Cavedano - Comune di Ranco

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3.2.10 Cavedano (Leuciscus cephalus)
Specie autoctona di media taglia, raggiunge una lunghezza totale massima di 60 cm e un
peso di circa 2 kg. Il dimorfismo sessuale è evidente solo nel periodo riproduttivo, quando
nei maschi compaiono piccoli tubercoli nuziali sul capo e sul corpo.
È una specie tendenzialmente reofila, il cui habitat d’elezione è rappresentato dal tratto
medio dei corsi d’acqua di maggiori dimensioni, dove si trova associato ad altri ciprinidi
reofili, in particolare il barbo e la lasca. Sebbene prediliga acque limpide e a fondo
ghiaioso, il cavedano mostra un’ampia adattabilità, essendo presente in una grande
varietà di ambienti, dalla foce fino al tratto pedemontano dei corsi d’acqua, fino ad
occupare in parte la zona dei salmonidi, e compresa la maggior parte dei laghi.
La specie mostra una spiccata tendenza gregaria che tuttavia con l’età viene
gradualmente abbandonata.
Dal punto di vista alimentare il cavedano è un opportunista, la cui dieta comprende
invertebrati acquatici, materiale di origine vegetale e, in misura cospicua, una componente
terrestre costituita soprattutto da insetti alati e da semi e frutti di piante. La mancanza di
specializzazione alimentare è uno dei fattori che contribuiscono al successo di questa
specie.
La maturità sessuale viene raggiunta a 2-4 anni di età, in funzione del sesso e delle
popolazioni; in genere i maschi maturano prima delle femmine. Solitamente il periodo
riproduttivo va dalla seconda metà di maggio alla fine di giugno, ma può protrarsi anche
oltre, a seconda del regime termico dell’habitat. La deposizione delle uova avviene
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prevalentemente su fondali sabbiosi e in acque basse. Una femmina può deporre diverse
decine di migliaia di uova.
Il cavedano rappresenta inoltre una delle specie più resistenti al degrado ambientale.
In Provincia di Varese il cavedano è una specie piuttosto diffusa, presente con popolazioni
abbondanti nei laghi Maggiore e Ceresio, dove si mantengono a livelli più o meno costanti,
mentre nel Lago di Varese è presente con una popolazione numericamente scarsa. Per
quanto riguarda i corsi d’acqua, la specie è ben rappresentata nei fiumi Tresa, Bardello e
Ticino, e nei torrenti Margorabbia, Monvallina e Acquanegra; è presente infine anche nei
torrenti Giona e Lenza.
3.2.11 Cobite (Cobitis tenia)
Specie autoctona di piccola taglia, di norma raggiunge la lunghezza totale massima di 12
cm, raramente superata solo dalle femmine. Esiste dimorfismo sessuale nella forma delle
pinne pettorali.
È una specie bentonica che presenta notevole valenza ecologica, popolando sia i corsi
d’acqua pedemontani che quelli più lenti planiziali con fondo fangoso; è presente anche
nei laghi di maggiori dimensioni. L’habitat che predilige è rappresentato dai corsi d’acqua
d’alta pianura a corrente moderata, con acque limpide e fondo sabbioso.
All’interno dello stesso ambiente la specie tende a distribuirsi in modo disomogeneo,
occupando soprattutto i microambienti con fondo costituito da depositi sabbiosi e da
materiali organici fini, nei quali i cobiti rimangono sotterrati nelle ore diurne, emergendo
solo con la parte superiore della testa.
Nelle ore notturne o in condizioni di scarsa luminosità, il cobite si muove sul fondo alla
ricerca di cibo, costituito prevalentemente da microrganismi e da frammenti di orgine
vegetale.
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In entrambi i sessi la maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di vita; il periodo
riproduttivo, per le popolazioni della Pianura Padana, va dalla seconda metà di maggio
alla prima metà di luglio. Le uova, leggermente adesive, vengono deposte sulla sabbia del
fondo o sulla vegetazione sommersa. Il numero di uova deposte da una femmina varia da
300 a 3500, in funzione delle sue dimensioni. Durante la stagione riproduttiva le macchie
presenti sui fianchi dei maschi si fondono a formare una fascia scura continua.
Nelle acque provinciali il cobite risulta piuttosto comune nel Lago di Varese, mentre scarse
sono le popolazioni di questa specie nei laghi Maggiore, Monate e Comabbio; risulta
inoltre presente nei fiumi Tresa, Bardello e Ticino e nei torrenti Margorabbia e Bevera.
La specie non riveste notevole interesse per la pesca; talvolta viene utilizzato come esca
viva per la cattura di altre specie.
3.2.12 Coregone lavarello (Coregonus lavaretus)
Salmonide alloctono di taglia media, raggiunge la lunghezza totale massima di circa 60 cm
e il peso di circa 2 kg. Il dimorfismo sessuale è evidente durante la stagione riproduttiva
quando i maschi, più delle femmine, si ricoprono di tubercoli nuziali disposti lungo tutto il
corpo, dalla testa alla coda, solitamente uno per ogni scaglia.
Il lavarello è strettamente legato all’ambiente lacustre, dove conduce vita pelagica, con
abitudini gregarie.
La sua dieta è tendenzialmente planctofaga, ma in certi periodi dell’anno può essere
integrata anche da invertebrati bentonici.
