• 1-africa (4)

Transcript

• 1-africa (4)
Clara Valli*
Il sistema universitario e la cooperazione
«Le Università possono diventare un luogo privilegiato per la cooperazione con l’Africa» è
questo il messaggio conclusivo di un Convegno che si è tenuto a Roma nel mese di ottobre 2009 in materia di “Nuova cultura dello sviluppo in Africa e ruolo della cooperazione
universitaria”1.
Oggi l’istruzione superiore e tutto il sistema universitario emergono come un fattore
chiave, ampiamente riconosciuto, per lo sviluppo economico e sociale di un Paese, e i
governi di tutti gli Stati devono proteggere i settori dell’istruzione superiore, dell’università e della ricerca dai grandi tagli economici indotti dalla necessità di fronteggiare la crisi
che si è affacciata lo scorso anno a livello globale.
È importante, infatti, che l’educazione e la formazione delle future generazioni siano
una priorità ed è necessario sviluppare insieme agli Stati africani un ventaglio di opportunità che facciano dell’istituzione universitaria e della formazione una via prioritaria per il
sostegno allo sviluppo.
Il ruolo della ricerca e della didattica nelle università africane è particolarmente importante, sia per il significato che ricopre in sé, sia per rafforzare la capacità d’internazionalizzazione degli atenei, attualmente un tema molto sentito all’interno del dibattito sul
ruolo dell’università in Africa.
L’Africa è un continente che ha ben presente il concetto di università quale strumento
utile per la crescita economica e sociale, tuttavia l’università vive in una situazione di
assenza di un quadro strutturale di sviluppo, per cui c’è una preoccupante tendenza all’abbandono da parte degli studenti, dovuta anche alle difficoltà di attuazione di politiche di
investimento sui giovani, sulla mobilità, sulle infrastrutture e i servizi per gli studenti.
I Paesi africani devono investire per una comunità globale della conoscenza per poter
essere partner paritari degli altri Paesi, rivoluzionando il proprio sistema di ricerca, educazione e formazione e incrementando i rapporti tra le università, che possono e devono produrre percorsi di partnership attraverso l’organizzazione di programmi d’insegnamento e di
ricerca in aree disciplinari prioritarie, sia scientifiche sia umanistiche.
* Responsabile settore Università e Ricerca S.E.I.-Ugl
80
A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
Il sistema universitario e la cooperazione
Questo significa che il solo apporto di maggiori finanziamenti, pur elevando il profilo
delle singole università o istituti di ricerca, potrebbe non essere sufficiente per migliorare
il sistema nel suo complesso. Piuttosto, la chiave giusta sarebbe quella di promuovere e
sostenere una rete che diffonda la conoscenza e incoraggi lo studente creativo, il ricercatore e il sostegno ad una politica di welfare in favore degli studenti per contrastare l’abbandono degli studi.
In Sudafrica, ad esempio, il 40% degli studenti abbandona l’università nel primo anno
di studi a causa di difficoltà finanziarie, trattandosi per la maggior parte di studenti provenienti da famiglie poco istruite e a basso reddito. L’abbandono degli studi è un grave
problema per un Paese con risorse statali limitate e la necessità impellente di aumentare
i livelli di reddito tra i più poveri. Occorre infatti considerare come nel continente africano sussista un tasso di povertà tra i più alti al mondo: secondo i dati ONU sullo sviluppo
del pianeta tra i 50 Paesi più poveri al mondo 35 sono africani.
Uno studio rivela che in media solo il 15% degli studenti neri si laurea nei tempi previsti, nonostante il Sudafrica abbia attivato con successo il National Student Financial Aid
Scheme, un fondo che supporta circa 120.000 dei 735.000 studenti universitari, con prestiti e borse di studio che però non coprono tutte le spese, per cui gli studenti più poveri
continuano a lottare per far fronte alla vita.
Eppure il Sudafrica è certamente un Paese che offre una solida istruzione superiore e
un sistema di ricerca che include ben cinque università riconosciute nelle classifiche internazionali, ma che non riesce a emergere come punto di forza per fare leva e sostenere gli
sforzi degli altri Paesi.
Soprattutto il Sudafrica, dunque, deve continuare a mantenere aperte le sue frontiere
per gli studenti, i giovani laureati e i ricercatori africani per essere un’alternativa per coloro che decidono di partire per studiare in Europa o negli Stati Uniti.
