomo che, appena scoperto il fuoco, ne è intimorito e al tempo stesso incuriosito.
I miei colpi gelidi riducevano all’immobilità quelle creature. Non avevamo ancora molto tempo a disposizione,
dovevamo avanzare in fretta.
Ebbi un idea, ma non avrei saputo il suo esito fino alla sua conclusione.
Sferzai con la Mietitrice dei veloci fendenti attorno a me, così da liberarmi almeno temporaneamente. Corsi
velocemente in direzione del Vampiro, per portare poi la mia schiena affiancata alla sua.
Tornai quindi a colpire gli arti che ci attorniavano.
" Voi Vampiri avete un qualche incantesimo che può rendervi invulnerabili temporaneamente, vero ? "
Chiesi, rimanendo concentrato sulla battaglia.
Il Vampiro mosse leggermente il volto in mia direzione, così che potessi ascoltare meglio mentre anche lui fendeva le
pareti con la sua arma.
" Si, è l’incanto Repel...Cos’hai in mente ? "
Il mio compagno aveva già capito che io avessi pensato a qualcosa per progredire.
" Voglio usare il Glifo di Forza, cercherò di combinarlo ai miei poteri del gelo, è l’unico modo che può permetterci di
bloccare questo attacco il tempo necessario per farci andare avanti. Ma dovresti trovare riparo, altrimenti investirà
anche te. "
Interruppi un istante le mie parole, un artiglio più possente degli altri era riuscito a bloccare il braccio in cui
serpeggiava la Mietitrice. Dovetti praticare una contorsione del braccio stesso, poi con la mano sinistra afferrai a mia
volta l’arto nemico, e lo strinsi. Infusi in lui il mio potere glaciale, ed esso si irrigidì istantaneamente. Un attimo dopo
Kainh, voltatosi del tutto in mia direzione gli assestò un poderoso fendente con Frost e lo recise.
Lo guardai in volto, dovevo essere celere nell’esposizione della mia idea.
" Dovrai attivare il Repel appena prima che io lanci il Glifo, altrimenti con il passare del tempo subirai gli stessi danni
che verranno inferti a ciò che abbiamo attorno. "
Negli occhi del mio compagno vidi l’intensità di un guerriero, l’animo del paladino che avevo avuto il piacere di
conoscere. Sul suo volto comparve un ghigno.
" Non preoccuparti "
Mi disse semplicemente, per poi voltarsi in uno scatto e recidere altri arti.
" Riesci a darmi il tempo di concentrarmi ? "
Chiesi.
I suoi fendenti eliminavano velocemente ciò che avevamo attorno.
" Nessun problema. "
Anch’egli era concentrato al massimo.
Colpii un ultimo artiglio, poi lasciai che Kainh mi proteggesse mentre chiudevo gli occhi.
Dovevo radunare le forze, organizzare mentalmente il mio operato e sperare che tutto andasse per il verso giusto.
Cercai di estraniare i continui stimoli esterni. Ciò che stavo facendo implicava un dispendio di energie che forze non
possedevo neppure, per cui dovevo impiegare ogni minimo sforzo nella prosecuzione del mio scopo.
Nella mia essenza, attinsi a tutto il potere glaciale di cui ero a disposizione, mentre univo i palmi dei miei artigli. Il
procedimento era lo stesso per creare i proiettili criocinetici, ma questa volta dovevo utilizzare un ammontare molto
superiore di energie.
Contemporaneamente, parte di me attirava il potere del Glifo che scorreva in me, catalizzandolo e trattenendolo nel
corpo.
Non ero conscio del combattimento che si disputava al di fuori di me, in quel momento dovevo concentrarmi
esclusivamente sulle mie forze.
Non ho idea di quanto tempo passò. Ricordo solo che, una volta terminato il processo, tutto il mio essere era percorso
da un quantitativo di energia mai manipolato prima, lo avvertivo in ogni fibra del mio corpo.
Il livello del Glifo era al limite, il macro-proiettile pronto.
Sentivo ribollire in me l’energia, dovevo liberarla al più presto altrimenti probabilmente sarei esploso io stesso.
Dalla mente partì l’impulso ai miei occhi, e alla mia bocca.
" ORA. "
Dissi a chiara voce, mentre le mie palpebre si aprivano.
Non avvertii neppure l’alone di potere mistico che Kainh aveva fatto apparire attorno a sé.
L’energia in me venne liberata in un’ondata di potenza inaudita.
Dapprima il proiettile criocinetico, da entrambi i palmi delle mani si irradiò su se stesso in una singolare onda in
collisione con la sua natura stessa. Nello stesso istante, la Forza del Glifo si riprodusse all’esterno del mio corpo con la
stessa rabbia di un maremoto su di uno scoglio nel bel mezzo dell’oceano.
Il Glifo fece sì che la forza glaciale da me prodotta si dipanasse in tutto il tunnel.
