cosi mutiamo i bambini
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cosi mutiamo i bambini
COSI MUTIAMO I BAMBINI A VINCERE IL CANCRO E una sfida difficile, certo. Perché ogni anno, in Italia, si ammalano 1.600 bimbi e 1.000 ragazzi. Ma sconfiggere il tumore si può, e lo si fa sempre più spesso. Grazie a diagnosi precoci e cure super mirate di FLORA CASALINUOVO scrivile a [email protected] «A17 anni pensi solo alla vita». Elisa Maria Zeni, aienne studentessa di Veterinaria a Torino,ricordacosì il momento in cui ha scoperto di avere un tumore alle ossa. Perché quando sei adolescente ti senti più forte di tutto e allora combatti il cancro con unasfrontatezzaquasi ingenua. Come fanno i protagonisti di Braccialetti ivssi, la fiction cult che toma in tv il 15 febbraio. Una data speciale: è la Giornata mondiale contro il cancro infantile (www.fiagop.it), che ogni anno in Italia colpisce 1.600 bambini e 1.000 ragazzi. PERCHÉ SI AMMALANO?«Faccioquestolavoroda3oanni.Ma ogni volta che guardo i miei pazienti, che hanno appena spento 5 candeline oppure sognano il primo motorino, vorrei urlare: "Perché loro?"» racconta Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica dell'università Milano Bicocca e presidente dell'Associazione italiana ematologia e oncologia pediatrica (www.aieop.org). «La neoplasia più diffusa è la leucemia linfoblastica acuta, con 450 casi annui, seguita dal tumore al cervello. Le cause? Ancora sconosciute. Dh'ersamente dagli adulti, il regime aumentare e i fattori ambientali non nanno un ruolo fondamentale. Ed è Braccialetti rossi (in alto, una scena) è la fiction di Railino che ha per protagonista un ragazzino malato di cancro, Leo (qui sopra). Sì ispira alla storia vera dello spagnolo Albert Espinosa, autore del libro omonimo (Salani). impossibile fare preveivdone. 1 bambini, però, sopportano cure più massicce, perché il loro organismo recupera con maggiore velocità: le terapie, quindi, sono molto efficaci. Certo, è fondamentale intervenire subito». Come ha fatto Simona Traspedini, 4oenne di Genova: «Ringrazio l'intuito di mamma, che mi ha spinto a portare la miaAlessandra in ospedale anche se non aveva sintomi particolari, solo una grande stanchezza» ricorda. Era il 2007, la piccola aveva 2 anni. E la diagnosi fu tanto inaspettata quanto terribile: leucemia. ANCHE TU PUOI DARE UN MANO #Fattivedere è il titolo, e l'hashtag, della campagna Gold for Kids (www.golarorkids.it), il progetto appena lanciato da Fondazione Veronesi con 2 obiettivi: raccogliere fondi per l'oncologia pediatrica e informare i ragazzi e i genitori. Per sostenerlo, fino al 23 febbraio si può mandare un sms del valore di 2 euro al numero 45595 oppure acquistare il braccialetto simbolo dell'iniziativa. Sul sito ci sono anche i contributi firmati da Francesco Facchinetti e altri testimonial. Da condividere sui social. COME CURARLI? «Mia figlia Alessandra ha fatto diversi cicli di chemioterapia e ora sta bene. L'unicoricordoè la piccola cicatrice lasciata dal catetere per la chemio» racconta Simona Traspedini. Come Alessandra, che ha io anni, sono sempre di più i piccoli che sconfiggono!! tumore.Oggi le possibilità di guarigione per un bambino malato at cancro arrivano al 70%, e fino all'807c per alcune leucemie e linfomi. Un traguardo importantissimo se si pensa che fino a pochi anni fa non si superava il 50%. «Il merito? L'utilizzo dei protocolli di cura, una sorta di manuale di istruzioni che contiene le regole per assistere i pazienti» spiega Chiara Segré, supervisore scientifico di Fondazione Veronesi (www.fondazioneveronesi.it), che ha lanciato la campagna di raccolta fondi Gold for Kids. «È una guida, stabilita a