Particolarmente sentito, infatti, è il problema della “fuga dei cervelli”: un terzo degli
intellettuali africani vive all’estero e almeno 23mila universitari lasciano il continente ogni
anno.
Secondo quanto riferisce l’agenzia giornalistica MISNA, la fuga di cervelli negli ultimi
anni mostra un’accelerazione preoccupante che minaccia lo sviluppo di settori peculiari
come la sanità, l’economia e l’istruzione.
Nel campo della sanità 300 infermieri specializzati ogni mese lasciano il Sudafrica, in
Nigeria su 300 medici formati ogni anno, meno di una decina rimane nel Paese, mentre la
città americana di Chicago conta più medici etiopici di quanti ce ne siano nel loro Paese
d’origine.
La preoccupazione è forte anche per gli effetti che questa emigrazione produce: da una
parte la perdita del patrimonio intellettuale, delle risorse umane e, dall’altra, il danno
finanziario per l’investimento economico sostenuto per la formazione di queste persone.
Le perdite sono enormi e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni osserva come
a lasciare l’Africa subsahariana ogni anno siano per lo più persone istruite: i dati IOM stimano che su 100.000 emigrati che lasciano l’Africa circa il 75% è istruita e ha frequentato l’università e circa il 10% è laureato. Questo fenomeno rappresenta una perdita finanziaria valutata 1 miliardo di dollari l’anno per un sistema che richiederebbe circa 10 miliardi di finanziamenti supplementari.
A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
81
Il sistema universitario e la cooperazione
Alcune strategie sono state proposte e discusse sul piano politico per trovare un sistema che compensi l’università pubblica per l’emigrazione dei propri laureati, promuovendo
lo sviluppo.
Le proposte prevedono:
• l’obbligo e l’assunzione di responsabilità da parte dei datori di lavoro dell’erogazione di
prestiti agli studenti per il rafforzamento dei programmi di finanziamento e delle borse
di studio dei loro Paesi di origine;
• l’istituzione di una imposta da parte dei datori di lavoro finalizzata al finanziamento
pubblico per gli studenti laureati assunti, destinata al sistema educativo del Paese d’origine;
• una soprattassa sul reddito degli emigrati che viene destinata al sistema di istruzione
del Paese di origine (in sostanza: l’imposta sulla laurea proposta in precedenza, solo
dopo la laurea, se si emigra).
Ognuna di queste opzioni avrebbe fornito alle università africane le entrate necessarie
alla formazione di professionisti in sostituzione di quelli che emigrano, ma nessuna di queste proposte fino ad oggi è stata adottata.
L’Africa, dunque, è il continente maggiormente colpito dal fenomeno migratorio e, per
i giovani, particolarmente coinvolti in questo fenomeno, occorre favorire e sostenere, a
livello istituzionale, una migrazione di ritorno affinché si facciano protagonisti dello sviluppo del loro Paese.
L’università africana
Agli inizi degli anni ‘90, solo il 2% dei giovani africani studiava all’università. Si trattava di 820.000 persone nel 1975, passate a 2.900.000 nel 1990. Nello stesso anno i Paesi
dell’Africa destinavano per l’insegnamento superiore lo 0,7 del PIL e i finanziamenti destinati alla ricerca variavano dallo 0,1% allo 0,9% dei bilanci dei singoli Atenei.
Negli anni ’90 ci fu una crescita delle iscrizioni alla quale le università africane si trovarono impreparate.
L’Università di Dakar, costruita per 3.500 studenti, nel ‘93 ne contava oltre 24.000, ma
l’87% delle matricole non andava oltre primo anno di corso, la biblioteca universitaria
aveva a disposizione per oltre 6.000 studenti solo 27 testi di economia, di cui il più recente risaliva al 1979.
Alcune università chiusero per mancanza di fondi, e, dalla fine degli anni ‘80, le università dello Zaire, della Nigeria, del Mali, quella di Dakar, di N’Djamena e di Nairobi furono chiuse per periodi variabili da qualche settimana a un anno, a causa di scioperi, proteste o manifestazioni politiche.
