Toscana e Svizzera - EgNews OlioVinoPeperoncino
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GranPrato: il vero km zero Vi siete mai chiesti da dove arriva la farina con cui è fatto il vostro pane? E quella della vostra pasta? Vi siete mai chiesti che dietro alla dinamiche stanno coltivazione del grano, e da dove proviene? In realtà sarebbe bene che tutti iniziassimo a domandarci di cosa è fatto il cibo che immettiamo nel nostro corpo e , visto che pane e pasta sono gli ingredienti principali della dieta degli italiani, è bene iniziare a cercare prodotti che abbiano un’ alta qualità. Spesso però l’informazione è carente, o ingannevole. Ma per fortuna ci sono realtà legate al territorio che con forza, passione e decisione credono che esista lo spazio per far meglio, per dare il meglio. È il caso del progetto GranPrato portato avanti dall’omonima associazione, progetto accolto dalla Provincia di Prato che si è messa a disposizione per far conoscere l’idea e il progetto che ne è conseguito. In pratica Granprato è una filiera di produttori che segue e garantisce ogni fase della produzione, dalla coltivazione del grano ai prodotti alimentari messi in vendita. Gli ideatori si sono domandati come fa un agricoltore a curare al meglio le proprie coltivazioni, ovviamente in questo caso si parla di grano, se deve essere competitivo sul mercato. I prezzi imposti dal mercato, infatti, qualità non può che risentirne. sono talmente bassi che la La filiera GranPrato ,invece, ha deciso di pagare, agli agricoltori che ne fanno parte, più del doppio del prezzo del mercato, in cambio di una maggiore qualità. Quindi uso di concimazioni migliori e più naturali, raccolta, immagazzinamento e trasporto controllati, produzione riconoscibile. E tutto questo, stranamente, non incide che di pochi centesimi sul prodotto finito, prodotto che è garantito da un marchio, un bollino di qualità. Ovviamente il progetto si rivolge agli agricoltori e ai produttori della provincia di Prato e i prodotti sono reperibili in zona anche perché, per scelta, i prodotti GranPrato non entrano nella grande distribuzione, che impone prezzi che per la maggior parte delle volte, non possono andare di pari passo con l’alta qualità di un prodotto. Il progetto che la Provincia di Prato ha sponsorizzato riguarda anche la comunicazione perché è sempre più importante informare e far sapere alle persone ciò che sta dietro ad un prodotto. Capofila del Progetto è il Mulino Bardazzi, per voce di Marco Bardazzi, giovane ed intraprendente moderno mugnaio, che porta avanti il suo lavoro con passione. Vaiano, appena sopra Prato, Bardazzi Nel suo mulino di macina la farina proveniente dalla piana di Prato, farina che poi andrà a formare il pane , ma anche pasta e dolci, che si possono assaggiare in varie parti della città. Un progetto veramente a km zero ma facilmente reperibile e tracciato in ogni parte del suo percorso. Agroalimentare italiano in un click Una piattaforma web per raccontare, con tanto di ‘rating’, le eccellenze produttive dell’agroalimentare italiano. E’ Italian Quality Experience, il portale nato per iniziativa di Unioncamere e delle Camere di commercio in occasione di Expo 2015, che promette di veicolare la complessità del mondo produttivo agroalimentare italiano, delle sue circa 700 Italian Quality Experience mila imprese della filiera allargata. Attraverso i racconti e i video delle filiere agroalimentari, dal latte al vino, passando per pesce, olio e carne, resi disponibili nel portale anche grazie alla collaborazione con Symbola e con la Rai, si può vivere una sorta di “viaggio esperenziale” in grado di stimolare l’interesse verso quei luoghi dove le produzioni anno origine. Per diffondere la piattaforma su scala internazionale, un ruolo di rilievo sarà giocato dalle 105 Camere di commercio