Era come un’immensa esplosione compressa all’interno di una scatola indistruttibile.
L’energia era allucinante. In un bagliore vidi Kainh che, seppure avesse il Repel che lo rendeva invulnerabile, portava il
braccio destro a protezione del volto.
Gli arti attorno a noi sembravano come sospinti dal vento, cercavano di far fronte all’ondata ma non ci riuscivano.
Nello stesso istante venivano congelate dal Glifo di Forza che portava con sé il potere, il mio potere congelante.
Quando infine l’ondata andò diradandosi e scomparire nel nulla, ciò che avevamo attorno erano un mucchio di statue
di ghiaccio.
Anche la caverna stessa sembrava essersi congelata, come se il tempo avesse smesso di scorrere per alcuni
preziosissimi istanti.
Con sommo stupore, guardai i palmi delle mie mani, guardai attorno a me, tastai la parete sinistra del tunnel.
Era palpabile. Tutto attorno a me aveva conservato la sua materia.
IO avevo conservato la mia materia.
Non riuscivo a comprendere per quale motivo non fossi sprofondato nell’abisso, ed estirpato dalla mente di Daniaa a
causa della mia mancanza di energie.
Percepivo tutta la fatica che quell’ultima azione aveva comportato per me, tutto il peso e la stanchezza per ciò che
avevo compiuto.
Ma nonostante questo, la mia essenza rimaneva saldamente ancorata alla distorta materialità di quel luogo, incapace
di raggiungere il Regno Spirituale. Ero sorpreso, intimorito, addirittura quasi spaventato da quell’avvenimento. Era
come se fossi impossibilitato a lasciare quel luogo, intrappolato in quel terrificante circo dalle mille illusioni...
Fu il mio compagno a riportarmi alla realtà dai miei pensieri.
La barriera che lo proteggeva ben presto si dissolse, svanendo nel nulla com’era comparsa.
Egli mi pose una mano sulla spalla, esortandomi.
" Benfatto Rekius, ma ora dobbiamo muoverci. Questo stato non durerà a lungo, credo... "
Lo guardai, permanendo leggermente sorpreso.
" Si, hai ragione...Dobbiamo andare... "
Ancora estraniato da quegli ultimi avvenimenti, mi misi a correre velocemente in direzione dell’uscita con Kainh poco
più avanti di me.
Ma il fato ci riservò ben presto una nuova sorpresa.
Il pertugio da cui filtrava poco prima la luce si era richiuso su se stesso, e ci impediva l’accesso all’esterno.
Kainh aggrottò la fronte, riflettendo per un solo istante.
Strinse saldamente Frost, guardandomi negli occhi.
Gli feci un cenno d’intesa, ed evocai nuovamente la Mietitrice. Insieme, compiendo gli stessi movimenti, affondammo
con rabbia le nostre lame in quello che sembrava un composto di carne, roccia ed in superficie ghiaccio, dilaniandolo
e lacerando la componente organica di cui era costituito.
Strappando poi i pochi brandelli che rimanevano. Una luce accecante iniziò nuovamente a filtrare dal buco appena
fatto, una luce candida e bianca, lattiginosa, che ormai poteva esserci familiare in quell’ambiente metafisico.
Ci guardammo le spalle un’ultima volta, osservando le mani e gli artigli che tornavano lentamente alla loro vita.
Saltammo...
Parte seconda
RICORDI TRA LA NEVE
KainHeartless
Exodus - Funeral Hymn
E così ci ritrovammo di nuovo a cadere dal cielo, sulla fredda terra, o almeno ,così sembrava dall'alto.
Era tutto di nuovo luminoso e gelido attorno a noi, il bianco e l'azzurro regnavano incontrastati.
Il nostro elemento in fondo : io e il mietitore avremmo dovuto trovarci a nostro agio in quei territori freddi e ghiacciati.
Toccammo il suolo senza troppo rumore, ma con una gran nuvola di neve sollevata al nostro impatto, quasi a cullarci
dolcemente.
La testa mi doleva e i miei muscoli erano stanchi, ma mi alzai lentamente per rendermi conto meglio di cosa ci
circondava questa volta.
Era una vaga forma di quello che già avevamo visto in questo strano viaggio, ma almeno questa volta i nostri piedi
erano poggiati sulla terra e non sospesi nel vuoto ; Pareva una immensa distesa di ghiaccio, con ai lati qualche vago
accenno di vegetazione verde scura, qualche albero e nessun cespuglio.
Mi avvicinai al mietitore, che pure lui sembrava dolorante come me : lo aiutai a rialzarsi.
" Come stai Kainh? " chiese lui per primo
Esitai un attimo ma poi risposi sicuro
"Sono stanco" dissi sospirando "molto stanco"
"Capisco amico mio, capisco"
Guardai oltre la nebbia, forse incuriosito dal vento che faceva una sorta di concerto in quel silenzio opprimente.