Il Ghana, nel 1993, poteva offrire lavoro solo a 500 dei suoi 4.500 laureati. Da Nord a
Sud nell’intero continente il problema diventava crescente.
Oggi occorre conciliare l’università con la vita dell’Africa, attuando un sistema di riforme sempre più urgente per tessere reti regionali fra gli atenei, oltre che coordinamenti su
direttrici trasversali.
L’Unesco e la Banca Mondiale hanno proposto misure economiche come l’introduzione
di finanziamenti privati e l’incremento di attività conto terzi per l’autofinanziamento, la
riduzione delle borse di studio e l’aumento delle tasse di iscrizione, a cui deve corrispon82
A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
Il sistema universitario e la cooperazione
dere una riorganizzazione per una gestione più seria, attraverso la maggiore severità degli
esami di ammissione, il rafforzamento dei servizi agli studenti, il ripristino delle biblioteche e dei laboratori e l’istituzione di lauree brevi, di tipo tecnico in funzione della crescente richiesta di competenze specifiche.
Ma la difficoltà di attuazione delle riforme deriva da una mancanza di volontà, visti gli
interessi in gioco: interessi degli studenti che, per nulla motivati, preferiscono la borsa di
studio e i servizi universitari alla disoccupazione, nonostante i governi stiano lottando per
risolvere il problema dell’abbandono finanziando l’aumento dei prestiti e delle borse di studio, così da alleviare la pressione finanziaria sugli studenti bisognosi.
La mancanza di finanziamenti è dunque il principale ostacolo per lo sviluppo delle università, cui si aggiunge lo scontento dei docenti, che sono mal pagati, aggravato dall’insufficienza del personale tecnico-amministrativo, che rende difficile proporre un programma, realizzare un progetto.
A questo scopo, con lungimiranza, si costituì l’Associazione delle Università Africane
(AAU) che è organizzazione di vertice e forum per la consultazione, lo scambio di informazioni e la cooperazione tra gli istituti di istruzione superiore in Africa. L’Associazione rappresenta l’istituzione dell’educazione superiore all’interno degli organismi regionali e internazionali e si struttura come una rete tra l’istruzione e la ricerca, per lo scambio e la diffusione di informazioni.
L’AAU, la cui sede è ad Accra, in Ghana, è stata fondata a Rabat, in Marocco, nel 1967,
in seguito alle raccomandazioni di una precedente conferenza dell’Unesco tenutasi ad
Antanarivo, in Madagascar, nel settembre del 1962, per la formazione di un’organizzazione di vertice.
Le raccomandazioni di Antananarivo furono recepite da un Comitato costituitosi nel
1963 che emanò la Costituzione Fondativa dell’Associazione. Con una adesione iniziale di
34 membri, l’Associazione ha oggi 199 membri provenienti da 45 Paesi africani.
Cooperazione interuniversitaria
In quasi tutti gli Stati africani sono presenti atenei universitari, i quali però difficilmente partecipano a programmi internazionali che permettono di svolgere una parte dei
percorsi di studi o di formazione in università di altri Paesi attraverso accordi bilaterali.
Fanno eccezione solo alcune realtà, come gli atenei del Marocco e dell’Algeria, che
hanno partnership di studio con le università francesi
In Italia, modelli operativi di collaborazione e cooperazione sono già in fase di attuazione tra le università italiane, gli Stati membri dell’Africa subsaharaiana e le università del
Mediterraneo, specie dopo gli accordi dell’Italia con la Libia, e permettono non solo lo
scambio scientifico e culturale, ma soprattutto l’inserimento a pieno titolo nella comunità
scientifica internazionale degli atenei africani.
Purtroppo i programmi di mobilità non sono ancora del tutto consolidati e le iniziative sono spesso discontinue.
I mezzi di realizzazione sono: l’elaborazione di progetti scientifico-disciplinari comuni,
coordinati per aree, temi e per zone geografiche.
I pilastri di questo modello sono il coinvolgimento degli studenti e dei docenti e la
costituzione di rapporti stabili e proficui nel tempo tra università e Paesi. Con queste preA F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
83
Il sistema universitario e la cooperazione
messe, c’è l’opportunità di un dialogo progettuale per l’interscambio e l’attivazione di curricula formativi, sia per il conseguimento dei titoli accademici che per la partecipazione a
progetti di ricerca comuni, estesi anche ai dottorandi e specializzandi.
