Dossier - AIAB Lombardia

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Dossier - AIAB Lombardia
Dossier
La Certificazione in Agricoltura Biologica
L’agricoltura biologica • un metodo di coltivazione controllato in base a norme europee e
nazionali almeno da 17 anni ovvero dall’entrata in vigore del Reg. Ce 2092/91, dal 1
gennaio 2009 sostituito dal Reg. Ce 834/07.
Dalle norme • scaturito un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea e non
pu‚ essere definito biologico nessun prodotto che non provenga da un processo
controllato ai sensi di quelle norme.
Non sono ammesse “autodichiarazione”, mentre sono ammessi disciplinari di tipo privato,
che caratterizzano prodotti locali o associazioni storiche che comunque sono pi… restrittivi
delle norme europee.
In una fase di crescente interesse per il biologico, che dura ormai da anni, diventa molto
importante discutere e approfondire il sistema con cui si garantisce ai consumatori la
sicurezza dei prodotti biologici e ai produttori la semplicit† di applicazione delle regole.
LA CERTIFICAZIONE IN EUROPA
Con il nuovo regolamento comunitario, ogni Stato Membro designa una o pi… Autorit†
Competente (Ministero e/o Regioni) responsabili dei controlli relativi agli obblighi sanciti
dal regolamento. Le Autorit† Competenti possono a loro volta conferire le competenze di
controllo ad altre Autorit† di Controllo che devono offrire adeguate garanzie di oggettivit†
ed imparzialit† e disporre di personale qualificato (Organismi di Controllo).
In alcuni paesi questo compito • stato affidato a organismi privati (Italia, Germania e
Francia); in altri • misto (Spagna e Gran Bretagna).
COME FUNZIONA LA CERTIFICAZIONE DEI PRODOTTI BIOLOGICI IN ITALIA?
L’operatore che vuole avviare la produzione biologica nella propria azienda comunica
ufficialmente la sua intenzione alla Regione e ad uno degli Organismi di Controllo
autorizzati tramite un documento che si chiama NOTIFICA.
L’Organismo di Controllo procede alla prima ispezione con propri tecnici che esaminano
l’azienda e prendono visione dei diversi appezzamenti, controllandone la rispondenza con
i diversi documenti catastali, dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale.
Se dall’ispezione emerge che l’azienda ha le condizioni agro-ambientali per praticare le
tecniche di agricoltura biologica, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo, e avvia
la conversione, un periodo di “disintossicazione” che, a seconda dell’uso precedente di
prodotti chimici e delle coltivazioni pu‚ durare due o pi… anni.
Alla fine di questo periodo di conversione, il prodotto pu‚ essere commercializzato come
da agricoltura biologica.
L’Organismo di Controllo provvede ad almeno una ispezione all’anno, anche a sorpresa,
che nelle aziende pi… complesse sono pi… numerose, e preleva campioni da sottoporre ad
analisi presso laboratori accreditati.
Le aziende agricole che producono con il metodo biologico devono documentare ogni
passaggio di mezzi tecnici e di merci su appositi registri predisposti dal Ministero.
Al termine di ogni visita • compilata una relazione di ispezione controfirmata dal
responsabile dell'unit† sottoposta al controllo.
Qualora siano riscontrate violazioni a quanto disposto dalla normativa Comunitaria e
Nazionale l'Organismo di Controllo provveder† a comunicare il fatto all'Autorit†
Competente. I provvedimenti sanzionatori possono essere applicati sia da parte
dell'Organismo di Controllo sia dall'Autorit† Competente (REGIONE).
Le sanzioni previste dall'organismo di controllo variano in relazione alla gravit†
dell'irregolarit† o infrazione e vanno dal richiamo scritto al ritiro dell'Attestato di conformit†
dell'azienda.
GLI ORGANISMI DI CONTROLLO ITALIANI
Gli Organismi di Controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole sul territorio
nazionale sono soggetti privati con due mansioni fondamentali:
 verificare l'idoneit† e il percorso produttivo delle imprese che intendono aderire o
gi† aderiscono al sistema di controllo per le produzioni con metodo biologico
 concedere l'uso dei relativi Marchi alle imprese associate, da apporre sulle etichette
dei prodotti controllati e sul materiale divulgativo che le stesse intendono realizzare
Gli Organismi di Controllo, onde evitare conflitti di interessi, non possono praticare
assistenza tecnica alle aziende n‡ vendere prodotti o avere, in qualsiasi altra forma,
rapporti di consulenza con l'azienda controllata (principio della "terziet†").
Comportamenti in violazione di tale principio vanno segnalati alla Autorit† Competente sul
territorio ad esercitare la vigilanza.
L'attivit† degli organismi di controllo ricade sotto la supervisione del Ministero delle
Politiche Agricole (MiPAF), delle Regioni e delle Province autonome, per le strutture
situate nel territorio di propria competenza.
Gli organismi di controllo devono presentare al Ministero e alle Regioni un Piano di
controllo
annuale.
COME RICONOSCERE UN PRODOTTO BIO DALL'ETICHETTA
La garanzia che ci troviamo davanti ad un prodotto proveniente da agricoltura biologica •
data dall’etichettatura.
L’etichetta dei prodotti biologici, infatti, deve riportare le seguenti indicazioni:
 nome dell’Organismo di Controllo autorizzato, e suo codice, preceduto dalla
sigla IT;
 codice dell’azienda controllata;
 numero di autorizzazione (sia per i prodotti agricoli freschi che trasformati)
 la dicitura “Organismo di Controllo autorizzato con D.M. Mi.R.A.A.F. n……. del
……… in applicazione del Reg. Ce n. 2092/91(che diventerƒ Reg. Ce 834/07”.