italiane e dalle 81 Camere di commercio italiane all’estero che, anche attraverso la rete dei 1700 ristoranti italiani nel mondo, dislocati in 55 paesi, nei cinque continenti, consentiranno di raggiungere oltre 60mila persone. Per le aziende migliorare il proprio profilo è semplice e a costo zero: basta registrasi gratuitamente sul portale, per arricchire il proprio profilo con informazioni sull’attività, i prodotti e la proprio storia. Le imprese con più informazioni certificate verranno riconosciute come più qualificate e, quindi, saranno anche quelle maggiormente visibili. Perché lo spirito del progetto è di “portare tutti ma tutti in modo diverso, per raccontare l’eccellenza e la sua diversità”. Internet come opportunità per le imprese, con che limiti? Indubbiamente le nuove tecnologie informatiche sono utili alla divulgazione delle attività d’impresa, e sono assolutamente favorevole alla necessità di impostare una buona immagine, il biglietto da visita dal grande peso strategico, che divulghi il valore aziendale attraverso le dinamiche applicazioni offerte da Internet. Avere un buon sito web è fondamentale, e va concepito come un libro da sfogliare, affinché il “navigatore” possa trovare i capitoli e i paragrafi che gli interessano. La cosa più importante che molti lettori cercano è la “Storia” dell’azienda, un po’ per curiosità di conoscere meglio con chi si stanno approcciando, un po’ per interesse storico, per soddisfare un personale approfondimento del territorio. Non sempre purtroppo lo trovano, come non trovano i riferimenti ai titolari, mentre nel caso di aziende vitivinicole sono apprezzate le citazioni degli enologi collaboratori o le immagini delle cantine e dei vigneti, oltre alle schede sui prodotti. Tuttavia, dopo aver osservato quanta affezione venga mostrata ai nuovi strumenti ‘socializzanti’, quali Facebook e Twitter, utilizzati in funzione di “social media marketing”, non di rinforzo bensì addirittura ‘in alternativa’ ad un ben costruito portale personalizzato, non posso non evidenziare il pericolo di un’illusione. Quanto può essere considerata utile, in termini di ritorno economico, la comunicazione basata esclusivamente sui social media? Quali opportunità per raggiungere l’universo mondo dei potenziali clienti possono rappresentare questi strumenti? Il numero delle visite e delle condivisioni corrisponde alle aspettative aziendali a fronte dell’investimento delle risorse umane impiegate? Il social media marketing nasce per permettere alle aziende e ai clienti di interagire e commentare; un sistema sostanzialmente utile a ottenere un feedback, il consumatore fa sentire la sua voce, a volte anche critica. Per quanto sia moda sempre più dilagante, ma non condivisa dalla totalità degli internauti, alla fin fine diventa controproduttivo rinviare a notizie di eventi postati ‘solo’ su Fb o Twitter. Le inchieste sull’utilizzo degli strumenti tecnologici da parte dei cittadini attestano, infatti, che questi social siano piuttosto riservati al tempo libero individuale e alle relazioni interpersonali, che non intesi come spazi onde andare ad attingere informazioni sulle aziende. Le imprese, pertanto, che vogliano seriamente cogliere le opportunità della rete per sviluppare il business devono partire da una bella e ariosa homepage del proprio sito web, il vero centro della divulgazione online, tenendo anche conto che la pagina “Chi siamo” costituisce una fonte di credibilità. A mio parere, va incrementa anche la pagina delle News o Newsletter, da tenere aggiornata con i comunicati su tutte le novità. E suggerirei di sfruttare di più YouTube. È molto gradito da parte del “navigatore” farsi un’idea diretta, le immagini video hanno un forte impatto nella sfera emozionale e proiettano le persone “dentro” la notizia, come fossero presenti