livello internazionale, da seguire nella diagnosi e nella terapia. Il protocollo per la leucemia, per esempio, indica gli esami da fare e le tempistiche darispettare,i trattamenti, le modalità di terapia e i controlli. Tutto è stabilitorigidamente,lasciando meno spazio all'iniziativa del medico o del singolo ospedale. Così si garantisce la migliore cura possibile». Regioni come Toscana o Lombardia». Ma la sfida più grande, per i malati e le famìglie, è quellapsicologica. «Pensando ad Alessandra, passavo dalla rabbia all'angoscia, dallasperanza alla paura. Mentre la preoccupazione perle altre duefiglie,che crescevano praticamente da sole, non mi lasciava mai» continua Simona Traspedini, ora presidente della onlus Abeo Liguria, che offre sostegno ai piccoli pazienti del Gaslini di Genova. «Senza l'aiuto di uno specialista non ce l'avrei fatta: con lui potevo sfogare le mie emozioni, provare a razionalizzare quello che stava succedendo, capire cosa dire alle mie bimbe e come comportarmi con mio marito. Negli ospedali seive uno staff particolare, in cui ci siano psicologi per i bimbi e i loro genitori, educatori e animatori. Solo così si vince davvero il cancro». E GLI ADOLESCENTI? Sono i malati più diffìcili. Le terapie usate con i bambini sono meno efficaci. E seguirli è complicato, perché tanti reparti di oncologia pediatrica ricoprano i pazienti fino a 14 anni e quelli per adulti non lianno personale specializzato. Nonsolo.«All'iniziononvolevoandare dal medico, ho tentennato per settimane» racconta Elisa Maria Zeni, che a 17 anni è stata colpita alle ossa dal sarcoma di Ewing. «Il QUANTO COSTANO I PROTOCOLLI AGLI OSPEDALI? Attivarne uno (e utilizzarlo con tutti i pazienti) significa, per mìo corpo non reggeva la chemio, sono arrivata a pesare 34 chili. un ospedale, un budget aggiuntivo che va dai 18.000 Poi, come per miracolo, le terapie hanno iniziato a funzionare. E io ai 200.000 euro. Cifre importanti in tempi di tagli alla sanità. a lottare, con l'aiuto dei miei compagni di stanza in ospedale. Loro «Oggi, in Italia, segue un protocollo il 77% dei bambini e il 10% degli non mi guardavano con compassione, a differenza di tutti gli altri adolescenti malati» dice Chiara Segré. «Ma quando un paziente che mi trattavano come se fossi già morta». «Negli adolescenti le viene curato all'interno di un protocollo, ha il 30% di probabilità percentuali di guarigione sono più basse per una serie di motivi di mortalità in meno». Per fortuna, i costi elevati non hanno che stiamo cercando di approfondire» spiega Andrea Ferrari, ridimensionatoricoveriericerca.«Anzi, il settore è ai livelli degli altri oncologo pediatrico all'Istituto dei Tumori di Milano e fondatore Paesi europei» sottolinea Vincenzo Poggi, direttore del dipartimento del Progetto Siamo (Società italiana adolescenti con malattie oncoematologiche, www.progettosiamo.it). «Iltempo tra i primi sintomi di Oncologia all'ospedale Santobono Pausilipon di Napoli. e la diagnosi è4 volte maggiore rispetto ai bambini. Ma questi ostacoli DOVE SI PUÒ MIGLIORARE? «Si è creato un divario tra si possono e si devono superare: occorre creare centri dedicati agli Nord e Sud» continua Poggi. «In Campania il problema si chiama adolescenti, dove non esistano limiti di età e ci siano i protocolli di radioterapia: al Ruggì di Salerno c'è un'equipe specializzata, però cura specifici pertutti i pazienti di questafasciadi età così particolare. mancano i macchinari. Al Pascale di Napoli hanno le attrezzature, EdèfondamentalesensiMizzareiragazzi.-devorjosaperecos'èun non il personale. Così i bambini sono spesso costretti a emigrare in tumore, come ci si ammala. E devono capire che si può guarire».