La maturità sessuale viene raggiunta al secondo anno di età, e la riproduzione avviene in
dicembre, su fondali ghiaiosi o sassosi lungo il litorale, a bassa profondità. Una femmina
può deporre fino a 40.000 uova per kg di peso corporeo.
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La specie è stata introdotta a partire dal 1861 nei laghi prealpini italiani, dove si era
acclimatato con notevole successo. Negli ultimi dieci anni si è assistito ad un netto
decremento nelle popolazioni dei principali laghi prealpini, a causa di una serie di fattori
quali: l’introduzione di un’altra specie appartenente allo stesso genere, la bondella, le
oscillazioni del livello delle acque dei laghi regolati durante lo sviluppo delle uova e un
eccessivo sforzo di pesca.
Nel Lago Maggiore, infatti, a partire dagli anni ’60, la quantità del pescato ha subito un
gravissimo decremento in concomitanza con l’immissione del coregone bondella, che
appare competitivamente superiore.
A livello provinciale il coregone lavarello è presente con una popolazione consistente nel
Lago di Monate, dove rappresenta l’oggetto principale della pesca professionale; nel Lago
Maggiore il popolamento di coregoni costituisce la componente tra le più abbondanti della
biomassa ittica del lago, sebbene sia però rappresentato soprattutto dalla bondella. Nel
lago di Lugano, dove è stato avviato un progetto di reintroduzione del coregone, a partire
da riproduttori del Verbano, la specie compare nel pescato professionale, anche se a
livello di poche decine di chilogrammi.
3.2.13 Coregone bondella (Coregonus macrophtalmus)
Specie alloctona di taglia media, può raggiungere al massimo una lunghezza di 40 cm e il
peso di circa 2 kg.
Come il lavarello, è una specie pelagica, che tende a prediligere gli strati più superficiali,
compiendo spostamenti limitati lungo la colonna d’acqua, in funzione della stratificazione
termica delle acque lacustri.
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Dal punto di vista trofico, il regime alimentare della bondella è di tipo planctofago, come
per il lavarello, ma nel periodo invernale la bondella tende maggiormente a integrare la
dieta con organismi non planctonici. La quasi completa sovrapposizione degli spettri
alimentari ha determinato una forte competizione trofica tra le due specie in tutti i bacini in
cui convivono.
La maturità sessuale è conseguita al secondo anno di vita. La riproduzione, ritardata
rispetto al lavarello, ha luogo verso la fine di gennaio, quando gli adulti, durante le ore
notturne, si portano nella zona sub-litorale dove avviene la deposizione delle uova. Ogni
femmina produce circa 50.000 uova per kg di peso corporeo.
Questa specie, immessa per la prima volta in Italia nel 1950 nel Lago Maggiore, ha
colonizzato ambienti nei quali era già stato insediato in precedenza il lavarello, e ha
rapidamente superato quest’ultima specie nella composizione della comunità pelagica. Tra
i fattori ritenuti determinanti nel contribuire al maggiore successo della bondella vi sono la
maggiore fecondità, il periodo riproduttivo più favorevole alla sopravvivenza degli stadi
giovanili e l’abitudine di deporre le uova a maggiore profondità.
In Provincia di Varese questa specie è presente esclusivamente nel Lago Maggiore, dove
costituisce la forma più rappresentata del popolamento di coregoni del lago, oltre che la
principale risorsa della pesca professionale.
3.2.14 Gardon (Rutilus rutilus)
Specie alloctona di taglia medio-piccola, normalmente, in ambienti con buone condizioni
trofiche, raggiunge 25 cm di lunghezza totale e 200 g di peso, ma sono note popolazioni
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con taglie massime maggiori. È una specie tipica di laghi, canali e acque fluviali a corso
lento, ampiamente distribuita nell’Europa centro-settentrionale e nell’Asia centrooccidentale e settentrionale. Di abitudini gregarie, il gardon vive tra la vegetazione.
La sua dieta è costituita sia da vegetali acquatici che da piccoli invertebrati, soprattutto
bentonici; nel periodo invernale l’alimentazione si riduce notevolmente e i branchi si
spostano in acque più profonde.
La maturità sessuale è raggiunta normalmente intorno al terzo anno. Il periodo riproduttivo
va da aprile a giugno, quando la temperatura dell’acqua supera i 10 °C. La deposizione
delle uova avviene, con vistosi rituali nuziali, sulle idrofite o sulla ghiaia dei fondali. Ogni
femmina depone un numero di uova compreso tra 5.000 e 10.000.
Specie introdotta accidentalmente, in Provincia di Varese ha attualmente invaso il Lago di
Lugano, dal quale si è poi diffusa sino al Lago Maggiore attraverso il corso del Fiume
Tresa; a partire dal Verbano, il gardon sta ormai colonizzando anche il Fiume Ticino. È
presente infine anche nel Lago di Ghirla, dove presumibilmente la specie è stata immessa
in modo accidentale; tale specie potrebbe risultare pericolosa per le popolazioni di pigo in
quanto si ibrida con esso.
3.2.15 Ghiozzo padano (Padogobius martensii)
Specie autoctona di piccola taglia, generalmente non supera la lunghezza totale massima
di 10 cm.
Il ghiozzo padano, endemico dell’Italia settentrionale, predilige acque moderatamente
correnti, con fondo abbondantemente coperto di sassi e ciottoli appiattiti, sotto i quali gli
individui di entrambi i sessi, essendo territoriali, trovano un rifugio che va a costituire il
territorio individuale.
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