all’evento che visualizzano. Il potenziale cliente, stimolato dal desiderio, potrebbe diventare cliente reale. Maura Sacher Crescono le IGP italiane con la focaccia Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che nel registro ufficiale europeo delle Dop e Igp è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento con l’iscrizione della Indicazione Geografica Protetta ‘Focaccia di Recco col formaggio’. Salgono a 268 le denominazioni italiane registrate in ambito comunitario, oltre a due Stg, consolidando il primato che il nostro Paese detiene ormai da anni. La zona di produzione della nuova Igp è rappresentata dall’intero territorio ligure del comune di Recco e dei comuni confinanti di Avegno, Sori e Camogli. La ‘Focaccia di Recco col formaggio Igp’, in dialetto genovese «a fugassa de Réccu», di cui si trovano tracce storiche in letteratura fin dal XIX secolo, è un prodotto ottenuto dalla lavorazione di un impasto a base di farina di grano tenero, senza uso di lievito, olio extravergine di oliva, rigorosamente italiano, acqua, sale, composta da due sottilissime sfoglie farcite, farcite con formaggio fresco a pasta molle, e successivamente cotto in forno. Alla vista si distingue facilmente da altre focacce tipiche della tradizione italiana in quanto è estremamente sottile e all’interno è farcita con uno strato di formaggio fuso. La cottura deve avvenire alla temperatura compresa tra 270° e 320°C per 4-8 minuti, fino a quando la superficie del prodotto non avrà assunto un colore dorato, con bolle o striature marroni nella parte superiore. Il forno deve essere regolato in modo che la parte inferiore sia più calda della superiore. E’ escluso ogni trattamento di pre-cottura, surgelazione, congelazione o altra tecnica di conservazione. La decisione della Commissione europea entrerà in vigore il prossimo 3 febbraio 2015. Maura Sacher Alogastronomia, che è ‘sta roba? Che è ‘sta roba, si mangia o si beve? È il detto, declinato nelle traduzioni idiomatiche locali, quando riguardo ad una cosa non si sa di che si tratta, ed è ben pertinente la domanda in questo caso, perché la risposta è: si mangia e si beve. «Alogastronomia» è, in effetti, un neologismo, termine appositamente coniato per l’Associazione Apecchio Città della Birra e di cui la professoressa Francesca Mazzanti, appassionata di storia e cultura classica e medievale, soprattutto locale, con spiccato interesse per la ricerca di cibi sani e genuini, forte delle radici marchigiane, spiega il significato, come si può approfondire al link http://apecchiocittadellabirra.com/identita/alogastronomia/, da dove sono tratte le immagini, qui utilizzate. Dunque, si tratta dell’abbinamento Birra-Cibo, nulla di strano se si pensa a come viene spontaneo accompagnare la pizza con la birra (che a ben riflettere è più un’unione tra due tradizioni che tra gusti, e persino secondo alcuni un attentato alla digestione, dato che si ingurgitano due pietanze a base di lieviti che nello stomaco continuano il processo fermentativo). Il neologismo è stato coniato recuperando l’antico termine anglosassone “ale” di probabile derivazione linguistica da una radice indoeuropea *alu- e che designa un tipo di birra chiara ad elevata gradazione alcolica. Ma la parola, nel suo insieme, secondo la prof.Mazzanti può essere suddivisa in tre parti: alo-gastro-nomia. Della prima si è detto; nelle restanti, entrambe di derivazione greca, si ravvisano collegamenti col termine “gaster”, “nomia”, regolazione, insieme di regole. L’alogastronomia verrebbe così ad assumere il significato di “arte che comprende l’insieme delle determinano la produzione e l’assunzione, dell’individuo, della birra”. stomaco e suo primo regole che da parte In questo concetto è racchiusa, in verità, tutta la rete più complessa della filiera, che va dalla produzione