" Non sei stanco fisicamente vero? " chiese, unendo la sua voce a quella del ventp
" Diciamo di no " dissi " ma ora andiamo, vediamo che cosa ci aspetta adesso "
Ero sconsolato, il viaggio stava andando per le lunghe, non avevamo una meta, o meglio, eravamo ad un passo da
raggiungere Daniaa ma gli eventi ci sbalzarono nuovamente in dimensioni e luoghi differenti
I ricordi e i sogni della amata quindi erano molto tormentosi, come i miei.
Mi guardavo attorno cercando di capire dove eravamo finiti, e qualcosa mi pareva familiare.
Ero già stato qui, ne ero sicuro.
" Credo che siamo al Bastione di Malek, Rekius " dissi al mietitore
Il mietitore mi fissò strano, poi chiese " E come siamo finiti qui? "
" Non lo so Rekius " dissi, " ma io questo luogo l'ho già visto e ci sono già stato, in passato "
Riflettei un attimo
" Proprio con Daniaa " continuai
Ricordavo quella battaglia, le due cattedrali si erano unite per un nemico comune,Kaldas, un falso guardiano del
pilastro del conflitto; quella volta vi erano golem enormi ovunque, ed io e la vampira avevamo unito le nostre forze
per abbatterne uno, inoltre quella volta l'illusione regnava sovrana poiché Kaldas era maestro di illusioni.
Raccontai questi particolari al mietitore che mi osservava attento.
" Ma ora dobbiamo andare, vedere se ci attende proprio quel golem oppure qualcos'altro " dissi
Ci incamminammo nella neve, facendo dei nostri passi dei rumori che spezzavano il silenzio di quel luogo ; nella mia
mente speravo di non incontrare nuovamente quella creatura di pietra, perché ricordo che era stata dura quella volta
con Daniaa, anche se ero più inesperto di ora.
Speravo invece di trovare quei demoni che avevamo incontrato prima, che attorniavano Daniaa e ci schernivano,
volevo abbattere la mia ira su di loro e liberare la mia amata una volta per tutte.
Mi fermai un attimo.
" Cosa c'è Kainh? " chiese il mietitore d'anime
Mi guardai intorno, vedendo che in realtà il bastione in rovina di Malek era sempre lontano uguale, nonostante i passi
che muovevamo verso di esso
" Non ci muoviamo " dissi
Poi quello che speravo non accadesse arrivò.
Chiusi gli occhi.
" No Daniaa... non ricordare... " dissi con rassegnazione
Avevo davanti a me infine quel golem enorme che avevo già combattuto una volta in questa vita, e che
probabilmente cercava la vendetta , in questo sogno strano.
Spalancai gli occhi perché sapevo bene cosa avevo affrontato.
Ma pensai anche che all'epoca non avevo i poteri che avevo ora, e che non avevo al fianco un mietitore d'anime forte
e capace dei miei stessi elementi.
In ogni caso ero stanco, da tutti quei combattimenti ed ero nervoso, perché tutto questo aveva risolto poco.
Daniaa in questo sonno stava ricordando certi momenti della mia vita e della sua, e non era certo quello che
speravamo.
Ricordavo che in quell'occasione la mia amata aveva salvato la mia vita, non potevo scordarlo.
Ero fortunato.
Se qualcuno mi avesse detto quello che la vita e non-vita mi avrebbe dato, gli avrei dato del folle, perché ero stato
baciato dalla fortuna.
Ma poi sentii la neve a fianco a me vibrare tenuamente , sotto i passi del grosso golem che si stava avvicinando a noi.
Rekius era pronto a combattere ma stanco , i suoi occhi erano socchiusi.
" Dobbiamo ancora resistere, amico mio "
" Sicuro Kainh " disse lui nonostante tutto
Cominciò nuovamente a nevicare, forse per grazia di qualcosa che era dalla nostra parte.
Sguainai Frost e sembrò che in un attimo quella neve era attratta dalla lama, posandosi delicatamente e andando a
ricoprirne con un sottile strato
Risi di cuore, sereno
" Proprio di questo abbiamo bisogno... "
" Attento Kainh ! " disse Rekius
Mentre udivo questo, il golem di pietra, che si era avvicinato mi sferrò un poderoso pugno, facendo cozzare la sua
granitica mano contro la mia calcarea armatura verde, che tuttavia non bastò per evitare di farmi cadere a terra.
Non mi accorsi che era così vicino, ero stato uno stupido.
Risi ancora mentre mi rialzavo.
" Sto perdendo decisamente colpi " pensai nella mia coscienza
Tuttavia questo mi stava facendo salire l'ira nel mio cuore e come di consueto non aspettai troppo a caricarlo con la
mia fidata lama.
Spiccai un salto e dall'alto sferrai con entrambe le braccia un pesante colpo sul capo del golem ; frammenti di ghiaccio
si levarono dalla lama gelida, andando a creare un breve getto a fontana che partivano dalla testa del golem di
pietra.
