Persico Trota - Comune di Ranco

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3.2.21 Persico trota (Micropterus salmoides)
Specie alloctona di taglia media, raramente superiore a 60 cm di lunghezza e con un peso
massimo intorno a 3-4 kg. Originaria del Nord America, la specie è stata introdotta in
Europa nel 1883, in Germania e in Austria. La sua presenza in Italia risale agli inizi del
‘900 con l’immissione in varie regioni settentrionali. Attualmente popola laghi, stagni e
fiumi di pianura in molte località del Nord e del Centro Italia, ed è molto apprezzato
nell’ambito della pesca sportiva.
Il persico trota è legato alle acque calde, a lento decorso, stagnanti, con fondo molle, e
ricche di vegetazione sommersa ed emergente; lo si rinviene in ambienti quali laghi, fiumi,
canali, stagni, che ha colonizzato naturalmente o in seguito a ripopolamenti.
Specie gregaria, durante la fase giovanile vive in acque basse, formando gruppi di pochi
individui attivi prevalentemente nelle ore diurne, e che di notte si rifugiano in mezzo alla
vegetazione. Gli adulti prediligono acque più profonde e sono attivi sia di giorno che di
notte. Soltanto gli individui che raggiungono taglie notevoli conducono vita solitaria e, in
generale, durante il periodo riproduttivo.
Il persico trota è un predatore prevalentemente ittiofago, la cui dieta è rappresentata
soprattutto da pesci di piccola e media taglia e da avannotti. Tra le specie ittiche più
comunemente predate vi sono l’alborella, la scardola, il persico sole, il cobite, il pesce
gatto. I giovani si nutrono soprattutto di crostacei.
La riproduzione ha luogo da maggio a luglio e la maturità sessuale è raggiunta al secondo
anno nei maschi e al terzo per la maggior parte delle femmine. Le uova, di tipo adesivo,
vengono deposte preferibilmente nelle ore crepuscolari, in acque basse e calme, in
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prossimità della riva, all’interno di un nido rappresentato da un piccolo avvallamento su un
fondo sabbioso. Ogni femmina produce alcune migliaia di uova. Le cure parentali sono
svolte dal maschio, che difende il nido da eventuali intrusioni di maschi conspecifici.
Nelle acque provinciali il persico trota è presente in tutti i bacini lacustri, sebbene si registri
un generale calo delle sue popolazioni. La specie è inoltre rinvenibile nel Fiume Bardello e
nel Canale Brabbia.
3.2.22 Pigo (Rutilus pigus)
Specie autoctona di media taglia, può raggiungere i 45 cm di lunghezza totale e peso
massimo di circa 1,5-2 kg. Il pigo è una specie endemica dell’Italia settentrionale e risulta
la meno diffusa e la meno nota tra le tre specie italiane appartenenti al genere Rutilus.
Predilige le acque profonde e lente dei corsi d’acqua di maggiori dimensioni e quelle dei
grandi laghi subalpini (ad eccezione del Lago di Garda), preferendo le zone ricche di
vegetazione. Vive in grossi gruppi e i giovani tendono a costituire spesso branchi misti con
l’alborella, mentre gli adulti si possono trovare in associazione con la savetta, con la quale
condividono la dieta.
Specie onnivora, assume prevalentemente il cibo sul fondo. Nella sua dieta riveste
fondamentale importanza la componente vegetale, in particolare le alghe filamentose, ma
si alimenta anche di invertebrati bentonici, soprattutto gasteropodi.
La stagione riproduttiva va da aprile a giugno e la maturità sessuale è raggiunta a 2-3 anni
d’età. Negli ambienti lacustri gli individui sessualmente maturi si portano per la
deposizione in acque litorali poco profonde con substrati litici; nelle acque correnti essi
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risalgono i fiumi per raggiungere aree con acqua poco profonda con substrati ciottolosi e
ghiaiosi dove avviene la deposizione. Le uova (da 35.000 a 60.000 per kg di peso)
vengono deposte sulla vegetazione e sulle pietre del fondo, in acque ben pulite. Durante il
periodo della frega i maschi si ricoprono di vistosi tubercoli nuziali sul capo e sul dorso.
In Italia le popolazioni di pigo da alcuni decenni sono in forte contrazione, principalmente a
causa della presenza di dighe e sbarramenti che impediscono ai riproduttori di
raggiungere i siti idonei alla deposizione delle uova.
In provincia di Varese esistono discrete popolazioni di pigo nel Lago Maggiore, nel Fiume
Ticino suo emissario e nel Torrente Margorabbia, anche il Lago di Lugano ospita una
discreta popolazione, nonché nel Lago Delio, ma sembra che la sua presenza sia
accidentale per il pompaggio delle acque dal Maggiore.