Altrettanto importante è incentivare i dottorati di ricerca e invertire la forte riduzione
della formazione post-laurea, così come avviene da diversi anni a questa parte.
Il nostro Ministero degli Affari Esteri contribuisce all’internazionalizzazione del sistema
universitario dei Paesi africani attraverso convenzioni e progetti specifici, con il finanziamento della mobilità dei ricercatori, l’assegnazione di borse di studio per studi universitari e post-universitari e l’assegnazione di contributi per iniziative scientifiche inserite in
programmi bilaterali intergovernativi.
Lo scopo principale è quello di incentivare la formazione universitaria e specialistica
della futura classe dirigente africana, rafforzando le relazioni culturali. Analogamente è
importante tessere rapporti culturali, oltre che tra le università stesse, anche tra queste e
le aziende, come in qualche caso è già stato attuato da aziende europee che hanno avviato con successo processi formativi con benefici reciproci per l’Europa e per l’Africa, dando
priorità ad alcuni Paesi come il Camerun, il Senegal, il Monzambico, lo Zambia, il Malawi,
Capo Verde, il Ghana, l’Angola, l’Etiopia, l’Uganda e il Marocco.
In Europa la formazione europea della futura classe dirigente africana offre ricadute
positive per l’allargamento del networking delle università attraverso la creazione di progetti congiunti e l’ampliamento dei contatti tra i centri di ricerca.
Di contro, si crea un’ampia rete per la formazione qualificata della classe dirigente dei
Paesi africani, dove la formazione delle risorse umane attraverso l’accesso a percorsi qualificati di istruzione post-universitaria è cruciale per la creazione di una forza lavoro qualificata che contribuisca allo sviluppo generale dell’Africa.
Il vantaggio è tale anche per le aziende, che, volendo investire in territorio africano,
troverebbero personale qualificato direttamente sul posto con opportunità reciproche.
Studenti stranieri universitari in Italia
Il totale degli studenti stranieri iscritti alle università italiane nell’anno accademico
2007/2008, secondo i dati del MIUR (Ufficio di Statistica), è di circa 51.800 persone, pari
al 2,9% degli iscritti totali.
Le immatricolazioni sono più che raddoppiate negli ultimi dieci anni e, nello stesso
anno accademico, sono state 11.500, per poco meno del 60% relative a donne.
Si è modificata anche la composizione per genere tra i laureati stranieri, in tutto quasi
6.000 nell’a.a. 2007/2008, il 63% dei quali donne.
Per quello che riguarda i campi di studio, i corsi di maggiore attrazione sono quelli dell’area medica, circa il 20%, seguita da quella economica (15,4%), sociale (14,1%) e umanistica (12,7%).
Secondo un’indagine condotta da Alma Mater, 68 studenti stranieri su 100 frequentano
regolarmente i tre quarti degli insegnamenti previsti e i laureati provenienti dall’Africa si
dichiarano soddisfatti per il sostegno al diritto allo studio.
Per quello che riguarda gli studenti africani in Italia risultano sempre per l’anno accademico 2007/2008 1.891 immatricolati (16,4% del totale degli stranieri), 5.758 iscritti
(11,1%), 505 laureati (8,6%).
84
A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
Il sistema universitario e la cooperazione
ITALIA. Universitari stranieri e africani immatricolati, iscritti e laureati, v.a. e % (a.a. 2007/08)
AFRICA
di cui:
Camerun
Marocco
Totale str.
ISCRITTI
IMMATRICOLATI
v.a.
%
1.891
16,4
519
382
11.498
4,5
3,3
100,0
LAUREATI
v.a.
5.758
%
11,1
v.a.
505
%
8,6
1.799
1.143
51.790
3,5
2,2
100,0
219
73
5.842
3,7
1,3
100,0
FONTE: Elaborazioni su dati MIUR – Ufficio di Statistica
I principali Paesi di provenienza sono il Camerun e il Marocco, seguiti da Tunisia, Egitto
e Congo. Gli altri Paesi africani hanno una presenza studentesca universitaria in Italia
molto variabile.
Anche i Paesi africani sono in linea con la tendenza dell’aumento della popolazione
femminile e in molte istituzioni si raggiunge la parità di genere tra gli iscritti e i laureati
che annualmente escono dalle università italiane.