Non sembrava però che gli effetti della mia lama facessero immediatamente effetto, poiché i suoi già lenti movimenti
non furono ulteriormente rallentati dal ghiaccio di Frost.
Mentre combattevo con quel mostro,Rekius era sgusciato alle spalle di esso inosservato,
" Forse... " pensai mentre chiedevo agli elementi del cielo di indirizzare dei fulmini verso quell'essere maledetto che
stava venendo incontro a me a rilento sia per i colpi che avevo inferto con la lama .
Una serie di saette arrivarono dal cielo truci e minacciose abbattendosi sul golem.
Era uno strano spettacolo che non avevo mai vissuto, la neve e i fulmini insieme.
Era quasi distrutto quel golem, ma serviva il colpo di grazia.
Feci per sollevare la spada ma sentivo che i miei muscoli erano stanchi e la mia mente anche.
Non avevo le forze per eseguire questo.
Misi Frost nel suo fodero sulle mie spalle e fissai il mostro, sorridendo e dando un veloce sguardo a Rekius, poi ,
sapendo cosa stava accadendo tracciai nell'aria con le dita una immaginaria forma di una bara mentre egli veniva già
intrappolato nel sepolcro di ghiaccio che il mietitore aveva creato apposta per lui.
" Bene, finiscilo amico mio " dissi, stancamente
LA BARA ED IL RITORNO
Rekius
Slipknot - Sulfur
Slipknot - 'Til We Die
Una serie di squarci dall’incredibile potenza discesero dal cielo per cadere violentemente sul corpo già debilitato del
golem.
Prima che venisse inferto il colpo di grazia al minaccioso gigante, Kainh mi osservò con aria di complicità.
Capii cosa dovevo fare.
Concentrai dunque i miei poteri criogenici per ciò che di lì a poco avrei creato attorno al nemico. Un’imponente blocco
di ghiaccio, un feretro di dimensioni mastodontiche andò ad erigersi ed avvolgere il golem, che fissava ora con
sguardo vacuo ed assente il nulla davanti a sé. Alzai dunque le braccia al cielo, per infondere un’ultima spinta nel
ghiaccio che stava già prendendo possesso di buona parte del busto del mostro abbattuto. Egli venne così
imprigionato nella Bara di Ghiaccio.
Non poteva più nuocerci.
Osservai Kainh, i cui occhi erano ora posati sul cristallino materiale che ricopriva quel novizio monumento funebre.
" Ed ora ? "
Chiesi poi guardandomi attorno.
Mi spostai, in modo da non avere la Bara di Ghiaccio davanti agli occhi.
Egli posò lo sguardo su di me, mentre un piccolo sorriso dai lineamenti stanchi prendeva posto sul lato della sua
pallida bocca.
Subito dopo però tornò serio, ed anzi la sua espressione si corrucciò, riflettendo.
Cosa fare ora ?
Mi guardai attorno, ancora una volta spaesato.
Il paesaggio in cui eravamo immersi rispecchiava la nostra attuale situazione : la totale desolazione.
Nulla in quel luogo sembrava avere un rilievo importante, nulla in quel luogo sembrava volerci indicare una nuova
via da seguire, una via per quel tortuoso ed oscuro cammino che avevamo intrapreso ore prima.
Tutto ad un tratto, con la mente ripercorsi il nostro tragitto. Ripensai alle impervie decisioni che dovemmo prendere, la
completa incapacità che ci sovrastò, il timore di aver errato qualcosa, il senso di incontrastabile sopraffazione degli
eventi, tutti i fittizi nemici affrontati, mere pedine sulla scacchiera del fato.
Come noi d’altronde.
Come noi...
Guidati in sentieri sconosciuti, costretti a navigare le remote sfaccettature psichiche di Daniaa, a scovare anche il solo,
minimo indizio che ci potesse assicurare una seppur millesimata concezione di ciò che il cammino ci stava ponendo di
fronte.
Il cammino, Daniaa stessa, ed infine i demoni che racchiudeva la sua mente...
Quella dannata coppia di esseri, impossessatisi del subconscio del mio compagno di viaggio, che lentamente
allungavano i loro aguzzi artigli sulla sua mente, sui suoi desideri, sui suoi ricordi, fino a rivoltare la stessa natura del
suo essere, fino a ritorcere contro di noi ciò che insieme Daniaa e Kainh avevano vissuto...
In quel preciso istante, stringendo il palmo della mano con tutte le mie forze, desiderai sinceramente con la mia
anima stessa, con ogni piccolo vibrante granello del mio essere, di fare tutto in mio potere affinché i due demoni
abbandonassero per sempre la loro esistenza, un profondo senso di ira, insuperabile follia, si andò dilatando sempre
più nella mia mente, nelle mie emozioni, come una goccia d’inchiostro caduta nell’acqua che tinge di nero tutto ciò
che la circonda.
La rabbia...