Un’ulteriore minaccia per la conservazione di questa specie d’importanza comunitaria è
rappresentata dalla presenza del gardon, dal momento che osservazioni recenti hanno
ravvisato il pericolo derivante dalla sua ibridazione con quest’ultimo, in particolare nel
Fiume Ticino.
3.2.23 Salmerino alpino (Salvelinus alpinus)
Salmonide che presenta un elevato polimorfismo in funzione degli ambienti in cui vive:
normalmente raggiunge la lunghezza totale massima di 50-60 cm e il peso di 1,5-3 kg, ma
esistono popolazioni di piccola taglia dove non viene superata la lunghezza di 10-15 cm; in
casi eccezionali a 10-12 anni di età può essere raggiunta la lunghezza di 80 cm e il peso
di 8-10 kg.
In Italia il salmerino è, in realtà, indigeno solo nella regione alpina del Trentino-Alto-Adige
dalla quale è stato introdotto in vari bacini delle Alpi e delle Prealpi. La specie è legata agli
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ambienti lacustri alpini e ai grandi laghi prealpini, dove si localizza sempre nelle acque a
maggiore profondità, limpide, fredde e ben ossigenate. A latitudini più settentrionali, molte
popolazioni sono invece migratrici anadrome.
Specie gregaria, durante la fase giovanile si alimenta esclusivamente di forme
planctoniche, passando a nutrirsi di invertebrati bentonici con l’avanzare dell’età.
Esemplari di lunghezza superiore ai 20 cm predano anche pesci di piccola taglia.
La riproduzione si svolge tra novembre e gennaio, ma in alcuni ambienti può essere
anticipata. Le uova vengono deposte in profondità, in un nido scavato dalla femmina su
fondali ghiaiosi o pietrosi. Ogni femmina può deporre fino a 5.000 uova per kg di peso
corporeo. La maturità sessuale è raggiunta di norma a 2-3 anni di età.
Il salmerino alpino risulta particolarmente sensibile alla competizione con altri Salmonidi,
pertanto la specie, considerata la scarsità dei popolamenti nelle acque italiane, richiede
adeguate misure di tutela.
In provincia di Varese la specie è presente con popolazioni di scarsa consistenza nel Lago
Maggiore e nel Lago di Lugano, dove l’alterazione qualitativa delle acque ha contribuito
alla riduzione degli effettivi.
3.2.24 Sanguinerola (Phoxinus phoxinus)
Specie autoctona di piccola taglia, che normalmente non supera i 12 cm di lunghezza
totale massima.
Questo ciprinide reofilo predilige le acque limpide, fresche e ben ossigenate, con fondali
ghiaiosi, tipiche dei tratti pedemontani dei corsi d’acqua, ma lo si può rinvenire anche nei
laghi oligotrofi. Condivide gran parte del suo habitat con le trote, delle quali spesso risulta
essere preda; talvolta si trova associata anche ad altre specie, tra cui il barbo canino, il
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cavedano, il temolo e lo scazzone. In pianura popola i fontanili e i fiumi di risorgiva, dove
convive con giovani di cavedano, lasca e barbo comune.
La sanguinerola è una specie gregaria, che tende a rimanere in prossimità delle rive, dove
si nasconde tra i massi e la vegetazione.
L’alimentazione è onnivora e non specializzata: gli individui si nutrono soprattutto di larve
di insetti acquatici, crostacei bentonici, frammenti vegetali e, negli ambienti lacustri, anche
di zooplancton; occasionalmente si cibano anche di avannotti e uova di altri pesci.
La maturità sessuale è raggiunta al secondo anno di età, in alcuni casi anche al primo. Il
periodo riproduttivo si protrae da maggio a luglio e la deposizione avviene in acque basse,
su fondali sabbiosi o pietrosi, con gruppi formati da molti maschi e poche femmine. Il
numero di uova prodotte è di 800-1.500 per femmina.
Nelle acque provinciali la sanguinerola è presente con popolazioni ben strutturate nel
Torrente Margorabbia e nei tratti a valle della Maddalena; è presente inoltre nei torrenti
Rancina e Lenza, nel Canale Brabbia e nel Rio Boesio.
3.2.25 Savetta (Chodrostoma soetta)
Specie autoctona di taglia media, può raggiungere la lunghezza totale massima di circa 40
cm e il peso di circa 1kg.
La savetta, endemica dei bacini della Pianura Padana, è tipica di acque profonde, ben
ossigenate e a medio-lento decorso; predilige, infatti, i corsi d’acqua di grandi dimensioni,
dove colonizza i tratti medio-inferiori. È presente, anche se con popolazioni meno
consistenti, nei grandi laghi prealpini.
È una specie gregaria che tende a restare in gruppi più o meno numerosi nelle buche più
profonde o nella zona centrale dei corsi d’acqua.
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