della bevanda alla fruizione della stessa, comprendendo una profonda conoscenza delle materie prime, delle tecniche, delle strumentazioni per una realizzazione finale che risulti di qualità, e non da ultimo le competenze afferenti alla sfera dei sensi, per trovare combinazioni che permettano di abbinare a tavola un ottimo bicchiere di birra ad un cibo gustoso. Questo è il Progetto di Apecchio, un piccolo borgo al confine fra Umbria e Marche a cui appartiene, provincia di PesaroUrbno, situato nel cuore dell’Appennino Centrale, a 493 metri sul livello del mare, circondato da ampi prati e da larghe estensioni boschive e dominato dal Monte Nerone, dal quale sgorgano acque purissime. Progetto “Apecchio Città della Birra”, che l’Associazione culturale, con presenti al suo interno anche amministrazioni locali e privati, da alcuni anni sta concretizzando, sia attraverso eventi culturali, come la promozione di Festival, e percorsi didattici dedicati alla birra, sia facendo conoscere i suoi prodotti, proponendo un turismo di nicchia, dal momento che, negli ultimi anni vi si sono insediati alcuni birrifici artigianali di alto livello, che hanno fatto della cittadina marchigiana un’autentica capitale della birra italiana di qualità, che prende il nome dall’antica denominazione dialettale del Comune ossia “APEC”. Maura Sacher I benefici effetti del vino Tirosolo e idrossitirosolo sono due monofenoli, ovvero gruppo di proteine, presenti nell’olio extravergine di oliva e nel vino bianco, le cui proprietà, stando a recenti studi medicoscientifici, sembrano davvero essere di aiuto nel diminuire le infiammazioni nei pazienti nefropatici, che hanno cioè un’infiammazione cronica ai reni. Una collaborazione del Consorzio Tutela Soave con il White Wine and Health, nata nel 2008 con l’allora coordinatore Professor Alberto Bertelli che ha dato il via ad un importante percorso di ricerca. Proprio in questo ambito, protagonista il vino Soave, l’unità di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Versilia a Viareggio ha condotto un l’analisi su 10 pazienti con patologie croniche dei reni, confrontandoli con 10 volontari sani nell’ambito di un percorso di ricerca. I risultati sono stati incoraggianti. “Il consumo di vino bianco in pazienti nefropatici – spiega Bertelli, coordinatore anche di quest’ultima indagine – produce un abbassamento dei parametri infiammatori (IL6 e PCR ) di circa il 40% in 15 giorni di trattamento”. “Tali conclusioni – sottolinea poi – meritano di essere confermate da uno studio clinico con un maggior numero di pazienti e protratto per maggior tempo, ma già sin d’ora possiamo dire che anche il consumo moderato di vino bianco, in queste patologie infiammatorie, ha un effetto positivo per la salute e potrebbe contribuire a migliorare la qualità della vita di pazienti che già subiscono fin troppe restrizioni dietetiche». Prospettive interessanti che, se confermate dalle prossime sperimentazioni confermerebbero ancora una volta come in natura esistano tutti i rimedi e le sostanze necessarie al benessere del nostro organismo. Arte al DAMA di Capua Ritornano gli appuntamenti che preludono al Carnevale. Ma tra fuochi, anticipi di scherzi e buona tavola, anche la cultura fa la sua parte. Al DAMA Museum, struttura inserita all’interno della Cittadella dell’Arte – Museo di Arte Contemporanea MAC, a Capua (CE), si inaugura domani, venerdì 16 gennaio, alle ore 18.00, “Ti conosco mascherina”, personale di Pasquale Monaco, il primo grande appuntamento per un 2015 all’insegna dell’arte organizzato nella struttura museale. L’esposizione, realizzata in collaborazione con la Galleria d’arte “il Caravaggio” di Caserta, proseguirà fino al 16 febbraio. Curatore dell’iniziativa è Carlo Roberto Sciascia che, in occasione del vernissage, presenterà le opere