Stesso Sangue Stessi Diritti - CGIL Emilia

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Stesso Sangue Stessi Diritti - CGIL Emilia
Ha un impatto visivo e comunicativo forte la campagna di comunicazione della Cgil per dire
no al razzismo e alle tendenze xenofobe che pericolosamente stanno attraversando il paese.
Presentata alla stampa dal Segretario Generale Guglielmo Epifani e dalla Segretaria
confederale Morena Piccinini, ha per titolo: “Stesso sangue, stessi diritti”.
Quattro ‘segni’ dell’essere uomo, uguali in tutti gli uomini, i simboli scelti: sangue, lacrime,
sudore e sorriso, a testimoniare l'uguaglianza razziale e la speranza in una società
interculturale
e
rispettosa
delle
differenze.
Fabio Ferri, ideatore della campagna, ha unito immagini di valore anche estetico a slogan
efficaci, rovesciando l’immagine tradizionale che vuole l’immigrato “brutto sporco e cattivo”, e
anzi sfumando le diversità, confondendo i piani. Rispolverando anche i luoghi comuni tante
volte rivolti agli italiani: “tutti mafiosi, imbroglioni, sporchi mangiaspaghetti” e ricordando che “il
razzismo
è
il
luogo
comune
dove
tutti
gli
stupidi
si
incontrano”.
A significare, come ha sottolineato Morena Piccinini, altrettante rivendicazioni di eguaglianza
nel campo dei diritti civili e di cittadinanza; in quello del lavoro, della prevenzione e della
sicurezza; nel welfare e nei diritti sociali; e anche nella legittima aspirazione di ogni essere
umano
alla
gioia,
alla
felicità,
al
benessere.
Obiettivo della campagna è quello di rivolgersi a tutti, dalle istituzioni ad ogni singolo cittadino,
per un impegno individuale contro il razzismo. Un invito ai giovani, lavoratori, pensionati e
rappresentanti delle istituzioni ad impegnarsi individualmente. Perché, come ha detto
Guglielmo Epifani, che ha ringraziato il Presidente della Repubblica per il suo appello a
valorizzare gli immigrati, “non basta definirsi non razzisti, c’è bisogno di un’affermazione e di
un
impegno
in
positivo”.
Un messaggio, dunque, rivolto a tutti, anche al mondo del lavoro, perché ovunque si
annidano tendenza xenofobe, che potrebbero accentuarsi in questa fase di crisi. Non a caso
tra le proposte anticrisi della Cgil c’è la richiesta al governo di sospendere per due anni la
Bossi-Fini, affinché gli immigrati non sopportino due volte il peso della recessione, prima con
la possibile disoccupazione e poi con l’espulsione, con effetti oltretutto dannosi sull’economia
del nostro Paese. Così come è necessario dare corso a tutte le domande che corrispondono
ai requisiti richiesti e regolarizzare quelli che già lavorano in nero, in condizioni di ricattabilità
e di grave sfruttamento ad opera dell’economia sommersa. Come? con percorsi di
regolarizzazione del lavoro per sconfiggere la clandestinità e per rendere legale la nostra
economia
e
sanare
la
nostra
società.
La campagna, veicolata anche da uno spot radiofonico, si articolerà in varie iniziative sul
territorio, perché possa essere “esplicita e positiva” nell'affrontare il tema dell'uguaglianza
delle persone, come ha spiegato il segretario generale della Cgil. Simbolica, anche la scelta
della chiusura della campagna: il 21 marzo prossimo, nella Giornata Internazionale contro il
Razzismo.