Diversamente, per quello che riguarda i titoli post laurea, a parte il Sudafrica, il resto
del continente africano è caratterizzato dal predominio maschile. Pur nella considerazione
che il dato delle iscrizioni ai corsi post-laurea rimane relativamente basso in tutti i Paesi,
molte università africane hanno visto una riduzione considerevole della presenza femminile nella distribuzione di genere, alcune università riportano dati di riduzione anche del
54%, solo l’università del Ghana ha visto una crescita nel 2008 del 33%.
L’Italia rispecchia questa tendenza di scarsa partecipazione femminile ai corsi post-laurea.
ITALIA. Studenti universatari africani iscritti e diplomati ai corsi post-laurea per genere,
v.a. (a.a. 2005/06)
Specializzazione
Dottorato
Master
Totale
M
73
140
141
354
ISCRITTI
F
48
54
64
166
Tot.
121
194
205
520
M
30
24
71
125
DIPLOMATI
F
9
6
35
50
Tot.
39
30
106
175
* Gli studenti africani rappresentano il 10,4% degli studenti stranieri iscritti ai corsi post-laurea in
Italia e il 10,5% degli studenti stranieri diplomati in Italia.
FONTE: Elaborazioni su dati MIUR – Ufficio di Statistica
Gli studenti sono una fonte indispensabile per colmare il divario di relazioni culturali
esistente tra l’Italia e l’Africa e il flusso ridotto di studenti africani che vengono a studiare in Italia è indice di questo stesso divario da colmare per rafforzare le relazioni sia economiche che di scambio culturale e formativo.
Gli studenti africani che si stanno formando all’estero sono quasi 200.000, di cui
102.019 studiano in Europa (circa il 53% dei talenti africani all’estero). In Europa, i flussi sono diretti principalmente verso quattro Paesi (Francia 43%; Gran Bretagna 25%;
Portogallo e Germania con 10% dei flussi ciascuno).
A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
85
Il sistema universitario e la cooperazione
L’Italia risulta ancora poco attrattiva per gli studenti africani, accogliendo presso le
proprie università solo l’1,5% di quei flussi, indirizzati verso i corsi di ingegneria, di medicina e chirurgia, di economia e di farmacia.
La creazione di una rete
L’istruzione superiore e la ricerca in Africa sono state fino ad oggi sottovalutate dai
governi dei vari Stati africani e priorità, come la creazione e la promozione di una rete tra
ricercatori africani attivi nei vari settori, non sono state recepite quanto alla capacità di
fare sistema per l’accreditamento universitario.
Solo recentemente nell’East African l’introduzione del riconoscimento del titolo di studio ha aperto la strada ad un sistema di accreditamento universitario che può essere usato
come modello in tutta l’Unione Africana. È importante, inoltre, incoraggiare gli Stati ad
impegnarsi a livello locale, come già avviene in alcuni Paesi, come l’Uganda che ha istituito il Consiglio Nazionale per la Scienza e la Tecnologia per la cooperazione con i ricercatori in Sudafrica e la cui iniziativa Millennium Science è di stimolo per il miglioramento e l’innovazione delle relazioni tra le due comunità attraverso l’istituzione di un premio scientifico di ricerca comune.
Molte iniziative in tal senso si stanno adottando, soprattutto in quest’ultimo periodo,
anche con l’attivazione di una rete di Riviste Scientifiche localmente rilevanti, l’istituzione di nuovi corsi di dottorato e il coinvolgimento dei ricercatori che si sono trasferiti per
lavorare all’estero, col fine di promuovere l’interazione nel mondo dell’Accademia africana.
Gli sforzi, però, non devono essere limitati solo all’interno del continente. Azioni specifiche a breve termine devono essere condotte affinché possano produrre cambiamenti a
lungo termine, ma necessitano di un’ampia mobilitazione per la diffusione delle esperienze fatte e delle competenze acquisite attraverso riviste di rilevante interesse scientifico e
l’utilizzo della rete internet.
L’accesso alla conoscenza attraverso internet solo dieci anni fa non sarebbe stato possibile, data la lentezza del trasferimento dei dati, e anche attualmente la situazione presenta alcuni problemi.