Sono invece facoltative:
 l’indicazione “Agricoltura biologica-Regime di controllo CE”
 il marchio europeo
Alla fine la dicitura in etichetta potr† essere:
Agricoltura biologica – Regime di controllo CE (facoltativo)
Controllato da XXX, Organismo di Controllo autorizzato con D.M. Mipaaf
n.
XXX
del
XXX
in
applicazione
del
Reg.
CEE
IT XXX Z123 T 000001
n.2092/91
TIPI DI ETICHETTE
Esistono tre tipi di prodotti da agricoltura biologica:
1 – prodotti con almeno il 95% degli ingredienti provenienti da agricoltura biologica
2 – prodotti con almeno il 70% degli ingredienti provenienti da agricoltura biologica.
In questo caso il riferimento all’agricoltura biologica non si potr† fare nella denominazione
di vendita, ma solo nell’elenco degli ingredienti
3 – prodotti in conversione. ‰ obbligatoria la dicitura “prodotto in conversione
all’agricoltura biologica”.
IL LOGO EUROPEO
La Comunit† Europea ha adottato un marchio per identificare
i prodotti con almeno il 95% degli ingredienti provenienti
da agricoltura biologica. L’articolo 24 del regolamento (CE)
n. 834/2007 stabilisce che il logo comunitario debba essere
una delle indicazioni obbligatorie da riportare sulla confezione
dei prodotti biologici.
QUALE MODELLO DI CERTIFICAZIONE?
In Italia il modello di certificazione del biologico in vigore • quello di parte terza, ma si
fanno largo sempre di pi… ipotesi di altri due modelli alternativi: la certificazione
partecipativa e la certificazione di gruppo. Vediamo brevemente le caratteristiche dei tre
modelli.
Certificazione di parte terza
La certificazione di parte terza • affidata a degli enti terzi, per l'appunto, e indipendenti
rispetto all'azienda che devono certificare. La terziet† di questi organismi prevede che non
abbiamo con le imprese controllate nessun tipo di rapporto passibile di “conflitto
d'interessi”, come l'assistenza tecnica, o la concorrenza tramite vendita di prodotti
analoghi a quelli commercializzati dall'azienda controllata. Con questo sistema, gli
organismi di controllo possono essere enti pubblici, oppure enti privati. In questo secondo
caso, in cui rientra anche l'Italia, i controllori sono a loro volta controllati da un ente
pubblico che ne garantisce il buon funzionamento e la reale indipendenza di azione.
Certificazione partecipativa
I sistemi di garanzia partecipativa, cosŠ come la certificazione ufficiale, mirano a fornire ai
cittadini una garanzia credibile sulla qualit† dei prodotti commercializzati. La differenza
rispetto alla certificazione di parte terza • che i produttori e i consumatori sono coinvolti nel
processo di certificazione. Trasparenza e fiducia sono gli elementi essenziali della sua
efficacia. Ad oggi, i sistemi di garanzia partecipativa hanno cominciato a diffondersi in
alcuni paesi (USA, Brasile, India, Nuova Zelanda, Francia, Irlanda, Inghilterra, ecc.)
perch‡ permette a piccoli produttori e trasformatori di ridurre i costi, spesso troppo elevati,
della certificazione tradizionale, mantenendo al minimo la burocrazia. Secondo i sostenitori
del modello partecipativo, il sistema formale non riesce a garantire a pieno la qualit† e
l'integrit† delle piccole biodiversit†. La certificazione partecipativa chiede la fiducia dei
consumatori attraverso la diffusione di informazioni, la trasparenza e il controllo della
societ† civile. Il consumatore viene coinvolto nella definizione di norme e procedure di
certificazione.
Certificazione di gruppo
La certificazione di gruppo funziona tramite la creazione di forme associative, e di network
di imprese che aderiscono su base volontaria a standard comuni. La presenza di forme
associative tra le imprese • spesso, peraltro, il vero nodo strutturale di questo tipo di
certificazione, che pu‚ essere utile per interventi di gestione sostenibile delle risorse delle
aree interne del paese, o di aree protette, come i parchi naturali. La certificazione dei
sistemi di gestione associata, l’etichettatura del prodotto finito, e quindi la certificazione
della rintracciabilit† del prodotto stesso nella filiera produttiva, pu‚ stimolare il mercato a
riconoscere un “premium ambientale” per i prodotti provenienti da Aree Protette ben
gestite contribuendo a ridurre i costi delle compensazioni pubbliche. In genere, ad un ente
pubblico, ad esempio l'ente parco, spetta la verifica della correttezza del lavoro di
certificazione di gruppo.
LA CERTIFICAZIONE DEL BIO ITALIANO IN CIFRE
In Italia ci sono 43.000 aziende biologiche che ricevono da parte degli OdC circa 60.000
controlli l'anno, di cui 6.000 con prelievo di campioni.
Per dare un'idea delle proporzioni, l’Ispettorato Centrale per il controllo della Qualit† dei
prodotti agroalimentari – dipendente dal Mipaaf - ha eseguito nel settore del biologico,
durante l'ultimo anno, 1.700 ispezioni su 2.000 prodotti di 1500 operatori, portando a
termine 400 campionamenti.
Fonti: Aiab, Coldiretti, Legambiente