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STESSO SANGUE STESSI DIRITTI
Articolo di Cristina Liverani (Responsabile Politiche dell'Immigrazione CGIL Emilia
Romagna)
Con lo slogan “ stesso sangue, stessi diritti “, è partita la campagna di comunicazione della
CGIL contro il razzismo e la xenofobia. Un messaggio di forte impatto visivo racchiuso
dentro 4 immagini simbolo ( sangue, sudore, lacrime, sorriso ) , per affermare
l’uguaglianza delle razze, il rispetto delle differenze, e la parità di diritti che una società
multiculturale deve garantire a tutti i cittadini. Non possiamo più assistere, quasi
rassegnati, al clima di intolleranza diffuso, dove ogni giorno si consumano casi di
aggressioni razziste o intimidazioni verbali verso i migranti che vivono e lavorano nelle
nostro paese. Sono segnali di un profondo degrado culturale, che tutti insieme dobbiamo
riuscire a sconfiggere, ciascuno facendo la propria parte. Questo è l’invito che la CGIL
rivolge con la sua battaglia antirazzista a tutta la società civile, ai giovani, al mondo del
lavoro, ai pensionati, ma in primo luogo alla politica, quella politica xenofoba e razzista che
nel corso degli anni non ha saputo governare l’immigrazione con politiche di inclusione
sociali, ma ha scelto strumentalmente, per trarne successo elettorale, di alimentare paure
ingiustificate verso gli immigrati, rappresentadoli come minaccia e pericolo per la nostra
sicurezza. In coerenza con quanto promesso in campagna elettorale, il Governo ha
presentato al Parlamento un pacchetto di provvedimenti sulla sicurezza urbana, che oggi è
in discussione al Senato. Ci hanno spiegato che l’obiettivo del disegno di legge 733 è
scoraggiare l’ingresso degli immigrati clandestini e combattere chi favorisce l’illegalità.
Dietro questo messaggio pretestuoso, si nasconde però ben altro, che nulla ha a che
vedere con l’illegalità e la clandestinità. Basta prendere in esame ogni singola misura
contenuta nel Pacchetto per comprendere che il bersaglio da colpire non sono certo coloro
che sfruttano il lavoro nero, i caporali, o chi controlla il traffico della prostituzione, ma quei
4 milioni di immigrati regolari ormai stabilmente inseriti nel mondo del lavoro, e già integrati
nella società che da queste norme, se saranno approvate, vedranno peggiorate le loro
condizioni di vita e potranno usufruire di minori diritti. In nome della sicurezza, si è pensato
di rendere più difficile il ricongiungimento famigliare, di vietare il matrimonio se privi di
permesso, di allungare i tempi per acquisire la cittadinanza, di far pagare 200 euro per
rinnovare la pratica di soggiorno, e di istituire un permesso di soggiorno a punti che
dovrebbe funzionare come la patente ( si acquisiscono crediti se durante il soggiorno hai
tenuto un comportamento esemplare ). Ora, viene spontanea una domanda : qual è il
nesso di queste norme con la sicurezza urbana?? Ma subito dopo, dobbiamo farci un'altra
domanda : è tollerabile che tanti lavoratori indispensabili alla ricchezza del nostro paese
possano essere privati dei loro diritti fondamentali? In un momento di grande difficoltà
economica in cui sono a rischio migliaia di posti di lavoro e tante persone dall’oggi al
domani verranno licenziate, i primi a pagare il prezzo più alto sono gli immigrati che in virtù
della Legge Bossi Fini, se perdono il posto di lavoro non hanno la possibilità di cercarsi
una nuova occupazione perché scatta l’espulsione dal nostro paese. Per queste ragioni tra
le proposte anticrisi messe in campo dalla CGIL Nazionale, c’è la richiesta di sospendere
per due anni la Bossi Fini e regolarizzare tutti coloro che lavorano nell’economia
sommersa in condizioni sfruttamento. Le politiche migratorie di questo Governo oltre a
rendere impossibile la vita a migliaia di migranti, producono una conflittualità sociale
pericolosa e dannosa alla convivenza civile. Se si volesse combattere davvero l’irregolarità
non si restringerebbero tutti gli istituti che producono integrazione, primo fra tutti il
ricongiungimento famigliare. Semmai bisognerebbe rafforzarlo.
La paura dello straniero deriva dall’uso politico dell’immigrazione. Perché di fatto
aumentare la diffidenza nei confronti degli immigrati paga in termini di consenso.
Rassicurano di chiudere le frontiere e di bloccare gli ingressi, con il risultato che gli
immigrati continuano ad entrare senza nessuna tutela perché sono indispensabili
all’economia sommersa. Questa paura che ha messo radici profonde nel tessuto sociale
noi dobbiamo sconfiggerla. Costruire una società fondata sulla legalità e sulla coesione
sociale è un obiettivo che riguarda tutti. Vecchi e nuovi cittadini.