Antico sentimento, in me represso molto tempo addietro, riprese possesso nella dimora dei miei pensieri.
Eliminare i due demoni.
Ecco, quest’unico obiettivo albergava nelle mie trame. Restituire al mio compagno la sua amata, e fare in modo che il
male all’interno nella sua mente venisse debellato per sempre...
Strinsi ancor più i pugni, più determinato che mai.
Posai nuovamente lo sguardo in direzione di Kainh.
" Andiamo amico mio, dobbiamo liberare Daniaa dal suo tormento. "
I suoi occhi cristallini rifletterono lo stesso desiderio che avevo espresso in quel preciso istante.
La sua mano avvolse con grande fermezza l’impugnatura di Frost, che per un momento rilucette di gelida luce
cristallina.
" Conosco la strada per uscire di qui, andiamo Rekius... "
Senza indugiare oltre in parole, il Vampiro si voltò, avviandosi con passo svelto e mostrandomi la nostra nuova via.
Non ci fu bisogno di parlare, dal momento che entrambi provavamo la stessa volontà di porre fine a tutto questo una
volta per tutte. Avremmo trovato il nostro cammino, in un modo o nell’altro.
Fu proprio quando la nostra determinazione aveva raggiunto il suo massimo esponenziale, il suo vertice di splendore,
che accadde l’irreparabile.
L’impensabile avvenimento, il piccolo tassello smosso che fa precipitare ogni altra tessera del domino.
Una cupa risata, irruppe nel silenzio dei nostri passi.
Una risata distorta, un suono agghiacciante, che rimbombava nell’etere alla stregua di un colpo di martello in
un’immensa sala deserta.
Il vibrare di essa attraverso l’aria era uniforme, sembrava venisse da sopra di noi, dal terreno sotto i nostri piedi, dal
cammino che dovevamo percorrere, e dalla strada appena compiuta.
Eravamo completamente avvolti da quel suono angosciante ed al contempo iracondo.
Uno scherno, uno sfogo di divertimento, un’incontenibile liberazione, e nello stesso medesimo suono un’imponente
mano, dal palmo aperto ed ampio, che preme, schiaccia, devasta tutto ciò che ha sotto di essa.
Confusi, ci guardammo attorno, seppure senza alcun risultato, per cercare di riconoscere da dove provenisse. Vani
furono i nostri tentativi di mettere a fuoco quel che era nelle nostre vicinanze, perché il paesaggio era spoglio e senza
alcun punto di riferimento.
Lanciai un fulmineo sguardo in direzione di Kainh, che lo intercettò e lo rimandò a me. Sapevamo entrambi a chi
appartenesse tale voce.
E sapevamo che in realtà, erano due le voci all’unisono che esclamavano le stesse dure, divertite, irose e nello stesso
tempo trionfanti parole.
" Poveri... Poveri sciocchi ! "
Risuonava lo scherno dei demoni come una frusta fende l’aria.
E l’effetto della loro frusta verbale veniva avvertito da me e dal mio compagno dritto nella mente, uno schiaffo di raro
scherno.
" Ci siete andati vicino, dobbiamo ammetterlo... Ma non avete alcuna possibilità... "
" Specie ora che... " disse la voce che attribuivamo al più piccolo tra i due.
" ...abbiamo il potere necessario per eliminarvi definitivamente ! " l’altro intruso finì la frase.
Kainh estrasse ancora una volta la sua gelida lama, brandendola con ira.
" Dannati...se avete fegato misuratevi con noi ! Vi rispediremo all’inferno dal quale provenite ! "
" Oh...e rischiare di mandare in fumo tutto quello che abbiamo progettato fino ad ora ? Proprio adesso che
abbiamo quasi raggiunto il mordente necessario sulla mente della nostra ospitante ? "
" Non siamo così sciocchi...stupido Vampiro. "
" Oh no...Non sciocchi come la tua stupida amante...così fragile...e delicata... "
Mentre il mio compagno teneva sempre più saldamente la sua spada, essa vibrava per la rabbia che il suo possessore
emanava, ed essa di riflesso si contornò di gelidi fiocchi di neve.
Non ebbi il tempo di parlare, dal momento che qualcos’altro avvenne ai nostri occhi.
Proprio davanti a noi, delle minute sfere luminescenti iniziarono a baluginare dal nulla, danzando attorno ai nostri
corpi. Esse compivano piccoli e grandi cerchi, deridendoci allegramente della nostra impotenza.
Invocai la Mietitrice, cercando di allontanare con essa i piccoli fuochi fatui, ma nulla sembrava scalfirli.
Anzi, la spettrale lama affondava la sua essenza in essi come nell’aria, quasi il suo obiettivo le fosse impalpabile.
Sussurrai al Vampiro.
" Che sia una magia...? "
Ma egli, ancora una volta non rispose. Guardava diritto di fronte a sé, osservando un altro spettacolo, ben più
drammatico di questo.
