FRANCIA Associazione Valdocco: missione socio
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FRANCIA Associazione Valdocco: missione socio
FRANCIA Associazione Valdocco: missione socio-educativa in un contesto di laicità Breve presentazione del contesto sociale in cui si lavora Si tratta di una missione educativa di prevenzione a favore di bambini e giovani di quartieri urbani piuttosto problematici e a rischio di Parigi, Lille e Lione, tramite una Associazione educativa salesiana, non confessionale. L’Associazione Valdocco è infatti al lavoro in ambienti in cui non è possibile l’annuncio esplicito del Vangelo: sono contesti sociali multiculturali e multireligiosi dove, comunque, la cultura e la religione islamica – soprattutto l’Islam dei Paesi del Magreb sono prevalenti e maggioritarie. La proposta educativa è offerta a tutti indistintamente, al di là di fedi e religioni diverse, appartenenze sociali complesse e strati sociali differenti. Molti giovani e bambini sono musulmani. L’Associazione Valdocco lavora in rete con altre associazioni o strutture laiche, con Comuni, quartieri, municipi e uffici del Governo francese. È una “presenza” tipicamente salesiana e oratoriana, con alcune similarità con la Valdocco dei tempi di don Bosco, però in ambienti multietnici, multiculturali e multireligiosi e in Francia, Paese laico per eccellenza. Si tratta di un ambiente dove le FMA con i Salesiani attuano una vicinanza educativa e preventiva “nuova” nei confronti di bambini, adolescenti e giovani emarginati, e talvolta anche devianti. Descrizione dell’esperienza Obiettivi A chi è diretta L’Associazione Valdocco incontra i giovani e i piccoli spesso in modo informale e opera nell’educazione non-formale. Il suo obiettivo è la formazione di giovani animatori secondo lo stile del Sistema preventivo per l’animazione e l’educazione integrale di bambini, adolescenti e giovani provenienti specificamente da contesti problematici, come i quartieri a rischio delle tre grandi città francesi, dove i flussi migratori negli ultimi decenni sono stati particolarmente numerosi e dove l’esclusione sociale talvolta penalizza proprio i migranti e le loro famiglie, i loro figli. Giovani che stanno svolgendo il tirocinio durante la preparazione accademica nel settore dell’educazione e dell’animazione socio- educativa (formazione svolta a vari livelli in strutture statali); studenti universitari, anche in Scuole specialistiche; giovani del Servizio civile; giovani retribuiti dall’Associazione Valdocco in qualità di educatori professionali; giovani volontari cristiani, non cristiani, musulmani, senza religione... Da chi è coordinata SDB (il direttore è SDB) e FMA insieme. Tempo di durata Dura da oltre una decina d’anni. Descrizione del come si comunica ai giovani la visione cristiana della vita Giovani animatori e educatori condividono totalmente la missione educativa con i Salesiani e le FMA, vedono come questi operano pedagogicamente, educano, sono educatori/educatrici insieme. In particolare vedono le relazioni fra SDB e FMA. Frequentano gli ambienti della comunità religiosa FMA, condividendo lungo la settimana pasti, preparazione di iniziative, preghiera, vita... La comunità FMA è infatti il luogo dove si attua la preparazione delle attività, dove si fanno solitamente le riunioni, la rilettura e verifica del vissuto, ecc. I giovani animatori e educatori si sentono a casa con le FMA e i Salesiani e questo li aiuta ad esprimere più facilmente la loro vicinanza a famiglie con difficoltà o disfunzionali. Gioco, teatro, musica, dopo-scuola, studio informale sono altri strumenti attraverso i quali si comunica con la vita la visione cristiana dell’esistenza umana. Inoltre i giovani animatori e educatori, attraverso la testimonianza di Salesiani e FMA, scoprono il modo attraverso il quale si è in relazione salesianamente con i piccoli e i giovani, e spontaneamente imparano lo stile educativo di don Bosco. Notano le “lotte educative” e le fatiche dell’accompagnamento di adolescenti e giovani in situazioni di rischio, abbandono e devianza. In particolare vedono Salesiani e FMA nel loro donare gratuitamente la vita per i giovani. Vedono, percepiscono, capiscono che la fede in Cristo è il motore dell’azione educativa e della vita dei consacrati. In particolare li colpisce il non voler “fare proselitismo per la Chiesa cattolica”: apprezzano l’educazione alla libertà e alla responsabilità che consacrati e laici attuano nell’Associazione Valdocco. Tutti, animatori/educatori, giovani e famiglie sentono parlare di don Bosco: sanno che fu un prete, ma ciò che è sottolineato maggiormente nella formazione e negli incontri è il suo essere educatore. Attraverso l’azione educativa e di animazione e la formazione sistematica, tutti in un certo senso