Clemente Russo insulta Patrizio Oliva facendo una

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Clemente Russo insulta Patrizio Oliva facendo una
Clemente Russo insulta Patrizio Oliva facendo una pessima figura
BOXENEWS
Scritto da Mario Salomone
Creato: giovedì, 11 agosto 2016
Non è nostra consuetudine parlare di pugilato dilettantistico, disciplina che a nostro avviso dovrebbe essere propedeutica al
pugilato vero, quello dei professionisti, e non sport a sé stante praticato fino ai 30 anni accumulando centinaia di match. Dal
momento però che le recenti polemiche scoppiate durante le Olimpiadi di Rio hanno coinvolto anche un volto storico del
pugilato di cui ogni giorno vi parliamo, ovvero il grande campione Patrizio Oliva, vigliaccamente e volgarmente
insultato senza motivo da chi non è degno di allacciargli le scarpe, ci permettiamo di spendere qualche parola.
In primo luogo, contrariamente a quanto titolano fior fior di giornali abituati a scrivere di boxe ogni morte di
papa (e di solito unicamente per raccontare le malefatte di qualche pugile fuor dal ring), il verdetto che ha
condannato Clemente Russo all'eliminazione precoce contro il russo Evgeny Tischenko non è stato un furto.
Tutt'al più si può parlare di verdetto opinabile, ma certamente non scandaloso. Clemente ha vinto chiaramente
il primo round, ma altrettanto chiaramente ha perso il terzo. Il secondo è stato molto equilibrato e poteva
andare all'uno come all'altro atleta. L'italiano afferma di aver messo a segno tra i 7 e i 10 colpi in tale ripresa
ma probabilmente conta anche quelli finiti sulle braccia del rivale che come i lettori sapranno non costituiscono
bersaglio valido. Altrimenti deve averli sognati.
Indipendentemente dal fatto che una vittoria stiracchiata potesse essergli assegnata o meno, tuttavia,
Clemente Russo ha perso senza appello quando dopo il match, oltre a lanciare anatemi contro la giuria come già
fece dopo la sconfitta di Pechino nel 2008, ha affermato testualmente "Ora mi incazzerò con stupidi ex pugili
che fanno i commentatori", un chiaro riferimento a Oliva, attualmente impegnato nelle vesti di telecronista RAI
e reo probabilmente di non aver gridato alla rapina o forse di aver criticato la squadra italiana negli scorsi
giorni.
Clemente Russo evidentemente finge di ignorare che il bersaglio della sua infantile sfuriata ha dato più lustro al
pugilato italiano di quanto lui avrebbe potuto fare in dieci carriere. Oro olimpico a Mosca nel 1980 Oliva
rinunciò alle vantaggiose e sicure condizioni economiche che gli venivano offerte per restare tra i dilettanti e
fece il grande salto per mettere insieme 57 vittorie da professionista che lo hanno portato a conquistare il titolo
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Scritto da Mario Salomone
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italiano, quello europeo e quello mondiale di sigla fra i superleggeri e successivamente il titolo europeo dei
welter. Russo ha legittimamente operato una scelta diversa preferendo la tranquilla vita del dilettante di stato
ai rischi brutali della boxe a torso nudo, oltretutto ben poco adatta alle sue caratteristiche; avendo tuttavia
optato per tale percorso di comodo dovrebbe avere, in un mondo ideale, un maggiore rispetto per chi a
differenza sua ha avuto gli attributi necessari a sfidare i migliori portando gloria al proprio paese.
Naturalmente la carriera di alto livello tra le sedici corde non è da sola garanzia di competenza e di capacità di
analisi. Ma nello specifico appare davvero difficile capire cosa ci sia da eccepire sulle posizioni di Patrizio Oliva,
tanto nel commento del match di Russo, quanto soprattutto nelle critiche ad una nazionale che in queste
Olimpiadi ha fatto fin qui una ben misera figura, non tanto per le sconfitte che ci possono sempre stare quando
l'avversario è più bravo, quanto per la boxe sconcertante che i nostri atleti hanno messo in mostra tra braccia
basse, traiettorie larghissime e schiaffoni da osteria. Un repertorio che farebbe inorridire qualsiasi maestro di
pugilato degno di questo nome.
Forse Francesco Damiani, piuttosto che difendere Tatanka ed evocare improbabili complotti finalizzati ad
avvantaggiare gli atleti dell'est europeo, farebbe meglio ad insegnargli un briciolo di umiltà e di autocritica
oltre a spiegare a noi tutti il motivo per cui il pugilato dei nostri atleti di punta sia così antitetico rispetto a
quello che si insegna nelle palestre. Forse con le macchinette segnapunti in vigore fino a poco tempo fa le
braccia roteate a mulinello potevano risultare efficaci ai fini del punteggio; essendo tuttavia tornati in auge i
cartellini di fine ripresa, faremmo meglio ad adattarci in fretta e a tornare a fare i pugili piuttosto che gli
sciabolatori.
In ultimo, un consiglio a Clemente Russo: lasci perdere Tokyo 2020 e si dedichi al mondo dello spettacolo in cui
può certamente togliersi tante soddisfazioni. Magari, uscito di scena lui, potrà subentrargli qualche giovane di
belle speranze: l'ottimo Fabio Turchi, chiuso dal Tatanka nazionale e passato professionista senza la possibilità
di giocarsi un'Olimpiade, avrebbe probabilmente fatto più bella figura e sicuramente, in caso di sconfitta,
sarebbe uscito di scena con più dignità.
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