Sembrava essersi creata una crepa nell’aria stessa davanti a noi, che mano a mano si ingrandiva sempre più. Ciò che
potevamo vedere aveva la stessa parvenza di un foro in un muro di roccia che si allarga, sgretolando la pietra stessa
che lo compone. Di fatti, l’aria attorno alla crepa e tutto ciò che l’attorniava, sembrava sgretolarsi come pietra e ridursi
in polvere, cadendo sullo spoglio terreno e disperdendosi per sempre.
Dal centro della crepa si poteva intravvedere qualcosa, che ancora non ci era chiaro. Solo uno scorcio, dalla quale
filtrava una luce lattiginosa e pura. Dovemmo aspettare che la crepa si ingrandisse abbastanza da permetterci una
visuale migliore.
Fu a quel punto, che vidi Kainh fare istintivamente un passo in avanti.
Perché, al di là dello squarcio, c’era Daniaa.
Il paesaggio che si intravedeva era quello che avevamo lasciato non molto tempo addietro, ovvero quello della
piattaforma sospesa a mezz’aria. Quel che vedevamo sembrava un sogno, i contorni delle sagome erano sbiaditi e
tremavano scompostamente. Sembrava di guardare l’immagine attraverso uno specchio d’acqua.
La Vampira giaceva in ginocchio davanti alla nostra visuale. Alle sue spalle, le terribili figure dei demoni
torreggiavano inondandola con la loro ombra.
Ella aveva lo sguardo vacuo, non sembrava nemmeno trovarsi in quel luogo, come se la sua volontà fosse
completamente annullata.
Il demone dall’aspetto più atletico allungò il taglio della sua bocca fino a produrre un sinistro sorriso.
" Non potete più nulla ormai...Abbiamo pressappoco il completo dominio sulla sua volontà. "
Accompagnò le sue parole posando la mano sulla spalla sinistra di Daniaa, scoperta e dai vestiti logori.
L’entità alata invece spalancò le sue possenti ali, che in un primo istante mi abbagliarono per il loro splendore
luminescente.
" Non ci siete di alcuna utilità qui, dunque non c’è motivo per il quale dobbiate restare ancora... "
I fuochi fatui iniziarono a vorticare più velocemente attorno a noi, producendo degli strani effetti elettrici. Piccole
scariche balenavano tra un globulo all’altro, come se stessero per emanare un’ingente quantità energetica.
" Kainh, dobbiamo fare attenzione... "
Dissi al Vampiro poco distante da me. Ma egli rimase imperturbabile, osservando le figure.
Il demone più piccolo fece scorrere la sua mano sul viso di Daniaa, carezzandolo dolcemente come farebbe un uomo
con la sua amante.
" Ci divertiremo a tormentare questo debole animo innamorato...oh si... "
Scoppiò poi in una risata a dir poco malvagia, seguita da quella del suo compagno alato.
" Dannati ! "
Kainh fece un salto in avanti, in direzione dello squarcio spazio-temporale. Anche i miei piedi si mossero nella stessa
direzione.
Tutto questo doveva terminare in quel preciso istante.
Ed infatti...
Terminò...
LA FINE ?
KainHeartless
Helloween - Follow The Sign
Non potevo crederci.
Ora che tutto era così vicino, stava svanendo.
Lentamente compresi che quello squarcio non faceva altro che portarci lontano dalla nostra meta, e dalla mia Daniaa.
" Dannazione " sussurrai ancora mentre vorticavo in quello spostamento, ma a poco serviva.
Come poco serviva pensare a quel demone che accarezzava con la sua mano immonda il viso della mia amata,
alimentando l'odio che provavo per quei due esseri infernali.
Cademmo dall'alto di quell'uscita del portale, finendo sulla sabbia bagnata della spiaggia, la stessa che incontrammo
all'inizio del nostro viaggio e dove già nutrivo dei dubbi sul da farsi ; entrambi cademmo a testa in giù ma in qualche
maniera limitammo i danni ai nostri corpi.
Avevo la sabbia in faccia ed essa era appoggiata sul terreno.
Fu un momento in cui non ebbi lo stimolo di alzarmi , rimasi quindi lì, ripensando a ciò che era accaduto e rivivendo
in qualche minuto tutto il viaggio nella mente di Daniaa, che stavamo comunque ancora facendo poiché non
eravamo ancora fuori dai suoi sogni.
" Kainh! " disse Rekius
Ma di lì a breve ci saremmo ritrovati a Nosgoth, nella realtà, pensavo e immaginavo
" Rekius " dissi rialzandomi
Scrutai attorno a me il paesaggio , sentendo la risacca delle onde sulla spiaggia, e il temporale che stava arrivando
" Vedi quelle nubi amico mio? " dissi
" Non sono altro quello che un assaggio di quello che arriverà nella mia mente quando torneremo alla realtà, da
Soul, alla cattedrale. Già lo so " continuai
Ma quel barlume di speranza in me vi era ancora, strinsi i pugni e soffocai tutta la tristezza e preoccupazione che
avevo in quel momento per far posto alla sicurezza e alla speranza.