assimilano atteggiamenti tipici del Sistema Preventivo, radicati nel Vangelo. Punti di forza e di debolezza dell’esperienza Punti di forza Accoglienza di tutti senza distinzione sociale Mescolanza sociale e religiosa degli animatori Testimonianza e impegno educativo responsabile di tutta la comunità educante Sguardo fiducioso e positivo sulla vita e sulla persona umana, soprattutto sui giovani Chiarezza d’identità di educatori e educatrici Punti di debolezza Non è possibile annunciare esplicitamente il Vangelo o fare riferimento chiaro a Gesù. Nella formazione è necessario presentare don Bosco solo come educatore, non come prete. Apparentemente sembra che non siamo “visibili” a tutti come consacrati e laici cristiani (si sente la necessità di instaurare relazioni di più lunga durata e di accompagnare fiduciosamente l’apertura di cuore da parte dei giovani). Risulta impossibile una comunicazione o una condivisione riguardo alla fede da parte di consacrati e di giovani animatori cristiani. Testimonianze di giovani animatori e di persone significative del luogo per misurare l’impatto dell’esperienza sul territorio 1) GUILLAUME, educatore professionale presso l’Associazione Valdocco, 24 anni: «Dall’inizio del mio lavoro al Valdocco, uno spazio di dialogo si è aperto nei quartieri e nella casa-famiglia di Laurenfance, a Lione. È un dialogo proficuo soprattutto con adolescenti in gravi difficoltà (disagio sociale, devianza, micro-criminalità). D’ora in poi, voglio trasmettere un messaggio diverso da quello comunicato dai media, che è molto negativo nel confronto dei giovani: voglio combattere le idee negative che la gente si è fatta di questi giovani. È un po’ difficile descrivere brevemente la mia esperienza per chi non è dentro il nostro progetto educativo. La mia esperienza fa pienamente parte della mia professione di educatore. Anch’io avevo prima idee negative sui giovani in difficoltà: caricature, stereotipi, termini negativi per etichettarli… ma il mio lavoro fra loro ha cambiato il mio sguardo. A me sembra che l’impatto dell’Associazione Valdocco nel quartiere di Vaulx-en-Velin, alla periferia di Lione, abbia provocato molti cambiamenti e, tra questi, pongo in evidenza: La creazione di legami con le famiglie perché diventino capaci di gestire un conflitto fra due giovani o tra giovani e adulti, così da superare reciproche paure e giungere all’incontro e al dialogo senza alcuna violenza. La presenza di un punto di riferimento per i giovani sulla strada, di una relazione con le famiglie, per una maggiore coerenza educativa. I legami creati con i genitori permettono di avere relazioni con il giovane stesso. Il cambio di percezione di tanti genitori nel confronti dell’Associazione Valdocco permette loro di valorizzare meglio le varie proposte. L’impegno per insegnare ai giovani la positività del vivere insieme, il rispetto nelle relazioni, il superamento del bullismo, della vittimizzazione, del gruppo-branco estremamente gerarchizzato. L’aiuto a rispettarsi gli uni gli altri, a rispettare le proprie famiglie e quelle altrui… a comprendersi e comprendere meglio l’altra persona, pur nelle differenze, superando paure e diffidenze… Lavorando nell’Associazione Valdocco, ho conosciuto il Sistema preventivo, che per me vuol dire accompagnare i giovani e aiutarli a crescere. Per quanto riguarda la visione cristiana della vita in quest’Associazione, vorrei dire che io non sono credente, ma l’ho percepita, questa visione, attraverso i credenti con cui lavoro. All’inizio avevo paura che qui facessero un’evangelizzazione diretta, del proselitismo, come avevo sperimentato con un movimento cristiano durante un campo di volontariato in Africa. Ero quindi molto curioso di cogliere il modo di fare del Valdocco in questi quartieri, il suo modo di stare in mezzo a questi giovani, in particolare per quanto riguarda la religione. Perché la religione mi sembra sia un elemento che potrebbe complicare la relazione di fiducia fra il genitore e il figlio, l’Associazione e la famiglia. Il Valdocco però comunica un messaggio educativo. La sua laicità permette il rispetto e l’incontro con tutti. E poi visto un livello di coinvolgimento diverso quando è vissuto da un prete, da una religiosa o da un laico. Lavorare accanto a loro è un arricchimento, pero può anche generare un sentimento d’inferiorità, perché loro sono sul campo di lavoro al 200%! Questo è bello, però fa anche un po’ di paura, perché ci mette di fronte ai nostri limiti nel dare generosamente…». 