L’accesso a internet è ormai possibile in tutti i Paesi africani e molte università africane hanno i propri siti web, ma la sfida oggi è quella di allargare l’accesso a tutti, anche sul
piano dei costi. L’uso, infatti, è ancora basso e le spese di comunicazione sono spesso da
10 a 100 volte più alte rispetto ai Paesi a sviluppo avanzato, principalmente a causa della
mancanza di infrastrutture a fibre ottiche e delle limitazioni di accesso poste in molti Paesi
dal mercato. In questo contesto molte università non possono permettersi la banda larga
per un uso efficiente delle risorse culturali on-line.
Alti costi che, purtroppo, vanno di pari passo con una ridotta capacità; si pensi solamente che nell’Africa subsahariana vi è attualmente la più bassa banda larga di trasmissione di dati del mondo (record negativo al pari delle steppe dell’Asia centrale) e la sua portata sta crescendo più lentamente che in qualsiasi altra regione. Una relazione del 2006
dall’Associazione per le Comunicazioni Progressive (APC) afferma: “la diffusione della banda
larga è la linfa vitale per la conoscenza nell’economia mondiale, ma è più scarsa laddove è
più necessaria”.
86
A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
Il sistema universitario e la cooperazione
L’obiettivo principale è quello di indicizzare le ricerche di scienziati africani pubblicate, su riviste nazionali ed internazionali, attraverso efficienti canali di diffusione. I ricercatori africani hanno infatti scarsa visibilità negli indici internazionali e, a tale scopo, è
nato il progetto Africa Science Trackers (AST) che ha già raccolto informazioni su oltre 200
riviste elettroniche e cartacee pubblicate nel continente africano, la maggior parte delle
quali proviene dalla Nigeria e dal Sudafrica. Il database, su cui stanno lavorando come
volontari numerosi ricercatori sudafricani, sarà disponibile gratuitamente per gli scienziati e gli istituti di ricerca dell’Africa entro il 2010.
Il problema non è la qualità delle pubblicazioni, che in molti casi è di ottimo livello,
bensì il fatto che la scienza africana, per vari motivi, non è visibile. “Vasti settori della
ricerca non superano mai i confini degli istituti che li hanno generati”. Questa invisibilità
rischia di compromettere anche il futuro del continente africano. Eppure, nonostante la
scarsa visibilità internazionale, la ricerca scientifica e tecnologica in Africa produce i suoi
frutti. Secondo i dati resi noti nel giugno 2009 a Cape Town durante il “Forum economico mondiale sulla competitività dell’Africa”, Kenya, Sudafrica e Tunisia si piazzano ai primi
posti nella scala dell’innovazione, raggiungendo il livello di Paesi come il Brasile e l’India.
La Tunisia si trova al tredicesimo posto sulla scala globale dell’innovazione ed è la prima
in Africa, mentre Sudafrica e Kenya sono rispettivamente al secondo e al terzo posto nella
classifica dei Paesi africani. Nello studio si legge che questi tre Paesi “hanno istituti di
ricerca di alta qualità, investono in ricerca e sviluppo e sono caratterizzati da una forte
collaborazione fra mercato e università”.
L’innovazione dunque è uno dei fattori-chiave per misurare la competitività di un Paese,
ma questo parametro diventa cruciale solo a partire da una certa fase di sviluppo. Nessuno
dei Paesi africani, secondo i risultati dell’indagine, ha raggiunto questa fase, e la stessa
economia di Stati come l’Algeria, la Namibia, il Sudafrica e la Tunisia è all’insegna dell’efficienza, ma non è ancora entrata nell’era dell’innovazione.
In conclusione, per un sistema di formazione valido e vibrante occorre progettare strategie valide per il sostegno alle carriere degli studenti e per la formazione post-laurea, e
questo se si vuole rigenerare il mondo accademico africano, creando la prossima generazione di studiosi e rafforzando le istituzioni terziarie in Africa.
Note
Il Convegno è stato organizzato dalla Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, la
Cooperazione Italiana del Ministero Affari Esteri, con la partecipazione del Ministro degli Esteri e
dell’Istruzione, Università e Ricerca, così come ha visto la presenza qualificata di rettori e professori di università statali, private e pontificie, sia italiane che africane.
1
A F R I C A – I TA L I A . S C E N A R I
M I G R AT O R I
87