Niente doveva permettersi di buttarci giù. Niente.
" Mi spiace amico mio, ma vedrai che...
" Tutto andrà bene " dissi al mietitore sorridendo con sincerità
" Abbiamo fatto ciò che dovevamo, forse quei demoni possono ancora essere sconfitti, ma se non torniamo alla
cattedrale non possiamo saperlo " dissi
Tornammo a quella porta , quella da dove eravamo arrivati la prima volta che raggiungemmo questo posto e come
avevo immaginato fummo trasportati un'altra volta, ma il viaggio fu breve e ciò che vedemmo davanti a noi ci era
familiare.
La Cattedrale del sangue e il negromante erano lì ad aspettarci, ansiosi e curiosi di sapere del nostro viaggio insolito.
EPILOGO ?
Temeva che tutto sarebbe andato storto.
Lo temeva davvero.
Mentre si avvicinava alle sue sale , notò che le porte erano leggermente aperte,ed aveva una sensazione, una brutta
sensazione, come se un qualcosa di orribile sarebbe accaduto di lì a poco o che fosse già successo.
Entrò nella cripta, la sua casa personale, con molte emozioni dentro se stesso.
Il cuore del senzacuore era morto, ma fosse stato vivo avrebbe avuto un tonfo , e si sarebbe messo a battere
all'impazzata nel vedere quella rivelazione.
Aveva gli occhi sbarrati e meravigliati di sorpresa, con un'emozione che variava dalla gioia sfrenata al nervosismo
interiore più incontrollabile e poi alla paura.
Gli sembrava così incredibile vedere quella scena mutata, nella sua cripta, gli sembrava impossibile.
Per tutto quel tempo quella lastra di pietra era stata lì ad ospitare il corpo della sua amata, ora era vuoto.
Si avvicinò e toccò la ruvida superficie ; non era gelida, era ancora tiepida.
"Cosa diavolo è successo?" si chiese nella mente
Non realizzava ancora, aveva diverse idee nella sua testa sulle possibilità di quel vuoto lasciato : che Daniaa fosse si
fosse risvegliata, che era viva? O che fosse definitivamente morta e che qualcuno avesse già portato via il corpo?
Che se ne fosse andata? Che non avesse più memoria e che vagasse a caso spaesata nella cattedrale?
Delle mille domande che si materializzarono nella sua mente, si stufò ben presto, e si mise a cercarla nella sala, con i
sensi che erano più tesi di una corda di violino.
Sentì ansimare in un angolo vicino alla grossa finestra che dava su Nosgoth, si girò di scatto e noncurante dei
possibili pericoli andò verso quel suono con la speranza nel cuore.
"Sei tu?" chiese
"Kainh"
Era lei.
Era lei....
Gli occhi del vampiro erano raggianti di felicità e incredulità mentre si avvicinava alla sua amata, prima di stringerla
in un abbraccio caldo come le fiamme dell'Inferno stesso.
Daniaa era bellissima nonostante quell'eternità di sonno e quell'eternità di tempo passato lì su quella fredda pietra
immersa nel limbo.
A quanto pare Kainh e Rekius erano riusciti a strapparla dalle grinfie del male e l'avevano riportata su questo
mondo, finalmente ; c'erano riusciti e il vampiro era felice di vedere la sua sposa lì , viva e vegeta, sana e salva che lo
guardava, in piedi davanti a lui.
Era ancora incredulo.
"Quanto tempo è passato" disse Kainh mentre le teneva il viso con entrambe le mani, perso in quello sguardo che
era la cosa che più lo rendeva felice.
"Eri tu nei miei sogni?" chiese la vampira con gli occhi socchiusi "sei tu che mi hai salvato?"
"Si, amore mio" disse il senzacuore "ora sei di nuovo qui, sveglia, ora siamo di nuovo insieme"
Daniaa sorrise lievemente poi chiuse gli occhi e si appoggiò sul petto del suo amato, sembrava davvero stanca ed
esausta e il vampiro se ne accorse.
"Tu sei esausta e devi riposare" disse Kainh
"Ancora?" disse la vampira guardando dubbiosa il suo amato "no, basta riposo, andiamo fuori. Voglio rivedere
com'è Nosgoth"
E allora andarono fuori.
Kainh non notò nessuno, perchè in quel momento nei suoi occhi vi era solo lei.
Ma anche volendo si accorse che non c'era davvero nessuno alla cattedrale. Era notte ma stava quasi per
albeggiare.
Quando furono sulla soglia della cattedrale Kainh vide le luci dell'alba cominciare a mettere i raggi su Nosgoth,
quindi fece come per trattenere la mano della sua amata e fermarla.