2) JUSTINE: lavora al Valdocco da alcuni anni ed è coordinatrice della Prevenzione in due quartieri «Per quanto riguarda l’impatto dell’Associazione Valdocco sul territorio, ho notato che parecchi gruppi di giovani si sono costituiti nel quartiere e questo ha permesso la loro fedeltà e l’incontro più autentico con le famiglie. I bambini hanno colto il senso dell’animazione di strada, e ci aspettano. Ascoltano di più le regole dello stare e giocare insieme. Io percepisco una strutturazione del gruppo e un’evoluzione positiva nel processo educativo. Secondo me il punto forte del Valdocco è la pluralità e diversità dei bambini e dei giovani come di animatori e educatori, insieme con la loro capacità di adattarsi agli imprevisti. Un punto debole: lavoriamo maggiormente sul gruppo, e non abbastanza sulle problematiche individuali. L’articolazione fra la vita in gruppo e l’accompagnamento individuale presenta una difficoltà e una sfida per l’Associazione. La difficoltà del Valdocco è l’accompagnamento nel tempo, la durata nella relazione con una famiglia e un bambino, a causa della forte mobilità giovanile e delle famiglie. Per quanto riguarda la visione cristiana della vita, devo dire che poco a poco ho scoperto la straordinaria accoglienza e la fiducia che s’instaura rapidamente fra gli animatori. All’inizio mi sono sentita un po’ tradita, perché non mi era stato detto che qui ci sono preti e religiosi. Io, infatti, non sono qui per un impegno religioso, bensì professionale, educativo. Nella suddivisione del lavoro di domenica, alcune persone hanno impegni religiosi improrogabili e a me sembrava che questi fossero meno importanti del mio vivere un week-end in famiglia. Ne abbiamo parlato e abbiamo fatto una programmazione per rispettare gli impegni degli uni e degli altri. Secondo me, le religioni devono difendere i valori umani. I salesiani e le salesiane sono super-attivi e infaticabili! Questo talvolta crea una distanza, un distacco con i laici…» 3) MICHEL, educatore professionale, che aveva svolto il tirocinio all’Associazione Valdocco: «Per quanto riguarda l’impatto dell’Associazione Valdocco sul territorio, direi che questa esperienza realmente permette ai giovani di crescere, di trasformarsi. L’Associazione Valdocco è accolta da tanta gente e riconosciuta, valorizzata, perché si sente che c’è un reale impegno, una responsabilità seria che l’Associazione assume verso le persone, le famiglie, i giovani e i bambini che sono coinvolti nei loro progetti educativi. Per quanto riguarda la visione cristiana dell’Associazione, mi sembra che l’educazione preventiva abbia le sue radici nel cristianesimo. L’atto dell’educare è profondamente cristiano: Dio educa il suo popolo e il Valdocco educa i suoi prediletti, i giovani poveri, abbandonati e in pericolo. Realmente importanti sono i legami che l’Associazione ha con le parrocchie e con la società civile, il territorio. Al Valdocco ci poniamo tra lavoro pastorale e impegno sociale. Il pudore, il riserbo, la discrezione del Valdocco per quanto riguarda il discorso religioso sono valori importanti, soprattutto se si considera l’ambiente dove operiamo. Inoltre si mette l’accento sulla famiglia allargata e i valori della famiglia. Non si fa proselitismo, ma si veicolano valori umani e cristiani con l’esemplarità dei comportamenti, la testimonianza della vita e la discrezione, la vicinanza alle persone nei cammini che compiono quotidianamente. Importante è la solidarietà. La forza del Valdocco è nella diversità delle persone coinvolte, gli operatori e i beneficiari, provenienti da tutti gli orizzonti, da tutte le credenze, da tante culture, gruppi etnici e scelte di vita: questa è una ricchezza. La debolezza del Valdocco sta, invece, nella disuguaglianza di competenze educative tra gli operatori/educatori/animatori. Infatti, non tutti sono educatori professionali e nella gestione delle relazioni educative quotidiane può sorgere talvolta qualche problema». 4) SOPHIE, animatrice del progetto di Educativa sociale: «L’impatto sul quartiere dove operiamo è certamente forte, trasformante, lento, ma quotidiano. Ci sentiamo attesi dai bambini e dai giovani. Sono loro che ci vengono incontro, che ci cercano, che desiderano la nostra presenza con loro. Invece, quando i bambini, gli adolescenti non ci vengono incontro, per mille motivi, tutti oggettivi… io e altri amici lo sentiamo come un fallimento educativo, ci sembra di non riuscire, di non farcela secondo le aspettative del gruppo che coordina. Trovo la visione cristiana della vita soprattutto nella fiducia che poniamo nel bambino, nello sguardo che posiamo su di lui e sugli adolescenti. Non veniamo per evangelizzare, ma di fatto portiamo il vangelo là dove siamo presenti». 5) KARIMA, volontaria al Valdocco, musulmana, coinvolta nell’azione educativa: «Al Valdocco ho imparato ad avere pazienza, a rallegrarmi per ogni momento e ogni iniziativa, ad arricchirmi nell’incontro con gli altri, a conoscere chi sono, i miei doni e ciò che posso dare agli altri. Ho respirato lo spirito di famiglia».