Don Chisciotte, l`Europa e il vocabolario di Giuseppe

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Don Chisciotte, l`Europa e il vocabolario di Giuseppe
Don Chisciotte, l’Europa e il vocabolario
di Giuseppe Avigliano
Uno dei libri più belli della letteratura Europea l’ha scritto Miguel de Cervantes. Racconta le
(dis)avventure di un nobile decadente – per questa figura gli spagnoli usano una parola meravigliosa:
hidalgo -. C’è un passo di quest’opera che voglio raccontare, ora:
Don Chisciotte e il suo fedele compagno Sancho Panza sono sul pizzo di un colle. Appena sfuggiti a
mostri, cavalieri e rapine una nuova sventura si prospetta loro dinnanzi: sulla pianura antistante il colle
due grandi polveroni si innalzano e sembra avanzino l’uno contro l’altro. Don Chisciotte non ha dubbi:
dietro quei polveroni si nascondono i due eserciti più forti del mondo. Sprona Ronzinante e senza
esitazione si dirige verso la battaglia. Inutili le grida di Sancho Panza che lo prega di fermarsi perché
dietro quei polveroni – dice – non ci sono due eserciti, ma solo due greggi di pecore!
I pastori ci mettono poco a stendere Don Chisciotte, lasciandolo al suolo più morto che vivo.
Lasciamo la Spagna degli hidalgo. Lasciamo la letteratura. Immaginiamo di essere noi stessi Don
Chisciotte, oggi. Siamo su un colle, dal quale è possibile godere di una vista privilegiata sull’Europa. La
pianura antistante è l’Europa, tutta. Due polveroni si innalzano, ai due capi opposti della pianura: cosa
ci vediamo dietro tutta quella polvere?
Don Chisciotte è cresciuto leggendo romanzi cavallereschi. Nella sua vita non faceva altro che leggere
di cavalieri e dame, battaglie e conquiste. È inevitabile che dietro la confusione della polvere immagini
che ci possano essere due eserciti in procinto di scontrarsi.
Noi siamo cresciuti diversamente. Siamo la generazione nata nel periodo in cui si prospettavano le
migliori possibilità, in Europa, e in quello in cui – al tempo stesso – si sono verificate la maggiori
problematiche (economiche, sociali, politiche…). Nel momento in cui stavamo per emanciparci, nel
2008, una formula è entrata a far parte delle nostre vite, segnandoci, indelebilmente: crisi economica. Da
allora le prospettive si sono ridimensionate, gli entusiasmi si sono raffreddati. Le parole – quelle che
usiamo ed ascoltiamo tutti i giorni – sono cambiate.
Dietro quei due grandi polveroni, oggi, noi vediamo le due narrazioni che ci hanno accompagnato
durante gli anni della nostra adolescenza: da una parte l’Europa dei diktat e la sua narrazione: austerity,
spending rewiew, parità di bilancio, tagli alla spesa, riduzione del debito…, dall’altra parte quella del
populismo e dell’incremento dell’odio nei confronti delle istituzioni e delle diversità.
Questa è la fotografia dell’Europa, oggi. Allora adesso più che mai è necessario vestire i panni di Don
Chisciotte e cominciare a sognare un’Europa diversa.
La prima cosa che bisognerebbe cambiare dell’Europa è la sua stessa narrazione. Dovremmo
combattere questa battaglia con i libri, non con le armi. E se di libri deve essere la nostra armatura,
allora abbiamo tutti i mezzi a nostra disposizione per vincere.
L’Europa che vorrei è un Europa che usa parole diverse. Che sappia raccontare se stessa attraverso le
pagine di libri millenari che lei stessa ha generato. Un’Europa che affronti la realtà, a partire dal
significato ultimo delle parole. Economia, per esempio. È una parola coniata nell’antica Grecia e
significa: amministrazione delle cose domestiche. L’etimologia stessa suggerisce che l’economia è uno
strumento al servizio dei nostri bisogni. Quand’è che abbiamo fatto il contrario, mettendoci noi stessi –
le persone – al servizio dell’economia? Quand’è che abbiamo smarrito il senso della parola ospitalità,
ostinandoci a respingere persone che raggiungono la nostra terra implorandoci di aiutarle?
Quand’è che abbiamo perso il vocabolario e ci siamo messi a corrompere le parole?
L’Europa che vorrei parla la lingua della solidarietà. Ha la saggezza degli anziani e l’entusiasmo dei
sognatori.
Se dovessi correre su quella pianura, come Don Chisciotte, porterei alto un vocabolario. L’Europa che
vorrei è dentro le sue pagine.