"Daniaa! E' quasi giorno, cosa fai?" chiese il vampiro "non durerai a lungo lì fuori"
Mentre parlava, la vampira gli mise due dita sulla bocca.
"Non preoccuparti" e poi lo baciò brevemente.
Il vampiro provò una sensazione paradisiaca, anche se durò poco.
Non capiva come mai la sua amata era diventata invulnerabile alla luce del sole, forse nel sonno aveva sviluppato
quel potere protettivo.
Un raggio di sole colpì in pieno gli occhi del paladino, che già prima non era sicuro di vedere bene, ma ora ne era
certo : la sua vista divenne confusa, ci vedeva, ma non bene, i contorni erano sfocati.
Tuttavia era troppo estasiato dalla compagnia della sua Daniaa per curarsi della sua vista e continuò a camminare,
seguendo la sua amata che lo teneva per mano e lo conduceva nei boschi attorno alla cattedrale.
Eppure quella brutta sensazione, quel brutto presagio ricominciò a farsi strada nel suo cuore.
Il sorriso di Daniaa stava scemando sempre più si addentravano nel cuore della foresta e sembrava quasi triste : era
una scena surreale.
Dopo così tanto tempo passato a non vedersi e parlarsi i due vampiri non sembravano trovare le parole e
sembravano disinteressati.
"Ecco siamo arrivati" disse Daniaa fermando così i pensieri del suo amato, di colpo.
Kainh si guardò attorno e non vide nulla di particolare in quel luogo.
Solo alberi e alberi e alberi.
"Mia cara, credo che tu devi dirmi qualcosa" disse il paladino
Ella annuì e chiuse gli occhi.
La sua espressione diventò del tutto seria, e la passione negli occhi era svanita.
"Io non so come dirtelo" disse lei "è difficilissimo per me"
Il suo sguardo passo al cielo , come se cercasse qualche parola nei meandri della sua mente.
Kainh era diventato freddo, il suo corpo era attraversato da tremori, ma non aveva per nulla freddo.
Il freddo era il suo elemento.
Aveva paura.
Aveva paura di sentire delle cose che non gli sarebbero piaciute.
"Cosa ti è successo là dentro? Cosa ti è successo in quel sogno da turbarti così tanto?" chiese, cercando di girare
attorno a quella rivelazione che non voleva sentir pronunciata dalla bocca della donna che amava.
"Non lo so" disse lei fredda e triste "non lo so. Eppure.."
Si interruppe di nuovo, come se non volesse parlare per non fare del male
"Eppure?"
"Io.." disse prendendo fiato e coraggio
"Io non ti amo più"
Era esattamente quello che non voleva sentire il vampiro, ma che aveva già intuito.
Ora, nella sua mente vorticavano molte emozioni diverse, sconforto, tristezza, ansia e delusione.
Non trovò il coraggio di dire nulla.
Si sentiva impotente.
Mille pericoli aveva affrontato, decine di bestie feroci, non-morti corrotti, fiere e umani potenti, aveva affrontato la
morte più volte, ma mai aveva provato di fronte ad esse questa sensazione di impotenza.
Mai.
"Perdonami.." disse lei "io non voglio farti del male, ma è la verità"
Poi le scesero diverse lacrime dalle guance della donna.
"Scusami" disse ancora
Poi si allontanò , e mentre Kainh non la fissava dalla delusione, ella svanì nella foresta.
Quella volta era finita.
Di tutti i pericoli affrontati, il paladino non ebbe la forza di affrontare questo, si era limitato ad osservare, era come
paralizzato , come se delle catene frenassero la sua lingua impedendogli di parlare.
Quella volta aveva perso.
Senza accorgersene si trovò seduto, attaccato ad un albero a pensare ai mille momenti passati con Daniaa,
inevitabilmente.
E senza accorgersene si era fatta notte, con la luna che stava in alto e in fronte a lui, osservandolo mentre si
tormentava e soffriva.
Non voleva tornare alla cattedrale, voleva andarsene.
Un lupo bianco si avvicinò a lui e gli mise una zampa sulla gamba destra, affettuosamente.
"Non preoccuparti, tornerà" disse il lupo, con voce umana.
Il paladino lo accarezzò e poi quella bella bestia si allontanò, fermandosi poi lentamente.
Poi ululò.
Kainh fece cadere la testa all'indietro appoggiandola al tronco dell'albero.
La notte e il buio di quella notte, il buio del suo cuore lo inghiottirono.
Poi si destò.
Si ritrovò nelle mura della cattedrale , nella sua cripta.
Daniaa era al suo posto, dormiente.
Si avvicinò ad una torcia e mise il palmo sulla fiamma della torcia.
Bruciava e faceva male.
Questa volta non stava sognando, era tornato alla realtà, al riparo dal peggior incubo che avesse mai fatto.
PREMIO
Rekius guadagna:
- Attacco speciale della Mietitrice: Stasi molecolare
- Proiettile impregnato
- 4 EP