La rottura di simmetria - Circolo Astrofili Veronesi
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La rottura di simmetria - Circolo Astrofili Veronesi
Essay concepts La rottura di simmetria La simmetria elettrodebole: risolvere l’enigma di come avviene la rottura di questa simmetria può determinare la futura direzione della fisica delle particelle Edward Witten Ai nostri avi nella preistoria non servivano i macchinari moderni per rivelare gli effetti di ciò che ora conosciamo col nome di interazioni elettromagnetiche. La luce è un fenomeno comune della vita quotidiana, e altri effetti elettromagnetici come elettricità statica, i fulmini globulari e le proprietà magnetiche di alcune rocce, come le calamite, erano ben noti nell’antichità. Ma ci vuole un bel po’ di moderna tecnologia anche solo per scoprire l’esistenza delle interazioni deboli, per non parlare poi di comprenderle. La consapevolezza delle interazioni deboli l’abbiamo acquisita con la Disturbando la rotazione della biglia, questa rotola giù e rompe la simmetria del cappello scoperta della radioattività nel 1896. Alcuni nuclei radioattivi decadono emettendo “particelle β”, che ora interpretiamo come elettroni energetici. Questo decadimento nucleare β è la finestra più accessibile alle interazioni deboli, ed era l’unica disponibile fino a metà del secolo scorso, quando arrivarono sulla scena i rivelatori di raggi cosmici, i reattori nucleari e gli acceleratori di particelle. Elettricità, magnetismo e luce un tempo sembravano tre realtà differenti. La loro comprensione unificata, nel diciannovesimo secolo, ha condotto gli scienziati a descriverli nella loro globalità come fenomeni ‘elettromagnetici’. L’elettromagnetismo sembra ben più semplice delle interazioni deboli. Ma nella nostra comprensione attuale, basata su qualcosa che chiamiamo ‘modello standard’ delle particelle elementari, essi sono perfettamente paralleli. Per esempio, l’elettromagnetismo è descritto dalle equazioni di Maxwell, e le interazioni deboli sono descritte da un sistema di equazioni molto simili, anche se non lineari (chiamate ‘equazioni di Yang-Mills’). Per dare un altro esempio, una particella elementare chiamata fotone è il quanto fondamentale dell’elettromagnetismo, e simili particelle chiamate bosoni W e Z sono i quanti fondamentali dell’interazione debole. Grazie a questa stretta somiglianza tra le interazioni elettromagnetiche e le deboli, oggi i fisici delle particelle le chiamano con termine unico interazioni elettrodeboli. Se le interazioni deboli sono così simili all’elettromagnetismo, perché ci sembrano così diverse nell’esperienza comune? Secondo il modello standard, la chiave è la ‘rottura spontanea di simmetria’. Anche se le leggi della natura hanno una simmetria – in questo caso, la simmetria tra le interazioni deboli e l’elettromagnetismo, ovvero tra il fotone e i bosoni W e Z – le soluzione delle equazioni possono aver perso questa simmetria. Per esempio, in un liquido, un atomo ha eguali probabilità di muoversi in qualunque direzione nello spazio, il movimento non privilegia particolari coordinate. Ma se raffreddiamo il liquido fino a congelarlo, si forma un cristallo, che ha assi ben individuati. Tutte le direzioni dello spazio sono egualmente possibili come assi del cristallo, ma al momento del congelamento, emergeranno sempre certi particolari assi. La simmetria tra tutte le diverse direzioni nello spazio è stata persa, in altre parole @2004 Nature Publishing group è avvenuta una ‘rottura spontanea di simmetria’. Analogamente, secondo il modello standard, subito dopo il ‘Big Bang’ ci fu una perfetta simmetria tra il fotone e i bosoni W e Z. Alle alte temperature di quegli istanti l’elettromagnetismo e le interazioni deboli erano equivalenti. Ma col raffreddarsi dell’universo, ebbe luogo una transizione di fase, assimilabile al congelamento in un liquido, in cui la simmetria subisce una “rottura spontanea”. I bosoni W e Z acquistarono massa, il che limita il raggio d’azione delle interazioni deboli alle distanze nucleari e ne sottrae gli effetti alla percezione diretta. Il fotone invece rimase privo di massa, e quindi capace di propagare gli effetti elettromagnetici sulla scala umana (e oltre), e di rendersi percepibile nella vita quotidiana. La maggior parte degli aspetti del modello standard sono stati ampiamente testati e confermati sperimentalmente. Per esempio, il momento magnetico dell’elettrone, misurato alla dodicesima cifra significativa, è in perfetto accordo con il valore calcolato sulla base della teoria. Molte delle proprietà previste per i bosoni W e Z sono state verificate a 3 o 4 cifre significative. Più recentemente, in laboratori in California e Essay concepts Giappone, è stato verificato il meccanismo con cui il modello standard viola la simmetria tra materia e antimateria. Ma è forse l’aspetto più profondo del modello standard che non siamo ancora stati in grado di verificare sperimentalmente: come avviene la rottura? Abbiamo però un’idea abbastanza chiara di dove trovare questa informazione. Proprio come usiamo le masse atomiche e le energie di legame chimico per stimare il punto di fusione dei cristalli, così possiamo usare le masse di W e Z e le altre proprietà osservate delle particelle elementari, per stimare la temperatura o energia che gli acceleratori devono raggiungere per esplorare la rottura di simmetria