dell’artista. Pasquale Monaco è nato a Napoli nel 1948, vive e lavora a Roma dal1983 e ha soggiornato a New York dal 1995 al 2002. Ha frequentato il Museo di Porcellane di Capodimonte e l’Accademia di Napoli. Dal 1970 svolge un’intensa attività artistica con mostre personali e collettive. Ha ricevuto numerosi premi e significativi riconoscimenti. Nel 1978 ha eseguito la pala d’altare dei Francescani di Cosenza e le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private e pubbliche sia in Italia che all’estero. La pittura di Pasquale Monaco è molto personale e spacca quel velo sottile che passa tra l’impressionismo e l’espressionismo. Nelle opere del Maestro Pasquale Monaco le soluzioni spaziali sono basate su una costruzione geometrica delle prospettive che volge sempre ad una soluzione empirica dello spazio. Questo ne rende l’effetto meno compiuto, meno statico, con un risultato di maggiore libertà, senza intaccare e riprendere puramente i maestri storici. Per questo le sue opere persuadono di là delle connotazioni ambientali, in quanto realizzano la sintesi e allo stesso tempo rivelano le tracce di lunghi e sofferti percorsi analitici. Come ben spiega il curatore Sciascia: << Pasquale Monaco parte dalla lezione impressionista e si svincola dalla passionale nostalgia del passato, dando vita ad una rappresentazione che, pur essendo radicata nel reale, mostra lo scorrere del tempo, del passare delle stagioni, con forti contrasti di luci e ombre e con colori forti e vividi che evidenziano i cambiamenti di luce. Dall’espressionismo ha tratto il modo di privilegiare il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente e quella ribellione dello spirito contro la materia; in tal modo i tratti decisi ed i colori finiscono per indicare gli stati d’animo proposti e la misura con la quale sono state vissute>>. Durante l’esposizione, verrà presentato anche il catalogo dedicato. L’evento è patrocinato dal Comune di Capua e dal Club Unesco di Caserta. ORARI DI APERTURA (dal 16 gennaio al 16 febbraio) Martedì: 16,00 – 18,00 ; Giovedì: 16,00 – 18,00 ; Sabato: 10,00 – 12,30 / 16,00 – 18,00 ; Domenica: Mattina 10,00 – 12,30 Simone Ottaiano Maria, la Presidente figlia del Napoli centro storico, nel cuore pulsante della città c’è tanta bellezza a portata di mano; il maestoso Duomo, San Gregorio Armeno e le botteghe artigiane, i portentosi palazzi d’epoca che si contendono chiesette e cappelle votive, custodi di antichi tesori. Il lastricato scuro dei vicoli, accompagna ogni passo e di lì sotto sembra arrivare il suono delle “tammorre” che s’intreccia alle voci di questo pezzo di città, mentre il sorriso si stende sul viso per il piacere che dà quest’atmosfera. Maria Cacialli, è la bellezza che ti aspetti di trovare tra queste vie, la passione napoletana fatta persona, il rispetto di tradizioni antiche, è l’espressione dell’artigianalità curata con fare di madre amorosa. Erede di un grande mestiere, l’arte pizzaiola napoletana, cresciuta al grembiule di papà Ernesto, tra il candore della farina e il profumo della margherita fumante appena sfornata. Ogni segreto lo ha imparato da lui, maestro pizzaiolo e per lei sicuramente maestro di vita, suo il merito dell’esuberante personalità che si ritrova, come della passione inequivocabile per il lavoro che svolge. Maria è “La figlia del presidente” , la sua pizzeria è famosa per i fritti napoletani, ancor di più per la pizza ripiena, il così detto calzone fritto, godibilmente di abbondanti dimensioni, chiamato il “Ripieno di Ernesto”. La pizzeria si apre al livello della strada e poi una rampa di scale conduce alle salette sottostanti, nate laddove vi era un ricovero dell’ultima guerra. Un ambiente accogliente e originale, ogni particolare racconta Napoli, i balconcini con le tende che raffigurano il porto e Spaccanapoli, le