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Recensione sul libro Solitudine digitale di Manfred Spitzer
Prof. Matteo Negro
Strumenti tecnologici come lo smartphone, la televisone, PC, la console di gioco hanno acquisito
nel corso degli ultimi anni un ruolo sempre più importante nella nostra quotidianità. Gli aspetti
positivi sono innegabili, soprattutto per quanto concerne l’organizzazione dello studio, del lavoro e
degli impegni. Infatti non solo questi dispositivi mediatici ci danno la possibilità di ottenere
informazioni con estrema rapidità e facilità, ma ci consentono di mantenere contatti e relazioni
anche con persone fisicamente distanti. Tuttavia, l'autore di questo saggio, il neuropsichiatra
Manfred Spitzer, sottolinea come la sterminata letteratura scientifica sull’argomento sia concorde
nel sostenere che queste nuove tecnologie abbiano un effetto devastante sul cervello umano,
specialmente durante la fase dello sviluppo. I rischi di dipendenza non sono inferiori a quelli
generati dall’abuso di alcol e fumo. L'uso quotidiano ed eccessivo di tali strumenti tecnologici non
solo incrementa fenomeni allarmanti dal punto di vista sociale - ad esempio il cyberbullismo e il
cybermobbing - ma determina anche una significativa riduzione della soglia di attenzione e delle
capacità mnemoniche degli studenti. Spitzer definisce lo smartphone “il coltellino svizzero del XXI
secolo” e sottolinea come questo mezzo di comunicazione faciliti solo apparentemente i rapporti
sociali: in realtà, questo "telefono intelligente" che funziona come un piccolo computer inibisce in
modo evidente le nostre capacità di instaurare ed approfondire le relazioni interpersonali,
rendendoci sempre più soli ed isolati. Questo saggio tratta l'argomento in modo esaustivo e
completo e invita il lettore a riflettere su tematiche quanto mai attuali, che riguardano tanto la vita
dei genitori quanto quella dei figli: in sostanza la vera minaccia non è rappresentata dall'uso ma
dall'abuso di questi strumenti. Del resto, come è noto, è la dose che fa il veleno!
Recensioni sul libro L'ora di pietra di Margherita Oggero
Lorenzo Maule, 3L B
Il libro racconta la storia di Immacolata, un’adolescente di origini campane, costretta a vivere
reclusa nell’appartamento di sua zia Rosaria in un’imprecisata metropoli del Nord Italia.
Stufa della prigionia forzata e ansiosa di sentirsi di nuovo libera, un giorno Imma trova il modo
uscire di casa nonostante il divieto; così, avventurandosi per le strade sconosciute della città,
conosce un giovane studente universitario che aiuta suo zio a vendere libri usati al mercato, Paolo, e
se ne innamora. Per cercare di rivederlo e per sfuggire alla monotonia della sua vita solitaria, la
protagonista torna più volte alla bancarella di Paolo per comprare dei libri, unici preziosi mezzi che
ha a disposizione per evadere dalla realtà. Ma perché Imma deve stare rinchiusa? Nel corso del
racconto, che alterna flashback e tempo presente, il mistero sarà svelato all’ignaro lettore.
Secondo me L’ora di pietra è un romanzo avvincente soprattutto perché – tramite le numerose
riflessioni che Imma compie sulla sua vita e su quella dei protagonisti dei libri che legge – il lettore
è a sua volta invitato ad interrogarsi sul proprio rapporto coi vari libri che sta leggendo, ha letto o
leggerà in futuro. Pertanto credo che meriti davvero di essere letto ed è per questo che è consigliato
come libro del mese ;).
Giulia Caserta, 3L B
L’ora di pietra è un romanzo della scrittrice torinese Margherita Oggero, che ha come argomento
principale la criminalità organizzata in un piccolo paese in Campania.
La protagonista della vicenda è una coraggiosa ragazzina di nome Immacolata, detta Imma, che
conduce una vita molto diversa rispetto a quella di altre tredicenni come lei. Dopo un’infanzia
segnata dall’assenza del padre e dalla tragica morte della madre, Imma è costretta a lasciare la sua
famiglia al Sud e a trasferirsi al Nord da una zia acquisita per nascondersi: infatti la sua vita è in
pericolo perché ha involontariamente assistito ad un omicidio di cui è l’unica testimone. Il lettore,
però, viene a conoscenza del motivo per cui Imma è dovuta scappare in modo graduale, grazie ad
una serie di analessi che fanno luce sul suo oscuro passato; si tratta di un espediente autoriale
efficace, dato che tale mancata coincidenza di fabula e intreccio rende la storia molto più
interessante e contribuisce in modo determinante a mantenere viva l’attenzione di chi legge.
Non siete curiosi anche voi di scoprire se Imma riuscirà ad essere di nuovo libera?
Lorenzo Licari, 3L B
L’ora di pietra è un romanzo di formazione, raccontato in parte da un narratore esterno, in parte
dalla protagonista, Immacolata, una ragazzina dall’indole selvatica e indipendente alla ricerca di se
stessa. Costretta a vivere lontano dai propri cari, in una città che non conosce e dove deve rimanere
invisibile per chiunque, Imma si ritrova con moltissimo tempo a disposizione per pensare agli
avvenimenti della sua vita precedente, per riflettere sul modo in cui ha agito e assumersi le proprie
responsabilità. Alla fine Imma riuscirà faticosamente ad accettare la verità e ad affrontarne le
conseguenze, trovando il coraggio di aprire lo scrigno contenente il suo più grande segreto: decide
di voltare le spalle alla paura e all’omertà, di rischiare per ottenere giustizia, anche se questo
potrebbe costarle caro e tutto è ancora avvolto nel dubbio.
In conclusione ritengo che si tratti di una lettura piacevole; all’inizio l’alternanza di voci narranti
può momentaneamente disorientare il lettore, ma – una volta compreso il meccanismo – ci si rende
conto che l’autrice ha scelto questa tecnica narrativa proprio per ottenere una certa suspense: infatti
non ci sarebbe stato un modo più accattivante di questo per raccontare la storia.
Virginia Camoletto, 3L B
Nel romanzo L’ora di pietra Margherita Oggero racconta la storia di una ragazza, Immacolata
Schettino, che per i suoi primi tredici anni è vissuta coi nonni in un paese del Sud Italia controllato
da Don Raffaele, un boss camorrista. Dopo la scomparsa della madre per colpa di due scagnozzi
del boss quando lei è ancora una bambina, il destino di Imma torna – suo malgrado – ad incrociarsi
con le losche vicende dell’organizzazione criminale quando è ormai un’adolescente. Infatti, in
seguito ad un suo gesto di coraggiosa ribellione, i suoi parenti decidono di mandarla al Nord da una
zia acquisita che lei quasi non conosce e che è incaricata di tenerla segregata in casa sua. Privata
della libertà, Imma trascorre gran parte del suo tempo leggendo e guardando fuori dalla finestra; il
solo momento della giornata che attende con trepidazione è «l’ora di pietra», cioè il momento in cui
la strada è completamente vuota, non passa nessuno e tutto è immobile, pietrificato: l’unico e breve
istante in cui Imma ha l’impressione che la verità possa finalmente rivelarsi nel silenzio.
Personalmente non ho trovato questo romanzo particolarmente emozionante, ma credo che questo
sia dovuto alla mia abitudine di leggere soltanto libri di genere fantasy. Ad ogni modo, ho
apprezzato la scelta di affidare la narrazione a due narratori diversi, fondamentale per la piena
comprensione dei momenti salienti dell’antefatto.