elettrodebole. Secondo queste stime la rottura di simmetria elettrodebole dovrebbe essere alla portata del più potente acceleratore del mondo, il Tevatron al Fermilab di Chicago1, e sicuramente alla portata del Large Hadron Collider (LHC), previsto in servizio per il 2007 al CERN, il Laboratorio Europeo di Ginevra. Che cosa ci aspettiamo di trovare? Nella versione originale del modello standard, (quella dei trattati), la chiave per la rottura della simmetria elettrodebole è un’entità chiamata particella di Higgs. Alle alte temperature le particelle di Higgs, come tutte le altre particelle, hanno moti casuali. Ma appena l’universo si raffredda le particelle di Higgs si combinano in un ‘condensato di Bose’, uno stato ordinato in cui molte particelle hanno la stessa funzione d’onda quantistica di stato, situazione che porta, - nel caso dell’elio - alla superfluidità. La simmetria elettrodebole è rotta nella ‘direzione’ del condensato di Bose (in uno spazio astratto che descrive le forze di differenti particelle) più o meno allo stesso modo che in un cristallo la simmetria di rotazione è rotta dalla direzione degli assi cristallografici. Questa proposta, benchè semplice e compatibile con i fatti noti, non ci dice probabilmente tutta la storia. perché la massa della particella di Higgs sia abbastanza piccola perché il modello funzioni, è necessario adattare un po’ artificiosamente i parametri. Sono state avanzate parecchie proposte alternative per risolvere questo problema, che tuttavia introducono esse stesse nuovi enigmi. Un’idea, motivata da un fenomeno che avviene nei superconduttori, è che la particella di Higgs ha origine come stato legato. Sarebbe così risolto il problema della massa, ma 1 L’articolo è del 2004, ndt sorgerebbe la necessità di un manipolo di nuove particelle e forze che non sono state ancora osservate. Dovrebbero essere osservabili con LHC. Finora modelli di questo genere hanno incontrato grandi difficoltà, ma può darsi che la natura conosca trucchi che i nostri creatori umani di modelli non conoscono. Un’ idea più radicale è la ‘supersimmetria’, una simmetria di nuova struttura in cui le variabili quantistiche sono incorporate nella struttura dello spazio-tempo. La nuova simmetria impedisce le interazioni che renderebbero eccessiva la massa della particella di Higgs, ma, ancora, prevede un sacco di nuove particelle che potrebbero essere scoperte all’LHC e forse al Tevatron. La supersimmetria, un’idea concernente la rottura della simmetria elettrodebole, ha avuto successi realmente convincenti. Una relazione tra le velocità di interazione tra diverse particelle ha avuto una buona conferma sperimentale. Per di più, i tentativi più interessanti verso una più completa unificazione tra le forze della natura (‘teorie di grande unificazione’ e ‘teoria delle stringhe’) funzionano realmente solo se si dà per buona la supersimmetria. D’altro canto, i modelli supersimmetrici sollevano numerose questioni inquietanti a cui i nostri creatori umani di modelli non danno ancora risposte convincenti. Se la supersimmetria sarà confermata, capiremo come la natura se la cava con queste questioni e avremo indicazioni cruciali per una più profonda comprensione della natura. Altre idee sulla rottura della simmetria elettrodebole vanno ancora più in là. Una linea di pensiero lega questo problema alle dimensioni extra dello spazio-tempo, subnucleari come estensione ma osservabili con gli acceleratori. Questo approccio va probabilmente molto in là nel tempo, ma la ricompensa sarebbe enorme: scoprire extra dimensioni ci potrebbe dare l’opportunità di testare la natura quantistica della gravità e dei buchi neri. Da ultimo, un’ulteriore linea di pensiero lega la rottura della simmetria elettrodebole all’energia oscura dell’universo, che gli astronomi hanno scoperto negli ultimi anni, osservando che l’espansione dell’universo sta accelerando. Da questo punto di vista, si cerca di correlare la relativa piccolezza della massa della particella di Higgs alla piccolezza della energia oscura. Una proposta è il principio antropico, secondo il quale l’energia oscura e la @2004 Nature Publishing group massa della particella di Higgs assumono valori diversi in diverse parti dell’universo E noi inevitabilmente viviamo in una regione in cui sono abbastanza piccole da rendere possibile la vita. In tal caso, molte altre proprietà dell’Universo che siamo abituati a considerare fondamentali – come la massa e la carica dell’elettrone – sono probabilmente anch’esse delle pure contingenze ambientali. Anche se io spero che questa linea di pensiero sia erronea, sarà inevitabile che essa diventi più popolare se gli esperimenti mostreranno che la rottura della simmetria elettrodebole è governata dal modello standard dei libri di testo con una particella di Higgs e nient’altro. Al momento attuale, nessuna di queste proposte teoriche sulla la rottura della simmetria elettrodebole è completamente soddisfacente. Speriamo che per la fine del decennio le scoperte sperimentali al Tevatron e all’LHC ci mettano sulla buona strada. Ma la grande varietà di idee e di orientamenti sulla rottura della simmetria elettrodebole suggerisce che la soluzione di questo enigma determinerà in quale direzione si muoverà in futuro la fisica delle particelle. Edward Witten è all’ Institute for Advanced Study, School of Natural Sciences, Princeton, New Jersey 08540, U