ceramiche di terra cotta e San Gennaro che da uno drappo di seta, benedice il profumo e il sapore della pizza di Maria. Angela Merolla www.lafigliadelpresidente.it Storie d’olio e d’ulivi “Storie d’olio e d’ulivi” un racconto lungo millenni che va in scena al Museo dell’Antica Grancia e dell’Olio di Serre di Rapolano (Rapolano Terme). È questo il secondo appuntamento con “TAM TAM – Teatro&cena al museo”, il variegato cartellone che unisce arte, storia, cultura, spettacolo e gusto realizzato grazie alla collaborazione tra Fondazione Musei Senesi, cooperativa Lagodarte e Compagnia teatrale La Lut, con il contributo della Regione Toscana e il patrocinio dei comuni di Asciano, Buonconvento, Murlo, San Giovanni d’Asso e Rapolano Terme. Grazie alla sceneggiatura e alla regia di Massimo Schuster, Sabato 17 gennaio si racconterà “ l’ ulivo” e la sua millenaria presenza tra gli uomini. “Storie d’olio e d’ulivi”, infatti, racconta come quest’albero nodoso accomuni da sempre adoratori di Zeus e di Astarte, di Iside e di Allah, di Yaveh e di Ceres, di Gesù e della Dea Madre. Il programma di “TAM TAM – Teatro&cena al museo” nasce dalla collaborazione con artisti locali e internazionali che hanno raccolto la sfida di trasformare le collezioni dei musei afferenti all’area delle Crete Senesi in testi teatrali. Saranno le sale dei musei ad accogliere questo produzioni create ad hoc, con storie dal grande fascino dove arte, cultura e spettacolo si uniscono al gusto. Infatti ad Ad accompagnare questi viaggi nella fantasia e nella storia ci saranno i menù preparati per l’occasione da alcuni chef, secondo un tema collegato alla specificità di ogni sede museale. Il programma completo del cartellone è su http://teatroalmuseo.blogspot.it/ Allo spettacolo“Storie d’olio e d’ulivi” seguuirà la “cena dell’olio novo”, con un menù appositamente studiato per l’occasione dagli chef della Bottega di Stigliano. Vista la sede è necessaria la prenotazione al numero telefonico 0577 705055 o inviando una e-mail [email protected]. Le attività della Fondazione Musei Senesi sono consultabili sul sito internet www.museisenesi.org, seguendo su Facebook Fondazione Musei Senesi o su Twitter @museisenesi Roberta Capanni Cuisine Collectif: detox dopo le feste cucina Cuisine Collectif con Matthew Lundì e Arianna Petits Poissons è una realtà che da qualche tempo opera a Firenze. Un approccio alla cucina “senza stress”, fatta con passione e fantasia. Tante le idee messe in campo in questi mesi con tanti appuntamenti gustosi e genuini con cene segrete e e cene supperclub.Non poteva mancare, quindi, un “dopo feste” all’insegna di una cucina detox. Finiti i cenoni e i pranzi delle feste, si sente la necessità di dare una svolta alla nostra alimentazione, senza però rinunciare al gusto ecco quindi la proposta di Cuisine Collectif : un Corso di cucina ruffiana vegana detox il 13 gennaio (ore 19.30) in via del Drago d’Oro n. 9 a Firenze. Un menù leggero e naturale quanto basta, per disintossicarci delle super abbuffate e ripulire l’organismo senza rinunciare a gratificare le pupille gustative. Le cene supperclub tornano invece il 17 gennaio (dalle ore 20) in programma nella versione tradizionale in una location segreta in zona Firenze rivelata all’ultimo dagli organizzatori tramite messaggio, social network e passaparola. Durante la serata, i commensali si ritroveranno a tavola con persone finora sconosciute con cui hanno in comune la passione per la cucina, la curiosità per le novità e la voglia di scoprire nuovi posti adibiti quotidianamente ad altri usi e eccezionalmente allestiti come un ristorante. Tutti gli eventi sono su prenotazione causa posti limitati. Per partecipare basta inviare una mail a [email protected]. 329.7660724 facebook.com/CuisineCollectif – cuisinecollectif.tumblr.com Roberta Capanni